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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 325 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione (Approvato dal Senato) (A.C. 1222) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali).
(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 1222)
PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali Bocchino ed altri n. 1, Elio Vito ed altri n. 2, Maroni ed altri n. 3 e Maroni ed altri n. 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 1222 - Questioni pregiudiziali sezione 1).
Ricordo che, a norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione nella quale potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
L'onorevole Benedetti Valentini ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Bocchino ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'illustrare la pregiudiziale di costituzionalità a firma di vari deputati di Alleanza Nazionale, mi permetto di presumere che essa potrà riscuotere il consenso non solo del mio gruppo, ma anche quello degli altri gruppi della Casa delle libertà, così come noi voteremo a favore delle altre pregiudiziali presentate da questi gruppi.
Mi permetto, però, di supporre che la nostra pregiudiziale di costituzionalità riscuoterà, sicuramente, anche il voto dei gruppi della maggioranza del centrosinistra e dell'Unione. Sì, debbo esserne sicuro, debbo essere tranquillo perché, se così non fosse, dovrei dire che sarebbe stata pura propaganda, anzi dozzinale propaganda, quella che in campagna elettorale gli esponenti degli stessi gruppi hanno svolto, andando a sostenere che nella precedente legislatura si era fatto strame del Parlamento e che l'esecutivo aveva preteso di riassumere in sé poteri che mortificavano la sovranità del Parlamento stesso.
Se non venisse un vostro convinto voto, colleghi della maggioranza di centrosinistra, a favore di questa pregiudiziale, dovrei dire che erano del tutto strumentali le vostre tesi in occasione della campagna referendaria, in cui accusavate il testo di legge di riforma della Costituzione di voler liquidare la Repubblica fondata sul Parlamento, l'ordinamento parlamentare, a favore di una specie di dittatura o, comunque, di supremazia assoluta del premier e dell'esecutivo sull'autorità e la sovranità del Parlamento stesso.
Sono sicuro che non vorrete macchiarvi di una così grave incoerenza. Infatti, cari colleghi, se voi scorrete il testo, vi accorgerete che esso ha meritato tutte le durissime, approfondite ed articolate censure che non soltanto noi, ma il Comitato per la legislazione ha segnalato e segnala alla nostra attenzione, rilevando apertamente i vizi di rilevabile incostituzionalità presenti nel testo.
Infatti, oltre alla considerazione generale che abbiamo trattato più volte, in verità, e non solo, invero, in questa legislatura, e cioè che nei decreti-legge non si possono introdurre norme di legislazione delegata, poiché in netto contrasto con lo spirito e la lettera della carta costituzionale che presiede a tale delicatissimo passaggio, nel testo in esame vi è qualcosa di più grave.
Precisamente, non solo vi è un profluvio di deleghe e di protrazione di deleghe, di dilazioni nuove di termini, ma si assiste ad un Governo che con lo strumento del decreto-legge, cioè con una norma che si fa da solo, si conferisce deleghe, ne prolunga alcune già preesistenti, talune delle quali già esercitate e che hanno prodotto addirittura già gli effetti, violando in talPag. 34modo anche l'altro principio costituzionale della certezza della normativa, dell'affidabilità e della leggibilità della medesima da parte del cittadino destinatario, nonché, cosa ancor più grave, fa una operazione che viola il dettato costituzionale anche nella sostanza e non soltanto dal punto di vista formale.
Infatti, mediante la protrazione di termini e il conferimento di ulteriori deleghe, appropriandosene con una specie di violenza procedurale di cui non vi sfugge la gravità, crea norme di carattere sostanziale; mentre questo provvedimento era partito soltanto come una asciutta, brevissima, sintetica norma, che veramente prorogava uno o più termini in scadenza, si è unita a questo modestissimo tronco un'enorme serie di punti con i quali si intendono bloccare sei o sette fondamentali riforme - naturalmente discutibili nel merito - della precedente legislatura e del precedente Governo.
Nessuno contesta il diritto di una nuova maggioranza, se tale è, di agire sui precedenti deliberati, sulle precedenti normative, sulle precedenti riforme e, se ne ha la forza, la capacità, la legittimazione, di modificarli: ma questo deve essere fatto non violando la procedura, i regolamenti e la Costituzione, non agendo con decreto-legge in violazione delle condizioni che lo potrebbero legittimare, ma con normali proposte di legge o con disegni di legge di iniziativa governativa corretti, che permettano il normale confronto tra la maggioranza e l'opposizione e con tutti i loro settori. In questo caso invece si pretende di bloccare riforme con l'escamotage di una delega al quadrato che si assume in capo a se stessi, espropriando, in questo caso veramente con un autentico golpe sostanziale e non solo formale, i poteri del Parlamento.
Concludo col dire che mi sembrerebbe legittimo temere fortemente - e perciò interrogarsi al riguardo con forte timore e preoccupazione - l'uso che il Governo si propone di fare con questa delega al quadrato: si parla di deleghe in materia di politica e sicurezza alimentare, di scuola e di legge fallimentare. Si tratta di norme fondamentali, molte delle quali hanno anche incontrato un vasto consenso nelle categorie degli operatori interessati.
Il Governo intende attenersi ai criteri che sono determinati dalle leggi sulle quali intende prorogare al quadrato le deleghe che si prende, oppure intende violare anche quei criteri, senza cioè aver avuto una delega dal nuovo Parlamento, utilizzando perfino le deleghe contenute nei precedenti testi vigenti?
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 18,43)
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Siamo dunque in presenza di un precedente che non è vero faccia seguito ad altri casi analoghi. Vi sono stati dibattiti sull'uso improprio del decreto-legge per acquisire con il voto del Parlamento determinate forme di delega - è vero! - ma non vi è stata mai quella che mi sono permesso di chiamare, con un'espressione che ritengo renda l'idea, «delega al quadrato», per fermare leggi vigenti ormai operanti e, addirittura, attraverso un'operazione formale darsi la possibilità di cambiare la sostanza di talune norme. Questo si deve fare con normali disegni di legge!
Sono queste le ragioni essenziali: altre ve ne sono ma sono secondarie rispetto all'argomento che più ci sta a cuore.
Se voi volete dimostrare quel minimo di coerenza che in questa delicatissima materia istituzionale si deve avere per non umiliare il Parlamento, non potete che votare convintamente, anche a prescindere dal merito del provvedimento, per la sua incostituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. L'onorevole La Loggia ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Elio Vito n. 2, di cui è cofirmatario.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, colleghi, le argomentazioni contenute nel testo della pregiudiziale potrebberoPag. 35già essere più che sufficienti a rendere chiara una posizione che, avendo come fine quello di assicurare la funzionalità delle istituzioni, un equilibrato rapporto tra Governo e Parlamento e la stessa funzionalità del Parlamento, è stata rappresentata come estremamente importante ed estremamente grave. Pur riconoscendo che non è opportuno, e non è conforme alla prassi, parlare, in un ramo del Parlamento, di ciò che è accaduto nell'altro ramo, mi chiedo se sia possibile non fare un cenno, sia pure brevemente ed in via incidentale, a quelle che definire «forzature» sarebbe un eufemismo ove si consideri che si è trattato di vere e proprie violazioni del regolamento del Senato che hanno avuto ad oggetto proprio il disegno di legge di conversione in esame.
Voglio fare riferimento a tre aspetti che a me sembrano particolarmente rilevanti.
In primo luogo, è vero che vi sono precedenti di modificazioni anche importanti apportate a decreti-legge adottati dal Governo ad opera della legge di conversione; in questo caso, tuttavia, siamo dinanzi ad uno stravolgimento vero e proprio del testo (originariamente costituito da poco più di una riga che faceva riferimento ad un termine in scadenza relativo al trattamento dei dati personali). Nel sostituire tale riga, sono state inserite nel provvedimento numerose altre materie che, francamente, concretizzano un vero e proprio stralcio - importante e non secondario, molto importante - di una fetta consistente dello stesso programma di Governo.
Pur volendo essere rispettoso della buona fede istituzionale, immagino che questa sia stata, probabilmente in maniera non conforme né alla legge né al regolamento, la vera ragione della posizione della questione di fiducia al Senato, all'esame del quale è stato sottoposto un «nuovo» provvedimento, mediante il quale viene realizzata una parte importante del programma di Governo. Esso, però - è questo l'aspetto che va sottolineato -, va a sostituire non «pezzi», sia pure importanti, di un decreto-legge che tratta gli stessi argomenti (o altri assimilabili a quelli in esso già contenuti), ma una riga e mezza di un decreto-legge che era basato su ragioni reali di urgenza e di necessità e che era stato adottato dal precedente Governo!
A questo proposito, ed introduco la mia seconda argomentazione, mi permetto di citare le dichiarazioni di autorevolissimi esponenti dell'attuale maggioranza, i quali, in occasione di discussioni dello stesso tipo, su pregiudiziali dello stesso tipo, ma su materie sicuramente meno rilevanti di quelle che stiamo trattando ora, hanno avuto modo di esprimersi in termini estremamente negativi.
Cito testualmente: «La novità negativa è invece costituita dal fatto che vengono conferite nuove deleghe» - come avviene nel provvedimento in esame - «nel disegno di legge di conversione. Il Governo prevede di conferire nuove deleghe a se stesso. In tal modo vi è un totale stravolgimento delle procedure ordinarie». Quella appena citata è una frase espressa dal collega Bressa nella seduta della Camera dei deputati del 26 luglio 2004, n. 498. Potrei citare altri esempi, ma mi limiterò soltanto a due colleghi. Sempre l'onorevole Bressa, il 26 luglio del 2005, quindi poco più di un anno dopo - è periodico questo interesse del collega -, afferma (leggo testualmente): «Laddove si prevede che il Governo non può, mediante decreto-legge conferire deleghe legislative, stabilire che si possa, attraverso questo strumento, innovare forzando, proprio sulla legge e sul regolamento, che vietano al Governo, attraverso il decreto-legge, di ripristinare l'efficacia di disposizioni dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale (...)». Mi pare che anche questa citazione sia molto pertinente.
Da ultimo, cito, non me ne voglia, il collega Zaccaria, il quale ha affermato, con riferimento ad un caso identico a quello in questione, nel corso della seduta del 21 giugno 2005 (leggo testualmente): «A partire dalla modifica di disposizioni di delegazione legislativa,» - contenuta, in quel caso, nell'articolo 2 del disegno di legge di conversione - «cosa che avvenendo in sede di conversione di un decreto-legge,Pag. 36costituisce una vera e propria forzatura giuridica. Anche su tale punto» - cita giustamente il collega Zaccaria - «il parere del Comitato per la legislazione risulta chiaro e perentorio. Il Comitato chiede la soppressione di quell'articolo».
È evidente che tutti hanno il diritto di cambiare idea: ci mancherebbe altro! Ciò è assolutamente legittimo, soprattutto quando questa modificazione nel pensiero, nella valutazione, nell'utilizzo della stessa dottrina giuridica avviene con la straordinaria coincidenza di un cambiamento di condizione, in questo caso di condizione politica, cioè passare dall'opposizione alla maggioranza.
Sarei veramente curioso di conoscere oggi su questo argomento l'opinione dei colleghi Bressa e Zaccaria. Mi sono permesso di citare le loro parole, e di ciò un po' mi scuso, ma, ovviamente, era mia intenzione non personalizzare la questione bensì estrapolare semplicemente da alcuni dibattiti svoltisi in questa sede, che sono stati anche particolarmente accesi, due posizioni che mi sono apparse estremamente qualificate e qualificanti relativamente a casi assolutamente identici ma di gravità certamente minore a quello in esame.
Terza argomentazione: mi chiedo quale sia la fattispecie che oggi ci induce a chiedere all'Assemblea di valutare la questione in piena coscienza, con un'approssimata conoscenza giuridica e sulla scorta di un compiuto e totalmente condivisibile parere espresso dal Comitato per la legislazione - parere firmato, tra gli altri, proprio dal presidente del Comitato che certamente non è espressione dell'opposizione ma della maggioranza - che, in maniera puntuale, precisa, dura e con argomentazioni estremamente convincenti, si è espresso nel senso che almeno alcune parti di questo decreto-legge, e del conseguente disegno di legge di conversione, siano espunte per non incorrere in una palese incostituzionalità.
Qual è il caso al quale faccio riferimento? Non è soltanto quello dell'introduzione di una nuova delega, peraltro in una materia come l'agricoltura, con amplissimi margini di operabilità da parte del Governo, scavalcando completamente il Parlamento ancora una volta peraltro...
PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, la invito a concludere.
ENRICO LA LOGGIA. ...così come è avvenuto in Senato, impropriamente, inserendo anche qui una discussione, ma è il fatto di aver fatto risorgere, signor Presidente, colleghi della maggioranza - vorrei che ascoltaste con attenzione - una norma già abrogata. In materia di università, sulla base di una norma abrogata, protraendo nel tempo un termine della disposizione nuova, si dice con tutta chiarezza che vengono fatte rivivere norme già abrogate. Questo è francamente troppo! Credo quindi - avrei altre argomentazioni ma il tempo a mia disposizione è finito - che ci siano tutte le ragioni per approvare questa pregiudiziale, o quanto meno per esprimere al riguardo un'opinione, auspicando una riduzione, operata intelligentemente e in maniera adeguata, dello stesso testo del decreto al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Cota ha facoltà di illustrare le questioni pregiudiziali Maroni ed altri n. 3 e Maroni ed altri n. 4, delle quali è cofirmatario. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Presidente, in questi primi mesi di legislatura abbiamo assistito ad una serie di atti posti in essere dall'esecutivo contro le prerogative del Parlamento, che, come Assemblea eletta dal popolo, deve esercitare il potere legislativo. Tre sono gli atti che mi vengono in mente. Il primo atto si è verificato lo stesso giorno dell'insediamento del Governo. Sono stati presentati all'opinione pubblica dei ministri con una determinata competenza e una riorganizzazione anche complessa dell'assetto dei ministeri senza l'atto di supporto normativo, che è intervenuto successivamente, sotto la forma del decreto-legge, ovviamente per aggirare su questo punto il confronto parlamentare.Pag. 37
Poi successivamente abbiamo assistito alla presentazione, o meglio all'ampliamento, del decreto-legge in esame, che nasceva come un provvedimento di poche righe, di semplice proroga di due mesi di alcuni termini. Abbiamo poi assistito pochi giorni fa all'approvazione in Consiglio dei ministri, mediante decreto-legge, pubblicato oggi, di una riforma che il Governo intende porre in essere in tema di liberalizzazione. In realtà non si tratta di una riforma di liberalizzazione, perché la riforma presentata, invece di eliminare le situazioni di monopolio ampliando l'interesse del consumatore, va nell'interesse opposto, creando nuove concentrazioni e colpendo categorie deboli di lavoratori.
Quindi, preoccupa tale modalità di esercizio della funzione legislativa, che è certamente contraria sia ai principi di cui agli articoli 76 e 77 della Costituzione in ordine alla decretazione d'urgenza - in quanto devono sussistere i requisiti di necessità ed urgenza con riferimento sia al provvedimento originario presentato che al testo finale approvato -, sia alle circolari dei Presidenti di Camera e Senato, nonché del Presidente del Consiglio dei ministri (in ordine alla corretta tecnica di novellazione ovvero alle caratteristiche che devono possedere le norme giuridiche), sia ancora alle disposizioni recate dalla legge n. 400 del 1988 circa il contenuto dei provvedimenti normativi e, segnatamente, dei decreti-legge. Questi ultimi devono rispettare il requisito dell'omogeneità, non potendo essere decreti omnibus che contengono, per così dire, di tutto e di più.
Per questa ragione, abbiamo ritenuto di presentare tali questioni pregiudiziali che, assolutamente fondate, non trovano soltanto il conforto delle nostre argomentazioni ma anche quello insito nel parere espresso dal Comitato per la legislazione. Tale organo, esaminando il provvedimento in questione, ha rilevato la necessità di sopprimere le disposizioni estranee al contenuto dell'originario decreto-legge al fine di ricondurlo all'interno appunto dei parametri costituzionali e normativi vigenti.
Noi chiediamo all'Assemblea di esprimersi, ovviamente pregiudizialmente, su tali questioni; chiediamo, altresì, ai deputati della maggioranza di farsi un esame di coscienza e di ripensare alle posizioni da loro assunte nella passata legislatura. Infatti, temi così importanti quali l'autonomia del Parlamento, la possibilità in esso di confrontarsi liberamente su materie così delicate ed il rispetto delle norme costituzionali sull'attività legislativa non sono questioni che possono essere utilizzate a seconda della convenienza.
Quindi, fatevi un esame di coscienza perché, se pensate di andare avanti di questo passo, con questi colpi di mano, sicuramente troverete da parte nostra pane per i vostri denti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ricordo che, a norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del regolamento, sulle questioni pregiudiziali testé illustrate avrà luogo un'unica discussione nella quale potrà intervenire, per non più di cinque minuti, un oratore per ciascun gruppo tranne i gruppi di appartenenza dei deputati che hanno illustrato le questioni pregiudiziali; seguirà quindi un'unica votazione su tutte le questioni pregiudiziali sollevate.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, ho ascoltato, con molta attenzione gli interventi dei deputati che hanno illustrato le questioni pregiudiziali per motivi di costituzionalità e naturalmente ho fatto anche un esame di coscienza in questi giorni. Ho espresso ieri, in fase di discussione sulle linee generali, la mia posizione, ma vorrei ribadire alcuni punti sia giuridici sia di natura ordinamentale.
La prima questione è politica, ovviamente, Presidente. Chiedo ai deputati ed alle deputate dei gruppi di opposizione se abbiano veramente l'intenzione di risolvere una questione ormai annosa relativa ai decreti-legge, ai disegni di legge di conversione, ai regolamenti ed alle prassi che guidano l'interpretazione delle norme regolamentari oppure vogliano semplicementePag. 38fare una battaglia politica contro il centrosinistra. Infatti, se si tratta solo di una battaglia politica, evidentemente, onorevoli colleghe e colleghi del centrodestra, non vi potremo seguire su tale via; naturalmente, noi potremmo ricordare che è stata prassi costante dei Governi di centrodestra ricorrere appunto all'uso dei disegni di legge di conversione per attribuirsi delle deleghe.
È stato anche costante il ricorso ai decreti-legge addirittura per votare le leggi finanziarie, ma di questo passo (questo è il mio esame di coscienza) non andremo avanti; ci rimprovereremmo reciprocamente errori mentre collettivamente dobbiamo imparare dagli errori, che significa cambiare le prassi, il modo in cui legiferiamo noi e, soprattutto, il Governo.
Vi propongo, senza arroganza e iattanza, dato che chi parla è semplicemente un deputato della Camera, di seguire una via costruttiva, cioè comprendere che ci troviamo in un momento transitorio. Certo ogni momento è transitorio, ma in questo caso la definizione non è sbagliata, perché viviamo i primi mesi di vita del Governo di centrosinistra guidato dall'onorevole Prodi, che ha bisogno non solo di mettere a punto la sua macchina organizzativa ma, soprattutto, di intervenire sui disegni di legge con cui il Governo di centrodestra si è appropriato di deleghe in occasione del varo di decreti-legge o su deleghe già operative varate dal precedente Governo. Ebbene, vi propongo di valutare questo periodo transitorio in cui il Governo è costretto, ha la necessità di intervenire immediatamente per rispettare non tanto il proprio programma elettorale ma il proprio indirizzo politico presentato in Parlamento, quando ha chiesto la fiducia che gli è stata concessa.
Quindi, in occasione delle discussioni che faremo sui decreti-legge e soprattutto sui disegni di legge di conversione dei decreti-legge, vi chiedo di operare insieme, tutta la Camera, affinché il Governo si impegni a modificare le sue modalità di legislazione. In questo senso, va preso e letto il parere fornito dal Comitato per la legislazione, puntuale e molto critico, ma in questo senso deve essere anche interpretata, ad esempio, la discussione svoltasi in Commissione agricoltura ed in altre Commissioni permanenti che hanno già cominciato ad esaminare il disegno di legge di conversione.
Non vi chiedo di non fare opposizione al disegno di legge di conversione in esame, né di non criticare le modalità con cui il Governo è intervenuto, bensì di assumere un impegno comune affinché il Governo si assuma la responsabilità di non utilizzare più i disegni di legge di conversione per attribuirsi deleghe (di questo si tratta) nonché di votare insieme un ordine del giorno che spero il Governo faccia proprio, in modo da impegnarsi a modificare le sue modalità di legislazione.
Onorevole Cota, lei ha richiamato all'esame di coscienza. Le dico che, svolto l'esame di coscienza, non possiamo impedire al Governo di dare segni di discontinuità rispetto all'azione politica del centrodestra e di intervenire il più rapidamente possibile. Per questo è stato utilizzato come «veicolo» il disegno di legge di Berlusconi, in scadenza il 12 luglio, così da intervenire per porre un freno o addirittura cambiare ciò che il Governo, legittimamente, ritiene di dover cambiare.
Per concludere, signor Presidente, mentre annuncio il voto contrario sulle questioni pregiudiziali presentate, contemporaneamente mi impegno, personalmente, anche in qualità di presidente del Comitato per la legislazione, come ho detto ieri e ribadisco oggi, a presentare un ordine del giorno, in modo che il Governo si senta impegnato, nelle prossime tappe, a legiferare in modo conforme alla legge n. 400 del 1988 e soprattutto agli articoli 76 e 77 della Carta costituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, mi permetta, in primo luogo, di ringraziare l'onorevole La Loggia, che ha voluto ricordare gli interventi del collega Bressa e del sottoscritto svolti su temi che presentano un'apparente somiglianza.Pag. 39
Mi fa piacere, ma avrei avuto un piacere maggiore se la citazione avesse avuto luogo nello stesso momento in cui esprimevo quelle considerazioni su testi di decreti-legge o di leggi di conversione. Certo, una citazione a futura memoria lascia il tempo che trova, anche perché vorrei far presente che in questa materia molto complessa bisogna saper distinguere le sfumature, altrimenti si rischia di fare di tutta l'erba un fascio.
Quando si parla di decreti-legge recanti misure di proroga, detti anche «mille proroghe» (si tratta di una definizione sommaria), è più difficile muovere osservazioni legate all'eterogeneità delle disposizioni.
Tali provvedimenti, come noto, sono stati, nella tradizione dei Governi e dei Parlamenti, andando indietro nel tempo, usati in maniera molto ampia. In questi casi, l'eterogeneità delle disposizioni, come afferma anche il Comitato per la legislazione, è superata dall'omogeneità del fine, vale a dire dal fatto che vi sono delle norme diverse che devono essere prorogate.
In alcuni casi la proroga dipende dalla scarsa efficienza dei precedenti responsabili. Poiché in questo momento la distanza, rispetto alle attività del Governo precedente, è ravvicinata, si tratta, in alcuni casi, di proroghe necessarie rispetto alla funzione di continuità degli esecutivi.
Quando poi si parla dell'introduzione di deleghe, bisognerebbe distinguere tra le diverse tipologie delle stesse. Una cosa è la previsione di una nuova delega, un'altra è l'emanazione di decreti legislativi integrativi e correttivi ed è questo il caso di cui stiamo parlando.
Normalmente, quando si attribuisce una delega, si prevede anche l'emanazione dei relativi decreti integrativi e correttivi (sono previsti originariamente). In questo caso, tali provvedimenti non erano stati previsti e, di conseguenza, potremmo dire che, in qualche modo, si ovvia ad una dimenticanza precedente.
Vorrei entrare maggiormente nel merito della questione.
Ho passato rapidamente in rassegna le tipologie di deviazioni che sono state operate rispetto alle nostre disposizioni (mi riferisco alla legge n. 400 del 1988) nelle precedenti legislature. Ho individuato ben otto ( forse ve ne sono di più) tipologie di deviazioni. Secondo il collega Bressa, che utilizza espressioni un po' colorite, ve ne sono addirittura dei «vagoni» di precedenti! A mio avviso, si riscontrano ben otto tipologie di interventi su provvedimenti di questo tipo che sono state normalmente praticate.
In alcuni casi sono state inserite nuove deleghe, e non come in questo caso ove si tratta di interventi correttivi.
Sono state disposte misure di proroga e di differimento di termini; sono stati operati interventi con decreto su materie oggetto di deleghe ancora aperte.
Sono stati operati interventi sui principi e criteri direttivi; sono state modificate disposizioni ordinamentali; ci sono stati casi in cui vi era mancanza di presupposti o necessità e urgenza, e tanti altri casi ancora. Avendo poco tempo, non posso citare i vari casi, anche se sarebbe molto interessante.
Vorrei ricordare - lo dico solo perché i colleghi ne abbiano memoria - che uno degli ultimi decreti-legge dello scorso Governo recava misure in materia di Olimpiadi e di droga. È abbastanza difficile sostenerne l'omogeneità di materia. In quel caso si toccò una delle punte più alte di divaricazione dei principi.
PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria, ha concluso il tempo a sua disposizione.
ROBERTO ZACCARIA. Vi sono state, pertanto, molti deviazioni rilevanti.
Oggi siamo in presenza di un provvedimento che deve assicurare la continuità dell'azione di Governo.
Siamo in una fase transitoria; il collega Russo ha mosso alcune osservazioni che, a mio avviso, possono essere tenute presenti. Tuttavia, da qui a dire che il provvedimento in esame vi spaventa, vuol dire che, per tutta la scorsa legislatura, avete tenuto gli occhi coperti!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo solo per manifestare l'adesionePag. 40del gruppo dell'UDC alle questioni pregiudiziali presentate dai colleghi dell'opposizione e per sottolineare brevissimamente tre questioni.
Noi non abbiamo posto questioni di costituzionalità del decreto-legge né di merito, ma questioni pregiudiziali che attengono al procedimento legislativo e alla garanzia, soprattutto della Camera e della Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati, di essere messe nella condizione di potere esaminare un provvedimento così complesso. Non voglio citare il parere articolato e motivato del Comitato per la legislazione, ma semplicemente ricordare ai colleghi - e da ultimo all'onorevole Zaccaria - che, in primo luogo, questo decreto-legge giunge alla Camera con un maxiemendamento che ne ha stravolto il contenuto originario, su cui il Governo ha posto la fiducia al Senato. Questo non ha messo il Senato nelle condizioni di poter esaminare il provvedimento né di conoscerlo esattamente nei suoi termini ed oggi - per ragioni ovvie della maggioranza che governa, cioè per la necessità di non far scadere questo decreto-legge - anche la Commissione affari costituzionali della Camera e quest'Assemblea non sono nelle condizioni di poterlo modificare.
Stiamo parlando non solo dell'introduzione di nuove deleghe o della modifica sostanziale di alcune deleghe che erano state già date in precedenza dal Parlamento con l'introduzione anche di norme di immediata efficacia nell'ordinamento, ma, anche e soprattutto, della proroga di termini previsti da leggi che sono scaduti (e la proroga di un termine può avvenire solo prima della sua scadenza e non anche dopo). Stiamo parlando dell'anomala procedura in forza della quale norme già abrogate ed espunte dal nostro ordinamento da parecchio tempo tornano a rivivere attraverso un procedimento che il Comitato per la legislazione definisce di per sé anomalo. Stiamo parlando anche dell'introduzione o dell'integrazione di sanzioni amministrative e penali, che produciamo con decreto-legge in sede di conversione attraverso una questione di fiducia posta al Senato.
Quindi, parliamo di un complesso di anomalie procedurali e di fatti che, oggettivamente, espropriano i colleghi parlamentari, di maggioranza e di opposizione, della possibilità di fare valutazioni di merito approfondite su tali questioni; e in forza di tutto ciò è oggettivamente opportuno un rinvio dell'esame del provvedimento.
Per queste ragioni, il gruppo dell'UDC esprimerà un voto favorevole sulle questioni pregiudiziali presentate dai colleghi di opposizione.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Bocchino ed altri n. 1, Elio Vito ed altri n. 2, Maroni ed altri n. 3 e Maroni ed altri n. 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 473
Votanti 468
Astenuti 5
Maggioranza 235
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 266.
(La Camera respinge - Vedi votazioni).
Prendo atto che gli onorevoli Balducci e Villari non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.