Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).
(Piano di ridimensionamento dell'organico giornalistico dell'emittente siciliana Telecolor - n. 2-00034)
PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00034 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
Pag. 8
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, la scorsa settimana, il 29 giugno, abbiamo presentato insieme ad alcuni colleghi una interpellanza urgente non solo per informare il Governo su una complessa e dura trattativa, durata oltre otto mesi, tra l'editore Mario Ciancio Sanfilippo e la redazione di Telecolor, un'emittente storica che opera nell'informazione in Sicilia da trent'anni, ma anche per chiedere un intervento al fine di evitare il rischio di licenziamento di alcuni giornalisti. Purtroppo, subito dopo l'annuncio della presentazione del nostro atto di sindacato ispettivo, con un tempismo sospetto, l'editore Mario Ciancio Sanfilippo ha inviato la lettera di licenziamento a due giornalisti, al vicecapo redattore Alfio Sciacca e al caposervizio Fabio Albanese, i due giornalisti - sottolineo questo grave aspetto - che insieme al fiduciario della redazione hanno condotto la trattativa con l'azienda. Ci permetta quindi, signor sottosegretario, di esprimere, insieme ai colleghi dell'Unione che hanno firmato l'interpellanza urgente, la solidarietà ai giornalisti Alfio Sciacca e Fabio Albanese, ma anche a coloro i quali rischiano di perdere il posto di lavoro.
Dopo questa importante premessa, ritorniamo alle altre questioni di merito oggetto dell'interpellanza, partendo dalle motivazioni poste alla base dell'apertura della vertenza sostenute dal gruppo Mario Ciancio Sanfilippo. Tale gruppo ha evidenziato, in alcuni comunicati pubblicati dal quotidiano La Sicilia, un altro giornale di proprietà dello stesso editore, una situazione difficile sul piano economico della società Telecolor, che avrebbe registrato perdite negli ultimi sei anni.
Noi non siamo in grado di entrare nei dettagli, ma ci permettiamo di dire che non condividiamo la scelta di risanare il quadro economico ricorrendo alla scorciatoia dei licenziamenti, facendo pagare solo ai lavoratori discutibili scelte aziendali. Vogliamo inoltre ricordare che l'azienda Telecolor, nei mesi scorsi, ha venduto alcuni ripetitori di Videotre e ha effettuato altre operazioni imprenditoriali, realizzando delle plusvalenze.
Ho voluto richiamare questi aspetti perché pensiamo non solo che l'azienda Telecolor non sia a rischio fallimento, ma che sia giusto evitare la capitalizzazione per l'impresa degli utili e la «socializzazione» delle perdite solo per i lavoratori.
Detto questo, vogliamo sottolineare che, dopo la lunga trattativa tra il gruppo editoriale e la redazione, è stata trovata una possibile intesa economica, non solo grazie all'intervento del prefetto di Catania, Anna Maria Cancellieri Peluso, ma anche perché c'è stata una certa disponibilità da parte della redazione ad operare sul fronte del contenimento dei costi per raggiungere il risparmio di 350 mila euro l'anno fissato dall'azienda. Perchè, allora, è avvenuta la rottura della trattativa e l'avvio dei licenziamenti? Tutto è saltato quando, a ventiquattro ore dall'ultimo incontro, dopo che era stata trovata l'intesa in prefettura sul piano economico, l'azienda ha fatto pervenire alla redazione un decalogo sui criteri organizzativi, nel tentativo - mi permetta di dirlo, signor sottosegretario - di imporre alla redazione e alla direzione, come è stato sottolineato dall'ordine dei giornalisti, regole e criteri di organizzazione del lavoro giornalistico che non sono compatibili con i principi fissati dalle norme dell'ordinamento professionale.
In questo pseudodecalogo, l'azienda ha indicato, tra l'altro, la volontà di usare, con un'evidente interposizione di manodopera, una agenzia giornalistica - l'ASI - sempre di proprietà del gruppo Mario Ciancio Sanfilippo.
Siamo, quindi, davanti non ad una vicenda che ha come base il diritto dell'azienda a risanare i propri conti ma, piuttosto, al tentativo di ridimensionare comunque un gruppo redazionale guidato da un direttore, Nino Milazzo, ampiamente conosciuto nel panorama giornalistico nazionale; conosciuto non solo per la prestigiosa carriera - è stato vicedirettore del Corriere della sera, vicedirettore dePag. 9L'Indipendente e condirettore de La Sicilia - ma anche per il rigore professionale e per la sua cultura liberale.
Il gruppo redazionale di Telecolor, nei tanti anni in cui ha operato, ha sempre tenuto alto il valore dell'informazione libera e pluralista, e si è caratterizzato per il coraggio in alcune iniziative giornalistiche, soprattutto sul fronte della lotta alla mafia. Per questi motivi, riteniamo si debba impedire un'azione che comunque avrebbe l'obiettivo di ridimensionare la redazione di Telecolor e di avviare lo smantellamento di questa libera emittente.
Telecolor deve continuare, con il suo gruppo redazionale, ad essere una voce libera, in una realtà, quella della provincia di Catania e della Sicilia orientale, dove sempre più si sta formando una condizione di monopolio dell'informazione riconducibile al gruppo Mario Ciancio Sanfilippo. Appare assai grave, infatti, signor sottosegretario, che, per accordi o intese tra imprenditori e gruppi editoriali, la vendita del quotidiano La Repubblica, edizione di Palermo stampata a Catania, venga di fatto proibita nella provincia di Catania.
Signor sottosegretario, sono queste le motivazioni che noi poniamo alla base della nostra interpellanza urgente, ed è per tale ragione che chiediamo al Governo di conoscere anzitutto i risultati della mediazione portata avanti dal prefetto, se è vero che vi è stata una base concreta di accordo economico.
Chiediamo, altresì, al Governo di intervenire sul prefetto per riaprire il tavolo della trattativa, per far revocare i licenziamenti, per trovare una soluzione nella vertenza tra i giornalisti ed il datore di lavoro.
Inoltre, signor sottosegretario, chiediamo puntuali verifiche amministrative per accertare eventuali violazioni delle norme sulle concessioni per la radiodiffusione televisiva privata in ambito locale.
Infine, chiediamo di verificare se la situazione di contemporanea titolarità, da parte dello stesso soggetto editoriale, gruppo Mario Ciancio Sanfilippo, di emittenti televisive, di carta stampata e di agenzie giornalistiche possa configurare la violazione del principio di concorrenza e del pluralismo. Il timore - lo riaffermiamo con forza, signor sottosegretario - è che in Sicilia, e in modo particolare a Catania e nella Sicilia orientale, si stiano determinando condizioni inaccettabili di monopolio informativo confliggenti con le regole del pluralismo, che devono rimanere alla base di una democrazia moderna.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le comunicazioni, Giorgio Calò, ha facoltà di rispondere.
GIORGIO CALÒ, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, in relazione all'interpellanza poc'anzi illustrata dall'onorevole Burtone, si rileva che la vertenza che contrappone l'emittente televisiva locale Telecolor, facente capo al gruppo editoriale Ciancio, ed il personale dallo stesso dipendente, ha avuto inizio con la decisione dell'editore di procedere ad una drastica riduzione del personale sia giornalistico, sia tecnico ed amministrativo, giustificata con la necessità di far fronte ad asserite perdite economiche.
Stando a quanto riferito dalla locale prefettura - che ha seguito la questione sia dietro richiesta avanzata dalle organizzazioni sindacali interessate, sia in considerazione della valenza assunta dalla vicenda -, per il personale tecnico ed amministrativo è stato possibile raggiungere un accordo, mentre per il personale della redazione nessun risultato è stato conseguito, atteso che soltanto tre giornalisti, su quattordici interessati, hanno accettato la proposta di esodo incentivato avanzata dalla proprietà; per i rimanenti professionisti, la proprietà ha deciso di avviare una procedura di mobilità.
Allo scopo di arrivare ad un accordo, la prefettura ha promosso una serie di riunioni e di trattative, in modo da contemperare e tutelare gli opposti interessi delle parti.
L'intesa globale sulla vicenda, finalizzata alla conclusione della vertenza ed allaPag. 10revoca della procedura di mobilità, non è stata tuttavia possibile, in quanto nell'ultimo incontro tenutosi presso la prefettura di Catania la proprietà ha chiesto che fossero inseriti nel testo dell'accordo anche i nuovi criteri organizzativi ai quali doveva essere uniformata l'attività di redazione e che dovevano essere seguiti anche dal direttore della testata.
Tale richiesta non è stata accettata dalla redazione, che pure aveva espresso disponibilità verso gli aspetti economici della proposta di soluzione, in quanto incompatibile con i principi di autonomia e di libertà dell'informazione che dovrebbero contraddistinguere l'attività del direttore generale e della redazione stessa, ed è stata definita un vero e proprio diktat, tale da comportare una sudditanza del direttore responsabile nei confronti del direttore amministrativo.
Constatata l'inconciliabilità delle posizioni a confronto e nonostante ogni sforzo messo in atto dalla prefettura per continuare la mediazione intrapresa, le parti hanno deciso di interrompere i contatti.
In proposito, il Governo si impegna a sollecitare la prefettura di Catania a riaprire un tavolo di trattative allo scopo di raggiungere un'intesa che possa concludere positivamente la vertenza in atto, scongiurando il licenziamento dei giornalisti e preservando la loro autonomia.
Relativamente alla questione posta circa la possibilità che il ridimensionamento dell'organico dei dipendenti della società titolare di concessione televisiva privata in ambito locale possa far venire meno i requisiti iniziali in base ai quali la concessione è stata rilasciata, si ritiene opportuno far presente che il regolamento per il rilascio delle concessioni per la radiodiffusione televisiva privata su frequenze terrestri, adottato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni con delibera n. 78 del 1998, prevede, all'articolo 6, comma 8, che il requisito del numero minimo di personale dipendente in regola con le vigenti disposizioni in materia previdenziale, insieme alle altre condizioni previste per il rilascio della concessione per la radiodiffusione televisiva su frequenze terrestri in ambito nazionale o locale, debbano essere possedute al momento della presentazione della domanda e sussistere al momento del rilascio della concessione e per tutta la durata della stessa.
In particolare, si fa presente che alla domanda di concessione deve essere allegata la documentazione riguardante il numero dei lavoratori occupati nelle varie mansioni o qualifiche, in regola con le vigenti norme in materia previdenziale debitamente certificata dai competenti enti.
Gli organi ministeriali provvederanno ad avviare le opportune verifiche amministrative al fine di accertare se le condizioni previste per il rilascio della concessione sussistano in vigenza di titolo abilitativo.
Non può non rilevarsi, ribadendo quanto già evidenziato dal ministro in sede di audizione programmatica presso le Commissioni di merito, come la situazione in oggetto confermi il nostro giudizio sull'inadeguatezza del SIC - il sistema integrato delle comunicazioni (come disciplinato dalla legge n. 112 del 2004 e dal decreto legislativo n. 177 del 2005-Testo unico della radiotelevisione) - a fornire strumenti utili per intervenire di fronte all'eventuale sussistenza di posizioni dominanti o comunque lesive del pluralismo in ambito regionale o subregionale.
PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di replicare.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, esprimo la mia soddisfazione per la risposta fornita dal Governo, che non è stata una risposta non burocratica, ma puntuale e precisa: il Governo ha confermato sensibilità sul terreno della difesa del posto di lavoro dei giornalisti, dell'impedimento dello smantellamento di un'emittente storica e del mantenimento delle regole che debbono essere alla base di un'informazione democratica e pluralista.
Signor sottosegretario, il Governo non poteva non seguire questa linea. Voglio ricordare che, nei mesi scorsi, proprio il Presidente del Consiglio, onorevole RomanoPag. 11Prodi, si è recato a Catania, nella sede di Telecolor, accompagnato dal sottosegretario Ricky Levi, per testimoniare la sua solidarietà ai giornalisti impegnati nella vertenza. La risposta del Governo, quindi, non è in contraddizione, ma in linea con quanto Prodi aveva affermato in quella occasione.
Per entrare nel merito della risposta, apprezziamo l'impegno del Governo ad avviare le opportune verifiche amministrative, volte ad accertare se siano state violate le norme vigenti. Signor sottosegretario, ci permetta di richiamare, con soddisfazione, quanto da lei affermato: l'intesa economica era vicinissima, in prefettura era stato fatto un ottimo lavoro e già si poteva ritenere raggiunto, quindi, l'obiettivo del contenimento dei conti (come era stato chiesto dall'azienda).
Pertanto, i licenziamenti dei giornalisti Alfio Sciacca e Fabio Albanese, motivati con l'esigenza di risanamento dei conti, appaiono ampiamente strumentali ove si consideri che la redazione aveva dato la disponibilità ad operare per il contenimento dei costi (erano stati convenuti addirittura una riduzione del 16 per cento delle retribuzioni, il taglio delle festività e degli straordinari, e tante altre cose).
Dopo quanto da lei sottolineato, signor sottosegretario, insistere sulla linea del licenziamento da parte del gruppo Mario Ciancio Sanfilippo significherebbe perseguire una soluzione strumentale, cercare di «eliminare» giornalisti che hanno un contratto FNSI-FIEG (la qual cosa ci meraviglierebbe, anche perché al vertice del gruppo editoriale si trova colui che è stato presidente nazionale della FIEG). Vorremmo evitare di porre le suddette questioni all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Una insistenza nel seguire la strada arrogante dei licenziamenti da parte del gruppo Mario Ciancio Sanfilippo avrebbe significato una forzatura per ottenere una riduzione del costo del lavoro giornalistico. L'utilizzazione di una struttura impropriamente definita agenzia - perché appartiene sempre al gruppo Mario Ciancio Sanfilippo - consisterebbe in una interposizione di manodopera. Vorremmo evitare di tornare, nelle prossime settimane, in Assemblea per chiedere al ministro del lavoro un intervento in questa materia.
Quindi, signor sottosegretario, ci permetta di affermare che noi consideriamo molto importante l'impegno che il Governo ha assunto nel senso di sollecitare la prefettura a riaprire il tavolo della trattativa. Noi pensiamo, infatti, che l'obiettivo sia innanzitutto quello di revocare i licenziamenti e di definire una soluzione alla vertenza equa e condivisa tra le parti, tra l'impresa e la redazione. Confidiamo molto nel lavoro che il prefetto potrà svolgere nelle prossime settimane, anche perché l'intesa economica era stata raggiunta. Bisogna riprendere quell'intesa perché pensiamo che si debba rilanciare un'emittente che ha avuto una grande funzione e che può ancora incidere positivamente nella democrazia e nel pluralismo dell'informazione in Sicilia.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.