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Si riprende la discussione.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2599)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2599 sezione 1).
L'onorevole Baiamonte ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2599/21.
GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, cari colleghi, con il provvedimento in esame il Governo chiede una delega in bianco per il riordino degli enti di ricerca. In realtà, al Senato il gruppo di Forza Italia ha espresso contrarietà in quanto con tale provvedimento viene operato uno stravolgimento della riforma varata dall'allora Ministro Moratti in un settore così delicato, di fondamentale importanza per lo sviluppo scientifico, che deve operare in un quadro normativo certo e stabile.
Uno degli aspetti fondamentali del provvedimento in esame è il riconoscimento dell'autonomia statutaria degli enti di ricerca, ferma restando la responsabilità del Governo nell'indicazione della missione e degli obiettivi degli stessi, in raccordo con il programma nazionale della ricerca. Si affida all'ANVUR, l'Agenzia nazionale di valutazione dell'università e della ricerca, la valutazione dei risultati; si attribuiscono a tale ente le risorse finanziarie per la valutazione stessa; si compie un riordino degli organi statutari proposto da appositi comitati di selezione nominatiPag. 3di volta in volta dal Governo: è questo l'aspetto grave per un Governo che vuole avere sotto la propria egemonia la ricerca, senza disporre di un numero sufficiente di comitati scientifici dell'università e della ricerca.
La stessa previsione si ha per quanto riguarda il CNR: si fanno delle valutazioni comparative sulla base dei meriti scientifici, sulle misure organizzative; si ha una promozione dell'internazionalizzazione dell'attività di ricerca nonché della collaborazione fra i vari ricercatori; si autorizza il Governo mediante decreti legislativi ad accorpare e scorporare enti e strutture limitatamente ad alcuni settori (ottica, ingegneria navale, eccetera).
Nell'ambito della autonomia conferita agli enti, dunque, il Governo ha sempre una maggiore influenza e condiziona notevolmente gli enti di ricerca che, in realtà, dovrebbero essere autonomi, in virtù della valutazione della qualità della ricerca e attraverso la sovvenzione della stessa secondo i principi della qualità e della meritocrazia e, quindi, non a pioggia.
Quel che è grave è che il Governo si assume in fondo il compito di operare una valutazione e che può comporre e scomporre gli enti di ricerca a proprio piacimento e ciò non ci piace.
Ma ciò che maggiormente stupisce è il fatto che non vengono assegnati fondi sufficienti alla ricerca; per fortuna, con il 5 per mille, i cittadini hanno mostrato di apprezzare il sistema che il Governo Berlusconi ed il Ministro Tremonti hanno cercato di inserire nell'ordinamento ed hanno maggiormente sovvenzionato la ricerca. L'attuale Governo, invece, non assume alcun impegno a tal proposito.
Il nostro Paese investe risorse sempre minori per l'attività di ricerca di base funzionale alla classe produttiva del Paese: si avverte, quindi, la necessità di migliorare la nostra ricerca, le condizioni dei nostri ricercatori. Si discute del motivo per cui i ricercatori si recano all'estero, ma bisogna essere consapevoli dei mezzi che mettiamo a loro disposizione.
Ecco perché, attraverso l'ordine del giorno da me presentato, chiediamo un impegno del Governo affinché si garantisca una maggiore disponibilità di fondi per la ricerca scientifica nel nostro Paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Pelino ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Galli n. 9/2599/19, di cui è cofirmataria.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame, presentato dal Ministro dell'università e della ricerca Mussi, all'articolo 1, rubricato «Riordino degli enti di ricerca», reca gli intenti del legislatore e risulta del seguente tenore: «Allo scopo di promuovere, sostenere, rilanciare e razionalizzare le attività nel settore della ricerca e di garantire autonomia, trasparenza ed efficienza nella gestione degli enti pubblici nazionali di ricerca, il Governo è autorizzato ad adottare uno o più decreti legislativi (...), al fine di provvedere al riordino degli statuti e degli organi di governo degli enti pubblici nazionali di ricerca, vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca, nel rispetto dei principi e criteri direttivi indicati nell'articolo 18 della legge 15 marzo 1997, n. 59, e dei seguenti: a) riconoscimento agli enti della autonomia statutaria, nel rispetto dell'articolo 33, sesto comma, della Costituzione e in coerenza con i principi della Carta europea dei ricercatori, allegata alla raccomandazione n. 2005/251/CE della Commissione (...), al fine di salvaguardarne l'indipendenza e la libera attività di ricerca, volta all'avanzamento della conoscenza, ferma restando la responsabilità del Governo nell'indicazione della missione e di specifici obiettivi di ricerca per ciascun ente, nell'ambito del Programma nazionale della ricerca (PNR) e degli obiettivi strategici fissati dall'Unione europea; b) affidamento all'Agenzia nazionale di valutazione dell'università e della ricerca (ANVUR) del compito di valutare la qualità dei risultati della ricerca svolta dagli enti, nonché l'efficacia e l'efficienza delle loro attività istituzionali, riferendo periodicamente al Governo con appositi rapporti»; c) attribuzione agli enti delle risorse finanziarie statali sulla base di criteriPag. 4che tengano conto della valutazione di cui alla lettera b); d) riordino degli organi statutari, con riduzione del numero dei loro componenti, garantendone altresì l'alto profilo scientifico e le competenze tecnico-organizzative e prevedendo nuove procedure di individuazione dei presidenti e dei componenti di nomina governativa dei consigli di amministrazione, che sono l'organo di governo degli enti, tramite scelte effettuate in rose di candidati proposte da appositi comitati di selezione nominati di volta in volta dal Governo, assicurando negli stessi comitati un'adeguata rappresentanza di esponenti della comunità scientifica e comunque escludendone i dipendenti dell'ente interessato e il personale del Ministero dell'università e della ricerca; e) composizione del consiglio di amministrazione del Consiglio nazionale delle ricerche in modo da assicurare che la metà dei componenti sia di nomina governativa; f) adozione di procedure di valutazione comparativa, sulla base del merito scientifico, per l'individuazione dei direttori degli organi di ricerca; g) adozione di misure organizzative volte a potenziare la professionalità e l'autonomia dei ricercatori, semplificando le procedure amministrative relative all'attività di ricerca, e valorizzando il ruolo dei consigli scientifici; h) adozione di misure volte a favorire la dimensione europea e internazionale della ricerca, incentivando la cooperazione scientifica e tecnica con istituzioni ed enti di altri Paesi; i) introduzione di misure volte a favorire la collaborazione con le attività delle regioni in materia di ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori produttivi».
Questo recita il primo comma; il comma 4, invero, sembrerebbe ricondurre ad equità la portata applicativa del provvedimento, in quanto recita: «In sede di prima applicazione della presente legge, per la formulazione degli statuti il Governo si avvale, senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato, di una o più commissioni composte da esperti di alto livello scientifico, ai quali non è riconosciuto alcun compenso o indennità».
A poco rileva la rituale clausola di invarianza di cui all'articolo 1, comma 8, del disegno di legge in discussione, secondo la quale «Dall'attuazione delle norme di ciascun decreto di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».
Rilevo la ricorrente connotazione di disequilibrio normativo-finanziario di simili provvedimenti che comportano impegni, anche rilevanti, per la finanza pubblica, salvo poi sancire l'invarianza di spesa.
Appare chiaro che le risorse finanziarie da impiegare ci sono. Al riguardo, basta pensare, come è previsto nel testo del disegno di legge al nostro esame, all'affidamento all'Agenzia nazionale di valutazione dell'università e della ricerca (ANVUR) - certamente organo collegiale discretivo da remunerare, di cui dovrebbero essere ben definiti composizione, compiti e poteri - del compito di valutare la qualità dei risultati della ricerca; all'attribuzione agli enti di ricerca delle risorse finanziarie statali sulla base di criteri che tengano conto, appunto, della valutazione di cui alla predetta Agenzia; infine, alle nuove procedure di individuazione dei presidenti e dei componenti di nomina governativa dei consigli di amministrazione nell'ambito del riordino degli organi statutari, dove è forte l'impronta governativa.
PRESIDENTE. Onorevole Pelino, la invito a concludere.
PAOLA PELINO. Senza contare poi il ruolo dei direttori degli organi di ricerca. Per tutte queste ragioni, il disegno di legge in esame evidenzia come tra i suoi obiettivi vi siano quelli del rilancio e della promozione della ricerca, ma inseriti in un'ottica centralista, statalista ed anche anacronistica, non al passo con l'evoluzione europea.
PRESIDENTE. Onorevole Pelino, deve concludere.
PAOLA PELINO. Quindi, bisogna ridare priorità al riequilibrio delle percentuali diPag. 5risorse umane, tramite l'assunzione ed il completamento del personale destinato alla ricerca, come auspicato dalla conferenza dei presidenti degli enti di ricerca: questo è l'impegno chiesto, da parte mia, al Governo con l'ordine del giorno Galli n. 9/2599/19.
PRESIDENTE. L'onorevole Fabbri ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Pelino n. 9/2599/5, di cui è cofirmatario.
LUIGI FABBRI. Signor Presidente, tutti quanti, quando parliamo della competitività del nostro Paese, siamo soliti affermare che vi è un deficit di ricerca, di innovazione e di tecnologia. Con riferimento, in particolare, alla piccola e media impresa italiana, che difficilmente accede ai finanziamenti, ad esempio, europei per poter svolgere questo tipo di ricerca, la scarsissima collaborazione esistente tra l'imprenditoria e l'università fa sì che, effettivamente, tale deficit di ricerca e di innovazione risulti una tra le cause principali del nostro continuo declinare nella competizione globale.
Il disegno di legge in esame fa del rilancio e della promozione della ricerca il suo fulcro, ma lo fa in un'ottica centralista ed anacronistica, di modo che gli obiettivi vengono soltanto pilotati, ed indirizzati. Sarebbe meglio puntare su un incremento dei fondi per la ricerca - che come al solito mancano - da destinare, anzitutto, alle risorse umane.
I ricercatori italiani sono infatti, nelle università estere, tra i più quotati e non ci dobbiamo meravigliare se i nostri migliori cervelli emigrano, e non soltanto negli Stati Uniti, per trarre soddisfazione dal loro lavoro.
L'ordine del giorno Pelino n. 9/2599/5 impegna il Governo ad adottare tutte le iniziative necessarie al fine di imprimere, veramente, una svolta moderna ed europea, ad esempio valorizzando i precari.
Rispetto anche alla polemica interna al centrosinistra ed al Governo in primis, sulla precarietà - in Commissione lavoro stiamo, peraltro, concludendo un'indagine conoscitiva su questo tema - appare evidente che tale condizione si rileva soprattutto negli enti pubblici, nella pubblica amministrazione e nelle università, laddove vengono frustrate tutte le aspirazioni dei ragazzi che, invece, vorrebbero cimentarsi nella ricerca.
La ricerca è troppo importante per il nostro apparato produttivo, ma il rapporto tra enti di ricerca ed imprese è ancora lontano dalla sua definizione, mentre il mondo della scuola e quello del lavoro sono sempre stati due organi separati.
Avveniva, quando eravamo ragazzi, che allorché uno dei nostri amici trovava lavoro lo si perdeva di vista, perché il mondo della scuola e quello del lavoro significavano due strade diverse e, il più delle volte, divergenti. Le imprese del nostro Paese, la piccola e media impresa soprattutto, negli anni «ante-euro» potevano concorrere sui mercati grazie alla debolezza della lira - i Governi del centrosinistra operavano svalutazioni definite, appunto, virtuose al fine di rendere competitivi i prodotti nella competizione globale - mentre oggi la competizione si vince solo grazie alla qualità, all'innovazione ed alla ricerca. Per tale motivo, proprio per accrescere la competitività del nostro sistema produttivo, bisogna superare il problema del precariato entro il 2008.
PRESIDENTE. L'onorevole Bernardo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2599/16.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, vorrei svolgere alcune premesse a commento dell'ordine del giorno in esame. Infatti, la nostra formazione politica ha avuto modo di ribadire alcuni concetti nel corso della discussione al Senato, nelle rispettive Commissioni e, poi, anche in questa sede. Credo che i due modelli ispiratori del provvedimento in esame partano un po' da lontano, e si debbano quindi ricondurre all'esperienza culturale che distingue chi governa oggi, nel proporre una forma di statalismo - direi forzato - rispetto, ancora una volta, ad argomenti così delicati quali gli enti diPag. 6ricerca a carattere anche scientifico, e non solo. Tale esperienza culturale porta ad immaginare che le mani vadano poste anche sui suddetti enti e soprattutto - aspetto ancora più grave, che abbiamo verificato anche in molte altre occasioni di tipo legislativo - riconduce a mettere mano su leggi presentate dallo scorso Governo per la pura volontà di arrivare a modificare un quadro che invece andrebbe sicuramente bene, anche perché lo spirito con cui il Ministro Moratti, il Viceministro Possa - direi tutta la coalizione - avevano immaginato di costituire e riformare organismi importanti, soprattutto nell'ambito di uno scenario non solo nazionale, ma sovranazionale, ci conducono al prodotto elaborato sino ad ora.
L'atto di indirizzo in esame in questo caso, poiché purtroppo non abbiamo avuto la soddisfazione di vedere approvati gli emendamenti che riguardavano anche il contenuto di questo ordine del giorno, ossia la possibilità di immaginare legittimamente - come sancisce peraltro l'articolo 33 della Costituzione - la legittima autonomia che dovrebbero avere gli enti di ricerca, che dal punto di vista della scienza, della tecnologia, dell'innovazione - si pensi soprattutto a coloro che lavorano nel campo delle ricerche, che rendono grande il nostro Paese, non solo all'interno dei nostri confini ma anche all'estero - debba avere la giusta autonomia che, purtroppo, le varie disposizioni che compongono il disegno di legge in esame, limitano. Avviene lo stesso quando si passa alla disponibilità che il Governo vuole riconoscere alle commissioni pertinenti, soprattutto quando entra nel merito di una competenza specifica, laddove si parla di statuti e di operatività che questi stessi organismi non riuscirebbero ad attuare rispetto ad atti di indirizzo del Governo e quindi alla possibilità di arrivare a commissariare o, addirittura, di inserirsi anche nell'indirizzo gestionale, delegando le commissioni competenti ad entrare nel merito dell'autonomia, così come - a volte ci si dimentica di ciò - anche la Costituzione prevede.
Ecco perché - ed aggiungo un'ulteriore considerazione - giudichiamo improprio immaginare che il percorso ci conduca a coinvolgere le Commissioni parlamentari competenti. Credo che sarebbe più opportuno ritornare a quanto già pensato durante la scorsa legislatura. Immaginare di rafforzare, quindi con una visione completamente diversa, un indirizzo completamente opposto e rispettare la giusta e legittima autonomia di persone che compongono questi organismi, che operano in aspetti della vita del nostro Paese importanti, perché costituiscono il modello di riferimento e, di fatto, vengono continuamente coinvolti dal Governo a livello nazionale, attraverso il sistema delle università, il mondo della ricerca e della scienza, in cui il nostro Paese certamente non è dietro ad altri.
Forse si potrebbe fare qualche battuta rispetto alle risorse dimensionate sui temi della ricerca. Mi auguro che l'ordine del giorno in esame possa essere approvato, anche considerando che la nostra forza politica non ha avuto la giusta soddisfazione rispetto a proposte emendative riproposte in più occasioni, prima al Senato e, poi, alla Camera. Tale approvazione fornirebbe un'esigente legittimità a chi lavora all'interno di questi organismi, a chi possiede il background, che consente al nostro sistema Paese di rendere grande l'Italia nel campo della ricerca, garantendo l'autonomia di cui vi è il necessario bisogno.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo di Forza Italia ha ampiamente esaurito il tempo a sua disposizione. Consentirò comunque un intervento per l'illustrazione di ciascun ordine del giorno e un intervento per dichiarazione di voto per non più di due minuti e mezzo, da imputarsi ai tempi riservati agli interventi a titolo personale.
L'onorevole Mazzaracchio ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Palumbo n. 9/2599/20, di cui è cofirmatario.
SALVATORE MAZZARACCHIO. Signor Presidente, prendiamo atto con soddisfazionePag. 7che un consistente numero di contribuenti ha usufruito della possibilità di destinare, attraverso la denuncia dei redditi, il 5 per mille alla ricerca scientifica. Questo ordine del giorno si pone due obiettivi. Il primo riguarda la tempistica. È, infatti, necessario erogare immediatamente i fondi di cui si tratta. Diversamente, tutte le dichiarazioni, volte a fermare la fuga di «cervelli» mediante incoraggiamenti ed incentivi, diventano logicamente belle parole e non si raggiunge l'obiettivo, in quanto tale fuga prosegue.
Il secondo obiettivo dell'ordine del giorno è la questione del «tetto». Purtroppo, infatti, la legge finanziaria per il 2007 prevede un «tetto» che non consente di erogare oltre il 3 per mille, per la cifra complessiva di 250 milioni di euro. Questo ordine del giorno chiede, pertanto, che, perlomeno con i prossimi strumenti finanziari, si proceda alla rettifica e alla rimozione di tale «tetto», in modo che la ricerca possa usufruire di tutti di fondi destinati dai contribuenti.
PRESIDENTE. L'onorevole Boscetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2599/9.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, il disegno di legge in esame, tra gli indirizzi e i criteri direttivi della delega legislativa, evidenzia anche l'adozione di misure volte a favorire la dimensione europea ed internazionale della ricerca, incentivando la cooperazione scientifica e tecnica con istituzioni ed enti di altri Paesi e anche l'introduzione di misure volte a favorire la collaborazione con le attività delle regioni in materia di ricerca scientifica e tecnologica e di sostegno all'innovazione dei settori produttivi. Riteniamo estremamente importante tale sostegno. Nel nostro ordine del giorno, evidenziando come il collegamento tra enti di ricerca e mondo imprenditoriale, in particolare con le piccole e medie imprese, sia fondamentale per il panorama produttivo del nostro Paese, impegniamo il Governo a valutare l'opportunità di consultare, in vista dell'emanazione dei decreti legislativi, esponenti del mondo industriale e produttivo.
Tale consultazione a largo raggio credo possa diventare estremamente utile per la redazione dei decreti legislativi.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Lazzari: s'intende che abbia rinunziato all'illustrazione del suo ordine del giorno n. 9/2599/22.
L'onorevole Aprea ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2599/10.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, nella scorsa legislatura il Ministro Moratti ha promosso una riforma proprio al fine di ridare impulso agli enti di ricerca. La riforma voluta dal Governo Berlusconi e dal Ministro Moratti nell'ambito degli enti di ricerca ha avuto, tra gli altri, i seguenti obiettivi: creare condizioni per l'inserimento delle reti di ricerca italiane nelle reti di ricerca europee, garantire maggiori opportunità per i giovani, sburocratizzare gli enti, introdurre più efficienza nella loro gestione e porre i ricercatori al centro del sistema, sviluppare la cultura manageriale e di progetto dei ricercatori, rafforzare i collegamenti tra enti di ricerca, università e mondo produttivo, creare le condizioni per una migliore mobilità dei ricercatori con le università e con le imprese ed attrarre i migliori ricercatori e i migliori giovani dalla comunità scientifica internazionale.
Il provvedimento in esame, invece, rappresenta una inopportuna controriforma decisamente involutiva, che stravolge la riforma Moratti, provocando conseguenze negative in quanto la ricerca scientifica, per potere operare efficacemente, ha necessità di un quadro di riferimento normativo certo e stabile. Per tali motivi, signor Presidente, chiediamo al Governo di valutare l'opportunità di effettuare un costante monitoraggio degli effetti applicativi dei decreti legislativi, al fine di adottare ulteriori iniziative normative, anche in sede di adozione delle disposizioni correttive, finalizzate eventualmente a confermare il quadro normativo prodotto dalla riforma Moratti, evitando così un anacronistico ritorno ad un sistema ormai superato, che produrrebbe un grave danno adPag. 8un Paese come il nostro, in cui il progresso scientifico e tecnologico risulta essenziale, anche per contrastare la concorrenza commerciale dei Paesi di nuova industrializzazione.
Dunque, sottosegretario Modica, avete voluto un provvedimento per far «saltare» tutti gli organismi di vertice degli enti di formazione, degli enti di ricerca. Ci siete riusciti, ma ora ristabilite l'equilibrio così faticosamente creato con la riforma della scorsa legislatura per favorire un incremento e uno sviluppo delle basi poste e per non far «saltare» tutto e ricominciare, ancora una volta, tutto da capo, anche nell'ambito della ricerca.
PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2599/4.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, desidero illustrare brevemente, a titolo personale, questo ordine del giorno che reca la firma anche del collega Tommaso Pellegrino. Si tratta, pertanto, di un ordine del giorno di natura bipartisan, su un tema largamente condiviso come quello dell'incentivazione della presenza dei nostri giovani ricercatori attraverso il meccanismo dell'inversione della spesa.
È noto che gran parte dei fondi che, in senso lato, vengono destinati alla ricerca alla fine sono utilizzati per il personale degli enti. È evidente che gli enti di ricerca, in generale, hanno la brutta abitudine di assumere personale di natura precaria, con contratti flessibili penso all'ISTAT e a molti istituti che fanno ricorso a collaborazioni esterne. Tale modo di operare, che comporta un peso che grava più sul mantenimento della struttura che non su quello dei progetti finalizzati alla ricerca, risulta una chiara anomalia del sistema.
Con questo ordine del giorno, che speriamo venga accettato dal Governo, chiediamo un'inversione di tendenza della spesa e, quindi, una maggiore finalizzazione agli obiettivi di ricerca dei fondi che vengono gestiti dagli enti. Quindi, al di là del fatto che vi è una riorganizzazione degli enti di ricerca, noi proponiamo di intervenire sulla tendenza di destinare la maggioranza di tali fondi a progetti di ricerca, anziché lasciarli «dormire» sulla voce delle spese di mantenimento del personale. Crediamo che la discussione svolta sul tema della ricerca, non esente da cenni, fin troppo sentiti, di una retorica che quasi indispone, debba poi essere finalizzata concretamente ad un progetto preciso, ossia destinare effettivamente alla ricerca i fondi per la ricerca.
Ci sembra un'iniziativa di buonsenso su un tema che, peraltro, è condiviso. Faccio appello alla sensibilità del Governo affinché accetti questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Il Governo accetta gli ordini del giorno Tessitore n. 9/2599/1, Mellano n. 9/2599/2 e Folena n. 9/2599/3; non accetta gli ordini del giorno Baldelli n. 9/2599/4, Pelino n. 9/2599/5 e Garagnani n. 9/2599/6. Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Bertolini n. 9/2599/7, mentre non accetta l'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/2599/8, accetta l'ordine del giorno Boscetto n. 9/2599/9, mentre non accetta gli ordini del giorno Aprea n. 9/2599/10 e Pescante n. 9/2599/11.
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Palmieri n. 9/2599/12, perché l'affermazione in esso contenuta è stata già recepita nel provvedimento, con l'approvazione degli emendamenti avvenuta nel corso della seduta di ieri.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Adornato n. 9/2599/13 e Carlucci n. 9/2599/14, mentre accetta l'ordine del giorno Lainati n. 9/2599/15. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Bernardo n. 9/2599/16, mentre accetta l'ordine del giorno Verdini n. 9/2599/17.
Sull'ordine del giorno Carfagna n. 9/2599/18, rilevo che, così come è formulato, ripete una disposizione già presente nel testo del disegno di legge in esame, quindiPag. 9il Governo invita al ritiro di tale ordine del giorno oppure si dichiara disponibile ad accettarlo, anche se esso non aggiunge nulla a ciò che è già contenuto nel testo del provvedimento approvato ieri.
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, non abbiamo capito qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Carfagna n. 9/2599/18, la inviterei pertanto a chiarirlo.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Il Governo invita l'onorevole Carfagna al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/2599/18 perché il suo contenuto è già presente nel disegno di legge in esame non quindi per motivi di contrarietà.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Galli n. 9/2599/19 e Palumbo n. 9/2599/20, mentre accetta l'ordine del giorno Baiamonte n. 9/2599/21 se riformulato sopprimendo il secondo capoverso della premessa, altrimenti tale ordine del giorno non è accettato.
Infine, il Governo non accetta gli ordini del giorno Lazzari n. 9/2599/22 e Poretti n. 9/2599/23.
PRESIDENTE. Secondo la prassi, ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Chiedo all'onorevole Baldelli se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2599/4, non accettato dal Governo. Le ricordo, onorevole Baldelli, che ha a disposizione due minuti e mezzo per intervenire.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, forse avrò bisogno anche di minor tempo. Intervengo solo per chiedere conto al Governo del motivo per cui non ha accettato un ordine del giorno che nel dispositivo recita testualmente: «impegna il Governo ad invertire la tendenza della spesa, che in questo momento è sbilanciata più verso la gestione degli apparati che verso l'attività di ricerca, valorizzando e stimolando in tale quadro, anche dal punto di vista economico, i ricercatori più brillanti e capaci, secondo il principio della meritocrazia».
Allora mi domando se il Governo sia contro il principio della meritocrazia e contro i ricercatori; per quale curiosa ragione, altrimenti, un tale ordine del giorno, sottoscritto da un collega di maggioranza e uno di opposizione su una tematica condivisa, riceve il parere contrario del Governo? Se non apprezza l'utilizzo della parola «apparati», il Governo deve dirlo in modo che si possa riformulare il testo sostituendo tale espressione; però, a mio avviso, è veramente una posizione demenziale quella di dire «no» a questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.
TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, anche io ho qualche perplessità in ordine al parere contrario del Governo sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/2599/4, di cui sono cofirmatario, in quanto abbiamo sottolineato l'importanza, soprattutto in ordine alla ricerca e ai tanti giovani ricercatori in Italia, del principio della meritocrazia, che ci auguriamo possa tornare in auge nel nostro Paese. L'ordine del giorno in esame vuole infatti solo riaffermare questo importante principio dato che, proprio nella ricerca e per tanti anni, si è privilegiata esclusivamente una situazione lobbistica e di apparati, mentre ora dovremmo iniziare ad invertire questa tendenza cercando sia di investire di più sui giovani ricercatori, sia di puntare maggiormente su una ricerca che sia realmente basata sul principio qualitativo anziché quantitativo. Troppe volte in Italia, infatti, sono state effettuate valutazioni esclusivamente quantitative ovvero i finanziamenti sono stati ripartiti senza alcun tipo di valutazione sulla qualità della nostra ricerca. Riteniamo, dunque, che si debba cercare di valutare maggiormente l'elemento meritocratico e di qualità della ricerca italiana (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
Pag. 10PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, i deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno condividono il dispositivo dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/2599/4; quindi, semplicemente dichiariamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/2599/4, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Verdi - Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 454
Astenuti 3
Maggioranza 228
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 210).
Prendo atto che i deputati Poretti, Mellano e Mancini hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto favorevole e che il deputato Raiti ha segnalato di non essere riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pelino n. 9/2599/5.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pelino n. 9/2599/5, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 461
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 244).
Prendo atto che il deputato Mellano ha segnalato di non essere riuscito a votare e che la deputata Poretti avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/2599/6, non accettato dal Governo.
FABIO GARAGNANI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo per ribadire, in termini più circostanziati, quanto affermato ieri in merito all'Istituto italiano di tecnologia. A mio avviso, infatti, il Governo ha sottovalutato completamente la realtà di questo importante ente di ricerca la cui opera è rivolta soprattutto a tre ambiti, ovvero le neuroscienze, la robotica e le nanobiotecnologie, con lo scopo di utilizzare queste discipline nei settori manifatturiero, medico-chirurgico, sicurezza ed esplorazione dello spazio. Proprio la realtà quotidiana mostra che l'utilizzo di queste discipline in tali ambiti è stato altamente proficuo e si sono avuti riconoscimenti ai vari livelli.
In questo senso l'ordine del giorno in esame impegna il Governo ad attivarsi in modo molto più incisivo di quanto non sia previsto nel provvedimento in esame, soprattutto ai fini di ripristinare la preesistente organizzazione dell'istituto, alla luce delle novità che ha saputo realizzare e degli obiettivi - peraltro raggiunti - previamente configurati. Questa è la ragione per cui abbiamo presentato tale ordine delPag. 11giorno che, a nostro avviso, tende ad apprezzare e a dare un riconoscimento esplicito ad un ente particolarmente utile per il nostro Paese. Siamo non in presenza di un carrozzone burocratico, ma di un ente e di un organismo che, non soltanto ha realizzato ottimi risultati, ma raggiungerà prospettive significative nei settori dianzi enunciati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor sottosegretario, non è possibile non votare a favore dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/2599/6. Stiamo parlando di un istituto che ha favorito anche le attività di alcuni nostri premi Nobel, di ricerca sulle neuroscienze, sulla robotica, sulle nanobiotecnologie, allo scopo di utilizzare tali discipline per il settore manifatturiero - che, dal punto di vista economico, è sempre stato ed è una delle nostre eccellenze, anche con riferimento all'esportazione all'estero - e per quello medico-chirurgico, contribuendo alla ricerca in medicina e ai risultati realizzati dalle nostre università, compresa quella di Pisa, dove lei, signor sottosegretario, è stato magnifico rettore. Com'è possibile?
Nel dispositivo si invita il Governo a riordinare l'Istituto italiano di tecnologia, che tanto lustro ha dato all'Italia - soltanto questo - e a tenere in considerazione questo campo di ricerca, che è sempre stato un fiore all'occhiello e che gli onorevoli Garagnani, Aprea, Adornato e Carlucci hanno sottoposto all'attenzione dell'Assemblea. Come si fa a dire di no? Su quali basi diciamo di no alla ricerca e a tutto quello che è riuscito a realizzare tale istituto? Non dimentichiamo che nel settore delle neuroscienze ha permesso ad una nostra senatrice di ottenere il finanziamento e condurre l'attività di ricerca fino ad ottenere il premio Nobel! E noi, invece, diciamo di no, che abbiamo sbagliato tutto? Suvvia, ravvedetevi. Non è possibile! Mi sembra che, come si è sostenuto oggi sulla stampa, la «sindrome di Gerusalemme» stia colpendo troppe persone, anche in questa aula!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garagnani n. 9/2599/6, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 247).
Ricordo che l'ordine del giorno Bertolini n. 9/2599/7 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/2599/8.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/2599/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 475
Astenuti 3
Maggioranza 238
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 248).
Ricordo che l'ordine del giorno Boscetto n. 9/2599/9 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.Pag. 12
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aprea n. 9/2599/10, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 478
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pescante n. 9/2599/11, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 480
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 251).
Prendo atto che il deputato Palmieri, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/2599/12, non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palmieri n. 9/2599/12, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 255).
Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Adornato n. 9/2599/13, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 481
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 254).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carlucci n. 9/2599/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 488
Maggioranza 245
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 256).
Ricordo che l'ordine del giorno Lainati n. 9/2599/15 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bernardo n. 9/2599/16.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardo n. 9/2599/16, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 481
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 250).
Ricordo che l'ordine del giorno Verdini n. 9/2599/17 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che la deputata Carfagna, presentatrice dell'ordine del giorno n. 9/2599/18, non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carfagna n. 9/2599/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 483
Votanti 481
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 251).
Ricordo che gli ordini del giorno Galli n. 9/2599/19 e Palumbo n. 9/2599/20 sono stati accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Baiamonte n. 9/2599/21.
GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal Governo, anche se ciò avvalora il nostro sospetto che esso voglia mettere le mani sugli enti di ricerca. Pertanto, accetto la riformulazione, ma insisto ugualmente per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baiamonte n. 9/2599/21, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 483
Votanti 472
Astenuti 11
Maggioranza 237
Hanno votato sì 417
Hanno votato no 55).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lazzari n. 9/2599/22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, invito i colleghi a leggere l'ordine del giorno in esame. Esso impegna il Governo a far sì che la ricerca pubblica sia integrata con quella delle imprese private. In particolare, nel dispositivo si impegna l'Esecutivo ad adottare le ulteriori iniziative normative di propria competenza volte a rafforzare l'autonomia e l'efficienza della ricerca, coinvolgendo nella massima misura possibile le imprese private. Si chiede alPag. 14Governo quindi di impegnare anche le imprese private nella ricerca, noi invece, diciamo «no»!
Fatemi capire, onorevoli colleghi stiamo dicendo al popolo italiano e alle imprese che non devono fare ricerca e che il Governo li lascia soli, senza un riordino della materia o un coordinamento? Credo che l'ordine del giorno debba essere accettato dal Governo. Invito, quindi, il sottosegretario a riflettere ed a riconsiderare il suo parere, altrimenti verrebbero a mancare i presupposti stessi per favorire la ricerca in Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poretti. Ne ha facoltà.
DONATELLA PORETTI. Preannuncio il mio voto favorevole sull'ordine del giorno in esame e richiamo l'attenzione dei colleghi su di esso e sul successivo, perché in parte affrontano lo stesso argomento.
Si tratta del riordino degli enti di ricerca, quindi dell'intervento dello Stato, che giustamente deve intervenire su questa materia anche dal punto di vista economico. È giusto, però, che proprio con gli ordini del giorno si inizi a indicare anche ciò che deve fare il privato e come lo Stato, in qualche modo, può e deve agevolare gli investimenti del privato nella ricerca scientifica.
Per l'approfondimento del tema, rimando al mio intervento sul successivo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, vorrei pregare il sottosegretario di rileggere l'ordine del giorno in esame e di riconsiderare la propria posizione. Si tratta di un ordine del giorno assolutamente ragionevole, che contiene quello che dobbiamo auspicare per la ricerca scientifica in Italia.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Signor Presidente, ho riletto l'ordine del giorno, ma esso - mi dispiace per i colleghi - afferma ciò che dichiara l'onorevole Barani soltanto nel dispositivo, perché nelle premesse sostiene che il disegno di legge in esame evidenzia «un elevato grado di pervasività dell'azione del Governo in materie che di fatto rendono difficile la collaborazione e le sinergie con la ricerca privata». Poiché un ordine del giorno è composto dalle premesse e dal dispositivo, accettandolo si accoglierebbero anche le premesse, e francamente mi sembra che questo non possa avvenire. Ciò vale anche per molti altri ordini del giorno che sono stati presentati e mi spiace che gli onorevoli non lo abbiano notato.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, desidero un chiarimento da parte del sottosegretario: se non ho capito male, egli non accetterebbe le premesse, mentre accoglierebbe il dispositivo. In tal caso, si potrebbe votare l'atto per parti separate, esprimendo due voti distinti: uno relativo alle premesse, l'altro al dispositivo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario potrebbe anche chiedere una riformulazione, con l'espunzione della premessa.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Signor Presidente, ciò è possibile. Il dispositivo è pienamente accettabile dal Governo, anzi il suo contenuto è già presente nel disegnoPag. 15di legge in esame. Comunque, il Governo non ha alcuna difficoltà ad accettare il solo dispositivo.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, signor sottosegretario, devo intendere che ha proposto una riformulazione nel senso di espungere la premessa e che, qualora detta riformulazione fosse accettata, il Governo a sua volta accetterebbe l'atto?
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Sì, Presidente.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lazzari n. 9/2599/22.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2599/23, non accettato dal Governo.
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, prima di pronunciarmi chiederei al sottosegretario se intenda compiere la medesima operazione anche con l'ordine del giorno in esame ovvero se ritenga valido il dispositivo e voglia espungere anche in questo caso le premesse nelle quali si riportano dati come, per esempio negli Stati Uniti, la ricerca scientifica si avvalga anche del contributo delle università private.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Signor Presidente, mi permetto di sottolineare che in questo caso si tratta di un ordine del giorno diverso, completamente estraneo all'argomento di cui stiamo discutendo: esso infatti tratta del sistema universitario italiano, che - ricordo - si compone di due tipi di università: quelle statali e quelle libere.
Nel dispositivo dell'ordine del giorno in esame si sostiene - prendendo l'esempio, a tutti noto, del sistema americano - che occorre che in Italia si creino «nuovi centri universitari privati».
Ripeto che il Governo, su tale tema, è dispostissimo ad aprire un dibattito, ma non è l'argomento all'ordine del giorno e non ci sentiamo di accogliere un ordine del giorno che solleciti tale scelta.
Per quanto riguarda le deduzioni fiscali per chi investe in ricerca e università, si tratta di norme già previste nell'ultima legge finanziaria, che possiamo anche rivedere, ma mi sembra francamente un ordine del giorno che giustappone temi completamente diversi rispetto a quelli che sono alla nostra attenzione, pertanto suggerirei di rimandare la trattazione di tali temi ad una sede più consona, in cui si esamini un altro provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, mi sembra che, in sede di discussione di un ordine del giorno, indicazioni così restrittive per quanto riguarda la necessità di attenersi alla materia siano fuori luogo: stiamo discutendo di ricerca, credo che si possa inserire l'indicazione al Governo per elaborare una strategia. Non si tratta definire le politiche, che già ci sono, bensì di chiedere uno sforzo ulteriore per - come afferma l'ordine del giorno - «attrarre capitali stranieri e italiani» verso il sistema delle università, quindi della ricerca, anche lavorando ulteriormente sulle defiscalizzazioni dei contributi. Mi sembra una norma di buonsenso, che si muove nella direzione di rafforzare gli investimenti, anche privati, per le università libere nel sistema della formazione e della ricerca italiana. Francamente mi sembra un ordine del giorno di assoluto buonsenso, per questo il gruppo Forza Italia voterà a favore.
Pag. 16PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, vorrei invitare il rappresentante del Governo ad una riflessione. Innanzitutto non credo si possa affermare che sia fuori contesto un ordine del giorno che riguarda la vita e le sorti dell'università anche ai fini della ricerca scientifica. Ci siamo abituati a vedere addirittura non ordini del giorno, ma provvedimenti che hanno al loro interno parti, articoli e commi che sono completamente fuori contesto, quindi questo richiamo, non mi sembra pertinente.
Posso capire, invece, la questione che è stata sollevata - mi riferisco al dispositivo - circa l'eventualità che il richiamo ai finanziamenti debba avvenire nei confronti di centri universitari privati anziché pubblici. Se la collega Poretti volesse accettare di togliere la specificazione «privati» lasciando genericamente il riferimento a «nuovi centri universitari» senza aggiungere se pubblici o privati, ritengo che non si potrebbe non accogliere la parte dispositiva di un siffatto ordine del giorno. Quindi, qualora la proponente accettasse di togliere la parola «privati», chiederei alla Presidenza di aggiungere anche il mio nome come firmatario dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Onorevole Poretti, prima che lei prenda la parola ho il dovere di rispondere all'indicazione che proveniva dall'onorevole Bosi. In questa fase l'unico soggetto che può richiedere una riformulazione dell'ordine del giorno è, ovviamente, il Governo e lo stesso presentatore non ha la facoltà di modificarlo in questa parte del procedimento.
ANTONIO LEONE. Qual'è la posizione del Governo?
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Governo non propone questa riformulazione perché l'ordine del giorno diverrebbe completamente anomalo con premesse completamente differenti dal dispositivo. Inoltre, il Parlamento italiano in occasione dell'esame della legge finanziaria per il 2007 ha approvato una norma che non punta affatto a creare nuovi centri universitari; anzi, in base ad un giudizio largamente diffuso nell'opinione pubblica secondo il quale si è di fronte ad una proliferazione di università, ha richiesto e stabilito una moratoria nella istituzione di nuove università che siano pubbliche o private, o per meglio dire, statali o libere.
La riformulazione dunque non è richiesta dal Governo, che non è d'accordo con il testo che deriverebbe dalla riformulazione proposta dal deputato precedentemente intervenuto (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burgio. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, siamo contrari all'ordine del giorno Poretti n. 9/2599/23 che riteniamo debba essere assolutamente respinto per una serie di ragioni e, in primo luogo, per l'indebita confusione che introduce tra la questione del riordino degli enti di ricerca e il mondo dell'università che vanno tenuti distinti, ancorché naturalmente debbano interagire con sinergie virtuose.
Ma la vera ragione che ci preoccupa di questo e di altri ordini del giorno (anche dell'ultimo ordine del giorno, Lazzari n. 9/2599/22, che è stato approvato nel dispositivo e che reca, lo vorrei sottolineare, una formulazione preoccupante laddove auspica nella maggiore misura possibile l'inserimento dell'interesse privato nella ricerca italiana) è la logica di privatizzazione che ipocritamente, sottolineo la parola ipocritamente, viene sospinta attraversoPag. 17il richiamo agli investimenti privati peraltro agevolati. Utilizzo il termine ipocritamente perché, colleghi, non c'è un investimento privato che non chieda una contropartita che, in questi casi, è chiaramente - l'esperienza di anni tanto negli enti di ricerca quanto nelle università va in questo senso - che l'impresa vuole dirigere e dettare le linee della ricerca, i programmi di ricerca e persino la didattica che deve essere privilegiata.
Sappiamo che ciò significa discriminare altri programmi di ricerca come la ricerca di base, le ricerche non applicate e tutte le facoltà che non interessano alla impresa.
Vogliamo che sia questa la cosiddetta libertà di didattica e di ricerca? Infine, mi rivolgo a quella forza politica che fa sovente della difesa del sistema formativo pubblico un proprio cavallo di battaglia, evidentemente molto strumentalmente e ideologicamente perché oggi invece, quando si tratta di favorire il privato, scopre qual è la sua riserva mentale in questa materia: bisogna votare contro l'ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Barani non posso darle la parola perché è già intervenuto due volte ed è il massimo degli interventi consentiti a ciascun deputato in fase di dichiarazione di voto sugli ordini del giorno.
ANTONIO LEONE. Ma non può intervenire?
PRESIDENTE. L'onorevole Barani è già intervenuto due volte per dichiarazione di voto e lei sa, presidente Leone, che ciascun deputato può intervenire al massimo per cinque minuti, per due volte, in sede di dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palumbo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, anch'io intervengo sull'ordine del giorno in esame, sul quale, se parzialmente modificato, potrei aggiungere la mia firma perché, anche se probabilmente è vero quanto affermato dal sottosegretario Modica, cioè che si faccia un accenno eccessivo alle università private, vi è la necessità di cercare di aumentare i fondi ed i finanziamenti per le università italiane, tentando altresì di risolvere l'annoso problema fiscale in materia di finanziamenti alle università, anche pubbliche.
Allora chiedo che - poi deciderà il Governo - l'onorevole Poretti possa riformulare l'ordine del giorno eliminando dalla premessa le parole «le migliori università statunitensi sono in gran parte private» (poiché si tratta di un fatto che d'altronde tutti conosciamo e che può essere eliminato) ed espungendo del tutto dalla parte dispositiva la frase «per la creazione di nuovi centri universitari privati», così rimanendo «per il potenziamento dei nostri atenei italiani, anche attraverso agevolazioni fiscali per coloro che investono nell'università e nella ricerca».
Non capisco perché non si possa accettare tale riformulazione e non sono assolutamente d'accordo con quanto affermato dal collega di Rifondazione Comunista, il quale sostiene che sono i privati e le industrie a voler finalizzare la ricerca. Non è assolutamente così!
Si tratta solamente del fatto che la ricerca ha necessità di fondi che devono essere aumentati, ma se non stimoliamo - considerato che già sussistono i fondi statali - gli investimenti privati come finanziamenti per la ricerca, la ricerca italiana non potrà fare significativi passi avanti ed i nostri ricercatori continueranno ad andare all'estero.
PRESIDENTE. Onorevole Palumbo, anche in questo caso ricordo che nell'attuale fase la proposta di riformulazione può essere presentata unicamente dal Governo, che non mi sembra abbia manifestato la volontà di farlo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, non so se riuscirò ad offrire qualche elemento di valutazione in più al rappresentante del Governo, ma vorrei sottolineare che l'ordine del giorno in esame, nel quale si chiede all'Esecutivo di valutare l'opportunità - anche con la disponibilità da parte dei presentatori di eliminare il termine «privati» dal dispositivo - e di elaborare strategie per attrarre capitali italiani e stranieri, si pone nella direzione complessiva del provvedimento che stiamo esaminando e che ci accingiamo ad approvare.
Si tratta di un tentativo di definire una strategia di politica della ricerca a livello nazionale ed internazionale, anche in ambito europeo.
Diversamente avremmo approvato soltanto una delega per la sistemazione degli enti, pur sapendo che la ricerca oggi è frammentata all'interno del nostro Paese e che c'è bisogno di unicità di indirizzo e, soprattutto, di un progetto efficace e in grado di raggiungere l'obiettivo.
In altri tempi, quando si chiedeva al Governo di valutarne l'opportunità, gli ordini del giorno non suscitavano grandi problemi: si accoglievano per raccomandazione oppure si accettavano in toto. Ritengo che ci troviamo in presenza di una situazione analoga e che il Governo debba dare una sua risposta. Non si tratta di semplicemente di accettare o meno un ordine del giorno.
Bisogna saggiare il comportamento e la volontà del Governo nel procedere verso una politica complessiva della ricerca, che valga non soltanto per gli atenei e per le università, ma anche per l'implementazione, come dicevo poc'anzi, della ricerca distribuita e disseminata all'interno del nostro Paese, anche attraverso uno slancio e un riferimento molto più ampio a livello europeo e internazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
Onorevole Garagnani nel darle la parola le segnalo che il gruppo di Forza Italia ha ampiamente terminato i tempi previsti dal contingentamento e che la Presidenza si è riservata di attribuire la possibilità al gruppo di Forza Italia, per ciascun ordine del giorno, di esprimere la propria dichiarazione di voto per un massimo due minuti e mezzo. Per il gruppo di Forza Italia è già intervenuto l'onorevole Palumbo, quindi le darò la parola per massimo un minuto, dopodiché invito i suoi colleghi a tener presente la disponibilità della Presidenza.
FABIO GARAGNANI. Intervengo semplicemente per appoggiare, com'è ovvio, l'ordine del giorno in esame e le considerazioni del collega Palumbo, ma anche per rispondere al collega di Rifondazione Comunista, che è intervenuto sulle università statali e private in termini, a mio modo di vedere, non obiettivi. Lo invito a considerare quanto sta succedendo all'università statale di Bologna, dove si sta verificando un «mercato» delle cattedre ed una vera e propria associazione a delinquere, che ha deciso di spartirsi tutti i principali incarichi di docenza nella facoltà di medicina e chirurgia.
Potrei aggiungere altre considerazioni, che mi riservo di svolgere in altra occasione e in altro contesto. Ciò va detto per ribadire che in questa sede è troppo facile dire ogni bene di ciò che è statale e demonizzare il privato. Soltanto da un pluralismo educativo, a livello universitario e non solo, può scaturire quel livello di cultura, di ricerca scientifica e di preparazione, che è indispensabile per il nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tessitore. Ne ha facoltà.
FULVIO TESSITORE. Intervengo brevemente nel tentativo, probabilmente disperato, di offrire qualche chiarimento alla discussione, che mi sembra condotta in termini di assoluta inconsapevolezza.
In primo luogo, vorrei ricordare che il Governo ha già accolto un ordine del giorno in cui si fa riferimento ad una sinergia tra la ricerca degli enti e laPag. 19ricerca universitaria. Se avessi voluto illustrare questo ordine del giorno, avrei ricordato che nella ricerca universitaria e in quella degli enti è presente anche la partecipazione del privato.
Quanto al problema di questi «salvifici interventi» del privato, credo che sia opportuno ricordare che se il nostro Paese è in una situazione di dislivello per quanto concerne il rapporto tra investimento nella ricerca e PIL rispetto agli altri Paesi europei, ciò è dovuto alla mancanza dell'intervento del privato. Dirò di più: è noto a chi conosce la vita degli enti di ricerca, in modo particolare del CNR, che buona parte della ricerca privata è compiuta surrettiziamente con denaro pubblico. Quindi, prima di enunciare «principi salvifici», forse è opportuno conoscere la situazione, dunque ritengo del tutto corretta la proposta del sottosegretario di affrontare l'argomento in sede propria, perché esso merita attenzione anche al fine di ottenere capitali privati all'interno, però in una situazione di assoluta chiarezza, che in ogni modo non sfiguri la identità, vale a dire la funzione dei vari enti, ivi compresa l'università.
Non si tratta di indire nessuna «crociata» contro il privato, ma solo di rivendicare la funzione pubblica della ricerca e dell'insegnamento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. In realtà il mio intervento è superato da quello dell'onorevole Tessitore, che credo abbia ben precisato quello che dovrebbe essere il punto di vista da assumere sull'ordine del giorno in esame.
La discussione su tale tematica è estremamente complessa e l'ha introdotta, con qualche sottolineatura «iperideologica» l'onorevole Burgio. Il suo intervento dovrebbe far riflettere sull'esigenza di esaminare in altra sede il problema.
Intervengo perché, ove l'ordine del giorno Poretti n. 9/2599/23 dovesse essere mantenuto, il mio voto contrario non sarebbe certo motivato sulla base delle considerazioni dell'onorevole Burgio. Non è tempo di «crociate»! È tempo di esame attento e analitico delle questioni. L'impostazione, quindi, non può essere questa e il mio voto contrario sarebbe motivato solo per la ragione semplice ed opportuna espressa dal sottosegretario, cioè che si tratta di materia estranea al provvedimento che stiamo esaminando.
Mi permetterei di chiedere al presentatore, onorevole Poretti, di ritirare l'ordine del giorno e di riproporlo come mozione in un altro momento, in cui il Parlamento finalmente potrà compiere un esame attento, acuto e generale sul problema della ricerca, evitando sia - mi permetta il latinorum - gli idola tribus sia i luoghi comuni; di compiere in altri termini un esame attento, serio, motivato, ma anche liberato dai pregiudizi ideologici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Poretti n. 9/2599/23 e, soprattutto, per stigmatizzare l'intervento svolto dall'onorevole del gruppo di Rifondazione Comunista. Mi sembra di aver colto un timore che spesso la sinistra manifesta, ossia la separazione tra la ricerca teorica e la ricerca applicata, quasi che quest'ultima, poiché spesso richiede finanziamenti privati, sia da demonizzare.
Sappiamo bene che, invece, la debolezza della ricerca italiana risiede proprio nell'inconsistenza dei finanziamenti. Per tale motivo, ben vengano i finanziamenti privati, ben venga la ricerca applicata, perché è attraverso essa che si realizzano lo sviluppo, le nuove tecnologie, la nuova realtà anche industriale e legata al mondo della cultura.
Ribadisco, quindi, di sottoscrivere l'ordine del giorno in esame, a nome del gruppo della Lega Nord Padania.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole d'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, mi sembra che il Governo non abbia intenzione di proporre modifiche, anche rispetto alle obiezioni che i colleghi hanno sollevato. Condividendo gli argomenti del collega Tessitore a favore dell'ordine del giorno, che è intervenuto in precedenza (salvo la conclusione nella quale afferma che è possibile affrontare la questione in un'altra occasione), invito i colleghi - e anche il Governo - a riflettere sul fatto che il dispositivo dell'ordine del giorno Poretti n. 9/2599/23 non è tassativo, per cui da domani si opererà nel senso di potenziare i nostri atenei.
Nel dispositivo è scritto testualmente che l'ordine del giorno in esame «impegna il Governo a valutare l'opportunità di elaborare strategie per attrarre capitali italiani e stranieri». Quindi, mi sembra che l'impegno sia volto alla valutazione dell'opportunità relativa all'elaborazione di strategie. Non mi sembra che l'ordine del giorno Poretti n. 9/2599/23 sia tale da stravolgere la linea politica fin qui assunta dal Governo.
La invito di nuovo, signor sottosegretario, a prendere in considerazione non solo questa parte del dispositivo, ma, se lei lo ritiene opportuno, anche a fare ciò che non ha fatto finora, cioè a proporre una riformulazione relativa alle premesse o alla parte del dispositivo che stiamo discutendo.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Signor Presidente, non ritengo che sia compito del Governo nell'aula del Parlamento elaborare cambiamenti drastici degli ordini del giorno, però accolgo quanto proposto nell'intervento dell'onorevole d'Elia.
Pertanto, mi permetto di suggerire, qualora il proponente sia d'accordo, di limitare l'ordine del giorno alla prima delle premesse - è un dato incontestabile che il nostro Paese dedichi alla ricerca una percentuale del PIL inferiore alla media dei paesi dell'OCSE -, prevedendo semplicemente nel dispositivo l'impegno a carico del Governo a valutare l'opportunità di elaborare strategie per favorire l'investimento di capitali privati italiani e stranieri per il potenziamento dei nostri atenei pubblici. In questo caso, mi permetto di far presente che si tratterebbe di un testo completamente diverso da quello proposto dall'onorevole Poretti. Si è domandato al Governo di proporre una riformulazione accettabile: se questo fosse il testo, sarebbe totalmente accettabile. Certamente, il Governo è interessato ad elaborare strategie per favorire l'investimento privato nel sistema universitario - oltre al fatto che le strategie già sono state elaborate - e, come ha già detto l'onorevole Tessitore, è proprio sul versante dell'investimento privato che mancano le risorse per raggiungere la media degli altri paesi dell'OCSE.
Come ho già detto e vorrei ripetere, ritengo non sia compito del Governo riformulare, con tale profondità di cambiamento, l'ordine del giorno. Tuttavia, poiché mi è stato chiesto, lo faccio volentieri.
PRESIDENTE. Onorevole Poretti, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2599/23 ?
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, effettivamente il Governo sta stravolgendo l'ordine del giorno che ho presentato. Purtroppo, signor sottosegretario, soltanto lei, in questo momento, ha la possibilità di intervenire, altrimenti avrei accettato tranquillamente le proposte formulate, volte ad eliminare la frase: «per la creazione di nuovi centri universitari privati» e mantenere la frase: «per il potenziamento dei nostri atenei italiani», nonché l'espressione: «anche attraverso agevolazioni fiscali per coloro che investono nell'universitàPag. 21e della ricerca», ricordando che si impegna il Governo a valutare l'opportunità di elaborare strategie.
L'unica cosa che non riesco a comprendere, è l'aggiunta, dopo la parola atenei, del termine «pubblici», anziché «italiani».
PRESIDENTE. Onorevole Poretti, non ho compreso se accetta o meno la riformulazione proposta dal Governo.
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, la accolgo, ma a condizione che non venga aggiunta la parola «pubblici».
PRESIDENTE. In questo caso, non la accoglie.
DONATELLA PORETTI. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. A meno che il Governo non sia disponibile a tale modifica... Devo però prendere atto che il Governo non accetta tale condizione e, pertanto, deduco che lei, onorevole Poretti, non accoglie la riformulazione proposta.
DONATELLA PORETTI. No, signor Presidente ed insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, in primo luogo, vorrei far presente che sono stato sollecitato ad intervenire dall'intervento dell'onorevole Burgio. Stiamo discutendo astrattamente di un fatto molto importante per il nostro Paese.
Non ci rendiamo conto che tutto ciò è collegato al fatto che il nostro Paese si colloca al quarantasettesimo posto negli indici di competitività, cioè siamo stati travolti e ci troviamo vicini ai sistemi africani o del terzo mondo, in quanto collocarsi al quarantasettesimo o quarantottesimo posto in termini di competitività significa essere crollati sotto il profilo degli indici.
Ciò è avvenuto in quanto abbiamo trascurato la ricerca o abbiamo svolto una ricerca non spendibile sul terreno delle applicazioni. Se ci rechiamo in Danimarca, in Norvegia o, comunque, in Europa, ci rendiamo conto che le università sono dentro le imprese.
Pertanto, bene ha fatto il Governo ad accogliere l'ordine del giorno Lazzari n. 9/2599/22, seppure limitatamente al dispositivo. Dobbiamo renderci conto, caro collega Burgio, che il problema non è prevaricare la ricerca da parte del privato, bensì inserire, nell'ambito della ricerca pubblica, l'elemento privato, perché apporta conoscenze che, altrimenti, non avremmo.
Tuttavia, se ciò avviene nella nostra Europa, non capisco il motivo per cui avanziamo perplessità o frapponiamo ostacoli alla collaborazione della struttura pubblica di ricerca con quella privata, tenendo conto delle necessità avvertite dall'apparato produttivo per riguadagnare posizioni, come ho già detto, nella graduatoria della competitività internazionale.
Quindi, il problema non è astratto, non è esclusivamente scientifico o, se volete, culturale, ma è un problema di competitività, di produttività e di presenza del nostro Paese negli scenari internazionali.
Se il sistema Paese vuole riguadagnare posizione in termini di capacità di penetrazione nei mercati e di prodotto innovativo, dobbiamo spendere molto di più nella ricerca! Secondo me, anche l'ordine del giorno Poretti n. 9/2599/23, se fosse stato accettato nella riformulazione del Governo, avrebbe dato una mano nel tentativo di indirizzare il nostro Paese verso questi orizzonti.
Pertanto, colleghi, ripeto, il problema non è esclusivamente teorico, ma pratico; dobbiamo insistere perché la ricerca pubblica si integri nella ricerca privata per dare quelle risposte che il nostro sistema produttivo attende al fine di recuperare la capacità di competere su scala mondiale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine delPag. 22giorno Poretti n. 9/2599/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 470
Astenuti 10
Maggioranza 236
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 229).
Prendo atto che il deputato Garofani ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che il deputato Buemi ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno.