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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,07).
(Finanziamenti del progetto Mose per la salvaguardia di Venezia - n. 2-00660)
PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare l'interpellanza Elio Vito n. 2-00660, concernente finanziamenti del progetto Mose per la salvaguardia di Venezia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3), di cui è cofirmatario.
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ANTONIO LEONE. Signor Presidente, l'interpellanza urgente Elio Vito n. 2-00660 - presentata dai vertici del gruppo di Forza Italia, in particolare dai deputati veneti e da quelli che fanno parte delle Commissioni ambiente e bilancio - trae spunto da una notizia che, se confermata, costituirebbe il triste epilogo di una tra le più importanti opere che nel nostro Paese potrebbe essere portata a termine nei prossimi anni.
Con tale interpellanza urgente si vuole mettere nuovamente in evidenza come il Governo Prodi e questa - per la verità - incerta maggioranza che lo sostiene, siano, in maniera ormai più che evidente, ostili nei confronti della realizzazione di qualsiasi opera pubblica di rilevante interesse nazionale. È, infatti, evidente il prevalere della componente dei contrari alle grandi infrastrutture, all'interno di una maggioranza costituita dalla diversità delle anime: la sinistra massimalista comunista e, soprattutto, i Verdi sono tout court contrari alla realizzazione di qualsiasi opera di modernizzazione del Paese, sia sul versante dei trasporti e della viabilità, sia su quello delle infrastrutture di preminente interesse nazionale, come il Mose di Venezia, nonché contrari alla realizzazione di tante altre opere pubbliche.
Di recente, è emersa la volontà da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, nonché dello stesso Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di ridurre il finanziamento già stanziato, pari a 550 milioni di euro, per lo sviluppo dei lavori di realizzazione del sistema del Mose a Venezia, in netta contraddizione rispetto alle dichiarazioni rassicuranti provenienti dagli stessi rappresentanti di entrambi i dicasteri, circa il mantenimento delle cifre inizialmente previste per il completamento di tale indispensabile opera pubblica.
È doveroso ricordare come, durante la precedente legislatura, il Governo Berlusconi ha varato un programma imponente per quanto riguarda le infrastrutture, puntando l'attenzione sul miglioramento del corridoio n. 5 (che comprende la linea Torino-Lione), il nuovo traforo del Brennero, il ponte sullo stretto di Messina e per l'appunto, il Mose di Venezia.
Proprio per la realizzazione di quest'ultima opera, per far partire i cantieri del Mose, il precedente Governo aveva disposto il finanziamento urgente a favore di Venezia e del suo hinterland di una somma di circa 4 miliardi e 300 milioni di euro, dopo decenni di discussione e di studio, unitamente alla previsione della realizzazione di altri interventi infrastrutturali, quali la tangenziale, l'alta velocità, lo stesso corridoio n. 5 che i Verdi, invece, vorrebbero bloccare non soltanto in Val di Susa ma anche a Mestre.
Se venisse confermata l'intenzione del Governo di stornare 550 milioni di euro dalla somma necessaria per la realizzazione delle infrastrutture funzionali ed indispensabili per il progetto del Mose, si tratterebbe di un colpo durissimo per il completamento dell'opera i cui lavori sono già iniziati nel 2003. Infatti, si rischierebbe una battuta di arresto irreversibile per una serie di lavori già effettuati, che si trovano in acqua, non potrebbero essere più completati e finirebbero per marcire.
È anche importante ricordare come lo stesso Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Di Pietro, solo pochi mesi fa, abbia fornito rassicurazioni circa l'entità complessiva dei finanziamenti, affermando che, qualora si fossero arrestati i lavori o ridotti gli stanziamenti vi sarebbe stato un rischio gravissimo e il costo complessivo sarebbe certamente aumentato, addirittura in misura considerevole.
Lo stesso ministro Di Pietro ha auspicato il completamento dei lavori, così come previsto nel programma di realizzazione di questi ultimi e dei relativi stanziamenti, proprio per evitare un aumento dei costi dei lavori stessi, se non per evitare che il progetto potesse addirittura andare a monte.
Vale la pena di ribadire che il Mose rappresenta un grande sistema modernissimo di dighe mobili che servirà a salvare Venezia dalle acque alte e che, proprio gli ambientalisti, avevano lanciato un grido diPag. 34allarme sull'imminente innalzamento delle acque nel mondo, comprese quelle di Venezia.
È sotto gli occhi di tutti la contraddizione tra le parole e i fatti da parte di coloro che fanno capo alla cosiddetta ala ambientalista del Governo. Ed è proprio a causa di tale sinistra antagonista e massimalista e del partito dei Verdi (rappresentati da un Ministro dell'ambiente fiero della propria visione «paleolitica» e fortemente ideologizzata per quanto riguarda le politiche ambientali) i quali, insieme, formano il «partito del no» che si pone sotto gli occhi di tutti come la responsabilità del ritardo dell'Italia dal punto di vista infrastrutturale rispetto al resto d'Europa rischi di diventare incolmabile.
Non è una polemica politica; è la constatazione di quanto accade in questa maggioranza relativamente al comparto del quale stiamo discutendo. Chiediamo al riguardo contezza al Governo di quanto testé abbiamo chiesto di sapere, vale a dire se corrisponda al vero la riduzione dei finanziamenti e, ove mai ciò fosse, come sarebbe possibile arginare il depauperamento dei lavori già realizzati. Inoltre, vorremmo sapere come sia possibile far fronte a tutte le conseguenze di natura, non solo tecnica ma anche legale, che scaturirebbero da inadempimenti riconducibili alla volontà non delle imprese, né tanto meno del committente, ma dello Stato che non provvede ad erogare i contributi nei tempi e secondo la «tabella di marcia» stabilita non solo dal precedente Governo, ma anche dall'attuale: ciò determinerebbe conseguenze - lo ripeto - di natura non solo tecnica ma anche legale che potrebbero creare qualche «piccolo problema».
PRESIDENTE. Il Viceministro delle infrastrutture, Angelo Capodicasa, ha facoltà di rispondere.
ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Signor Presidente, preliminarmente credo sia indispensabile confermare, come ha già fatto il Governo e come il Ministro Di Pietro ha più volte ribadito, l'indifferibilità e l'urgenza di portare a compimento nei tempi previsti le opere relative al sistema di paratie mobili per la salvaguardia di Venezia definito Mose. Tant'è che anche da ultimo, con l'allegato infrastrutture strategiche al Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2008-2012, datato 28 giugno 2007 (quindi, recentemente approvato), si è previsto il completamento del finanziamento di alcune opere strategiche e prioritarie, tra le quali il sistema Mose, mediante le prossime leggi finanziarie relative al quinquennio 2008-2012, indicando per tali opere la previsione annuale di spesa, sebbene non il relativo piano delle assegnazioni.
Per quanto concerne quindi gli aspetti finanziari dell'opera oggetto dell'interpellanza, va chiarito che la legge n. 296 del 2006 - la legge finanziaria per il 2007 - all'articolo 1, comma 977, autorizza la concessione di contributi pluriennali per la prosecuzione della realizzazione delle opere strategiche di preminente interesse nazionale e viene indicato l'importo residuo di contributi pluriennali ancora disponibile, nel triennio 2007-2009, suscettibile di attivare un volume di investimento di circa 1,5 milioni di euro, non specificando, tuttavia, l'assegnazione di tali somme che spetterebbe sempre al CIPE.
Il Ministro delle infrastrutture ha ultimamente ribadito la necessità di reperire ulteriori fondi per il proseguimento dei lavori in corso, fondi che non possono essere reperiti tra quelli previsti dal surrichiamato comma 977 dell'articolo unico della legge finanziaria ma cercati altrove attraverso altri e diversi strumenti.
Per questo motivo, il Ministro delle infrastrutture ha più volte proceduto ad avanzare richiesta al competente Ministero dell'economia e delle finanze per un'ulteriore assegnazione al fine di consentire la prosecuzione dei lavori del Mose.
In particolare, tale somma, consentirebbe di far fronte ad uno scenario di breve periodo, per fronteggiare gli impegni produttivi indispensabili nel 2007 e nel 2008 e assicurerebbe una curva di produzione sostanzialmente coerente con il cronoprogrammaPag. 35del contratto a «prezzo chiuso» (atto 11 maggio 2005, repertoriato con il numero 8067, aggiuntivo alla convenzione generale repertoriata con il numero 7191 del 1991).
La mancata assegnazione della nuova tranche di finanziamento costituirebbe di fatto una interruzione del piano dei finanziamenti preordinato alla realizzazione dei lavori secondo il cronoprogramma contrattualizzato.
Allo stato l'avanzamento dei lavori è tale per cui l'eventuale rinvio di nuovi stralci esecutivi determinerebbe l'esigenza di provvedere alla realizzazione di opere provvisionali necessarie ad evitare deterioramenti e danni ai lavori già eseguiti, a causa della loro permanenza in ambiente marino e dell'azione erosiva delle correnti, con maggiori oneri per l'amministrazione concedente. Inoltre, la mancata prosecuzione delle opere potrebbe altresì esporre l'amministrazione a richieste indennitarie e-o risarcitorie di danni da parte del concessionario.
L'assegnazione urgente della nuova tranche di finanziamento è da considerarsi, pertanto, un obiettivo strategico-operativo essenziale per la prosecuzione del sistema Mose, opera individuata quale indispensabile per l'effettiva salvaguardia fisica di Venezia e della sua laguna.
La sua conclusione, secondo il cronoprogramma contrattualizzato, eviterà all'amministrazione di dover sostenere maggiori costi rispetto al «prezzo chiuso» di cui all'atto repertoriato n. 8067 del 2005, aggiuntivo alla convenzione generale n. 7191 del 1991.
PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di replicare.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, sono soddisfatto del fatto che il Viceministro Capodicasa, evidentemente, condivida appieno tutte le preoccupazioni riportate nell'interpellanza che abbiamo sottoposto al Governo.
Il fatto che un atto di sindacato ispettivo sia indirizzato ad un ministro anziché ad un altro corrisponde ad una valutazione fatta in base all'argomento riguardato che fa ritenere che la risposta debba essere data dal ministro competente ratione materiae.
Sta di fatto che non abbiamo avuto risposta: abbiamo avuto una sorta di solidarietà da parte del Ministero delle infrastrutture, gradita, perché evidentemente il Ministro o chi lo sta rappresentando in questo momento condivide il fatto che si tratta di un'opera che non può essere interrotta, che deve essere finanziata e portata a compimento, per evitare tutto quello che abbiamo esposto nell'interpellanza e che lei, signor Viceministro, ha ribadito.
Ma lei non ci ha detto se le preoccupazioni riportate da notizie di stampa circa il taglio delle risorse siano fondate, se - come si dice in Veneto - gli sghei ci sono o non ci sono, se sono stati tolti o meno. Non ha risposto a questo!
Evidentemente, questa è la riprova del fatto che l'attuale Governo vada a compartimenti stagni. Per questo motivo, mi dichiaro insoddisfatto. Forse, avrebbe dovuto rispondere il Ministro dell'economia e delle finanze; forse avrebbe dovuto essere il Ministero delle infrastrutture ad interpellare il Ministro dell'economia per acquisire la risposta alla domanda posta con l'interpellanza rappresentando al dicastero economico come, appunto, fosse nel relativo potere fornirla o meno; forse, dunque, il suo Ministero ha omesso di interpellare il detentore del portafoglio, ma non possiamo pensare che lei non abbia «girato» la domanda al Ministro dell'economia solo e soltanto perché non vi parlate. Evidentemente, invece, non eravate in grado, forse, di avere la risposta, che non solo era gradita a noi, ma, da quello che ha detto, era gradita anche a voi. È questo quanto ci preoccupa! Vuol dire, evidentemente, che sarà premura del gruppo che rappresento e dei colleghi del Veneto, che hanno preoccupazioni molto forti per questo atteggiamento del Governo - evidentemente non del suo Ministero, ma di chi «dispone» -, inoltrare, forse, qualche altro atto di sindacato ispettivo a chi può venire a darci contezza.
Pag. 36Sta di fatto che siamo agli sgoccioli dell'approvazione del DPEF e si sta formando in questi giorni il megadecreto che costituisce peraltro il corpo della manovra finanziaria, in maniera molto, ma molto «capodica» e autoritaria, e forse non solo i parlamentari, ma anche i ministeri non potranno metterci non solo le mani, ma neanche il naso. È questo che bisogna evitare!
Se il suo dicastero ha a cuore, così come ha rappresentato prima, il fatto che questa vicenda venga portata a conclusione, non basta una risposta di solidarietà. Ci vuole un'azione molto più energica, di natura politica, ed è per questo che non siamo soddisfatti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).