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Si riprende la discussione (ore 17,06).
(Esame degli ordini del giorno - Doc. VIII, n. 4)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - Doc. VIII, n. 4, sezione 1).
Prima di dare la parola al deputato questore per l'espressione dei pareri sugliPag. 63ordini del giorno, rilevo che taluni di essi - faccio riferimento gli ordini del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/95 e n. 9/Doc. VIII, n. 4/96, Mario Pepe n. 9/Doc. VIII, n. 4/99 e Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 - presentano profili problematici in ordine alla loro ammissibilità.
GREGORIO FONTANA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo.
GREGORIO FONTANA. Sulle inammissibilità che ha appena comunicato.
PRESIDENTE. Le darò la parola al termine della mia comunicazione.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/95, volto ad equiparare - in termini di dotazioni - i gruppi autorizzati in deroga alle componenti politiche del gruppo Misto, è inammissibile in quanto il Regolamento della Camera non consente un simile intervento ponendo tutti gruppi sullo stesso piano e differenziando la posizione dei gruppi da quella delle componenti politiche del gruppo Misto.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/96 è inammissibile in quanto volto ad impegnare, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori a predisporre alcune modifiche al Regolamento della Camera: come è noto, a tali soggetti non è attribuito uno specifico potere di iniziativa in materia di riforma regolamentare né un particolare ruolo all'interno del relativo procedimento.
L'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/Doc. VIII, n. 4/99 è inammissibile in quanto l'impegno in esso contenuto contrasta con le vigenti previsioni regolamentari che prevedono che la competenza in materia di servizi di sorveglianza sanitaria e per gli adempimenti previsti dal decreto legislativo n. 626 del 1994 spetti al datore di lavoro e non all'Ufficio di Presidenza.
Quanto all'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 rilevo che esso è volto a impegnare l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori ad eliminare - limitando esclusivamente il finanziamento dei gruppi costituiti in deroga - qualsiasi maggior onere derivante dalla costituzione di gruppi di consistenza inferiore a venti deputati. Esso impegna, inoltre, l'Ufficio di Presidenza ad eliminare i maggiori oneri connessi all'elezione dei segretari di Presidenza, su richiesta dei gruppi costituiti in deroga.
Ricordo, preliminarmente, che la possibilità di costituzione di gruppi con meno di venti deputati è espressamente prevista dalle norme regolamentari.
L'ordine del giorno in esame chiama in causa alcuni principi fondamentali sanciti dal Regolamento: il carattere necessitato dell'attribuzione a tutti i gruppi parlamentari costituiti all'interno della Camera, per l'esplicazione delle loro funzioni, di locali e attrezzature, nonché di contributi a carico del bilancio della Camera (articolo 15, comma 3, primo periodo); l'obbligo di procedere a tale dotazione di risorse e a tale assegnazione di contributi, esclusivamente sulla base di due specifici parametri: primo, le esigenze di base comuni ad ogni gruppo; secondo, la consistenza numerica dei gruppi stessi (articolo 15, comma 3, secondo periodo); la parità di trattamento per i segretari di Presidenza, con l'unica differenza prevista per i segretari eletti su richiesta dei gruppi costituiti in deroga, con riferimento alla conclusione del mandato in relazione al venir meno dell'esistenza del gruppo di appartenenza ovvero all'abbandono del medesimo (articolo 5, comma 7).
Il Regolamento pone, dunque, tutti i gruppi costituiti come tali - indipendentemente dal fondamento regolamentare della loro costituzione - su un piano di parità formale, dettando i parametri in base ai quali la Presidenza è chiamata ad assicurare le relative risorse, che costituiscono uno strumento essenziale per assicurarne la necessaria autonomia.
Pertanto, ai fini che qui interessano, l'unica distinzione che può essere presa in considerazione è quella fondata sulla consistenzaPag. 64numerica dei gruppi, vale a dire in proporzione al numero dei relativi iscritti.
Alla luce di tale quadro regolamentare, la Presidenza non può essere chiamata ad «eliminare» puramente e semplicemente i maggiori oneri derivanti dall'applicazione di una norma del Regolamento, per quanto politicamente controversa possa essere stata la relativa decisione.
È certamente possibile dar luogo ad una riduzione dei contributi e delle dotazioni, ma ciò non può che avvenire sulla base di deliberazioni di carattere generale che fondino la distinzione tra i gruppi esclusivamente sulla base di una diversa considerazione del parametro della consistenza numerica.
Alla luce di queste considerazioni, la Presidenza - fermo restando il significato politico delle relative premesse - può considerare ammissibile l'ordine del giorno sopra citato solo nei limiti in cui gli impegni richiesti risultino essere compatibili con le disposizioni contenute nel Regolamento della Camera.
E cioè - esclusa ogni diversità di trattamento per i segretari di Presidenza - nel senso che essi non comportino un'eliminazione ma soltanto una riduzione, anche consistente, dei contributi e delle dotazioni e che la stessa sia fondata non sul titolo in base al quale il gruppo risulta costituito, ma solo su una diversa considerazione del parametro della consistenza numerica.
In altri termini, l'ordine del giorno è ammissibile ove l'impegno sia riformulato nel senso che esso preveda di «ridurre significativamente nel rispetto dei parametri fissati dall'articolo 15, comma 3, del Regolamento, i contributi e le dotazioni destinati ai gruppi di minore consistenza numerica».
In tal modo - a prescindere dalla valutazione che se ne vorrà dare e che sarà espressa dalle parti politiche - il dispositivo non risulta in contrasto con i principi regolamentari.
Alla luce delle argomentazioni svolte appare chiaro che il problema che si pone è quello della compatibilità degli impegni richiesti con le norme del Regolamento della Camera. Resta ferma ovviamente la possibilità di modificare tali norme secondo le procedure previste dal Regolamento medesimo.
Ha chiesto di parlare il deputato Gregorio Fontana. Ne ha facoltà.
GREGORIO FONTANA. Signor Presidente, come ho avuto modo di dire nel corso della discussione generale noi attribuiamo una particolare importanza a questo ordine del giorno: mi riferisco sia ai colleghi di Forza Italia sia ai colleghi delle altre forze politiche che lo hanno sottoscritto. È, quindi, importante che la Camera si possa esprimere su di esso.
Ho ascoltato attentamente la sua dichiarazione di inammissibilità e i profili generali in base ai quali ci ha indicato delle possibili soluzioni al fine di consentire all'Assemblea di esprimersi in ordine a tale materia. Le chiedo, quindi, la possibilità di riformulare questo ordine del giorno e ripresentarlo entro il termine del dibattito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, di norma non sono abituato a contestare le valutazioni che sono poste in capo al Presidente della Camera: mi riferisco a quelle concernenti l'ammissibilità o meno di un ordine del giorno. Quindi, rispetto le valutazioni che lei ha voluto svolgere riguardo all'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108, che ho sottoscritto.
Detto ciò, credo, però, che il significato politico del nostro ordine del giorno non possa essere sminuito, annullato, reso del tutto privo di significato da una semplice valutazione concernente la sua ammissibilità. Peraltro, ritengo che il concetto che lei...
PRESIDENTE. Mi scusi, presidente. Per favore...
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, parliamo di costi della politica. Ha ragione lei, non interessa molto.
Pag. 65PRESIDENTE. Scusate, anche chi volta le spalle alla Presidenza sarebbe pregato di...
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, è che si fidano di lei.
PRESIDENTE. Per favore, ai parlamentari che voltano le spalle alla Presidenza chiederei di correggere la loro postura. Non so quale sia la nostra sensibilità; mi pare, tuttavia, di dover richiamare l'Assemblea al fatto che stiamo discutendo un argomento su cui le diverse sensibilità presenti nel Paese sono assai attente a ciò che questa Assemblea si accinge a decidere.
Chiedo, dunque, che in una discussione che risulta così impegnativa, anche se fortemente connotata da elementi tecnici, ci sia la possibilità di seguire con attenzione il dibattito. Grazie. Prego, presidente.
IGNAZIO LA RUSSA. Il tenore dell'ordine del giorno, comunque, anche nella versione che lei ritiene ammissibile, limita fortemente i contributi a favore dei gruppi minori, come lei ha affermato. L'individuazione di cosa si intenda per gruppo minore, a mio avviso, non modifica la valutazione che lei ha svolto: inserire, quindi, in un nuovo testo il riferimento ai gruppi minori di venti deputati, che sono esattamente quelli costituiti in deroga, è esattamente conforme alla sua valutazione di ammissibilità, ma chiarirebbe che per gruppi minori non si vuole intendere quelli costituiti da ventuno, ventidue o ventitrè deputati, cioè quelli che comunque, ad avviso dei proponenti dell'ordine del giorno, avevano, a prescindere dalla eccezione legittima praticata dall'Ufficio di Presidenza, di per sé il diritto a costituire un gruppo. Ciò, quindi, per quanto concerne il punto di vista tecnico. L'unica riformulazione - mi rivolgo al collega che si accinge a proporla - che a noi può sembrare comunque accettabile è quella che indichi quali sono i gruppi minori, quelli con meno di venti deputati.
Detto questo, signor Presidente, ciò che conta è, però, l'aspetto politico di tale vicenda. Stiamo parlando della possibilità di ridurre seriamente dei costi in un contesto politico generale in cui si parla molto di semplificazione.
Nei prossimi giorni si avvierà la fusione di due grandi partiti per dar vita al Partito Democratico. Si sbandiera la volontà di semplificare. La verità è che all'inizio della legislatura sono stati fondati cinque gruppi, uno di centrodestra e quattro di centrosinistra, che secondo le regole generali non avevano diritto all'esistenza. È stato fatto tutto legittimamente, perché il Regolamento prevede la possibilità di questa eccezione. È stato rispettato il Regolamento e c'è voluto un voto dell'Ufficio di Presidenza. Peraltro, mi darà atto che non è normale che, su una simile materia, prevalga la maggioranza con un solo voto e che questo voto sia proprio quello del Presidente della Camera, che solo molto raramente diventa decisivo in sede di Ufficio di Presidenza.
Capirà, quindi, che la nostra è una posizione assolutamente coerente. Sin dall'inizio abbiamo sostenuto che, se si vuole andare verso la riduzione dei costi della politica e la sua semplificazione, non bisogna dar vita a nuovi gruppi parlamentari che deroghino alla regola generale della consistenza numerica dei venti deputati. Ciò è stato fatto, con la conseguenza di un aggravio di spese - che è stato stimato dall'onorevole Fontana - di quindici milioni di euro.
Noi chiediamo che si dia un segnale! Non chiediamo che domani questi gruppi non ricevano più i contributi, nè che domani, ora o nel corso di tutta la legislatura siano sciolti. Noi chiediamo che si dia un segnale chiaro e preciso di una volontà di riduzione di tutte le spese dipendenti da scelte partitiche, di appartenenza. Questa non è stata una scelta di funzionalità; è stata una scelta operata dalla maggioranza per occupare più poltrone, per avere più peso, per avere più potere in quest'aula! E noi questo non lo riteniamo possibile!Pag. 66
O c'è un segnale in questa direzione, che non deve venire solo dall'Ufficio di Presidenza, bensì da una maggioranza che in maniera legittima dal punto di vista regolamentare, ma inaccettabile dal punto di vista politico, ha aumentato di quindici milioni i costi per una sua convenienza di potere...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
IGNAZIO LA RUSSA. ...o noi non voteremo il bilancio della Camera e ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mario Pepe. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE. Signor Presidente, avevo offerto all'amministrazione della Camera la possibilità di liberarsi di una convenzione particolarmente onerosa: mi riferisco alla convenzione con l'Università di Roma Tor Vergata. Avete dichiarato inammissibile il mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/99. Tuttavia, vorrei rivolgermi ai membri dell'Ufficio di Presidenza: non vi potete comportare come quei signorotti medievali che, in tempo di Quaresima, per mettere a posto la coscienza, facevano digiunare gli altri, la servitù.
Secondo me, se deve essere praticata una politica di rigore, ciò va fatto in tutte le direzioni, a cominciare dalle consulenze che l'amministrazione della Camera affida ai professionisti esterni; questo è un caso.
Mi appello, quindi, alla sensibilità del Presidente della Camera, chiedendo di riconsiderare l'ammissibilità del mio ordine del giorno che comunque va nella direzione della lotta agli sprechi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Fabris. Ne ha facoltà.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, intervengo circa l'inammissibilità da lei appena dichiarata. Non ho francamente compreso secondo quale criterio sia stato espresso il giudizio sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108. In un primo tempo, infatti, si afferma che non si possono modificare i regolamenti: e, dal momento che il Regolamento questo stabilisce, noi ci siamo attenuti allo stesso. Peraltro, vorrei ricordare ai colleghi La Russa e Fontana che questa vicenda è stata inaugurata nella passata legislatura, cioè con un altro Presidente: non sono dunque state questa Presidenza e questa maggioranza ad aver inaugurato il ragionamento sui gruppi con consistenza inferiore al numero di venti previsto originariamente dal nostro Regolamento.
Signor Presidente, lei fa questo correttissimo riferimento a quanto stabilito dal Regolamento ed afferma che, naturalmente, non può derogare a quanto il Regolamento prevede e consente né alle delibere intervenute. Ciononostante, lei invita il collega a riformulare l'ordine del giorno nel senso che si potrebbe prevedere una riduzione pro quota o pro rata - non ho capito come la volete intendere - dei contributi per i gruppi regolarmente costituiti. Questa, signor Presidente, mi sembra assolutamente una forzatura: la cosa o è o non è. Decidete, dunque, sull'ammissibilità (Commenti)...
PRESIDENTE. Per favore...
MAURO FABRIS. Ora ho qualcosa da dire anche a voi per quel che riguarda i costi! Tuttavia, non si può affermare che l'ordine del giorno non è ammissibile ma che, comprendendosene il senso e dunque venendo incontro ad esso, si è disposti ad accettare una riformulazione per una riduzione pro rata del contributo.
Comprendo anche l'ultima tirata del collega La Russa su questo moralismo che sta prendendo piede (in maniera, credo, anche inconsapevole per qualche gruppo). Ma è fastidioso ed anche un po' ipocrita: vedo infatti molti, che in passato avevano anche responsabilità di Governo, alzarsi e puntare l'indice chiedendo la riduzione dei costi. Sarebbe facile dire: cosa avete fatto voi? Ad esempio, sarebbe facile dire all'onorevole La Russa che eravate voi quelli che nel marzo del 1999 (ho qui il testo dell'intervento dell'onorevole Fini), diPag. 67fronte al rifinanziamento della vita politica ed al ritorno al finanziamento dei partiti, promettevate che avreste dato i soldi a tutta una serie di associazioni di volontariato e che non avreste voluto i soldi del finanziamento pubblico. Faceste un elenco: Fini, in quest'aula, urlò che avreste dato i soldi alle comunità per il recupero dei tossicodipendenti, alle associazioni contro l'usura, alle vittime del terrorismo. Vorrei capire: avete dato indietro questi soldi, voi di Alleanza Nazionale, oppure ve li siete tenuti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e La Rosa nel Pugno)? Non potete continuare a fare i moralisti mentre, poi, il vostro comportamento è un altro (Commenti del deputato Foti). Fini, in quest'aula, l'11 marzo 1999, ha dichiarato: non vogliamo i soldi del finanziamento pubblico, li daremo in beneficenza. Se, dunque, ci fornite, per cortesia, l'elenco dei beneficiati, cominceremo a fare un po' di pulizia qui dentro (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani). Aspetto l'elenco dei beneficiati: l'avete promesso nel marzo 1999!
Se cominciamo su questo versante (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)... Nel frattempo attendo l'elenco, sempre che il presidente Fini faccia outing sui voli di Stato che ha preso lui e su chi vi era sopra, e se per caso, come ho già chiesto, vi fossero quanti partecipavano ai casting alla Farnesina. Se vogliamo continuare su questa strada, mi par bene che in quest'aula ci dessimo tutti una calmata poiché non è il caso di inseguire (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Per favore!
MAURO FABRIS. Dateci l'elenco dei voli di Stato che avete utilizzato voi e di chi alla Farnesina faceva i casting! Dite perché spendevate 32 milioni di euro quando eravate al Governo! Spiegateci perché è in corso un contenzioso con il portavoce di Fini per quanto riguarda l'uso delle auto blu! Smettete di fare i moralisti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani), perché le spese, con voi, non sono diminuite!
La seconda questione riguarda il dato politico, signor Presidente: non vorremmo che qui si procedesse (attraverso riforme ai regolamenti, oltre che con iniziative regolamentari) con questa volontà politica di far nascere - per via regolamentare, in questo caso, o per via referendaria - una sorta di bipartitismo coatto. Bontà sua, Fontana ci dice: dal momento che siete stati eletti, potete anche parlare in quest'aula; e, dal momento che siete stati eletti, potete anche mettervi insieme ed affermare un'identità politica diversa da Forza Italia; ma non pensate che vi possiamo dare soldi per svolgere questo tipo di attività!
PRESIDENTE. La invito...
MAURO FABRIS. Arrivo al punto, Presidente. Non è che mi può...
PRESIDENTE. Volevo solo dirle che deve concludere.
MAURO FABRIS. Ho già concluso. Vorrei dire a questi colleghi che, invece di accanirvi su leggi, regolamenti o altro, dovreste cercare di domandarvi per quale ragione questo bipartitismo coatto in Italia non è nato, nonostante le leggi «porcata» che avete approvato.
PRESIDENTE. La prego: deve concludere.
MAURO FABRIS. Ho finito, signor Presidente, vorrei almeno la parola...
PRESIDENTE. Sì, ma secondo i tempi previsti per tutti.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, sto concludendo. Vi è un tempo entro il quale intervenire?
Pag. 68PRESIDENTE. Sì, certo, sono previsti cinque minuti.
MAURO FABRIS. Perfetto, allora concludo e dico che, nonostante questa vostra voglia di ridurre...
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Basta!
MAURO FABRIS. Vorresti, ma non è così. Riprenderò la parola dopo, non ti preoccupare.
PRESIDENTE. Scusate, per favore! Deputato Fabris, la prego di concludere secondo i tempi del Regolamento.
MAURO FABRIS. Volentieri, signor Presidente, se non mi interrompono. Quindi, nonostante questa vostra voglia e volontà di ridurre tutto ad un bipartitismo coatto, credo, signor Presidente, che il rispetto del Regolamento in questo caso vada assolutamente sancito anche con il voto sul bilancio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non per contrapposizione ai firmatari dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108, ma in considerazione della sostanza delle disposizioni previste dal nostro Regolamento, ritengo che tale ordine del giorno non poteva essere accolto per essere, quindi, votato dall'Assemblea.
A me dispiace che i colleghi della Casa delle libertà, quando furono costituiti cinque nuovi gruppi in violazione del Regolamento, non reagirono adeguatamente.
Vorrei ricordare che per la costituzione dei gruppi il nostro Regolamento prevede tuttora l'elezione di venti deputati, oppure la presentazione in tutte le circoscrizioni e l'elezione di almeno un deputato con il sistema maggioritario. È cambiata la legge elettorale; di conseguenza, bisognava cambiare anche il Regolamento! Invece l'Ufficio di Presidenza, con una procedura che non ha precedenti e con il voto determinante del Presidente di questa Assemblea, autorizzò, in deroga al Regolamento, la costituzione di cinque nuovi gruppi.
Non è, cari colleghi, solo un problema di finanziamento, ma di democrazia, perché l'Ufficio di Presidenza oggi è un organo politico, nel momento in cui ha autorizzato in violazione del Regolamento, per decisione politica, la costituzione di cinque nuovi gruppi.
Per quanto riguarda la questione del finanziamento, però, si deve modificare il Regolamento: non si può per umore, convenienza o circostanza decidere sulla base di un Regolamento a norma del quale tutti i gruppi sono uguali e dispongono di tutte le prerogative previste dal Regolamento stesso.
Votai contro quella decisione votata anche dal Presidente, ma oggi difendo il diritto di questi gruppi, nel rispetto del Regolamento vigente, di avere tutto ciò che il Regolamento stesso prevede: la democrazia si fonda sul rispetto rigoroso delle regole, altrimenti non vi è più democrazia in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e La Rosa nel Pugno)!
Allora, onorevole Presidente, potrebbe farsi promotore di un'iniziativa, anche perché rientra nelle sue prerogative: mi riferisco alla presentazione alla Giunta per il Regolamento di un nuovo testo di Regolamento, che lei potrà proporre e che i rappresentanti dei partiti in quella sede potranno emendare, respingere o approvare.
Credo, quindi, che l'Assemblea debba votare contro l'ordine del giorno in oggetto, in quanto viola il Regolamento vigente ed accetta, politicamente, che si possano alterare i rapporti di forza all'interno degli organi delle Assemblee elettive per privilegiare questa volta il centrosinistra (ma se si accetta che ciò possa avvenire, colleghi del centrosinistra, domani potrebbe anche accadere esattamente l'opposto).Pag. 69
Concludo, con una parola di critica, signor Presidente: non è possibile che i deputati siano posti di fronte all'accoglimento casuale di emendamenti ed ordini del giorno. Secondo le disposizioni del Regolamento, infatti, un ordine del giorno può essere migliorativo o peggiorativo, purché ciò avvenga nei binari del Regolamento, ma non si può accogliere un ordine del giorno o un emendamento che contrasti con le previsioni regolamentari.
Pertanto, non solo voterò contro, ma invito ancora il Presidente a chiedere il ritiro di tale ordine del giorno e, comunque, ad inviare alla Giunta per il Regolamento le nuove proposte che eventualmente si possono indicare. Ridurre semplicemente la costituzione dei gruppi ad una questione finanziaria vuol dire umiliare la politica, non condannare le caste, che continuano ad esistere anche quando violano il Regolamento con la presunzione di avere i numeri con i quali si crede di poter fare ciò che si vuole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non voglio sollevare alcun tipo di polemica né raccogliere alcune osservazioni comprensibili, anche se non condivisibili dal mio punto di vista, che ho ascoltato su tale tema. Tuttavia, pur condividendo il principio che ha ispirato l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 (ricordo, tra l'altro, che un ordine del giorno simile era stato presentato dal nostro gruppo, ma dichiarato inammissibile dagli uffici), vorrei che non ci nascondessimo dietro ai ragionamenti che si svolgono ormai da un anno e mezzo nella Giunta per il Regolamento e talvolta anche in sede di Conferenza dei rappresentanti dei gruppi. Dico ciò, perché, altrimenti, al di là delle pressioni esercitate dalle manifestazioni di Grillo o da quelle di Moretti di tre anni fa o delle polemiche che possono scaturire talvolta nel corso degli anni, si evitano le questioni che abbiamo davanti.
Costituisce un problema o meno adattare l'attuale Regolamento della Camera ad un sistema elettorale che probabilmente cambierà e che certamente non è più uninominale ma proporzionale? È un problema che dobbiamo affrontare oppure no? Tale difficoltà è stata evidenziata anche dalla lunga riunione che ha portato alla costituzione e al riconoscimento, in deroga all'articolo 14 del Regolamento, di cinque gruppi in più. Si trattò di una riunione che durò più di una seduta e che comportò, per la costituzione di tali gruppi, anche il voto, per la prima volta nella storia repubblicana, del Presidente della Camera. Tuttavia, egli è stato accusato ieri, da una lettera pubblica, di essere colui che avrebbe concesso un aumento di stipendio, pur non avendolo fatto. Certamente non si inventò, qualche mese fa, di essere protagonista di un riconoscimento, ma qualcuno, all'interno di una coalizione, glielo chiese.
Pertanto, il tema che certamente riguarda i costi, ma anche la sintonia politica e l'agibilità regolamentare all'interno della nostra Assemblea, deve essere affrontato. La riformulazione proposta dall'onorevole Gregorio Fontana è meglio di niente. Si può procedere con un voto su un principio, visto che sono moltissimi gli ordini del giorno dichiarati inammissibili per aspetti formali, cioè il principio che consenta all'Assemblea di affermare - tramite l'invito rivolto ai deputati questori, alla Giunta per il Regolamento, di cui auspico, signor Presidente, la convocazione più sollecita per discutere di questo e di altri temi - di guardare con più attenzione la sintonia del riconoscimento dei gruppi parlamentari con un sistema elettorale e partitico che è cambiato.
Noi non vogliamo assolutamente trasformare l'Assemblea attraverso forzature del Regolamento in un consesso bipartitico, poiché abbiamo in mente ben altro, ma non possiamo neanche immaginare e dimenticare le rilevanti discussioni e polemiche - mi sia consentito - di una maggioranza, che può essere dell'uno o dell'altro schieramento, che riconosce, al fine di mantenere o aumentare la propriaPag. 70presenza dentro gli uffici istituzionali, gruppi in deroga in base alla convenienza. Ciò non è possibile.
Occorre dare una risposta attraverso formulazioni nuove, il voto su un principio o - come auspico - una riunione urgente della Giunta per il Regolamento che affronti il tema di tale specifico articolo, e più in generale una sintonia tra il Regolamento e i diritti della maggioranza e dell'opposizione, quelli che scaturiscono dal nuovo sistema elettorale proporzionale rispetto alla formulazione di cui al Regolamento, che è ispirato al sistema maggioritario. È necessaria una sintonia per non rimandare il problema. La risposta a tale situazione comporta anche aspetti finanziari importanti? Certamente. Ma non è che per gli aspetti finanziari cancelliamo il problema o, negando i suddetti, fingiamo che non ve ne sia alcuno.
Onorevole Presidente, con riferimento a tale tematica si possono affrontare alla radice non le polemiche di ieri o dell'altro ieri, ma quelle che progressivamente vengono evidenziandosi in questi mesi e in questi anni.
Con l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n.4/108, con la formulazione di un voto di principio o con la convocazione della Giunta per il Regolamento, mi sembra indispensabile affrontare questo tema il più presto possibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, anche se in modo molto strumentale, la discussione che stiamo svolgendo ha comunque una sua rilevanza politica ed istituzionale. Capisco l'imbarazzo in cui lei si è trovato, signor Presidente, di fronte ad un ordine del giorno firmato dal principale gruppo dell'opposizione a cui si è associato poi anche il secondo gruppo dell'opposizione e adesso anche il terzo.
È evidente che lei, leggendo quell'ordine del giorno, e non credo che mi possa smentire, non avrebbe potuto far altro che dichiararlo inammissibile, perché l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108, come lei ha fatto capire, è palesemente inammissibile.
Capisco - e non la contesto come ha fatto qualcun altro - che il Presidente della Camera, messo implicitamente in discussione dai colleghi firmatari di questo ordine del giorno, abbia dovuto fare i salti mortali (ma li ha fatti con abilità) per dire in quali termini di compatibilità con il Regolamento (e non poteva fare diversamente, perché lei è il supremo garante del rispetto del Regolamento in quest'aula), quell'ordine del giorno fosse ammissibile (non accolto, come qualcuno ha sostenuto; non è stato accolto dai questori, i quali ne hanno chiesto il ritiro, il che significa che se venisse posto in votazione essi inviterebbero a bocciarlo). Lei ha dichiarato in quali termini potrebbe essere ammissibile, ma ovviamente i suoi criteri di ammissibilità confliggono letteralmente con il dispositivo di quell'ordine del giorno.
Pertanto, sostanzialmente, chi voterà a favore di quell'ordine del giorno - tutti noi voteremo contro - voterà per un ordine del giorno che è scritto in un modo, ma è stato riformulato dal Presidente della Camera, stravolgendolo completamente, come era necessario, per poterlo dichiarare ammissibile, anche se era palesemente inammissibile.
Lei ha fatto riferimento - e la capisco Presidente, lo voglio dire pubblicamente - ad una legittima polemica politica che c'è stata all'inizio di questa legislatura. Anch'io ritengo legittima quella polemica politica, ma oggi è totalmente strumentale, perché nella storia di questo Parlamento (io credo tutto, ma sicuramente per la parte che conosco, che è abbastanza ampia), non si è mai verificato un caso - mai! - in cui il principale gruppo dell'opposizione (ed un altro si è associato), abbia detto: «noi non voteremo il bilancio interno della Camera». Si tratta del bilancio di tutti noi!
Colucci è seduto a quel banco insieme a Galante e al questore anziano; il collega Colucci era il questore anziano nella scorsa legislatura. Il bilancio interno della Camera non è il bilancio della maggioranza pro tempore; è il bilancio dell'istituzionePag. 71di cui tutti noi facciamo parte! È la prima volta nella storia del Parlamento che, in modo ricattatorio, alcuni gruppi dell'opposizione, e non gli ultimi, dicono: «Se non ci approvate quest'ordine del giorno noi non votiamo il bilancio della Camera». Vergognatevi! Vergognatevi! (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro).
È la prima volta che una vicenda di questo genere si verifica. Pertanto, signor Presidente, questo atteggiamento ricattatorio non può essere accettato da nessuno in quest'aula. Sinceramente, mi auguro che questa discussione induca i colleghi che sono intervenuti a riflettere, perché, signor Presidente, come lei ha affermato, se si vuole cambiare il Regolamento si avanzino delle proposte di modifica! Ma in questo caso è stato applicato il Regolamento della Camera: articolo 14, secondo comma, e articolo 15, terzo comma, da lei citato.
Vorrei ricordare che, nella scorsa legislatura, con il Presidente Casini - collega Volontè, mi dispiace, si tratta di un gruppo che la riguarda, ma non c'entra nulla - fu autorizzata in deroga dal Presidente Casini e dall'Ufficio di Presidenza la costituzione del gruppo Rifondazione Comunista. Erano undici deputati! Non sedici, diciassette, diciotto o diciannove, come sono in questo momento i gruppi costituiti in deroga. E ho il massimo rispetto per l'altro gruppo DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI, legittimamente costituito, a cui i suoi alleati del centrodestra riservano questo bel trattamento.
Undici deputati! Nella VII legislatura fu autorizzata la costituzione di un gruppo di quattro e di sei deputati, mentre, in un'altra legislatura fu autorizzata la costituzione del gruppo repubblicano di cinque deputati! Vi sono innumerevoli precedenti!
Quando si è formata tale prassi? Quando fu introdotto il maggioritario uninominale, ma siete stati voi a imporre nuovamente la legge proporzionale alla fine della scorsa legislatura!
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARCO BOATO. Voi avete riportato tale meccanismo nelle istituzioni!...
ANTONIO LEONE. Ma quale? Non è vero!
MARCO BOATO. Ed è per questo che è rivissuto l'articolo 14, comma 2, del Regolamento!
PRESIDENTE. Deve concludere.
MARCO BOATO. Concludo, signor Presidente. Da ciò che ho ascoltato dai colleghi Fontana e La Russa, deduco che loro vogliono ridurre i costi della politica, ma vogliono ridurre i costi della politica degli altri, non i propri! È letteralmente indecente (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Popolari-Udeur)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, già nel corso della riunione dell' Ufficio di Presidenza di ieri, lei ha annunciato l'inammissibilità di due ordini del giorno a firma dell'onorevole Conte, che proponevano, sia pure in forma diversa, esattamente le stesse questioni poste dall'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n.4/108 che, a suo giudizio, può non essere dichiarato inammissibile se diversamente formulato. Tuttavia, con l'attuale formulazione permane, anche per tale ordine del giorno, il principio dell'inammissibilità.
Sono già intervenuto nel corso della discussione sul progetto di bilancio della Camera, ma prendo la parola anche in questa fase semplicemente perché sono molto rammaricato per il fatto che un esponente di un importante gruppo politico dell'opposizione, in una sua recente dichiarazione resa alla Camera, abbia valutato la presenza dei cinque gruppi parlamentari (in realtà, oggi tali gruppi sono sei perché l'Italia dei Valori é passata daPag. 72venti a diciannove deputati in seguito alla perdita di un'unità - l'onorevole Rossi Gasparrini - che si è iscritto al gruppo Misto) con un numero di iscritti inferiore a venti non come una ricchezza del Parlamento e della democrazia italiana, ma un costo! Si è detto, infatti, che costiamo 15 milioni di euro!
Sono molto preoccupato del fatto che, per cavalcare la tigre - vi è un vecchio proverbio indiano, secondo il quale è facile cavalcare la tigre, difficile è scendere dalla stessa quando la tigre è in corsa -, si consideri l'insieme dei gruppi parlamentari che non hanno raggiunto le venti unità, ma che sono stati autorizzati da un anno ad esistere in questo ramo del Parlamento, come un costo della democrazia italiana.
Già prima di me qualcuno ha osservato che precedentemente, in base alla legge elettorale uninominale maggioritaria, che prevedeva in relazione alla quota proporzionale uno sbarramento del 4 per cento, il suo gruppo, Rifondazione Comunista, con soli undici deputati venne ammesso come gruppo parlamentare, con un ragionamento che reputo valido, in base al quale, con la lista, quel gruppo aveva superato la soglia minima di sbarramento del 4 per cento. Dunque, aveva una sua legittimità ad esistere all'interno della Camera dei deputati, utilizzando l'istituto della deroga previsto dai regolamenti parlamentari.
Ebbene oggi, come affermava giustamente l'onorevole Volontè, ci troviamo di fronte ad un'altra legge elettorale che prevede un'altra soglia di sbarramento - non più quella del 4 per cento, ma del 2 per cento - ed il recupero di una lista in ognuno dei due blocchi di coalizione. È per tale motivo che tali gruppi parlamentari possono esistere ed hanno ottenuto una rappresentanza parlamentare: proprio perché hanno superato la soglia minima di sbarramento prevista dall'attuale legge elettorale, come Rifondazione Comunista superò la soglia di sbarramento prevista dalla precedente legge elettorale. Riconosco comunque che Forza Italia e Alleanza Nazionale hanno votato contro tale deroga nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza e che, quindi, mantengono una loro coerenza; la circostanza che mi stupisce di più è che tale argomento venga ripreso un anno dopo e che si dica, nella peggiore delle ipotesi, che tali gruppi debbano essere sciolti (con tutto ciò che una tale decisione potrebbe provocare, compreso il licenziamento del personale, ma lasciamo perdere) e, nella migliore delle ipotesi, che tali gruppi dovrebbero rinunciare a tutti i loro benefici, ossia a qualsiasi forma di contribuzione e di sostentamento.
In tal modo, si introdurrebbe anche un principio di disparità tra un gruppo e un altro, mentre nel momento in cui tutti i gruppi sono ammessi dovrebbero essere trattati allo stesso modo. Questa subdola distinzione tra gruppo di serie A e gruppo di serie B costringerebbe i gruppi in deroga a non ottenere alcuna forma di beneficio. Rilevo solamente che non parlo perché appartengo, in questo momento, a un gruppo cosiddetto in deroga, ma sono preoccupato perché, se fossi un esponente del più grande gruppo politico della maggioranza, sarei radicalmente contrario all'ipotesi di abolire un piccolo gruppo della minoranza.
Questo è un principio di democrazia cui tutti dovremmo sottometterci, rifacendoci anche ad un grande partito del passato, la Democrazia Cristiana, che introdusse deroghe in questa Assemblea negli anni Settanta e Ottanta in favore di gruppi politici come il Partito repubblicano, che aveva soltanto cinque deputati, e il Partito radicale, che ne aveva soltanto sette, in quanto non aveva alcuna intenzione di tappare la bocca ad alcuno (Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Deve concludere, per cortesia.
MAURO DEL BUE. Questo è un principio fondamentale di democrazia. Nessun gruppo deve poter tappare la bocca ad un altro, nessun gruppo deve considerare la ricchezza democratica un costo della democrazia.
Pag. 73PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Jannone. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, preliminarmente vorrei tranquillizzare tutti gli intervenuti che hanno anche urlato verso questi banchi «vergognatevi». Nessuno all'interno di Forza Italia si è mai sognato, anche solo per un attimo, di voler limitare la vostra libertà democratica e di non voler riconoscere il vostro importantissimo ruolo all'interno di questa Assemblea. Tuttavia, nell'ambito di un ragionamento coerente - ed è questa la ratio dell'ordine del giorno in esame, di cui sono firmatario insieme all'onorevole Fontana - che ha visto più volte il Presidente della Camera ed esponenti della maggioranza esprimersi con l'intento di voler ridurre i costi della politica, abbiamo affermato che vi è la possibilità di ridurre i costi che voi, più volte, con demagogia, avete richiamato, anche intervenendo nell'ambito del bilancio della Camera.
Non si può sostenere, onorevole Boato, che è ricattatorio chiedere l'approvazione di un ordine del giorno per votare, successivamente, il complesso del bilancio. Sarebbe, infatti, ricattatorio quello che avviene quotidianamente, vale a dire chiedere l'approvazione di un emendamento per l'approvazione di un intero provvedimento. Tale ragionamento non può trovare logica in questa Assemblea e in alcuna assemblea democratica: sempre si può porre la condizione dell'approvazione di un emendamento, o di una parte di un provvedimento, per approvare l'intero provvedimento, così come è stata chiesta l'approvazione di questo ordine del giorno, perché ritenuto politicamente rilevante nell'insieme del bilancio della Camera.
A noi non sfugge, Presidente - mi permetto di richiamare la sua attenzione -, che è l'attenzione mediatica che ha avuto questo ordine del giorno ad aver portato l'Ufficio di Presidenza a cercare un escamotage tecnico, che è quello dell'ammissibilità. Crediamo fermamente che il ricorso all'ammissibilità non sia corretto. Difendo fortemente il testo originario dell'ordine del giorno in esame, perché il ricorso all'ammissibilità crea un precedente pericolosissimo. Se ordini del giorno, se qualsiasi provvedimento, se qualsiasi atto di questa Camera dovesse essere posto in discussione ogni volta ricorrendo a escamotage tecnici nell'esame di ammissibilità, sarebbe estremamente pericoloso.
Signor Presidente, mi permetto di richiamare ancora una volta la sua attenzione su un dato. Gli stessi medesimi atti che, in Assemblea, più volte non sono riconosciuti ammissibili, siano essi emendamenti, atti di indirizzo, ordini del giorno, atti di sindacato ispettivo, sono riconosciuti spesso, anzi sempre, ammissibili nell'altro ramo del Parlamento, pur in un sistema bicamerale perfetto. Quindi, è necessario porre attenzione: se questa è la ratio di un tema che non è tecnico, il suo escamotage tecnico non può trovare asilo in un ragionamento che è squisitamente politico.
Per tale ragione mi permetto di respingere al mittente le critiche che ho ascoltato. Nessuno di noi critica il vostro operato, il vostro ruolo e il vostro sacrosanto diritto di intervenire o di avere gli adeguati mezzi per lavorare. Questo era un argomento tecnico che ha trovato un forte riscontro politico - lo ripeto brevemente, signor Presidente, visto che non ha seguito il ragionamento precedentemente svolto -: è il ricorso all'ammissibilità che mi permetto di mettere in discussione. Si crea un precedente estremamente pericoloso.
Se l'ordine del giorno in esame non avesse avuto l'attenzione mediatica che ha avuto e non avesse il significato politico che ha, sono certo che non si sarebbe fatto ricorso a quel tipo di tematica regolamentare e non si sarebbe studiata una fattispecie tecnica così complessa ed avulsa. Signor Presidente, glielo ripeto, visto che prima non mi seguiva: l'ammissibilità, in quest'aula, viene usata troppo spesso discrezionalmente; troppo spesso c'è una discrasia tra ciò che è ammissibile nell'Assemblea della Camera dei deputati e ciò che ammissibile al Senato: questo avviene per gli emendamenti, per gli ordini del giorno e per gli atti di sindacatoPag. 74ispettivo. C'è qualcosa che non va, signor Presidente! Da lei, primus inter pares e attento conoscitore del regolamento, vorremmo una maggiore tutela del ruolo dei deputati. Sappiamo che la potremo avere, una tutela di tutti noi: non vorremmo essere messi al pubblico ludibrio o criticati per le spese. Sappiamo che lei ha a cuore quest'aula e allora, talvolta, difenda anche il ruolo dei singoli deputati e di tutta l'Assemblea!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei pacatamente, se fosse possibile, cercare di dialogare con i presentatori dell'ordine del giorno in esame: ritengo sia indispensabile (proprio per i motivi da lei individuati come ragioni particolari di attenzione, in questo momento, rispetto alle decisioni che assumiamo) che la politica - e nella fattispecie il Parlamento - abbia il dovere, rispetto alle sollecitazioni, di ascoltarle. Sono d'accordo con l'onorevole Bianco: non dobbiamo farci trascinare dalla piazza, ma nel momento in cui la piazza pone alcune questioni credo che sia nella nostra responsabilità cercare di dare risposte appropriate.
Ci troviamo ad affrontare una materia che appartiene a tutti noi, perché questa iniziativa costituisce un precedente che è stato costruito dalla maggioranza di centrodestra, ha trovato una sua ripetizione da parte della maggioranza di centrosinistra (sicuramente con un'applicazione superiore al precedente) e rischia - lo sappiamo perfettamente - di avere, nella prossima legislatura, un'ulteriore applicazione. Quando al precedente consegue un'applicazione distorta della norma, è del tutto evidente che il rischio che abbiamo di fronte è quello di produrre danni che si ripetano nel tempo.
Comprendo anche le ragioni per le quali l'onorevole Fontana, l'onorevole La Russa e l'onorevole Volontè intervengono con l'ordine del giorno in esame. Credo, però, proprio per le ragioni di cui parlavo prima, che la politica abbia il dovere di fornire concretamente segnali in controtendenza rispetto a quello che la gente pensa di noi, di affrontare il problema direttamente in faccia e di cercare di risolverlo per quello che è. Hanno ragione i colleghi Buontempo e Fabris e tutti quelli che affermano che stiamo trovando un modo per correggere e modificare di fatto il Regolamento: onorevole La Russa, sappiamo perfettamente che non esiste una scelta che sia legittima ma non fino in fondo. Si tratta di una scelta che segue il Regolamento e lo applica e che, ovviamente, ha una forte valenza dal punto di vista politico, per le ragioni che abbiamo ascoltato.
Mi rivolgo all'onorevole Fontana, all'onorevole La Russa, all'onorevole Volontè e a tutti i colleghi: dobbiamo fornire una risposta come organo, non cercando di scaricare un problema addosso all'uno o addosso all'altro. Qual è il tema? Le dico anche la mia opinione personale (della quale, ovviamente, non voglio investire il gruppo): penso che effettivamente quella norma del Regolamento vada modificata, perché, al di là dei costi della politica (e sappiamo che questo non è certamente il più importante dei costi della politica), e anche per le considerazioni svolte dal collega che mi ha preceduto, non vi è dubbio che la costituzione di più gruppi in deroga possa anche incidere, in qualche modo, sullo svolgimento dei rapporti di forza all'interno dell'Assemblea.
Rivolgo all'onorevole Fontana, pertanto, un appello, pur sapendo che esso cadrà nel vuoto: penso che la cosa migliore sarebbe ritirare l'ordine del giorno in esame e affrontare la questione per quella che è, prendendo il toro per le corna (credo che il gruppo al quale appartengo si muoverà in questo senso) e presentando una proposta di modifica al Regolamento che cambi le condizioni alle quali siamo arrivati, prima con il centrodestra e, dopo, con il centrosinistra.
È chiaro che ci devono essere le condizioni politiche perché passi una modifica del Regolamento, ma dobbiamo prendere la strada maestra. Non possiamo pensare di imboccare una strada che di fattoPag. 75modifichi il Regolamento attraverso un ordine del giorno, perché con questo sistema rischiamo che anche su altre questioni, magari con motivi che sono obiettivamente meno validi, trasformiamo e modifichiamo il Regolamento, cioè le regole che sono alla base del nostro vivere comune alla Camera, attraverso vie surrettizie.
Credo che questo non ce lo possiamo permettere. Forse bisognerà capire quale può essere un modo attraverso il quale si può ottenere un voto unanime della Camera su una modifica di questo tipo, cioè su qualcosa che guardi al futuro, che magari metta in condizione chiunque venga dopo di porre un freno a questa situazione. Credo che stia a cuore a tutti dare innanzitutto una risposta concreta, pragmatica e reale, che vada incontro a quello che la gente ci chiede, che non si riduce al problema di limitare i costi di 10 o 15 mila euro o miliardi di euro, non so quanti siano: non è solo questo, perché sappiamo che si fa riferimento ad una decisione che questa Camera ha assunto responsabilmente, sapendo anche quali sarebbero stati i costi.
Ritengo che ciò sia sbagliato, ma poniamoci il problema di risolvere la questione politicamente, assumendoci la responsabilità delle nostre scelte e attraverso la via maestra, che è quella della riforma del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, ritengo che qualche puntualizzazione vada fatta, un po' per le imprecisioni che sono state dette in quest'aula da qualche collega, un po' anche per ricostruire a monte cosa è avvenuto prima di arrivare alla presentazione di questo ordine del giorno.
Rispondo subito al collega Buontempo, perché forse la memoria non tanto lo aiuta. Quando vennero costituiti questi gruppi in deroga, ai sensi dell'articolo 14 del Regolamento, noi dicemmo alla maggioranza dell'Ufficio di Presidenza che non si agiva neanche ai sensi dell'articolo 14, ma al di fuori del Regolamento. Quando vennero costituiti quei gruppi, la Casa delle libertà votò compatta contro quella costituzione e quella deliberazione, ivi compreso, se non sbaglio - non c'ero, non faccio parte dell'Ufficio di Presidenza - il collega Buontempo, che mi sembra fosse all'epoca - e lo è tuttora - segretario di Presidenza.
Oggi, melius re perpensa, il collega, poiché la questione riguarda forse una sua aspirazione per la costituzione di un ulteriore gruppo in questa Camera, ha preso posizione in tal senso. Comunque, voglio precisare soltanto che Buontempo non dice il vero, quando dice che la Casa delle libertà all'epoca non prese posizione. Prese posizione politica... (Commenti del deputato Buontempo). ..se gli «tappate la bocca» posso continuare a parlare!
PRESIDENTE. Per favore, scusate...
ANTONIO LEONE. Grazie, signor Presidente. Fu una posizione politica, tant'è che quella deliberazione venne assunta con il voto - cosa mai accaduta - del Presidente di questa Camera, che votò per la costituzione di quei gruppi. Se non fosse stato per il voto del Presidente di questa Camera, quella deliberazione non sarebbe passata. Perché noi ci opponevamo? Oltre che per il fatto che, a nostro avviso, era al di fuori dell'articolo 14 del Regolamento, anche perché era un'operazione di natura politica, da manuale Cencelli!. Evidentemente era rimasto fuori qualcosa dai numerosi Ministeri e dai numerosi sottosegretari, che erano stati aumentati da questo Governo rispetto al precedente, e si è dovuto dare qualche altra «poltroncina» all'interno della Camera per «mettere a paro i conti» (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Voto di scambio!
ANTONIO LEONE. All'epoca lo denunziammo, né oggi ci si può venire a dire che il precedente è stato creato dal centrodestra, perché precedenti del centrodestraPag. 76non ce ne sono stati: il Presidente Casini - che è presente in quest'aula - ebbe a dare il placet per la costituzione del gruppo di Rifondazione Comunista, un unico gruppo dell'opposizione, non della maggioranza, perché aveva solo undici deputati! Il Presidente Casini consentì (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) ad un gruppo dell'opposizione di diventare tale, ai sensi di quel pluralismo che lei, Presidente, oggi sbandiera, mascherando quell'operazione dietro il presunto pluralismo politico che deve esserci all'interno della Camera!
Con tutto quello che sta accadendo, oggi siamo stati «costretti» a presentare l'ordine del giorno in esame, perché è una conseguenza politica e, naturalmente, una conseguenza numerica, di natura economica, perché nel Paese vi è questa ventata di moralizzazione dei conti pubblici e di riduzione dei costi della politica.
Lo abbiamo presentato in linea e coerentemente, caro Boato... dov'è Boato, se ne è andato?
PRESIDENTE. Prosegua, per favore.
ANTONIO LEONE. Dico questo perché l'unico che forse non può parlare in quest'aula è proprio Boato, perché parli pro domo tua, caro Boato, poiché dovevi diventare, come sei diventato, segretario di Presidenza! Ti dovresti vergognare di fare un intervento del genere, perché lo hai fatto per te stesso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! Infatti tu, grazie a quella delibera, sei diventato segretario di Presidenza, ricordiamocele queste cose!
Non dobbiamo apparire moralizzatori e puntare il dito sugli altri, dicendo che noi ci dobbiamo vergognare: si deve vergognare chi ha fatto un discorso di quella natura, legato solo e soltanto alla sua poltrona. Dunque, ben venga la riforma dell'articolo 14...
PRESIDENTE. La prego, dovrebbe concludere.
ANTONIO LEONE. Ho quasi concluso. Signor Presidente, hanno parlato tutti...
PRESIDENTE. Tutti per cinque minuti!
ANTONIO LEONE. Ben venga la riforma dell'articolo 14 del Regolamento, ben venga tutto ciò che volete, ma non possiamo buttare al vento un momento come quello che stiamo vivendo, perché è l'occasione per dare un segnale al Paese, un segnale di riduzione dei costi, dovuti anche a una scelta politica che noi non abbiamo voluto, che solo e soltanto voi avete voluto.
Oggi non può venire il «disoccupato» Fassino a puntare il dito sugli stipendi dei parlamentari!
PRESIDENTE. La prego, deve concludere. Non mi costringa al richiamo.
ANTONIO LEONE. Ringrazio il collega Bianco per l'intervento che ha svolto in materia. Non potete, oggi, risolvere con un voto contrario al nostro ordine del giorno i vostri dissensi interni e le vostre soluzioni per «appararvi» i conti. Noi non ci stiamo. (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa frenetica corsa al ribasso, cui ci costringe il cosiddetto dibattito sui costi della politica, rischia di far perdere completamente la bussola al Parlamento e alla classe politica nel suo complesso.
Vi è un baratro che divide chi, come me, si è «abbeverato» alla scuola di Sturzo e coloro che propugnano, in questa Assemblea, la semplificazione delle procedure come una conquista della democrazia.
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Reina. Per favore, devo ancora rinnovare l'invito a consentire lo svolgimento degli interventi: questo rumore rende pressoché impossibile la prosecuzione dei nostri lavori.
Pag. 77
GIUSEPPE MARIA REINA. Vorrei ricordarlo, in particolare, ai cattolici che siedono in tutti i banchi di quest'aula: per noi la politica è fatica, è conquista quotidiana, e la fatica significa molto spesso anche l'appesantimento delle procedure. Infatti, laddove si cerca la strada della semplificazione, si arriva molto spesso a compromessi al ribasso, che finiscono con l'annichilire la democrazia, anziché esaltarla.
Cosa si nasconde dietro questo dibattito lo ha detto proprio il collega La Russa, che peraltro apprezzo, quando ha affermato: ma non vedete, stiamo tentando di arrivare alla semplificazione di due grandi blocchi; e chi lo stabilisce? Questo Parlamento con un atto impositivo o il popolo di questo Paese, attraverso la maturazione che deve avvenire nei luoghi e nei momenti adatti e opportuni? Come pensate di andare avanti, attraverso la carta bollata o attraverso l'azione quotidiana di studio, di valutazione e di confronto con la gente?
Quel confronto che rischiamo seriamente di perdere con la realtà e con la gente, condannati come siamo stati dalla stampa e dalla televisione ogni giorno. Credo che il Parlamento debba alzare la schiena, debba riproporre il suo ruolo; la politica non può solo ascoltare, deve anche guidare, deve dare gli indirizzi, deve essere capace di farlo: altrimenti, non esprime classi dirigenti; altrimenti, le classi dirigenti che esprime, se ne devono andare a casa. E se noi non siamo in grado di fare ciò, allora ce ne dobbiamo andare veramente a casa, perché abbiamo perso la più grande delle battaglie: quella per il riconoscimento della dignità della nostra funzione in quest'aula e per il rispetto del mandato affidatoci!
Non è con l'approvazione di questo ordine del giorno che avremo ragione dei costi della politica, ma è attraverso le mille altre iniziative concrete che ci rifiutiamo di adottare, è attraverso le leggi che dovremmo approvare in Parlamento che si può addivenire alla soluzione di tale problema. È come se, dato che in questo Paese lo Stato contribuisce al finanziamento dell'editoria, si decidesse di ridurre per decreto le testate dei giornali perché troppe. Ma vi rendete conto di dove siamo arrivati, di quali ragionamenti ormai abbiamo intriso i nostri discorsi e le nostre posizioni in Assemblea?
Come possiamo mai immaginare che trasformando il Parlamento in una sorta di azienda faremo il bene della democrazia? Quando il Parlamento diventerà un'azienda con i criteri di produttività di un'azienda la nostra democrazia sarà arrivata quasi alla sua fine, sarà agonizzante.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIUSEPPE MARIA REINA. Per tali motivi, noi ci batteremo in modo risoluto contro ogni tentativo - anche contro questo che, pur se flebile, è pericoloso - affinché invece vengano salvaguardati i principi essenziali...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIUSEPPE MARIA REINA. ...dell'impegno politico e della nostra funzione di parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, Popolari-Udeur e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, bisogna sottolineare un aspetto: stiamo assistendo ad una sorta di fiera dell'ipocrisia, una sorta di festival dell'ipocrisia; stiamo infatti assistendo ad interventi che condannano «Roma ladrona» e che scimmiottano un po' quanto la Lega Nord da molto tempo afferma, tanto che oggi si fa a gara ad essere i più moralisti possibili e o a «tagliare» il più possibile. Al riguardo, vorrei ricordare che noi abbiamo votato contro la costituzione di questi gruppi in deroga e che la loro costituzione è da ricollegare alla decisione - l'ho già accennato nella giornata di ieri - assunta, una o due settimane prima, dall'Ufficio di Presidenza della CameraPag. 78(primavera dello scorso anno) di incrementare i fondi dei gruppi più grandi in maniera più elevata rispetto ai gruppi più piccoli. Ciò, da un lato apportava un vantaggio enorme ai gruppi che si erano costituiti dalla fusione di altri gruppi separati nelle precedenti legislature; dall'altro, precludeva una certa autonomia economica ai gruppi più piccoli, che sarebbero stati esclusivamente componenti del gruppo Misto e non più gruppi parlamentari. Ebbene, ritengo che proprio per ottenere l'assenso di tutti i rappresentanti nell'Ufficio di Presidenza, soprattutto della maggioranza, su questa operazione, sia stato raggiunto l'accordo per concedere - valutati peraltro i numeri, che comunque permettevano un tale intervento, anche se con il voto del Presidente - la costituzione di quei gruppi in deroga sapendo che sarebbero costati di più. Forse, anzi, il Presidente Bertinotti ha subito un tale tipo di accordo.
Quindi, la questione è duplice. Se vogliamo essere seri dobbiamo affrontare entrambe le questioni, perché entrambe comportano maggiori oneri per questa amministrazione: sia i nuovi gruppi costituiti e autorizzati in deroga, sia il nuovo sistema di finanziamento dei gruppi parlamentari di contribuzione pro capite dei vari deputati che appartengono ai gruppi parlamentari (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).
Pertanto si potrebbe sviluppare una riflessione complessiva sulle due questioni, magari affrontando e sfruttando proprio l'ordine del giorno presentato da Gregorio Fontana, ma impegnandosi anche, in sede di Ufficio di Presidenza, a valutare l'opportunità di tornare al vecchio metodo di assegnazione dei fondi ai gruppi, cioè quello in vigore cioè fino alla XIV legislatura.
Lo diciamo in modo disinteressato, ma siamo gli unici in questa sede a poterlo affermare. Per noi, la differenza tra il vecchio sistema di finanziamento del gruppo parlamentare e quello nuovo è complessivamente di pochissime migliaia di euro all'anno: forse, meno delle dita di una mano. Per altri partiti non è così, quindi la questione è più interessante.
Tuttavia, trattandosi di un taglio, noi siamo disponibili a mettere a disposizione la nostra quota. Vediamo se anche gli altri saranno disponibili a fare altrettanto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, ritengo che la discussione che stiamo svolgendo, in qualche modo, sia fuorviante rispetto al tema della discussione generale che oggi affrontiamo.
Ritengo che il problema che si pone con l'ordine del giorno presentato dall'onorevole Gregorio Fontana non sia quello del riconoscimento politico e dell'importanza politica anche dei gruppi minori.
È un modo - ma ve ne sono almeno altri ottanta, proposti un po' da tutti i parlamentari - di affrontare un problema che, Presidente, nel Paese, esiste!
La mia sensazione, Presidente, è che si palpa un'atmosfera, nel Paese, che è assolutamente inaccettabile per la nostra dignità e per quella del Parlamento.
Le faccio un esempio, Presidente, richiamando anche un fatto che trovo importante raccontare in questa Assemblea: sul sito di un noto comico che adesso si è impegnato in politica - tutti in democrazia hanno il diritto e il dovere di impegnarsi in politica - oggi si scrive che se dei colpi di grilletto fossero rivolti per ogni deputato e senatore sparirebbe la vera «feccia» di questo Paese. È questo il clima in cui noi stiamo affrontando oggi una discussione che è più importante del solito, Presidente, perché veniamo accusati di sperperare le risorse del Paese.
Allora, l'ordine del giorno di Gregorio Fontana non ha un significato politico finalizzato ad incidere sulla vita dei gruppi minori alla Camera. È significativo perché intende sottolineare come le spese di tale istituzione, anche per tutelare il bene supremo della democrazia, crescono e i cittadini non capiscono questa crescita.Pag. 79
Abbiamo altri sessanta ordini del giorno di questo tipo, i quali cercano di incidere sul bilancio della Camera. Affrontare questa prova - non so se la si possa affrontare discutendo nei prossimi due giorni o nella prossima settimana - è un elemento non irrilevante.
Ritengo che la discussione sul bilancio di quest'anno, Presidente, non sia più e non sia soltanto un fatto tecnico; ritengo sia invece il modo con cui questa Assemblea decide di rispondere alle istanze dei cittadini di odio verso questa classe politica e verso i suoi costi, dando risposte che, da una parte difendano la dignità di ognuno di noi, della Camera e del Parlamento, difendano la democrazia (perché si sa che molte volte, non ragionando, si perdono anche elementi di democrazia); dall'altra, collega Giachetti, replichino a milioni di persone che considerano ognuno di noi, e tutti 600 assieme, degli incapaci che rubano lo «stipendio» ed i soldi dei cittadini.
È questa la prima di quaranta o cinquanta discussioni che ci vedranno impegnati.
Penso che, al di là di una discussione su quaranta o cinquanta punti, sarebbe servito - Presidente - un coordinamento politico delle risposte che la Camera nel suo complesso intende dare a questa richiesta. Un coordinamento che non veda una contrapposizione tra maggioranza e opposizione.
Infatti, sulla credibilità di questa istituzione, non ci possono essere risposte parziali: non può essere che, il giorno prima, alcuni Ministri affermino che bisogna ridurre il numero dei membri del Governo e dei parlamentari mentre poi, quando si tratta di ridurre le risorse dei loro gruppi, questi votano contro. Ci vuole un minimo di coerenza da parte di tutti. Vogliamo ordini del giorno che non sacrifichino la nostra dignità, ma spieghino al Paese che un'istituzione democratica ha dei costi e soprattutto spieghino al Paese che tali costi servono a qualcosa.
Il problema non è, signor Presidente, il costo della Camera. Il problema è il rapporto costi-benefici. Infatti, qualunque cittadino di questo Paese percepisce che il rapporto costi-benefici è troppo sbilanciato sui costi, perché non siamo in grado di dimostrare, signor Presidente, per mille motivi, quale sia il ruolo di questa istituzione e quale sia il modo con cui questa istituzione va incontro ai problemi del Paese.
Questo argomento non riguarda solo il bilancio della Camera, non si limita a vedere quali cifre siano inserite nei vari capitoli. Questo è il momento in cui questa Camera si pone il problema del rapporto con i cittadini. Certo nessuno di noi, onorevole Reina, pretende di sacrificare la democrazia ed i movimenti di piazza, ma non possiamo non porci il problema del sentimento radicato nella gente: nostri elettori, vostri elettori, persone disgustate. Questo è il problema che abbiamo di fronte con questo bilancio!
Se per risolvere il problema occorre - senza penalizzare alcuni soltanto, ma, se mai, penalizzando tutti - che tutti, qua dentro, a partire dai gruppi parlamentari, facciano un sacrificio...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Crosetto.
GUIDO CROSETTO. .... se ciò serve a difendere la dignità dell'istituzione e di ognuno di noi, ben venga, perché la dignità di questa istituzione vale più di tutto il bilancio della Camera, che non è la nostra singola dignità.
PRESIDENTE. La prego, deve concludere, onorevole Crosetto.
GUIDO CROSETTO. Il giorno che non avremo sacrificato i nostri egoismi ma la dignità di quest'aula, avremo fatto l'atto peggiore che potevamo fare nel nostro mandato. È il momento di difenderla.
Signor Presidente, capisco che un secondo in più o in meno sia importante, ma ritengo che questo bilancio non sia il bilancio della Camera, sia piuttosto l'occasione per costruire un rapporto tra noi e la società civile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirino Pomicino. Ne ha facoltà.
PAOLO CIRINO POMICINO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per associarmi all'invito che ha fatto - se ho ben capito - l'onorevole Giachetti, che ha chiesto agli amici che hanno presentato l'ordine del giorno Fontana n. 9/ Doc. VIII, n. 4/108, appartenenti ai gruppi di Forza Italia, Alleanza Nazionale e altri, di ritirarlo per affrontare le modifiche all'interno della Giunta per il Regolamento. Mi associo, onorevole Leone, onorevole Elio Vito e onorevole La Russa, perché in quella sede noi presenteremo e vorremmo presentare una proposta di modifica del Regolamento ma, mi consentirà l'onorevole Giachetti, in direzione esattamente contraria a quello che immagino sia la sua intenzione.
Il riconoscimento dei gruppi, il riconoscimento delle identità politiche non può non essere collegato all'accesso che hanno in Parlamento le liste che si presentano in campagna elettorale. Quando all'epoca - è stato già detto - la Democrazia Cristiana, il vecchio Partito Comunista, i Socialisti e quant'altri concedettero a Elio Vito, adesso capogruppo di Forza Italia e allora membro del Partito Radicale, la deroga, non compirono un atto di benevolenza: si resero conto che c'era un'identità politica che andava riconosciuta sul versante della formazione dei gruppi. Lo voglio dire con grande chiarezza ad Elio Vito, a Leone e a La Russa, con i quali peraltro ho un rapporto di antica amicizia - ma quanto mi accingo a dire non è un'offesa per nessuno -: badate bene che chi non riconosce le identità altrui, probabilmente non ne ha una propria da difendere (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista-Nuovo PSI) e ciò costituisce, da questo punto di vista, un fatto preoccupante.
Voi avete fatto con noi o, meglio, per essere giustamente più modesti, noi abbiamo fatto la campagna elettorale con voi. Ci avete chiesto di mettere questo «pizzico» di identità al servizio di una battaglia elettorale. L'onorevole Berlusconi, se non erro, in queste settimane sta premendo perché il simbolo della Democrazia Cristiana in qualche modo possa essere associato alla nuova battaglia che la Casa delle Libertà vuole condurre. Vivaddio! Ma se riconoscete l'identità nostra sul piano della campagna elettorale, perché, una volta entrati in Parlamento, la volete cassare? Su questo versante, non vi deve sfuggire il vulnus politico che state introducendo.
Ne prendo atto con la solita serenità e tranquillità, ma, prima di trarne delle conclusioni politiche, associo alla richiesta dell'onorevole Giachetti la mia personale e accorata richiesta, aggiungendo e facendo propria - signor Presidente e onorevoli colleghi - la proposta (che mi è sembrata molto utile) dell'onorevole Crosetto. Se vogliamo dare una risposta al vento che pochi denunciano, in questa fase, non abbiamo alcuna difficoltà a proporre che, se si tratta di risparmiare - onorevole La Russa - 15 milioni di euro, lo si faccia, come è necessario, tutti insieme. Anzi, le dirò di più: ai gruppi in deroga imponete il doppio. Benissimo! Ma tutti insieme! Risparmiamo 15 milioni di euro ma - viva Dio! - riconoscete l'identità di chi si è presentato anche con voi in campagna elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Falomi. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, ritengo che le argomentazioni portate alla nostra attenzione dal Presidente della Camera sull'inammissibilità dell'ordine del giorno Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108, che è stato predisposto dall'opposizione, siano argomentazioni ineccepibili. Vi è un evidente contrasto con le norme del nostro Regolamento e la proposta avanzata dal Presidente della Camera di correzione del testo mira soltanto a rendere ammissibile il citato ordine del giorno. Naturalmente, quando tale ordinePag. 81del giorno sarà modificato per essere reso ammissibile, noi esprimeremo il nostro voto che sarà, comunque, contrario.
Ritengo che stiamo sbagliando completamente l'approccio all'argomento. Non credo che si possa affrontare il tema della rappresentatività del Parlamento italiano e della sua capacità di essere specchio del Paese sotto il profilo dei costi della politica. Ritengo che affrontare l'argomento sotto questo profilo sia una scelta molto pericolosa. Il Regolamento, che prevede un numero minimo di venti parlamentari per la costituzione di un gruppo, risale al 1971 ed è sempre stata prevista nel Regolamento della Camera dei deputati - qualunque fosse stata la legge elettorale vigente - la possibilità, a certe condizioni, di deroga al numero di venti.
Ritengo che se, nel passato di questo Parlamento e per il futuro di questo Parlamento, avessimo ragionato esclusivamente in termini di costi della politica, probabilmente, in questo Parlamento, non avrebbero potuto avere voce forze politiche che hanno fatto un «pezzo di storia» del nostro Paese. In questo Parlamento vi sono state forze politiche di maggioranza e di opposizione che non avevano i numeri sufficienti per poter costituire un gruppo e avrebbero perso, se non si fosse data la possibilità di deroga - se si fosse ragionato esclusivamente in termini di costi della politica -, la possibilità di parlare.
Il tema dei costi della politica è un tema reale, ma non possiamo affrontare questioni delicatissime, come la rappresentatività del Parlamento italiano e la sua capacità di rappresentare il popolo italiano, sotto questo profilo, perché questa è una china molto pericolosa: dove si ferma il confine per stabilire che alcuni costi sono giustificati e altri no? È chiaro che su questa strada potremmo andare verso un grave restringimento della nostra democrazia, un grave restringimento della funzione del Parlamento. Pertanto, è sbagliato proprio l'approccio che ci viene proposto, perché al tema che viene agitato, cioè quello dei costi della politica, non possiamo rispondere ridimensionando il ruolo, la funzione e la rappresentatività del Parlamento. Vi sono altri settori sui quali è possibile risparmiare e ridurre le spese e, in parte, questo Parlamento lo ha già fatto.
Tuttavia, non possiamo accettare l'idea che la rappresentatività del Parlamento possa essere condizionata da un problema di costi della politica perché, altrimenti, arriveremo probabilmente ad un punto in cui, in realtà, alla fine, in nome dei costi della politica, non vi sarà più la democrazia in questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ritengo che questo dibattito stia diventando particolarmente interessante almeno per due motivi. Il primo riguarda l'intervento dell'onorevole Stucchi che ha «messo a nudo il re» e ci ha fatto capire quanta ipocrisia vi sia, in realtà, dietro questo dibattito. Ci ha fatto capire che il reale motivo per cui sono state autorizzate tali deroghe, consiste nel fatto che i partiti che oggi chiedono che si torni indietro nei confronti di quelle cinque o sei deroghe, compresa la nostra, hanno acconsentito perché sapevano di fare aumentare i costi della politica! E questo, signor Presidente, va detto espressamente perché, altrimenti, diventa difficile capire come oggi siamo in presenza soltanto di un intervento demagogico, per motivi di pura convenienza politica, rispetto alle questioni su cui stiamo deliberando!
Ma c'è di più, signor Presidente. Sono andato a rivedere gli ordini del giorno presentati lo scorso anno in occasione dello stesso dibattito: ne erano stati presentati solamente trentaquattro di cui, credo, soltanto due parlavano di costi della politica! Uno era il mio, che venne anche ammesso dalla Presidenza, con il quale si impegnava ad una riduzione delle spese in linea con quanto previsto dal Governo già a partire dal bilancio del 2007.
Pertanto, signor Presidente, dal momento che oggi, invece, gli ordini delPag. 82giorno sono centosette e di questi, forse, almeno cento parlano di costi della politica, mi viene il dubbio che vi sia troppa gente che è pronta a parlar male di Grillo per esorcizzarlo mentre, in realtà, ne ha paura! Oggi, infatti, tutti, alla fine di questo dibattito, vogliono poter uscire e dire alla stampa che hanno presentato un ordine del giorno sui costi della politica!
Allora, a me pare che tutta l'Assemblea dovrebbe tenere conto di ciò. Io ho presentato nuovamente un ordine del giorno al progetto di bilancio della Camera relativo all'abbattimento dei costi. Bisognerebbe essere più coraggiosi...
PRESIDENTE. Per favore...
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, devo concludere?
PRESIDENTE. No, stavo solo segnalando all'Assemblea di ridurre il clamore in modo che lei potesse parlare ed essere ascoltato, prego.
ANTONIO BORGHESI. La ringrazio, signor Presidente. Credo che, in realtà, avremmo dovuto avere più coraggio! Il gruppo dell'Italia dei Valori, con me come primo firmatario, ha presentato già da tempo alcuni disegni di legge per la riduzione dei costi della politica. Affinché non si dica che non è vero, ne cito il numero: si tratta degli atti Camera n. 2642, n. 2643 e, addirittura, il n. 2179 che, ad esempio, è volto a bloccare la legge che prevede l'adeguamento automatico delle nostre indennità. Ieri l'onorevole Fassino è intervenuto al riguardo con una lettera non sapendo, purtroppo, che tale adeguamento era già stato, in qualche modo, congelato.
Tuttavia, mi chiedo perché coloro che oggi intervengono in tal senso non hanno permesso che quel disegno di legge venisse discusso e approvato! In realtà noi, di fronte all'antipolitica, possiamo rispondere solo con i fatti! E con i fatti avremmo dovuto essere più coraggiosi rispetto alla delibera, peraltro importante, che è stata assunta dall'Ufficio di Presidenza, ad esempio, sugli assegni a favore degli ex parlamentari. Ma anche in quel caso ci voleva più coraggio! Bisognava applicare quelle regole fin da subito e non dalle prossime elezioni, anche nei confronti degli ex parlamentari!
Mi chiedo, infatti, come sia possibile e che senso abbia il fatto che gli ex parlamentari abbiano il diritto di viaggiare gratis sui treni e di avere un plafond di viaggi aerei! Mi chiedo quali lavoratori, dopo quarant'anni di pagamento di contributi e con pensioni molto più contenute, abbiano dei benefit simili!
Anche su questo si poteva intervenire e l'Ufficio di Presidenza potrebbe farlo immediatamente.
Signor Presidente, concludo dicendo che il gruppo dell'Italia dei Valori, in coerenza con le battaglie che sta conducendo per la riduzione dei costi della politica, qualora questo ordine del giorno dovesse permanere, voterà a favore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Moroni. Dopo il suo intervento faremo il punto sulla questione. Prego, deputata Moroni, ne ha facoltà.
CHIARA MORONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito sul bilancio della Camera è l'occasione per svolgere una discussione seria in questo Parlamento sul tema dei costi della politica e sulla ventata di demagogia, di antipolitica e di populismo che sta attraversando il Paese e che investe la politica; è un'occasione che non può essere sprecata.
Ritengo che la politica farebbe un pessimo servizio non solo a se stessa, ma certamente al Paese, se qualcuno di noi concedesse anche il minimo spazio alla demagogia dell'antipolitica, credendo con questo di conquistare uno spazio elettorale.
Pur tuttavia questo Parlamento non può non rendersi conto, non ascoltare e non rispondere alla ventata di distanza del Paese dalle istituzioni. Un Paese che accettasse di vedere delegittimate le proprie istituzioni è un Paese che presto si troverebbe alla deriva.
La politica, colleghi, deve saper rispondere con la forza della politica, sapendoPag. 83che la linea di demarcazione fra le prerogative del Parlamento e dei parlamentari e i privilegi (tali possono essere considerate queste prerogative) sta proprio nella forza e nell'autorevolezza della politica di saper rispondere con i contenuti e con la proposta politica alle esigenze, alle difficoltà, alle preoccupazioni dei cittadini, e di saper rispondere con una capacità di aggregazione, di selezione e di formazione della classe dirigente. Questa è una riflessione che dobbiamo saper fare al nostro interno.
In altri momenti, la classe politica non ha saputo rispondere, non ha saputo cogliere la distanza dei cittadini, e ciò che ne è derivato non è stato nulla di buono per tutto il Paese, non solo per la classe politica.
Quando il tema è serio, bisogna uscire dalla retorica. Io, fra tutti, certamente credo che la discussione sullo stipendio dei parlamentari vada nel senso della delegittimazione; ritengo che giammai possiamo accettare che si riduca la rappresentanza democratica di questo Parlamento pensando che possono fare politica solo i ricchi e, quindi, facendo della demagogia sugli stipendi bloccati dei parlamentari.
Tuttavia, nemmeno possiamo confondere il finanziamento ai gruppi in deroga con la rappresentanza politica e la valorizzazione delle identità. L'onorevole Pomicino sa bene quanto lo stimi. E chi mi conosce sa quanto io ritenga importante il contributo alla politica e a questo Paese delle identità, delle identità forti, delle identità che hanno attraversato la storia politica del Paese. Ma è altrettanto vero che dobbiamo ricordare a noi stessi e al Paese che l'identità politica la si difende e la si rimarca con la proposta politica e che l'identità politica all'interno di questo Parlamento si difende altrettanto bene da componente del gruppo Misto quanto da gruppo parlamentare. Occorre ricordare, inoltre, che l'ordine del giorno presentato da Forza Italia si occupa del bilancio della Camera e, quindi, dei fondi e dei costi che i gruppi in deroga rappresentano.
Per molto tempo, per tutta la scorsa legislatura, ho fatto parte del gruppo Misto. Sono stata presidente di una componente del gruppo Misto e penso di essere riuscita a difendere l'identità politica della componente che rappresentavo. Ritengo che i finanziamenti che i gruppi in deroga ricevono non sono una garanzia di difesa dell'identità politica. Lo è la proposta politica!
La riduzione dei finanziamenti non compromette in alcun modo la possibilità per i gruppi e le componenti del gruppo Misto di partecipare alla Conferenza dei presidenti di gruppo, di avere voce in capitolo nella predisposizione del calendario, in ordine ai provvedimenti presentati in Assemblea o rispetto a tutto ciò che decide la Conferenza dei presidenti di gruppo, e non riduce in alcun modo la capacità politica di difendere l'identità, che non può essere confusa con la capacità economica concessa ai gruppi in deroga.
E, allora, se la discussione sui costi della politica deve essere seria, deve esserlo fino in fondo, anche fuori dalla demagogia della piazza di Grillo...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CHIARA MORONI. ...ma fuori dalla demagogia soprattutto in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vacca. Davvero, dopo questo intervento vediamo di concludere sul punto. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, grazie per avermi concesso la parola e cercherò di venire incontro alla sua richiesta anche contenendo in termini assoluti questo intervento.
Ho ascoltato gli interventi di tutti gli altri colleghi parlamentari che mi hanno preceduto, e mi è parso di poter rilevare che si è rapidamente scivolati dal tema centrale, che è quello dell'ammissibilità o meno dell'ordine del giorno di cui si tratta, allo sciorinare una serie di argomenti che probabilmente risentono della influenzaPag. 84mediatica che qualche manifestazione ha avuto negli ultimi tempi nel nostro Paese.
Sono estremamente preoccupato del fatto che con la scusa di parlare dell'ammissibilità si sia finito per discutere del merito; così come sono preoccupato, signor Presidente, onorevoli colleghi, del fatto che, all'interno dello stesso fascicolo, siano contenuti ordini del giorno che, in tema di bilancio, con lo stesso dispendio di energia, parlano della sottrazione di risorse a gruppi parlamentari o della chiusura del servizio di barbieria. Vede, la inammissibilità dell'ordine del giorno in esame, che credo correttamente sia stata rilevata, dipende proprio dal fatto che non possiamo pensare di ridurre l'agibilità della istituzione a un fatto di denaro. Infatti, posso anche concordare con i colleghi che mi hanno preceduto e che hanno proposto di valutare la possibilità di modificare la norma regolamentare oppure di ridurre in maniera proporzionale i costi dei vari gruppi. Tuttavia, creare gruppi di serie A e gruppi di serie B risponde, a mio giudizio, non tanto a un'esigenza economica, quanto ad affermare che, anche in termini politici, esistono gruppi di serie A e gruppi di serie B. Questo è esattamente il contrario di ciò che dall'inizio di questa legislatura si è pensato di fare.
Credo che a nessuno sfugga il fatto che ciascuno di noi può anche rinunciare al dessert al ristorante della Camera, ma nessuno può rinunciare a esprimersi politicamente negli spazi che gli elettori gli hanno consegnato.
Per questa ragione credo che sia anche un fatto di buonsenso la richiesta, che qualcuno ha avanzato, se non di pronunciarsi sulla inammissibilità, di ritirare l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Vorrei svolgere alcune brevi considerazioni, e così determinare la prosecuzione dei nostri lavori.
Vorrei fare notare al deputato Jannone, che ha svolto una considerazione generale sui criteri di ammissibilità, che il vaglio che il Presidente della Camera svolge sugli atti parlamentari è diretto a garantire la legittimità degli atti stessi e dei procedimenti che su di essi si innestano: è questo il motivo per cui l'ammissibilità è rimessa al Presidente dell'Assemblea come organo super partes, e non è oggetto di decisioni a maggioranza.
È stato pure fatto notare che esiste - o spesso è esistita - una diversità di atteggiamenti nella valutazione dell'ammissibilità tra la Camera e il Senato. Riconosco ed abbiamo già riconosciuto che questo è un problema, ma com'è noto l'autonomia costituzionale di ciascun ramo del Parlamento è garantita e non possiamo che proseguire nell'opera che abbiamo intrapreso, tesa a omogeneizzare sempre di più e nella misura che è possibile il comportamento tra i due rami del Parlamento.
Il deputato Mario Pepe ha contestato il giudizio di inammissibilità sul suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/99. Faccio presente che l'inammissibilità dichiarata dalla Presidenza fa riferimento all'estraneità dell'oggetto dell'ordine del giorno medesimo rispetto alle competenze dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei questori. La materia da esso richiamata è, infatti, attribuita dalle vigenti disposizioni regolamentari interne in materia di amministrazione e contabilità alle competenze del datore di lavoro. Tali disposizioni sono volte a dare attuazione al decreto legislativo n. 626 del 1994, che prevede l'obbligo per il datore di lavoro di far fronte alle attività di valutazione dei rischi anche avvalendosi di adeguate prestazioni professionali.
In proposito, l'articolo 73 del regolamento di amministrazione e di contabilità conferisce le funzioni di datore di lavoro - ai fini della normativa richiamata - al Segretario generale, prevedendo che, nell'esercizio di tali funzioni, il datore di lavoro si avvale di specifiche risorse e può ricorrere a consulenze e prestazioni professionali. La conseguente attività dell'amministrazione si svolge nello scrupoloso rispetto della richiamata normativa contabile e in maniera del tutto trasparente: ciascun deputato può chiedere ogni chiarimento in proposito ai competenti uffici,Pag. 85nonché al Collegio dei deputati questori, che è istituzionalmente destinatario delle informazioni in materia.
Faccio infine presente al deputato Mario Pepe che il suo gruppo ha numerosi rappresentanti presso l'Ufficio di Presidenza, i quali potranno farsi promotori, qualora lo ritengano opportuno, di iniziative volte a modificare le disposizioni citate, essendo rimessa all'autonoma competenza di tale organo la definizione delle normative interne in materia di amministrazione e contabilità.
Peraltro, le vorrei ricordare che le spese per tali convenzioni - che fanno capo al capitolo 215 - già da alcuni esercizi finanziari registrano un andamento decrescente, ottenuto grazie a scelte organizzative che hanno consentito, attraverso attività di monitoraggio e nuove procedure gestionali, di mantenere alta l'attenzione sulle tematiche di sicurezza, limitando parallelamente il ricorso al supporto di consulenti. Tale risultato è da ascriversi anche al progressivo avanzamento degli interventi per la messa in sicurezza delle sedi della Camera, effettuati in attuazione degli adempimenti del decreto legislativo n. 626 del 1994.
Sulla questione che più di tutte ha richiamato l'attenzione degli intervenuti - cioè l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 - anche di fronte alle osservazioni speculari mosse dai deputati (ad esempio, dai deputati Fabris e Buontempo), vorrei rilevare che la Presidenza ha scelto non una via intermedia, ma una via rigorosa, trattandosi di un ordine del giorno che, così com'era formulato, non sarebbe stato ammissibile ma in cui era evidente la possibilità di indicare una via attraverso la quale sarebbe stato possibile determinare una compatibilità con il Regolamento, e che dunque, per questa via, avrebbe potuto disporsi ad essere considerato, diversamente che nel testo presentato, ammissibile. Cioè a dire: si è scelta la linea trasparente di proporre un'ammissibilità condizionata e il carattere condizionato era costituito dalla richiesta di una riformulazione coerente con il Regolamento.
Al presidente La Russa vorrei far notare che questo atteggiamento è esplicitamente diverso da quello scelto nei confronti di altri ordini del giorno che hanno trattato materie similari ma in termini diversi. La diversità consisteva nel fatto che, in quei casi, non era possibile riferirli ad una norma di carattere generale perché essi identificavano come terreno di intervento una fattispecie specifica: il caso, cioè, di quei gruppi la cui nascita era stata determinata con una deroga interpretativa del Regolamento.
In questo caso, invece, la formulazione si prestava - come del resto si è ora verificato - ad una possibilità di ricondurla ad una ispirazione generale, che non interviene sulla genesi di formazione dei gruppi, bensì sul rapporto fra i due parametri che il Regolamento individua alla base dell'intervento che l'Ufficio di Presidenza può determinare.
Come sapete, i due parametri sono l'uno quello della base comune per ogni gruppo - che sottolinea la pari dignità dei gruppi, indipendentemente dalla loro composizione quantitativa (precisamente per riferirsi al loro potenziale contributo, e anche agli elementi identitari) - e l'altro, tuttavia, quello del rapporto con la composizione dei gruppi.
È evidente che una diversa considerazione del rapporto tra questi due parametri consentirebbe di intervenire attraverso una norma generalizzata, dunque compatibile con il Regolamento.
Vorrei, tuttavia, che non si facesse confusione tra questo elemento, che attiene unicamente all'ammissibilità, e la valutazione di merito che, una volta stabilita l'ammissibilità, compete all'Assemblea, e che riguarda il contenuto dell'ordine del giorno ricondotto a coerenza con il Regolamento e, dunque, ammissibile.
Infine, qualora l'Assemblea si disponesse ad approvare l'ordine del giorno, vi sarebbe una terza fase che riguarderebbe l'Ufficio di Presidenza per l'applicazione operativa dell'eventuale approvazione dell'ordine del giorno medesimo (ciò a termini di Regolamento esistente e non modificato).Pag. 86
Sulla base di tale sollecitazione operata dalla Presidenza, il deputato Gregorio Fontana, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n.4/108, ha formulato un'ipotesi con cui ha riformulato l'impegno previsto nell'ordine del giorno medesimo nel modo seguente: «a ridurre, nella massima misura compatibile con il rispetto dei parametri fissati dall'articolo 15, comma 3, del Regolamento, i contributi e le dotazioni destinati ai gruppi di minore consistenza numerica, rimanendo inteso che i conseguenti risparmi verranno restituiti al Ministero dell'economia e delle finanze».
Prendo atto di tale riformulazione, che si colloca all'interno dell'ammissibilità condizionata come prima rilevata. Poiché ieri l'Ufficio di Presidenza non ha potuto esprimersi su questo testo, l'Ufficio medesimo sarà convocato prima del voto sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 per esprimere il proprio parere.
Chiedo, quindi, al Collegio dei questori, ed in particolare al deputato questore Galante, di riferire i pareri del Collegio stesso sugli ordini del giorno presentati.
SEVERINO GALANTE, Questore. Signor Presidente, dopo questo intenso e lungo preambolo, entriamo dunque nel merito. Premetto che, nell'espressione dei pareri, gli ordini del giorno sono stati accorpati per affinità di materia, sicché non sempre seguirò l'ordine aritmetico.
Nel merito, il parere dell'Ufficio di Presidenza sugli ordini del giorno presentati è il seguente. In relazione agli ordini del giorno Campa n. 9/Doc VIII, n. 4/1, Pisicchio n. 9/Doc VIII, n. 4/2 e Bianco n. 9/Doc. VIII, n. 4/3, l'Ufficio di Presidenza ne condivide l'indirizzo, diretto ad ampliare l'attività informativa sul lavoro delle Commissioni.
In considerazione dei ben noti vincoli di bilancio, ci si riserva, però, di valutare la compatibilità finanziaria delle iniziative conseguenti anche sulla base degli indirizzi che potranno essere formulati dal Comitato per la comunicazione e l'informazione esterna, a ciò competente. Preciso, peraltro, che la convenzione del 5 ottobre 2005 con l'AgenParl, richiamata dagli ordini del giorno, non prevede alcun specifico impegno per l'amministrazione in relazione all'acquisizione di audiovisivi. In questi termini, gli ordini del giorno sono accolti come raccomandazione.
Per quanto riguarda, gli ordini del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 4/7
(Nuova formulazione) e Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 4/42, l'Ufficio di Presidenza, il Collegio dei questori sono da tempo concretamente impegnati nel contenimento e nella razionalizzazione della spesa, pur continuando ad assicurare l'efficiente funzionamento dell'istituzione parlamentare. Solo a titolo di esempio voglio ricordare che se nel bilancio di previsione per l'anno 2002 la crescita della spesa era pari al 4,76 per cento, il dato previsto nel bilancio oggi in discussione si attesta al 2,94 per cento, il più basso - lo sottolineo - da diversi anni a questa parte. Nel corso dell'anno corrente sono state adottate ulteriori misure sulle quali si è già riferito all'Assemblea e che, esse pure, determinano risparmi strutturali. Gli effetti di tali misure figureranno nelle risultanze consultive dell'esercizio in corso ed emergeranno, con sempre maggiore evidenza, nei futuri esercizi a partire dall'anno prossimo.
Le misure già approvate e quelle programmate consentiranno l'approccio all'obiettivo di ridurre del 10 per cento la spesa per beni e servizi calcolata in termini economici e ovviamente a politiche invariate. Rammento anche che le richieste di dotazione già deliberate per gli anni 2008 e 2010, essendo di importo inferiore a quanto avrebbe consentito il rispetto della regola del PIL nominale, approvata dall'Ufficio di Presidenza nel luglio del 2003, determinano in tale periodo minori esborsi per il bilancio dello Stato pari a 110 milioni di euro ossia - va sottolineato - per una somma superiore al 10 per cento delle spese complessive della Camera.
Pertanto, l'Ufficio di Presidenza ritiene preferibile proseguire nell'opera di riorganizzazione strutturale e di riqualificazione di settori omogenei di spesa, piuttosto chePag. 87operare con tagli percentuali alle voci di bilancio. Il Collegio dei questori comprende il valore politico della proposta di anticipare la discussione del progetto di bilancio per il 2008 e l'accoglie nella sostanza, assumendo l'impegno a sottoporre in via sperimentale all'approvazione dell'Ufficio di Presidenza il progetto di bilancio per il 2008 entro il 31 dicembre dell'anno in corso, fatta salva l'esigenza di eventuali assestamenti ed in vista della possibile modifica delle relative disposizioni del regolamento di amministrazione e contabilità.
In conclusione, nei termini sopra indicati, gli ordini del giorno sono accolti a due condizioni: che sia soppresso il primo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 4/7
(Nuova formulazione) e che il terzo capoverso del dispositivo del predetto ordine del giorno e l'intero dispositivo dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 4/42 siano così riformulati: «ad operare per conseguire nel 2008 una riduzione del 10 per cento della spesa per beni e servizi calcolata in termini economici e a politiche invariate».
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/8, l'Ufficio di Presidenza condivide il principio in esso espresso, improntato a criteri di rigore finanziario. Peraltro, bisogna sottolineare che fino al 2003 non esisteva alcun limite prestabilito ai fini della richiesta di dotazione al Ministero dell'economia. Nel luglio 2003, invece, l'Ufficio di Presidenza ha stabilito il principio in base al quale la dotazione non può aumentare, di anno in anno, in misura superiore al tasso programmato di crescita del PIL nominale. Tale vincolo, confermato dagli organi di direzione politica della XV legislatura, è sempre stato rispettato e anzi le richieste di dotazione già deliberate per gli anni 2008-2010 si sono mantenute bene al di sotto del limite del PIL nominale, come ho già avuto modo di ricordare. Questo parametro ha consentito e consente di coniugare il rigore finanziario con le esigenze di funzionalità della nostra istituzione.
Riteniamo che la sostituzione del parametro citato con quello del tasso di inflazione programmata determinerebbe, invece, una progressiva diminuzione in termini reali della dotazione della Camera dei deputati che, già nel medio periodo, si porrebbe in contrasto con le esigenze di funzionalità dell'istituzione, oltre che con il rispetto degli impegni già iscritti in bilancio.
Come ho già evidenziato nel parere al precedente ordine del giorno, l'Ufficio di Presidenza ritiene preferibile che l'obiettivo del contenimento delle risorse finanziarie impegnate dalla Camera sia perseguito attraverso un serio programma di riqualificazione strutturale della spesa, piuttosto che attraverso vincoli di bilancio ulteriori rispetto a quello già significativo del tasso programmato di crescita del PIL nominale. Pertanto, l'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/8 è accolto come raccomandazione per contenere ulteriormente la richiesta di dotazione, rispetto al limite del tasso programmato di crescita del PIL nominale.
Con riferimento agli ordini del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/11 e Crosetto n. 9/Doc. VIII n. 4/31, in questa legislatura il Collegio dei questori ha affrontato la questione degli spazi in relazione alle esigenze dei gruppi parlamentari e dei componenti degli organi di direzione politica della Camera. La valutazione della distribuzione degli spazi tra i gruppi parlamentari ha evidenziato una carenza significativa, alla quale si è potuto porre rimedio esclusivamente con il reperimento di ulteriori spazi, il che è avvenuto grazie alla decisione di locare un appartamento in piazza San Lorenzo in Lucina.
Le nuove problematiche che il Collegio ha affrontato all'inizio della legislatura hanno convinto lo stesso della necessità che la Camera dei deputati si doti di un piano organico di utilizzo delle proprie dotazioni edilizie per uscire dall'emergenza continua, anche attraverso la sostituzione progressiva dei locali in locazione con altri nella diretta disponibilità della Camera. Questo indirizzo è stato rappresentatoPag. 88in Assemblea nella seduta del 27 settembre 2006, in occasione dello svolgimento della relazione introduttiva dei questori al bilancio interno per quell'anno. In base a questo indirizzo i questori, in relazione alle locazioni degli immobili diversi dai palazzi Marini e di Castelnuovo di Porto, hanno inviato al Ministro dell'economia e delle finanze una lettera, in data 9 maggio 2007, nella quale, rilevato che la Camera ha stipulato in anni diversi contratti di locazione sulla base dei quali detiene una serie di unità immobiliari per circa 3.600 metri quadri, vicine alla stessa istituzione, ma separate tra loro - cosa che non ne consente una utilizzazione ottimale ed organica e produce anche un effetto negativo sull'opinione pubblica indotta a considerare eccessivo il numero dei palazzi a disposizione della Camera stessa - hanno manifestato l'intendimento di poter disporre di un unico immobile dell'Agenzia del demanio, di superficie quanto meno pari a quella citata, anch'esso vicino alla Camera, al fine di poter concludere tutti o parte di quei contratti. Ciò che, tra l'altro, consentirebbe di ridurre in misura corrispondente ai risparmi così ottenuti anche la richiesta di dotazione finanziaria.
In altri termini, si è intrapresa una direttrice che dovrebbe poter portare, attraverso la collaborazione auspicata del Ministero dell'economia e delle finanze e dell'Agenzia del demanio, alla sostituzione di una pluralità di immobili con un solo immobile. Per quanto riguarda invece i palazzi Marini, l'indirizzo volto a sostituire progressivamente gli immobili in locazione con altri nella diretta disponibilità della Camera ha indotto a considerare l'opportunità di avviare iniziative per far valere l'interpretazione dell'articolo 13 dei contratti di locazione, sulla quale vi è contrasto con la società proprietaria degli immobili. Pertanto, il Collegio dei questori, nella riunione del 6 giugno 2007, ha deliberato di attivare le opportune azioni in sede giudiziale. Su tale decisione ha convenuto l'Ufficio di Presidenza nella riunione del 17 luglio scorso. L'obiettivo finale è dunque quello di poter giungere, in prospettiva, ad una riduzione dei costi sostenuti a titolo di locazione.
In tali termini, gli ordini del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/11 e Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/31 sono accettati.
Con riferimento agli ordini del giorno Franco Russo n. 9/ Doc. VIII, n. 4/12 e n. 9/ Doc. VIII, n. 4/13, l'Ufficio di Presidenza è favorevole all'indirizzo in essi espresso. D'altro canto, voglio sottolineare che gli organi di direzione politica e l'amministrazione della Camera hanno già operato, con decisione, lungo il percorso dell'integrazione tra i servizi di supporto dei due rami del Parlamento; obiettivo per il raggiungimento del quale è, ovviamente, indispensabile la piena collaborazione del Senato, anche al fine di evitare possibili effetti negativi sulla funzionalità delle due istituzioni.
In particolare, come ha rilevato il questore Albonetti in sede di relazione al progetto di bilancio, il processo di integrazione ha già registrato significativi progressi nel settore della documentazione ed è previsto che venga esteso ad altre strutture, pur con le esigenze di coordinamento e di cautela già ricordate.
Pertanto, gli ordini del giorno Franco Russo n. 9/ Doc. VIII, n. 4/12 e n. 9/ Doc. VIII, n. 4/13 vengono accolti come raccomandazione ad estendere il processo di integrazione già in atto.
Riguardo all'ordine del giorno Franco Russo n. 9/ Doc. VIII, n. 4/14, occorre precisare, nel merito, che non appare possibile qualificare come consulenze le attività professionali delle quali l'amministrazione si avvale in assenza di specifiche professionalità interne. A tale riguardo ripeto, in sostanza, i concetti che questa mattina il collega Colucci ha illustrato nel suo intervento. In tali casi, infatti, l'amministrazione deve far fronte ad esigenze specifiche alle quali non ci si può sottrarre; si possono, semmai, qualificare come consulenze gli apporti professionali resi con riferimento ad attività svolte dall'amministrazione.Pag. 89
Premesso questo, è necessario sottolineare che ci si è impegnati a tutto campo nella direzione del contenimento della spesa per le consulenze. In particolare, nel 2007, la spesa per consulenze riferibili all'amministrazione si è ridotta ben del 49,53 per cento rispetto a quella del 2004. Nel 2007 il complesso della disponibilità delle spese per tali consulenze, in termini di competenza, è infatti pari a 1 milione 300 mila euro, mentre nel 2004 era pari a 2 milioni 576 mila euro. L'incidenza di tali spese rispetto al complesso delle spese recate dal bilancio interno, nel 2004 era, dunque, pari allo 0,28 per cento, mentre nel 2007 è pari allo 0,13 per cento.
Inoltre, per il 2008 appare ipotizzabile un ulteriore rallentamento della dinamica di spesa relativa alle consulenze riferibili all'amministrazione, con una riduzione del 24 per cento; per cui da 1 milione 300 mila euro del 2007, l'anno prossimo si passerà a 987 mila euro. In definitiva, dal 2004 al 2008, la riduzione progressiva delle spese per le consulenze riferibili all'amministrazione sarà di oltre il 60 per cento.
Aggiungo, infine, che anche le spese per le consulenze rese agli organi parlamentari sono diminuite negli ultimi anni. Si registra, infatti, una riduzione della spesa per le Commissioni d'inchiesta, di vigilanza e di controllo di circa due terzi nel passaggio dal 2005 al 2006, e la stessa spesa è in costante riduzione anche nei primi mesi dell'anno corrente.
Per tali motivi, l'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n.4/14 è accettato a condizione che il dispositivo sia riformulato nei termini seguenti: «a proseguire nel 2008 la progressiva riduzione della spesa destinata a consulenze, in linea con il trend degli ultimi anni».
Per quanto concerne l'ordine del giorno Franco Russo n. 9/ Doc. VIII, n.4/15, l'Ufficio di Presidenza concorda con l'indirizzo che vi è indicato e lo accetta, fermo restando che sarà il Comitato di vigilanza sull'attività di documentazione a stabilire le modalità di attuazione di quanto richiesto.
L'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n.4/16, che fa riferimento all'utilizzo di alberghi di categoria non superiore a quattro stelle, è accettato, ovviamente a condizione che lo stato dei luoghi ove si svolge la missione lo consenta.
Con riferimento agli ordini del giorno Garavaglia n. 9/Doc. VIII, n. 4/17, Garavaglia n. 9/Doc. VIII, n. 4/18 e D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/60 la Camera, in linea con lo spirito della normativa in materia, sta realizzando gli obiettivi di risparmio energetico che la legislazione riconnette alla figura dell'energy manager, pur senza avere formalmente attribuito tale qualifica ai soggetti che operano in questo settore. Per tali motivi gli ordini del giorno sono accettati nel senso indicato, con la precisazione che il tema del risparmio energetico sarà trattato nella relazione illustrativa del progetto di bilancio e non in apposita relazione.
Con riferimento agli ordini del giorno Iannuzzi n. 9/Doc. VIII, n. 4/19 e Nucara n. 9/Doc. VIII, n. 4/45, il questore Colucci ha illustrato in sede di replica alcune linee che il Collegio dei questori intende perseguire per contenere le spese anche nel settore del personale. Poiché gli ordini del giorno si pongono in controtendenza rispetto a tali linee, il Collegio dovrebbe esprimersi in senso contrario e formula, pertanto, un invito al ritiro.
L'ordine del giorno Oliva n. 9/Doc. VIII, n. 4/20 è accettato.
Con riferimento all'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/21 evidenzio che le esigenze considerate dall'ordine del giorno hanno già trovato accoglimento. La raccolta differenziata, infatti, è già in atto con modalità che prevedono anche, laddove sia possibile, l'utilizzo di eco-box. Con tale precisazione, l'ordine del giorno è accettato.
Con riferimento agli ordini del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/23 e Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/48, ricordo che i prezzi dei servizi della barberia e della buvette sono stati recentemente adeguati. Quanto ai ristoranti interni, per effetto dei recenti interventi nel settore della ristorazionePag. 90circa un terzo del costo del pasto è a carico dell'utenza. Si tratta, quindi, della percentuale consueta per i ristoranti interni ai luoghi di lavoro. Pertanto, gli ordini del giorno sono accettati a condizione che i rispettivi dispositivi siano riformulati nei termini seguenti: «a mantenere costantemente adeguati i prezzi della barberia e della buvette al costo medio di mercato e la quota di costo a carico dell'utenza dei punti di ristorazione alla corrispondente quota rilevabile, in media, presso i ristoranti interni ai luoghi di lavoro».
Con riferimento all'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/26, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori sono già intervenuti nella direzione indicata dall'ordine del giorno. Per tale motivo l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori, per quanto di propria competenza, ritengono di aver già dato attuazione alla richiesta contenuta nell'ordine del giorno e formulano, di conseguenza, un invito al ritiro.
Con riferimento all'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/28, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori aderiscono pienamente all'indirizzo espresso nell'ordine del giorno, ritenendo che i benefici in questione, pur non gravando sul bilancio della Camera, siano comunque in contrasto con lo stile di sobrietà che deve ispirare l'esercizio di funzioni pubbliche. Per tale motivo il Collegio ha deliberato di non avvalersi della facoltà di richiedere il rilascio di tessere gratuite. L'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori ritengono, quindi, di aver dato attuazione alla richiesta contenuta nell'ordine del giorno, per quanto di propria competenza, e lo accolgono come raccomandazione a dare più puntuale informazione in merito all'opinione pubblica.
Con riferimento all'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/29, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori concordano nel ritenere che la trasparenza costituisca, in sé, un valore nell'esercizio di funzioni pubbliche. In questo senso sono già state adottate iniziative per rendere pienamente conoscibile all'opinione pubblica il trattamento economico dei deputati, che è consultabile sul sito Internet della Camera, sia per quanto attiene ai dati economici, sia con riguardo alle norme che lo disciplinano.
Anche con riferimento agli stipendi dei dipendenti della Camera, si è ritenuto di rendere disponibili agli organi di stampa i relativi dati, in aggiunta a quanto già presente sul sito della Camera. Non esiste, pertanto, alcuna area riservata nell'amministrazione. Vi è certamente la possibilità di compiere ulteriori passi nella direzione della trasparenza, secondo quanto auspicato nell'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/29. Il Collegio, in particolare, intende verificare, d'intesa con gli altri organi costituzionali e con le amministrazioni pubbliche, la possibilità di ampliare la pubblicità dei trattamenti del personale di tutti gli organismi pubblici, di qualunque tipo e natura. Pertanto, l'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/29 viene accolto, a condizione che, nel secondo e nel terzo capoverso del dispositivo, le parole, rispettivamente, «rendere pubblici nel sito» e «rendere pubblici» siano sostituite dalle seguenti: «operare affinché siano resi pubblici».
L'ordine del giorno Poretti n. 9/Doc. VIII, n. 4/32 è accolto, a condizione che il dispositivo sia riformulato nei termini seguenti: «a rassegnare, entro il 30 novembre 2007, le proprie valutazioni sulla complessiva fattibilità del progetto».
Con riferimento all'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/Doc. VIII, n. 4/36, ricordo che nel 2006 si è provveduto all'aggiornamento dell'elenco dei quotidiani collocati nella sala di lettura. I quotidiani del territorio del Lazio vi risultano presenti. L'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/Doc. VIII, n. 4/36, quindi, è accolto come raccomandazione ad eseguire un'ulteriore verifica riguardo ai quotidiani distribuiti presso la sala di lettura.
L'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 4/37 è accolto come raccomandazione ad esigere la massima qualità dei servizi erogati dalla società Milano 90.Pag. 91
Riguardo al primo capoverso dell'ordine del giorno Volontè n. 9/Doc. VIII, n. 4/38, rinvio a quanto è già stato detto a proposito dell'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/11. Per questa parte, quindi, l'ordine del giorno Volontè n. 9/Doc. VIII, n. 4/38 è accolto negli stessi termini indicati in riferimento all'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/11. Si invita, invece, a sopprimere il secondo capoverso del dispositivo, innanzitutto poiché esso confligge con il processo di riorganizzazione del settore della ristorazione, recentemente approvato dall'Ufficio di Presidenza; in secondo luogo, perché esso non tiene conto del fatto che il ristorante offre un servizio modellato sulle esigenze del lavoro parlamentare e sui tempi ristrettissimi che tale lavoro concede per la consumazione dei pasti; infine, perché, a seconda di come venga attuato, potrebbe essere suscettibile di determinare maggiori oneri.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/94 non può essere accolto, per le medesime ragioni ora esposte in relazione alla seconda parte dell'ordine del giorno Volontè n. 9/Doc. VIII, n. 4/38. Si invita, pertanto, al ritiro dello stesso.
Riguardo all'ordine del giorno Barbieri n. 9/Doc. VIII, n. 4/39, le forme di pubblicità dei lavori del Collegio dei questori e dell'Ufficio di Presidenza sono state oggetto di indirizzi da parte dell'Ufficio di Presidenza e ad essi ci si è sempre attenuti. La Presidenza della Camera e l'Ufficio di Presidenza si faranno carico delle esigenze di maggiore pubblicità e completezza segnalate, al fine di soddisfarle. L'ordine del giorno Barbieri n. 9/Doc. VIII, n. 4/39, pertanto, è accolto come raccomandazione.
Gli ordini del giorno Stucchi n. 9/Doc. VIII, n. 4/41 e Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/103 sono accolti, a condizione che il dispositivo dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/103 sia formulato negli stessi termini dell'ordine del giorno Stucchi n. 9/Doc. VIII, n. 4/41.
L'ordine del giorno Pettinari n. 9/Doc. VIII, n. 4/43 non può essere accolto, in quanto suscettibile di determinare maggiori oneri. Invito pertanto i presentatori a ritirarlo.
Gli ordini del giorno Pettinari n. 9/Doc. VIII, n. 4/44 e Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/51 non possono essere accolti, in quanto la riforma della disciplina dei vitalizi è stata recentemente approvata all'unanimità dall'Ufficio di Presidenza, d'intesa con il Senato. Eventuali ipotesi di riforma potranno essere valutate al termine di un congruo periodo di sperimentazione della nuova disciplina. Pertanto invito i presentatori a ritirarli.
L'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/46 è accolto come raccomandazione, a condizione che nel dispositivo le parole «a limitare i rimborsi ai deputati in carica» siano sostituite dalle seguenti: «a verificare le modalità per limitare i rimborsi delle spese di viaggio dei deputati cessati dal mandato».
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/47, sulla questione relativa agli spazi di cui si tratta, si è già fornita risposta in riferimento all'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/11. Invito pertanto i presentatori dell'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/47 a ritirarlo.
L'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/49 è accolto.
L'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/50 potrebbe essere accolto come raccomandazione se il dispositivo terminasse con la parola «erogazione», cassando il resto.
L'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/52 è accolto come raccomandazione.
Quanto all'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/53, l'Ufficio di Presidenza non condivide l'ipotesi di dotare di badge i deputati. Pertanto, l'ordine del giorno viene accolto come raccomandazione ad individuare misure che consentano di ridurre le spese per la sicurezza, ma escludendo questo strumento.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/54, è in corso laPag. 92verifica auspicata dall'ordine del giorno stesso, che pertanto viene accolto come raccomandazione.
L'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/55 è accolto. Resta comunque inteso che ogni decisione sulla materia è subordinata alla verifica di fattibilità e di costo degli interventi richiesti.
L'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/56 è accolto. Resta anche in questo caso inteso che ogni decisione sulla materia è subordinata alla verifica di fattibilità e di costo degli interventi richiesti.
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Galante, vorrei fare una comunicazione, in modo da favorire l'organizzazione dei nostri lavori. Sulla base di una consultazione informale con i presidenti dei gruppi, mi pare di poter dire che potremmo consentire al questore di proseguire la sua esposizione sino alla conclusione, convocare alle 19,30, e comunque al termine dell'intervento del questore, l'Ufficio di Presidenza, e riprendere l'esame, alla conclusione dell'intervento del questore Galante, domani alle 9,30, con inizio delle votazioni alle 10, in modo da proseguire i lavori secondo quanto stabilito. Resta dunque così inteso. Prego, signor questore.
SEVERINO GALANTE, Questore. Per quanto riguarda l'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/57, l'intervento richiesto è in corso di attuazione attraverso il progetto di «print on demand» degli atti parlamentari. In questi termini, l'ordine del giorno è accettato.
PRESIDENTE. Per favore, non c'è bisogno di introdurre anche lo schiamazzo!
Invito coloro che lasciano l'aula a farlo ordinatamente, e tutti a consentire al deputato questore di svolgere il suo intervento, che implica per lui stesso una certa fatica...
SEVERINO GALANTE, Questore. L'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/58 è accolto, a condizione che, nel dispositivo, le parole «deliberare sulla cessazione di tali privilegi» siano sostituite dalle seguenti: «verificare le modalità con le quali intervenire su tali benefici» .
L'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/59 è accolto come raccomandazione, a condizione che, nel dispositivo, le parole «promuovere entro il 2008» siano sostituite dalle seguenti: «verificare, entro il 2008, la possibilità e le risorse necessarie per».
L'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/61 è accolto come raccomandazione, fermo restando che il passaggio alle postazioni open source per i deputati e i gruppi parlamentari avverrà su base volontaria. Per coloro i quali operino tale opzione, peraltro, il passaggio è già ora possibile.
Sull'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/62, ricordo al collega D'Elia che egli sa, proprio in quanto componente dell'Ufficio di Presidenza, che la materia del contributo per il mantenimento del rapporto tra eletto ed elettori è stata più volte affrontata in quella sede. Il lavoro del parlamentare si svolge, in buona parte se non in prevalenza, presso il collegio elettorale. Sulla base di tale constatazione e considerata la complessità della struttura che occorrerebbe mettere in campo per eseguire i controlli previsti nell'ordine del giorno in esame, gli organi di direzione politica della Camera, così come è avvenuto nelle passate legislature, hanno ritenuto più funzionale una forma di contributo forfettario. Pertanto, si invitano i presentatori dell'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/62a ritirarlo. Diversamente, il parere è contrario.
Per l'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/63 valgono considerazioni analoghe a quelle che ho appena esposto in merito al precedente ordine del giorno. Si invitano pertanto i presentatori a ritirare l'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/63. Diversamente, il parere è contrario.
L'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/64 è accolto, a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «ad aggiornare e ampliare il sito Internet della Camera dei deputati, rendendo accessibile, nei limiti previsti dalla legislazione e dallaPag. 93normativa interna, tramite formati aperti e liberi standardizzati, ogni dato utile a una trasparente informazione dell'opinione pubblica». In tal senso, l'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/ 65 è da intendersi come assorbito in questa dizione.
L'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/66 può essere accolto come raccomandazione, a condizione che il dispositivo venga riformulato come segue: «a verificare la fattibilità e gli oneri di un impianto di voto che impedisca il voto per gli assenti». Una volta accertata la fattibilità tecnico-economica del progetto, la decisione di natura politica circa l'adozione di un siffatto impianto sarà naturalmente sottoposta all'Ufficio di Presidenza e alla Conferenza dei presidenti di gruppo.
La materia trattata dall'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/69 investe in modo precipuo la competenza della Giunta per il Regolamento, cui la questione dovrebbe essere prioritariamente sottoposta. Pertanto, si invitano i presentatori a ritirare l'ordine del giorno D'Elia 9/Doc. VIII, n. 4/n. 69. Diversamente, il parere è contrario.
L'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc.VIII n. 4/72 è accolto come raccomandazione ad adottare un sistema di comunicazione informatica tra l'amministrazione e l'utenza parlamentare con le tecnologie che risulteranno maggiormente idonee a tal fine. Questo obiettivo rientra comunque - lo ricordo - nel progetto di portale per i deputati.
L'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/73 non è accettato in quanto suscettibile di determinare maggiori oneri.
L'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/74 è accolto negli stessi termini indicati in riferimento all'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII n. 4/11.
Si invita al ritiro dell'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/75 poiché sembra porre sullo stesso piano l'indennità di funzione e rimborsi spese, istituti che rispondono a diverse finalità e pertanto non possono essere tra loro compensati.
Si invita al ritiro dell'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/76, altrimenti il parere sarebbe contrario, perché per diversi emolumenti accessori è prevista una disciplina diversificata tra deputati residenti a Roma e deputati di diversa provenienza; nel caso della diaria invece è la legge istitutiva che prevede il principio di pari trattamento tra tutti i deputati.
L'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/77 è accolto come raccomandazione.
Si invita al ritiro dell'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/78, altrimenti si esprime parere contrario. Si pone in contrasto per quanto riguarda la soppressione del reparto autorimessa con le deliberazioni assunte recentemente al riguardo dall'Ufficio di Presidenza. Il secondo capoverso del dispositivo non tiene poi conto delle specifiche esigenze di istituto e di sicurezza connesse alla carica del Presidente della Camera dei deputati e di altre cariche istituzionali. Infine, il terzo capoverso si basa su risparmi incerti e su un meccanismo di difficile attuazione mentre il quarto capoverso comporterebbe una inopportuna riduzione dei posti auto assegnati ai parlamentari.
Si invita al ritiro dell'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/79, altrimenti si esprime parere contrario. Ricordo che la dotazione di uffici e personale per gli ex Presidenti della Camera costituisce un riconoscimento dell'alta funzione istituzionale svolta e consente alla Camera di arricchirsi dell'esperienza maturata a prescindere dal ruolo successivamente ricoperto dagli interessati.
L'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/80 è accettato.
L'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/81 è accolto a condizione che il riferimento sia alla firma digitale o a tecnologie equivalenti.
Gli ordini del giorno Capotosti nn. 9/Doc. VIII n. 4/82, 9/Doc. VIII n. 4/83, 9/Doc. VIII n. 4/85 sono accettati.
L'ordine del giorno Capotosti n 9/Doc. VIII n. 4/86 è accettato poiché fa riferimento a misure già adottate.Pag. 94
Si invita al ritiro dell'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/87, altrimenti si esprime parere contrario, poiché le iniziative previste dai primi due capoversi del dispositivo sono state già attuate. Per quanto riguarda il tema degli emolumenti del personale ci si muoverà secondo le linee indicate dal questore Colucci in sede di replica nell'ambito ovviamente della contrattazione collettiva.
Si invita al ritiro dell'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII n. 4/90, poiché la linea che l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei questori intendono seguire è quella indicata in riferimento agli ordini del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII n. 4/11 e Crosetto n. 9/Doc. VIII n. 4/31.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/91 non è accettato, in quanto per la barberia è previsto l'incremento delle tariffe e il progressivo ridimensionamento del servizio, mentre una sua immediata chiusura sarebbe contraddittoria rispetto alle scelte compiute nel corso della passata legislatura.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/92 è accettato, poiché se ne condivide il senso complessivo, che è in linea con la relazione presentata dal Collegio dei questori alla I Commissione della Camera nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle spese attinenti al funzionamento della Repubblica.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/93 è accolto come raccomandazione.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/97 è accolto, a condizione che il dispositivo sia riformulato nei seguenti termini, corrispondenti alle iniziative già assunte in materia dal Collegio dei questori: «a perseguire un incremento di qualità del servizio di autorimessa, attraverso un sistema misto basato su passaggi di professionalità, reclutamento delle unità necessarie a raggiungere l'organico ottimale, revisione dei capitolati d'appalto per il servizio di autonoleggio, al fine di conseguire più elevati livelli di servizio».
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/98, in relazione a quanto ha esposto il questore Colucci circa le linee di intervento in materia di personale seguite dal Collegio, è accettato.
L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/100 è accettato, mentre l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/101 non è accettato, in quanto suscettibile di determinare maggiori oneri.
L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/102 è accolto, a condizione che nel dispositivo le parole «rendere disponibile» siano sostituite con le seguenti: «verificare la disponibilità e i costi di».
L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/104 è accettato. L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/105 è accettato, a condizione che il riferimento sia alla firma digitale o a tecnologie equivalenti.
L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/106
(Nuova formulazione) è accettato nella nuova formulazione.
L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/107 è accolto come raccomandazione, pur precisandosi che il contributo auspicato al secondo capoverso del dispositivo già esiste.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108, provvederà l'Ufficio di Presidenza.
PRESIDENTE. Ringrazio davvero il deputato questore Severino Galante.
Avverto che gli ordini del giorno a firma di Gregorio Fontana debbono intendersi sottoscritti anche dal deputato Jannone.
Come già comunicato all'Assemblea, il seguito dell'esame del bilancio e del conto consuntivo della Camera è rinviato alla seduta di domani. Le votazioni avranno inizio alle ore 10.
Ricordo che l'Ufficio di Presidenza è convocato immediatamente presso la biblioteca del Presidente.