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Seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00216, Airaghi ed altri n. 1-00217, Barbi ed altri n. 1-00219 e Leone ed altri n. 1-00220, sui contenuti e sulle conseguenze economiche complessive del nuovo piano industriale dell'Alitalia, con particolare riferimento al ruolo dell'aeroporto di Malpensa (ore 9,06).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00216, Airaghi ed altri n. 1-00217, Barbi ed altri n. 1-00219
(Nuova formulazione) e Leone ed altri n. 1-00220, sui contenuti e sulle conseguenze economiche complessive del nuovo piano industriale dell'Alitalia, con particolare riferimento al ruolo dell'aeroporto di Malpensa (Vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Ricordo che nella seduta di lunedì 17 settembre 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno ed è intervenuto il rappresentante del Governo, esprimendo parere contrario sulle mozioni Maroni ed altri n. 1-00216 e Airaghi ed altri n. 1-00217 e parere favorevole sulla mozione Barbi ed altri n. 1-00219.
Ricordo altresì che nella seduta di ieri il rappresentante del Governo ha completato l'espressione del parere, esprimendo parere favorevole sulla nuova formulazione della mozione Barbi ed altri n. 1-00219 e parere contrario sulla mozione Leone ed altri n. 1-00220.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il gruppo della Rosa nel Pugno esprimerà un voto favorevole sulla mozione a prima firma Barbi n. 1-00219, così com'è stata integrata e che, d'altronde, abbiamo convintamente sottoscritto; mentre esprimerà un voto contrario sulle mozioni a prima firma Airaghi n. 1-00217, Maroni n. 1-00216 e Leone n. 1-00220.
Riconosciamo, però, che vi è una grande differenza tra le tre mozioni presentate dai colleghi del centrodestra. Con riferimento alle mozioni a prima firma Airaghi e Maroni, esprimiamo un voto contrario, in primo luogo, perché richiedono di impegnare il Governo a respingere il piano industriale appena presentato dal nuovo vertice di Alitalia. Ciò ci vede contrari, anche soltanto per principio, perché riteniamo che non debba essere il Parlamento a dettare esigenze politiche all'azienda, logica attraverso cui si è arrivati all'attuale grave situazione di crisi di Alitalia.
Per quanto riguarda la mozione a prima firma Leone, invece, apprezziamo il fatto che non vi sia la stessa richiesta di impegno per il Governo. Inoltre, la mozione pone la questione molto seria dell'attribuzione della competenza a decidere sugli slot degli aeroporti, che merita di essere dibattuta in Parlamento. Crediamo che le regioni possano avere un ruolo nel decidere il destino degli slot degli aeroporti situati nel loro territorio, ma riteniamo che ciò debba comunque avvenire nell'ambito di un piano nazionale dei trasporti, non solo aerei, ma dei trasporti in generale, di cui si sente la mancanza e nel quale tali questioni vengano esaminate alla luce del sistema complessivo dei trasporti, in modo da avere un apparato interconnesso che consenta di sviluppare la mobilità e che soddisfi le esigenze dell'economia e dello sviluppo del nostro Paese.
Voglio ribadire che il gruppo della Rosa nel Pugno condivide la posizione espressa dal Governo per voce del sottosegretario Tononi. A nostro avviso le questioni importanti sono tre: la prima è costituita dal fatto che si effettui un tentativo di mettere in esecuzione il piano industriale che non può più essere rimandato.
La seconda è rappresentata dal fatto che vi sia un impegno a cedere - e il sottosegretario ha confermato ciò - da parte dello Stato a soggetti privati italiani e non, aspetto che a mio avviso non è rilevante, le quote della compagnia, in quanto, come ha affermato correttamente il sottosegretario, la proprietà della compagnia di bandiera non è determinante per qualificarla come tale. Su tale aspetto, tuttavia, mi permetto di rispondere al sottosegretario in ordine ai paletti che erano stati posti alla vendita di Alitalia. Posso convenire con lei, sottosegretario, che i paletti, analizzati in assoluto, non erano proibitivi per alcun acquirente. Credo, tuttavia, che per valutarne la consistenza occorra far riferimento allo stato della compagnia e quello di Alitalia era tale che anche quei paletti, a mio avviso, erano eccessivi rispetto alle necessità di eventuali acquirenti.
In terzo luogo, lo ricordavo precedentemente, è necessario un piano dei trasporti che deve essere definito, su cui il Parlamento, credo, debba urgentemente discutere e che preveda certamente lo sviluppo dell'aeroporto di Malpensa. Non mi auguro, ovviamente, che il piano industriale fallisca ma, nel caso in cui ciò accada, mi auguro che Alitalia ceda gli slot di Malpensa, nell'ambito di un piano nazionalePag. 3che tenga conto delle interconnessioni con i sistemi di trasporto dei nostri Paesi vicini, tenendo conto anche dei trasporti marittimi.
Ribadisco, quindi, che il gruppo della Rosa nel Pugno esprimerà un voto positivo sulla mozione Barbi ed altri n. 1-00219
(Nuova formulazione) - che abbiamo sottoscritto - mentre esprimerà un voto negativo sulle altre tre mozioni, Maroni ed altri n. 1-00216, Airaghi ed altri n. 1-00217 e Leone ed altri n. 1-00220.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adenti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, il gruppo dei Popolari-Udeur voterà con convinzione la mozione Barbi ed altri n. 1-00219
(Nuova formulazione), con la consapevolezza che il documento ben sintetizzi gli obiettivi da raggiungere. Da un lato, intende salvaguardare e rilanciare, con un progetto industriale credibile e, soprattutto, sostenibile, Alitalia che si appresta ad essere privatizzata e nei confronti della quale auspichiamo vi sia anche un interesse finalmente serio da parte dell'imprenditoria italiana, affinché la compagnia rimanga in mani italiane. Dall'altra parte, rimarca anche come l'aeroporto di Malpensa sia un hub strategico e debba essere ulteriormente potenziato con il completamento dei collegamenti stradali e ferroviari, per renderlo pienamente efficiente. L'interesse manifestato da alcune compagnie straniere - e noi ci auguriamo anche dall'imprenditoria italiana - nei confronti di Alitalia dimostra come, da un lato, l'azienda sia, comunque, ancora appetibile e, dall'altro, sia un'azienda che rappresenta l'immagine e il simbolo dell'Italia nel mondo.
Quindi, questi interessi fanno ben sperare per il futuro e dimostrano anche come il trasporto aereo costituisca, comunque, un mercato in crescita, in espansione ed anche remunerativo a fronte, però, di scelte industriali coerenti ed oculate.
In tale quadro di prospettiva non si tratta, quindi, di contrapporre - come qualcuno ha fatto e continua a fare - i due scali aeroportuali di Fiumicino e di Malpensa, bensì di creare le condizioni affinché i due aeroporti possano crescere insieme, diversificando il loro ruolo. Malpensa è legato più tradizionalmente al mondo degli affari e della finanza, mentre Fiumicino ha una vocazione più turistico-culturale che ha registrato, negli ultimi tempi, anche una vistosa crescita.
Depotenziare Malpensa, pertanto, non solo costituirebbe un autogol per l'economia del nord, che rischierebbe di uscire dai grandi circuiti internazionali, ma avrebbe anche, molto probabilmente, ricadute negative sulla candidatura di Milano a sede dell'Esposizione universale del 2015. Milano, infatti, come potrebbe avere chance di vittoria senza un vero aeroporto efficiente e funzionante, che la colleghi al resto del mondo? Occorre, perciò, garantire le necessarie azioni per un potenziamento armonico di questi due principali scali aeroportuali italiani, nell'ambito del riconoscimento delle loro specifiche vocazioni e naturali funzioni territoriali.
A valle dell'auspicata privatizzazione di Alitalia, si misureranno anche le politiche aeroportuali da intraprendere, anche attraverso la presentazione in Parlamento dell'annunciato piano degli aeroporti, per assicurare un sistema di trasporto aereo funzionante e di qualità, che consenta al nostro Paese di essere competitivo sul piano internazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Camillo Piazza. Ne ha facoltà.
CAMILLO PIAZZA. Signor Presidente, anche se non abbiamo sottoscritto la mozione Barbi ed altri n. 1-00219 del centrosinistra, nella sua nuova formulazione, annuncio il voto favorevole del gruppo dei Verdi, perché riteniamo che le indicazioni in essa inserite rappresentino un buon passo in avanti per uscire dalla crisi che riguarda Malpensa.
Il rischio di chiusura di Alitalia è un problema reale, che deve essere affrontato con grande determinazione, in considerazionePag. 4del ruolo strategico che la compagnia riveste per l'intera economia nazionale e, soprattutto, della vocazione turistica dell'Italia. A nostro parere, però, nel completamento del processo di privatizzazione di Alitalia occorre tenere in considerazione alcuni argomenti: in primo luogo, la costruzione e il mantenimento di un polo manutentivo di eccellenza, in grado di mantenere il grado di occupazione esistente e le sue professionalità; in secondo luogo, occorre un impegno di tutti, compreso il Governo, a mantenere le attività sinora esercitate all'interno dell'azienda.
Nella scelta delle alleanze, non solo è auspicabile che si formi una cordata italiana, ma riteniamo anche opportuno che l'acquisizione di Alitalia non sia collegata ad operatori che hanno, al proprio interno azionario, Stati esteri.
La crisi del vettore italiano, dovuta anche alla pessima gestione delle risorse, ha avuto una notevole ripercussione ambientale, a causa dell'utilizzo di veicoli obsoleti ed inquinanti, i vecchi MD-80, con più di venticinque anni di esercizio. Riteniamo che, nel piano industriale, occorra veramente investire con serietà nello svecchiamento del parco aeromobile e, ovviamente, trovare una soluzione soprattutto in scali vicini a parchi, come il parco del Ticino a Malpensa, che utilizza ancora oggi vecchi aerei notevolmente inquinanti.
Indipendentemente dal destino della compagnia di bandiera, occorre accelerare il completamento delle opere ferroviarie di collegamento con Malpensa, che sono ovviamente in ritardo, anche in vista dell'assegnazione dell'Expo 2015. Chiediamo al Governo, a questo punto, di intervenire con serietà e con determinazione, magari anche eliminando alcuni vincoli sull'acquisizione di Alitalia. Concordiamo con i temi elencati nella mozione del centrosinistra Barbi ed altri n. 1-00219
(Nuova formulazione), a favore della quale, pertanto, voteremo con determinazione (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, a nome della componente politica La Destra del gruppo Misto sottoscriviamo le tre mozioni Maroni ed altri n. 1-00216, Leone ed altri n. 1-00220 e Airaghi ed altri n. 1-00217, perché riteniamo di bocciare completamente l'operato e l'azione del Governo in tema di modernizzazione delle infrastrutture di Alitalia. In questo caso, l'Esecutivo affronta il problema estremamente vitale dello sviluppo delle infrastrutture e della modernizzazione di Alitalia nel modo peggiore, dimostrando la sua incapacità non soltanto a realizzare, ma anche solo a pensare come debba svilupparsi una rete infrastrutturale seria e moderna in un grande Paese come l'Italia, che è uno dei grandi Paesi dell'Unione europea e la sesta potenza industriale del mondo.
In questo modo si umiliano grandi professionalità, come quelle dell'Alitalia; si umilia, con grande disorientamento e sgomento, l'orgoglio di una compagnia di bandiera nazionale che è considerata tra le prime nel mondo per qualità, capacità di intervento e di assorbimento del traffico aereo, professionalità del personale di volo e di terra, che sono un fiore all'occhiello del nostro sistema.
Andiamo a penalizzare soprattutto lo sviluppo di un grande aeroporto, come quello di Malpensa, che va incontro ad una riduzione drastica e ad una penalizzazione logistica e di sviluppo, mentre i dati dovrebbero indurre ad agire in senso inverso, perché ci sono incrementi di traffico, di volume e di imprese che sono coinvolte nell'indotto.
Ancora una volta, vi è tanta demagogia da parte di questo Governo, che vuole combattere il declino, cari colleghi, mentre, invece, il declino avanza inesorabilmente a grandi tappe, con una marcia molto veloce, che lascerà un segno nel prossimo futuro.
Siamo quindi disorientati di fronte a questo fallimento delle politiche infrastrutturaliPag. 5del Governo e siamo soprattutto dalla parte dei lavoratori dell'Alitalia e del personale di tutte le imprese che sono coinvolte nell'indotto del sistema aeroportuale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrini. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, il dibattito alimentato in questi giorni sul futuro dello scalo milanese di Malpensa ci induce a constatare che siamo di fronte ad una semplificazione riduttiva.
Non si può, in altre parole, ridurre il problema ad un aut aut: Malpensa sì, Malpensa no. Lo scalo milanese, che avrebbe dovuto costituire la rampa di lancio dell'Italia sul mercato internazionale del trasporto delle merci e dei passeggeri, è costato l'enorme cifra di 20 miliardi di euro, corrisposti con grandi sacrifici da tutti i contribuenti italiani. Non mi pare recepibile la proposta di Alitalia, egoistica e fuori mercato, di fuggire da Malpensa, mantenendo contemporaneamente gli slot. L'attuale situazione è un obbrobrio giuridico, che non vede in primo piano l'impostazione dell'interesse generale, allorquando vi è una struttura giuridica di carattere privatistico che è titolata per l'assegnazione degli slot.
Troppo semplicistica mi appare anche la soluzione di consegnare lo scalo milanese, fortemente voluto come fiore all'occhiello del sistema aeroportuale italiano, ad una compagnia di ottima operatività, ma che non può garantire a Malpensa, se non in parte, un futuro rispondente agli intenti per cui lo stesso scalo era stato voluto. Che fine farebbe la strategicità del grande scalo italiano? Quale volontà vi è di costituire uno scalo determinante per lo smistamento dei grandi flussi di traffico internazionale? Il sistema Italia necessita dell'operatività del sistema aeroportuale milanese, di essere leader in Europa, di costituire un punto di riferimento imprescindibile nei flussi di traffico di merci e di persone.
Non si può ridurre Malpensa a un punto di appoggio di una sola particolare compagnia, come un qualsiasi aeroporto periferico d'Europa. Tutti i contribuenti si sono sacrificati per Malpensa e i Governi in questi anni hanno puntato moltissimo sullo scalo milanese. Non possiamo legare Malpensa alle sorti di una compagnia in crisi, dando un colpo pesantissimo al sistema di mobilità del nostro Paese.
Non si può consentire che una infrastruttura costata 40 mila miliardi delle vecchie lire venga accantonata e ridimensionata. Dove sta l'errore, dunque? La valutazione di allora, quando fu aperto l'aeroporto, fu forse troppo affrettata? Non si può al contempo pensare che Malpensa sia, a braccetto con questa gestione di Alitalia, il grande fallimento del sistema della mobilità nel Paese.
Il nostro Paese non si può permettere di buttare un patrimonio investito di 20 miliardi di euro e far finta di niente, come se fosse stato un errore stagionale.
Occorre ripartire da un sistema di mobilità, di cui il complesso aeroportuale milanese è un punto fondamentale. Come si può pensare che un grande Paese come il nostro non possa e non debba riconoscere, sul proprio territorio, due grandi aeroporti internazionali? La Spagna si fregia di Madrid e Barcellona, la Germania di Monaco e Francoforte, e l'Italia tenta di accantonare Malpensa? Tenta di relegare Malpensa ad un inesorabile fallimento, solo perché vi è incapacità gestionale all'interno di Alitalia? Se anche si volesse puntare tutto sull'aeroporto di Fiumicino, bisognerebbe fare i conti con la carenza di investimenti e l'analisi di tale carenza di investimenti che, dopo la privatizzazione, non sono avvenuti, mentre lo scalo romano si è vergognosamente distinto, questa estate, esclusivamente per i disagi arrecati ai passeggeri.
Non si deve altresì cavalcare l'ondata entusiastica della corsa alle privatizzazioni a tutti costi: privatizzare completamente la gestione dei grandi riferimenti dell'apparato delle infrastrutture comporta problemi economici rilevanti per il sistema economico del nostro Paese. RipartiamoPag. 6dunque dalle grandi infrastrutture in Italia; anzi, le svendite operate negli ultimi quindici anni nei settori della telefonia, dell'energia, delle autostrade, degli acquedotti e degli aeroporti richiederebbero la deliberazione di una indagine, se non l'istituzione di una Commissione di inchiesta parlamentare.
Il nostro Paese, per il suo ruolo nevralgico nel Mediterraneo, non può non respirare una dimensione internazionale e sentirsi fondamentale per gli scambi di persone e di merci. Esaminando i dati forniti, si osserva la criticità delle relazioni infrastrutturali nel nostro Paese, mentre nei Paesi vicini europei ci si interroga costantemente, nel senso di una sempre maggiore efficacia del sistema dei trasporti, potenziando le infrastrutture esistenti e creandone di nuove. Occorre potenziare, semmai, il sistema aeroportuale milanese, rendendolo ancora più operativo e più efficace, superando i limiti infrastrutturali dello scalo. Occorre altresì impegnarsi fattivamente per il mantenimento e il rilancio di una compagnia di bandiera senza appiattirsi sulle disgrazie delle ultime gestioni di Alitalia, ma ripartendo dalla ferma convinzione che ogni grande Paese necessita di una compagnia di riferimento forte e prestigiosa.
L'Italia verrebbe inesorabilmente tagliata fuori dai percorsi principali dell'economia mondiale e subirebbe un altro passo avanti verso la propria colonizzazione. Un'Italia non competitiva è un'Italia senza futuro e succube della volontà altrui. Per ovviare a ciò occorrono nuovi investimenti e una rinnovata fiducia.
Quindi, il problema non va posto nei termini: Malpensa o Fiumicino, vendita di Alitalia o no, privatizzazione o no, concessioni aeroportuali limitate o concessioni quarantennali (che spesso significano esproprio di funzioni di aspetto pubblicistico proprie dello Stato). Sulle grandi opere infrastrutturali e sulle scelte strategiche non possiamo procedere mediante schematismi.
La prima scelta è per la difesa e lo sviluppo delle infrastrutture strategiche: ciò vale per tutti i settori. Il problema non è di una fonte energetica, ma di sapere, nel concreto, qual è la scelta globale strategica per il settore energetico: ciò vale per i trasporti, per gli acquedotti, per la compagnia aerea, per la sicurezza, per le ferrovie, per le strade, per le telecomunicazioni, per tutte le reti e per tutto il sistema della mobilità per l'intero Paese, mobilità che è un diritto costituzionale garantito dall'articolo 16 della Costituzione (o meglio: che dovrebbe essere garantito dall'articolo 16 della Costituzione).
Nei ricordati settori occorrono, possibilmente, scelte strategiche condivise per l'Europa, sul modello di esperienze già presenti o di tentativi già effettuati, allorquando si doveva costruire l'Europa stessa, o di strade da esplorare nel nuovo contesto internazionale, che non può certamente portare all'isolamento oppure all'emarginazione o, ancor peggio, alla colonizzazione del nostro Paese. Quindi, il problema non è una compagnia o un aeroporto: ciò che ci sta a cuore sono le scelte strategiche di sviluppo del sistema generale del Paese e dei suoi interessi generali.
È per queste motivazioni, perché il problema è stato posto in questi termini, cioè in termini non strategici, mentre ha un rilievo di carattere generale, che il nostro gruppo parlamentare si asterrà su tutte le mozioni presentate (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, l'azienda Alitalia, ovviamente, rappresenta un problema che sta interessando in maniera particolare tutto il Paese e lo sta preoccupando.
La decisione del consiglio di amministrazione di Alitalia e l'atteggiamento tenuto dal Governo, allegro, disinvolto - e noi crediamo anche irresponsabile -, preoccupano l'Italia, gli italiani e il nostro gruppo. Il Ministro dell'economia e delle finanze, prima o poi, deve prendersi la responsabilità di preparare e presentare aiPag. 7soci un piano industriale, per poterlo discutere con gli stessi, per far emergere le valutazioni del caso e per rilanciare la nostra compagnia di bandiera, che è non soltanto una realtà a se stante, ma rappresenta, nel mondo, l'Italia e gli italiani.
In questi ultimi due mesi, i vari autorevoli (ovviamente con la «a» minuscola) rappresentanti del Governo, intervenendo su Alitalia, hanno detto tutto e il contrario di tutto, con la solita schizofrenia che è una caratteristica peculiare di questo Governo. Ricordo che l'aeroporto di Malpensa è costato, in quanto a investimenti, oltre 25 miliardi di euro. Il Governo e il Parlamento, quindi, proprio con i 25 miliardi di euro di investimenti citati, avevano già assunto la decisione politica, rendendo strategico, per l'Italia e per l'Europa, l'aeroporto di Malpensa: è in tale scalo che arrivano le principali rotte di compagnie europee e intercontinentali ed è nel medesimo scalo che si addensa il maggior numero di viaggiatori, di passeggeri e di merci. La ricordata decisione politica sovrasta e condiziona ogni piano economico e industriale di Alitalia.
Limitare lo sviluppo di Malpensa significa danneggiare l'economia non solo di Varese, della Lombardia e del Nord, ma è l'intero sistema Paese ad essere danneggiato proprio per la strategica politica aeroportuale che rappresenta l'aeroporto varesino. Sarebbe un errore considerare l'ipotesi assurda di abbandonare a se stesso l'aeroporto di Malpensa e far entrare imprenditori europei, ancorché autorevoli. Sarebbe il sistema Paese a subire un danno, non solo con ripercussioni negative sulla realtà socio-economica nazionale, ma anche con gravi ripercussioni internazionali.
La contrapposizione - guerra tra poveri, diciamo noi - fratricida tra i sostenitori e i denigratori di Malpensa e Fiumicino danneggia ambedue e tutti danneggiano la nostra economia nazionale. Sul titolo Alitalia è indubbio che il Governo abbia favorito cordate speculative: è stata una farsa l'assurda trattativa di gara partita alla fine del 2006. Come al solito, «becchi e bastonati» - come diciamo noi - e taglieggiati sono stati i piccoli risparmiatori, che hanno commesso l'errore di credere nella nostra compagnia di bandiera. Con Prodi al Governo della nazione, con simili ministri e con questa maggioranza, noi crediamo che la sfortuna - il cosiddetto malocchio popolare - si sia abbattuta come una mannaia sui cittadini, sull'economia e sui piccoli risparmiatori: l'esempio di Alitalia ne è la dimostrazione.
Sull'efficienza di Malpensa, anche nello smistamento bagagli, non c'è gara, non c'è confronto con nessun altro aeroporto nazionale. La sciagura che si è abbattuta su tutte le infrastrutture in generale, e su quelle aeroportuali in particolare - nella fattispecie Malpensa -, ha un nome e cognome: responsabili sono il Ministro Bianchi e il Ministro Di Pietro.
A noi ha fatto piacere ascoltare che il gruppo del Ministro Di Pietro si astiene su tutte le mozioni, ma dovrebbe farsi l'esame di coscienza se in Italia le infrastrutture, in particolare quelle aeroportuali, sono paralizzate. Non è certamente l'opposizione che ha responsabilità! Ha responsabilità chi, senza competenze e capacità, gestisce dicasteri rispetto ai quali non ha la più pallida idea di dove cominciare. Ovviamente, il problema degli investimenti infrastrutturali, per rendere i nostri aeroporti competitivi con quelli stranieri, è un primo punto che il Parlamento deve prendere in considerazione.
Era prevedibile che una armata Brancaleone alla guida di questo Governo non sarebbe stata capace di portare il Paese ad essere pronto e competitivo in tutti i vari settori della politica infrastrutturale, in particolare in quella aeroportuale. Tuttavia, come Parlamento, come istituzione, non possiamo permettere che Milano, la Lombardia, il nord Italia e tutto il Paese possano essere danneggiati da una politica miope - per non dire cieca - di questo Governo. Non dimentichiamo che Milano è la porta d'ingresso dell'economia nazionale e mi sembra doveroso rimarcare che è da sprovveduti non capirlo. Con i Governi della prima Repubblica e con i Governi Berlusconi ciò non sarebbe mai successo. Ma ci siamo domandati perché iPag. 8compratori, uno dopo l'altro, sono tutti scappati? Ci domandiamo cosa accadrà all'Italia se non avrà più una compagnia di bandiera?
L'azienda Alitalia deve essere risanata dall'interno, bypassando i sindacati, impedendo di depotenziare le infrastrutture e di ridurre le rotte soprattutto nel nord Italia e nel nord Europa. Un'azienda che perde due milioni di euro al giorno è strutturalmente malata e la malattia si chiama clientelismo e assistenzialismo, due terminologie familiari a questa maggioranza, a questo falso centrosinistra massimalista che non vede oltre la punta del proprio naso. Va ripulito il consiglio di amministrazione e vanno cacciati i manager che si sono dimostrati incapaci. Alitalia va liberata dal controllo politico dell'Unione e gli interessi imprenditoriali devono prevalere su quelli di questa maggioranza che pensa - ed è follia - di favorire Veltroni, sindaco di Roma e futuro leader del Partito Democratico, spostando l'asse di Alitalia da Milano a Roma. Questa è una folle idea, tipica di ideologie che hanno idee folli nel proprio DNA.
Come gruppo Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI, crediamo che non vi sia nessuna trattativa per l'acquisto dell'azienda e che il Ministro dell'economia e delle finanze stia dicendo bugie all'Italia e agli italiani. Un fatto è certo: si sta operando di nascosto contro gli interessi dell'azienda, dei cittadini, delle istituzioni e del Parlamento! Ciò è molto grave.
Il Ministero dell'economia e delle finanze possiede il 49,9 per cento di Alitalia e sicuramente il Governo è responsabile del piano aziendale di diminuzione dei voli aerei e intercontinentali dall'aeroporto di Malpensa...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUCIO BARANI. ...per favorire la politica - come ho già detto - del sindaco di Roma, per meri interessi politici e non certo economici e di sviluppo del Paese. Un aeroporto di qualità viene sostituito per una volontà di mero interesse politico.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Barani.
LUCIO BARANI. Concludo, signor Presidente. Come gruppo Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI, voteremo a favore di tutte le mozioni presentate dall'opposizione mentre esprimeremo voto contrario sulla mozione presentata dalla maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Attili. Ne ha facoltà.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, intervengo brevemente. Abbiamo già espresso nella discussione sulle linee generali le motivazioni per le quali il gruppo Sinistra Democratica Per il Socialismo europeo voterà a favore della mozione Barbi ed altri n. 1-00219
(Nuova formulazione). Nel poco tempo a mia disposizione vorrei sottolineare solo due punti.
In primo luogo, non è assolutamente vero che vi sia un tentativo da parte del Governo di ridimensionare il ruolo di Malpensa. Lo stesso piano Alitalia si riferisce esclusivamente ad una specializzazione dell'aeroporto. (Con molto ritardo, si cerca cioè di fare quanto la politica avrebbe dovuto fare per tempo: sviluppare un ragionamento sul sistema aeroportuale, che oggi è più necessario di ieri. Inoltre, è del tutto falso che in questo settore vi sia un attacco al nord perché, come ho ricordato nel corso della discussione sulle linee generali, vi sono ben tredici aeroporti che presidiano il nord dell'Italia. Mai come in questo periodo vi sono stati investimenti e realizzazioni nel campo delle infrastrutture aeroportuali.
In secondo luogo, affrontiamo esclusivamente un punto di un piano del consiglio di amministrazione di Alitalia che vorremmo conoscere meglio, che andrà discusso e approfondito, in quanto a noi interessa in particolare comprendere quattro questioni: il ruolo del pubblico, la gestione dei problemi dei lavoratori, gli investimenti e le alleanze internazionali.Pag. 9
Tale piano, quindi, va immediatamente approfondito e discusso. Nella fase di approfondimento forniremo il nostro contributo. Tuttavia, oggi non è possibile non incoraggiare e sostenere un tentativo che, finalmente, rappresenta una decisione dopo molti anni di indecisione e di incertezza. Inoltre, sarebbe bene che ognuno di noi svolgesse la sua riflessione su quanto è successo sinora, perché è l'unica strada possibile per salvare Alitalia senza sacrificare assolutamente né Malpensa né il sistema italiano (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).