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Informativa urgente del Governo sul sequestro e la liberazione di due militari italiani in Afghanistan (ore 17,15).
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mattarella. Ne ha facoltà.
SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, a nome del gruppo dell'Ulivo desideroPag. 4ringraziare il Governo per aver avvertito con prontezza l'esigenza di informare il Parlamento di quanto avvenuto. Lo ringrazio anche per il contenuto delle comunicazioni, che apprezziamo.
Vi è, da parte nostra - credo condiviso ampiamente - un apprezzamento per l'esito positivo e veloce di questa drammatica vicenda che ha rimosso i sentimenti di angosciata preoccupazione che si erano diffusi alla notizia del rapimento, anche se il sollievo viene offuscato dalla notizia della morte di uno degli afgani che erano insieme ai nostri militari e dal ferimento dei nostri militari, in particolare dal grave ferimento di uno dei due.
L'operazione è stata condotta con prontezza, con esito positivo e velocemente. Verosimilmente si trattava dell'unica strada possibile per liberarli.
Quindi, va manifestato l'apprezzamento per la capacità manifestata dalle nostre Forze armate e da quelle dei Paesi alleati che hanno collaborato e va manifestata - noi lo facciamo con convinzione - una grande riconoscenza per i due militari impegnati, come il Ministro ci ha appena detto, in un'azione delicata, difficile, rischiosa, ma essenziale per la sicurezza del nostro contingente in quella missione.
Il senso di riconoscenza nei confronti di questi due militari e di quanti svolgono questo compito si affianca, naturalmente, all'augurio per la loro salute e per una completa guarigione di entrambi i nostri militari coinvolti in questa vicenda, che si è risolta ma che rimane comunque drammatica.
La riconoscenza che intendiamo esprimere comporta - condividiamo su questo aspetto quanto il Governo ha appena comunicato - l'esigenza che venga tutelata la segretezza dei nomi dei due militari, affinché venga rispettata questa essenziale condizione di sicurezza e di garanzia per la loro personale situazione. La riconoscenza si estende - e intendo, a nome del mio gruppo, esprimerla con convinzione - al compito che svolgono le nostre Forze armate in quella missione e in tante altre del mondo, alla dedizione, alla serietà, al senso di umanità e alla grande professionalità con cui svolgono questi compiti. La missione che svolgono in Afghanistan è importante per la comunità internazionale e per la lotta al terrorismo internazionale. Essa è nata e si è sviluppata in chiave multilaterale, con la partecipazione di tanti Paesi europei che, insieme al nostro, vi collaborano in maniera importante e decisiva.
In questa missione, come in altre, le nostre Forze armate sono impegnate in maniera - lo ripeto - che esprime e manifesta costantemente grande professionalità e grande senso di umanità. Alcuni di esse, come questi due militari, svolgono compiti rischiosi e particolarmente delicati. A loro e alle nostre Forze armate intendiamo ribadire la nostra vicinanza e riteniamo che sia importante il modo efficace con cui il Governo ha gestito questa vicenda (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boniver. Ne ha facoltà.
MARGHERITA BONIVER. Signor Presidente, anche io ringrazio il Ministro per la sua informativa sui fatti delle ultime quarantotto ore, che hanno visto mettere in pericolo la vita dei nostri militari. È con grande sollievo, quindi, che abbiamo vissuto queste ultime ore, dal momento in cui abbiamo avuto la notizia che, grazie ad un blitz alleato, i nostri militari sono stati liberati. Tuttavia, a questo sollievo si aggiunge anche una grande apprensione per le notizie che riguardano la salute di uno dei due, che pare versare in condizioni gravissime.
Finisce così temporaneamente un incubo, signor Ministro, ma per lo meno non si ripropone quell'incubo che abbiamo vissuto tutti quanti durante le lunghe e devastanti trattative per la liberazione del giornalista Mastrogiacomo. Ricordo perfettamente un suo eloquente silenzio sulla qualità di quelle trattative, che hanno visto coinvolgere l'onore del Governo afgano, che ne è uscito profondamente indebolito, con la liberazione dei cinque terroristi (se non erano addirittura di più) che sonoPag. 5stati scambiati per la vita del nostro giornalista. Così come ricordiamo l'eccellente intervento in questa Assemblea del presidente Fini che si è rivolto al Governo per avere risposte che, in realtà, non sono mai state fornite sulla reale natura di quella trattativa e su quanto tutto ciò peserà - credo a lungo - sulle relazioni bilaterali.
Sappiamo che il Presidente afgano Karzai ha disposto, anche pubblicamente, che mai più ci sarebbero stati scambi di prigionieri nei confronti dei cittadini rapiti sul territorio afgano. Questa volta, se non altro, è stata sventata un'ennesima umiliante trattativa che avrebbe ulteriormente indebolito il già debole Esecutivo Karzai.
Questo Esecutivo, comunque, rimane l'unico baluardo visibile; inoltre, questo è l'unico momento in cui si può veramente affermare che la missione, iniziata nel 2001, non è assolutamente esemplare, in quanto sappiamo che il motivo principale per il quale si stanno impegnando in quel remoto Paese militari di tante nazioni è proprio per quello di sconfiggere il terrorismo, che sul territorio afgano ha trovato un fertile incontro con il fondamentalismo di stampo religioso e retrogrado, che purtroppo continua ancora ad espandersi.
Sappiamo anche che la situazione in Afghanistan è tutt'altro che in via di miglioramento e che l'operazione delle Forze alleate incontra difficoltà assolutamente da non sottovalutare. Tuttavia, dobbiamo interrogarci - credo anche in questa occasione - sul come stiamo in Afghanistan, in quanto lei sa, signor Ministro, che i tanti caveat che il nostro Paese - non il solo, per la verità - ha posto alla presenza militare in Afghanistan sono fonte anche di irritazione nei confronti dei nostri alleati e sono anche, probabilmente, fonte di una crescente insoddisfazione in alcuni settori delle Forze armate, che vorrebbero probabilmente operare in modo più netto e più visibile.
Non ci convince nemmeno la lesina che, in qualche modo, siamo costretti ad usare nei confronti dei nostri militari, perché anche questo è un fattore, che potrebbe indebolire la nostra presenza all'interno di una missione che, ripeto, consideriamo assolutamente fondamentale. Quindi, sul perché siamo in Afghanistan non dovrebbero esserci dubbi...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARGHERITA BONIVER. ...ma sul come evidentemente i dubbi ci sono e probabilmente non sono destinati a scomparire. Abbiamo votato «sì» malvolentieri - come lei sa, signor Ministro - sulla missione in Libano...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, per favore.
MARGHERITA BONIVER. ...ma consideriamo il ruolo di opposizione, in questo frangente, assolutamente utile per dimostrare ancora una volta il nostro pieno apprezzamento allo splendido lavoro che svolgono i militari italiani, sia in Libano, sia soprattutto in Afghanistan, teatro difficilissimo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianfranco Fini. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO FINI. Signor Presidente, signor Ministro e colleghi, in un momento in cui - come ricordava l'onorevole Mattarella - in tutti gli italiani si mescola il senso del sollievo per la felice conclusione del rapimento dei nostri due militari con l'apprensione che vi è per le condizioni di salute di uno dei due soldati - condizioni di salute, signor Ministro, certamente molto, molto gravi - desidero, a nome del mio gruppo, esprimere innanzitutto il senso di solidarietà nei confronti delle Forze armate (e non soltanto di coloro che sono impegnati nel teatro afgano) e, ancor più forte, il senso di vicinanza umana con le famiglie dei nostri due militari.
Contemporaneamente non ho alcuna difficoltà, signor Ministro, ad esprimere l'apprezzamento del mio gruppo per l'informativa che ella ha voluto tempestivamente fornire alla Camera dei deputati e anche per il doveroso riserbo con cui haPag. 6voluto garantire la sicurezza di coloro, che nel teatro afgano sono impegnati in operazioni che, in ragione della loro natura, necessitano di discrezione.
Ella ci ha detto che, a nome del Governo e d'intesa con il Presidente del Consiglio, si è assunto la responsabilità di autorizzare il blitz che ha portato alla liberazione dei nostri due soldati e dei cittadini afgani che cooperavano con i nostri due militari. Anche da questo punto di vista, signor Ministro, si è trattato di una scelta obbligata e l'assunzione di responsabilità le fa onore.
È stata una scelta obbligata perché chi conosce, se pur in modo superficiale, la realtà di quel Paese sa che non ha senso chiedersi se coloro che avevano rapito i nostri militari fossero dei talebani combattenti o dei banditi di strada, perché è davvero molto, molto difficile porre il confine tra l'una e l'altra organizzazione.
Organizzare il blitz militare è stata una scelta obbligata anche in ragione dei precedenti che tennero tutta l'Italia con il fiato sospeso, in ragione della doverosa credibilità che le nostre Forze armate - e quindi il nostro Governo - devono avere agli occhi del Premier Karzai e agli occhi degli alleati.
Si è trattato - lei lo ha detto molto chiaramente - di un'operazione obbligata, con ragionevoli garanzie di successo, tesa a liberare due militari impegnati in un'azione strettamente connessa alla natura della missione ISAF e del ruolo delle nostre truppe. Ciò ha significato prendere accordi con i ras, i capitribù locali, onde garantire un'operatività dei nostri soldati in ragionevoli condizioni di sicurezza. Non si è trattato, quindi, di un'operazione di guerra, ma di un'operazione volta a garantire la sicurezza dei nostri soldati.
Mi ha fatto particolarmente piacere che ella, onestamente, abbia detto che è stato utilizzato, per rendere il blitz ragionevolmente sicuro, un aereo, il Predator, di cui qualcuno anche in quest'aula, indicando una presunta natura bellica e offensiva, aveva auspicato il mancato invio a sostegno delle nostre truppe in Afghanistan. Non è questo, comunque, il momento per polemizzare: credo che sia il momento per esprimere soddisfazione per la liberazione dei due militari ed auspicio per la guarigione del ferito.
È evidente che, almeno per quel che ci riguarda, la missione di pace deve proseguire, garantendo sempre di più una condizione di effettiva sicurezza dei nostri soldati. Signor Ministro, anch'io, come l'onorevole Boniver nel suo intervento, le chiedo se, alla luce anche di questa pagina, non sia arrivato il momento di rivedere, nell'ambito delle cosiddette «regole di ingaggio», l'opportunità di rimuovere alcuni di quei caveat, che anche in questa circostanza hanno reso l'impiego dei nostri soldati certamente doveroso e connesso alla natura della missione, ma complicato, difficile e - ce lo auguriamo, pur in presenza delle condizioni del ferito - tale da non mettere a rischio la vita dei nostri soldati (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor Ministro, prima di entrare nel merito dell'informativa vorrei anch'io associarmi al cordoglio e alla preoccupazione per la vita umana di un accompagnatore afgano morto in questa operazione e per la preoccupazione relativa ai due militari (in particolare uno), che, sottoposti ad un'azione di forza che è stata necessitata per la loro liberazione, sono ancora in una condizione nella quale almeno uno di loro rischia addirittura la vita. Vorrei, quindi, tributare una solidarietà convinta da parte del nostro gruppo alle famiglie dei militari e dei civili coinvolti in questa operazione di liberazione e ricordare anche, in questo senso, la solidarietà che il nostro gruppo conferisce a tutti i militari impegnati nelle missioni in giro per il mondo.
Signor Ministro, è evidente però che la nostra discussione deve riferirsi, oltre che all'esame dettagliato - che lei ha voluto prontamente fornirci - dell'operazione diPag. 7liberazione degli ostaggi, anche a quanto sta avvenendo in quel teatro di guerra. Non condivido l'idea - lo dico subito - che possano esservi caveat diversi per il nostro esercito, perché, se si modificasse la regola di ingaggio relativa all'impiego dei nostri militari - quindi se anch'essi fossero associati alle operazioni belliche vere e proprie che si svolgono nel sud del Paese - i rischi per gli stessi militari coinvolti, in particolare per i nostri, sarebbero ancora maggiori.
In questo senso, riteniamo che si debba porre una grande attenzione sullo sviluppo della situazione in Afghanistan e su cosa concretamente il nostro Governo può e deve fare, perché è evidente che debba esserci da parte nostra, collegialmente, un'attenzione per la sicurezza dei nostri militari, ma nel contempo anche una consapevolezza di come superare la fase ormai endemica di guerra che si è determinata in quel Paese.
Noto con dispiacere che ci sono ancora accenni polemici da parte di alcuni esponenti del centrodestra sulla eventuale irritazione di nostri alleati rispetto alle nostre regole di ingaggio, scelte autonomamente e con sovranità nazionale, in piena coscienza e consapevolezza.
È una polemica che non solo respingo, ma che ritengo sbagliata, anche perché, sulla base degli impegni che questo Parlamento ha sottoscritto, dovremmo essere noi abbastanza sorpresi e anche, nell'atto di richiederlo con maggiore forza, impegnati in una soluzione politica, che invece non viene presa in considerazione proprio da alcuni degli alleati che in questo momento compongono il contingente multinazionale dell'ISAF.
Per questo motivo penso che dobbiamo proseguire nella direzione di una soluzione politica, che possa essere complessivamente considerata come la vera soluzione alla sicurezza dei nostri militari, perché, quando abbiamo inviato con convinzione i contingenti militari italiani per un'azione di interposizione in Libano, lì non si è sparato più e si è prodotta una tregua che dura ancora e che, data l'esplosività della situazione in quella regione, è certamente un dato da segnare a favore dell'azione della politica estera del nostro Paese.
Abbiamo ereditato la presenza all'interno del contingente multinazionale dell'Afghanistan dopo aver cessato la partecipazione alla missione in Iraq e penso che questa eredità sia stata onorata anche rispetto agli impegni che erano stati presi.
PRESIDENTE. La invito concludere.
GENNARO MIGLIORE. Con grande senso di responsabilità, abbiamo sempre affermato che la nostra determinazione era quella di far cessare la guerra ed è per questo che la invito ancora una volta, Ministro, in occasione del prossimo dibattito che si terrà alle Nazioni unite anche sull'evoluzione della situazione...
PRESIDENTE. Deve concludere.
GENNARO MIGLIORE. ...in Afghanistan, a intervenire con ancora maggiore forza. Inoltre, rinnovo ovviamente i sensi del ringraziamento al Governo per l'azione di liberazione degli ostaggi (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Signor Presidente, a nome del gruppo Sinistra Democratica per il Socialismo europeo mi unisco al ringraziamento al Governo per la sua tempestività e per il carattere, le argomentazioni e l'attenzione con la quale l'informativa è stata consegnata al Parlamento, naturalmente con il riserbo doveroso che era d'obbligo in una situazione come questa.
A nome del mio gruppo, voglio esprimere la solidarietà più affettuosa e la vicinanza più contigua alle famiglie dei militari italiani che sono stati feriti e, contemporaneamente, esprimo un cordoglio luttuoso e sincero per l'accompagnatore afgano che è stato ucciso.Pag. 8
La vicinanza e la solidarietà alle Forze armate italiane presenti in Afghanistan, così come in altri Paesi, è per il mio gruppo una certezza e un sentimento che intendo qui rappresentare. Oltre ad esprimere la solidarietà, la vicinanza e, contemporaneamente, il sollievo per essere passati, per fortuna rapidamente, dallo sgomento e dall'ansia di ieri alla notizia della liberazione di oggi, intendo argomentare brevemente anche qualche riflessione sulla situazione afgana, perché non vi è dubbio che ciò che è successo dimostra la difficoltà di una situazione rispetto alla quale penso non ci si possa rassegnare.
Si tratta di una situazione difficile sicuramente per le persone, civili e militari, che si trovano in quel luogo, ma difficile anche per le persone afgane e per quel Paese. Non ci si può rassegnare.
Allora, credo che sia giusto, opportuno, importante e utile compiere un'analisi di realtà e un bilancio. Penso che sia giusto che l'Italia sia «capofila» e si assuma la responsabilità di suggerire un bilancio, da parte della comunità internazionale, tra gli obiettivi che essa persegue e l'efficacia della sua azione.
Tuttavia, poiché tale mia affermazione potrebbe essere equivocata, intendo essere molto precisa: ho ascoltato, per esempio negli interventi di colleghi dell'opposizione, argomentare la necessità di modificare le regole di ingaggio. Io penso, al contrario, che sia necessaria un'analisi di realtà e una verifica del rapporto dell'efficacia dell'azione della comunità internazionale, ma penso anche che la distanza tra gli obiettivi, la difficoltà - che è, evidentemente, sotto gli occhi di tutti - non debba rappresentare l'occasione per cambiare le regole di ingaggio, bensì consigliare di accelerare una riflessione per la soluzione politica più utile. Se le regole di ingaggio venissero cambiate, sicuramente non troverebbero il consenso del gruppo Sinistra Democratica per il socialismo europeo.
Il Governo si era impegnato e si è impegnato per una conferenza di pace. Penso che il dibattito all'ONU di bilancio sulle diverse missioni militari, che si svolgerà a novembre, possa essere l'occasione in cui l'Italia, che ha acquisito, da quando è in carica questo Governo, una grande credibilità internazionale per le scelte equilibrate e il contributo alla pace che ha saputo dare in Libano e non solo (penso all'equilibrio con cui ha anche affrontato complessivamente le questioni mediorientali), dunque forte del suo prestigio internazionale, possa, in tale sede, chiedere alla comunità internazionale di stilare un bilancio reale del rapporto tra i mezzi e le scelte da essa rappresentate e l'efficacia di quella azione e, sulla base di ciò, avviare una riflessione ulteriore per una soluzione politica, perché non ci si può rassegnare, per l'appunto, alla tragedia di quella situazione (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il socialismo europeo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,50)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Ministro, onorevoli colleghi, mi soffermo su alcuni punti della sua sobria e direi particolare relazione, dove non si sono registrati spunti che possano mettere in discussione né la validità dell'operato del Governo, né tantomeno delle nostre Forze armate.
Voglio dirle che il fatto più importante è che finora - al di là di alcuni accenti, volti a far risaltare posizioni che già conoscevamo - mi pare che l'unanimità degli interventi succedutisi abbia avuto il tono di piena assunzione di disponibilità ad accettare e accogliere la sua relazione.
Mi preme sottolineare questi aspetti: l'azione è stata dovuta al fatto che due nostri militari si trovavano in Afghanistan per assicurare una cornice informativa e di sicurezza al nostro contingente. Il silenzio è stato utile per proteggere la loro incolumità e anche quella degli altri operatori in quella zona. Vi è stata un'assunzione di responsabilità da parte del GovernoPag. 9e sua personale, d'accordo con il Presidente Prodi, per decidere l'azione armata per la liberazione. Ha parlato di contributo specifico di inglesi, tedeschi e americani. Ha sottolineato la validità della cooperazione nelle alleanze e ha affermato - ci fa piacere - che non vi è alcun civile ferito nell'azione, anche se con amarezza dobbiamo purtroppo constatare che un accompagnatore afgano ha perso la vita ed un nostro militare è in condizione di salute pericolose. Ha parlato di un teatro non certo facile e ha aggiunto che bisogna esprimere solidarietà ai nostri alleati. Alla luce di tutto ciò, mi pare si stia effettivamente delineando la presenza precisa di una linea di politica estera del Governo che condividiamo.
L'azione che è stata posta in essere ci ha tolto dall'imbarazzo, purtroppo già altre volte verificatosi, di dover trattare ed in ciò potrebbe ravvisarsi una certa dissonanza con i nostri alleati in termini di solidarietà. Anche altri Paesi si sono trovati in difficoltà rispetto ad azioni di sequestro che avevamo patito e risolto in maniera non certamente univoca e solidale rispetto ad altre operazioni svolte nei confronti di cittadini di Paesi nostri alleati. Ritengo che in politica estera un Paese si dimostri importante, capace di avere tono internazionale quando nel suo insieme esprime la capacità di essere unito.
Per tali motivi, ribadisco la nostra piena adesione all'azione posta in essere in quel territorio ed in questo momento non voglio affrontare la questione delle diverse regole di ingaggio. Rimaniamo fermi allo stato attuale delle cose, pur consapevoli che, anche da questo punto di vista, nel difficile teatro che si è configurato (come da lei definito) possiamo anche ostacolare il terrorismo, che sappiamo perfettamente non avere territorio e annidarsi nei gangli vitali di tutte le parti del mondo, esprimendo comunque solidarietà, come abbiamo dimostrato con le diverse azioni intraprese, per far crescere questo Paese sotto il profilo civile e democratico.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUIGI D'AGRÒ. Vorrei svolgere, signor Ministro, un'ultima considerazione: dichiaro il nostro appoggio, la nostra piena adesione alla sua relazione, ma sarebbe opportuno che si esprimessero parole convergenti non solo dall'opposizione, come è accaduto; occorre inoltre stigmatizzare anche alcune dichiarazioni rese da personalità del Governo e riportate dalle agenzie di stampa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, per prima cosa intendo ovviamente esprimere un sentimento di sollievo, di soddisfazione per la notizia dell'avvenuta liberazione dei due militari italiani. Tuttavia, inizialmente, non posso non soffermarmi almeno per un attimo sul dramma che in queste stesse ore si sta vivendo in un altro Paese dell'Unione europea, la Spagna, dove si sta piangendo la morte di due soldati del contingente iberico avvenuta proprio oggi sempre in Afghanistan in seguito ad un altro attentato.
Spero di interpretare il pensiero di tutti, inviando ai familiari, al Governo spagnolo, un sentimento di solidarietà, di amicizia e di vicinanza. Tuttavia, il Governo di Madrid ha dichiarato che non si ritirerà, al contrario di quanto accaduto nel nostro Paese a seguito di una vicenda analoga; autorevoli esponente della sinistra nonché della maggioranza di Governo hanno richiesto che il nostro Paese mettesse in discussione il senso della missione in Afghanistan se non addirittura la missione stessa.
Riteniamo - parlo a nome del gruppo dell'Italia dei Valori - che oggi più che mai si debbano precisare il carattere e gli obiettivi di questa missione, perché senz'altro vi è anche bisogno di modifiche, alla luce dell'accresciuto rischio che i nostri ragazzi stanno correndo, ma non credo che si debba mettere in discussione la missione stessa.
Detto ciò, vorrei anche aggiungere che, quando abbiamo appreso con piacere la notizia della tempestiva liberazione deiPag. 10militari, abbiamo anche immaginato e sperato per un attimo che - nonostante le notizie giunte successivamente dell'uccisione di un rapito afgano e del grave ferimento dei nostri due esponenti dell'intelligence militare - ci fosse almeno risparmiato il teatrino di speciosa polemica interna, soprattutto quella che abbiamo ascoltato qualche settimana fa dai banchi dell'opposizione, quando, ad esempio, in occasione del rapimento di padre Bossi fu addirittura messa in discussione la volontà del Governo italiano di operare per una tempestiva liberazione del missionario. Invece, oggi non si è fatto quel riferimento; non si è chiesto scusa per l'esito felice anche di quel rapimento e si è riprodotta una speciosa polemica sulla liberazione di Daniele Mastrogiacomo.
In tale contesto, forse, è anche il caso che qualcuno si intenda e si chiarisca, perché è certo che se la velocità e l'uso della forza per liberare gli ostaggi, tanto acclamati da alcuni esponenti della Casa della libertà, dovessero rappresentare le uniche discriminanti per decidere come comportarci in certi casi, il rischio di spargere ancora più sangue in un territorio, che ancora affermiamo di voler pacificare, sarebbe davvero troppo elevato. Chi elogia il rifiuto del dialogo e del confronto con i rapitori forse dovrebbe anche chiedersi quanto costano nove vite e due ostaggi feriti, di cui uno gravemente.
Tuttavia, dopo un anno in cui gli scontri e gli attentati continuano ad insanguinare quel martoriato Paese, mentre la mancanza di sviluppo economico e la ridottissima cultura liberale e democratica continuano a caratterizzare il tessuto sociale e politico dello stesso, credo sia il caso di chiedersi che cosa fanno in tale Paese il contingente italiano e quello internazionale, se poi la produzione e il traffico di droga continuano ad aumentare.
Certo, si può sempre discutere di caveat e di regole d'ingaggio, ma dai dati emerge che nel 2001, secondo l'Ufficio droghe e crimini delle Nazione Unite, sotto il regime talebano, agli albori dell'impegno internazionale...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FABIO EVANGELISTI. ...la produzione di oppio era pari a 185 tonnellate, mentre già nel 2003 le tonnellate salirono a 3.600, per raggiungere nel 2006 la spaventosa quantità di 7.000.
Non vado oltre con i dati, ma dico solo che non è soltanto la produzione a sfuggire al controllo dei nostri e degli altri militari, ma persino il traffico che dimostra che l'Europa - la civilissima ed socialmente attentissima Europa - assorbe il 93 per cento dei flussi di droga afgana.
Vi è, pertanto, da chiedersi, a questo punto, se non sia utile accompagnare la presenza del contingente internazionale in Afghanistan - che speriamo possa essere pacificato, mentre produce il 90 per cento dell'eroina a livello globale - con un contingente di banchieri ed esperti finanziari - magari la City londinese o Wall Streett - per capire come arrestare questa piaga.
Concludo il mio intervento, ringraziando il signor Ministro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, vorrei in primo luogo esprimere il cordoglio per la scomparsa dell'accompagnatore afgano e la preoccupazione per le condizioni di uno dei nostri militari, che si trova in uno stato gravissimo. In tali situazioni la vita non ha nazionalità: afgana, italiana o spagnola come è stato ricordato poc'anzi.
Condividiamo la decisione adottata dal Governo. Apprezzo l'esposizione stringata ed efficace resa dal Ministro della difesa, Parisi, che conferma la stima politica e personale che ho sempre avuto e continuo ad avere nei suoi confronti. Non credo sia il momento per riaprire la questione su quale sia il metodo giusto per affrontare situazioni di crisi. Non penso che vi sia un principio assoluto al riguardo. Credo comunque che bisogna valutare caso per caso, con l'evidente scopo di salvare le vite umane. Non nascondo neanche le differenzePag. 11che emergono tra il rapimento di civili e quello di militari. Credo che questa sia sicuramente una delle componenti che ha pesato di più nella decisione del Governo italiano.
In questi momenti dobbiamo comprendere a fondo qual è il grado di impegno e di sacrificio delle Forze armate, a cui va manifestata una solidarietà profonda, larga, vera di tutto il Parlamento italiano, come del resto è avvenuto.
La questione dell'Afghanistan non può essere risolta sul piano militare: si tratta necessariamente di una soluzione politica, anche se la componente militare è fondamentale per raggiungere la soluzione politica. Con riferimento al dibattito che si è svolto, devo riconoscere all'onorevole Evangelisti di aver messo il dito nella piaga. Molti dei problemi dell'Afghanistan sono riconducibili all'oppio. Se non si risolve tale problema, non si riuscirà mai a risolvere la crisi in termini politici. Naturalmente non lo affermiamo solo io o l'onorevole Evangelisti, ma tutti i commentatori internazionali.
In circostanze molto gravi, come quelle appena verificatesi, non dovrebbero essere sollevate polemiche; invece, ciò è stato fatto soprattutto da parte dell'onorevole Fini che, da un lato, sostiene il Governo e, dall'altro, critica una serie di comportamenti.
Anch'io sono preoccupato per le voci discordi espresse dalla maggioranza. In ogni situazione rischiosa, in cui accadono incidenti, vi sono leader politici che chiedono l'immediato ritiro delle truppe. Ovviamente vi è libertà di espressione per tutti, ma leader politici che fanno parte di partiti che sostengono la coalizione di Governo dovrebbero seguire una linea che si pone il problema di difendere la credibilità del nostro Paese. Ciò non è avvenuto.
Ho apprezzato, invece, l'intervento dell'onorevole Migliore che è stato molto calibrato, anche se ha posto una questione politica. Ha espresso, però, una solidarietà netta, senza riproporre il ritiro immediato dall'Afghanistan.
Del resto, il nostro è un Paese anomalo per tanti motivi: è inutile elencarli l'uno dopo l'altro. È anomalo anche il fatto che il Governo e le forze del Governo in una situazione di grande difficoltà - è una situazione grave - non riescano a trovarsi unite. È un problema politico che dovremmo risolvere. È un problema rispetto all'opposizione che, anche nei momenti più gravi, anche quando vi è concordia sulle decisioni adottate, solleva sempre un elemento di polemica.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Villetti.
ROBERTO VILLETTI. Penso che abbiamo bisogno sicuramente di bipolarismo, di alternanza, di ricambio delle classi dirigenti, ma anche di un senso dello Stato e di unità nazionale, senza i quali il nostro Paese non può avere il futuro che merita.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Galante. Ne ha facoltà.
SEVERINO GALANTE. Signor Presidente, signor Ministro, saluto con gioia la liberazione dei militari italiani e mi complimento con il Governo per questo risultato, merito dell'efficiente operato della nostra intelligence e della professionalità dimostrata dalle nostre strutture militare presenti in quel teatro. Auguro ai feriti una pronta guarigione che li restituisca al più presto alle loro famiglie con le quali ci sentiamo solidali.
Lamento anch'io la morte di uno dei due afgani rapiti, alla cui famiglia va fornito ogni opportuno sostegno. Questi sentimenti, tuttavia, non cambiano di un millimetro il giudizio politico e tecnico sullo stato della guerra afgana - che ribadisco anche alla luce di questo episodio - e sulla necessità di uscirne quanto prima. Ciò per una precisa valutazione che facciamo degli interessi della pace mondiale, del popolo afgano e dello stesso nostro interesse nazionale. Mi riferisco anche a coloro che sono intervenuti in tal senso: di questo giudizio e di queste valutazioniPag. 12devono farsi una ragione tutti i nostri alleati, non meno che i nostri avversari politici.
Signor Ministro, poche ore fa il generale Lafontaine, responsabile della pianificazione delle forze NATO in Afghanistan, ha affermato che per sostituire le forze di occupazione con truppe indigene sarà necessario più tempo di quanto si sperasse all'inizio. Dopo sei anni di occupazione, ci si accorge che, per passare dalla guerra locale alla guerra speciale, combattuta da moderni ascari afgani, occorreranno ancora molti anni. L'illusione, in Afghanistan come in Iraq e, per stare alle rivelazioni di Kouchner, tra breve anche contro l'Iran, è sempre la stessa: che ci sia una soluzione essenzialmente militare delle diverse situazioni di crisi in quell'area. In questo modo, si finisce per pianificare, di fatto, la trasformazione di ciascuna di queste crisi in un'unica devastante crisi, estesa dal Mediterraneo all'Himalaya e, tendenzialmente, anche oltre.
Pertanto, signor Ministro, le chiedo se lei condivida questo tipo di pianificazione, se consideri questa una prospettiva responsabile, se ritenga che l'Italia debba essere ulteriormente coinvolta, magari cambiando le regole d'ingaggio, come si è chiesto in questa sede. Irresponsabili, a mio parere, sono coloro che ci trascinano e si fanno trascinare in una scalata di guerra e di destabilizzazione generale come quella in corso. Ritengo, altresì, che le uniche scelte davvero responsabili siano quelle che pianifichino, fin d'ora, un percorso che si concluda celermente con il ritiro di tutte le truppe occupanti. Un percorso che esige che l'Italia si astenga da ogni ulteriore partecipazione attiva alla guerra e che, assieme all'Unione europea, promuova colloqui e negoziati con e tra tutte le parti in conflitto, in tutte le aree di crisi.
La credibilità internazionale dell'Italia non si gioca - mi riferisco anche al collega Villetti - né sulle dichiarazioni né sulle pallottole che spariamo, ma sulla capacità di svolgere un ruolo politico e diplomatico di pacificazione e di stabilizzazione, evitando così anche rischi e perdite per i nostri militari, come, peraltro, per i militari di Paesi amici, come quelli spagnoli. Un ruolo siffatto - secondo noi - è inconciliabile con l'appiattimento sull'interventismo militare degli Stati Uniti affermatosi proprio con il precedente Governo e da cui il Governo attuale dovrebbe emanciparsi in modo più deciso e rapido di quanto, ancora troppo limitatamente, sta facendo il nostro Ministro degli esteri. È necessaria, signor Ministro della difesa, un'inversione di tendenza, comunque la si voglia chiamare: riconsiderazione, exit strategy o altro ancora. Ci interessano i fatti, non le parole (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, signor Ministro, innanzitutto, a nome del gruppo dei Verdi, vorrei esprimere cordoglio alla famiglia dell'accompagnatore afgano rimasto ucciso nel conflitto che ha portato alla liberazione dei nostri militari. Esprimo, pertanto, anche sollievo per la liberazione dei militari e l'auspicio che possa riprendersi, anche in relazione alle notizie preoccupanti che lei ci ha fornito, il militare gravemente ferito.
Come lei ben sa, signor Ministro, in queste ore il gruppo dei Verdi ha assunto una posizione di grande responsabilità, affermando che le ore che precedevano la liberazione fossero il momento di sostenere il Governo nell'azione che poteva e doveva portare alla liberazione dei militari rapiti. Ci siamo attenuti a ciò in quanto riteniamo importante che in questi momenti, l'elemento fondamentale sia salvare le vite. Si tratta della stessa posizione che abbiamo assunto in circostanze analoghe e con esiti diversi ma che, poi, hanno portato alla liberazione e, in alcuni casi, purtroppo, anche all'esecuzione di alcuni accompagnatori afgani. In questa vicenda drammatica, l'anello debole è proprio la popolazione afgana, signor Ministro, perché, tra l'altro, le vittime civili di questa guerra sono enormi (e su tale aspetto tornerò in seguito).Pag. 13
Mi permetto solo di fare una puntualizzazione rispetto a quanto è stato affermato poc'anzi, in quest'aula, dall'onorevole Fini, in merito all'uso dei caveat. Ritengo che, in tali circostanze, non sia un riferimento pertinente. Come lei ha ben detto in quest'aula, signor Ministro, i due militari si trovavano una situazione di missione e sopralluogo e, quindi, i caveat non avrebbero potuto difendere nessuno. Si tratta, pertanto, di un riferimento non pertinente. Non crediamo, quindi, assolutamente che le regole di ingaggio debbano essere cambiate perché abbiamo visto che i nostri militari, attraverso tali regole, non possono difendersi quando sono attaccati.
Signor Ministro, con tale premessa, come gruppo dei Verdi, le diamo atto della tempestività con cui è venuto a riferire. Le facciamo i nostri complimenti, anche se in questa circostanza parlare di complimenti mi sembra veramente fuori luogo e, quindi, le manifestiamo il nostro apprezzamento. Come lei ben sa, signor Ministro, la nostra posizione riguardo al conflitto presente in Afghanistan dal 2001 non muta. È di tutta evidenza che, superata questa fase molto delicata per il suddetto Paese, anche con un prezzo doloroso per la morte dell'accompagnatore afgano, i problemi politici esistono. Molti Paesi europei, come anche oltre Manica, si stanno interrogando sulla strategia militare in corso. Del resto, signor Ministro, se analizziamo l'escalation delle vittime civili dal 2002 fino ad oggi, possiamo constatare che proprio nel 2006 e nei primi mesi del 2007 vi è stato un terribile tributo di vittime civili: oltre seimila nel 2006 e quasi duemila nel 2007. Ciò significa che vi è assolutamente la necessità di rivedere la strategia militare, la quale, a nostro parere, è fallita. È bene che la politica faccia il suo passo, ma con grande forza, a partire dal dibattito in corso all'ONU. Riteniamo che, presso gli organismi sovranazionali e internazionali, l'Unione europea, l'ONU, si possa aprire una riflessione seria e forte su come la politica possa prendere il posto delle armi per arrivare ad un cessate il fuoco e a far terminare la guerra in quel contesto. Questo è il nostro obiettivo principale.
In conclusione, signor Ministro, è evidente che non possiamo dimenticarci di un altro obiettivo, anch'esso primario, che riguarda la popolazione afgana. Si tratta di una popolazione fortemente massacrata, sia dalla fame, sia dal ricatto talebano - un ricatto terrorista e criminale, tengo a sottolinearlo - e che a volte, purtroppo, drammaticamente si trova a perire sotto le bombe «intelligenti». Sappiamo che il Governo italiano è intervenuto più di una volta presso il comando americano, chiedendo di prestare grande attenzione a tali interventi che certamente non aiutano il processo di pacificazione e portano, a braccia aperte, parte della popolazione afgana verso la guerriglia talebana. Noi chiediamo un mutamento della strategia militare, in modo che quest'ultima lasci il posto ad una strategia politica, alla pace e ad una maggior cooperazione, ma avremo luoghi e tempistiche dove poterci confrontare.
In conclusione, signor Ministro, chiediamo che i mesi che porteranno al provvedimento di rifinanziamento delle missioni, siano produttivi...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANGELO BONELLI. Concludo, signor Presidente. Stavo dicendo che chiediamo che i mesi che ci separano dal provvedimento di rifinanziamento delle missioni siano produttivi, per far sì che l'Italia assuma un'iniziativa forte in questa direzione dal punto di vista politico per portare più pace in Afghanistan (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cioffi. Ne ha facoltà.
SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, signor Ministro, non posso fare a meno di ringraziarla - sia a titolo personale sia a nome del gruppo che rappresento - nonPag. 14solo per la tempestività con cui è venuto in Parlamento ad informarci, ma anche, e soprattutto, per la rapidità dell'intervento compiuto in Afghanistan per liberare i nostri soldati. Inoltre, anche da parte del mio gruppo, in questo momento vorrei fare i migliori e fervidi auguri, affinché i due soldati liberati possano ritornare al più presto in buono stato di salute. Inoltre, vorrei ricordare il cittadino afgano morto perché, come ha detto giustamente chi mi ha preceduto, di fronte a queste vicende non ci sono assolutamente differenze tra italiani e afgani, ma vi è il rispetto della vita e dei diritti umani. In questa circostanza, inoltre, non posso non ricordare anche le famiglie dei soldati rapiti e dei soldati italiani in missione. Anche a loro - a titolo personale e da parte del nostro gruppo - va un saluto e un ringraziamento.
Certamente, l'operazione che si è svolta dimostra realmente non solo la rapidità del nostro Governo e di lei stesso, signor Ministro, per le scelte compiute in sintonia con gli alleati, perché il successo certamente è dovuto anche a tale sintonia, ad un uso corretto dell'intelligence e delle nuove e molto sofisticate tecnologie che ci auguriamo vengano, sempre più, messe a disposizione dei nostri soldati nel corso delle missioni. Vorrei ricordare a me stessa e a tutti che, certamente, la nostra presenza in Afghanistan, al di là dei punti oscuri, ha condotto certamente al conseguimento di risultati. Dobbiamo ricordare che, grazie alla presenza dei nostri militari si sono ottenuti alcuni successi, come la ricostruzione di uno stato di diritto e delle componenti militari della polizia dello stato afgano. Vorrei ricordare il miglioramento dei servizi sanitari di assistenza, un avvio del ripristino del sistema scolastico e il ritorno di molti rifugiati.
Inoltre vorrei ricordare che, molti anni fa, quando ero componente della Commissione nazionale per le pari opportunità, abbiamo lanciato la campagna «Un fiore per le donne di Kabul». Oggi in Afghanistan vi è il 60 per cento di scolarizzazione femminile. Quindi, tali opere non possono rimanere incompiute: bisogna continuare, rendendosi conto che certamente c'è ancora molto da fare. A questo punto, vorrei ricordare che proprio da parte nostra, nell'ambito dell'ultimo provvedimento per il rifinanziamento delle missioni internazionali, è stata avanzata la proposta relativa ad una conferenza sul rispetto dei diritti umani delle donne e dei bambini.
Proprio per poter fare il punto della situazione le chiedo, signor Ministro, di sollecitare la convocazione di tale conferenza, che sarà necessaria per rendersi conto di ciò che dovrà essere messo in atto. Certamente, non possiamo sottovalutare le difficoltà esistenti: una rinata capacità militare dei talebani, l'elevato livello di corruzione e, come è stato ricordato, il traffico di oppio. Ma, proprio per questo motivo non possiamo sottrarci e dobbiamo contribuire sempre più affinché gli afgani possano essere i veri protagonisti dello sviluppo e delle funzioni di Governo e possano controllare sempre più il proprio territorio fino al raggiungimento di una vera democrazia e di una totale autosufficienza. Questo sarà senz'altro il compito del nostro Paese - insieme agli altri paesi dell'ONU presenti nelle missioni - e del nostro Governo nel lavoro del quale crediamo molto.
Inoltre, prima di concludere vorrei ricordare anche che in questi giorni è all'esame delle Commissioni riunite esteri e difesa una proposta di legge che riguarda le missioni. Ritengo sarà importante accelerare l'iter di tale discussione per fornire un quadro esatto e duraturo sui nostri interventi relativi alle missioni.
Vorrei concludere questo mio breve intervento ringraziandola ancora per il suo impegno e per la sua tempestività e dicendo che noi, come gruppo Popolari-Udeur, le confermiamo il nostro impegno (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, signor Ministro le esprimo in questa sede un apprezzamento - un sincero apprezzamento -Pag. 15per la sensibilità che lei ha dimostrato venendo tempestivamente in aula e lo voglio fare dall'opposizione perché noi della Democrazia Cristiana per le Autonomie non abbiamo difficoltà a riconoscere chi si impegna nel ruolo che ricopre per dare dignità al Ministero che rappresenta. Un Ministero che lei, signor Ministro, ha cercato di rappresentare a nome degli italiani - a nome di tutti - e devo dire che non è un fatto molto consueto per il suo Governo, anzi si tratta forse più di un'eccezione, di un evento più unico che raro. Noi, però, le riconosciamo questo impegno: fino ad oggi ha tentato di rappresentare gli italiani e non una parte degli italiani o un Governo fazioso. Allora, signor Ministro, le chiedo: come fa a trovarsi a suo agio in quel Governo? Come fa a trovarsi a suo agio in un Governo che chiede, attraverso i propri Ministri, le dimissioni di altri Ministri? Come fa a sentirsi a suo agio, ad essere rappresentato da una maggioranza che in qualche modo sconfessa se stessa e spesso si ammanta del più bieco cinismo? Come si fa, infatti, signor Ministro, a dire: «Fuggiamo! Fuggiamo!» ogni volta che c'è un problema,? Come si fa a non capire che, quando c'è un problema ed un partito politico che fa parte del Governo invita a fuggire dall'Afghanistan, si mette a rischio - pesantemente a rischio - la vita di coloro che sono stati sequestrati? Che si dà forza ai sequestratori, anzi li si invoglia a fare di più, a ricattare il nostro Paese facendo sì che qualsiasi decisione debba essere presa sia consequenziale all'abbandono dell'Afghanistan?
Non credo che questo sia un modo per sentirsi rappresentanti di un Paese, soprattutto in un momento di difficoltà. Se si vuole essere rappresentanti di qualcosa, se ci si vuole ammantare di un qualche ruolo solo per bieco tornaconto elettorale lo si faccia anche quando c'è un prezzo da pagare! Lo si faccia anche quando c'è da votare il rifinanziamento delle missioni all'estero, altrimenti si tratta di vigliaccheria, signor Ministro! Non si può gridare al «fuggiamo» in momenti drammatici e poi, quando si tratta di votare sui medesimi argomenti in Parlamento, lo si fa: non è corretto, non è degno e non rappresenta - dal mio punto di vista - una linearità politica. È questo che volevo sottolineare.
Vorrei però dire che quanto è successo, in qualche modo, deve darci soddisfazione e tranquillità. Abbiamo evitato un momento drammatico - veramente drammatico, signor Ministro - ed è per questo motivo che le rinnovo l'apprezzamento che le ho già espresso. Sono convinto, infatti, che in conseguenza del «fenomeno Mastrogiacomo» e della posizione denunciata a suo tempo dal Presidente Karzai avremmo potuto vivere, in questa occasione, un dramma, un dramma senza uguali! Il ricatto portato al nostro Paese poteva infatti finire nel modo più terribile che possiamo immaginare e cioè con una diretta tivù dove, forse, qualcuno dei nostri rappresentanti - i nostri militari - avrebbe potuto essere soggetto alla decapitazione, signor Ministro! Quando c'è tale rischio, tale drammatico rischio, non si può essere divisi, non si possono tenere quegli atteggiamenti che alcuni partiti hanno tenuto. Lei dovrebbe condannarli! Dovrebbe avere la forza di fare anche questo, signor Ministro! Le riconosco la dignità intellettuale per farlo: abbia il coraggio di farlo! So bene che da un punto di vista politico si tratta di un grave problema, ma chi ha la dignità di rappresentare un Paese deve avere anche la capacità di denunciare chi lo mette alla berlina, chi mette il nostro Paese in difficoltà.
Vorrei concludere il mio intervento in un unico modo, anzi con due brevissime considerazioni. Qualche tempo fa il mio segretario politico, l'onorevole Rotondi, a nome della Democrazia Cristiana per le Autonomie ha affermato che laddove l'onorevole Berlusconi tornasse al Governo dovrebbe...
PRESIDENTE. Deputato Nardi, concluda.
MASSIMO NARDI. ...tener presente chi ha bene operato o chiunque ha avuto la dignità di farlo svolgendo questo ruolo.Pag. 16
Ho pensato a lei, signor Ministro, così come ho pensato a tutti coloro che con dignità fanno il proprio lavoro e il proprio dovere: mi riferisco ai soldati italiani, cui noi dobbiamo molto e cui, credo, dovremmo dare la massima delle onorificenze, perché gli stessi, in questo momento, hanno dato dignità al nostro Paese. I medesimi, in questo momento, hanno fatto dell'Italia un Paese rispettabile. A loro va tutto il nostro ringraziamento, a loro va il riconoscimento del nostro Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il Ministro della difesa ha sottolineato, nel suo intervento, di avere egli stesso autorizzato, d'intesa con il Presidente del Consiglio, l'azione militare, nel tentativo di salvare gli uomini dei servizi italiani presi in ostaggio. Desidero esprimere l'apprezzamento per questa decisione coraggiosa e responsabile. Allora, onorevoli colleghi, l'uso della forza è possibile in questi casi! Non c'è solo il negoziato, la trattativa, il cedimento, il ritiro. È possibile anche che un Paese fronteggi questi problemi come devono essere fronteggiati.
Nell'esprimere il sollievo per la soluzione di questa vicenda, ed anche la speranza della guarigione del nostro soldato, debbo immaginare, signor Ministro, il sollievo suo e del Presidente del Consiglio, perché, con questa rapida conclusione della vicenda, è stato risparmiato a lei, al Governo, alle Forze armate, all'Italia lo spettacolo che anche in quest'aula alcuni colleghi, che sfortunatamente fanno parte della maggioranza di Governo, non hanno mancato di dare con i loro discorsi, che - a mio avviso - sono del tutto irresponsabili e incompatibili con la partecipazione al Governo di un Paese occidentale.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo. Ringrazio i colleghi deputati che vi hanno partecipato, il Ministro della difesa e il Viceministro degli affari esteri.