Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 17,16).
(Accadimenti verificatisi nel corso della campagna elettorale per le elezioni comunali di Cosenza - n. 2-00619)
PRESIDENTE. Il deputato Mancini ha facoltà di illustrare l'interpellanza Villetti n. 2-00619, concernente accadimenti verificatisi nel corso della campagna elettorale per le elezioni comunali di Cosenza (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 8), di cui è cofirmatario.
GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, signori del Governo, in Calabria esiste una grande emergenza democratica. A rendere la situazione drammatica vi è il fatto che in quella regione opera un comitato di affari animato dalla pervicace volontà di depredare le risorse pubbliche, con l'obiettivo di raggiungere lucrosi interessi personali. Questa lobby affaristica è tentacolare, perché viene alimentata da un trasversalismo tra forze di destra e di sinistra, ed è tanto sperimentata e oliata da far risultare poco influente o del tutto ininfluente l'esito elettorale e il passaggio di alcune forze politiche dal ruolo di governo a quello di opposizione.
Questa alleanza trasversale ha operato, signori del Governo, prima, durante e dopo le ultime elezioni comunali di Cosenza, che si sono svolte nella primavera del 2006. Oggi attraverso questa interpellanza, firmata dal presidente del gruppo de La Rosa nel Pugno e sottoscritta da tutti gli appartenenti al gruppo stesso, chiediamo al Governo di sapere se apparati dello Stato, in particolare settori delle forze dell'ordine e della magistratura inquirente, abbiano consapevolmente supportato questa alleanza trasversale.
Signor Presidente, mi potrei fermare qui, rimandando al testo dell'interpellanza, ma i fatti che si sono verificati a Cosenza e in Calabria sono così gravi ed eclatanti che ritengo meritino di essere ricordati in questa aula solenne.
Signor Presidente, il 7 maggio 2006, l'onorevole Nicola Adamo, esponente di spicco del partito dei DS in Calabria, all'inizio della campagna elettorale per le elezioni comunali di Cosenza, partecipando ad una manifestazione, ebbe ad affermare che nelle liste dello SDI vi fossero dei delinquenti, dei gruppi criminali che ostacolavano la crescita della città, attraverso un impegno diretto in politica. Tali affermazioni tanto gravi, gravissime, quanto false, furono nei giorni successivi supportate da alcuni esponenti dello stesso partito dell'onorevole Adamo, cioè i Democratici di Sinistra, ma anche - ecco il trasversalismo - da esponenti del partito di Forza Italia.
La senatrice Maria Burani Procaccini annunziò la presentazione di un'interrogazionePag. 78parlamentare, nei fatti mai presentata, a supporto delle argomentazioni dell'onorevole Adamo. Insieme alla senatrice Burani Procaccini intervenne, a sostegno di quelle tesi, di quelle argomentazioni false, il senatore Antonio Gentile sempre del partito di Forza Italia.
È utile ricordare anche in questa aula che in quella competizione elettorale avrebbe dovuto candidarsi, fino a poche ore dalla presentazione delle liste, alla carica di sindaco per la coalizione della Casa delle libertà il fratello del senatore Antonio Gentile di Forza Italia, l'onorevole Giuseppe Gentile, consigliere regionale che nelle ultime ore decise - il pactum sceleris si intravede già lì, tra settori del centrosinistra e del centrodestra - di ritirare la sua candidatura e di ritirare le liste che erano state predisposte per sostenerla.
Torniamo ai fatti. Denunzie di Adamo: ci sono delinquenti nelle liste del partito dello SDI. Sostegno degli esponenti di Forza Italia. Qualche giorno dopo, rispetto alla vicenda interviene il prefetto dottor Luigi De Sena, il super prefetto, come comunemente viene chiamato in termini giornalistici, che è stato mandato dal Governo, dal nostro Governo a Reggio Calabria all'indomani dell'omicidio dell'onorevole Fortugno per sconfiggere la mafia. De Sena, interrogato dai giornalisti rispetto alla veridicità delle gravissime affermazioni dell'onorevole Adamo affermò: «sono valutazioni di carattere politico, per quanto ci riguarda non abbiamo ravvisato a Cosenza, come nelle altre realtà regionali interessate dalle elezioni, tali emergenze. Non c'è» - affermava perentoriamente De Sena - «un'influenza determinante della 'ndrangheta nelle elezioni».
Nonostante queste affermazioni chiare, chiarissime rilasciate il 9 maggio dal dottor Luigi De Sena presidente - è giusto ricordarlo - della Conferenza regionale delle autorità di pubblica sicurezza in Calabria, il 22 maggio del 2006, a soli sei giorni dal voto, un funzionario della Digos si recò negli uffici del comune di Cosenza per sequestrare - così fu detto - le liste elettorali. Lo stesso giorno le televisioni, le radio locali, quelle regionali, i mass media, tutti comunicavano con grande enfasi la notizia, spiegando che l'operazione della Digos era stata ordinata su esplicito mandato a firma della dottoressa Raffaella Sforza sostituto procuratore della DDA di Catanzaro.
In questo scenario si va al voto. Il 22 maggio avviene la perquisizione, il sequestro da parte della Digos, si disse su mandato della dottoressa Raffaella Sforza della DDA di Catanzaro. Il 28 e il 29 maggio si vota in un contesto oggettivamente falsato. Le elezioni non determinano al primo turno il sindaco soltanto per 829 voti; questi sono i fatti! Poi, fortunatamente i fatti - la verità viene presto o tardi a galla - iniziano a chiarirsi. Infatti, il 14 marzo del 2007 il sottosegretario per la giustizia, Li Gotti, interpellato sulla vicenda dall'onorevole Buemi, responsabile nazionale dello SDI per i problemi della giustizia, affermava: «la procura della Repubblica di Catanzaro ha comunicato che il sostituto procuratore Sforza non ha conferito alcuna delega per l'acquisizione di copia delle liste dei candidati al consiglio comunale di Cosenza e che da parte dello stesso ufficio della procura non vi è stata alcuna richiesta di documentazione».
Quindi, la procura di Catanzaro, la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro non c'entra affatto e non chiede nulla. Pertanto - ed è questa la richiesta che formulo al Governo - è bene chiarire e sapere, è bene che l'opinione pubblica cosentina, calabrese e nazionale sia informata su ordine di chi, in che forme, e per quali motivi, il funzionario della DIGOS, non avendo ricevuto alcun mandato dalla DDA di Catanzaro, si è recato ad acquisire i nomi dei candidati delle liste elettorali, depositate al comune di Cosenza. Per quale motivo si è deciso di acquisire i predetti nomi con tale clamore, anziché attraverso la semplice lettura delle pubblicazioni affisse sui muri della città?
Perché non sono state tenute nella debita considerazione dalla questura di Cosenza, e dal funzionario che ha operato, le autorevoli dichiarazioni rilasciate dal prefetto Luigi De Sena che smentivano, aPag. 79soli due giorni dalla loro formulazione, le affermazioni, tanto gravi quanto false, dell'onorevole Adamo? Perché la questura, nell'immediatezza dei fatti, non ha smentito la notizia apparsa con tanta evidenza sulla stampa locale, che non si trattava di sequestro e che non aveva ricevuto alcun mandato dalla DDA di Catanzaro, né per sequestrare né per acquisire le liste elettorali? Inoltre, considerato che la notizia dell'intervento della DIGOS fu pubblicata su tutti i mezzi d'informazione, utilizzando le medesime espressioni, quasi le stesse identiche parole, ritengo che il Governo debba chiarire chi fu a divulgare - e per conto di chi - quella che appare essere una velina.
Signor Presidente, signori del Governo, sono questi i fatti, che sono di una gravità inaudita.
Il nostro gruppo ha presentato l'interpellanza urgente in esame, non tanto e non solo per tutelare l'interesse di parte, non tanto e non solo per tutelare l'interesse e l'onorabilità del nostro partito e dei suoi dirigenti, ma per salvaguardare la democrazia. Qui vi è stata una campagna di odio, che è stata la causa di un'azione di funzionari dello Stato, e che ciò sia avvenuto in una regione dove la democrazia è così in pericolo e dove la sensibilità democratica è messa a dura prova e a repentaglio dall'azione devastante della criminalità organizzata, ritengo - signor Presidente - sia di una gravità inaudita. Su tali fatti, signor Presidente e signori del Governo, è doveroso fare piena luce, in tutte le sedi, e soprattutto ritengo che l'opinione pubblica debba essere informata veramente di quanto è successo in quelle elezioni di Cosenza.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Alberto Maritati, ha facoltà di rispondere.
ALBERTO MARITATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, sull'episodio del cosiddetto sequestro delle liste dei candidati all'elezioni comunali di Cosenza, cui si riferiscono gli interpellanti, il questore di quella provincia ha precisato che le notizie riportate dalla stampa si riferivano in realtà non ad un sequestro stricto iure, bensì ad un'attività di verifica che la locale DIGOS ha doverosamente espletato a seguito di denunce di taluni esponenti politici calabresi, pubblicate attraverso gli organi di informazione pochi giorni prima della consultazione elettorale amministrativa del 28 e 29 maggio 2006 e concernenti la presenza nelle liste elettorali di candidati con pregiudizi penali.
Lo stesso questore, nel precisare che non è stata sequestrata alcuna lista, come erroneamente indicato dalla stampa, ha evidenziato come siano stati solamente acquisiti i nominativi di tutti i candidati, peraltro ampiamente noti, essendo le relative liste già da tempo affisse negli appositi spazi, sottolineando che tali verifiche sono state eseguite nel pieno rispetto delle normative vigenti.
Tale ricostruzione corrisponde, del resto, alle notizie che anche il Ministero della giustizia ha già fornito in occasione di altro atto di sindacato ispettivo.
Infatti, in ordine alla circostanza riportata su alcuni organi di stampa secondo la quale l'acquisizione delle liste sarebbe stata disposta su iniziativa dell'autorità giudiziaria e precisamente del sostituto procuratore, dottoressa Rossella Sforza, ricordo che già il 13 marzo scorso in occasione della risposta ad una interrogazione in Commissione dell'onorevole Buemi relativa alla medesima vicenda, il rappresentante del Ministero della giustizia, sentita la procura della Repubblica di Cosenza, aveva chiarito che il predetto sostituto procuratore non aveva conferito alcuna delega per l'acquisizione di copia delle liste dei candidati al consiglio comunale. In quell'occasione è stato precisato che è in corso il procedimento penale n. 835/2005 del registro generale, ma che nell'ambito di questo, nel periodo precedente la consultazione elettorale, non sono state richieste o rilasciate deleghe per l'acquisizione di copia delle liste.
Il Ministero della giustizia ha anche precisato che, nell'ambito del medesimo procedimento o di altri procedimenti, non risulta vi sia stata da parte della procuraPag. 80nessuna richiesta per l'acquisizione della documentazione e che, nella segnalazione di reato e negli allegati, non è contenuto alcun atto che si riferisca alle liste dei candidati.
Sulla base di questi elementi, ritengo plausibile che il risalto dato dalla stampa all'episodio dell'acquisizione degli elenchi dei candidati da parte della DIGOS sia stato amplificato dal clima politico teso che ha contraddistinto la competizione elettorale in quel comune, dove, è bene ricordare, si era verificata l'esclusione delle liste di Alleanza nazionale, poi riammessa dal TAR, e di Forza Italia, circostanza quest'ultima che ha avuto un seguito giudiziario per una denuncia-querela presentata dal candidato sindaco Sergio Bartoletti.
A proposito di quest'ultimo procedimento, relativo ad asserite irregolarità verificatesi presso il comune di Cosenza in occasione della presentazione delle liste dei candidati, il Ministero della giustizia ha peraltro riferito che, da ultimo, il 18 aprile scorso il pubblico ministero ha reiterato la richiesta di archiviazione al giudice per le indagini preliminari, richiesta alla quale 21 maggio scorso il Bartoletti ha proposto opposizione. La relativa Camera di consiglio è stata fissata dal giudice per le indagini preliminari per il prossimo 4 ottobre.
Proprio in considerazione del clima acceso che, sin da principio, ha contraddistinto la competizione elettorale, convengo peraltro sul fatto che l'iniziativa della DIGOS, valutando meglio il risalto mediatico che ad essa avrebbe potuto essere riservato, probabilmente avrebbe potuto essere condotta con tempi e modalità in grado di assicurare una maggiore discrezione.
Sulla base delle informazioni acquisite presso le autorità locali non risultano tuttavia elementi per sostenere che vi sia stata un'interferenza sullo svolgimento democratico della campagna elettorale, il cui esito, peraltro, ha visto prevalere il candidato Salvatore Perugini con oltre 24 mila voti validi, pari a circa il 54 per cento dei suffragi, con ampio margine, quindi, rispetto al quorum richiesto per l'elezione al primo turno. Per quanto riguarda il merito delle denunce presentate, è doveroso invece rimettersi all'esito dei richiamati procedimenti penali in corso.
PRESIDENTE. Il deputato Mancini ha facoltà di replicare.
GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, sono senza parole. Innanzitutto, mi sia consentito di esprimere un rammarico per il fatto che non sia presente in aula, per rispondere alla nostra interpellanza, il Ministro dell'interno, né i quattro sottosegretari all'interno, dal momento che rientra tra i loro doveri istituzionali anche quello di rispondere alle interpellanze urgenti presentate dai deputati. Il Parlamento non è un «orpello» della democrazia. Dico questo con tutto il rispetto per il senatore Maritati. Tuttavia, signor sottosegretario, nella sua risposta manca il punto centrale.
Se è vero che il clima era «incandescente», immagino che non lo sia stato - lei è un dirigente politico come me - soltanto nel corso delle elezioni comunali di Cosenza, ma ovunque.
Ciò nonostante, la DIGOS non va a sequestrare le liste elettorali perché c'è un clima «incandescente». La DIGOS, signor sottosegretario, a Cosenza non doveva sequestrare le liste elettorali, perché non un dirigente politico, le cui denunce in campagna elettorale possono avere un peso anche condizionato dal clima della stessa, ma un prefetto, un superprefetto, il presidente della Conferenza regionale delle autorità di Pubblica Sicurezza aveva dichiarato in maniera chiara, netta, precisa e puntuale, il giorno dopo la presentazione di quelle denunce, che esse erano false.
Questo è il punto. Ho letto anch'io - lei le ha riportate - le dichiarazioni del questore. Forse ha sbagliato a dare una tale enfasi, che, però, signor sottosegretario, ha influito oggettivamente sull'esito elettorale. Mi consenta di preoccuparmi rispetto all'osservazione che lei ha fatto. L'avvocato Perugini ha vinto del 4 per cento (che rappresenta oltre 800 voti);Pag. 81signor sottosegretario, mi preoccupa molto l'osservazione secondo cui la DIGOS e gli apparati dello Stato possono agire come credono, anche oltrepassando le regole! Signor Presidente, il fondamento della democrazia consiste nel rispetto delle regole e delle leggi! Esse, invece, non sono state rispettate e il loro mancato rispetto ha causato un vulnus nell'esercizio e nell'espressione del libero voto da parte dei cittadini di Cosenza.
Questo è il testo di un articolo riportato sulla stampa locale (Il deputato Mancini mostra una copia di un articolo di giornale): liste in mano alla DDA, la foto dell'onorevole Adamo, quella del sostituto procuratore della Repubblica. Non so, signor Presidente, se esista uno zoom, ma questi sono i titoli e i fatti. Essi meritano una censura, una sanzione nei confronti di chi ha esercitato e ha prodotto una condotta, che ha falsato l'esito democratico.
Signor Presidente, nella sua risposta lei ha fatto riferimento all'interrogazione che anche io avevo citato. Il sottosegretario Li Gotti era stato chiaro e perentorio nell'escludere che la DDA avesse dato mandato al sequestro, tuttavia sosteneva - e lei lo cita - che esiste un procedimento giudiziario, il n. 835 del 2005. Immagino che esisterà il n. 836 del 2005, il n. 837 e così via! Il 2005 è però l'anno che precede la campagna elettorale. Mi vuole spiegare cosa c'entri quel procedimento con la campagna elettorale che si svolge nel 2006? Oggi, signor sottosegretario, siamo nel 2007! Quale fine ha fatto quel procedimento? Sono senza parole!
Ritengo che si sia verificato nelle elezioni comunali di Cosenza un vulnus grave per la democrazia; ritengo, altresì, che il nostro Governo, che conduce - e dovrebbe farlo sempre di più - una lotta alla criminalità organizzata e a tutte le consorterie mafiose, che purtroppo sono presenti nel Mezzogiorno e in Calabria - dovrebbe fare in modo che i suoi funzionari, i suoi servitori, rispettino le regole e diano un buon esempio.
A Cosenza non hanno dato quell'esempio. In qualche modo sottolineo positivamente il tenore della sua risposta, vi scorgo una timida censura, una critica, una sottolineatura negativa di quell'episodio. Questo Governo però, signor sottosegretario, ha il dovere di impedire che ciò avvenga di nuovo e che vi siano condizionamenti così evidenti dell'esito elettorale.
Infine, signor sottosegretario, mi lasci dire che il collegamento tra settori del centrosinistra, settori del centrodestra, azioni della Digos e di apparati dello Stato è veramente inquietante. Se non si lavora per cancellare tali connivenze negative, non ci sarà futuro per Cosenza, per la Calabria e per il Mezzogiorno, perché sarà negata la democrazia, la stessa che è stata cancellata nella vicenda comunale di Cosenza.
Questo è il punto e io ho il dovere di sottolinearlo nell'interesse - concludo come nella mia esposizione - non tanto e non solo dei dirigenti del mio partito, che sono stati infangati ingiustamente, ma nell'interesse dei cittadini che sono stati condizionati nel loro libero esercizio del diritto di voto. Questo è accaduto in Italia nel 2006 a causa di un comportamento negativo che si è verificato e che oggi qui abbiamo accertato.