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CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO SALVATORE BUGLIO SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2849
SALVATORE BUGLIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ministro Damiano, il ripetersi incessante di morti e infortuni sul lavoro ha costretto il Parlamento ad intervenire con urgenza in una materia quale quella della sicurezza sul lavoro, da sempre all'attenzione dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali e dell'opinione pubblica.
L'alto, accorato e autorevole richiamo del Presidente della Repubblica corrisponde al profondo sentire di tutti gli italiani.
Non possiamo più accettare che l'integrità della persona, la sua stessa vita costituiscano una sorta di obbligato costo sociale.
La sicurezza sul lavoro è una questione dalle molte sfaccettature, che quindi deve essere affrontata sotto diversi punti di vista. È una questione di civiltà, una questione culturale, sociale, economica e di formazione. È un settore nel quale le fasi della prevenzione e della vigilanza assumono un ruolo rilevantissimo e nel quale ha un ruolo fondamentale pure l'aspetto repressivo.
Osservo che due rimangono i punti critici: prevenzione e vigilanza con mezzi, uomini e strutture in proporzione adeguata rispetto all'entità del fenomeno. Occorre la volontà politica di far funzionare le strutture e i meccanismi di vigilanza, controllo e prevenzione.
Non è un problema soltanto del Governo, ma anche dei vari enti pubblici competenti in materia, a partire da regioni e provincia. Senza un impegno costante e pressante in tale ottica, continueremo a piangere lavoratori morti.
In questo campo non partiamo da zero. Qualcosa è stato fatto dal ministro Damiano. Penso al documento unico di regolarità contributiva, alle normative in materia di appalto, ai provvedimenti di sospensione dei cantieri edili.
La comunicazione preventiva di assunzione, cessazione e trasformazione del rapporto di lavoro ai servizi dell'impiego, al fine di evitare il fenomeno della denuncia di instaurazione del rapporto nel giorno in cui il lavoratore abbia riportato un infortunio: questi e altri provvedimenti hanno dimostrato già di essere efficaci.
È però importante l'opera che si può fare per migliorare la normativa, nel mettere ordine con un testo unico, nel semplificare una normativa estremamente complicata cresciuta negli anni o addirittura nei decenni e, quindi, di difficile applicazione. Questo è il primo punto su cui la maggioranza si è impegnata con il contributo dell'opposizione.
Vorrei sottolineare un secondo punto importante: il rapporto con le regioni. Questo provvedimento funzionerà se l'asse con le regioni funzionerà. Ecco perché il coordinamento delle attività di controllo e di ispezione deve avvenire in sintonia con le regioni.
Perché è vero che abbiamo pochi controllori e ispettori, ma tutti ci dicono che vi è una scarsa organizzazione degli interventi. È quindi fondamentale rendere efficace il coordinamento, l'azione sinergica dei vari istituti competenti, dal Ministero del lavoro alle ASL, agli altri. Solo così possiamo controllare milioni di comportamenti, su tutto il territorio, in situazioni diverse. È indispensabile una sinergia tra i soggetti pubblici e i soggetti privati.
Vorrei sottolineare che il buon lavoro di tutta la Commissione e del relatore ha prodotto un allargamento sul piano applicativo molto importante. Penso ai lavoratori autonomi, ai nessi tra sicurezza interna ai luoghi di lavoro e conseguenze sull'ambiente esterno; vi è poi tutta la grande area degli appalti, dei subappalti, delle catene di esternalizzazione che, se non controllate, creano le occasioni più gravi di infortunistica.
Anche su questo aspetto il testo prevede norme immediatamente precettivePag. 118superando, come su altri punti, la normativa delegata con un progresso che mi pare indubbio e largamente condiviso.
Ho sentito qualche critica avanzata da alcuni colleghi su una eccessiva attenzione della maggioranza alla repressione con poca attenzione per la prevenzione. Abbiamo indicato alcune attività fondamentali per la prevenzione; abbiamo introdotto un rafforzamento delle rappresentanze sindacali ai vari livelli, che sono anche uno strumento di prevenzione e per questo abbiamo previsto della formazione specifica; abbiamo introdotto e rafforzato tecniche di monitoraggio; abbiamo previsto l'obbligo di formazione per la qualificazione delle imprese, che va nella medesima direzione; abbiamo rafforzato il ruolo del medico competente. Sono indicazioni precise che mostrano come crediamo al compito della prevenzione.
Un altro punto fondamentale riguarda l'apparato sanzionatorio, che è stato discusso a lungo, prima al Senato e poi in Commissione lavoro.
Sono state avanzate critiche all'attuale impianto: per qualcuno siamo troppo repressivi, per altri saremmo assolutori. Io credo che abbiamo dosato con equilibrio e molta attenzione il tipo di sanzione.
È vero che abbiamo previsto normative sanzionatorie, come le pene interdittive per i casi gravi. A tale riguardo i dati dimostrano che è altamente improbabile che un imprenditore disonesto possa cadere nella rete dei controlli: ciò capita in media una volta ogni sette anni. C'è chi pensa quindi che sia meglio rischiare un'ammenda, piuttosto che investire risorse nella sicurezza. Ecco perché è giusto punire con dure sanzioni i casi più gravi. Anche questo mi sembra un modo efficace di fare prevenzione. Ma abbiamo dosato le sanzioni, peraltro nella convinzione che si debba valorizzare il cosiddetto ravvedimento e che si debba accompagnare alla sanzione anche l'incentivazione e il premio per i comportamenti virtuosi. Per questo motivo abbiamo valorizzato le buone prassi. Si tratta di un punto di equilibrio che riteniamo corretto e realistico, in linea con le migliori tradizioni europee.
Con questo testo alcuni obiettivi sono stati raggiunti, alcuni miglioramenti sono stati apportati, con l'impegno del Governo, e anch'io mi unisco all'appello affinché si compia uno sforzo ulteriore. Ci vogliono più risorse per realizzare alcuni punti del provvedimento: questo è l'appello che rivolgiamo al Governo.
Ma permettetemi di affermare con forza che ci vuole una svolta culturale. Finché ci saranno imprenditori che pensano che i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori siano un ostacolo alla competitività delle aziende, questo paese non sarà un paese normale. Se si teorizza che il basso costo del lavoro è l'unico strumento per essere competitivi, questo ci porterà direttamente al lavoro nero e all'insicurezza sui posti di lavoro.
In buona sostanza, è sbagliato concepire il lavoro irregolare come un fenomeno collaterale, invece che un elemento strettamente intrecciato all'economia contemporanea, visto che, tra l'altro, produce almeno il 15 per cento del PIL.
Se vogliamo dare una risposta più complessiva al dramma quotidiano dei morti sul lavoro, dobbiamo far passare il maggior numero di persone dal bacino del lavoro irregolare ai bacini del lavoro regolare. Senza questa svolta, questo provvedimento sarebbe inefficace.
Vi è un dato statistico che sorregge quello che ho appena sostenuto: i paesi europei che statisticamente registrano meno morti e infortuni sono quelli che presentano indici di disuguaglianza nettamente inferiori rispetto all'Italia. Pagano salari più elevati ed offrono alla collettività servizi sociali migliori, mentre hanno tassi di produttività superiori e ci superano nettamente in tema di tecnologie ed esportazioni.
In buona sostanza la qualità del lavoro e della vita delle persone vengono prima dei progetti. Questa può apparire una osservazione ovvia, quasi banale, ma non lo è. Oggi vi è un filone di pensiero non residuale che pensa alle lavoratrici e ai lavoratori come a delle merci, a dei numeri.Pag. 119Questo è il frutto del degrado culturale che ci porta a piangere ogni anno migliaia di morti e feriti.
Questa legge può e deve essere un segnale per chi pensa che i lavoratori si usano e si buttano via. E, soprattutto, deve essere un segnale verso milioni di lavoratrici e lavoratori che riacquisteranno una dignità e un ruolo sociale.