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Seguito della discussione delle mozioni Gibelli ed altri n. 1-00024, Capitanio Santolini e Volontè n. 1-00165, Bertolini ed altri n. 1-00168, Frassinetti ed altri n. 1-00169, Froner ed altri n. 1-00175 e Donadi n. 1-00197 sulla riorganizzazione del sistema scolastico italiano in relazione al fenomeno dell'immigrazione (ore 16,29).
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel declinare la dichiarazione di voto relativamente alla mia mozione n. 1-00169 ritengo che debba essere svolta una riflessione generale in quanto tutte le mozioni presentate - e bisogna darne atto - hanno punti in comune che individuano nella scuola il luogo fondamentale per l'integrazione.
Ritengo che per poter avere uguali diritti e uguali doveri e per giungere all'inclusione sociale degli studenti stranieri debba esserci anche un momento di accoglienza nella scuola che metta gli studenti stranieri in condizione di potersi integrare: un'integrazione graduale e intelligente. Illustro subito i punti dell'impegno che la mozione di Alleanza Nazionale oggi propone a quest'aula. I punti sono costituiti dalla riorganizzazione dei centri territoriali permanenti, che non si devono limitare a educare gli adulti ma devono essere, a mio avviso, momento fondamentale per gli studenti stranieri - quelli che hanno sedici anni e che, più di una volta, rappresentano un problema se vengono inseriti in classi già avviate dove, indubbiamente, la didattica è già inoltrata in gradi più approfonditi - che possono creare scompensi agli studenti italiani. Questa è la ragione per cui, nella legge finanziaria per il 2007, erano state inserite risorse apposite, volte ad attivare questi centri territoriali che, invece, non sono stati riorganizzati. Quindi, invito il Governo a provvedere affinché, finalmente, questi centri possano essere allestiti e riorganizzati.
Indubbiamente, un altro passaggio importante riguarda l'apprendimento della lingua italiana come veicolo di integrazione, non soltanto per quanto riguarda gli studenti ma, in generale, per fare in modo che il concetto fondamentale di civitas prevalga sul concetto di gens. In tal modo e in tal senso deve essere sviluppata l'educazione nelle scuole sia primarie, sia medie, sia superiori. Questo è lo spirito della mozione n. 1-00169, di Alleanza Nazionale, la quale crede che soltanto con la conoscenza della nostra storia, con un'identità aperta, mobile e dell'accoglienza, con la conoscenza delle nostre opere d'arte, delle nostre radici e delle nostre priorità, questi studenti possano iniziare ad amare l'Italia.
Sarkozy, in Francia, sostiene «la Francia a chi la ama». Per far sì che anche in Italia si possa annunciare «l'Italia a chi la ama», bisogna iniziare dalla scuola, senza differenziazioni di etnie. Il percorso è difficile, ed altre mozioni sono state presentate in tale direzione.
Il nostro voto contrario alla mozione Froner ed altri n. 1-00175 sarà riferito soprattutto al terzo capoverso del dispositivo, relativamente all'utilizzo dei mediatori culturali, d'intesa con il Ministero della solidarietà sociale. Ritengo che, in tal caso, siano lese l'autonomia scolastica e la libertà di insegnamento. Vi sono sicuramente molti punti di convergenza, ma non vedo neanche la necessità di prevedere, al primo capoverso del dispositivo di tale mozione, stanziamenti per i dirigenti scolastici. Questi ultimi sanno benissimo, da anni, cosa devono fare per favorire l'integrazione. Se non lo hanno fatto è perché mancano le risorse, perché la classe docente deve essere riqualificata, perché è necessario avere professori che insegnino la lingua italiana e preparino gli studenti all'italiano.
Per quanto riguarda la mozione Gibelli ed altri n. 1-00024, dico ai colleghi della Lega Nord Padania che è necessario prevedere, prima dei test in essa citati (che già esistono: il sottosegretario De Torre ci aveva parlato di un'esperienza simile presso il comune di Firenze), corsi propedeuticiPag. 36in cui sia insegnata la lingua italiana: essi, altrimenti, sarebbero soltanto momenti di selezione indiscriminata e senza qualità. Siamo favorevoli, quindi, all'introduzione di regole di accesso, ma è necessario porre tutti in condizione di conoscere la lingua italiana!
La mozione di Alleanza Nazionale, come del resto anche quelle dell'UDC e di Forza Italia, hanno trovato punti di convergenza. Eravamo vicini a trovare punti di convergenza anche con la maggioranza: peccato che alcune derive demagogiche e poco convincenti non abbiano permesso di redigere una mozione unitaria. Il cammino, comunque, è ancora lungo, ma va percorso con grande senso di responsabilità: nella mia mozione n. 1-00169 - condivisa dai colleghi del mio gruppo - vi sono gli strumenti per mettere a punto la facilitazione dell'ingresso degli studenti nella scuola. In questi giorni, purtroppo, accadono ogni giorno gravi episodi di bullismo: spesso - anzi quasi sempre - sono anche studenti italiani a compierli.
Solo se la scuola tornerà ad essere luogo di educazione e solo attraverso un'integrazione vera - che preveda non solo l'insegnamento delle materie scientifiche e propriamente didattiche, ma anche l'insegnamento dell'educazione civica, che va rimessa al centro dei programmi - gli studenti sia italiani sia stranieri potranno creare nuove classi dirigenti e potrà essere compiuta una vera inclusione sociale. Tale speranza deve partire dalla scuola, con questi strumenti - che sono concreti, identitari e storici - per far sì che le generazioni degli studenti che andranno a formare la nostra classe dirigente si sentano italiane, non per razza o per religione, ma per una lunga tradizione che accomuna la nostra civiltà europea ed italiana: le nostre radici, la nostra civitas e la nostra apertura a momenti di civiltà, che devono accomunare e non dividere, non devono farli più sentire stranieri nel loro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Avverto che, prima dell'espressione del parere da parte del Governo, è stata presentata una riformulazione della mozione Capitanio Santolini e Volontè n. 1-00165.
Chiedo al Governo, pertanto, se il parere precedentemente espresso si riferisca alla mozione così come riformulata.
MARIA LETIZIA DE TORRE, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Signor Presidente, il parere espresso vale anche con riferimento a tale riformulazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, il gruppo della Rosa nel Pugno, ovviamente, voterà a favore della mozione del centrosinistra.
Riteniamo che in essa vi siano tutte le condizioni e le considerazioni relative ad una società, come quella italiana, che sta vivendo grandi trasformazioni, che creano una situazione di multiculturalità.
Vi è, quindi, la necessità di fare in modo che nella società vi siano anche le condizioni che consentano ai giovani immigrati all'interno del nostro territorio di conseguire un apprendimento essenziale. La mozione del centrosinistra considera i mutamenti della società e si pone il problema di come fare in modo che i ragazzi vengano inseriti nella società partendo dal sistema scolastico, che, a nostro avviso - lo abbiamo già sostenuto in altre circostanze, ma vogliamo sottolinearlo nuovamente - deve migliorare ed essere sempre più pubblico. Proprio all'interno della scuola pubblica, infatti, riteniamo che debbano essere inseriti alcuni elementi, quali, ad esempio, la formazione continua degli insegnanti, la possibilità di un interscambio tra istituti, l'introduzione all'interno del sistema scolastico dei mediatori culturali - come, d'altronde, sostiene la nostra mozione - affinché vi sia un interscambio tra i Ministeri della pubblica istruzione e della solidarietà sociale. Ciò è importante, in quanto rientrano nelle competenze del Ministero della solidarietà sociale tutte lePag. 37iniziative atte a prevedere un momento di accoglienza all'interno del nostro Paese e, quindi, anche la possibilità di realizzare condizioni di interscambio, che credo siano estremamente significative.
Allo stesso modo, per quanto riguarda l'educazione dei ragazzi immigrati, diventa importante fare in modo che all'interno di una formazione continua vi sia la possibilità di introdurre sempre più un apprendimento essenziale della lingua italiana, che deve diventare la loro seconda lingua ufficiale. Tutte le condizioni e le considerazioni inserite nell'ambito della nostra mozione indicano che il centrosinistra tenta di allargare la nostra società, creando le condizioni affinché anche le difficoltà di carattere interculturale ed interreligioso vengano superate. È questa la strada maestra e riteniamo che questi siano i temi da affrontare. Pertanto, siamo profondamente convinti di votare a favore della mozione Froner 1-00175
(Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, purtroppo la scuola è ancora nelle cronache di questi giorni. Dobbiamo tristemente registrare che ci sono episodi di violenza da parte di ragazzi che distruggono addirittura crocifissi. Siamo, quindi, davanti ad un quadro della scuola che non può non preoccupare, non solo il Parlamento, ma tutte le persone di buona volontà.
Probabilmente, siamo di fronte ad una assenza di proposte interessanti per i giovani, di orizzonti di senso e di regole, e ad una mancanza complessiva di umanità. Credo che tutti dobbiamo riflettere sull'episodio della scuola di Rovigo, che è semplicemente un campanello di allarme e, probabilmente, anche la punta dell'iceberg di fenomeni che non sempre hanno l'onore della cronaca. La scuola è un argomento cruciale e dovrebbe essere tale per tutta la legislatura attuale e per tutte le legislature successive, perché sulla scuola si gioca il futuro del nostro Paese. In particolare, la scuola misura il grado di civiltà con cui un Paese affronta le sfide che ha davanti.
Non mi pare che vi sia una grande attenzione nei confronti della scuola; lo dico con molta amarezza, dal momento che anche nel mio precedente intervento ho ricordato che le ultime riforme (una specie di «controriforma» della riforma della scuola approvata dalla precedente legislatura) sono state varate in maniera «sotterranea», senza passare attraverso il vaglio delle aule del Parlamento, che aveva almeno il diritto di esprimere una propria opinione e un proprio pensiero. Ciò non è stato previsto, e devo aggiungere che nelle aule parlamentari, in questo anno di legislatura, di scuola praticamente non si è parlato mai, escludendo le occasioni in cui vengono presentate mozioni o richieste che impegnano il Governo in una certa direzione.
Della scuola si parla poco, se non quando si verifica l'emergenza, quando vi sono atti di violenza, quando i nostri giovani distruggono gli stadi o uccidono qualcuno.
Abbiamo bisogno di un'estrema attenzione, perché i giovani immigrati che entrano nelle nostre scuole, i giovani e i ragazzi che vengono qui per imparare qualcosa di buono e di bello, rischiano di entrare in un ambiente degradato, soprattutto con insegnanti impotenti, incapaci forse - qualche volta è possibile - o, a volte, rassegnati, perché non riescono a fare più di tanto.
Il problema degli stranieri in Italia non può semplicemente essere passato sotto silenzio, ed è positivo che siano state presentate tutte queste mozioni e che si apra un dibattito in questo momento in Assemblea, ma ho l'impressione che si proceda secondo vecchi schemi, secondo vecchie logiche e non si cerchi di realizzare qualcosa di più innovativo nei confronti dei giovani stranieri: essi non possono entrare nelle nostre classi senza una precedente attenzione, senza un accompagnamento previo, senza insegnare loroPag. 38delle regole, dei comportamenti, delle culture, il modo di essere del Paese che li ospita.
Il ruolo della scuola è decisivo, è il primo luogo di integrazione, e aggiungo di più: dovrebbe essere anche il primo luogo di integrazione delle famiglie dei ragazzi. Infatti, può succedere - molto spesso accade - che i ragazzi imparino in qualche modo la lingua abbastanza in fretta, con i loro compagni, ma le famiglie vengano tagliate fuori da tale processo sicché le mamme vanno a scuola senza sapere assolutamente né cosa dire né come esprimersi, perché sono state abbandonate a se stesse. Non riuscirebbero, quindi, a seguire i propri figli neanche se lo volessero. Così si creano tensioni, paure, sospetti, incomprensioni, situazioni di disagio che poi si riverberano in maniera negativa su tutta la scuola.
È vero che le scuole sono autonome, è vero che hanno il diritto e il dovere di organizzarsi come meglio credono e hanno garantita, per legge, questa loro autonomia, ma è altresì vero che bisogna apprestare un quadro generale di indicazioni; il Governo ha il dovere di intervenire, di «dire la sua» e questo Parlamento ha il dovere di fornire indicazioni al Governo su come agire.
L'integrazione non può essere basata sulla logica dell'emergenza, del «fai da te», dell'andare avanti alla giornata, sperando che poi i problemi si risolvano da soli. Ciò significa favorire il disagio e, a volte, anche la violenza.
Pertanto, chiediamo davvero con convinzione che su tale tema vi sia un confronto serio, non l'apertura del solito tavolo di lavoro, come spesso fa il Governo. Anziché aprire tavoli di lavoro di cui poi non si sa più nulla, occorre cercare di capire, per esempio, quanto succede in altri Paesi europei che hanno una storia di immigrazione molto più antica della nostra: noi arriviamo quasi ultimi ma la nostra velocità, nell'assorbire immigrati nelle scuole, è molto più rapida di quanto lo sia nel resto d'Europa.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Concludo, Presidente. Occorre dunque un confronto con i Paesi europei su quanto sta succedendo, bisogna introdurre all'interno della scuola nuove figure, che possano in qualche modo accompagnare questi ragazzi attraverso previi corsi di insegnamento della lingua, delle regole e di ciò che significa la scuola italiana; è necessario prevedere anche la formazione di figure che accompagnino le famiglie nel loro ingresso in un mondo nuovo, perché le famiglie hanno il dovere e il diritto di accompagnare i propri figli.
Allora, occorrono risposte non estemporanee ma meditate, che comportano anche una spesa e per le quali, quindi, la legge finanziaria deve prevedere regolari finanziamenti; occorrono altresì all'interno della scuola figure preparate e serie, le quali in qualche modo favoriscano l'integrazione, che rappresenta una delle grandi sfide che abbiamo davanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellillo. Ne ha facoltà.
KATIA BELLILLO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, il gruppo dei Comunisti Italiani voterà a favore della mozione sottoscritta da tutti i rappresentanti dell'Unione e naturalmente voterà contro le altre mozioni.
Cogliamo però l'occasione della dichiarazione di voto per sottolineare alcuni punti, che ci sembrano particolarmente importanti e sui quali continueremo a lavorare subito dopo aver approvato la mozione testé citata.
Vogliamo soprattutto che sia ritenuta centrale ogni azione volta a rafforzare la vocazione pubblica, laica e soprattutto pluralista della scuola italiana, che la Costituzione vuole fondata anche sui valori dell'uguaglianza e del rispetto delle differenze, le quali devono essere considerate una risorsa, naturalmente per tutti gli ambiti e non solo per il sistema scolastico, ovverosia per la crescita civile di tutta la società.
È urgente intervenire con norme e pratiche, ma soprattutto - cari colleghi -Pag. 39con finanziamenti certi, affinché nelle scuole pubbliche si possa realizzare effettivamente ogni intervento di tipo pedagogico. La scuola pubblica italiana sta soffrendo perché purtroppo le risorse non sono adeguate alle esigenze di una scuola moderna, all'altezza dei tempi, ove si affronti il fenomeno del razzismo con strumenti idonei per contrastarlo già nell'approccio pedagogico e dove si dia vita ad una nuova cultura, fondata sul rispetto.
Tale approccio, che dovrebbe caratterizzare le norme e le pratiche delle istituzioni, ci sembra tanto più urgente proprio alla luce dei dati, dai quali emerge che ormai il 55,6 per cento dei minori è costituito da figli di lavoratori migranti che soggiornano in Italia e che si tratta di minori nati nel nostro Paese. Nel 2005, per quanto riguarda il dato complessivo di 500 mila nati, uno su dieci è figlio di lavoratori immigrati: ciò significa che in Italia si sta andando verso il consolidamento della presenza di etnie e nazionalità diverse, e che già ci troviamo di fronte alla seconda generazione.
Occorre quindi uscire dalla fase dell'emergenza ed assumere la presenza degli alunni ex stranieri come un dato strutturale, che non riguarda il solo intero sistema scolastico; occorre intervenire con la consapevolezza che questi giovani sono italiani, che in quanto tali hanno diritti e doveri indicati dalla nostra Costituzione repubblicana e che, tuttavia, devono e possono, se vogliono, rimanere legati alle loro tradizioni; mi riferisco in particolare ai migliori costumi, sicuramente non violenti, della loro cultura.
Quindi, prima di tutto, si tratta di una questione di risorse: il sistema scolastico pubblico - lo ripeteremo fino alla nausea - è in grande sofferenza e bisogna trovare le risorse necessarie; non possiamo più accettare, caro rappresentante del Governo, che finanziamenti pubblici vengano veicolati a favore delle scuole private, come è accaduto e come sta accadendo.
I privati possono e devono cercare risorse tra i privati stessi perché - caro rappresentante del Governo, che vedo impegnato a discutere probabilmente di un'altra questione - la scuola pubblica deve avere soldi pubblici!
Signor rappresentante del Governo, vorrei che ascoltasse! Quando le classi sono superaffollate in quanto mancano risorse adeguate - forse perché destinate alle strutture private - quando mancano i supporti, i materiali didattici per gli insegnanti e gli operatori di sostegno, come possiamo pensare di garantire ai figli dei migranti reali opportunità per l'uguaglianza, per essere accolti, per non essere esclusi? Allora, chiediamo al Governo un impegno per la scuola pubblica e gratuita fino a diciotto anni, ma anche di stabilire l'obbligo di prevedere la presenza di mediatori culturali. Chiediamo che vengano individuate, anche per questo capitolo, risorse specifiche che, individuate già con la prossima legge finanziaria, aumentino il fondo già istituito.
Inoltre, riteniamo opportuno valorizzare le esperienze più significative, che da tempo hanno affrontato con successo la questione degli alunni figli di migranti nella scuola, che possono costituire dei riferimenti e che, quindi, dovranno essere divulgate e amplificate. Educare i giovani al rispetto dell'altro e incoraggiare la presa di coscienza, la riflessione, l'azione civica in modo laico è un'opera che deve essere compiuta dalle scuole; ciò significa, dunque, certamente educare alla comprensione reciproca, ma anche evidenziare le tante forme di violenza presenti in tradizioni arcaiche maschiliste, sessiste e omofobiche.
Questo approccio costituisce, per noi Comunisti Italiani, l'antidoto per la prevenzione di fenomeni escludenti delle persone di nazionalità, di origini sociali e culturali differenti, ma soprattutto ci permette di assegnare alla scuola quel ruolo di educatrice - anche dal punto di vista dell'educazione del cittadino di domani - che non deve vedere differenze tra razze, etnie e religioni, ma costruire, solo ed esclusivamente, il cittadino e la cittadina (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossi Gasparrini. Ne ha facoltà.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, dell'immigrazione e dei problemi ad essa connessi sentiamo parlare ogni giorno, non solo nel nostro Paese ma anche in tutta Europa. Il fenomeno migratorio di ogni parte del mondo porta con sé i medesimi problemi di integrazione, accettazione delle diversità culturali, religiose e politiche e investe tutta la realtà sociale. Anche in Paesi come Francia, Olanda, la stessa Inghilterra, dove la società multietnica sembrava aver piantato radici abbastanza solide, stiamo assistendo a complicazioni e perplessità. Uno dei fattori che più sorprende è che in questi Paesi l'incontro tra diverse culture sembrava ormai positivamente assorbito. Non dobbiamo perciò meravigliarci che problemi analoghi possano manifestarsi in Italia, dove, a differenza di altre nazioni, solo negli ultimi anni i flussi migratori hanno assunto proporzioni più ampie. La convivenza quotidiana con le persone straniere ha fatto sorgere veri problemi di integrazione, quindi la necessità di politiche atte a favorirne l'inserimento, quindi di inclusione e non certo di esclusione. Non dobbiamo dimenticare che siamo stati noi stessi un popolo di emigranti, che ha pagato a caro prezzo il rifiuto all'accoglienza. Oggi siamo chiamati a gestire un processo di integrazione nel nostro Paese di migliaia di immigrati provenienti da continenti diversi, portatori di culture non sempre assimilabili. Siamo chiamati a svolgere un compito difficile e delicato, tanto più se il fenomeno investe istituzioni di fondamentale importanza come la scuola, laddove vengono poste le basi culturali e formative di un serio e solido processo di integrazione.
A scuola si crea un legame di accettazione reciproca e di superamento spontaneo di qualsiasi sensazione di diversità, assicurando il diritto all'istruzione a ogni minore, alla luce degli standard internazionali e nazionali. L'integrazione piena degli immigrati nella società di accoglienza preoccupa certo i decisori politici. In tale processo, il ruolo della scuola è di fondamentale importanza.
L'educazione interculturale si è venuta sempre più definendo in questi anni non solo come parte dell'educazione che affronta il tema dei bambini e dei ragazzi immigrati e del loro inserimento scolastico, ma anche e, soprattutto, come la normalità dell'educazione nei tempi della società planetaria e globale.
La comunità locale e i servizi sociali si caratterizzano per essere un ambiente di cambiamento e trasformazione della cultura e della società. Al suo interno, la scuola costituisce una risorsa indispensabile. È necessaria, quindi, una strategia di sistema, capace di passare dalla logica riparatoria ed emergenziale a quella di costruzione condivisa della realtà sociale, con l'obiettivo comune di rendere effettiva e accessibile una nuova dimensione di cittadinanza.
Il pluralismo odierno necessita di un'attenzione particolare, che deve essere data alle varie richieste identitarie, affinché si possa essere soggetti riconosciuti nella propria identità, allo scopo di evitare fenomeni di emarginazione e favorire, invece, l'integrazione. Le nostre scuole sono sistemi aperti e il contesto in cui operano incide sui processi educativi, così che gli scenari migratori impongono di adeguare le regole della convivenza scolastica e di rivedere progetti e legislazioni che si occupano dell'istruzione, il tutto, però, in un'ottica inclusiva.
L'Italia è ormai un Paese caratterizzato strutturalmente dall'immigrazione. Le scuole, pertanto, si trovano nella necessità di darsi una vocazione multietnica e multiculturale, così come è avvenuto nei Paesi che hanno già vissuto esperienze analoghe. Sarebbe un errore pensare che il tessuto culturale, sociale e professionale delle nostre scuole si scomponga e si ricomponga facilmente per l'aumento o la diminuzione degli studenti o la presenza di alunni con un diverso background linguistico, etnico e culturale.
Le difficoltà a cui il nostro sistema scolastico è chiamato a dare risposte concretePag. 41non legittimano, però, l'inerzia; le contrapposizioni fra le diversità possono essere causa di discriminazione, atti di razzismo, di esclusione sociale. In Italia, tuttavia, alla luce dell'universalità del diritto all'istruzione e del bisogno di una sua concreta effettività, si deve fare in modo che l'ordinamento dia risposte che assicurino un'integrazione ragionevole.
La risposta delle istituzioni, in particolare delle scuole, all'ingresso nella società italiana di gruppi crescenti di immigrati, non è stata immediata. Infatti, tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta, la presenza di studenti stranieri nelle scuole italiane comincia ad assumere contorni decisi. Nell'anno 1999-2000 gli immigrati superavano 100 mila unità. Oggi gli alunni stranieri presenti sono oltre 300 mila, provenienti da centonovantuno Paesi del mondo.
Va detto, quindi, che gli alunni provenienti da Paesi terzi sono protagonisti dell'integrazione e della reciproca contaminazione e sono chiamati a costituire delle identità pluralistiche, a partire da due riferimenti culturali: quello della loro cultura di origine e quello della cultura italiana.
Si torna oggi a parlare - come nella scorsa legislatura - di classi separate, di inserimento per i bambini extracomunitari, che, per iscriversi alla scuola d'obbligo pubblica, dovrebbero sostenere un test di ingresso di lingua e cultura italiana, messo a punto delle regioni, prevedendo, per chi non superi il test, classi di inserimento temporaneo di soli studenti stranieri.
In meno di dieci anni gli alunni stranieri sono diventati quasi il 4 per cento della popolazione scolastica, con punte tra l'8 e il 10 per cento. Fino ad oggi la scuola pubblica italiana ha svolto un ruolo importante di accoglienza e di integrazione, grazie all'impegno e alla disponibilità di molte scuole che hanno saputo aprirsi alla diversità e alla diffusa cultura inclusiva delle scuole di base italiane. Su ciò esistono molte positive testimonianze, laddove si evidenziano le capacità organizzative delle scuole stesse.
Il gruppo Popolari-Udeur auspica vivamente che su questa falsariga si continui anche per il futuro. Abbiamo bisogno di integrazione, non di isolare o ghettizzare le minoranze.
Per tali motivi, sin da ora, preannunzio il voto favorevole del gruppo Popolari-Udeur alla mozione Froner ed altri n. 1-00175
(Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, quando è stata presentata la mia mozione n. 1-00024, non mi sarei aspettato un dibattito così articolato e un numero di mozioni così importanti, che dimostrano che il problema nel Paese esiste.
Tuttavia, l'invito al dialogo che giunge dal Governo, al fine di trovare una convergenza su questo tema, ci trova assolutamente contrari, in quanto le premesse della nostra mozione n. 1-00024 sono opposte a quelle dell'Unione, che vanno in una direzione assolutamente inconciliabile rispetto alle aspettative della Lega Nord.
La Lega si pone un obiettivo che anche le colleghe e i colleghi del centrodestra - e me ne dispiace - non hanno colto appieno; essi hanno presentato mozioni che vanno sicuramente nella direzione auspicata dell'apertura di un dialogo, ma non verso la risoluzione del problema. Purtroppo, infatti, in maniera assolutamente solitaria, la Lega Nord è l'unica forza politica, che in maniera molto schietta non crede alla società multiculturale e multietnica. Riteniamo che questo sia un limite, che purtroppo anche nel centrodestra non si vuole superare.
Devo dare atto al Governo - lo dico in maniera ufficiale - di aver compiuto uno sforzo per comprendere lo spirito della nostra mozione. Ripeto che, al di là delle tante considerazioni svolte nella premessa, il dispositivo della nostra mozione contiene un punto irrinunciabile che Forza Italia, Alleanza Nazionale e l'UDC non hanno voluto cogliere (pur avendo, nellaPag. 42parte motiva, un'impostazione comune): la necessità di istituire classi di inserimento temporaneo. Questo è il punto irrinunciabile!
Non possiamo - lo dico simpaticamente alla collega Froner, che aveva contestato l'impostazione della Lega Nord partendo da un punto di vista diverso - stabilire condizioni sulla base di esperienze straniere, secondo le quali la convivenza di bambini nelle stesse classi favorisce l'integrazione, perché tale visione mette al primo punto dell'agenda gli interessi degli immigrati. Abbiamo visto, invece, dall'esperienza quotidiana in molti istituti, soprattutto del Nord, che seguendo l'impostazione per la quale la scuola debba tentare di compensare il ritardo culturale e linguistico degli immigrati, i nostri figli non imparano nulla a scuola (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Non ci possiamo permettere il lusso di far diventare la scuola un'anticamera di un modello sociale di integrazione, quando, da un'altra parte, si sostiene che essa è l'unico ascensore sociale, che è il modo per introdurre elementi di cultura e di apprendimento che consentiranno, a una società molto complessa, di fornire ai nostri figli gli strumenti per vincere le sfide del futuro. Se si costruiranno scuole di questo tipo, i nostri figli vi entreranno senza sapere nulla e ne usciranno asini!
Vi sono situazioni assolutamente intollerabili.
Pertanto, si è voluto individuare il punto irrinunciabile - non con il tentativo ideologico di accusa da parte della sinistra di voler introdurre l'apartheid - nelle classi di inserimento temporaneo, così denominate proprio per mettere alla prova gli immigrati che vogliano realmente individuare un percorso di integrazione non rispetto alla società multietnica e multiculturale, ma alla cultura di riferimento del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), alla quale fanno riferimento anche molti deputati del centrodestra che, per il pudore e la paura dell'accusa di apartheid e razzismo, hanno declinato verso soluzioni assolutamente inadeguate. Si prospettano corsi e test, che non sono assolutamente sufficienti a risolvere il problema.
Non si vede cosa vi possa essere di sbagliato nel prevedere due anni per imparare la cultura del nostro Paese, due per la lingua e, successivamente l'inserimento nelle classi insieme agli altri studenti. In tali due anni, i nostri figli non subirebbero quel ritardo al quale, invece, volete costringerli, per una visione ideologica.
La mozione in discussione non descrive unicamente la situazione attuale. Mi rivolgo ai colleghi di centrodestra. Tale mozione è nata da un'indagine condotta da Letizia Moratti quando era Ministro dell'istruzione e vi era la necessità di programmare un modello di scuola che si muovesse nella prospettiva della formazione culturale per i successivi dieci o vent'anni, mentre purtroppo, anche a causa di leggi annunciate (come ad esempio il disegno di legge Amato-Ferrero) la situazione nelle scuole sarà radicalmente diversa rispetto a quella attuale. Pertanto, le classi di inserimento temporaneo diverranno una necessità obbligata.
Vorrei concludere il mio intervento facendo riferimento allo sforzo del Governo - devo prenderne atto - il quale ha giustamente tentato di suggerire durante la discussione sulle linee generali che si potrebbero ipotizzare, in futuro, anziché delle classi temporanee, una sorta di corsi temporanei, introducendo una certa flessibilità.
Prendiamo atto di tale sforzo, che si muove nella nostra direzione, ma oggi non lo riteniamo sufficiente, perché crediamo che quella soluzione debba essere adottata in un momento come questo, in un lasso di tempo assolutamente breve, rispetto alle sfide che ci attendono nei prossimi dieci o vent'anni quando, purtroppo - lo affermo in riferimento ad altri strumenti normativi - vi è il rischio che l'immigrazione sia assolutamente dominante in alcuni istituti, soprattutto nelle grandi città e in quelle del Nord.
Rivolgo pertanto ai colleghi di centrodestra l'invito a votare la mozione della Lega Nord Padania, che è molto chiara,Pag. 43non pone soluzioni «pasticciate», bensì individua il problema. Lo ripeto con grandissima forza: il nostro Paese non si può permettere di cedere rispetto alla sua cultura di riferimento e ai suoi valori, che viene minata ogni giorno alla base e che può unicamente essere educata attraverso una scuola che crei le condizioni, affinché anche gli immigrati sappiano che nel nostro Paese non esiste la società multiculturale e che non ci si può recare in Italia e fare ciò che si vuole in nome della religione, soprattutto quando l'islam non rispetta i diritti umani. Nelle nostre scuole esistono i diritti umani e devono essere rispettati. Si comincia ad imparare da lì.
In maniera inequivocabile si manterrà dunque il testo così come è stato formulato e non verrà chiesta la votazione per parti separate, per sottolineare la necessità storica di affrontare tale tema. Inoltre, respingeremo le mozioni presentate da parte dell'Unione, che dimostrano ancora una volta - come sta accadendo con il disegno di legge Amato-Ferrero - di mettere al primo posto gli immigrati. Ciò non è accettabile per un Paese che è divenuto libero in quanto si sono sacrificate molte persone, anche per gli altri, in nome della solidarietà. La solidarietà, però, rappresenta un fatto personale, non di Stato, e non è barattabile con una società che tenta di declinare diverse impostazioni culturali con l'idea dell'incontro, quando ad incontrarsi sono delle «non culture», che non rispettano i diritti umani (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cardano. Ne ha facoltà.
ANNA MARIA CARDANO. Signor Presidente, il gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea voterà a favore della mozione dell'Unione Froner ed altri n. 1-00175.
Già nel dibattito generale sono state illustrate le ragioni per cui rifiutiamo con fermezza l'idea delle classi separate, anche se solo temporanee, per gli allievi migranti. Il sistema scolastico italiano ha scelto da tempo di percorrere la via dell'integrazione e non quella dell'esclusione e non dovrà in nessun caso avviarsi verso la falsa soluzione dell'apartheid, seppure mascherata con il nome di «classi d'inserimento temporaneo».
Questa è l'indicazione che ci viene sia dalla Costituzione italiana, sia dai principali atti internazionali a tutela dei diritti umani, tra cui la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata anche dal nostro Paese.
Il diritto all'istruzione prevale su qualsiasi altra considerazione ed è indipendente dalle condizioni del soggetto minore. In Italia qualche decennio fa sono esistite le classi differenziali, prima che si arrivasse a riconoscere il diritto per tutti i soggetti in età di apprendimento ad essere inseriti in un percorso formativo comune.
Ancora prima, nell'organizzazione scolastica fascista, erano istituite classi scolastiche rurali e classi urbane. Si partiva dall'idea che ogni allievo dovesse essere educato solo tra simili, senza pericolose contaminazioni con storie, percorsi e identità diverse e potenzialmente pericolose.
Questa è l'idea di fondo che muove ancora oggi le proposte di separazione dei percorsi formativi: la paura del diverso e dello straniero e non tanto la volontà di meglio integrarlo. Infatti, come insegnano sia la ricerca pedagogica, sia la didattica delle lingue, l'apprendimento avviene meglio anche attraverso la socializzazione che è possibile in classe e lo scambio interculturale che si instaura nella dinamica educativa tra allievi di diverse provenienze e con i docenti.
I necessari progetti didattici mirati e temporanei per l'apprendimento della lingua italiana, già presenti in alcune delle nostre scuole, non dovranno mai dunque portare alla costituzione di classi separate. Non ci nascondiamo che, per operare efficacemente in contesti interculturali, sono necessarie maggiori risorse per la mediazione linguistico-culturale, per la formazione dei docenti e per i momenti di scambio e incontro con le famiglie degliPag. 44studenti migranti. Per questo chiediamo che tutto ciò sia inserito nella prossima legge finanziaria.
L'aumentata presenza di allievi immigrati è la spia di una profonda trasformazione dell'Italia, da paese di emigrazione a paese di prevalente immigrazione in un mondo globalizzato, con tutte le conseguenze che ciò comporta, ma questo rappresenta anche, per la nostra scuola e più in generale per la nostra cultura, la possibilità di un'ulteriore evoluzione, di una rivisitazione delle proprie pratiche didattiche e dei contenuti del proprio insegnamento in chiave interculturale.
In tal modo anche la nostra cultura è costretta a modificare i propri paradigmi consolidati e a reinterpretare la propria tradizione. Che cosa è necessario sapere oggi per una ragazza o un ragazzo che si affacciano all'età adulta? Quali competenze e quali conoscenze sono necessarie? Occorre cambiare l'ottica con cui si osserva questo fenomeno. La presenza di studenti stranieri in classe non va vista solo come difficoltà di integrazione, necessità di risorse aggiuntive e timore per il rallentamento dei tempi di apprendimento altrui, ma come un'opportunità in più anche per i nativi italiani, perché favorisce la costruzione di identità aperte e plurali, capaci non soltanto di dialogare e interagire accettando i reciproci punti di vista, che peraltro sono a loro volta in evoluzione, ma anche di scoprire nel diverso un soggetto portatore di competenze e di esperienze.
In tal senso ci sembra importante ricordare che anche il nostro Paese ha recentemente ratificato la Convenzione internazionale sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali del 2005 e che il 2008 è stato proclamato dall'Unione europea anno della cittadinanza attraverso il dialogo interculturale. Ciò non significa naturalmente relegare ogni individuo, tanto più se minore, dentro la propria cultura di origine ma, al contrario, renderlo libero di scegliere e confrontarsi con gli altri per costruire la propria personalità. Per questo le risorse aggiuntive che si richiedono per l'integrazione degli allievi stranieri nella nostra scuola sono, in realtà, uno strumento che dà senso alla scuola di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, credo sia stato giusto sollevare il problema dell'inserimento dei ragazzi migranti della scuola italiana attraverso le mozioni al nostro esame, anche se non tutte sono condivisibili: noi del gruppo della Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo, infatti, voteremo per la mozione Froner, firmata da tutti i rappresentanti dell'Unione.
Lo ritengo giusto perché si tratta di un problema che non può più essere considerato come un'emergenza e che non può essere trattato con una logica emergenziale.
La scuola italiana è straordinaria nel gestire l'emergenza, ma oggi rispetto a un fenomeno che diventa sempre più vasto - sono moltissimi, ormai più di 500 mila, i ragazzi migranti nella scuola italiana e molti sono figli di migranti, nati però in Italia - la scuola ha bisogno di stabilità normativa, di risorse - credo che tutte le mozioni presentate affrontino il tema dell'aumento di risorse - e di completezza giuridica rispetto ai compiti da svolgere.
Sappiamo anche che non si parte da zero: la generosità di tanti docenti, dirigenti scolastici ed enti locali è riuscita ad affrontare l'emergenza dell'inserimento dei ragazzi emigranti nella scuola, ma cominciano ad esserci molti problemi - lo dico per fare un esempio - per la loro presenza massiccia solo in alcune zone e solo in alcune classi.
Vi sono problemi psicologici e affettivi di questi ragazzi. Una collega, nello scorso dibattito, parlava di «sindrome del bambino ospite», che si sente sempre sotto osservazione e non si sente a casa sua, e tutto ciò mette in discussione anche il rendimento scolastico.Pag. 45
Vi sono difficoltà nel rapporto con le famiglie. Giustamente la collega Capitanio Santolini sollevava il problema di un rapporto più stabile con le famiglie. Inviterei, però, a pensare all'enorme sforzo che fanno sia i bambini, sia le famiglie, per integrarsi con una cultura diversa, senza perdere allo stesso tempo la sicurezza delle proprie radici, la stabilità di un osservatorio culturale.
Dobbiamo anche renderci conto che sulla scuola precipitano problemi irrisolti riguardo all'immigrazione a livello di politiche generali, sociali e della giustizia. Invito in questa sede a riflettere sul fatto che si tratta soprattutto di un problema culturale, anche nel senso antropologico del termine, non solo di un problema di cultura della scuola.
Credo che la presenza di alunni stranieri, di figli di migranti, non sia un handicap per la nostra scuola, collega Gibelli, ma una possibilità di ripensare e di arricchire anche la nostra cultura. Essa consente uno sforzo di decentramento e di ripensamento dell'asse formativo della nostra scuola, perché non possiamo limitarci a far calare dall'alto la nostra cultura su questi ragazzi. Vi è la necessità di ripensare - lo ripeto - l'asse formativo.
C'è bisogno di innovazione, diceva la collega Capitanio Santolini. Certo, c'è bisogno di considerare finita l'emergenza, di progettare interventi continuativi e specifici, con investimenti in termini di risorse umane ed economiche; ma c'è bisogno, soprattutto, di preparare non tanto la scuola, quanto la società. C'è bisogno di imparare ad accogliere le differenze come parte necessaria della complessità e a riconoscere che lo sguardo che diamo all'altro torna indietro e ci comunica qualcosa di nuovo, anche su noi stessi.
Credo che la sfida - sto per concludere, signor Presidente - della multiculturalità, che c'è ed esiste, sia sempre più complessa e difficile, perché la globalizzazione del pianeta accorcia le distanze, ma crea più paure e arroccamenti e genera fondamentalismi.
Quello a cui non mi posso rassegnare, collega Gibelli, è un punto non negoziabile: il fatto che l'integrazione possa avvenire per separazione. Ci hanno provato in Francia e non ci sono riusciti! Ci hanno provato negli Stati Uniti, con la tecnica del melting pot, ma non ci sono riusciti!
Noi dobbiamo trasmettere un altro messaggio, cioè quello di tenere questi ragazzi insieme, creando classi aperte, momenti in cui si lavora tutti insieme e altri in cui si lavora per gruppi separati, rafforzando le competenze di alcuni e migliorando quelle di altri.
Attraverso questa strada si costruiscono insieme una cultura della legalità e un'etica laica e pubblica, rispettosa delle scelte, delle culture e delle fedi di ognuno. Credo sia questo oggi il compito della scuola pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bertolini. Ne ha facoltà.
ISABELLA BERTOLINI. Signor Presidente, devo dire che, giacché a Forza Italia i temi dell'immigrazione e dell'integrazione stanno particolarmente a cuore, sinceramente mi aspettavo da parte del Governo e anche della maggioranza uno sforzo maggiore, anche perché affrontiamo questi temi in tanti consessi, commissioni, convegni; lo dico con grande franchezza, anche perché mi sembra che i toni della nostra mozione fossero molto ragionevoli.
Credo che sul tema dell'integrazione scolastica si debba parlare in maniera oggettiva e concreta, avanzando delle proposte, senza fare demagogia o utilizzando il solito buonismo o il solito approccio molto ideologico, che purtroppo ancora avverto nella mozione dell'Unione.
Vorrei tuttavia obiettare con altrettanta franchezza agli amici e colleghi della Lega che su questi temi il gruppo di Forza Italia non ha né paure né reticenze, ma ha coraggio e anche molto senso pratico, per cui credo che le proposte che abbiamo avanzato potrebbero essere riviste ed eventualmente condivise anche dai colleghi della Lega.Pag. 46
Il tema della presenza dei bambini stranieri, degli studenti stranieri nelle scuole, è infatti, ormai un fenomeno strutturale, non certamente congiunturale: sono già stati dati molti numeri, è previsto nei prossimi dieci anni un aumento esponenziale della presenza degli stranieri.
Rispetto all'integrazione scolastica degli studenti di seconda generazione un esponente del Centro studi della Fondazione Agnelli affermava in particolare che nelle nostre scuole esistono nei confronti degli stranieri, accanto a molta socializzazione, molti problemi invece relativi alla didattica. Credo che su questi ultimi dobbiamo concentrarci, a partire dalla questione della mancata conoscenza della lingua, tema questo affrontato in tutte le mozioni della Casa delle Libertà. Si tratta di una tematica vera, perché non possiamo pensare all'integrazione se non si riesce in qualche modo a comunicare.
Ancora oggi, purtroppo, nel nostro sistema scolastico vi sono classi formate da studenti, in cui in molti casi gli stranieri superano numericamente gli italiani, ma non conoscono la nostra lingua; ciò crea problemi di apprendimento e per gli insegnanti, che si vedono rallentare sicuramente la possibilità di svolgere il percorso scolastico in maniera corretta.
Su tale aspetto si deve intervenire. Riteniamo che la vera integrazione vada realizzata non separando gli stranieri dagli italiani, ma aiutandoli, integrando la loro formazione. Questo è tanto vero che non siamo nemmeno favorevoli all'idea della presenza del mediatore culturale, così come proposto dalla sinistra all'interno della scuola. Nella scuola vi sono degli attori: gli insegnanti, gli studenti e le famiglie ed è su tali soggetti che bisogna lavorare, offrendo loro gli strumenti per determinare una reale integrazione.
La nostra proposta - che è anche molto semplice e che credo si avvicini anche a quelle della Lega (preannunzio a tale riguardo che il gruppo di Forza Italia voterà a favore non solo della propria mozione, ma anche di quella di Alleanza Nazionale e dell'UDC e si asterrà, se non troviamo una convergenza, su quella della Lega, votando invece contro le proposte della sinistra) - è che si facciano dei percorsi formativi, che in qualche maniera filtrino e preparino gli studenti che non conoscono la lingua. Quindi, non una separazione, ma un aiuto concreto per un reale inserimento di questi ragazzi.
Credo poi che il tema vero dell'integrazione passi anche attraverso il percorso culturale: non è solo un problema di lingua, di conoscenza dell'italiano, ma credo che la scuola italiana debba, con forza e determinazione, proporre un modello culturale che valorizzi la conoscenza della nostra storia, della nostra cultura, che rafforzi anche quei principi dell'identità nazionale che non possono essere né svenduti né barattati in nome di nessun multiculturalismo, vero o presunto che sia.
Su tale aspetto credo dovremmo riflettere maggiormente, anche all'interno dell'autonomia scolastica e mi auguro che su tale tema si possa tornare non solo quando si affronterà il prossimo disegno di legge finanziaria - con quegli aumenti di risorse da tutti auspicati e che, mi sembra, il Governo si è impegnato, comunque, a trovare -, ma proprio per discutere di ciò che vogliamo ottenere dal percorso scolastico.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,25)
ISABELLA BERTOLINI. Gli stranieri diventeranno, un domani, cittadini di questo Paese e credo che, se non interveniamo con forza e determinazione proprio all'interno dei percorsi scolastici, la situazione sarà molto difficile, rischiando, anzi, che le nuove generazioni siano, un domani, ancora più straniere di quanto non lo siano oggi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Froner. Ne ha facoltà.
LAURA FRONER. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, le mozioni che ci apprestiamo a votare, concernenti laPag. 47riorganizzazione del sistema scolastico italiano in relazione alla questione dell'integrazione interculturale, rappresentano un atto molto importante, in quanto si tratta di un impegno complesso che riguarda la capacità del nostro Paese e del nostro ordinamento di fornire una risposta concreta ad una realtà - la presenza degli alunni stranieri nelle scuole italiane - che ormai, come hanno sostenuto anche i colleghi, è strutturata e si traduce in una nuova politica di welfare per i futuri cittadini del nostro Paese.
Comprendere il significato di benessere per una società multiculturale richiede, prima di tutto, di riflettere su come costruire questo tipo di società e su come prepararla e richiede di interrogarsi su quali sono gli attori strategici e quale sarà il loro ruolo.
Riteniamo importante sottolineare come la produzione di benessere sociale costituisca l'esito di un processo attivato dai molti e nuovi attori del contesto locale, come esso rappresenti un processo dinamico emergente dalle relazioni che i soggetti stranieri e non intrattengono con il proprio ambiente di vita.
È evidente, signor Presidente - e gli eventi sociali legati all'arrivo di stranieri immigrati verificatosi nell'ultimo decennio in Italia lo hanno dimostrato -, che il fattore chiave per determinare la riuscita dell'integrazione di gruppi immigrati risieda nelle politiche di accoglienza.
L'integrazione o l'esclusione dipende dalle politiche pubbliche in fatto di insediamento e cittadinanza e non solo da differenze culturali o livelli di istruzione.
Come abbiamo avuto modo di sottolineare con la presentazione della nostra mozione n. 1-00175, l'aumento della popolazione minore straniera in Italia è il frutto dei sempre più numerosi ricongiungimenti familiari dovuti ai flussi migratori, ma anche, e soprattutto, delle nascite di minori stranieri nel nostro Paese che nel corso del 2006 hanno inciso per un aumento del 9,4 per cento sul dato generale della natalità italiana.
Partendo da questo dato, si può comprendere come il sistema di istruzione italiano, articolato nella sua autonomia, rappresenta senz'altro un'occasione importante per attivare una rete tra le famiglie autoctone e quelle immigrate.
La scuola ed i servizi educativi sono importanti, in quanto consentono alle donne e ai bambini stranieri di uscire dall'invisibilità in cui spesso sono segregati, diventando il primo, a volte l'unico, contatto con il contesto di vita.
La scuola può essere, più di altri servizi, considerata un luogo privilegiato ed uno spazio di naturale integrazione e socializzazione degli immigrati, permettendo la costruzione di sensibilità e di capacità: attraverso la scuola si insegna e si apprende a partecipare alla cosa pubblica.
Ricordo, a questo punto, che si era cercato con i colleghi firmatari delle altre mozioni presentate in argomento di trovare un punto d'incontro. Vi erano infatti, nei testi delle mozioni, delle comunanze di intenti, almeno tra alcune di esse, sicuramente non con quella presentata dal collega Gibelli, nella parte in cui, con riferimento all'accesso degli stranieri, si impegna il Governo - e cito - «a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione» e ad «istituire classi di inserimento temporaneo, che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana (...), preparatori e propedeutici all'ingresso nelle classi permanenti».
È evidente che queste due disposizioni prefigurano un doppio regime di cittadinanza, che finirebbe con l'accentuare le discriminazioni e i conflitti anziché prevenirli ed evitarli. Quindi, diversa è la strada da intraprendere ed è quello che si è voluto fare con la nostra mozione che affronta il problema dell'integrazione e della formazione linguistica in modo più sereno e soprattutto proteso a realizzare le condizioni essenziali per dare ad una società sempre più multietnica quei caratteri di apertura, di responsabilità e diPag. 48rispetto reciproco di cui l'Italia di oggi, e soprattutto quella del futuro, ha assoluto bisogno.
Gli obiettivi da perseguire con la nostra mozione sono volti, onorevoli colleghi, ad una riformulazione delle politiche dell'integrazione, a partire da un adeguamento logistico e didattico del sistema scolastico italiano.
Partendo dall'analisi delle realtà, attraverso la fotografia dei dati ISTAT, vogliamo ribadire la centralità dello sviluppo di politiche di integrazione, in quanto crediamo che, nella diversità, nel confronto reciproco, risieda l'arricchimento culturale che costituisce le basi per una nuova cittadinanza partecipativa, che sappia interpretare la complessità della globalizzazione, riportandola alla semplicità con cui sono enunciati e dovrebbero essere rispettati i diritti umani, e in questo caso, i diritti del fanciullo, senza distinzioni di razza, colore, sesso, lingua, religione ed opinione pubblica.
Dobbiamo sempre ricordare che l'Italia ha scelto la piena integrazione di tutti nella scuola, ivi compresi i minori stranieri presenti nel territorio dello Stato, attraverso lo strumento dell'integrazione interculturale.
Abbiamo, ricordo ancora, il dovere di sottolineare come solo con una piena integrazione sia possibile procedere verso la scolarizzazione di tutti i minori presenti sul territorio nazionale. Crediamo, quindi, che debba essere evitata in ogni modo la separazione tra classi di alunni italiani e alunni stranieri, mentre debba essere rafforzato, nel pieno rispetto dell'autonomia didattica di ogni istituto, l'insegnamento della lingua italiana come lingua seconda per i minori stranieri, adottando tutte le possibili modalità organizzative e didattiche.
Il Governo, signor Presidente, ha già accolto, con l'ordine del giorno Acerbo n. 9/1746-bis/157, presentato alla legge finanziaria per il 2007, l'impegno a realizzare interventi mirati a colmare il divario tra alunni immigrati e alunni nativi; ad adottare un piano di formazione rivolto all'insegnamento della lingua italiana come lingua seconda; a favorire l'inserimento sociale di alunni immigrati, ma crediamo, con la mozione in esame, che debba essere dato un segnale positivo in tale direzione, prevedendo strumenti aggiuntivi per promuovere ulteriormente l'educazione e la formazione interculturale.
Proprio per tali ragioni, onorevoli colleghe e colleghi, è necessario dare un forte segnale con il nostro voto. Dobbiamo assolutamente lavorare per la costruzione di una nuova cittadinanza che sappia fare i conti con i mutamenti sociali in corso a livello europeo e a livello globale, con le migrazioni e con le complessità che esse innescano.
È per tale motivo che approfitto di quest'ultima occasione per esprimere ancora un invito ai colleghi firmatari delle altre mozioni; se alcuni di loro, almeno, si dichiarassero disponibili a porre in votazione i singoli dispositivi delle mozioni, in quanto abbiamo ravvisato alcuni elementi sui quali si può trovare una convergenza - ripeto, non su tutti, ma su alcuni sicuramente - questo sarebbe un bel segnale da dare per attribuire effettivamente l'importanza che deve avere l'educazione interculturale nelle nostre scuole.
L'Italia è un Paese con una forte tradizione migratoria e, fosse anche solo per tale motivo, oggi abbiamo il dovere di contribuire a disegnare politiche moderne, rispettose della persona prima che dei cittadini.
Per tale motivo, oggi bisogna mettere da parte steccati ideologici, lontani da una valutazione obiettiva della realtà e lavorare affinché possa affermarsi la piena realizzazione dei diritti dell'uomo.
Alla luce di quanto espresso, preannunzio quindi il voto favorevole sulla nostra mozione e rimango in attesa di una risposta da parte degli altri colleghi (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
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ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intendo, in primo luogo, sottoscrivere la mozione Donadi n. 1-00197 ed intervenire brevemente a tal proposito. Naturalmente premetto che il gruppo Italia dei Valori voterà a favore della mozione Froner ed altri n. 1-00175 e, pertanto, chiediamo al resto della coalizione di votare anche a favore della nostra mozione che presenta alcune lievi differenze sia nelle premesse, sia nell'impegno del Governo.
Per quanto riguarda le premesse della mozione presentata dall'onorevole Donadi, vogliamo ricordare che l'immigrato adulto, oltre ad essere un lavoratore, può essere anche un genitore e, come tale, rappresenta la prima radice socio-culturale dei propri figli che, a loro volta, si trovano inglobati in un sistema di integrazione che deve avvenire su diversi piani: individuale, interpersonale e di gruppo ed anche su quello organizzativo-istituzionale.
Vogliamo perciò ricordare, anche in premessa, come la scuola, che può essere intesa anche come un'agenzia formativa promotrice di una relazionalità positiva, debba aiutare il bambino a star bene con sé e con gli altri ed il suo contesto deve, quindi, rispondere alle sue aspettative rispetto all'ambiente.
Vogliamo riconoscere, in premessa, che la situazione italiana degli alunni stranieri è molto disomogenea e differenziata, anche per quanto riguarda le nazionalità, ma sappiamo che vi è un aumento significativo dell'incidenza di cittadinanze dei Paesi dell'Est europeo.
Vogliamo anche sottolineare che la rapidità del cambiamento e della mobilità delle varie cittadinanze sul territorio porta anche a situazioni di concentrazione di alunni stranieri in singole scuole o territori e ciò rende manifesta la necessità di percorrere una strada di equilibrata distribuzione delle presenze, attraverso la promozione di un'intesa fra scuole ed enti locali in modo da ridurre le disuguaglianze, anche attraverso il coordinamento dell'offerta formativa.
Per tale motivo chiediamo al Governo di impegnarsi - e forse in ciò risiede la leggera differenza con la mozione presentata dall'onorevole Froner - per fare in modo che l'integrazione dei cittadini stranieri avvenga nel pieno rispetto delle regole condivise della nostra società e di prevedere i necessari interventi, anche finanziari, affinché la scuola italiana diventi il luogo principale di apprendimento delle regole di convivenza sociale e della necessaria cultura della legalità che implica il senso di rispetto reciproco, alla base di ogni convivenza civile progredita. A nostro avviso, purtroppo, molto spesso i giovani immigrati non conoscono tali condizioni a causa delle situazioni di profonda crisi, non solo politica, dalle quali provengono.
Per tali motivi, in conclusione, ribadisco che il gruppo Italia dei Valori voterà a favore della mozione Froner ed altri n. 1-00175. Ci auguriamo che vi sia anche una maggioranza favorevole alla mozione Donadi n. 1-00197 sulla quale, ovviamente, esprimo il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, anche il gruppo dei Verdi voterà a favore della mozione a prima firma Froner e sottoscritta, tra l'altro, dal collega Boato. Chiedo di sottoscriverla a mia volta e di apporre la firma degli altri colleghi del gruppo dei Verdi presenti in aula.
Penso che sul tema ci potevano e ci potranno essere - me lo mi auguro - forti convergenze.
La mozione presentata dai colleghi Froner ed altri parte dalla considerazione che oltre il 55 per cento degli stranieri con meno di 18 anni che abitano in Italia sono nati nel nostro Paese, e che la concentrazione di giovani studenti stranieri caratterizza soprattutto alcune parti dei nostri territori, segnatamente il nord Italia e il nord-est in particolare. All'interno di queste aree, come è noto, ci sono concentrazioni anche più forti; è sotto gli occhi di tutti che molte scuole, in diverse città del nord, devono affrontare nuovi problemiPag. 50forti e urgenti. A questo proposito, come viene ricordato anche dalla stessa mozione, la circolare ministeriale del 1o marzo 2006, n. 24, ha cercato di affrontare in termini realistici e concreti il problema; la mozione si ispira anche a ciò.
Per tali motivi mi sembra abbastanza stravagante, oserei dire, se non strumentale, che non si converga, in maniera forte e convinta, sulla mozione del centrosinistra, che impegna il Governo innanzitutto a prevedere stanziamenti congrui, già a partire dal disegno di legge finanziaria per il 2008, a prevedere l'utilizzazione di insegnanti già formati, nonché ad utilizzare - sulla base delle pratiche ormai non soltanto istituzionalizzate, ma anche misurate con la concretezza della realtà - figure di mediatori culturali, d'intesa con gli enti locali, oltre che a favorire iniziative, nell'ambito delle istituzioni scolastiche, sempre nel rispetto dell'autonomia delle medesime, volte a realizzare momenti strutturati di incontro con le famiglie dei ragazzi immigrati.
Naturalmente, è di estrema importanza il fatto che si costruiscano ponti con i genitori, soprattutto con le madri, che sono spesso escluse da rapporti diretti con le istituzioni scolastiche, anche a causa di una scarsa conoscenza linguistica. Si vogliono favorire, inoltre, sempre attraverso la mediazione delle scuole, tutte le iniziative volte a strutturare corsi e attività che facilitino l'apprendimento della lingua italiana, come ben spiegavano le colleghi e i colleghi, in quanto lingua seconda.
Si tratta, quindi, di misure molto concrete inserite in progetti di legge, come quello della legge finanziaria, che prevedono congrui stanziamenti, volti a garantire tutte le misure volte ad una vera integrazione. Non soltanto perché, come sosteneva il collega Gibelli, la solidarietà deve essere una misura personale - ma cosa significa? - o un approccio di tipo caritatevole: essa è prevista dalla nostra Costituzione. Tali misure sono contemplate persino da atti approvati nella scorsa legislatura e possono realisticamente affrontare le contraddizioni, i conflitti e i problemi che attraversano la contemporaneità.
La nostra società, così attraversata da mutamenti profondi, ha bisogno di grandi e innovative modificazioni, sia a livello di sistema scolastico sia a livello di percorsi didattico-formativi (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fugatti. Deputato Fugatti, le ricordo che il suo gruppo ha esaurito il tempo a disposizione, quindi posso consentirle di parlare solo per due minuti.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo solo per riportare ad una realtà pratica questa Assemblea e per ricordare alla medesima che in questo Paese che si chiama Italia vi è una provincia in cui i DS, la Margherita ed altri partiti del centrosinistra sono al governo, dove le proposte contenute nella mozione Gibelli vengono formulate dal presidente della provincia. Infatti, nella provincia di Bolzano, il presidente Durnwalder, che è di centrosinistra ed è appoggiato da una maggioranza politica ed amministrativa di centrosinistra, ha avanzato le stesse proposte scritte nella mozione presentata dal mio gruppo. Quindi, tutte le parole che ho ascoltato finora: «doppio regime di cittadinanza», «steccati ideologici», «separazione», dovremmo utilizzarle anche in quella provincia dove governa il centrosinistra che altro non fa che attuare, su proposta del presidente della provincia stessa, quanto è scritto all'interno della mozione Gibelli ed altri n. 1-00024 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.