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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1558 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, adottata a Parigi il 17 ottobre 2003 dalla XXXII sessione della Conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) (Approvato dal Senato) (A.C. 2931) e dell'abbinata proposta di legge Nicco ed altri (A.C. 2206) (ore 12,41).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2931)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.
ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor rappresentante del Governo, la componente delle Minoranze linguistiche del gruppo misto ha proposto, sin dall'inizio della legislatura, con proprie iniziative legislative, la ratifica ed esecuzione di diverse ed importanti convenzioni: dai protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi, al Protocollo aggiuntivo della Convenzione quadro europea sulla cooperazione transfrontaliera, fino, in ultimo, lo scorso 1o febbraio 2007, alla Convenzione oggi all'esame della Camera. Tali ratifiche ed esecuzioni richiedono troppo spesso tempi inspiegabilmente lunghi: anche questa Convenzione, adottata dall'UNESCO nell'ottobre 2003, è stata ratificata già da oltre 70 Stati prima che il Governo italiano assumesse analoga iniziativa.
Nel merito, il relatore ed i colleghi intervenuti nella discussione generale sono già stati ampiamente esaustivi. Mi limito, perciò, a ribadire che consideriamo la diversità di lingue e di culture un fattore di ricchezza per l'umanità - pur nella consapevolezza che nulla vi è di cristallizzato ed immutabile e che non esistono recinti separati -, ricchezza tanto più preziosa e necessaria in un'epoca in cui forti e quasi inarrestabili sono le tendenze all'uniformazione ed all'omologazione.
È da ricordare che la nostra proposta di legge ha fatto seguito ad una risoluzione votata all'unanimità dal Consiglio regionale della Valle d'Aosta nel quadro di iniziative volte a promuovere la salvaguardia e la valorizzazione di uno dei più significativi patrimoni culturali, quello delle popolazioni walser, insediatesi nellaPag. 3notte dei tempi, in particolare alle falde del Monte Rosa, i cui rappresentanti, già in occasione degli stati generali tenutisi il 4 maggio 2002 a Macugnaga, chiesero espressamente l'inserimento della cultura e dell'ambiente walser nel patrimonio dell'UNESCO, ottenendo in seguito anche importanti impegni da parte del Governo.
Per tali motivi, la componente delle Minoranze linguistiche del gruppo Misto è ben lieta di poter, infine, esprimere il proprio convinto voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.
AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo già espresso nella giornata di ieri la nostra approvazione su un argomento così importante, quello della ratifica della Convenzione adottata dall'UNESCO a Parigi il 17 ottobre 2003, che vincolando, per la prima volta in modo multilaterale, i Paesi aderenti all'impegno della salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ne avvicina i confini, incrementando gli scambi e la comprensione reciproca.
Nel documento per «salvaguardia» si intendono le misure volte a garantire la vitalità del patrimonio culturale immateriale dei popoli, e ciò contribuisce notevolmente a creare maggiore consapevolezza, soprattutto tra le giovani generazioni, sull'importanza di tale patrimonio per la pace e la cooperazione tra i popoli, attraverso lo scambio di informazioni ed esperienze. Tale documento prevede la redazione di una lista rappresentativa del patrimonio e la costituzione di un fondo, attraverso i quali raggiungere gli obiettivi che la Convenzione si prefigge.
Riteniamo che questo atto contribuirà notevolmente al riavvicinamento delle nazioni e, in alcuni momenti critici, a superare anche eventuali contrasti che potrebbero crearsi tra i popoli, che a volte si sentono così lontani soltanto per localizzazione geografica, ma che spesso sono accomunati dal patrimonio culturale e dalle tradizioni senza nemmeno rendersene conto. Per tali ragioni, preannunzio, a nome del gruppo parlamentare Italia dei Valori, il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, desidero richiamare l'attenzione dell'Assemblea su un disegno di legge di ratifica di una Convenzione internazionale particolarmente importante. Il dibattito svoltosi ieri ha valutato, apprezzato e sottolineato gli aspetti importanti, culturalmente importanti, anche per un Paese avanzato e leader mondiale per la tutela culturale dei beni materiali, per riuscire a parlare dei beni immateriali, di quei beni non tangibili che passano, per esempio, attraverso la difesa della lingua, delle comunità locali, delle organizzazioni sociali che attorno al patrimonio immateriale si riconoscono e si identificano.
Richiamo all'attenzione, quindi, la differenza linguistica dei dialetti, delle lingue locali e regionali, ma anche, in questa fase, delle lingue nazionali, che sono messe in discussione da un processo di globalizzazione che favorisce per molti aspetti, fortunatamente, una maggiore interconnessione dei popoli e delle genti, ma che finisce per mettere in un angolo il patrimonio culturale sedimentato nei secoli.
Occorre dire che la Convenzione al nostro esame contiene, all'articolo 2, una disposizione di fondamentale importanza, in base alla quale «ai fini della presente Convenzione, si terrà conto unicamente del patrimonio culturale immateriale conforme agli esistenti strumenti internazionali in materia di diritti umani e alle esigenze di reciproco rispetto tra comunità, gruppi di individui, e di sviluppo sostenibile».
Voglio aggiungere anche il riferimento ad alcuni accenni svolti ieri da colleghi della maggioranza. Credo che la difesa del patrimonio dei diritti umani, che è parte basilare di questa Convenzione, debba esserePag. 4estesa, con un'interpretazione moderna ed evoluta, anche ai diritti ambientali e ai diritti degli animali. Ho sentito, con un certo allarme, rievocare per la Convenzione in esame un richiamo al palio di Siena. Per quanto mi riguarda i diritti degli animali, come i diritti dell'uomo, sono garantiti a livello internazionale e credo che non debbano far parte della difesa del patrimonio immateriale importanti manifestazioni che non tengono conto di una nuova sensibilità rispetto agli animali e di una nuova sensibilità rispetto ai diritti più estesi. Infatti, non si può pensare soltanto ad una difesa tout court di tradizioni che, in molti casi, devono essere superate o non rispecchiano i diritti internazionali comunemente riconosciuti e quelli che - mi auguro - in futuro andremo a riconoscere.
La Convenzione in esame è importante. Cominciamo dai pupi siciliani e dalla difesa del canto a tenores sardo: occorre riempire di contenuti e di iniziative la difesa del nostro patrimonio, cercando di selezionarlo attraverso la lista che ci è richiesta, mediante l'inventario che l'Italia dovrà compilare per la tutela delle migliori, più significative e più rappresentative iniziative culturali immateriali, ma con un occhio di riguardo rispetto ai diritti umani e anche ai diritti ambientali e degli animali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo dell'UDC sul provvedimento in esame, particolarmente apprezzabile nell'attuale congiuntura storica. Come ha sostenuto ieri il relatore, il presidente Ranieri, l'adozione della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale rappresenta il punto di arrivo di un lungo percorso, iniziato con la proposta della Bolivia di aggiungere uno specifico protocollo alla Convenzione universale sul diritto d'autore, finalizzato alla protezione delle tradizioni popolari.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti, e credo che oggi la ratifica del provvedimento in esame possa rivelarsi, su un piano culturale e sociale, ancora più attuale, in un'epoca in cui in tanta parte della nostra popolazione e anche della nostra gioventù - pensiamo ai grandi vertici internazionali degli anni passati, a momenti di protesta e di forte polemica - si è sempre più avvertito, con l'avanzare delle globalizzazione, il rischio crescente di un'omologazione eccessiva delle culture e di una silenziosa sparizione di eredità preziose, che sono state tramandate dalle precedenti generazioni.
Pertanto auspico che oggi, nel clima di globalizzazione, la comunità internazionale si faccia carico, attraverso gli strumenti previsti dalla Convenzione, della necessità di adottare norme vincolanti, per i singoli Stati, di protezione del linguaggio, di tradizioni, di arti e di spettacoli, di antichi costumi, di consuetudini, di feste, di riti, di opere di artigianato tradizionale, affinché tali culture e capacità non vengano disperse ma siano raccolte e rese compatibili anche con le esigenze e le sfide delle nuove tecnologie e di un progresso che avanza. Penso che tutto ciò debba essere portato all'attenzione dei Parlamenti e dei Governi, costituendo una priorità per le nuove generazioni.
Per questo ritengo che i contenuti della Convenzione debbano essere particolarmente apprezzati e che il provvedimento debba essere approvato dal nostro Parlamento. Credo, inoltre, che la tutela di questi valori e di queste tradizioni possa favorire un maggiore avvicinamento delle diverse culture e delle diverse comunità e un reciproco apprezzamento, se così si può dire, delle diversità e possa concorrere a superare e scongiurare quei tendenziali attriti tra civiltà cui ci siamo trovati di fronte, anche drammaticamente, in alcuni momenti negli ultimi anni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Wladimiro Guadagno detto Vladimir Luxuria. Ne ha facoltà.
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WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, desidero spiegare le motivazioni del voto favorevole del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sul disegno di legge di ratifica della Convenzione UNESCO per il patrimonio culturale immateriale, adottata a Parigi nell'ottobre 2003, per fare in modo che l'Italia non abbia solo il ruolo di osservatore, ma possa proporre il proprio (e ricco) patrimonio intangibile ad un apposito Comitato intergovernativo che esamina, decide e controlla le richieste di iscrizione da parte dei singoli Stati.
La ratifica in esame è strettamente connessa al principio della diversità culturale, già da noi approvato. Si tratta di arte legata al territorio nelle sue varie espressioni, dalla musica all'artigianato, di tradizioni popolari di sincretismo religioso-pagano, come la festa dei ceri di Gubbio o la candelora del santuario di Montevergine, dove il 2 febbraio i «femminielli», al suono della «tammorra», cantano ringraziamenti alla Madonna Schiavona, considerata protettrice di gay, lesbiche e trans credenti. Vi è il canto a tenores sardo, i cantori di Carpino sul Gargano, la «taranta» del Salento, ora tornata ad essere di nuovo considerata una tradizione di cui essere orgogliosi e non qualcosa di cui vergognarsi perché villana, non moderna e dialettale. Vi è l'intreccio teatro-artigianato-letteratura con il teatro dei pupi siciliano, dove gli eroi della Gerusalemme liberata e dell'Orlando furioso sono burattini che non hanno le gambe snodabili perché il vero eroe non si piega mai.
Vi sono i canti del lavoro, di tradizione operaia e contadina, che si cantavano insieme per alleviare la fatica o per denunciare lo sfruttamento da parte del sciur padrun da li beli braghi bianchi, i canti dei minatori, delle mondine, dei pastori e dei pescatori in lingua dialettale, come il canto della «filandera», mamma mia mi sun stufa, che cantava la schiavitù dal cottimo di chi doveva produrre quella quantità e qualità di filato e di lavoratori trattati come cani alla catena; cito: Tucc me disen che sun nera, e l'è el fumm de la caldera.
Sarà nostro compito non solo allargare la lista UNESCO dei patrimoni materiali visibili già inseriti, come piazza del Duomo di Pisa, o paesaggistici, come la costiera amalfitana, ma anche rendere più dinamica la lista dei beni etno-antropologici, non in nome di una difesa del nazionalismo - perché credo che invocare il nazionalismo faccia da rullo compressore sulle realtà locali, sulla diversità culturale non omologabile - né in nome di un'unica cultura nazionale globalizzante (anche questa), ma liberandoci da inutili campanilismi e regionalismi, perché studiando questo patrimonio si scoprirà l'apporto di altre culture non italiane, il prodotto dell'incontro di civiltà e la valorizzazione della diversità, che è sempre fonte di arricchimento (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 17 ottobre 2003 la Conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) ha approvato la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, di cui oggi ci apprestiamo ad approvare il disegno di legge di ratifica. Si tratta di una Convenzione importantissima, in quanto dà, finalmente, pieno riconoscimento alla tutela di un patrimonio culturale immenso, quello immateriale per l'appunto, la cui intangibilità, tuttavia, costituisce un elemento di estrema fragilità rendendone particolarmente delicata la tutela.
In realtà, la tutela del patrimonio culturale immateriale era già da diversi anni all'attenzione dell'UNESCO e, precisamente, dal 1973, quando la Bolivia propose di aggiungere uno specifico protocollo alla Convenzione universale sul dirittoPag. 6d'autore, finalizzato alla protezione delle tradizioni popolari.
Ci sono, però, voluti trent'anni perché si arrivasse all'approvazione di una specifica Convenzione che riconoscesse un valore autonomo a tale patrimonio, la cui delicatezza e complessità appare del tutto evidente dalla lettura di ciò che, ai sensi della Convenzione stessa, lo costituisce, ossia le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, le abilità, come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali agli stessi associati, che le comunità, i gruppi e, in alcuni casi, gli individui riconoscono parte del loro patrimonio culturale.
In particolare, oggetto di tutela dovranno essere il linguaggio (in quanto veicolo di tradizioni ed espressione orali), la musica, la danza ed il teatro tradizionali, le consuetudini sociali, le feste, i riti, le conoscenze e le pratiche riguardanti la natura e l'universo, l'artigianato tradizionale.
Non si tratta, quindi, di un patrimonio statico ed immutabile, ma - al contrario - di beni estremamente dinamici e vitali, non a caso definiti anche come patrimonio vivente, trasmessi di generazione in generazione e costantemente ricreati dalle comunità e dai gruppi in funzione del loro ambiente e della loro interazione con la natura e la loro storia. Quindi, la protezione del patrimonio culturale immateriale contribuisce - ed è anzi di fondamentale importanza - ai fini del rispetto delle diversità culturali e della creatività umana, promuovendo altresì la consapevolezza, tanto a livello locale che nazionale ed internazionale, della loro importanza e fornendo al riguardo cooperazione e assistenza internazionale per la realizzazione di programmi e progetti.
Si tratta, quindi, di un progetto specifico del più generale concetto di difesa della diversità culturale dai rischi crescenti di omologazione e di silenziosa scomparsa dell'importante eredità che le generazioni precedenti ci hanno lasciato.
Tali rischi sono cresciuti enormemente con il processo di globalizzazione attualmente in atto. Purtroppo, l'Italia è in forte ritardo sulla ratifica di questa Convenzione e ciò ha già comportato l'esclusione del nostro Paese dalla prima riunione di Parigi per la creazione dell'Assemblea generale e dell'incontro istitutivo del Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale ad Algeri.
Un ulteriore ritardo comporterà inevitabilmente l'esclusione dell'Italia dagli organi della Convenzione, fatto certamente deprecabile, in quanto costituirebbe un grave danno per il nostro Paese, le nostre regioni, le nostre comunità locali, estremamente ricche di tradizioni ed espressioni orali, riti, feste e abilità tra le più varie, la cui tutela dobbiamo impegnarci a promuovere e garantire non solo a livello nazionale, ma anche internazionale.
PRESIDENTE. Onorevole D'Elpidio, la invito a concludere.
DANTE D'ELPIDIO. Ai fini di tale tutela, la Convenzione prevede che ciascuno Stato parte si impegni a compilare uno o più inventari di beni culturali immateriali presenti sul proprio territorio (e ad aggiornarli costantemente), nonché all'istituzione della lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità, in cui verranno inclusi i beni proclamati capolavori del patrimonio culturale orale ed immateriale dell'umanità prima dell'entrata in vigore della Convenzione, in relazione ai quali l'Italia può vantare già due riconoscimenti: quello dei pupi siciliani e quello del canto a tenore sardo.
PRESIDENTE. Onorevole D'Elpidio, la prego di concludere.
DANTE D'ELPIDIO. Concludo il mio intervento auspicando, a nome di tutto il mio gruppo, i Popolari-Udeur, una celere approvazione del disegno di legge di ratifica della Convenzione al nostro esame, considerato anche il sostegno bipartisan manifestato in proposito da tutte le parti politiche in Commissione Affari esteri.
PRESIDENTE. Onorevole D'Elpidio, deve concludere veramente...
Pag. 7DANTE D'ELPIDIO. Ho concluso, signor Presidente. La celere ratifica della Convenzione è, infatti, indispensabile, affinché i rappresentanti del nostro Paese possano partecipare attivamente alle prossime iniziative in agenda.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per rivolgere un ringraziamento, perché l'iter di questo disegno di legge di ratifica è stato lungo ed accidentato. Esso è iniziato - lo voglio ricordare - con il sottosegretario Bono, nel precedente Governo, che ha seguito con grande serietà, attenzione e sensibilità questa materia e a seguito di un'iniziativa della città di Gubbio, la città che ospita la «Corsa dei Ceri». Si è poi realizzata una grande alleanza sociale, culturale e politica, grazie all'impegno delle Commissioni, del nuovo Ministro per i beni e le attività culturali e del sottosegretario Mazzonis. Mi pare corretto ricordare questo percorso che è stato condiviso.
Non si tratta di una ratifica come tutte le altre, perché può aprire un percorso di rilevante importanza per il futuro, in particolare per un Paese come l'Italia che è ricchissimo di giacimenti culturali, materiali e immateriali.
Desidero chiarire ai colleghi che si tratta di un elenco delle grandi feste di tradizione, non di un elenco inventato. Riguarderà quei grandi momenti della cultura popolare che possono consistere in una festa, in una cerimonia, come ad esempio la regata storica del Canal Grande, il Palio di Siena, le manifestazioni dei pupari o le grandi tradizioni della Sardegna o di altre regioni italiane. Esso ha il compito di selezionare le feste che hanno una storia e che tutelano in modo serio l'identità di una comunità.
Si tratta, inoltre, di una ratifica che vuole mettere in collegamento le identità, nazionali e locali, con quelle degli altri Paesi. È tutt'altro che la fiera della difesa di se stessi. Al contrario: è l'idea della tutela e dell'orgoglio della comunità nazionale che dialoga con le altre comunità internazionali. Rappresenta la capacità di scambiare linguaggi e culture, di usare l'identità come un grande elemento di apertura, di usare l'identità locale per metterla in collegamento con le altre culture, nazionali e internazionali. Si tratta di uno dei momenti più alti della ricerca storica e politica degli ultimi anni che apre una frontiera diversa.
Ecco perché ci crediamo fino in fondo e riteniamo importante questo voto unanime. Tuttavia, ci permettiamo di dire al Governo che adesso è necessario battersi in sede internazionale e nazionale perché questa Convenzione sia applicata con serietà. Guai se ciascuno di noi portasse la festa dei propri amici o del proprio paese! Deve essere un elenco delle grandi feste storiche che possano essere inserite in un circuito internazionale, perché entrare in quella lista significherà partecipare ad un circuito di promozione internazionale, portare la propria esperienza negli altri Paesi del mondo, consentire l'organizzazione di incontri e di scambi, far parte di una grande filiera del turismo culturale, inteso nel senso più alto.
Ecco perché credo che spetti a noi stabilire con serietà criteri rigorosi, di chiederlo anche agli altri Paesi europei, facendo in modo che siano tutelate davvero le feste che hanno radici, storia e tradizioni, e non invenzioni clientelari dell'ultimo momento.
È con questo spirito che noi esprimeremo un voto favorevole sul disegno di legge di ratifica in esame, e ci auguriamo che il Governo, quanto prima, voglia chiarire alle Commissioni quali siano questi criteri più seri e trasparenti affinché ciascuna comunità locale li possa conoscere ed eventualmente partecipare con pienezza di titoli, senza bisogno di padrini o di sponsor, palesi o occulti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.
TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, preannuncio ilPag. 8voto favorevole del gruppo dei Verdi sul disegno di legge di ratifica della Convenzione dell'UNESCO sui beni immateriali. Mi rifaccio anche a quanto esposto dalla mia collega Tana De Zulueta in sede di discussione sulle linee generali.
Questa ratifica sicuramente rappresenta un passo in avanti importante per la tutela delle tradizioni, per la tutela delle culture popolari che hanno anche una relazione diretta con la tutela dei nostri ecosistemi.
D'altra parte, voglio ricordare che il nostro Paese, proprio in termini culturali e di tradizioni popolari, ha sicuramente un patrimonio significativo e importante. Era, quindi, fondamentale che oggi, in questa Assemblea, si arrivasse all'approvazione di questo disegno di legge di ratifica.
Vorrei anche ricordare che proprio oggi si apre a Roma la Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici. La ratifica di questa Convenzione rappresenta un atto decisamente significativo per la tutela dei beni immateriali che hanno anche una notevole rilevanza sulla tutela del nostro ecosistema.