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Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 12 giugno 2006, n. 210, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di pubblica istruzione (A.C. 1092) (ore 15,44).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 12 giugno 2006, n. 210, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di pubblica istruzione.
Ricordo che nella seduta del 27 giugno 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 1092)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1092 sezione 3). Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge
(Vedi l'allegato A - A.C. 1092 sezione 4).
Avverto che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto altresì che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 1092 sezione 1 e 2).
Ha chiesto di parlare il deputato Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella discussione generale abbiamo già espresso la posizione di Forza Italia su questo provvedimento, che è di natura tecnica - è una modifica tecnica - in quanto prevede l'aumento dei tetti di spesa per il pagamento delle commissioni per gli esami di Stato rispetto ad una nostra legge riguardante, segnatamente, la «commissione interna per gli esami di Stato».
Quindi, non ci sarebbero problemi ma, in realtà questi ci sono. Il voto, naturalmente, sarà favorevole, ma nel merito vorremmo dire qualcosa soprattutto rispetto alla copertura finanziaria. Questo, infatti, è il problema affrontato con l'emendamento che abbiamo presentato, a firma Garagnani, capogruppo in Commissione cultura, perché il Governo ha trovato la copertura per l'aumento del tetto di spesa attraverso i fondi destinati alla valorizzazione dei docenti, i fondi accantonati per il compenso dei docenti tutor.
In Commissione, ma anche qui in aula, dalla relatrice Sasso al Governo (in realtà, quest'ultimo non è ancora stato ascoltato in aula), abbiamo ricevuto delle rassicurazioni circa il fatto che la copertura finanziaria è stata individuata soltanto perché siamo a fine esercizio finanziario. Questi soldi non sarebbero stati utilizzati per il compenso dei docenti tutor, voluti dalla riforma Moratti (un istituto che non è stato riconosciuto in sede contrattuale).
Quindi, il Governo ha ritenuto - trovandoci alla fine dell'esercizio finanziario - di utilizzare tali risorse per pagare i docenti che, in questi giorni, sono impegnati negli esami di Stato.
Intanto, occorre evidenziare una questione di stile. Il ministro Moratti, avendo ben chiara la posizione dei sindacati, non ha mai pensato di utilizzare questi finanziamenti ad altro scopo, proprio perché si trattava di fondi destinati alla valorizzazione dei docenti. Sono risorse che vengono destinate in sede ARAN, quindi attraverso un confronto tra la parte datoriale e le forze sociali, mantenendo aperto un canale per dialogare con i sindacati di categoria in ordine alla questione della funzione tutoriale.
In questi giorni è troppo facile affermare - con una sorta di battuta - quale era il Governo che, senza aver decantato il metodo della concertazione, poi lo ho praticato e i Governi che invece dicono di voler concertare tutto e poi non concertano nulla, come dimostrato dagli attuali provvedimenti assunti dal ministro Bersani!
Al di là di tale questione di stile, per quanto concerne il merito del provvedimento in esame, troviamo molto strano che, volendo risolvere un problema reale - che avremmo affrontato anche noi, se fossimo rimasti al Governo -, la soluzione sia stata trovata proprio depotenziando un aspetto che è formalmente tecnico, ma che nella sostanza appare molto delicato, vale a dire quello del finanziamento destinato ai docenti tutor.
Pertanto, esprimiamo riserve per l'eccessiva disinvoltura con la quale, per risolvere un problema di natura tecnica, si è voluto minare un sentiero che attiene alla riforma. Siamo stati facili profeti quando - all'inizio di questa discussione, soprattutto in Commissione - abbiamo affermato che il ministro e il Governo hanno la coda di paglia, perché in realtà utilizzano tali finanziamenti non credendo nella figura del tutor e non volendo attuare la riforma Moratti. Come volevasiPag. 3dimostrare! Dunque, tutti gli atti seguiti a tale depotenziamento di risorse a favore del tutor sono stati tesi ad una sorta di oscuramento della riforma Moratti, ad un oscuramento dei principi introdotti con la riforma degli ordinamenti adottata dal Governo Berlusconi.
Non sono state previste risorse fresche, non sono stati individuati finanziamenti da parte del ministro dell'economia o del ministro dell'istruzione, si è proceduto ad uno spostamento di risorse da un capitolo ad un altro, in questo caso da un accantonamento ad un provvedimento definito. Tutto ciò ci inquieta e, pertanto, non possiamo far finta di nulla!
Non possiamo far finta di nulla quando si parla delle commissioni per gli esami di Stato, neanche rispetto alle abbondanti dichiarazioni già pronunciate dal ministro Fioroni, prima attraverso i giornali e poi in Commissione.
Signor Presidente, come si fa ad essere sereni in questo dibattito, come ci chiede la relatrice, onorevole Sasso, o come si auspica la sottosegretaria che in questo momento segue il provvedimento? Addirittura, su il Corriere della Sera il ministro Fioroni scrive di suo pugno: «Cambierò gli esami di maturità». Certamente, egli scrive sollecitato da un'analisi di Barbiellini Amidei, il quale, sullo stesso giornale, aveva toccato questo argomento; ma è anche vero che il ministro pronuncia affermazioni che non possono essere ignorate dall'Assemblea nel corso di questo dibattito. Il ministro, a proposito dell'articolo di Barbiellini Amidei, scrive: «Una radiografia puntuale che non solo sento di condividere ma che è sentimento ormai diffuso in gran parte della comunità scolastica. Per una volta, allora, nella stagione di grandi fibrillazioni e perenni dubbi che ha attraversato la scuola, sento che possiamo dare almeno una certezza: quelli che iniziano domani saranno gli ultimi esami di maturità fatti così. Così poco utili agli studenti, così poco presi in considerazione dalle università e dal mondo del lavoro, così autoreferenziali, così ugualmente pieni di tensione e di stress e così privi di credibilità».
Non leggo tutto l'articolo che, comunque, è apparso sul Corriere della Sera di martedì 20 giugno, in pieno dibattito e prima ancora che il ministro illustrasse le sue linee programmatiche in Commissione cultura. Quindi, abbiamo appreso dai giornali una parte del programma di Governo del ministro Fioroni.
Detto ciò, la diagnosi del ministro Fioroni è esatta e non è modificando la composizione delle commissioni che il ministro stesso restituirà credibilità agli esami di Stato o li renderà più severi o più utili. Questo è ciò che abbiamo cercato di sostenere e di dimostrare nel corso del dibattito svoltosi sia in Commissione sia in Assemblea. In questo momento, vogliamo ribadirlo mentre proponiamo ai colleghi l'emendamento volto ad intervenire almeno sulla copertura finanziaria.
In realtà, la questione della composizione delle commissioni di esame è vecchia quanto la scuola italiana, e il ministro dell'istruzione, se oggi condivide la diagnosi fatta da Barbiellini Amidei, non può pensare che, ripristinando semplicemente la commissione di membri esterni tout court, le cose potrebbero andare meglio di prima. Peraltro, l'onorevole Tranfaglia e altri deputati della maggioranza lo hanno dichiarato apertamente. Sappiamo che, in realtà, ciò che questa maggioranza non vuole è lasciare le commissioni interne nelle scuole paritarie, perché ritiene che si sia fatto un «regalo», tra virgolette, a quelle scuole. Ciò sempre perché c'è il pregiudizio che la scuola paritaria è cosa diversa comunque, a prescindere dalla scuola statale, ancorché scuola del sistema pubblico nazionale. Naturalmente, noi non abbiamo questa considerazione delle scuole paritarie: noi le consideriamo a pieno titolo scuole del sistema educativo nazionale, allorquando naturalmente siano in grado di dimostrare di avere i requisiti per essere paritarie e per rilasciare titoli aventi valore legale.
Fatta questa premessa, vogliamo ribadire... Mi dispiace che il rappresentante del Governo in questo momento sia impegnato. Signor Presidente, il rappresentantePag. 4del Governo dovrebbe essere seduto al proprio posto. So che quest'aula è molto importante...
EMERENZIO BARBIERI. Non c'è il Governo!
VALENTINA APREA. No, era soltanto appartato a discutere, forse, gli ordini del giorno. Noi, comunque, dobbiamo rispettare una forma, che, in questo caso, è anche sostanza. Così lei, forse, anche se per la seconda o terza volta, potrà ascoltare le ragioni dell'opposizione in materia di commissioni esterne.
Questo pregiudizio rispetto alle scuole paritarie o alle commissioni interne nelle scuole paritarie, probabilmente, non vi fa cogliere, invece, i limiti delle commissioni miste o esterne. Voglio ribadirlo con forza: le commissioni esterne non hanno mai corretto o limitato i difetti di un esame come il nostro, ma sono una falsa soluzione, costerebbero certamente di più dell'attuale esame, anche dopo gli aumenti di stanziamento che stiamo approvando (più di tre volte il costo attuale) e rischierebbero di restare soluzioni sulla carta, nonostante l'intenzione di riportare rigore nella scuola.
Nel 1998, per di più, il 40 per cento dei commissari esterni veniva scelto tra volenterosi supplenti iscritti in appositi elenchi che i dirigenti dei CSA tenevano a disposizione per il bisogno. Nell'anno in cui, per l'ultima volta, vi sono state commissioni esterne, c'è stata una differenza notevole tra le commissioni indicate dal ministero e quelle che realmente hanno esaminato i nostri ragazzi. Infatti, i commissari esterni chiedevano la sostituzione e venivano sostituiti dai supplenti.
Inoltre, si reitererebbero situazioni imbarazzanti e dannose per gli studenti, data la perfetta fungibilità dei commissari esterni. Ecco, infatti, che l'insegnante inglese del liceo classico, che, come si sa, insegna cultura inglese, tornerà ad arrangiarsi nel chiedere qualcosa di inglese commerciale, magari in un istituto per ragionieri; oppure, l'insegnante di sociologia si ritroverà ad interrogare in ragioneria; oppure, potremmo avere, di nuovo, l'insegnante di greco, che, magari, pretende di colloquiare sul XX canto della Divina Commedia in un istituto professionale. È la festa dell'ipocrisia e dell'arrangiarsi!
Per di più - mi avvio alla conclusione -, queste commissioni esterne riprodurrebbero conflitti e contenziosi su tutto: criteri di valutazione, modalità di conduzione del colloquio, scelte delle prove, orari e rimborsi spese. Insomma, la commissione esterna...
PRESIDENTE. La prego, per favore...
VALENTINA APREA. ...non può essere la panacea di un esame ormai «bollito». Questi docenti non sono degli esaminatori. Lo sarebbero semplicemente...
PRESIDENTE. Mi scusi, ha superato di oltre mezzo minuto il suo tempo...
VALENTINA APREA. ...gli insegnanti di altre scuole mandati a svolgere questo compito. Altre sono le soluzioni che avevamo già previsto nei decreti accantonati.
PRESIDENTE. Mi scusi davvero, ma ha superato il suo tempo di molto.
VALENTINA APREA. La ringrazio, Presidente.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dei deputati Adornato e Bonaiuti, che avevano chiesto di parlare: si intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, cercherò di sviluppare alcune considerazioni già svolte in modo egregio dalla collega Aprea.
Innanzitutto, voglio precisare, anche in riferimento all'emendamento presentato, che esso, da un lato, ripristina una certa fisiologicità dell'esame di maturità, soprattuttoPag. 5per quanto riguarda le commissioni esaminatrici, dal punto di vista della copertura finanziaria.
Ciò partendo da un presupposto che desidero ribadire a viva voce anche in questa sede (l'ho detto anche in altre occasioni, ma repetita iuvant): se il Governo intende modificare uno strumento legislativo precedente che non condivide in materia scolastica deve dirlo con assoluta chiarezza. Può predisporre un provvedimento, sottoporlo all'esame dell'Assemblea e regolarsi di conseguenza.
Quello che è inaccettabile, perché fa venir meno il rapporto di fiducia reciproca che deve caratterizzare il Governo e l'Assemblea, la maggioranza e la minoranza, è nascondersi dietro un provvedimento apparentemente tecnico per fare una precisa scelta politica. Anche dalle parole della relatrice di maggioranza ciò traspariva in modo evidente: di fatto si è voluto abolire la figura del tutor, che nell'attuale legislazione e nella politica scolastica del precedente Governo, tuttora in vigore, riveste un ruolo determinante. Sappiamo che vi è stato un boicottaggio organizzato molto spesso nelle scuole di ogni ordine e grado da parte della componente scolastica ed anche della dirigenza scolastica, che è venuta meno al suo dovere di lealtà verso lo Stato nel rispettare una legge approvata legittimamente dal Parlamento.
Si è voluto, di fatto, abolire la figura del tutor come prezioso raccordo tra la scuola e la famiglia, innanzitutto a livello di scuola primaria, prescindendo da un serio confronto nelle sedi competenti - Commissione di merito e Parlamento - e senza analizzare il ruolo delicato rivestito da tale figura. Ripeto, siamo reduci da boicottaggi evidenti (silenziosi, palesi, espliciti) in molte realtà d'Italia: questo la dice lunga su una certa illegalità che sta caratterizzando il sistema scolastico italiano e l'ha caratterizzato negli ultimi cinque anni. Con sotterfugi, con attenuanti, con scuse di vario tipo, si è cercato di disapplicare la legge di riforma, con la volontà esplicita di boicottarne l'applicazione e di farla fallire non soltanto a livello di sperimentazione, ma anche nelle sue parti cogenti, obbligatorie.
Tutto questo è chiaramente inaccettabile - va detto in questa sede - ed è evidenziato dal provvedimento in esame che, non a caso, per coprire una determinata spesa si serve di un accantonamento che, invece, aveva una funzione ben precisa, evidente ed indispensabile nella struttura della legge di riforma.
L'emendamento del sottoscritto si propone di ristabilire la situazione precedente, riducendo gli accantonamenti di parte corrente indicati nella Tabella C allegata alla legge 23 dicembre 2005, n. 266. Bisogna ripristinare la fisiologicità dell'ordinamento scolastico ed evitare fughe in avanti che non servono ad alcuno, ma hanno solo lo scopo di destabilizzare il sistema.
Il nostro obiettivo è quello di rendere le commissioni per gli esami di maturità il più possibile rispondenti alle esigenze delle componenti scolastiche, soprattutto per confermare la serietà e la professionalità indispensabili nel momento finale del cursus honorum degli studi del ciclo secondario superiore. Si è parlato - noi lo abbiamo appreso dagli organi di stampa, non abbiamo avuto il privilegio di un confronto nelle sedi competenti - di intenzioni del ministero di modificare la composizione delle commissioni esterne.
Noi, con un grande atto di responsabilità, ci apprestiamo in questa sede ad approvare un provvedimento tecnico, ma viziato a causa delle dichiarazioni di rappresentanti del Governo che intendono in seguito modificarlo.
Ci preoccupiamo di garantire agli studenti la possibilità di verificare fino in fondo le proprie capacità, le proprie professionalità e di dare alle commissioni esaminatrici la possibilità di esercitare il loro dovere di valutazione serena, obiettiva delle giovani generazioni.
Il dibattito in corso può apparire avulso da un argomento tecnico come questo, invece esso risulta esserne strettamente collegato per le ragioni indicate in precedenza dalla collega Aprea e che io ribadisco:Pag. 6si intende mascherare attraverso argomentazioni tecniche la natura politica di un provvedimento poiché, di fatto, si è voluta eliminare una figura professionalmente qualificata prevista dalla riforma scolastica qual è quella del tutor.
In secondo luogo, dobbiamo seriamente confrontarci sulla funzione delle commissioni esaminatrici, sul senso e sul ruolo dell'esame di maturità previsto alla fine del ciclo di scuola secondaria superiore e sulla valutazione che, all'interno di tale ciclo, deve concernere la maturità e la professionalità conseguita dagli studenti.
Anch'io ritengo che la nomina di un commissario esterno non risolve il problema di una giusta selezione e di una valutazione il più possibile appropriata, in grado anche di indicare al giovane possibili opzioni per il suo futuro professionale ed universitario.
La relazione concernente il disegno di legge di conversione contiene uno strano paragrafo secondo cui - a volte le parole vanno ben al di là della semplice dizione lessicale, esprimendo un più profondo significato -, in applicazione dell'articolo 22, comma 7, la corresponsione dei compensi si è dovuta estendere anche ai docenti delle scuole paritarie facenti parte delle commissioni di esame costituite presso le scuole paritarie medesime. È chiaro, però, che se i docenti fanno parte delle commissioni, a loro debbono per forza spettare tali compensi: non c'era nemmeno bisogno di scriverlo. In realtà, questa frase nasconde la precisa volontà (non ufficializzata) di alcune componenti significative della maggioranza di ridimensionare il ruolo delle scuole paritarie attraverso la presenza di un commissario esterno, quasi che queste ultime - la dizione usata a pagina 2 della relazione di maggioranza lo conferma - rappresentino una sorta di cenerentola nell'ambito della scuola italiana. Noi, invece, sappiamo che le scuole paritarie costituiscono dei punti d'eccellenza; tra l'altro, nel momento in cui si sta parlando di liberalizzare tutti i settori della vita economica e sociale italiana, caso strano ci si dimentica della scuola italiana e che essa risulta essere ancora vincolata da un ossessivo monopolio statale, di fatto scarsamente democratico, che non privilegia la libertà di scelta e di educazione richiesta da settori sempre crescenti dell'opinione pubblica italiana.
L'Italia è l'unico paese, assieme alla Grecia, che vede ancora un monopolio statale della pubblica istruzione di origine giacobina, sicuramente scarsamente rappresentativo di quegli ideali di libertà e di pluralismo educativo che anche nell'opinione pubblica italiana stanno crescendo, aumentando.
È molto strano che si liberalizzino, senza alcuna concertazione con le parti sociali, settori tradizionali dell'economia, del mondo delle professioni e che si dimentichi il ruolo prezioso che all'interno di un sistema pubblico d'istruzione possono e debbono ricoprire le scuole che io definisco libere.
Infatti, un sistema scolastico realmente pluralista e competitivo eleva il livello dell'istruzione; quando esiste, invece, un monopolio, il livello dell'istruzione, a mio avviso, non può non decadere in quanto manca, appunto, la competizione. La pluralità di offerte formative basate su regole comuni e precise è quanto, a mio e a nostro modo di vedere, può garantire la qualità degli studi e la serietà dei medesimi; altro che negazione dello Stato etico: di fatto, noi manteniamo, nel settore della scuola - e dobbiamo osservare ciò anche con riferimento al provvedimento in esame -, il primato, ormai vecchio e obsoleto, dello Stato, che assolutamente non ha più ragione di essere! Ciò, peraltro, non significa essere contro il ruolo dello Stato, che coordina e garantisce a tutti la dignità dell'accesso agli studi e, soprattutto ai capaci e meritevoli, la possibilità di frequentare i medesimi.
In considerazione di quanto detto, non possiamo, dunque, non fare una serie di riflessioni. Chiediamo alla maggioranza di considerare come, in fase di votazioni, pur votando a favore della conversione, noi differenzieremo qualitativamente il nostro voto alla luce delle considerazioni appena espresse e alla luce, altresì, dello scarso confronto svoltosi in Commissione, dovePag. 7abbiamo percepito intenzioni sicuramente non rassicuranti sulla modifica degli studi e degli esami di maturità; ma, ovviamente, non abbiamo potuto né interloquire adeguatamente né comprendere con chiarezza quale sia l'intenzione della maggioranza.
Vorrei svolgere un'ultima considerazione sugli esami di Stato. Stiamo, infatti, per votare disposizioni che prevedono un adeguamento del compenso dato ai componenti delle Commissioni per gli esami di Stato o di maturità; ebbene, desidero al riguardo sottolineare come il Governo Berlusconi, il ministro Moratti e la passata maggioranza di Governo abbiamo cercato di approfondire e di valorizzare tali esami, conferendo ad essi una dimensione di maggiore serietà. Hanno, così, proseguito un percorso già in parte intrapreso nella precedente legislatura ma definendolo in modo serio e conclusivo. Si è giunti a prevedere una generalizzazione delle materie oggetto dell'esame di Stato: rispetto alla prova preesistente, ridicola, diventata una farsa, che prevedeva due sole materie per gli orali e due prove scritte, si è invece data una dimensione di sintesi unitaria all'ultimo anno di studi, consentendo, all'esaminatore, di avere un'idea precisa della preparazione dello studente e allo studente di dimostrare la sua conoscenza dei vari settori della scuola che ha frequentato - liceo classico, scientifico o istituto tecnico -, accomunando, in sostanza, la dimensione umanistica con quella scientifica. Ritengo che ciò sia un merito che il centrodestra debba rivendicare: nel momento in cui ci approntiamo a votare su un provvedimento che riguarda probabilmente (ma mi auguro di no) l'ultima dimensione degli esami di Stato, ebbene, noi rivendichiamo la serietà con la quale abbiamo difeso, sostenuto e - aggiungerei - valorizzato tale esame, che negli ultimi anni si era ridotto ad essere, appunto, una farsa anziché una seria prova finale di valutazione del livello di approfondimento e di maturità del giovane discente da parte dei docenti e della collettività, collettività alla quale lo studente è pur tributario di qualcosa, non essendo soltanto titolare di diritti ma anche di doveri.
Ciò va detto perché, sia negli interventi dei colleghi di maggioranza sia in quelli del Governo, non è mai stato fatto riferimento a ciò; si è privilegiata soltanto - e concludo, signor Presidente - la dimensione di un eventuale componente esterno senza dare atto alla maggioranza di un certo aumento del livello della serietà, della preparazione e della complessità insito nel nuovo esame di maturità. Ebbene, nel momento in cui preannuncio, come i colleghi che mi hanno preceduto, il nostro voto favorevole sulla conversione in legge di questo provvedimento, intendo sottolineare questi punti che ci paiono essenziali.