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Discussione del disegno di legge S. 1447: Modifiche alle norme sull'ordinamento giudiziario (approvato dal Senato) (A.C. 2900).
PRESIDENTE. Avverte che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il dibattito è riprodotto in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.
Avverte, inoltre, che sono state presentate la questione pregiudiziale per motivi di costituzionalità Elio Vito n. 1 e le questioni pregiudiziali per motivi di merito Lussana n. 1 ed Elio Vito n. 2, che saranno discusse e votate al termine della discussione sulle linee generali, alla ripresa pomeridiana della seduta.
Dichiara aperta la discussione sulle linee generali, della quale è stato chiesto l'ampliamento.
MARILENA SAMPERI (Ulivo), Relatore per la maggioranza. Osserva che il disegno di legge in discussione novella i decreti legislativi di riforma dell'ordinamento giudiziario emanati nella precedente legislatura in attuazione della legge delega n. 150 del 2006. Ricordato il proficuo lavoro svolto in Commissione, illustra quindi il contenuto del provvedimento, soffermandosi, in particolare, sulla nuova disciplina relativa alla valutazione della professionalità dei magistrati.
Richiama quindi le ragioni per le quali giudica infondate le critiche rivolte dall'opposizione al disegno di legge, segnatamente in riferimento alle deleterie conseguenze che potrebbero derivare per la garanzia della terzietà del giudice, nonché per l'indipendenza della magistratura, dalla presunta eccessiva influenza delle correnti maggioritarie in seno al Consiglio superiore della magistratura. Rileva quindi che il provvedimento in esame non rappresenta una controriforma dell'ordinamento giudiziario, ma è finalizzato a correggere, mediante un intervento equilibrato e puntuale, gli aspetti non condivisibili della cosiddetta riforma Castelli, al fine di garantire il rispetto dei principi fondamentali dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura.
GAETANO PECORELLA (FI), Relatore di minoranza. Nel dare atto della serietà e dell'equilibrio con i quali si sono svolti i lavori presso la Commissione di merito, manifesta un orientamento contrario al provvedimento in discussione, che denota l'intendimento del Governo di attuare una vera e propria controriforma, peraltro attraverso un intervento raffazzonato, rispetto a quella varata dal precedente Esecutivo, che avrebbe dovuto entrare in vigore entro la fine del mese di luglio. Sottolinea inoltre la particolare gravità dell'eliminazione dei criteri obiettivi per l'attribuzione degli incarichi direttivi ai magistrati, cui consegue un'eccessiva influenza delle correnti maggioritarie dellaPag. VImagistratura, nonché il mantenimento della sua unitarietà, che comporta un sostanziale ritorno al processo inquisitorio in violazione dei principi di cui all'articolo 111 della Costituzione. Lamenta infine l'indisponibilità della maggioranza a recepire le istanze rappresentate dall'opposizione.
PRESIDENTE. Prende atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in replica.
PINO PISICCHIO (IdV). Richiamato il dibattito svoltosi in Assemblea Costituente sul tema del bicameralismo, sottolinea che l'attuale situazione politica determina di fatto la sostanziale impossibilità, per la Camera, di modificare i provvedimenti approvati dal Senato, in particolare quelli concernenti materie sulle quali è più aspra la dialettica tra maggioranza ed opposizione. Invita quindi la Presidenza ad assumere ogni iniziativa utile a garantire alla Camera il pieno esercizio delle sue prerogative.
MAURIZIO PANIZ (FI). Pur associandosi all'apprezzamento rivolto al presidente della II Commissione per l'equilibrata conduzione dei lavori, esprime un giudizio fortemente negativo sul disegno di legge in discussione, che ritiene frutto di indebite interferenze della magistratura sull'attività del Parlamento; lamentata la volontà della maggioranza di blindare il testo del provvedimento, critica in particolare la mancata previsione di un'effettiva distinzione delle funzioni dei magistrati, che dovrebbe essere propedeutica all'auspicabile separazione delle carriere.
PIERLUIGI MANTINI (Ulivo). Sottolinea la necessità e l'urgenza di una riforma dell'ordinamento giudiziario al fine di garantire maggiore funzionalità ed efficienza all'intero settore nonché l'indipendenza della magistratura, evidenziando l'inadeguatezza della cosiddetta riforma Castelli. Richiama quindi gli aspetti più condivisibili ed innovativi del disegno di legge in discussione, soffermandosi in particolare sulla disciplina dell'accesso alla magistratura, sui nuovi criteri di valutazione della professionalità dei magistrati e sul tema della separazione delle funzioni. Nell'esprimere un giudizio sostanzialmente positivo sull'impianto del provvedimento, auspica altresì un impegno comune al fine di affrontare le gravi questioni del cosiddetto debito pubblico giudiziario e della durata dei processi.
LUCIO BARANI (DCA-NPSI). A nome del suo gruppo, esprime un giudizio assolutamente negativo sul provvedimento in discussione, frutto, a suo giudizio, dei condizionamenti operati sul Governo e sulla maggioranza dall'Associazione nazionale magistrati. Ritiene quindi che la riforma in discussione rischi di deresponsabilizzare i giudici, non prevedendo, in particolare, accertamenti psicoattitudinali per l'accesso in magistratura, e non contenga misure atte ad assicurare una rigida separazione delle funzioni inquirente e giudicante.
FEDERICO PALOMBA (IdV). Manifestata insoddisfazione per il metodo seguito e per la parzialità della riforma dell'ordinamento giudiziario proposta con il provvedimento in discussione, esprime forti perplessità, in particolare, sulla prospettata disciplina della separazione delle funzioni dei magistrati, che giudica eccessivamente rigida; preannunzia peraltro che il suo gruppo voterà a favore del disegno di legge in esame, del quale richiama gli aspetti positivi, attesa la necessità di scongiurare l'efficacia delle disposizioni recate dalla cosiddetta legge Castelli.
PAOLA FRASSINETTI (AN). Pur apprezzando l'atteggiamento imparziale assunto dal presidente Pisicchio nel corso dell'iter in Commissione, esprime un giudizio fortemente critico su un provvedimento sostanzialmente influenzato dal comportamento irresponsabile dell'Associazione nazionale magistrati, che giudica lesivo delle prerogative parlamentari. Richiamati quindi gli aspetti di maggiore criticità del testo in discussione, segnatamentePag. VIIla timida separazione delle funzioni e la marginalizzazione della categoria forense, ritiene che l'eccessiva ristrettezza dei tempi previsti per il dibattito abbia relegato il ruolo della Camera ad una funzione di ratifica di determinazioni già assunte.
MARIASTELLA GELMINI (FI). Esprime ferma e motivata contrarietà al disegno di legge in discussione, lamentando la sostanziale impossibilità per la Camera di apportare le necessarie modifiche ad un testo che giudica inidoneo a fornire risposte efficaci alle esigenze dei cittadini e finalizzato unicamente ad impedire l'entrata in vigore della cosiddetta riforma Castelli. In particolare, ritiene necessario attuare concretamente la separazione delle carriere giudicante ed inquirente per garantire il giusto processo. Osserva quindi che il provvedimento in discussione appare contrario agli stessi interessi della magistratura, la cui indipendenza viene sacrificata a vantaggio del potere delle sue correnti interne. Rivolto alla maggioranza l'invito a considerare la possibilità di un'ulteriore proroga del termine di entrata in vigore della cosiddetta riforma Castelli, auspica, in caso contrario, che la Camera non abdichi alle proprie prerogative e respinga il disegno di legge in discussione.
CARLO LEONI (SDpSE). Espresso apprezzamento per il proficuo lavoro svolto dalla II Commissione, giudica condivisibile l'articolato in discussione, peraltro reso più equilibrato, rigoroso e garantista a seguito delle modifiche apportate nel corso dell'iter al Senato. Sottolinea quindi che esso va nella giusta direzione al fine di pervenire ad un'imprescindibile e più chiara distinzione delle funzioni dei magistrati, secondo il dettato dell'articolo 107 della Costituzione.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI (UDC). Lamentato preliminarmente il fatto che la Camera è spesso costretta a ratificare decisioni assunte dal Senato, rileva come la cosiddetta riforma Castelli prevedesse soluzioni efficaci e concrete per il mondo della giustizia, a differenza del provvedimento in discussione che, a suo avviso, si limita ad elevare al rango di norma primaria l'attività regolamentare del Consiglio superiore della magistratura. Nel richiamare quindi gli aspetti di maggiore criticità presenti nel testo, osserva, in particolare, che per quanto concerne la progressione di carriera dei magistrati non si prevede il ricorso a criteri meritocratici, che potrebbero invece incidere positivamente sull'innalzamento qualitativo della loro professionalità.
SILVIO CRAPOLICCHIO (Com.It). Evidenziato preliminarmente che impedire l'entrata in vigore della cosiddetta riforma Castelli costituisce un'ineludibile priorità per il Governo in carica, tanto condivisa dalle forze politiche della coalizione da essere stata espressamente contemplata nel programma dell'Unione, rileva che la disciplina recata dal disegno di legge in discussione, pur perfettibile ove l'applicazione concreta faccia emergere la necessità di apportarvi correttivi, è volta a superare gli aspetti maggiormente invasivi ed illegittimi della predetta riforma.
GIANCARLO LAURINI (FI). Nel condividere pienamente le considerazioni svolte dal presidente della II Commissione Pisicchio circa la sostanziale impossibilità, per la Camera, di modificare provvedimenti, anche estremamente rilevanti, approvati dal Senato, lamenta la blindatura del disegno di legge in esame da parte della maggioranza.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI
GIANCARLO LAURINI (FI). Richiamati, altresì, gli aspetti più critici ed illegittimi del provvedimento in esame, stigmatizza, in particolare, la mancata previsione di un'effettiva separazione delle funzioni dei magistrati.
GINO CAPOTOSTI (Pop-Udeur). Rilevato preliminarmente che il dovere istituzionalePag. VIIIdi un corretto confronto fra maggioranza ed opposizione è stato pienamente rispettato grazie al lungo ed approfondito dibattito svolto al Senato sul testo del provvedimento in discussione, richiama gli aspetti più condivisibili ed innovativi di una riforma attesa da anni, giudicando infondate le preoccupazioni espresse da alcuni esponenti dell'opposizione. Auspica, quindi, la sollecita approvazione di un disegno di legge che risponde alle legittime aspettative dei cittadini.
CAROLINA LUSSANA (LNP). Osserva che il provvedimento in discussione, volto a realizzare una controriforma che scardina con arroganza gli aspetti più innovativi della cosiddetta riforma Castelli, è frutto delle pressioni esercitate sul Governo e sul Parlamento dalla magistratura associata, mobilitatasi a difesa dei propri privilegi ed interessi corporativi. Nel lamentare pertanto la lesione delle prerogative parlamentari, rileva che le disposizioni recate dal disegno di legge in discussione, di stampo autoritario e statalista, renderanno i magistrati sostanzialmente succubi delle correnti interne all'Associazione nazionale magistrati.
LUIGI COGODI (RC-SE). Esprime un giudizio prevalentemente positivo sul provvedimento in discussione, con particolare riguardo alle disposizioni relative alle modalità di accesso in magistratura ed alla distinzione tra funzioni giudicante e requirente, che a suo avviso dovrà essere effettiva; giudicato inoltre doveroso il superamento della cosiddetta legge Castelli, lamenta lo stato disastroso della giustizia in Italia, segnatamente nel Mezzogiorno, che dovrebbe essere oggetto di una riforma di carattere organico.
ROBERTO COTA (LNP). Nel ritenere che i problemi interni alla maggioranza non consentano alla Camera di apportare le necessarie modifiche ad un testo ingiusto e frutto dei condizionamenti dell'Associazione nazionale magistrati, osserva che il provvedimento in discussione, sul quale esprime un giudizio fortemente negativo, è finalizzato unicamente allo smantellamento della cosiddetta riforma Castelli, segnatamente per quanto riguarda la separazione delle funzioni e l'introduzione di criteri meritocratici nei percorsi di carriera dei magistrati.
GIUSEPPE CONSOLO (AN). Nel ringraziare la relatrice e il presidente della II Commissione per la serietà con la quale hanno affrontato l'esame del provvedimento nella discussione in sede referente, osserva che la cosiddetta riforma Castelli è stata approvata, nella precedente legislatura, a seguito di un approfondito dibattito. Sottolinea quindi che le pressioni esercitate dall'Associazione nazionale magistrati rispetto alla disciplina in discussione hanno leso le prerogative del Parlamento e, segnatamente, della Camera dei deputati, costretta di fatto a svolgere una funzione di mera ratifica di decisioni assunte in altre sedi. Richiama altresì gli aspetti di maggiore criticità del provvedimento, manifestando l'orientamento nettamente contrario del suo gruppo, che pertanto non potrà in alcun modo rendersi complice della sua approvazione.
ENRICO COSTA (FI). Nello stigmatizzare il fatto che sui provvedimenti concernenti la materia della giustizia siano state reiteratamente lese le prerogative della Camera dei deputati, costretta ad una mera funzione notarile, esprime un giudizio fortemente negativo sulle disposizioni recate dal disegno di legge in discussione, che denota come il Governo si sia piegato agli interessi dell'Associazione nazionale magistrati. Sottolinea quindi la particolare gravità delle misure concernenti i criteri di valutazione per l'attribuzione delle funzioni e degli incarichi direttivi, nonché delle procedure individuate per la progressione delle carriere, paventando il rischio che l'eccessivo potere delle correnti incida inevitabilmente sull'indipendenza dei magistrati.
MANLIO CONTENTO (AN). Nel ritenere che il dibattito abbia relegato laPag. IXCamera ad una funzione di mera ratifica delle determinazioni assunte al Senato, anche alla luce delle difficoltà interne alla stessa maggioranza, stigmatizza la sostanziale irresponsabilità politica del Ministro della giustizia che ha inteso blindare il testo in discussione. Rilevato quindi che la cosiddetta riforma Castelli era il frutto di un effettivo e proficuo confronto tra maggioranza ed opposizione, esprime un giudizio fortemente critico su un provvedimento, influenzato in maniera significativa dalle pressioni dell'Associazione nazionale dei magistrati, che tende a smantellare, in particolare, i principi di gerarchia e di separazione delle funzioni. Nel sottolineare il ruolo debole sotto il profilo politico del Ministro Mastella, ne auspica le dimissioni.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI (Pop-Udeur). Esprime apprezzamento per il proficuo lavoro svolto in Commissione e soprattutto nel corso dell'iter al Senato del provvedimento in esame, che ha prodotto, anche grazie al contributo dell'opposizione, un notevole miglioramento del testo in discussione, del quale auspica la sollecita approvazione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI
FEDERICA ROSSI GASPARRINI (Pop-Udeur). Richiama, inoltre, gli aspetti più qualificanti del disegno di legge, che giudica equilibrato e che tiene opportunamente conto dei mutamenti intervenuti nella realtà sociale ed economica del Paese.
MARIO PEPE (FI). Manifesta un orientamento contrario al disegno di legge in discussione, che rappresenta, a suo giudizio, un vero e proprio tentativo di restaurazione e lascia irrisolti alcuni problemi fondamentali come quello della separazione delle carriere; lamenta inoltre che non si è compiuto alcuno sforzo per migliorare l'efficienza del sistema giudiziario. Giudica infine la riforma in esame come un allontanamento dall'Europa della civiltà del diritto.
PAOLA BALDUCCI (Verdi). Nel sottolineare la necessità e l'urgenza di una riforma dell'ordinamento giudiziario, al fine di garantire il rispetto dei principi costituzionali di autonomia e indipendenza della magistratura nonché un'effettiva tutela degli interessi dei cittadini ed una modernizzazione del sistema giudiziario, manifesta l'orientamento complessivamente favorevole del suo gruppo al disegno di legge in discussione, del quale richiama gli aspetti salienti. Auspica inoltre che in futuro la Camera non sia più chiamata alla mera ratifica di decisioni assunte dall'altro ramo del Parlamento. Manifestato, infine, particolare apprezzamento per le disposizioni concernenti il sistema di valutazione dei magistrati, preannunzia la presentazione di ordini del giorno.
NINO MORMINO (FI). Nel concordare con le considerazioni unanimemente svolte dai deputati dell'opposizione sul provvedimento in discussione, che non solo non risolve i problemi del sistema giudiziario, ma appare come una vera e propria controriforma rispetto alle disposizioni varate dal precedente Governo, giudica inaccettabile che la Camera sia chiamata ad approvare senza poterlo emendare il testo trasmesso dal Senato, pur in presenza di aspetti che avrebbero richiesto un ulteriore approfondimento, al solo fine di evitare l'entrata in vigore della cosiddetta riforma Castelli.
ENRICO BUEMI (RosanelPugno). Esprime rammarico per il modo in cui è stato affrontato il tema della riforma dell'ordinamento giudiziario, la cui delicatezza avrebbe richiesto il concorso fattivo dell'opposizione, in particolare allo scopo di evitare che la disciplina di settori così rilevanti per la vita del Paese sia soggetta a radicali mutamenti ad ogni cambio di maggioranza. Nel ribadire la necessità di una netta separazionePag. Xtra le funzioni giudicante e requirente, manifesta riserve su talune disposizioni del disegno di legge in discussione, preannunziando che tali riserve troveranno coerente espressione nell'atteggiamento che i deputati del suo gruppo assumeranno in sede di votazione finale.
PRESIDENTE. Avverte che è stata presentata l'ulteriore questione pregiudiziale per motivi di costituzionalità La Russa n. 2, che sarà discussa e votata alla ripresa pomeridiana della seduta.
Dichiara chiusa la discussione sulle linee generali e rinvia il seguito del dibattito al prosieguo della seduta.