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Discussione del disegno di legge: S. 1772 - Conversione in legge del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, recante disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione (Approvato dal Senato) (A.C. 3044).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3044)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto altresì che la IX Commissione (Trasporti) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, deputata Velo, ha facoltà di svolgere la relazione.
SILVIA VELO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi...
MARIO TASSONE. Onorevole Velo, deve parlare dal tavolo della Commissione.
Pag. 65PRESIDENTE. Deve parlare dal tavolo del Comitato dei nove.
SILVIA VELO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come è stato ricordato nel corso dell'esame delle questioni pregiudiziali, il 27 giugno scorso la Camera ha approvato il disegno di legge n. 2480, recante disposizioni in materia di circolazione e sicurezza stradale. Quel provvedimento è stato trasmesso al Senato, che, però, come sappiamo, non ha potuto completarne l'esame approvandolo definitivamente prima della pausa estiva.
Di conseguenza, il Governo il 3 agosto scorso opportunamente ha ritenuto che fossero presenti le ragioni di necessità ed urgenza per l'emanazione di un decreto-legge, che potesse permettere l'immediata entrata in vigore delle più importanti disposizioni recate dal disegno di legge n. 2480, così come licenziato dalla Camera, necessarie per fronteggiare - soprattutto in occasione del mese di agosto, il più critico per quanto riguarda l'incidentalità - e affrontare l'emergenza dei mesi estivi. Nei giorni scorsi il Senato ha convertito il decreto-legge senza modifiche e lo ha trasmesso alla Camera. Inoltre, ha provveduto all'approvazione con modifiche del disegno di legge n. 2480, anch'esso inviato alla Camera e da calendarizzare nei prossimi giorni.
Quindi, riteniamo che sia utile una rapida conversione del decreto-legge in discussione per i motivi che ho già espresso poc'anzi, anche alla luce del fatto che nei prossimi giorni ci occuperemo del disegno di legge n. 2480, quindi in quella sede potremmo - come abbiamo fatto nel corso della prima lettura, nel mese di giugno scorso - approfondire e ridefinire il testo trasmesso dal Senato.
Il decreto-legge in esame si compone di otto articoli, compresa la disposizione relativa all'entrata in vigore. Quindi, è evidente che, da questo punto di vista, si tratta di un provvedimento molto sintetico e circostanziato.
Prima di passare all'illustrazione del testo, ricordo le uniche disposizioni che non erano contenute nel disegno di legge n. 2480: l'articolo 2, comma 3, che introduce il divieto di trasporto di minori di quattro anni sui veicoli a due ruote; l'articolo 6, comma 1, in cui si interviene in materia di educazione stradale; l'articolo 6, comma 3, che introduce le sanzioni per l'inosservanza degli obblighi informativi a carico dei gestori dei locali pubblici; l'articolo 7, volto ad esplicitare con riguardo al provvedimento in esame il principio generale della retroattività delle norme sanzionatorie più favorevoli.
Quindi, queste sono le uniche modifiche consistenti rispetto al disegno di legge licenziato dalla Camera prima della pausa estiva. Il resto dell'articolato riproduce sostanzialmente le norme già approvate dalla Camera, fatto salvo quanto si dispone all'articolo 5, laddove il Governo ha introdotto alcune modifiche al nuovo impianto sanzionatorio, previste per i casi di guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti.
Per quanto riguarda il decreto-legge nel dettaglio, lo esaminerò in maniera abbastanza sintetica. L'articolo 1 novella il comma 13 dell'articolo 116 del codice della strada, prevedendo l'inasprimento della sanzione per le ipotesi di reiterazione, nell'ambito di un biennio, della guida senza patente o con patente revocata o non rinnovata per mancanza di requisiti. Tale fattispecie è punita, oltre che con l'ammenda, anche con l'arresto fino ad un anno, e inoltre è previsto che per tali violazioni sia competente il tribunale in composizione monocratica. Resta peraltro inalterata anche l'applicazione del fermo amministrativo del veicolo per tre mesi e della confisca in caso di reiterazione del reato, ai sensi del codice della strada vigente.
L'articolo 2, comma 1, lettera a), novella l'articolo 117 del codice della strada, al fine di superare l'attuale duplicazione di norme in materia di limitazioni alla guida dei motocicli da parte dei titolari di patente A.
L'articolo 2, comma 1, lettera b), sempre con riferimento all'articolo 117 del codice della strada, introduce una norma - il comma 2-bis - relativa ai cosiddettiPag. 66neopatentati, cioè coloro che hanno conseguito la patente di guida da meno di tre anni. A tali soggetti non è consentita la guida di autoveicoli con potenza specifica superiore a 50 kilowatt per tonnellata, salvo si tratti di veicoli adibiti al servizio di persone invalide. Si può rilevare che tale disposizione era contenuta anche nel disegno di legge n. 2480, così come trasmesso alla Camera, anche se in quel caso la potenza prevista era di 60 kilowatt per tonnellata.
L'articolo 2, comma 1, lettera c), reca una norma di mero coordinamento, mentre l'articolo 2, comma 1 lettera d), inasprisce la sanzione pecuniaria prevista per la mancata osservanza dei predetti limiti di guida e di velocità, che passa da un massimo di 396 euro ad un massimo di 594 euro.
Il comma 2 dell'articolo 2 circoscrive invece l'ambito di applicazione del predetto limite di potenza ai titolari di patente di guida di categoria B rilasciata a far data dal centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto-legge in oggetto.
Il comma 3 dell'articolo 2 novella, invece, l'articolo 170 del codice della strada, introducendo il divieto di trasportare sui motocicli - come già precisato - e sui ciclomotori a due ruote, bambini di età inferiore ai quattro anni. La violazione di tale norma di comportamento è punita con una sanzione amministrativa.
L'articolo 3, comma 1, lettera a), interviene sull'articolo 142 del codice della strada, novellandone il comma 6 al fine di prevedere che anche le risultanze di apparecchiature omologate per il calcolo della velocità media di percorrenza su tratti determinati siano considerati fonte di prova per la determinazione dell'osservanza dei limiti di velocità.
L'articolo 3, comma 1, lettera b), introduce una disposizione che prevede che le postazioni di controllo sulla rete stradale per il rilevamento della velocità debbano essere preventivamente segnalate e ben visibili, rinviandone l'applicazione a un successivo decreto del Ministero dei trasporti.
L'articolo 3, comma 1, lettera c), interviene sulle violazioni conseguenti al superamento dei limiti di velocità sostituendo la terza fascia, precedentemente prevista, relativa al superamento del limite di velocità di oltre 40 chilometri orari con due fasce, una compresa fra i 40 e i 60 chilometri orari, cui si applica una sanzione da 370 a 1.458 euro, con un prolungamento del periodo di sospensione della patente da tre a sei mesi, e l'altra che riguarda il caso di superamento di oltre 60 chilometri orari dei limiti massimi di velocità, per la quale la sanzione amministrativa è pari a una somma che va dai 500 ai 2.000 euro, con la sanzione accessoria della sospensione della patente, che viene portata da sei a dodici mesi.
L'articolo 3, comma 1, lettera d), prevede il raddoppio delle sanzioni amministrative, sia pecuniarie che accessorie, nel caso in cui le violazioni dei limiti di velocità siano commesse da professionisti del trasporto con determinati tipi di veicoli, nonché, in questo caso, l'applicazione della sanzione prevista per chi circola con il limitatore di velocità non funzionante anche al conducente del veicolo munito di limitatore di velocità in caso di superamento dei limiti di regolazione del limitatore.
Sempre all'articolo 3, al comma 1, lettera e), si dispone che in caso di recidiva nel biennio per le violazioni dei limiti di velocità comprese tra i 40 e i 60 chilometri orari si applica una sospensione più lunga della patente, da otto a diciotto mesi, arrivando alla revoca nel caso in cui la ripetuta violazione sia relativa al superamento di 60 chilometri orari dei limiti di velocità.
L'articolo 4, comma 1, interviene sull'articolo 173 del codice della strada, inasprendo le sanzioni pecuniarie previste per chi guida facendo uso di apparecchi radiotelefonici o di cuffie sonore. Nel caso di reiterazione della violazione nel corso di un biennio, si applica anche la sanzione accessoria della sospensione della patente da uno a tre mesi.
L'articolo 4, comma 2, provvede a modificare, per coordinamento formale, laPag. 67tabella prevista per la decurtazione dei punti, al fine di tenere conto di queste modifiche.
L'articolo 5, comma 1, novella l'articolo 186 del codice della strada relativamente alla guida in stato di ebbrezza, prevedendo in questo caso l'articolazione di tre diverse fasce di superamento del tasso alcolemico nel sangue, ovvero una fascia da 0,5 a 0,8 per cento che prevede l'arresto fino a un mese e l'ammenda da 500 a 2.000 euro, con la sospensione della patente da tre a sei mesi; una seconda fascia dallo 0,8 all'1,5 per cento, in cui si prevede l'arresto fino a tre mesi e l'ammenda da 800 a 3.200 euro, con la sospensione della patente da sei mesi a un anno, anche con la possibilità, in questo caso, di applicare una pena alternativa consistente nell'obbligo di svolgere attività sociale gratuita presso strutture sanitarie pubbliche fino a sei mesi.
Se il tasso alcolemico supera l'1,5 per cento si prevede l'arresto fino a sei mesi, l'ammenda da 1.500 a 6 mila euro e la sospensione della patente da uno a due anni, con la possibile applicazione di una pena alternativa consistente nell'obbligo di svolgere attività sociale gratuita in strutture sanitarie pubbliche per un periodo fino a un anno.
Si prevede poi la revoca della patente quando il reato è commesso da conducenti di autobus o veicoli di massa superiore a 3,5 tonnellate o in caso di recidiva nel biennio. Allo stesso articolo 186 del codice della strada vengono aggiunti poi tre nuovi commi.
Il comma 2-bis stabilisce che, se il conducente in stato di ebbrezza provoca un incidente stradale, le pene vengono raddoppiate ed è applicato anche il fermo amministrativo del veicolo per novanta giorni, salvo che questo appartenga, naturalmente, a persone estranee al reato.
Il comma 2-ter introduce per i reati in questione la competenza del tribunale in composizione monocratica in luogo di quella del giudice di pace e il comma 2-quater dispone che le sanzioni accessorie si applichino anche in caso di comminazione della pena su richiesta delle parti.
Il nuovo comma 7 dell'articolo 186 dispone una depenalizzazione della fattispecie consistente nel rifiuto di sottoporsi agli accertamenti sul tasso alcolemico, attualmente punita con le medesime sanzioni previste per la guida in stato di ebbrezza. Il decreto in questione, invece, prevede la sanzione amministrativa da 2.500 a 10.000 euro ovvero da 3.000 a 12.000 euro qualora il rifiuto sia avvenuto in occasione di incidente stradale. Prevede poi la sospensione della patente da sei mesi a due anni, cui consegue l'ordine del prefetto al conducente di sottoporsi a visita medica e il fermo amministrativo del veicolo per centottanta giorni. In caso poi di recidiva, quindi di ulteriori violazioni nel corso del biennio, è prevista la revoca della patente.
Anche il comma 9 dell'articolo 186 viene modificato, prevedendo che, quando sia riscontrato un tasso alcolemico superiore all'1,5 per cento, il prefetto dispone in via cautelare la sospensione della patente fino all'esito della visita medica di cui al comma 8.
Nel complesso, rispetto al testo approvato alla Camera, il decreto-legge prevede pertanto una maggiore graduazione delle sanzioni applicabili per la guida in stato di ebbrezza, disponendo inoltre, solo nel caso in cui il conducente in stato di ebbrezza provochi un incidente stradale, il fermo amministrativo del veicolo; laddove, invece, il testo della Camera prevedeva la sanzione accessoria solo se il tasso alcolemico era superiore all'1,5 per cento, indipendentemente dall'aver o meno causato un incidente stradale. La novità è l'introduzione della possibilità, su richiesta dell'imputato, della pena alternativa.
L'articolo 5, comma 2, novellando l'articolo 187 del codice della strada, aggrava le sanzioni correlate alla guida sotto l'effetto di stupefacenti, prevedendo l'arresto fino a tre mesi e l'ammenda da 1000 a 4000 euro, la sospensione della patente da sei mesi a un anno e la pena accessoria dell'obbligo di svolgere attività sociale gratuita presso strutture sanitarie pubbliche per un periodo fino a sei mesi.Pag. 68
Vengono introdotti, inoltre, tre nuovi commi all'articolo 187: il primo prevede la revoca della patente quando il reato è commesso da conducenti di autobus o veicoli di massa superiore a 3,5 tonnellate o in caso di recidiva in un biennio; il secondo, in forza del quale, se il conducente provoca un incidente stradale, le pene previste sono raddoppiate, prevedendosi anche il fermo amministrativo del veicolo per 90 giorni, salvo naturalmente che esso appartenga a persona estranea al reato; il terzo, analogamente a quanto previsto dal testo dell'articolo 186, attribuisce la competenza al tribunale in composizione monocratica.
Viene introdotto poi il comma 5-bis, che trova applicazione anche per la guida in stato di ebbrezza e che prevede che, nel caso in cui il conducente sia stato sottoposto ad accertamenti non invasivi con esito positivo, gli organi di polizia, ove abbiano fondato motivo di ritenere che il conducente stesso si trovi in stato di alterazione psicofisica, possono procedere al ritiro della patente fino all'esito degli accertamenti medici, comunque per un periodo massimo di dieci giorni.
Viene, altresì, modificato il comma 8, prevedendo che, in caso di rifiuto degli accertamenti suddetti, e salvo che il fatto costituisca reato, al conducente si applicano sanzioni amministrative consistenti nel pagamento di una somma da 2500 euro a 10000 euro, o da 3000 a 12000 qualora il rifiuto sia avvenuto in occasione di un incidente stradale. Si applicano inoltre, in questo caso, la sospensione della patente da sei mesi a due anni, a cui consegue l'ordine del prefetto al conducente di sottoporsi a visita medica, il fermo amministrativo del veicolo per 180 giorni e la revoca della patente in caso di recidiva in un biennio. Con l'ordinanza di sospensione della patente, il prefetto ordina anche che il conducente si sottoponga a visita medica.
Nel complesso, quindi, rispetto al testo approvato alla Camera, il decreto-legge prevede, in riferimento all'articolo 186, la possibilità su richiesta dell'imputato di irrogazione di una pena alternativa consistente nell'obbligo di svolgere un'attività sociale gratuita e continuativa presso strutture sanitarie traumatologiche pubbliche; prevede inoltre che al fermo amministrativo del veicolo si possa procedere solo nel caso in cui il conducente che ha assunto sostanze stupefacenti provochi un incidente stradale.
L'articolo 6, comma 1, novella l'articolo 230 del codice della strada relativamente agli obiettivi per l'educazione stradale, ivi compresa anche l'informazione sui rischi connessi all'assunzione di bevande alcoliche o sostanze stupefacenti.
L'articolo 6, comma 2, si riferisce ai titolari e gestori di locali, che sono obbligati - laddove nei loro locali si svolgano spettacoli o altre forme di intrattenimento congiuntamente alla somministrazione di bevande alcoliche - ad esporre nei locali stessi apposite tabelle recanti la descrizione dei sintomi correlati ai diversi livelli di concentrazione alcolemica nell'aria espirata, nonché la quantità delle bevande alcoliche più comuni che determina il superamento del tasso dello 0,5 per cento previsto dalla legge.
L'articolo 6, comma 3, prevede che, in caso di inosservanza dei predetti obblighi, la sanzione consista nella chiusura del locale per un periodo da 7 a 30 giorni.
L'articolo 6, comma 4, prevede che, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, il Ministro della salute adotti un decreto che stabilisca i contenuti delle tabelle sintomatologiche.
L'articolo 7 reca una disposizione con la quale si esplicita, con riguardo al provvedimento in esame, il principio generale della retroattività delle norme sanzionatorie più favorevoli al reo.
L'articolo 8, infine, reca le disposizioni per l'entrata in vigore del decreto-legge.
In conclusione, intendo nuovamente rammentare come sia utile procedere alla rapida conversione del decreto-legge al nostro esame, per dedicarci poi all'approfondimento del disegno di legge n. 2480, così come ci è stato rinviato dal Senato, in modo da dare un senso più generale ed organico alla materia in questione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, ovviamente condivido quanto detto dalla relatrice Velo a proposito del decreto-legge. Ricordo brevemente che la discussione di oggi si inquadra in un lungo periodo di lavoro sull'argomento: tale discussione è iniziata nel gennaio scorso con l'adozione da parte del Consiglio dei Ministri di un atto di indirizzo che si è poi tradotto in un disegno di legge, approvato dalla Camera alla fine di giugno.
La circostanza per cui il Senato non è riuscito a completare la discussione nel mese di luglio ha fatto valutare l'opportunità di adottare un decreto-legge così da consentire che le norme su cui si era già ampiamente discusso nell'ambito dell'esame del disegno di legge alla Camera potessero essere disponibili nel periodo più caldo - se così vogliamo chiamarlo - per quanto riguarda la circolazione.
Desidero aggiungere che i dati dei quali siamo in possesso affermano che alla fine di agosto 2007, rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente, vi è stata una diminuzione significativa di incidenti (intorno al 5 per cento), con tutte le ricadute che da ciò conseguono.
Ovviamente, non è possibile attribuire tale risultato in maniera diretta agli effetti del decreto-legge; tuttavia, è anche vero che il complesso delle azioni che si stanno svolgendo ha determinato e sta determinando con ogni probabilità una maggiore attenzione e sensibilità da parte di chi si trova alla guida verso i problemi della sicurezza.
Oggi ci troviamo in una situazione in cui è necessario convertire questo decreto-legge, che andrà in scadenza il 3 ottobre prossimo: ove, infatti, esso non fosse convertito, si creerebbe un vuoto piuttosto grave dal punto di vista delle sanzioni - soprattutto di natura penale - che fossero nel frattempo intercorse.
In ogni caso, tutta l'azione del Governo è tesa a riprendere la discussione sul disegno di legge, che, credo, verrà calendarizzato già nei prossimi giorni. In proposito - come ho già affermato questa mattina in Commissione trasporti - gli emendamenti e le osservazioni di carattere generale che sono state svolte con riferimento al decreto-legge oggi in discussione hanno tutta la possibilità di essere trasferite nell'ambito dell'esame del disegno di legge che costituisce il vero provvedimento verso il quale dobbiamo avere attenzione. Un provvedimento che peraltro - lo ricordo - ha ben altra portata rispetto al decreto-legge: esso è composto infatti, vado a memoria, di circa 35 o 36 articoli, rispetto agli otto (di cui sei di merito) di cui è composto il decreto-legge.
Ribadisco, dunque, la richiesta del Governo di procedere con la conversione del decreto-legge, così come è già stato fatto nell'aula del Senato, ed auspico altresì l'immediata ripresa della discussione sul disegno di legge.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lovelli, che ha anticipato alla Presidenza la richiesta di essere autorizzato a consegnare il suo intervento ai fini della pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna. Ne ha facoltà.
MARIO LOVELLI. Signor Presidente, la ringrazio, ma vorrei seguire il dibattito ed intervenire secondo l'ordine di iscrizione a parlare previsto.
PRESIDENTE. Sta bene.
È iscritto a parlare il deputato Pedrini. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, ci troviamo oggi a discutere e a dibattere sul disegno di legge di conversione n. 3044 relativo ai problemi dell'incidentalità stradale, che costituisce un fenomeno assai complesso e multidimensionale, caratterizzato da aspetti che vanno da quelli più propriamente demosociali (numero di feriti, gravità delle lesioni, ricoveri ospedalieri, mortalità, spese a carico del Servizio sanitario nazionale,Pag. 70invalidità, conseguenze drammatiche) a quelli di carattere culturale (la cultura della sicurezza stradale, l'informazione e la formazione, la comunicazione e la sensibilizzazione), per arrivare poi agli aspetti economici legati ai costi sociali e alla perdita della capacità produttiva (come dicevo, morti, feriti, problemi assicurativi e così via).
L'Italia, come gli altri Paesi dell'Unione europea, si è posta l'obiettivo di ridurre del 50 per cento il numero dei morti e dei feriti causati da incidenti stradali nel termine del 2010: credo che siamo distanti e le prospettive al momento non appaiono certamente positive o ottimistiche.
Le principali cause di incidentalità sono solo in apparenza legate esclusivamente al comportamento umano: mancanza del rispetto del segnale di dare la precedenza, guida indecisa o distratta, alta velocità, mancanza delle moderne tecnologie applicate al sistema dei trasporti.
Vorrei citare la cultura aeronautica, dove la sicurezza è preventiva, non potendo essere successiva. Come più volte evidenziato, infatti, spesso è la mancanza di indicazioni chiare ed adeguate sulle strade a determinare l'indecisione del guidatore.
Vorrei richiamare ulteriormente la vostra attenzione - che certamente avrete già - sul fatto che percorrendo un tratto di strada, ma soprattutto di autostrada, potrete notare la complessità della segnaletica che, se per caso venisse rispettata pedissequamente, potrebbe essa stessa essere causa di fenomeni non certamente augurabili: a volte la limitatezza, a volte la mancata chiarezza, a volte il mancato avvertimento della tempestività e delle reazioni che deve avere il guidatore.
È evidente, allora, che la risposta non può limitarsi solo all'inasprimento delle sanzioni, ma necessita di un approccio più ampio, strutturato, culturale (ad esempio, attraverso l'educazione stradale nelle scuole).
Presentai a suo tempo una risoluzione in Commissione sulla necessità di introdurre l'educazione stradale nelle scuole, perché la sicurezza stradale non può essere un fatto repressivo, punitivo, di inasprimento delle pene, ma deve consistere nella prevenzione, educazione, previsione, capacità di determinare alcuni fenomeni. Quindi, non ci si può limitare solamente all'inasprimento delle pene, ma è necessario un approccio largo (come dicevo, l'educazione stradale nelle scuole). È prioritario dunque il rispetto degli obblighi, da parte dei gestori e proprietari delle tratte stradali, di mantenere adeguata l'infrastruttura.
Facciamo riferimento ai concessionari ed ai proventi che se ne determinano, accompagnati da una serie di interventi al momento dell'atto di privatizzazione, su cui forse sarebbe necessario meditare, per verificare cosa comportino sia l'atto concessorio, sia la convenzione che l'accompagnano, allo stato attuale, in cui si sta determinando un grande monopolio privatistico nelle mani di singole persone su tutto ciò che costituisce il sistema infrastrutturale del Paese. Mi riferisco alle autostrade, agli Autogrill, agli aeroporti, alle concessioni autostradali, alle grandi stazioni e anche alla rete telefonica. Forse è necessario che si riveda tale aspetto, perché il senso dello Stato rispetto a chi debba essere il detentore del sistema infrastrutturale al servizio del Paese impone sicuramente un atto di riflessione. Occorre svolgere un'indagine conoscitiva su chi sia l'effettivo gestore del sistema infrastrutturale e su chi in tale campo determini la sicurezza del cittadino.
Mi rivolgo a lei, signor Ministro, che per lo schieramento a cui appartiene ha - credo - una sensibilità sociale e politica, nel senso che la sicurezza non può essere rimessa solo alla determinazione di equilibri economici e che non siano rispettati solo gli investimenti, ma anche la sicurezza infrastrutturale, agli effetti della protezione dell'individuo. Più volte ho sollecitato una Commissione d'inchiesta, o almeno una indagine conoscitiva. Ai colleghi, che siedono in questi banchi, vorrei ricordare che è aperta - e procede stancamente - un'indagine conoscitiva sulla sicurezza. Essa non va avanti e dovremo rilanciarla per cercare di determinare gliPag. 71orientamenti che il Parlamento vuole dare rispetto a cifre drammatiche. La scarsità delle risorse finanziarie molte volte viene addotta come ostacolo con cui dobbiamo misurarci, ma - per carità - veniamo dall'esperienza delle aziende e pertanto sappiamo che dobbiamo fare i conti con tale aspetto. La capacità consiste soprattutto nell'affrontare le sfide in tempi di vacche magre, che non possono essere addotte come giustificazione per non compiere nulla più di quanto si sta facendo. Valga un esempio su tutti: inasprire le sanzioni, come è stato fatto, e contestualmente non aumentare i controlli sulle strade, ma sulle infrastrutture, sulla mancata realizzazione di queste ultime e sul loro mantenimento equivale, se non stiamo attenti, a vanificare eventuali sforzi di carattere legislativo sul tema.
Eppure, volendo, le risorse potrebbero essere trovate semplicemente applicando le leggi esistenti, come già evidenziato in altri interventi. Per esempio, l'articolo 208 del codice della strada stabilisce e detta norme relative ai proventi delle sanzioni amministrative, con precise percentuali e modalità, che devono tendere al miglioramento della circolazione, della segnaletica stradale, per interventi finalizzati alla sicurezza stradale e alla tutela degli utenti deboli (pedoni, ciclisti, bambini).
Occorre intervenire seriamente. Gli enti locali non possono più determinare le sanzioni amministrative agli effetti di assicurare gli equilibri del conto economico della loro realtà. Lo sappiamo tutti, signor Ministro, in quanto attingiamo anche alle sue fonti, ai dati forniti dal suo stesso Ministero e siamo consapevoli di quale sia la realtà. Non impegnarsi per la realizzazione di tale circolo virtuoso impedisce, di fatto, il radicarsi di un nuovo approccio al problema sicurezza, che riguarda ed investe le istituzioni e tutti i cittadini. Voglio fornire alcuni dati con riferimento al paragone, anno per anno, mese per mese, periodo per periodo, dell'entrata in vigore del decreto-legge in esame, riferito al periodo equivalente del 2006. Purtroppo dobbiamo constatare un aumento, sul settore delle strade, addirittura del numero dei morti. Si tratta di un'incidenza del 4,26 per cento in più. Pertanto, affermiamo non per recriminare, ma per fornire un'indicazione e per riservarci, anche in sede di dichiarazione di voto, di intervenire successivamente, che il provvedimento in esame - in cui pure riconosciamo la sensibilità del Governo, che cerca di usarlo come deterrente in un periodo di massimo traffico e per limitare i danni - non ha comportato grandi benefici immediati in termini di riduzione dell'incidentalità stradale o perlomeno non quanti se ne sperasse.
Per la verità, dobbiamo dire che forse in alcuni casi ha arrecato anche qualche problema di conoscenza per gli automobilisti, che sono partiti per le vacanze con alcune regole e sono rientrati con regole nuove. Forse sarebbe stato preferibile, considerato che poi dovremo discutere del disegno di legge, che arriva purtroppo modificato dal Senato di nuovo in quest'aula, capire se all'interno del cosiddetto decreto legislativo Bianchi non vi sia la possibilità di un atto normativo più articolato e caratterizzato da contenuti anche di tipo preventivo, dato che vi è la delega della riforma del codice della strada. Devo tributare un apprezzamento alla sensibilità di tutti i membri, di maggioranza e opposizione, della Commissione verso il tema della sicurezza. Ora anche il Governo deve intervenire su questo profilo, poiché vi una delega al Governo stesso per la riforma organica del codice della strada. Signor ministro, acceleriamo i tempi sotto questo aspetto perché ogni giorno che passa basta osservare il numero degli incidenti per rendersi conto della gravità del problema. Avendo esposto i dati relativi agli incidenti, non mi attardo ulteriormente su di essi e mi appresto a concludere, tuttavia vorrei solamente citare che l'obiettivo europeo del 2010 è alle porte e che non sono ottimista circa il suo raggiungimento, circa il dimezzamento delle cifre degli incidenti, considerando la sensibilità degli enti locali, l'incapacità di intervento oltre gli incidenti dovuti all'errore umano, il problema del fondo stradale e quella della segnaletica.Pag. 72
Vorrei dire alle amministrazioni che stiano attente - lo dico benevolmente - perché forse diventerà difficile per il futuro. Qualcuno potrebbe dare il «la», il sistema assicurativo potrebbe non proteggere più gli enti locali in presenza di una segnaletica contraddittoria non visibile e per di più in violazione delle norme perché obsoleta, vecchia e non rispondente più alle esigenze moderne. Ho a disposizione i risultati di indagini raccapriccianti sugli effetti dell'impossibilità del cittadino a rispettare certe prescrizioni, cittadino verso il quale però ci si scaglia per il comportamento che dovrebbe tenere. Lo Stato, nella sua articolazione e nell'ingegneria istituzionale, faccia la sua parte, destini una minore quantità di fondi per le spese correnti e, per cortesia, effettui maggiori investimenti sul sistema - parlo degli investimenti sul sistema infrastrutturale - sia da una parte sia dall'altra, per intervenire sul problema.
Vorrei fare anche un richiamo all'ANAS, alle concessioni autostradali di carattere privatistico, ma anche pubblicistico. Fornisco alcuni dati: ogni anno - senza ripetermi, ma vorrei entrare nel particolare - vi sono 60 mila vittime, tra cui si registrano 8 mila decessi (c'è chi sostiene siano 5 mila, 8 mila o 10 mila) ma questo è un ordine di grandezza diviso per 365 giorni; dal momento in cui abbiamo iniziato a parlare sicuramente si è verificato qualche effetto letale nel Paese. Vi sono 170 mila ricoveri ospedalieri e 600 mila prestazioni di pronto soccorso, mentre poi chiediamo virtuosità nel contenimento delle spese del servizio sanitario nazionale! Diamo un contributo anche in questa maniera, con una politica preventiva al fine di risparmiare, salvando vite umane! Il dato assume maggiore rilievo se si considera che il 50 per cento dei decessi avviene prima dei 41 anni e che il 25 per cento avviene prima dei 23 anni. Negli ultimi trent'anni si è registrato il ferimento di circa 300 mila persone, di cui un terzo di età tra i 15 e i 29 anni. Si tratta di giovani che passeranno (se lo passeranno) il resto della loro vita in maniera, purtroppo, raccapricciante e di 35 miliardi che gravano sul servizio sanitario nazionale.
Per rispetto a tutti questi dati credo occorra intervenire rapidamente, per fare in modo che non accada più ciò che sta avvenendo quotidianamente nel nostro sistema e che da una situazione di emergenza stradale il sistema stesso abbia la capacità di recuperare le redini di tale fenomeno. Bisogna fare in modo che non vi siano più questi tristi incidenti, che rovinano intere famiglie, che generano situazioni drammatiche nella vita di una serie di persone e che lasciano quotidianamente tracce di un sistema, che un paese civile non può tollerare.
Vi è, e vi deve essere, la necessità da parte della normativa e dei controlli di assicurare il rispetto delle norme e una capacità di governare una situazione, perché questa è un'emergenza che deve assolutamente cessare.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, non ripeterò quanto già evidenziato dai colleghi e, per quanto riguarda l'illustrazione, mi rifaccio per intero alla relazione dell'onorevole Velo. Tuttavia, arrivati a questo punto, signor Presidente, signor Ministro, intendo svolgere una riflessione ad alta voce. Da qualche tempo ci stiamo inseguendo, oppure ci stiamo impegnando, a produrre norme concernenti la sicurezza stradale.
Un fatto profondamente innovativo avvenne nella scorsa legislatura, come più volte è stato ricordato, quando si introdusse il provvedimento che va sotto il nome della patente a punti. In tale occasione fu posta in essere una serie di misure e fu un fatto anche di rottura rispetto ad alcuni appuntamenti mancati. Chi non ricorda, per esempio, la delega per la stesura del codice della strada? Chi non ricorda l'appuntamento mancato per quanto riguarda la definizione di un nuovo codice della strada? Oggi si parla nuovamente del codice della strada, però,Pag. 73in attesa che venga definito, non c'è dubbio che stiamo andando avanti a pezzetti e a bocconi, attraverso provvedimenti che oserei definire importanti, ma tampone. Tali provvedimenti molte volte fanno perdere di vista la produzione cronologica e razionale anche di norme, che dovrebbero abbassare i livelli di pericolosità delle nostre strade, quindi intervenire sulla sicurezza stradale.
Poco prima che iniziasse la discussione sulle linee generali del provvedimento, abbiamo ascoltato i colleghi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale, onorevoli Leoni e Moffa, per quanto riguarda una pregiudiziale di costituzionalità. In effetti, c'è qualche schizofrenia legislativa, come ha detto l'onorevole Moffa. C'è uno stacco rispetto all'indicazione della data di entrata in vigore del decreto di attuazione. Vi è una situazione che farebbe riconsiderare lo stato di necessità e di urgenza. Si gridò, in agosto, che era certo l'impegno da parte del Governo, forse più interessato a produrre un manifesto, una grida (in tal caso non manzoniana, aggettivo utilizzato più volte, le grida sono patrimonio e appannaggio di tutte le latitudini, di tutte le culture e di tutti i governi). Quindi, si tratta più di una grida rispetto a quella che avrebbe dovuto essere un'esigenza cogente, di andare verso l'adozione di misure produttive e producenti.
Voglio ricordare - lo si è già fatto nel riferimento al disegno di legge approvato qualche tempo fa dalla Camera dei deputati, che poi è stato trasmesso al Senato - che avevamo iniziato la discussione ad aprile, proprio per incardinarla con la giornata mondiale sulla sicurezza stradale, poi abbiamo prodotto un dibattito impegnativo, importante e fondamentale. Ognuno aveva fornito il proprio contributo. Non è che mi meravigli delle lungaggini, anche parlamentari.
Ecco il motivo per cui il bicameralismo non funziona più, tant'è vero che nella scorsa legislatura noi avevamo approvato una modifica di ordine costituzionale, che poi un referendum ha infranto. Sono profondamente d'accordo con Sergio Romano quando afferma che anche lui era contrario a quella riforma, che è stata successivamente respinta dal referendum, ma era una riforma, mentre non si sa se altre modifiche potranno essere determinate e confezionate dal Parlamento in questa direzione. Personalmente, ritengo che sarà molto difficile. Peraltro, non mi riferisco soltanto al bicameralismo ma, ovviamente, anche a una responsabilità più diretta e immediata da parte del Primo Ministro e ad altri «accorgimenti», che erano stati previsti dal legislatore nell'ambito della riforma costituzionale che è stata respinta in esito alla consultazione referendaria, anche attraverso una grande mobilitazione da parte dell'allora minoranza, che oggi è maggioranza, che sostiene il Governo.
Signor Ministro, ovviamente si fa tanto per dire che è maggioranza; è una maggioranza presunta, che esiste formalmente e che, fino a prova contraria, sostiene il Governo; del resto in aula c'è un Ministro e io mi rallegro della sua presenza, ma non vi è dubbio che le vicende corrano in un certo modo. Il provvedimento in esame ha riconsiderato, in una certa misura, alcune modifiche contenute nel disegno di legge. Ad esempio, per quanto riguarda il tasso alcolometrico, abbiamo discusso moltissimo sulle misure e su altri aspetti ad esso inerenti, tant'è vero che alcuni nostri emendamenti sono stati respinti in maniera clamorosa; poi però ritroviamo il loro contenuto nel decreto-legge in discussione. La stessa maggioranza cambia anche idea su alcuni provvedimenti e non mi riferisco soltanto al relatore, che ha svolto un'ottima relazione, ma ad una certa maggioranza. Inoltre, altre disposizioni destano certamente alcune perplessità e nell'attività emendativa svolta questa mattina in Commissione trasporti abbiamo tentato di procedere verso il miglioramento del testo al nostro esame.
Mi rendo conto che il provvedimento decadrà tra qualche giorno; tuttavia è indubbio che la Camera dei deputati deve avere il tempo per affrontare il tema e dare un proprio contributo. Sappiamo che il testo è stato approvato dal Senato così come era stato varato dal Consiglio dei ministri; non voglio entrare nel merito diPag. 74ciò che ha fatto l'altro ramo del Parlamento ma, forse, il Senato della Repubblica in questo periodo è in una condizione particolare, perché vi è il bilanciamento di una maggioranza che si regge per qualche voto, molte volte ha difficoltà ad orientarsi e, quindi, rivendica, come sempre ha fatto, la sua autonomia, la sua dignità e la sua forza. Guarda caso, però, l'ha fatto sul disegno di legge che noi avevamo trasmesso, eliminando importanti modifiche che questo ramo del Parlamento aveva introdotto. Ne è un esempio la vicenda del tutor, che è stato anche riproposto e poi eliminato.
Signor Ministro, in questo momento abbiamo difficoltà a esaminare il provvedimento e a inseguire ciò che è stato fatto dal Senato, perché una maggioranza che si era composta alla Camera su alcuni articoli ed emendamenti, non si è ritrovata nell'altro ramo del Parlamento. Ciò, ovviamente, ci pone in una condizione di grande perplessità. Chi deve garantire l'esistenza della maggioranza è un Governo che si regge su una maggioranza che non può essere variabile rispetto a ciò che si fa alla Camera o al Senato; su una maggioranza di governo che può venir meno su tutte le vicende, anche su quelle della RAI che non è importante ma la sicurezza stradale è importante e fondamentale! Certamente, balza agli occhi e all'attenzione dell'opinione pubblica più la vicenda della RAI, il venir meno di un componente del consiglio di amministrazione e l'interrogativo su chi lo sostituirà; la RAI è importante e fondamentale anche rispetto alle vite umane!
Non voglio fare il populista né essere demagogico, ma la situazione è questa. Lei può realizzare anche la più grande riforma in materia di trasporto e sicurezza stradale ma certamente non passerà alla storia. Passa alla storia un presidente RAI o chi riesce ad appaltare ed ipotecare un pezzo di quello strumento, che è importante, fondamentale ed esaltato e, conseguentemente, posto in rilievo a un livello maggiore rispetto alla difesa della vita.
Signor Presidente, signor Ministro, cito un dato. Ci si è riferiti continuamente alle cause che determinano le tragedie sulle strade: i comportamenti delle persone, la qualità dei veicoli e delle infrastrutture stradali, la quantità dei veicoli in circolazione. È necessario, quindi, agire sui comportamenti tenuti dai conducenti e sui veicoli. Si tratta di un'elencazione di fattori contenuta nella relazione che accompagna il provvedimento in esame.
Quando abbiamo discusso il disegno di legge citato, abbiamo fatto riferimento al controllo sul territorio: è necessario cioè che ci sia qualcuno che controlli il territorio. Altrimenti si adotta una serie di provvedimenti, di norme e di sanzioni che lasciano il tempo che trovano. A tale proposito, ricordo che le sanzioni di per sé non fanno diminuire il numero delle tragedie sulle strade. Poc'anzi ho fatto riferimento al provvedimento che va sotto il nome di patente a punti rispetto al quale vi è stato il deterrente dall'annuncio, ma successivamente sono mancati i controlli stringenti sul territorio e le misure di adeguamento delle infrastrutture (adeguamento che dovrà essere operato con nuove tecnologie da parte dei concessionari delle autostrade). Finito il momento della deterrenza, ormai si circola tranquillamente in auto parlando al cellulare, senza cinture di sicurezza e quant'altro. Ognuno, ovviamente, spera che gli vada bene.
Signor Ministro, a fronte di questa situazione, qual è la percentuale e la probabilità che si ponga in essere un atto di repressione? Si tratta di questioni da chiarire. Comprendo anche che il provvedimento in esame sia stato adottato dal Ministero dei trasporti su sollecitazione del Ministero dell'interno. Tuttavia, il Ministero dell'interno ci deve dire come intenda impiegare in maniera razionale le pattuglie della polizia stradale. Non è possibile, infatti, che le pattuglie siano impiegate in prevalenza in attività di controllo sulle autostrade, e che ciò determini, per conseguenza, l'aumento degli incidenti sulle strade urbane e la diminuzione di quelli sulle autostrade. L'uso di queste pattuglie non deve essere compito esclusivo del Ministro dei trasporti, ma anche del Ministro dell'interno. Se le Forze diPag. 75polizia sono insufficienti è necessario dirlo, in Parlamento o in sede di Consiglio dei ministri. Auguro a Giuliano Amato che possa trovare ascolto da parte del Ministro Padoa Schioppa, ma ritengo che il Parlamento possa fornire conforto solo se vi è un'azione forte e pressante del Ministro dell'interno. In caso contrario, signor Ministro, ci siamo presi in giro! Nessuno qui parla male delle Forze dell'ordine, ma poniamo in rilievo solamente che esse sono malamente impiegate, altrimenti, lo ripeto, ci siamo presi in giro e manteniamo delle riserve. Le riserve significano che gli incidenti continuano.
Signor Presidente, racconto ciò che mi è capitato domenica scorsa: mi stavo recando a Bari e sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria e un vecchietto ottantacinquenne procedeva contromano.
PAOLO UGGÈ. Era Burlando!
MARIO TASSONE. Signor Presidente, desidero che i miei colleghi prestino ascolto e non mi provochino, perché devo essere tranquillo e sereno nel trattare una materia delicata: sto parlando di una persona che è andata in autostrada!
Questo vecchietto è stato bloccato dalla polizia: non gli è stata restituita la patente e gli si è impedito di circolare. Lo stesso trattamento - mi ricorda l'onorevole Uggè - non è stato riservato ad un ex Ministro dei trasporti. La prefettura, a tale proposito, ha sostenuto che le forze dell'ordine avevano l'obbligo di fare rapporto dopo qualche giorno. Vi è, però, un problema di urgenza e di emergenza: vorremmo capire se siano stati svolti accertamenti che qualsiasi mortale avrebbe meritato di avere. Non voglio infierire su nessuno, ma certamente vi è stata qualche disattenzione; dobbiamo capire dove sono le responsabilità: quando vi è un certo lassismo, vi sono mobilitazioni popolari, perché fenomeni tipo Beppe Grillo ci sono sempre e sono determinati da queste vicende. Dicevo poc'anzi ai colleghi che, con un'istituzione, quella parlamentare, sempre più degradata e depauperata, i centri di potere decisionale sono fuori!
Vorremmo capire se sulla sicurezza stradale decidano le case automobilistiche, i grandi concessionari delle autostrade o le grandi concentrazioni di interesse. Voglio anche capire chi abbia rinnovato la patente a quel vecchietto che domenica scorsa non riusciva neanche a parlare e che, a ottantacinque anni, guidava una macchina che, percorrendo contromano l'autostrada, ha trasformato in una bomba. Ecco perché abbiamo chiesto che si rinnovi il meccanismo di rilascio della patente e, quantomeno, che ci sia una responsabilizzazione dei medici. Avevamo chiesto anche che, nelle commissioni che rilasciano la patente, fosse prevista la figura dello psicologo: la proposta è stata ovviamente negata, come sono stati bocciati clamorosamente anche altri emendamenti. Quello che chiedevamo, però, non era un fatto peregrino.
Signor Presidente, concludo: sono convinto che tutto ciò non avrà alcuna efficacia se non operiamo sul piano della prevenzione. Nei provvedimenti da noi approvati, avevamo parlato della necessità di educare e di formare; il tutor che avevamo previsto per i sedicenni costituiva soprattutto un fattore di formazione: formare soprattutto al rispetto delle regole, e quindi alla legalità. Signor Ministro, lei che ha maturato un'esperienza dignitosa in Calabria, sa cosa significhi educare alla legalità, all'amore per la propria vita e per quella degli altri: non si tratta soltanto di un problema tecnico e di ingegneria particolare che riguarda la sicurezza statale, ma di un problema di formazione, di crescita e di maturazione. La scuola è assente: ha stipulato alcune convenzioni, ma ritengo che tutto questo non abbia avuto seguito.
Abbiamo assistito poco fa, in quest'aula, a un dibattito sulla scuola: per un parlamentare che ha qualche anno di esperienza, si tratta di dibattiti ripetitivi, come possono essere ripetitivi anche i nostri. Il problema non riguarda l'aumento delle sanzioni. Uno potrebbe dire: aumentiamo proporzionalmente le sanzioni e stiamo tranquilli.Pag. 76
Questa può anche essere una scappatoia, una fuga da una responsabilità. Bisogna prevedere le sanzioni e bisogna capire se ci sono le strutture e gli strumenti per applicarle. Per esempio, non si parla minimamente della situazione delle discoteche. Avevamo chiesto controlli all'interno delle discoteche, dove c'è il traffico di droga: all'interno di esse e non organizzando due o tre manifestazioni che anch'io ho proposto con un mio emendamento. Sono aree di interesse che ovviamente manovrano consensi e non possono essere intaccate. Posso capire che qualcuno dica che i Governi di centrodestra non possono intaccarle, sebbene ci sia qualche mio collega, come ad esempio, l'onorevole Giovanardi, che ha condotto una battaglia in tal senso, ma un Governo di centrosinistra doveva farlo. So che questa parola - centrosinistra - significa molte cose: è molto ampio, variegato, plurale e composito, ma non c'è dubbio che un'azione di giustizia bisogna pur farla.
Signor Ministro, ho posto alcune questioni. Non sono tra coloro che vogliono affossare i provvedimenti, anche perché a ciò seguirebbe anche un'azione demagogica: si direbbe che abbiamo voluto bocciare un provvedimento che riguardava la sicurezza stradale. Bisogna, però, che vi siano garanzie, perché, altrimenti, si dirà che il Governo e la maggioranza volevano far passare situazioni certamente non idonee.
Noi aspettiamo la sua replica relativamente alle nostre preoccupazioni e al lavoro che avevamo svolto in questo ramo del Parlamento, che non ha avuto alcun tipo di riscontro presso l'altro ramo del Parlamento. Vi sono percorsi da seguire. Credo che quel clima di grande collaborazione che avevamo stabilito - ricordo che il provvedimento citato fu approvato anche con la nostra astensione; non votammo contro quel disegno di legge - possa proseguire anche con questo provvedimento di urgenza, se vi sono la disponibilità e la volontà. Questo è il dato. Se, però, si approva un provvedimento di questo tipo per ottenere un distintivo, lei capisce, signor Ministro, che non possiamo dare distintivi a questo Governo.
Possiamo dare qualche riconoscimento a lei, ma lei non vuole cavalierati inutili. Ritengo, però, che bisogna che i distintivi vengano conferiti a tutti, se c'è un Parlamento, un'istituzione che funziona, soprattutto su temi e su problemi di così grande portata. Tralascio poi il discorso sulla segnaletica e su quanto è già stato richiamato da parte dei colleghi, e tralascio di illustrare i miei emendamenti, che sono modesti, non molto numerosi, ma di significato particolare. Vediamo se le mie proposte emendative possono avere un riscontro ed essere approvate. So anche che se viene approvato un emendamento, si pone il problema di convocare di domenica il Senato, il quale però non verrebbe convocato. In questo caso, la gente non capirebbe perchè il Senato non viene convocato per deliberare su un provvedimento che riguarda la vita e la sicurezza stradale. Siamo sempre allo stesso punto: siamo diventati noi stessi dei burocrati, con l'entrata e l'uscita dall'ufficio, ma questo non è un ufficio. Le preoccupazioni che provengono dal Senato ovviamente non ci toccano. Se c'è un emendamento ritenuto importante sul piano dell'emergenza e che dia senso anche alla decretazione d'urgenza, dovrà essere questo Governo ad appoggiarlo.
Per tale motivo, signor Ministro, signor Presidente, noi non abbiamo alcuna intenzione di portare avanti una posizione pregiudiziale o contraria. Vogliamo dialogare, come lo abbiamo fatto nel passato, e vogliamo capire se queste nostre preoccupazioni siano fondate, anche perché altrimenti avremmo fatto continue stilettate su un tema, senza alcuna produttività, efficacia ed incidenza. Siamo in fase di discussione sulle linee generali: ci saranno anche altri interventi, cui seguirà una replica da parte del Ministro: vediamo se possiamo trovare quanto meno un dato importante.
Le dico l'ultima cosa, signor Ministro: questo non è un problema che riguarda un settore.Pag. 77
Lei sta trattando un argomento che comprende, non solo la sicurezza stradale, ma mille altre questioni della vita del Paese. Questo è un tema che completa una storia e una vicenda dell'uomo: un problema che riguarda la sanità (e tutto quello che ne consegue), le assicurazioni, un coacervo di interessi enormi. Molte volte, su tali interessi c'è qualche sciacallo che si introduce negli interstizi per determinare alcune soluzioni che, spesso, non sono compatibili con le esigenze forti che avvertiamo in questo particolare momento.
Proprio per tale motivo noi avevamo previsto in un provvedimento di urgenza, approvato nella scorsa legislatura, l'istituzione di un osservatorio sulla sicurezza nei trasporti. Purtroppo, si sta procedendo verso un'agenzia sulla sicurezza ferroviaria, perdendo di vista l'intermodalità. Facciamo uno sforzo: consideriamo un osservatorio che ci indichi precisamente quali siano le situazioni, le vicende particolari ed evitiamo di inseguire un nuovo codice della strada.
Signor Ministro, non ci potrà essere, in tempi brevi, un codice della strada, perché dovrebbe contenere centinaia e centinaia di articoli. Cerchiamo di adeguare la disciplina di settore attraverso norme quadro e apportando alcune modifiche con atti amministrativi, evitando l'adozione di norme di legge. Ciò sarebbe più defatigante in quanto alcune procedure potrebbero essere elasticizzate. È possibile lavorare seriamente. A tale scopo ritengo importante l'osservatorio e un'agenzia unica sulla sicurezza dei trasporti proprio al fine di evitare le parcellizzazioni e i frastagliamenti che, certamente, non sono utili e non hanno alcuna razionalità.
Concludo, riservandomi di prendere la parola in sede di esame degli emendamenti. Sarò attento - lo ripeto ancora una volta - alla replica del Ministro. Ritengo, infatti, che la posizione che assumerà il Ministro sarà importante e determinante per orientarci a capire quale sia la posizione da tenere sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE. È iscritto parlare il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, signor Ministro, ritengo che, in questa sede, si sia affrontato un tema di grande rilevanza, quello della sicurezza, che deve essere assunta soprattutto come valore e come metodo di comportamento. Per poter affrontare la questione della sicurezza, occorrono essenzialmente tre elementi: la conoscenza dei problemi e delle questioni che si stanno trattando, nessuna demagogia nell'affrontare le norme che si vanno a modificare o si vanno ad introdurre e, infine, serietà.
Ritengo che, in questa vicenda, non abbiamo potuto - ahimè - assistere ad un comportamento serio. Lo avevamo detto molto chiaramente: siamo in una situazione in cui, giornalmente, assistiamo a dei «bollettini di guerra». I media ci comunicano il numero dei morti e dei feriti negli incidenti stradali. Cosa facciamo per cambiare questo stato di cose?
Siamo sicuri di affrontare questa tematica con la necessaria serietà? Tutti insieme dobbiamo saper dare una risposta alla gente, a coloro che hanno dovuto sopportare delle vittime per incidenti sulle strade, a tante famiglie lasciate nel dolore. Ci dobbiamo domandare perché siamo arrivati in questa condizione.
Ricordo che il Ministro dei trasporti, alcuni mesi fa, aveva annunciato l'intenzione di emanare un decreto-legge che modificasse le norme del codice della strada. Tale provvedimento non è stato emanato. Se fosse stato emanato quel decreto-legge, in quel momento, il Parlamento avrebbe avuto il tempo di convertirlo e di effettuare un dibattito approfondito. Il Ministro avrebbe avuto il tempo di emanare i provvedimenti amministrativi per attuare, laddove ve ne fosse stata la necessità, le disposizioni presenti nel decreto-legge stesso. Avremmo potuto rispondere al Paese con un intervento serio, che affrontasse nel suo insieme le tematiche complesse legate alla sicurezza della strada.Pag. 78
Ciò non è stato fatto, e non perché il Ministro non ne abbia avuto la capacità: non credo assolutamente sia questo il motivo. Ritengo che personalmente il Ministro si sia impegnato fortemente per ottenere questo risultato, così come sicuramente si è impegnato per conseguire le intese che in quest'aula avevamo raggiunto con lui. Quando abbiamo discusso sul disegno di legge, infatti, avevamo concordato passaggi importanti, avevamo evidenziato la necessità non di concedere la patente a 16 anni (come è sembrato aleggiare nelle interpretazioni di molti rappresentanti del popolo che, purtroppo, siedono in Parlamento), ma di avviare un processo di formazione che iniziasse a 16 anni. Ebbene, avevamo concordato su questo aspetto, ma il Senato non è intervenuto su di esso. Non solo: nel testo che ha approvato, tale processo formativo è stato annullato, soppresso. Non si è neanche tentato di migliorarlo; nonostante fossero stati forniti dati a supportare la necessità di formare i neopatentati, esso è stato soppresso.
E, signor Ministro, vi è di più: ho parlato di serietà; leggo il testo approvato dalla Camera: «Chiunque supera di oltre 60 chilometri orari i limiti massimi di velocità è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 500 a euro 2.000. Dalla violazione consegue la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente». Il testo approvato al Senato, in riferimento a tale articolo, dice: «soppresso»!
Pertanto, quando il Ministro sicuramente - non il Governo - ha portato avanti queste due previsioni (potrei citarne altre, ma non voglio certo tediare), con serietà e determinazione, ha dovuto scontrarsi nuovamente con delle forze presenti nella maggioranza che sostengono il Governo (non so se «sostengono» sia il verbo giusto, anche se dovrebbe esserlo) e ha dovuto fare marcia indietro e accettare quella che era la volontà di taluni gruppi.
Per tale motivo, signor Ministro, dobbiamo ricostruire questo percorso nel valutare il decreto-legge. Lei non ha potuto adottare un decreto-legge in tempo utile, come intendeva fare, in quanto il Governo non glielo consentiva, e ha dovuto ricorrere alla presentazione di un disegno di legge, sul quale avevamo trovato dei percorsi comuni.
Alla fine, nonostante un mese di tempo, il Senato non ha trovato le condizioni per approvare il disegno di legge trasmesso dalla Camera, e il Governo ha predisposto un decreto-legge che, mi si consenta di dirlo, è poco efficace.
Leggo alcune righe tratte da Il Sole 24 ore di lunedì 24 settembre: è ancora possibile montare un misuratore di velocità a bordo dell'auto di servizio ferma a bordo strada, oppure adesso è obbligatorio rendere l'apparecchio più visibile, usandolo solo in abbinamento con il classico cavalletto? Il dubbio nasce dal decreto Bianchi, che in mezzo a una serie di restrizioni ha anche dato fiato agli utenti della strada.
Dunque, il decreto-legge adottato presenta molti aspetti di incostituzionalità. Non c'è l'urgenza. Ciò è stato dimostrato, in quanto un provvedimento sulla velocità avrebbe dovuto produrre gli effetti maggiori nel periodo estivo, perché si tratta di un periodo in cui la gente si muove sulle strade. Ebbene, il testo del provvedimento rinvia all'emanazione di un decreto interministeriale, che deve identificare le modalità attraverso le quali le postazioni di controllo sulla rete stradale debbono essere installate, rendendo di fatto inefficaci e nulle tutte le sanzioni dal 3 al 24 agosto, perché il decreto è stato firmato il 15 agosto e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 23 agosto. Pertanto, per tutto questo periodo, il decreto-legge non è stato efficace. Quindi, dov'è la necessità e l'urgenza, dal momento che si è rinviata l'attuazione del provvedimento?
Inoltre, all'articolo 1 si riducono le sanzioni, sebbene di poco, e si prevede la pena dell'arresto per chi circola senza patente in caso di reiterazione nel corso di un biennio. Quindi, si tratta di una sanzione che scatta dopo un lasso di tempo. Non si dica che tale caratteristica rientra nella fattispecie dell'urgenza. È stata poi eliminata la riduzione di velocità, approvataPag. 79dal Parlamento, per i giovani che guidano nei primi tre anni dal conseguimento della patente. E non solo: l'entrata in vigore è stata rinviata di centottanta giorni, attraverso uno spostamento di centottanta giorni dell'attuazione delle norme per i neopatentati.
Se mi si dice che queste norme hanno un senso, posso anche convenire, ma se mi si dice che sono compatibili con il requisito dell'urgenza, che è alla base dell'adozione di un decreto-legge, caro Ministro, se mi consente, ovviamente deve sorgere qualche perplessità.
Inoltre, i dati citati poc'anzi dal collega Pedrini rappresentano una conferma di come poco il decreto-legge, dopo la sua entrata in vigore, abbia inciso sulla riduzione degli incidenti mortali sulle nostre strade. Nel mese di luglio vi era già stata una riduzione significativa del numero dei morti. Vi è stata anche nel mese di agosto, e vi è stato anche un dato diverso: la mortalità non si è ridotta sulle strade ordinarie, ma si è ridotta sulle autostrade, perché - si tratta, signor Ministro, di un elemento che abbiamo sottolineato più volte - si sono spostate circa mille pattuglie dalle strade ordinarie alle autostrade. Quindi, la presenza degli agenti addetti al controllo ha determinato comportamenti virtuosi. Non solo: l'introduzione dei controlli attraverso i tutor sui tratti autostradali, che misurano la velocità media su percorsi brevi, ha fatto sì che gli automobilisti tenessero un comportamento maggiormente virtuoso. Quindi, vi è stata una riduzione della mortalità sulle autostrade.
L'elemento fondamentale che ha prodotto ciò, tuttavia, non è stato il decreto-legge, ma l'incremento e una maggiore visibilità dei soggetti adibiti ai controlli sulle nostre strade. Dunque, la situazione in cui ci troviamo emerge in tutta la sua evidenza. Il Paese ci chiede interventi per garantire una maggior sicurezza, il Governo dichiara ad ogni piè sospinto che vuole dare questa risposta ai cittadini e la maggioranza che sostiene questo Governo tiene un comportamento non conforme. Ecco il problema vero, caro Ministro: abbiamo detto chiaramente che siamo pronti a considerare le norme di quel decreto-legge che, come ho cercato di dimostrare, sono abbastanza inefficaci, e talvolta contengono anche alcuni errori tecnici. Ad esempio, proprio con riferimento ai limiti di velocità, sono curioso di conoscere quanti siano stati i cartelli collocati sulle strade e quanti di essi hanno il colore del fondo simile a quello della strada che si percorre (infatti, ciò richiede il provvedimento emanato di concerto dal Ministro dell'interno e da lei, signor Ministro dei trasporti).
Siamo pertanto pronti a discutere ininterrottamente per approvare il disegno di legge trasmesso dal Senato, introducendo le norme necessarie, per poi inviarlo di nuovo al Senato, affinché si possano dare rapidamente al Paese norme razionali e funzionali di modifica del codice della strada.
Noi, così come - credo - anche il Paese, non abbiamo la necessità di vedere approvato il decreto-legge al nostro esame, perché esso lascia molti dubbi ed apre un contenzioso di notevole entità, come è già stato sottolineato dall'onorevole Moffa: 88 mila sanzioni per velocità eccessiva, almeno tutte quelle inflitte dal 3 al 24 agosto, saranno nulle.
Che sensazione daremo alla gente? Che il Parlamento, ancora una volta, perde tempo a discutere su questioni che non incidono sui bisogni della gente. Vorremmo evitare, caro Ministro, di continuare a trovarci di fronte ad un tale pasticcio. Non è che non crediamo in lei e nei suoi impegni: siamo convinti che li mantenga (quasi tutti, ognuno fa quello che può, l'importante è la buona volontà!). Tuttavia, abbiamo raggiunto delle intese sul disegno di legge che sono state sconfessate e non sono state portate a compimento da chi rappresentava il Governo in sede di discussione presso la Commissione lavori pubblici del Senato e presso l'Assemblea del Senato. Si tratta di un fatto sul quale dobbiamo riflettere: ecco perché preferiremmo poter discutere nel merito i correttivi apportati alle norme del codice della strada, ed insieme trovare una viaPag. 80d'uscita per dare una risposta chiara, coerente, seria e che effettivamente produca un miglioramento della sicurezza sulle nostre strade.
A tutto ciò siamo disponibili. Certo, è molto importante quello che lei ci vorrà dire e gli impegni che vorrà assumere, che ovviamente valuteremo e terremo in conto. Tuttavia, signor Ministro, anche se la Camera probabilmente convertirà in legge il decreto-legge in esame ed esso entrerà definitivamente in vigore, verrà il momento della discussione del disegno di legge.
Credo che i tempi che ci aspettano non consentiranno una rapida approvazione del nuovo disegno di legge al Senato, così come noi lo modificheremo - perché lo faremo sicuramente - alla Camera. Infatti, nel suo intervento lei ci ha fatto capire - glielo ha chiesto il collega Tassone - di voler assumere degli impegni per introdurre alcuni correttivi nel disegno di legge. Poiché bisogna aprire una nuova discussione in Senato ed i tempi che si prospettano prevedono un intenso calendario di lavori parlamentari, il rischio è che fra qualche mese ci troveremo ad avere, ancora una volta, un provvedimento che si limiterà ad essere quello contenuto nel decreto-legge che, come ho cercato di dimostrare, non va nella direzione giusta, e non ha certo affrontato le questioni nel modo dovuto.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Fabris, iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare il deputato Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Ministro, il dato che consegnate all'Assemblea e al Paese è quello di un'assenza di una politica organica. Ci sono gravi responsabilità da parte di questo Governo per la mancanza di iniziative efficaci, che hanno vanificato anche il lavoro svolto dalle Camere, in particolare dalla Commissione trasporti, in materia di sicurezza stradale, come del resto questo decreto-manifesto, che ha «cannibalizzato» il lavoro parlamentare, ma che non ha sortito gli effetti sperati, e non avrebbe potuto farlo.
Lo confermano i dati, che segnano comunque, inequivocabilmente, i 617 incidenti nel «giorno medio», con 15 morti e 860 feriti. Si tratta di cifre che sono rimaste identiche a quelle del passato. L'obiettivo del Terzo programma per la sicurezza stradale ormai diventa una chimera, è un obiettivo che sarà impossibile raggiungere: si tratta di un miraggio cui non possiamo pensare di arrivare. L'introduzione della patente a punti aveva davvero segnato una discontinuità, in questo scenario drammatico in termini di sicurezza stradale. Purtroppo, dobbiamo lamentare il fatto che con questo Governo nulla si è fatto e nulla si continua a fare. La dimostrazione di ciò è che questo decreto-legge è stato un atto improvvisato, frutto del desiderio di condizionare l'opinione pubblica e non di prevenire ed affrontare il problema alla radice. Lo dimostra anche la data in cui è stato emanato, perché il Governo sa - almeno mi auguro che ne sia a conoscenza - che il mese dell'anno in cui ci sono più incidenti è luglio: già il fatto che sia stato emanato in ritardo dimostra l'approssimazione con cui si è affrontato questo gravissimo problema.
Sappiamo che l'incidentalità è concentrata nelle strade urbane (il 62,7 per cento) e che ci sono nel nostro Paese 1.500 chilometri, sui 60 mila della rete viaria, incriminati per quanto riguarda l'elevato tasso di incidentalità. Quello che chiediamo a questo Governo, quindi, come abbiamo fatto con il precedente, è di intervenire sul sistema infrastrutturale. Purtroppo - i dati lo confermano - la vostra inerzia è drammatica: il sistema autostradale è rimasto immutato. Di fronte a un aumento del 36,2 per cento del traffico, c'è un 4,3 per cento di incremento della rete viaria. Lo squilibrio del nostro Paese a favore della gomma è ormai cronico (il 66 per cento del traffico merci e addirittura il 92 per cento del traffico passeggeri), e voi cosa fate? Bloccate il sistema, la grande opera di infrastrutturazione che il Governo Berlusconi avevaPag. 81iniziato, e togliete le risorse necessarie e fondamentali affinché la nostra rete viaria, e non solo, si possa sviluppare.
Avete alzato la bandiera bianca (o, almeno, le dichiarazioni del Ministro Di Pietro in questo senso sono emblematiche) per quanto riguarda l'alta velocità, che significa alta capacità: vi è, quindi, la mancanza di una visione di sistema intermodale.
Avete mancato completamente il processo di ammodernamento: abbiamo sentito i colleghi denunciare il problema della segnaletica, della manutenzione. Non so, signor Ministro, se lei ha modo di confrontarsi con l'ANAS come capita a noi parlamentari: dobbiamo rincorrere la società di gestione nel tentativo di trovare le risorse per garantire il mantenimento dell'apertura di alcuni tratti storici della rete viaria del Paese. Altro che pensare a nuovi progetti, altro che pensare alla realizzazione dei progetti o dei cantieri già avviati dal Governo Berlusconi! Le difficoltà le troviamo anche solo nel mantenere, nel manutenere la rete viaria attuale, che sappiamo essere obsoleta.
Avete segnato il passo sul problema infrastrutturale. Personalmente mi sarei aspettato - o almeno lo avevate annunciato - un coordinamento tra le varie amministrazioni e gli enti competenti per quanto riguarda la materia del trasporto, in modo tale da arrivare a pianificare i flussi del traffico, la gestione delle reti stradali. Purtroppo, il vostro primo atto è stato anche in questo caso scoraggiante: avete realizzato due ministeri laddove ce n'era uno: alla faccia del coordinamento! Questa forma mentis si è poi riverberata sulla vostra azione di Governo, come del resto la disarticolazione tra le diverse strategie di controllo, che incide negativamente sull'efficacia delle politiche di prevenzione.
Sentiamo parlare continuamente di prevenzione, ma prevenzione significa reperire le risorse necessarie per attuarla, significa coordinare le forze di polizia che devono realizzarla, passare da una visione repressiva, punitiva, che è ancora presente nel provvedimento in esame, a una visione preventiva. Per questo motivo abbiamo chiesto e ottenuto di inserire all'interno del disegno di legge (e vedo che ciò è poi stato recepito anche dal decreto-legge) una disposizione sulla utilizzazione dei limitatori di velocità per la loro funzione principale, cioè quella di far diminuire la velocità di percorrenza sulle strade, fare rispettare i limiti; non la visione punitiva del passato, quella che consegnava - non c'è ombra di dubbio - grandi benefici alle casse degli enti che effettuavano i controlli, ma la visione di chi vuole prevenire e, quindi, far abbassare i limiti di velocità.
È già stato sottolineato in questa sede che laddove ciò è stato fatto, anche sui tratti autostradali, l'incidentalità è drasticamente diminuita. Signor Ministro, anche a tale riguardo l'improvvisazione ha consegnato al Paese un'applicazione della norma sulla segnalazione della presenza del rilevatore di velocità a macchia di leopardo, un'applicazione disomogenea, che provocherà sicuramente dei problemi anche in termini di ricorsi.
Non solo: abbiamo mancato anche qui l'obiettivo principale, che era quello di far capire agli automobilisti che in quelle zone sarebbero stati controllati e che, quindi, in quei tratti avrebbero dovuto rallentare rispettando i limiti. Ciò è quel che si fa negli altri Paesi, dove il controllo della limitazione della velocità viene effettuato nei punti critici e pericolosi, non in quelli dove si prevede di ottenere il maggior «bottino» in termini di multe.
In proposito, il Governo ha emanato due circolari con date diverse che sono rimaste purtroppo largamente inattuate: peraltro, al fine di comprendere come i prefetti si siano attivati nella loro applicazione, molti colleghi del gruppo della Lega Nord Padania hanno presentato talune interrogazioni.
Ma la prevenzione, signor Ministro, la si porta avanti attraverso tutti gli atti: ed è qui che si rinviene la mancanza di coordinamento nel Governo. Da poco si sono spente le lamentele da parte dell'opposizione riguardo al provvedimento che ha voluto allargare le maglie di coloro che possono concedere l'abilitazione allaPag. 82guida: alla faccia della prevenzione, sacrificata sull'altare della liberalizzazione del mercato, abbiamo visto autorizzare ad istruire alla guida figure che nulla hanno a che fare con la prevenzione e con il corretto approccio al problema della sicurezza.
Dunque, signor Ministro, al di là di questo decreto-legge - che certo noi non avremmo voluto affrontare, soprattutto con queste modalità - c'è bisogno di un cambio di marcia da parte del Governo: la sicurezza stradale si regge, infatti, su complessi rapporti fra la qualità dei veicoli, la qualità delle infrastrutture, i comportamenti di chi guida, tutti aspetti di cui, nel corso della discussione di questo decreto-legge, non abbiamo discusso, ma che abbiamo invece sviscerato ed affrontato nel corso dell'esame del disegno di legge.
Ed è proprio a questo, in conclusione, che desidero fare riferimento. Sono convinto che si possa e si debba fare di più: al riguardo non vi è ombra di dubbio. Ma per farlo, sono necessari la volontà della maggioranza e l'impegno da parte di un Ministro che, nei mesi, ha sicuramente mostrato difficoltà ad organizzare un consenso per trasformarlo poi in atti efficaci sia di Governo sia di maggioranza; un Ministro che, pure, ha e può continuare ad avere la disponibilità da parte dell'opposizione, affinché ci si impegni tutti per affrontare e risolvere concretamente il problema della sicurezza stradale.
Attendiamo, dunque, la replica del Ministro per capire - sui temi che abbiamo più volte sottolineato e che allo stesso sono noti, come sono noti a quest'Assemblea e al Paese (quelli cioè dell'infrastrutturazione, della sicurezza, delle risorse necessarie alla prevenzione) - se questo Governo e questo Ministro sono disponibili, nel corso dell'esame del disegno di legge, a lavorare in tale direzione. Ciò, soprattutto, al fine di evitare che accada quel che, purtroppo, è già accaduto al Senato: e cioè che un lavoro attento, accurato e prezioso, che avrebbe fatto guadagnare tempo al Paese e avrebbe fatto sicuramente guadagnare in termini di vite umane, insomma un provvedimento come quello che abbiamo licenziato alla Camera, non diventi ancora una volta oggetto di dibattiti politici che nulla hanno a che vedere con la sicurezza stradale e che porterebbero a risultati certo distanti da quelli che abbiamo conseguito.
In attesa di questo impegno, noi ovviamente non possiamo che dichiararci critici nei confronti del metodo e del merito. La parola passa, quindi, al Governo e, di conseguenza, si determinerà il nostro atteggiamento nel corso del dibattito relativo al voto sul provvedimento in discussione.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del mio intervento, riservandomi poi in sede di dichiarazione di voto di aggiungere ulteriori osservazioni.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare il deputato Beltrandi. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, è con un certo dolore - o meglio dispiacere -, ma anche con molta convinzione che preannunzio, a nome del gruppo La Rosa nel Pugno, il voto contrario sul disegno di legge di conversione al nostro esame.
Le ragioni hanno a che vedere sia con il metodo con cui si è arrivati a questa legislazione - la strada seguita del decreto-legge (poi entrerò nel dettaglio su questo aspetto) -, sia per quanto riguarda il merito (ed anche su questo punto avrò diverse cose da dire).
Per quanto riguarda il metodo, il decreto-legge in esame è stato adottato dal Consiglio dei Ministri il 3 agosto, mentre al Senato era ancora in discussione - naturalmente quest'ultima si stava per interrompere a causa della pausa estiva - il disegno di legge che era stato approvatoPag. 83dalla Camera ed aveva visto al lavoro prima la Commissione trasporti della Camera, poi l'Assemblea e lei stesso, signor Ministro, anche dimostrando una capacità di ascolto del Parlamento (che le abbiamo riconosciuto nel corso di quella discussione).
Su quel disegno di legge si era realizzato un grande impegno che aveva portato all'approvazione di un testo che era il risultato - come è già stato ricordato da parte di diversi colleghi - di lavoro, compromessi e mediazioni non sempre al ribasso, ma qualche volta anche in crescita, nel senso di un miglioramento delle condizioni di sicurezza.
Ma, come dicevo, il decreto-legge al nostro esame è stato adottato il 3 agosto (ed è già stato ricordato dall'onorevole Caparini che luglio è il mese con la maggiore incidentalità).
Nessuno le ha detto che lei avrebbe potuto adottare questo decreto-legge in aprile, ma io le dico che poteva farlo il 3 giugno: ci sarebbero stati due mesi di tempo in Parlamento per poter dibattere e confrontarsi sul contenuto del provvedimento. Viceversa, se si adotta il decreto-legge il 3 agosto, si sa già, soltanto per questo, che le Camere risulteranno strozzate nella loro capacità di discutere provvedimenti che lei sa benissimo, signor Ministro, non sono tecnici.
Nel provvedimento alla nostra attenzione si parla, infatti, di comportamenti di milioni e milioni di cittadini, e si prevede di introdurre reati penali: come è già stato prima ricordato ampiamente dal collega Tassone, questa è una materia tutt'altro che leggera, ed un decreto-legge come quello al nostro esame ha contenuti forti ed importanti che incidono sulla vita delle persone. Nonostante ciò, si è deciso di emanare il decreto-legge il 3 agosto.
Lei ha detto - ed in questo ha ragione - che se il decreto-legge non dovesse essere convertito si porrà un problema di confusione normativa.
Sì, signor Ministro: vi sarà, in questo caso, un problema di confusione normativa, la cui responsabilità, però, sarà interamente del Ministro e non certo del Parlamento, e le spiego il motivo. Anzitutto, come ricordato dall'onorevole Uggè, vi è stato, ad esempio, per quanto riguarda i nuovi limiti di velocità, un problema concernente il decreto attuativo (le modalità di segnalazione e di rilevazione della velocità, infatti, devono essere regolamentate da un decreto).
Ebbene, il decreto-legge è entrato in vigore il 3 agosto, ma veniamo a sapere che il decreto attuativo è entrato in vigore il 25 agosto: nel frattempo, le contravvenzioni che sono state fatte ai cittadini italiani in questo periodo che fine fanno?
Andiamo ancora avanti. Lei ha affermato che «arriverà il disegno di legge»: ce ne compiacciamo! Ma poi cosa succederà? Il disegno di legge introdurrà delle modificazioni, anche rispetto alla disciplina dettata dal decreto-legge in esame; almeno noi della Rosa nel Pugno lavoreremo per ottenere tale risultato e ci auguriamo che ciò accada. Benissimo! Così avremo una normativa, che entrerà in vigore e che immediatamente dopo sarà modificata. Se tale circostanza non crea confusione negli italiani, non so sinceramente cosa altro possa avere tale effetto! Inoltre, vi è un mare di sanzioni e probabilmente anche di procedimenti penali avviati in una situazione di normativa in evoluzione, definiamola così.
Prima ho fatto riferimento al metodo, ma occorre aggiungere qualcosa anche sul merito del decreto-legge in discussione. Sono rimasto stupito e incredulo quando ho letto, nel testo del provvedimento in esame, dei nuovi limiti di guida per i neopatentati: mi riferisco alla disposizione che stabilisce che per tre anni dal conseguimento della patente i neopatentati non possono guidare vetture con un rapporto peso-potenza superiore a 50 kilowatt-tonnellata. Sono sorpreso perché tale misura, ai sensi del decreto-legge, tra l'altro, entrerà in vigore a partire dal centottantesimo giorno dall'entrata in vigore del provvedimento. Si tratta di una misura di necessità e urgenza? Signor Ministro, tale misura contenuta nel disegno di legge non presenta alcun carattere di necessità ed urgenza. Infatti, è evidente che l'annuncio,Pag. 84oggi, di limiti che entreranno in vigore fra centottanta giorni non possa diminuire l'incidentalità. Tale misura non avrebbe dovuto rientrare nel contenuto del decreto-legge, c'è poco da fare! Noi ci siamo limitati nel presentare emendamenti a tale provvedimento, ma due proposte emendative sono dedicate a correggere questa stortura. Tra l'altro, signor Ministro, mi chiedo come alla Camera si sia potuto raggiungere con fatica un accordo politico concernente il limite di 60 kilowatt-tonnellata (stabilendo che nei tre anni si comprendono anche i due anni del cosiddetto foglio rosa che si ottiene a 16 anni), per poi abbassare il limite a 50. Queste misure annunciate creano anche degli effetti sul mercato automobilistico. Viene il dubbio che alcune conseguenze siano state volute e cercate, ma questo non significa provvedere in nome della sicurezza, se così fosse.
Andiamo avanti: sono stati modificati i limiti di velocità, riscritti con incrementi delle sanzioni in alcuni casi. Soprattutto, la circostanza che riteniamo molto grave è l'inasprimento delle sanzioni per la guida in stato di ebbrezza. Su tale punto, signor Ministro, in sede di dichiarazioni di voto il nostro gruppo aveva affermato che avrebbe votato a favore del provvedimento. Io feci una fatica immensa a convincere il mio gruppo a votare in questo modo, ma vi avvisammo anche che, nel caso in cui esso fosse stato trasmesso dal Senato senza alcuna modifica migliorativa all'articolo 10 (relativo alla guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di sostanze stupefacenti) avremmo espresso un voto contrario. Ebbene, il decreto-legge in esame ha già fornito la sua risposta, perché nel caso di guida in stato di ebbrezza le sanzioni sono state aumentate. È prevista una sanzione penale persino nel caso in cui si superi il limite dello 0,5 per cento di tasso alcolico, fra lo 0,5 e lo 0,8. Se si viene colti con un tasso alcolico dello 0,55 per cento, oltre a tutte le penalizzazioni previste (su cui posso anche convenire che debbano esservi), vi è anche l'instaurazione di un processo penale, con la pena di un mese di reclusione o qualcosa del genere. Mi sembra francamente che tale previsione non sia prudente né per la nostra giustizia, né per i nostri automobilisti.
Inoltre, vi è una disposizione relativa alla guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. A tal proposito, siamo dinanzi ad una «perla». Desidero citarla perché la ricorderò per molto tempo. È stato introdotto un termine di dieci giorni per il ritiro preventivo della patente, nell'attesa degli esami medici. Nel caso in cui l'organo accertatore dell'infrazione sia convinto che una persona sia sotto l'effetto di sostanze stupefacenti revoca la patente per dieci giorni, in attesa degli esami medici che l'accertino. Tuttavia, tutti sanno che l'effetto delle sostanze stupefacenti ha breve durata e svanisce in poco tempo.
Non siamo alla cultura del sospetto, ma oltre. Vi è una pena severa e poi non si medita che per molte persone l'uso dell'automobile nel nostro Paese, che difetta di infrastrutture di ogni tipo, è molto spesso una necessità, una condizione di lavoro. Non si va in giro a dispensare dieci giorni di sequestro preventivo, revoca preventiva o sospensione preventiva della patente perché vi è un sospetto. Non si può proprio fare. Insomma, potrei soffermarmi ancora a lungo, ma non ritengo sia il caso di farlo. Abbiamo presentato soltanto quattro emendamenti, ma con la massima chiarezza affermo che non approviamo il provvedimento in esame. Aggiungo una postilla che deve essere espressa: il nostro Ministro Emma Bonino, in Consiglio dei Ministri, alle obiezioni che ha ritenuto di avanzare rispetto al merito di questo provvedimento si è sentita rispondere che tutti i presidenti di gruppo avevano concordato sul decreto-legge in discussione. Ciò non vale per il gruppo della Rosa nel Pugno, che pure fa parte della maggioranza. Non vale perché non siamo al Senato: era stato trascurato questo piccolo dettaglio. Noi abbiamo eletto quattro senatori, ma non sono mai stati proclamati per ragioni politiche; non ce lo inventiamo noi, ma lo ha detto il ministro Giuliano Amato in questa sede rispondendo ad un'interrogazione a risposta immediata.Pag. 85
È noto che si tiene conto anche di questa circostanza (non certo particolarmente onorevole per la nostra Repubblica) - forse Grillo dovrebbe prendere nota - addirittura per trasformare in un elemento di debolezza: «Quelli sono rompiscatole, non ci sono, noi facciamo il decreto-legge e chi si è visto si è visto». Ora siamo qui a discutere di ciò e va detto. Servono controlli. Se gli incidenti sono diminuiti - ammesso che così sia - forse è perché l'abbiamo convinta (è lei ci ha dato atto di ciò) nella discussione del disegno di legge ad aumentare subito i controlli. Tuttavia, non serve prevedere pene altissime, anzi. Prevedere sanzioni molto severe in un regime di controlli così scarsi come quello italiano non è solo fare qualcosa di inutile, ma anche creare ulteriori ingiustizie nei confronti dei pochi, che a caso vengono eventualmente colti in una marea di infrazioni che passano sotto un'assoluta noncuranza. Vi sono poi i problemi attinenti alle infrastrutture ed alla segnaletica. Dobbiamo, in Commissione, riprendere l'esame e lavorare seriamente allo studio delle cause degli incidenti e della sicurezza stradale. In ciò il nostro gruppo si impegnerà senza ombra di dubbio perché, oltre al comportamento degli automobilisti, vi sono anche cause infrastrutturali. È sempre facile dare la colpa all'ultimo tratto della catena, affermando che sia colpa dell'automobilista. Certo, però molto spesso vi sono anche condizioni infrastrutturali, limiti irragionevoli, limiti di velocità che variano continuamente, ad esempio senza una ragione e senza che si capisca perché, se non con la stratificazione di segnali nel corso degli anni. Una politica seria di sicurezza, che non si basi su colpi di teatro, deve tenere conto di tali fattori e non solo, quindi, inasprire le sanzioni. Maggiori controlli e miglioramento delle infrastrutture sono le prime due misure, che, a nostro avviso, devono essere intraprese e proprio perché non riguardano il decreto-legge in esame noi voteremo contro la conversione di esso.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, a me fa piacere che nell'intervento che da ultimo ho ascoltato siano state riprese le considerazioni che ci avevano indotto a presentare pregiudiziali proprio sulla sostanza metodologica che ha accompagnato l'emanazione del decreto-legge e sulle molte incongruenze, che stanno venendo alla luce anche dal dibattito di questa sera. Nell'intervento che sommessamente ho cercato di svolgere sulle questioni pregiudiziali ho tentato di mettere in evidenza come ci si trovi davvero di fronte al parossismo di una schizofrenia legislativa, che in effetti mette lo stesso Parlamento in condizioni difficili dal punto di vista dell'operatività.
Ci troviamo, caro collega Beltrandi, con un decreto-legge emanato ad agosto, che ha trovato attuazione concreta soltanto quando è entrato in vigore un decreto interministeriale e tale elemento non è secondario, ma fondante, per l'operatività stessa del decreto-legge. Oggi il Governo si trova in una sostanziale difficoltà, perché è evidente che il periodo intercorso tra l'adozione del decreto-legge e dei decreti attuativi ha comportato una serie di interventi dal punto di vista contravvenzionale che rischiano di essere nulli e credo che, indipendentemente dalle osservazioni che qualche esponente della maggioranza ha voluto fare in precedenza, nel dibattito sulle questioni pregiudiziali, neanche la conversione del decreto-legge potrà rimuovere tale elemento. In effetti, durante il dibattito al Senato correttamente era stato richiamato l'accordo su un decreto-legge che doveva essere caducabile proprio perché c'era un disegno di legge e si era in presenza di tale incongruenza temporale, che determina non pochi problemi.
Le questioni pregiudiziali sono state respinte, ora entriamo nel merito delle questioni che attengono al decreto-legge. Vorrei, anche in questo caso, svolgere una piccola premessa. Trovo, infatti, irriguardoso nei confronti dell'opposizione l'atteggiamentoPag. 86di chi vorrebbe, in qualche modo, chiamarci ad un senso di responsabilità e coscienza rispetto a tale tematica. Credo che patenti di tal genere non possano essere esibite da nessuno, in quanto quando si parla dei temi della sicurezza e della vita delle persone, non ci deve essere alcun approccio di tipo ideologico, né ci può essere una separazione tra destra e sinistra. Credo che l'opposizione lo abbia dimostrato proprio nel dibattito che lei, signor Ministro, ha seguito con grande attenzione sul disegno di legge, dove ci sono stati un'ampia volontà collaborativa e il tentativo di introdurre alcuni elementi emendativi che migliorassero e rafforzassero il disegno di legge del Governo. In quell'occasione, fu addirittura aumentato il numero degli articoli, ma furono introdotte alcune modifiche innovative sostanziali, che andavano nel senso - voglio sottolinearlo - non tanto di una petizione della minoranza, quanto di una necessaria conformazione del nostro dettato legislativo alle indicazioni europee. In Europa, infatti, non da oggi, si sollecitano gli Stati membri ad assumere determinazioni nel campo della sicurezza stradale in una logica integrata, dove evidentemente non può essere risolto soltanto il segmento sanzionatorio. Tuttavia, il problema della sicurezza deve essere affrontato da un punto di vista filosofico e culturale - definitelo come meglio credete - e deve essere assunto in modo diverso, cioè in termini integrati.
Voglio, tra l'altro, ricordare che proprio a gennaio di quest'anno il Parlamento europeo, con riferimento all'obiettivo di dimezzare nel 2010 il numero degli incidenti nelle varie nazioni, ha individuato degli obiettivi. Tali obiettivi parlano di approccio integrato, di campagne di sensibilizzazione, di chiedere esattamente quale siano il numero e il livello dei controlli che debbono essere attivati dei singoli Stati e quale sia l'aspetto della sicurezza tecnica da introdurre per gli autoveicoli, che è un elemento del quale abbiamo parlato in maniera diffusa nel corso del dibattito sul disegno di legge che oggi torna all'attenzione della Camera. Si parla di una «visione zero» rispetto agli incidenti stradali. Si parla, inoltre, delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, ossia di una serie di elementi che non si trovano nel decreto-legge in esame, ma che avevamo cercato di introdurre in un disegno di legge, poi mortificato dal Senato. È necessario dirlo con grande franchezza: il Senato ha mortificato alcuni aspetti fortemente innovativi.
Forse vi è stato anche un difetto di comunicazione da parte nostra, del Governo e del Ministro rispetto ad alcune innovazioni introdotte; clamoroso è quello che ha riguardato la nota introduzione del sistema di accompagno per i neopatentati e il foglio rosa. Anche con riferimento a tale aspetto si è trasmessa una comunicazione sbagliata; sembrava che improvvisamente avessimo deciso, in maniera folle, di dare la patente ai sedicenni, quando invece s'introduceva un meccanismo che in Francia e in Germania ha ottenuto dei risultati straordinari!
Voglio richiamare in questa sede alcuni concetti fondamentali; però, signor Ministro, per esaminare le questioni davvero in modo molto serio, dovremmo riportare l'attenzione all'interno del disegno di legge. Vorrei sapere, allora, che garanzie abbiamo che il disegno di legge in discussione, con queste modifiche, tornando al Senato trovi finalmente la possibilità di essere approvato, senza essere ulteriormente emendato? Perché eravamo tutti convinti della necessità che il foglio rosa a sedici anni fosse ormai un elemento da introdurre per diminuire drasticamente il rischio di incidente per i neopatentati - come è accaduto in Francia, dove l'abbattimento è stato dell'80 per cento - per raddoppiare il tasso di successo all'esame, assicurando una formazione costante, e per accompagnarlo anche ad alcune norme che, ad esempio, prevedevano di poter far svolgere l'esame definitivo per ottenere la patente dopo avere percorso un certo numero di chilometri; quindi, dopo aver dimostrato concretamente un'attitudine e una capacità a guidare il veicolo. È evidente che tutto ciò avrebbe introdotto un elemento di grande innovazione.Pag. 87
Avevamo chiesto in maniera molto chiara - l'ha ricordato poco fa Beltrandi - le misure che attengono al limite per i neopatentati con riferimento al rapporto tra il peso e la velocità del veicolo. Dico con grande franchezza che condivido quanto affermato da Beltrandi, ma confesso che nutro qualche sospetto, perché se si passa da sessanta kilowatt per tonnellata a cinquanta e, guarda caso, ciò avviene nel momento in cui nel nostro Paese vi è un grande lancio pubblicitario della Fiat 500, devo legittimamente supporre che, ancora una volta, il Parlamento e il Governo italiano sono succubi delle case automobilistiche e che, quindi, il problema della difesa e della tutela della vita delle persone passa in secondo piano! Bisogna dirlo con grande franchezza, se vogliamo affrontare le questioni per ciò che sono.
Dunque, signor Ministro, ho ascoltato le sue osservazioni e ho preso atto anche della sua disponibilità a discutere nel merito di alcune questioni che dovrebbero trovare una loro esplicita accettazione nell'ambito del disegno di legge, perché il decreto-legge non consentirebbe alcuna modifica (altrimenti non potremmo rispettare i tempi).
Noi abbiamo presentato degli emendamenti con i quali introduciamo alcuni argomenti, dei quali parleremo diffusamente domani o dopodomani, quando riprenderemo la discussione, ma che ora sottoponiamo alla sua attenzione. Per esempio, in alcuni emendamenti abbiamo proposto che si consideri la necessità di stabilire un divieto d'ingresso nei locali notturni con licenza C; di prevedere l'apposita apertura ai minori dei locali notturni all'interno dei quali è sempre vietata la somministrazione di alcolici; nonché di prevedere la presenza obbligatoria, durante l'orario d'apertura, di un pubblico ufficiale, con eventuale costo a carico del titolare dell'esercizio stesso all'interno di locali con licenza C, e la possibilità per i clienti di sottoporsi, in maniera volontaria, ad un test alcolico all'uscita dei locali.
Nei nostri emendamenti abbiamo, inoltre, previsto che sia posta un'attenzione particolare su ciò che riguarda quello che da ieri è diventato anche un indirizzo del Parlamento europeo in materia di applicazione di particolari tecnologie da parte delle case automobilistiche per misurare il tasso alcolemico, integrabile nei sistemi di avviamento dell'autovettura, che sono sistemi tecnologici avanzati, che chiamano in causa responsabilmente le case automobilistiche e che, quindi, trasferiscono ad esse anche un livello di responsabilità, sotto il profilo della tecnica costruttiva, proprio ai fini della sicurezza e della tutela della vita delle persone.
Sono tutti elementi che sottoponiamo alla sua attenzione, in quanto è evidente che, oggi, ci deve essere una risposta chiara in questi termini. Noi non siamo assolutamente convinti che il decreto-legge in esame, oltre a non presentare le caratteristiche di urgenza e necessità che sono state evidenziate dai colleghi e che non ripeto, possa essere considerato efficace. Non vi è dubbio, infatti, che uno degli elementi che ha portato all'abbattimento di quello che lei ha riferito essere il 5 per cento dell'incidentalità nel mese di agosto, non è assolutamente legato al decreto-legge, ma è legato soltanto al fatto che è aumentato il sistema dei controlli. Si è avuta, infatti, una maggior presenza di controllo, soprattutto sulle autostrade. Questo è un dato innegabile rispetto al quale, però, vorremmo capire la strategia del Governo, in quanto se dobbiamo aumentare i controlli è necessario affrontare il tema della garanzia del numero sufficiente per effettuare i controlli stessi e anche delle risorse necessarie da impiegare in questi termini. Sappiamo benissimo, infatti, che esiste un problema di risorse rispetto al quale il Governo è fortemente in ritardo, ma poiché vi è la sessione di bilancio alle porte, parliamo in maniera seria degli obiettivi che ci si pone nella legge finanziaria, proprio per dotare finanziariamente il sistema dei controlli, in modo da renderlo più efficace.
Signor Ministro, per concludere ricordo che precedentemente un deputato della maggioranza ha cercato di sostenere che non è il caso di soffermarsi su qualchePag. 88elemento di tecnica legislativa quando si discute di vite umane. Ha ragione dal punto di vista generale, ma ha torto dal punto di vista sostanziale del merito, perché a quel deputato - che ora non è in aula - vorrei leggere una lettera dell'Associazione europea dei familiari delle vittime della strada, che è stata inviata a Prodi proprio nella giornata odierna. Scrivono: 22 settembre 2007, a Ferrara un camionista ubriaco travolge due persone, le uccide e scappa. Sempre nella giornata del 22 settembre, a Firenze, una drogata porta via una figlia appena ventiduenne, anche in questo caso con un incidente stradale. Nel milanese un pirata investe due motociclisti e una donna è in fin di vita. Scrivono: mentre in tante parti d'Italia si manifesta per ricordare i giovani che non ci sono più, da domani ci si preoccuperà di ricordare anche Thabata, Federica, Luca (alcune delle vittime dell'incidente di ieri). E dal prossimo fine settimana? Il quesito posto, oggi, è inquietante, ma, purtroppo, non ci sono domande di riserva. Il problema della strage stradale resta di attualità e la cronaca ci indica che le misure giuste per prevenirla, per arginarla e per attenuarla non sono, purtroppo, quelle scelte dal nostro Governo. Poco importa, a questo punto, se i risultati attesi con l'ultimo decreto tardino ad arrivare, come molti dicono, per la mancanza di controlli. Importa, invece, che lo stillicidio sulle strade continua. Evidentemente, se la legge non è adatta al contesto in cui deve operare, la legge stessa non era quella da adottare, dunque, dev'essere migliorata e cambiata.
La citata associazione continua a proporre con forza, quale misura ormai indifferibile per porre un freno all'emergenza, il ripristino della facoltà di arresto in flagranza dei più gravi reati colposi stradali. Come ricorderà, era uno degli elementi che ponemmo al centro dell'attenzione e rispetto al quale chiedemmo un intervento all'interno del disegno di legge. Detta associazione propone, altresì, da oggi, di abolire con effetto immediato il bonus di due punti l'anno ai conducenti virtuosi che non abbiano infranto le regole del codice della strada, perché guidare secondo le regole è dovere civico di ognuno e non deve, pertanto, prevedere premi. Al di là del giudizio su queste considerazioni, resta un fatto abbastanza chiaro e netto a livello di opinione pubblica, ovvero che, purtroppo, dobbiamo avere il coraggio di affrontare in maniera decisiva il problema della sicurezza in tutti i suoi aspetti e particolarità, in quanto è un problema concreto, che va affrontato anche effettuando cambiamenti. Non sono d'accordo con chi sostiene che non è necessario rivedere il codice della strada, ma sono d'accordo che il codice della strada venga messo al centro della nostra discussione e che lo si faccia sulla base della conclusione dell'indagine conoscitiva che, da una parte, ci deve far capire quali sono gli elementi di criticità e, dall'altra, ci deve mettere nelle condizioni di semplificare il codice della strada.
Ci sono troppe norme, alcune illeggibili, altre inapplicabili. Dobbiamo semplificare: occorrono poche norme chiare. Anche con riferimento a ciò - consentitemi di dirlo - l'ambiguità non paga: se il tema dell'abuso di alcol, come quello di droghe, deve essere posto in termini di emergenza, mi domando se non sarebbe stato più corretto, e forse certamente più efficace, sotto il profilo della decretazione d'urgenza (non dico del disegno di legge) stabilire un principio chiaro e netto, che darebbe - e avrebbe dato - un segnale molto chiaro agli italiani: o bevi o guidi. Non c'è una linea intermedia, un elemento di demarcazione, una gradualità in base alla quale se si beve un bicchiere di vino in più si raggiunge un tasso di 0,6 e si applicano determinate norme. Sarebbe stato più corretto applicare quella «tolleranza zero» che è presente in altri Paesi, come in Germania: o bevi o guidi, il che vale, ovviamente, anche per chi fa uso di sostanze stupefacenti. Se dobbiamo difendere la vita, dobbiamo essere coraggiosi fino in fondo: in tal senso quel decreto-legge avrebbe certamente avuto un senso ed una logica e sarebbe stato urgente.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Olivieri. Ne ha facoltà.
SERGIO OLIVIERI. Signor Presidente, colleghi deputati, preciso subito che le nostre riserve sul ricorso allo strumento della decretazione d'urgenza e le nostre perplessità su alcuni aspetti di merito non faranno venir meno il nostro sostegno alla conversione in legge del decreto-legge in esame. Ciò non solo perché si creerebbe un vuoto, ma anche e soprattutto perché la decadenza del decreto-legge sarebbe interpretata dall'opinione pubblica come un messaggio di sottovalutazione, se non di disimpegno nei confronti di quella che è, invece, una drammatica emergenza. È soprattutto questa la ragione che, in questa discussione, mi rende difficilmente comprensibile l'atteggiamento del centrodestra: quest'ultimo ha sempre detto che il Paese aspetta scelte che vadano in direzione di una maggiore sicurezza stradale e in questa occasione, presentando alla Camera pregiudiziali che non sono state presentate al Senato, non avrebbe esitato a far decadere il decreto-legge, lanciando al Paese un segnale di disimpegno e di disinteresse! Ritengo che questo atteggiamento sia davvero difficilmente comprensibile e giustificabile.
In alcuni interventi è echeggiata l'argomentazione che vi sarebbero forze nella maggioranza che ostacolerebbero l'adozione di efficaci politiche di sicurezza. Credo ci si riferisca anche alla discussione sul disegno di legge, avvenuta in aula lo scorso giugno. Al contrario, invece, credo che quella discussione e l'apertura e la disponibilità al confronto dimostrate dallo stesso Ministro - che io stesso, in quell'occasione, non ho esitato a riconoscere - siano state importanti, perché hanno portato ad un sensibile miglioramento dell'impianto di quella proposta: con lo stesso spirito e con la stessa apertura credo che occorrerà affrontare il confronto che prossimamente vi sarà sul disegno di legge, che è stato modificato al Senato.
Naturalmente, nella discussione - come del resto in ogni confronto - è auspicabile che si realizzino le condizioni per un'ampia convergenza, nella quale i voti dell'opposizione possano aggiungersi a quelli di tutta la maggioranza, compresi i compagni socialisti e gli amici radicali, il cui contributo sui temi dei diritti e delle libertà è sempre importante e prezioso.
Tornando al decreto-legge, capisco le ragioni che il 3 agosto hanno spinto il Governo, in un momento del tutto particolare, a ricorrere all'adozione del provvedimento in esame. Tuttavia, ritengo che non si tratti di inseguire le emergenze, né di fornire risposte improvvisate agli umori ed alle angosce dell'opinione pubblica: si tratta, invece, di avere la capacità di affrontare l'emergenza rappresentata dalla sicurezza stradale e di rispondere alle giuste attese dei cittadini, con risposte puntuali e di ampio respiro.
Penso insomma che sia necessario mettere in campo una visione organica, coerente e d'insieme dell'intero quadro legislativo in materia di sicurezza stradale. Occorre, infatti, armonizzare la necessità di una rivisitazione complessiva del codice della strada, che rappresenta il compito più impegnativo e significativo che abbiamo di fronte, con quei provvedimenti che altro non fanno che anticipare in qualche parte questa rivisitazione. Mi riferisco, in particolare, al disegno di legge sulla sicurezza stradale, che modifica alcune parti del codice e che è stata approvato dalla Camera lo scorso 27 giugno, modificato e approvato dal Senato ed in procinto di essere nuovamente esaminato dalla Camera. Mi riferisco anche, per tornare al tema, al decreto-legge che stiamo discutendo, che estrapola alcune parti del disegno di legge, rendendole immediatamente vigenti.
Devo anche dire che nel decreto-legge che stiamo esaminando ci sono, rispetto al disegno di legge, alcune importanti e positive novità. In parte sono già state opportunamente sottolineate dalla relatrice ed intendo anch'io metterle in evidenza. Si tratta, in particolare, dell'articolo 2, che, al comma 3, vieta il trasporto su veicoli a due ruote dei bambini di età inferiore ai quattro anni e dell'articolo 6, che, al comma 1 intende accentuare l'importanzaPag. 90dell'informazione sui pericoli insiti nella guida dopo avere assunto sostanze che provocano uno stato di ebbrezza. Si tratta, infine, sempre dell'articolo 6, che al comma 3 introduce sanzioni per i gestori dei locali pubblici, che non ottemperino all'obbligo di informare sui rischi connessi con l'assunzione di alcolici.
Vorrei anche evidenziare che l'articolo 5, pur in un quadro nel quale viene confermato, se non inasprito, il ricorso al carcere nei casi di guida in presenza di tassi alcolemici superiori al consentito, rispetto al disegno di legge introduce una novità che a me sembra molto positiva. Mi riferisco alla possibilità che la pena carceraria possa essere sostituita con un periodo di attività presso strutture sanitarie traumatologiche pubbliche. Accolgo con estremo favore questa novità prevista dal decreto-legge. La finalità della pena non è, infatti, quella di una mera punizione, ma del recupero sociale della persona. Non vi è alcun dubbio che l'esperienza in una struttura sanitaria, a diretto contatto con la sofferenza causata magari proprio da quel comportamento che si vuol sanzionare, è senza dubbio più efficace e più educativa che non qualche settimana di carcere.
Mi pare, invece, che il punto di vera debolezza del decreto-legge riguardi il tema dei controlli. Non mi sfugge, signor Ministro, il fatto che negli ultimi mesi ci sia stato un significativo e positivo incremento del numero dei controlli sulla strada. È tuttavia evidente che siamo ben al di sotto di quanto sarebbe necessario e che, se non si affronta concretamente il tema di implementare la quantità dei controlli, gli interventi legislativi sulla sicurezza stradale, compreso quello che stiamo discutendo, rischiano di essere solo delle inutili grida manzoniane.
È, peraltro, evidente che affrontare il tema della sicurezza stradale con approcci esclusivamente sanzionatori sarebbe sbagliato e soprattutto inutile ed inefficace. Voglio, quindi, in conclusione richiamare in primo luogo la necessità di un'educazione alla sicurezza, che parta dalla scuola e che formi dei cittadini consapevoli. In secondo luogo, voglio richiamare la necessità di una nuova politica della mobilità, che disincentivi l'uso dell'auto privata con la crescita quantitativa e qualitativa del trasporto pubblico e con il potenziamento ed il rilancio del trasporto ferroviario. Sono convinto che anche per una maggiore sicurezza sulle strade debba essere questo l'orizzonte che dobbiamo traguardare.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche il nostro gruppo, Democrazia Cristiana per le Autonomie--Partito Socialista-Nuovo PSI, vuol dare il proprio contributo a questo dibattito, cercando di far capire al Governo, al Ministro e alla maggioranza che una cosa è parlare di prevenzione e di sicurezza, un'altra di repressione e un'altra ancora è sapere che, comunque, con questo intervento il Governo non migliora le condizioni della sicurezza nelle nostre strade e tantomeno - per rifarmi all'ultimo intervento - della mobilità. Fa un po' sorridere parlare di trasporto pubblico e di favorire la mobilità, quando sappiamo perfettamente che dobbiamo certo puntare sulla prevenzione, sull'educazione stradale dei nostri giovani, cercare di far capire quanto sia importante non guidare in stato di ebbrezza, quanto sia importante non guidare sotto l'effetto di sostanze stupefacenti; tuttavia, sappiamo anche quanto sia importante discernere tra l'uso di sostanze psicotrope a scopo terapeutico e quello a scopo voluttuario.
In teoria, signor Ministro, con il decreto-legge in esame quasi il 50 per cento degli italiani che fa uso di sonniferi la sera non può guidare il giorno dopo. Se lei, paradossalmente, dovesse effettuare degli accertamenti la mattina, dovrebbe ritirare la patente al 50 per cento degli automobilisti, ci sarebbe il fermo macchina. Esistono molte malattie, dall'epilessia, all'alzheimer, alla sclerosi multipla e molte neuropatie, che si curano unicamente con sostanze psicotrope. È necessario, quindi, capire - qui non si capisce, perché non c'èPag. 91la capacità di capirlo - la differenza che esiste tra un blando tranquillante che si prende la sera (le statistiche riportano che ciò interessa il 50 per cento degli italiani) e ciò che si trova come traccia nel sangue. Quello che avete scritto voi, infatti, non è dose-dipendente; è sufficiente cioè trovare una traccia. Basta una piccola quantità. Non è lo 0,5 di alcolimetria a far scattare la sanzione. Basta solo una traccia e vi garantisco che tutte le vostre mogli ne fanno uso! Ve lo garantisco! Non potrebbe essere altrimenti. Allora a cosa serve, se poi non vi sono né controlli né uomini né strumenti sulle strade?
È possibile leggere sul settimanale L'Espresso un'inchiesta choc riguardo la patente a punti: le multe sono numerose, ma sono pochi i punti che vengono tolti dalle patenti degli italiani. Spesso il provvedimento preso non viene neppure comunicato al Ministero dei Trasporti per problemi di collegamento. Il dato emerge dalla fotografia scattata proprio dal citato settimanale, che ha fornito l'anticipazione di un'indagine svolta nei comuni italiani: in quasi la metà dei comuni (ne sono riportati 4.340 su 8.157, cioè più della metà), signor Ministro, i vigili non avrebbero mai comunicato al suo Ministero una sola decurtazione dei punti della patente! L'effetto - anche a questi provvedimenti - è quello di un ceffone in pieno viso, di quelli che fanno fischiare le orecchie, che lasciano la faccia addormentata e che fanno vergognare. L'inchiesta di questo settimanale - se è vera - ci impone molte riflessioni. Come è possibile che abbiamo 4.340 comuni in cui le cui autorità stradali non hanno mai tolto alcun punto della patente a nessuno? Questo non è solo un colpo di spugna, ma probabilmente un reato, uno schiaffo alla vita, un gigantesco regalo ai delatori puri della sicurezza stradale, quelli che, a priori, hanno sempre bollato ogni iniziativa locale in materia di contrasto alla trasgressione come un eccellente sistema per rimediare alle casse sempre più vuote di comuni e province. Perde credibilità un intero sistema, che di falle ne aveva già mostrate parecchie e che ora dovrà essere del tutto riformato. Ovviamente, gli autori di questa inchiesta hanno anche posto l'attenzione su cosa stanno facendo gli altri Stati. Ve ne cito uno: in Francia dal 2003 i morti sono diminuiti del 42 per cento grazie a 19 milioni e mezzo di controlli annui.
Noi, invece, abbiamo scelto la politica degli «spaventapasseri». Lo spiega Giordano Biserni dell'Asaps, l'Associazione dei sostenitori e amici della polizia stradale che da anni si occupa del tema della sicurezza. Purtroppo, dopo quattro anni, tutti hanno capito che la patente a punti è «spuntata» e non fa più male a nessuno. Gli italiani hanno ripreso a correre, spesso in stato di ebbrezza. L'alcol è la prima causa di mortalità. In Francia, nel 2006, sono stati effettuati 11 milioni di test con l'etilometro; in Italia - il Ministro lo può verificare - non si raggiungono i 300 mila. Se poi il guidatore viene sorpreso alticcio, capita spesso che nessuno si premuri di comunicarlo alla motorizzazione. Non bisogna stupirsi, allora, se solo un automobilista su settecento, nell'arco di quattro anni a partire dall'entrata in vigore della legge, ha dovuto rifare l'esame a seguito dell'azzeramento dei punti della patente.
Sempre secondo il settimanale citato, lo spauracchio del ritiro della patente avrebbe funzionato per tre anni, ma avrebbe ben presto esaurito la propria spinta. Nel primo anno di applicazione del provvedimento, i morti al volante erano diminuiti del 18 per cento - e questo è stato un grande successo del Ministro Lunardi - per passare poi al 5,6 per cento nel 2005 e allo 0,3 per cento, secondo i dati ufficiosi del 2006. Attenzione: i dati del 2006 sono ufficiosi, certo, ma ancora non abbiamo una versione definitiva di quelli relativi al 2005: anche questa è un'anomalia tutta italiana. Negli archivi dell'osservatorio estero Asaps, a metà gennaio di quest'anno, avevamo già pronti quelli di mezzo mondo relativi al 2006, mentre il nostro Ministero è ancora bloccato al 2005.
Tornando alla patente a punti e all'inchiesta del settimanale L'espresso, quindi, solo un automobilista su settecento, nell'arco di quattro anni a partire dall'introduzionePag. 92della legge, avrebbe sostenuto esami a seguito della perdita totale della riserva di punti. Per l'esattezza, sono 50.183 i patentati che hanno dovuto lasciare l'auto in garage su un totale di 35 milioni e 300 mila - come si legge nel servizio - mentre 28 milioni e mezzo vantano una fedina automobilistica immacolata con 22 punti all'attivo, il massimo che possono avere. Pertanto, solo 7 milioni (uno su cinque) hanno subito una decurtazione e ben 127.861 sono riusciti a recuperarla frequentando i corsi di riparazione svolti dalle scuola guida. Per la sicurezza stradale nel suo complesso è una Caporetto; per l'immagine del nostro Paese è l'ennesima umiliazione.
Sui risultati forniti da tale inchiesta, rispetto a quanto ho testè affermato, lo stesso Codacons ha preso posizione: quando si parla di sicurezza stradale e rispetto del codice della strada, infatti, il rigore e la prevenzione dovrebbero essere massimi ed è inconcepibile che la decurtazione dei punti patente non venga comunicata al Ministero dei trasporti. È per tale motivo che l'associazione ha già annunciato la presentazione di un esposto a 102 procure della Repubblica, ma il suo collega - il Ministro Amato - dovrebbe aumentare il personale in servizio della polizia stradale, senza distoglierlo dai propri compiti - come è accaduto domenica scorsa durante il derby Genova-Sampdoria - per risolvere altre questioni per le quali, come abbiamo detto in quest'aula, non dovrebbero essere impegnati i militari e i poliziotti in servizio sulle strade.
Pertanto, non voglio ribadire quanto è già stato detto circa la sicurezza delle strade e circa l'incuria totale dei gestori delle nostre strade e autostrade, i quali pensano più ad incassare che non a investire sulla sicurezza. Anche nei loro confronti dovrebbe essere portata avanti una politica di maggiore controllo. Non vorremmo ripetere la solita frase, ossia che il Governo è forte con i deboli e debole con i forti. Tra i deboli, ritengo che vi siano tutte quelle persone affette da patologie e che si vedono ritirata la patente e subiscono le ripercussioni negative della repressione, solamente perché si stanno curando per guarire dalla loro malattia. Queste persone, infatti, fanno uso di sostanze psicotrope che non si possono considerare - come fanno il Governo e questa maggioranza - assimilabili a sostanze stupefacenti.
Sono cose diverse, dal punto di vista terapeutico. Per questo motivo, vi invito a riflettere maggiormente sul male che state causando, forse, a molte persone che non hanno mai cagionato un incidente, che guidano con una certa meticolosità e che, ritrovandosi nel solito «pastone», vengono considerati rei soltanto perché si stanno curando.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lovelli. Ne ha facoltà.
MARIO LOVELLI. Signor Presidente, l'argomento della sicurezza stradale ritorna all'esame di questa Assemblea ancora una volta, dopo discussioni molto ampie che si sono svolte sia in occasione della Settimana mondiale della sicurezza stradale, nel mese di aprile, sia per l'approvazione del disegno di legge n. 2480, senza dimenticare che la IX Commissione ha intrapreso da tempo un'indagine conoscitiva sulla sicurezza stradale ed ha avviato l'esame di alcuni progetti di legge, in particolare in materia di istituzione di un'agenzia nazionale sulla sicurezza stradale, sulla quale ritornerò.
Possiamo dunque affermare che il tema della sicurezza ha occupato buona parte del tempo dei nostri lavori parlamentari e se pensiamo che, nel frattempo, abbiamo approvato anche la legge delega sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, non si può certo dire che la sicurezza delle persone non sia stata al centro della nostra attenzione e non sia stata oggetto di adeguata considerazione. Fra l'altro, in relazione alla legge sulla sicurezza sui luoghi di lavoro mi permetto di ricordare che statisticamente una buona percentuale dei morti sul lavoro è determinata dagli spostamenti casa-lavoro, quindi dall'incidentalità stradale.
Quello che dobbiamo chiederci è se il nostro lavoro sia stato e sia sufficientementePag. 93produttivo e se gli effetti dei provvedimenti in discussione siano veramente in grado di incidere e di dare risultati positivi. Ebbene, ritengo che, in questi mesi, questo effetto comunque vi sia stato, perché mediante l'interesse generale che si è determinato sugli organi di informazione si è sollecitata l'attenzione dei cittadini e si è inciso anche sui loro comportamenti di guida. Allo stesso modo, d'altronde, la ripresa effettiva di una campagna di controlli sulle strade, che c'è stata nei mesi scorsi, ha determinato in luglio e agosto un risultato, rilevato anche nei precedenti interventi, che ha portato statisticamente a registrare una riduzione dei decessi per incidenti stradali.
Naturalmente questo dato è stato rilevato in questa sede per sostenere che il provvedimento che stiamo discutendo non serve, perché servono di più i controlli. Tuttavia, aggiungo che i controlli ci sono, perché è stata fatta la scelta di intervenire maggiormente su di essi, e non c'è alcun decreto o legge che potrebbe obbligare a fare ciò. Si tratta di una scelta di gestione politica, a livello ministeriale e di organi competenti.
Quindi, ci troviamo in presenza di un quadro che, certamente, rimane ancora preoccupante e ci lascia lontani dall'obiettivo europeo del dimezzamento della mortalità per incidenti stradali entro il 2010, ma nell'ambito del quale si sta lavorando e intervenendo. Occorre proseguire senza esitazione sulla strada dei controlli, e l'obiettivo del milione di controlli entro l'anno, ribadito dal viceministro Minniti in Commissione, va perseguito con determinazione. Nel frattempo, però, l'attività legislativa su cui siamo impegnati va ricondotta ad un disegno organico.
Il percorso portato avanti finora è solo un passaggio, evidentemente non conclusivo e certamente non del tutto lineare - non lineare tout court - ma che ora sottopone alla nostra approvazione, con il decreto-legge n. 117 del 2007, un pacchetto di misure già operative e il cui effetto giuridico va salvaguardato. Ciò è dovuto anche al fatto che il decreto-legge al nostro esame è il risultato di un lavoro compiuto al Senato che, per come è stato rilevato dai colleghi, si può prestare ad alcune osservazioni. Vorrei, però, ricordare che la presidente della Commissione lavori pubblici del Senato, Donati, (ho con me il resoconto del dibattito al Senato che ne contiene l'intervento) ad un certo punto della discussione ha fatto presente all'Aula del Senato che in Commissione il Governo ha rappresentato l'esigenza di fare entrare in vigore immediatamente alcune parti del testo per aumentare la sicurezza dei cittadini. In Commissione si è - lo sottolineo - concordato tra maggioranza, opposizione e Governo di procedere alla discussione e votazione prioritaria dei 6 articoli che sono poi diventati il testo del decreto-legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 3 agosto. Ciò è quanto affermato dalla presidente Donati in aula, al Senato, e quanto è accaduto. È ovvio che, da parte di chi non ha rappresentanti in Senato, è sempre possibile eccepire su tale percorso, ma penso che le forze politiche che responsabilmente (prima nell'aula della Camera e poi in quella del Senato) hanno accettato di intraprendere un percorso che ha prodotto questo risultato, oggi devono fare le loro considerazioni e li invito a farle fine in fondo.
Ecco perché, a mio parere, il decreto-legge al nostro esame deve essere convertito in legge nel testo trasmessoci dal Senato, pur rilevandone gli aspetti e le incongruenze (non solo sottolineate dagli interventi precedenti al mio, ma che anche la stessa relatrice, nella sua relazione, ha posto alla nostra attenzione), e tale conversione va fatta per i motivi che ho illustrato finora, ma sapendo che subito dopo tornerà alla nostra attenzione il disegno di legge atto Camera n. 2480 nel testo già modificato dal Senato. In quell'occasione sarà naturalmente possibile attuare gli interventi che riterremo ancora necessari per migliorare il testo, ma soprattutto, dopo l'approvazione di quel disegno di legge, diventerà operativa la delega per la revisione del codice della strada e a quel punto, durante l'iter per l'emanazione del decreto legislativo, dovremo intervenire ancora nel merito con il lavoroPag. 94della Commissione. Quindi, penso che oggi la conversione del decreto-legge serva anche per dare credibilità ad un percorso istituzionale che diversamente apparirebbe come incontrollabile, impazzito, che non dà mai risultati. Tuttavia ciò esula dal tema di cui discutiamo stasera e semmai sollecita la riflessione secondo la quale una riforma istituzionale volta al superamento del bicameralismo, così come lo viviamo oggi, sia ormai un'esigenza indilazionabile per dare efficienza ed efficacia al lavoro parlamentare.
Non voglio ripetere argomentazioni che personalmente e come gruppo dell'Ulivo abbiamo svolto nel corso del dibattito sul disegno di legge atto Camera n. 2480. Vorrei inoltre ricordare ai colleghi che sebbene sembri si stia approvando un decreto-legge che dovrebbe contenere tutto, in realtà si tratta di un provvedimento limitato alle materie che affronta e - direi - transitorio; un decreto-ponte che accompagna verso una regolamentazione più completa che ritornerà all'attenzione di quest'Aula.
Voglio dire che rispetto alle questioni che questa sera sono state ricordate ancora una volta, queste erano fra l'altro contenute nella mozione che è stata approvata il 18 aprile scorso in occasione della settimana mondiale sulla sicurezza stradale e di cui certamente l'inasprimento delle sanzioni è solo una delle componenti. C'è un complesso di interventi: non mi voglio dilungare, ma certamente, se dovessimo esaminare con attenzione la mozione votata nella data suddetta, troveremmo che il Parlamento aveva dato indirizzi precisi. In questo contesto, il tema della prevenzione, della formazione e dell'informazione, il tema dei controlli erano contenuti in modo dettagliato e penso che il Governo debba riprendere spunto dai contenuti di quella mozione nell'attività che dovrà portare avanti.
Infine voglio ricordare, per averlo presente nel nostro dibattito, il fatto che proprio in queste settimane, in questi giorni, le associazioni che rappresentano le vittime della strada hanno portato alla nostra attenzione questo tema, ancora una volta, anche con una proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione di un'agenzia per la sicurezza stradale, tema sul quale sono state presentate proposte di legge da colleghi parlamentari. Non penso che esistano agenzie miracolistiche, che risolvano i problemi della sicurezza. Esistono obiettivi da perseguire con determinazione e rispetto ai quali si debbono trovare gli strumenti adeguati. Certamente, tra gli strumenti ci può essere quello di pensare alla creazione di strutture che tengano sotto controllo il problema della sicurezza stradale.
Un collega ha parlato in precedenza dell'Osservatorio sulla sicurezza stradale, ma io aggiungo un'altra considerazione: nella legge finanziaria per il 2007, quella che è attualmente vigente, per la prima volta dopo un po' di anni - lo ricordo ai colleghi che nella precedente legislatura avevano anche incarichi di Governo - è stato rifinanziato il piano nazionale della sicurezza stradale, si è rimesso in carreggiata il finanziamento delle infrastrutture e, come sappiamo, con il decreto-legge approvato a luglio, si è ancora investito con decisione sul tema delle infrastrutture. Voglio dire: al di là delle proposte di legge cui facevo prima riferimento, vi è l'appuntamento della legge finanziaria. In quel contesto, bisogna che il tema della sicurezza stradale abbia il peso che è necessario, un peso adeguato, credibile in base alle risorse oggi disponibili.
Penso che vada portato avanti con gradualità, ma con determinazione, il finanziamento degli interventi che servono per dare concretezza al piano nazionale della sicurezza stradale, per gli interventi sulle infrastrutture, che sono una delle componenti essenziali per garantire la sicurezza della circolazione stradale. Non c'è dubbio, ma anche su questo tema, dato che abbiamo alle spalle mancati interventi da un po' di anni, bisogna recuperare i ritardi con il tempo necessario, ma con dei programmi credibili. Penso, quindi, che nei prossimi mesi il Parlamento, e questa Camera in particolare, avrà la possibilità, sia con i disegni di legge che devono ancora giungere al nostro esame sia con laPag. 95legge finanziaria, di affrontare nel merito i problemi della sicurezza stradale e lo dovremo fare. Oggi alla nostra attenzione vi è questo provvedimento, che è specifico e circostanziato, e credo che su di esso responsabilmente bisogna votare per poi guardare in avanti.
Questo lo dico ai colleghi della minoranza, con cui si lavora quotidianamente in Commissione, e sappiamo che spesso, intervenendo nel merito, si trovano anche le soluzioni più adeguate. Penso che questo sia il percorso da seguire e, nel concludere il mio intervento, manifesto al Ministro, che questa sera è ancora presente a questa discussione, l'apprezzamento per la sua attività, per il suo impegno. Penso che lei, signor Ministro, potrà prendere spunto dal dibattito di questa sera per dare anche a chi lo ha richiesto quei chiarimenti che sono utili per orientarne la conclusione in senso positivo, in modo tale da non «infilarci» nei novanta emendamenti, mi pare, che sono stati presentati, alcuni per fare quantità...
MARIO TASSONE. Per fare somma!
MARIO LOVELLI. ...e magari per perdere tempo. Penso che sia più utile invece esaminarli. Comprendiamo quali sono gli aspetti più importanti e da questi ultimi partiamo per guardare in avanti, oltre il provvedimento in esame. Penso che se faremo così potremo fare un buon lavoro e ottenere un risultato utile: intanto dare un segnale positivo ai nostri cittadini in materia di sicurezza stradale.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.