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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Misure per assicurare l'attuazione sull'intero territorio nazionale dei recenti provvedimenti in ambito scolastico assunti dal Governo - n. 3-01226)
PRESIDENTE. La deputata Froner ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01226, concernente misure per assicurare l'attuazione sull'intero territorio nazionale dei recenti provvedimenti in ambito scolastico assunti dal Governo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), per un minuto.
LAURA FRONER. Signor Presidente, signor Ministro, la questione che intendiamo sottoporre si riferisce in particolare al fenomeno della dispersione scolastica.
In Italia più del 20 per cento dei giovani tra i 18 e i 24 anni esce dal sistema di istruzione senza qualifica né diploma ed è in possesso della sola licenza media. Questo dato è nettamente superiore alla media europea e ci vede ancora molto lontani dall'obiettivo del 10 per cento fissato a Lisbona da raggiungere entro il 2010.
Sappiamo che gli anni più a rischio sono il primo e il secondo della scuola superiore, con punte del 30 per cento di bocciati nelle prime classi degli istituti professionali. Dallo scorso anno abbiamo registrato un notevole impegno per far recuperare credibilità al sistema scolastico italiano, anche attraverso importanti interventi normativi, come l'aver elevato l'obbligo di istruzione a 16 anni e il nuovo profilo educativo che individua le competenze di base per i giovani in uscita dalla scuola dell'obbligo.
Al Ministro chiediamo quali misure intenda adottare per assicurare l'attuazione su tutto il territorio nazionale dei provvedimenti previsti, in particolare nelle aree...
PRESIDENTE. Deve concludere.
LAURA FRONER. ...in cui risulta più accentuato il fenomeno della dispersione scolastica.
PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, credo che lo sforzo che il Governo ha intrapreso in questo anno ci consente di avviare il nuovo anno scolastico in un clima di tranquillità e di certezza maggiore di quello dello scorso anno. Le indicazioni per il curriculum del primo ciclo offrono alla scuola italiana un ritorno al futuro per i nostri ragazzi: operano una distinzione tra ciò che deve essere aggiuntivo e, qualche volta, anche superfluo, senza togliere nulla all'importanza che rivestono Internet, l'informatica e l'inglese per i nostri ragazzi, ma ponendo al centro l'importanza delle competenze di base dell'italiano, della matematica, della storia e della geografia, che solo se sono conosciute possono consentire al ragazzo di sviluppare ulteriori conoscenze e integrazioni.
C'è lo sforzo di mantenere una maggiore capacità di rapporto tra scuola ePag. 48famiglia, non per perseguire le 13 o 14 educazioni che erano previste, ma forse quell'unica educazione di cui i nostri figli hanno bisogno, in collaborazione tra ciò che può fare la scuola e ciò che può fare la famiglia.
Vi è poi un invito alle nostre scuole affinché si torni a incentivare il lavoro di tutti quei docenti che, all'interno delle classi, miglioreranno la didattica e la ricerca sperimentale sui contenuti di fondo e di base, indispensabili per i ragazzi del primo ciclo, riducendo l'enorme mole di progetti - un'attività di «progettificio» permanente - che rischia talora di togliere al fondamento per dare all'aggiuntivo o superfluo.
In questo lavoro, la scuola dell'infanzia e quella primaria rivestono un ruolo fondamentale, anche al fine di garantire il diritto all'istruzione sancito dalla Costituzione: non dimentichiamo mai che le scuole materne paritarie e quelle primarie convenzionate danno risposta al 48 per cento dei nostri bambini: certo non sono i 100 milioni di euro di contributi erogati a queste scuole che possono sostituire l'impegno complessivo nel dare risposta al diritto dei nostri ragazzi.
Per quanto riguarda l'obbligo di istruzione, non si tratta di una libertà in meno, ma di una opportunità in più, cioè di consentire ai nostri ragazzi di poter proseguire gli studi fino a 18 anni, raggiungendo un diploma o una qualifica professionale e ampliando le offerte formative, senza piegare i loro stili cognitivi, ma incrociandoli con proposte che li possano ricondurre a dati più significativamente vicini agli obiettivi di Lisbona e della Comunità europea.
Per questo motivo, diciamo «no» a un maggior numero di indirizzi nelle scuole medie superiori (ne abbiamo più di 700: vanno ridotti) e alla politica delle 40 ore settimanali, che sono troppe e frammentano troppo i nostri ragazzi. Dobbiamo, invece, saper dare ad essi - come prevede l'obbligo di istruzione - una visione interdisciplinare, che, più che ad una testa piena di nozioni, miri ad una bella testa e alla capacità di saper vivere. Credo che questo sia lo sforzo con il quale accompagneremo le nostre scuole in questi due anni di sperimentazione, per poterlo correggere, integrare e migliorare e rifletterci dentro.
PRESIDENTE. Il deputato Rusconi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto per la risposta del Ministro, poiché i provvedimenti che sono stati annunciati si collocano in coerenza rispetto al tentativo - mi sembra ben attuato - di riportare serietà ed autorevolezza nella scuola italiana, dopo che per anni era stata inutilmente predicata la severità e l'autorità.
Come insegnante, valuto con favore la riscoperta delle abilità di base, che permettono ad ogni cittadino di essere autonomo e protagonista nella società e che invece, soprattutto nella scuola dell'obbligo, sono state trascurate.
Quanto all'obbligo di istruzione innalzato a 16 anni, innanzitutto rivendico e sono d'accordo con il ruolo fondamentale di una formazione professionale seria e con l'obiettivo di una terminalità almeno triennale per ogni studente. In proposito, penso anche a quel che dobbiamo dare a tanti ragazzi e giovani extracomunitari che arrivano nel nostro Paese a 13 o 14 anni. Occorre uscire dall'ambiguità del diritto-dovere della riforma Moratti, che manteneva l'entrata del mondo del lavoro a 15 anni e che il Governo ha opportunamente portato a 16.
Rimangono aperti, signor Ministro, il tema della formazione professionale nel Sud, estremamente importante, e quello dell'attuazione del diritto di istruzione per le regioni. Penso all'interrogazione che ho presentato riguardo all'attuazione dell'obbligo di istruzione nei corsi di formazione professionale nella regione Puglia.
Infine, vi è da ripensare il diritto-dovere all'istruzione nella scuola secondaria superiore: esso fu infatti approvato con la prima bozza della riforma Moratti, che non ha nulla a che vedere con la riformaPag. 49Moratti delle superiori dell'ottobre 2005, peraltro - per fortuna della scuola italiana - mai applicata.