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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3025-A.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3025-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Salutiamo il Ministro Fioroni e il Viceministro Bastico: questa mattina il Governo è al completo, quindi credo che il dibattito possa riprendere anche con l'attenzione dell'Assemblea. Ricordo, infatti, ai colleghi che stiamo discutendo il primo comma dell'articolo 1 del decreto-legge in esame, teso a reintrodurre il cosiddetto tempo pieno. Ho cercato di dimostrare, con gli interventi svolti nella giornata di ieri, che quel modulo didattico rigido di due insegnanti su una classe non è più compatibile con le leggi del nostro ordinamento, già da diciassette anni, da quando i Ministri Mattarella e Bianco, con il VI Governo Andreotti, hanno varato la legge n. 148 del 1990 di riforma della scuola elementare. Successivamente, si sono avuti nel nostro ordinamento la legge Bassanini, la n. 59 del 1997, che all'articolo 21 ha introdotto l'autonomia, il decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999, che ha di fatto introdotto il regolamento dell'autonomia scolastica e, quindi, anche dell'autonomia organizzativa, la riforma del Titolo V, che ha costituzionalizzato l'autonomia scolastica. Va poi considerata la legge 18 luglio 2003, n. 186, che ha previsto gli insegnanti di religione in tutte le scuole italiane, nonché le norme sugli insegnanti di inglese, che nella scuola primaria erano previsti già dall'articolo 130 del testo unico di cui al decreto legislativo n. 297 del 1994, nel quale sono confluite le norme della legge n. 148 del 1990. Quest'ultima previsione è stata poi ribadita dal decreto legislativo n. 59 del 2004. Dunque, l'ordinamento della scuola italiana prevede una pluralità di docenti nella scuola elementare, denominata primaria, che non consente più i due docenti titolari di una sola classe e confligge con tale modello.
Ciò è molto evidente nel Quaderno bianco, perché - non so quanti colleghi siano a conoscenza dell'organizzazione didattica della scuola elementare - secondo il modello di tempo pieno che si vorrebbe reintrodurre si avrebbero due docenti titolari di una sola classe, quindi tenuti a svolgere un servizio di quarantaquattro ore. A tal punto, se consideriamo le quarantaquattro ore di lezione dei docenti a fronte di quaranta ore di frequenza degli studenti, avanzerebbero già quattro ore di compresenza.
Vorrei l'attenzione del Governo... Lo so che state dirimendo contrasti interni alla maggioranza, però, Ministro Fioroni, lei è qui per ascoltare anche l'opposizione, forse...
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Ascolto solo quella...
VALENTINA APREA. La ringrazio. Signor Ministro, stavo ricordando che i docenti di scuola elementare sono tenuti a svolgere quarantaquattro ore di lezione (due docenti su una classe), ma i ragazzi ne frequentano quaranta, quindi ne avanzano quattro. Poiché ci sono gli insegnanti di religione e gli insegnanti di inglese, arriviamo a nove ore di compresenze.
Nel prossimo intervento, signor Presidente, dimostrerò che non ci possiamo più permettere tale sistema perché troppo costoso, come ha evidenziato il Quaderno bianco.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 10,55.
La seduta, sospesa alle 10,40, è ripresa alle 11.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.52, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 368
Votanti 367
Astenuti 1
Maggioranza 184
Hanno votato sì 164
Hanno votato no 203).
Prendo atto che i deputati Testoni e Balducci hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.300 (Nuova formulazione) del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, la questione è sempre quella del tempo pieno. Ribadisco che non possiamo più permetterci il modello del tempo pieno con due docenti titolari di una classe e, anche per chi ci ascolta nel Paese, che non abbiamo mai voluto mettere in discussione la frequenza di quaranta ore da parte degli studenti e la libertà di scelta delle famiglie di optare per tale modello didattico. Lo scontro tra maggioranza e opposizione si gioca sull'organizzazione didattica del modello e sul numero di docenti da impegnare.
Ebbene, durante il VI Governo Andreotti i Ministri Mattarella e Bianco, della Democrazia Cristiana, dissero di no già nel 1990 e introdussero invece, diligentemente e, a mio avviso, anche con lungimiranza, la flessibilità organizzativa e la pluralità dei docenti nella scuola elementare, che si è arricchita di altre presenze, come quella degli insegnanti di religione e di lingua inglese (anzi, di lingua straniera con la legge 5 giugno 1990, n. 148, e di lingua inglese con la cosiddetta legge Moratti).
Nella scorsa legislatura, il Ministro Moratti, con il Governo Berlusconi, ha scelto di obbligare gli studenti a studiare la lingua inglese, e solo quella, come lingua straniera nella scuola primaria; invece, la legge n. 148 del 1990 dava la possibilità di studiare anche più materie. Si comprenderà che nel tempo abbiamo dovuto riscontrare la carenza sistematica della padronanza della lingua inglese e, pertanto, si è determinata tale scelta.
Presidente Tremonti, Ministro Fioroni, oggi il problema è che non possiamo più permetterci tali costi per la scuola elementare! Il Ministro Fioroni ha presentato al Paese, e ad un'assemblea molto qualificata, il Quaderno bianco sulla scuola, che è stato oggetto di uno studio con il Ministero dell'Economia e delle finanze, nell'ambito del quale il dirigente, dottor Barca, ha presentato una serie di azioni che il Ministro Fioroni dovrebbe intraprendere per scongiurare la bancarotta fraudolenta nell'istruzione.
Di cosa si parla nel Quaderno bianco, che è stato predisposto dallo stesso Governo che vorrebbe veder approvata la norma in esame che moltiplica a dismisura gli insegnanti nella scuola primaria? Si dice che il rapporto alunni/insegnanti è il più alto d'Italia e che, in presenza di un calo di studenti, il rapporto, per ogni cento studenti, é decisamente più alto che negli altri Paesi OCSE, in tutti gli ordini di scuola; in media, è di circa un punto e mezzo più elevato. Ma, guarda caso, talePag. 5rapporto esplode nella scuola primaria; in particolare, infatti, si afferma che le previsioni normative relative al tempo nella scuola - tempo pieno in tutta la scuola dell'infanzia, tempo pieno nel 25 per cento della scuola elementare e nel 28 per cento della scuola media - fanno implodere il rapporto stesso.
Tuttavia, il Quaderno bianco sulla scuola non si limita alla denuncia, in quanto deve essere propositivo; il Viceministro Bastico - che mi sta ascoltando - ha presentato e supportato questo studio la settimana scorsa.
Presidente Tremonti nelle prime pagine della premessa si afferma che la prima raccomandazione del Governo - pensate, la prima! - deve riguardare i provvedimenti di riduzione del monte ore curriculare per gli istituti tecnici e professionali - e lo vedremo in un altro provvedimento - e di riassorbimento delle competenze per la lingua inglese nella scuola primaria. Mi fermo qui, ma riprenderò il discorso intervenendo sull'emendamento successivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento del Governo 1.300 (Nuova formulazione), accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 422
Astenuti 5
Maggioranza 212
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 170).
Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Raiti ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole!
Prendo altresì atto che il deputato Minasso ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario e che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Ricordo che conseguentemente l'emendamento Aprea 1.7 è assorbito.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, constato che l'Assemblea è sorda!
PRESIDENTE. A giudicare dal brusio non è sorda.
VALENTINA APREA. Quanto detto rispetto al tempo pieno resterà un'affermazione di principio, Presidente Tremonti, in quanto l'attuale Governo - e non il nostro di cui, tra l'altro, lei è stato un più che autorevole esponente, quando era ministro - e l'Assemblea hanno fatto rivivere la norma, che la legge n. 148 del 1990 aveva abrogato, contenuta nella legge n. 820 del 1971, che prevede la presenza di due docenti su una classe. Questa è una follia pura che non possiamo permetterci dal punto di vista organizzativo, in quanto è contro l'autonomia organizzativa didattica e contro la libertà di scelta delle famiglie garantita dal regolamento dell'autonomia e, soprattutto, è eccessivamente costosa.
Il Ministro Tommaso Padoa Schioppa e il Ministro Fioroni hanno firmato questo studio e leggo testualmente ciò che hanno scritto: «Da questi scenari relativi alla popolazione scolastica è stato costruito uno scenario tendenziale che incorpora l'attuale quadro normativo». Questa è la prima raccomandazione del Quaderno: riassorbimento delle compresenze per la lingua inglese nella scuola primaria. Ciò significa, onorevole relatrice Sasso, che nella scuola primaria e in tutte le classi (anche in quelle a tempo pieno di 40 ore) non ci potranno essere più le compresenze tra gli insegnanti titolari e quelli di lingua inglese e di religione.Pag. 6
Inoltre, Ministro Fioroni, avendo due docenti su una classe per 44 ore di lezione, quattro sono di compresenza rispetto alle 40 ore degli studenti. Tuttavia, se nove sono di compresenza con gli insegnanti e dieci sono di mensa, è chiaro che rischiamo di tenere in servizio due docenti su una classe che svolgerebbero solo 21 ore di insegnamento «frontale» a fronte di 44 ore che lo Stato deve a pagare (Commenti). Certo, collega Volpini, è il vostro Ministro dell'economia che lo scrive, sottolineando che non possiamo più permetterci tali spese per la scuola primaria, in quanto, a differenza degli anni Novanta, nell'anno scolastico 2007-2008 gli organici della scuola primaria prevedono non solo gli insegnanti titolari della classe, ma anche quelli di religione, di inglese, di sostegno e altri che sono chiamati a diverso titolo per altre attività.
Ora, dove troviamo i soldi per pagare tutti questi insegnanti, sempre solo in una classe e tutti in compresenza? Avete capito che non abbiamo più la possibilità, sia per il numero di classi attive operanti sul territorio nazionale, sia per il numero di ore che garantiamo alle famiglie, di assicurare questa comodità, cioè che ci sia un insegnante seduto (titolare) e un altro che fa lezione? Infatti, quando arriva l'insegnante di inglese, quello titolare si siede e sta lì perché la classe deve fare lezione di inglese e lo stesso avviene con l'insegnante di religione o quando arriva un altro insegnante ancora.
Ripeto, l'Assemblea si sta assumendo questa responsabilità: il Governo ha già scelto e non commetterà questo errore! Vi do appuntamento alla prossima legge finanziaria per commentare con voi la norma che lo stesso Ministro Fioroni (che oggi è qui e che ha espresso il suo parere favorevole al tempo pieno) scriverà, ossia che non sarà possibile per la scuola primaria effettuare le ore di compresenza di lingua inglese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
Voglio vedere come si comporterà l'Assemblea, se sosterrà ancora il Governo o se si farà prendere in giro, come si è fatta prendere in giro in questo momento: il provvedimento in esame non è coperto finanziariamente e non aggiunge né insegnanti né finanziamenti. Bella figura per il Parlamento italiano! Ci facciamo prendere in giro da un Ministro, che ha già deciso come superare questa norma!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, dopo l'irruente intervento della mia collega, segnalo che l'inserimento del doppio organico, previsto dalla norma in esame, presenta problemi: non è stata prevista, infatti, una risorsa aggiuntiva per realizzarlo. Sostanzialmente, pertanto, vi saranno notevoli carenze e gravi difficoltà per la scuola: senza analizzare nel merito, più politico, le argomentazioni trattate ieri (sul tempo pieno e sul ritorno al passato che ciò comporta, sulla violazione dell'autonomia scolastica e sulla mancanza o sulla riduzione dell'opzionalità delle famiglie), ma osservando il dato tecnicamente, in relazione all'aspetto dell'organico, con la mancanza di risorse e con la configurazione qui prevista sicuramente vi saranno seri problemi per le scuole nella ripresa dell'anno scolastico, se verrà approvato l'articolo in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, a nome del nostro gruppo sostengo e sottoscrivo l'emendamento Aprea 1.10. Questa mattina, mentre arrivavo, ho ascoltato alla radio, una discussione sul decreto Fioroni: alcuni esperti criticavano in maniera circostanziata e molto precisa l'introduzione del tempo pieno, operata senza alcuna garanzia. Si affermava che il tempo pieno deve essere effettivamente speso bene, non semplicemente riempito di vuoto: ma il tempoPag. 7pieno previsto dalla norma, così come prefigurato, non garantisce nulla alle famiglie.
Vorremmo che fosse garantita - ma così non è - la possibilità per le famiglie di esprimere le richieste e l'autonomia delle scuole; vorremmo che, nel piano dell'offerta formativa che deve essere sottoposta alle famiglie, vi fosse anche un piano relativo al tempo pieno, in cui si prevedesse di riempirlo in maniera seria. Vorremmo essere sicuri - ma così non è - dell'organico, dell'opzionalità e della facoltatività del tempo pieno.
Vi sono troppi dubbi, troppi interrogativi e troppi salti nel buio. Si tratta di una presa di posizione assolutamente non condivisibile. Le famiglie non stanno capendo più niente, perché questo dibattito è molto tecnico e molto poco vicino ai problemi educativi delle famiglie! All'inizio dell'anno scolastico, infatti, vi sono state scuole che hanno contestato un preside semplicemente perché ha chiesto un po' di disciplina, di ordine e di rigore!
La scuola è allo sbando e noi stiamo introducendo misure assolutamente inutili, dal momento che erano già previste.
Come ho già detto ieri, questo modo di procedere deve essere stigmatizzato. Concludo preannunciando che voteremo a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per sostenere l'emendamento in esame, perché ormai credo che tutta l'Assemblea abbia capito che non si fa altro che gettare fumo negli occhi degli italiani. Si dice di voler fare grandi riforme, ma abbiamo purtroppo assistito al fatto che esse sono partite dal tetto, anziché dalla base.
Se vogliamo rinnovare la scuola italiana, come è stato detto a più riprese, dobbiamo partire proprio dalla scuola primaria. Se questo Governo, che afferma di voler garantire e tutelare i deboli, i bambini e le famiglie, non pensa di stanziare finanziamenti consistenti per la scuola primaria, ciò significa che tutto ciò che viene professato non è altro che fumo negli occhi, come dicevo prima.
Si vuole soltanto andare avanti con la tutela degli ospiti, che sono arrivati in Italia, ma non si pensa ai nostri bambini e alle nostre famiglie, che vengono invece lasciati in una situazione che li costringerà ad essere il fanalino di coda nello scenario europeo e internazionale, proprio perché a parole si dice di voler fare le riforme, di introdurre il tempo pieno, ma in realtà si riduce l'organico degli insegnanti e, soprattutto, non vengono effettuati gli stanziamenti necessari.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 443
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 241).
Prendo atto che il deputato Tolotti ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario e che la deputata Germontani ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, a questo punto mi piacerebbe che il Ministro Fioroni intervenisse, perché ho posto una questione molto seria, però vedo che il Ministro Fioroni si fa scivolare tutto.Pag. 8Ho posto una questione relativa alla contraddizione che esiste tra le disposizioni che stiamo approvando - anzi che in parte sono già stato approvate - con riferimento al modulo didattico a tempo pieno e le scelte che dovranno essere effettuate nella prossima legge finanziaria, che, come si dice nel Quaderno bianco, sono di medio e lungo termine.
Quindi, qualche altro dato può forse servire all'Assemblea per comprendere come siamo messi. Il Quaderno bianco, di fatto, ha raccolto e ribadito dati, numeri e allarmi, che nell'ultimo ventennio sono stati segnalati dagli studiosi, dagli esperti e dal personale della scuola più attento alle dinamiche di sistema. La sinistra, che ora governa, li ha sempre considerati, almeno all'epoca del Ministro Moratti e, soprattutto, del Governo Berlusconi, «sterco del diavolo», prodotti di una mentalità liberista, privatista e aziendalista.
Ora lo sterco, toccato dal re Mida, che non so se in questo caso possa essere il Ministro Fioroni (valutate voi!), con la sinistra al Governo si è trasformato in oro. Questi dati cominciano ad essere presi sul serio dall'economia, dal dottor Barca, dai capi dei dipartimenti del Ministero della pubblica istruzione e dal Viceministro Bastico, che ci hanno tenuti impegnati quattro o cinque ore con tutti questi dati e la presentazione di questo studio.
Sono molto d'accordo con ciò che essi hanno qui riportato e scritto.
Il punto di paragone, naturalmente, è l'Europa: riassumo per voi, perché mi pare di aver capito che vogliate ignorare questi studi. Allora opero una sintesi per voi, mi faccio parte diligente rispetto al Parlamento. Nello studio si fa riferimento ad un ritardo storico nel numero di diplomati - anche se siamo in fase di recupero - e di bassa, scarsissima quantità di competenze degli studenti, nonostante il numero più alto di ore scolastiche del mondo. In altre parole, i nostri ragazzi rimangono a scuola più di tutti gli altri studenti del mondo, ma sono coloro che, alla fine, imparano e sanno meno.
Si fa riferimento ancora ad un grave divario territoriale e per tipologia di scuola. Lo afferma il Quaderno bianco, ma quando lo abbiamo sostenuto noi ci avete chiesto di tacere.
La scuola del sud è in caduta libera, lo si afferma chiaramente in questo studio; quando lo abbiamo denunciato noi, siamo stati «linciati» sulla pubblica piazza.
Si menziona anche l'iniquità sociale. In pratica, la scuola italiana non garantisce più mobilità sociale, quindi l'immobilismo domina, nonostante le vantate virtù del modello centralistico e statalistico.
Veniamo ora al punto dolens, perché dobbiamo imparare a fare i conti con tale aspetto: la spesa per l'istruzione non è inferiore a quella di altri Paesi, ma solo il 5,6 per cento è in conto capitale, mentre la media OCSE è di 6,7 per cento, quella della Finlandia è del 10,4 per cento - Presidente Folena, siamo andati in missione in Finlandia e lo abbiamo verificato anche noi - e, naturalmente, vi è anche la questione legata ai docenti, che non dispongono di una carriera, non vengono valutati, e così via.
Ritorno sul tema affrontato questa mattina: il numero degli insegnanti rispetto agli studenti è il più alto dell'area OCSE e non è stato mai ridotto, nonostante i «tagli», perché - come la viceministro Bastico ha spiegato molto bene in occasione della presentazione del rapporto - si è agito sempre con misure emergenziali.
Abbiamo bisogno di operare «tagli» organici, che hanno a che fare con il modello-scuola: guarda caso, è ciò che contemplava la proposta della riforma Moratti. Ma parleremo di questo nella «prossima puntata».
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 439
Astenuti 4
Maggioranza 220
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 237).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, riprendiamo la lettura del Quaderno bianco, perché per fare opposizione bisogna conoscere bene anche le tesi di chi governa e, se si ha la forza di contraddirle, bisogna intervenire; diversamente è preferibile urlare o tacere.
Preferisco appartenere alla prima categoria: parlo, perché voglio esprimere le mie ragioni e voglio dimostrare all'Assemblea che, in fondo, non abbiamo presentato, nella scorsa legislatura, il «disastro» per la scuola italiana; abbiamo varato una riforma organica, esattamente come oggi chiede il Ministro dell'economia e, poiché la premessa è firmata anche dal Ministro Fioroni, devo concludere che i ministri Fioroni e Padoa Schioppa chiedono al Parlamento e al Paese di «porre mano» alla scuola italiana, per trovare soluzioni.
Allora, a proposito degli orari, leggo dal documento che circa metà della maggiore spesa per studente è legata al fatto che ogni alunno italiano trascorre in aula un numero di ore ben maggiore di quelle di un suo collega di altri Paesi (circa 944 ore l'anno sull'intero ciclo di istruzione, contro una media OCSE di 855 ore e, nei casi estremamente più bassi di Svezia e Finlandia, appena 740 ore) e costa di più.
Vediamo ora i risultati: la lezione di questi dati è semplice (lo ripeto, si tratta sempre di dati tratti dal Quaderno bianco).
«I peggiori risultati italiani in termini di competenze» - si afferma nel Quaderno bianco - «non si associano ad una minore spesa, anzi questa è maggiore che altrove sia per studente sia per ore di lezione. Esiste, dunque, un evidente problema di allocazione delle risorse finanziarie e comunque di bassa produttività». Se così stanno le cose il Quaderno bianco punta l'indice sul numero degli insegnanti e, infatti, vi si legge: «L'elemento dominante della maggiore spesa pubblica per studente della scuola italiana si conferma dunque il rapporto insegnanti-studenti. Sul rapporto insegnanti-studenti si riflettono sia previsioni normative» - la responsabilità è naturalmente delle leggi - «(relative all'impegno orario in aula degli studenti, alla dimensione massima delle classi e alle modalità di sostegno agli studenti diversamente abili), sia l'efficienza dell'organizzazione scolastica e della sua rete. Per esaminare l'evoluzione è, innanzitutto, necessario un chiarimento relativo all'universo degli insegnanti cui ci si riferisce. Se consideriamo tutti gli ordini e tutti i soggetti che sono retribuiti in qualità di insegnanti si arriva a un numero totale» - lei, Ministro Fioroni, lo conosce bene - «di circa 890 mila soggetti, che corrisponde ad un rapporto insegnanti per cento studenti di circa 11,48».
All'interno di questa forbice, vi sono alcune categorie di insegnanti, che non sono presenti in altre scuole ma solamente nella nostra, delle quali ci vantiamo, come, ad esempio, gli insegnanti di sostegno. Evidentemente, ciò fa alzare la percentuale del rapporto insegnanti-studenti. A tale riguardo, il Quaderno bianco sull'istruzione recita: «Con queste precisazioni e limiti e limitando il confronto internazionale ai valori raccolti dall'OCSE, l'Italia mostra un valore del rapporto insegnanti per cento studenti del 20 per cento superiore alla media: 9,1 insegnanti. La differenza è assai più marcata nella primaria». Tutto ciò non lo affermava il Governo Berlusconi e, quindi, il Ministro Moratti, né tantomeno la Democrazia Cristiana negli anni Novanta. Il modello di due insegnanti per classe non era possibile negli anni Novanta; era una sperimentazione degli anni Settanta, quando nelle scuole elementari vi era un solo insegnante: la famosa maestra di scuola elementare. Oggi quel modello deve fare i conti con tutte queste altre presenze necessarie e previste da leggi.Pag. 10
Alla luce di tutto ciò, quello che stiamo per votare, e che la maggioranza ha sostenuto, è una norma che non potrà trovare attuazione e che, soprattutto, non potrà essere attuata neanche da questo Governo. Noi ringraziamo il Governo per aver effettuato questo studio lucido, trasparente, che sostituisce, almeno nelle intenzioni, ad una logica emergenziale una programmazione di interventi.
Signor Ministro Fioroni, mi aspetto da lei un intervento prima della fine dell'esame delle proposte emendative riferite al comma 1 dell'articolo 1. Signor Ministro, lei ci deve spiegare la posizione del Governo e se valgono ancora le parole che lei ha pronunciato all'antico acquario di Roma o se vale il suo tacito consenso che ha espresso questa mattina rispetto a questo modello.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.53, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 442
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 238).
Prendo atto che il deputato Borghesi non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto contrario. Le Commissioni avevano chiesto l'accantonamento degli emendamenti De Simone 1.29 e 1.75...
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, confermo le richieste di accantonamento dell'esame degli emendamenti da De Simone 1.29 sino all'emendamento 1.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) allo scopo di svolgere un ulteriore approfondimento sugli stessi.
PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame degli emendamenti De Simone 1.29, Aprea 1.54, De Simone 1.75 e 1.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento) deve intendersi accantonato.
Passiamo, allora, alla votazione dell'emendamento Goisis 1.71.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, con l'emendamento in esame intendiamo sostenere le istituzioni scolastiche che presentano esigenze particolari, determinate dalla presenza di classi con alunni disabili, anche attraverso lo svolgimento delle attività didattiche integrative in rete.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,30)
PAOLA GOISIS. Si tratta di quel famoso discorso delle cosiddette tre «i». Discorso che invece l'attuale Governo vuole eliminare, relegando la scuola italiana a modelli scolastici regressivi. In realtà, eliminando tale impostazione, il Ministro e il Governo demonizzano le tre «i» convinti che i principi innovativi e sperimentali di livello europeo, attuati dal Governo precedente e orientati al successo scolastico, potessero distogliere gli alunni dallo studio delle materie di base ossia la sintassi, la matematica, le scienze e quant'altro. Quest'anno, caratteristica del Ministro Fioroni è stata quella di ripristinare, già dalla scuola primaria, lo studio dell'italiano e della matematica, in altre parole delle materie fondamentali. Letta in tale maniera questa potrebbe sembrare una posizione di buon senso, ma in realtàPag. 11noi vediamo in essa qualcosa di molto più subdolo, ovverosia riscontriamo la confusione tra i livelli essenziali delle prestazioni delle scuole con gli obiettivi minimi specifici di apprendimento, mettendo appunto in pratica l'idea delle competenze di soglia da garantire a tutti i cittadini.
In parole povere, qual'è la questione? La questione è che si vuole mantenere la scuola primaria, dalla quale - ripetiamo - dovrebbe partire la riforma, in una situazione di debolezza e povertà di istruzione e formazione proprio per poter seguire quella pletora di nuovi arrivati nella scuola primaria, ovverosia i figli degli immigrati, i quali costringono i nostri bambini e i nostri figli a segnare il passo e a rallentare per permettere agli altri di progredire.
Avevamo fatto una proposta, quella delle classi di passaggio, perché noi della Lega siamo molto più solidali degli esponenti di questa sinistra, in quanto riteniamo che se si vuole l'integrazione bisogna partire dalle basi al fine di permettere ai bambini di integrarsi, partendo proprio dalla lingua italiana e senza costringere i nostri bambini a rimanere fanalino di coda.
Diceva bene prima la collega Aprea, la quale ha fatto capire bene come la nostra scuola sia diventata purtroppo esclusivamente un parcheggio. I bambini e i nostri studenti rimangono a scuola tante ore. Alla fine, però, quali sono i risultati? Sono risultati sicuramente desolanti e di insuccesso.
Il Governo vuole portare la scuola verso il successo scolastico ed eliminare la fuga dalla scuola, ma occorrono riforme vere, reali, che partano dalle fondamenta - come fa ognuno di noi quando vuole costruire una casa - e non dal tetto, come è stato fatto e dimostrato quest'anno.
Non approvando l'emendamento in esame, condanniamo la scuola italiana a rimanere, ancora e sempre, fanalino di coda. A fronte di molte esposizioni di pensiero, di idee e ideologie, poi nella realtà non si riscontra alcuna risposta. Sostanzialmente non ci vogliamo allineare ai parametri europei, anzi, al contrario, torniamo indietro, a modelli regressivi, che non costituiranno certamente un passaggio verso un futuro di successo per i nostri studenti.
Se nelle scuole ritorneranno - come stanno tornando e come permangono - ancora fenomeni di bullismo o di insegnanti che fanno di tutto anziché insegnare, non dobbiamo certo essere noi dell'opposizione a sentirci in colpa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, anch'io credo che le riflessioni della collega Goisis meritino attenzione da parte di tutta l'Assemblea e, in particolare, del Governo.
Condivido le ragioni di fondo dell'emendamento Goisis 1.71 e di quello successivo, sempre a prima firma Goisis, 1.72.
Il provvedimento in esame, a mio modo di vedere, prescinde, con un atto di presunzione intellettuale, dal voler rappresentare la realtà della scuola italiana quale oggi configurata da situazioni profondamente diverse, determinate da un calo oggettivo di preparazione e di capacità di apprendimento della popolazione scolastica e dalla presenza di una serie di nuove generazioni di studenti - mi riferisco soprattutto alla scuola primaria - di origine extracomunitaria che abbisognano di considerazioni particolari e di attenzioni privilegiate. Ciò non significa ghettizzare: anche su questo è bene che ci intendiamo. Dobbiamo distinguere la reale solidarietà, che tiene conto di dati oggettivi di partenza, da una solidarietà fittizia e intellettuale che vuole salvare a tutti i costi gli alunni in un'omologazione indistinta senza curare le deficienze e le difficoltà di apprendimento, operando così, di fatto, una massificazione che penalizza tutti.
In tale contesto non si può ignorare la situazione della scuola - le colleghe intervenute lo hanno accennato -, la difficoltà di collocare nel tempo pieno i vari insegnamenti, quella di rapportarsi conPag. 12classi numerose in presenza di un organico non sempre sufficiente anzi spesso insufficiente o il fatto che oggi la nostra scuola in buona parte è considerata come un luogo dove si può occupare un posto di lavoro piuttosto che, in realtà, come un luogo dispensatore di determinati insegnamenti, salvo le eccezioni che abbiamo presenti.
Tutte queste considerazioni, a mio modo di vedere, dovrebbero indurre il Governo a ripensare quelle parti del provvedimento che appaiono più una concessione alle istanze tradizionali dell'estrema sinistra che una seria riflessione sulla peculiarità delle nostre classi, della difficoltà e diversità dell'approccio interdisciplinare di molti bambini e studenti.
In questo senso credo che si giustifichi pienamente la necessità di fare fronte a esigenze particolari anche attraverso lo svolgimento di attività didattiche integrative in rete. Occorre qualcosa di più e di diverso che serva a integrare maggiormente. La concezione di fondo che ci vede profondamente contrapposti è su questo punto: il problema non è come raggiungere l'integrazione, come facilitare l'apprendimento o una migliore qualità dell'apprendimento delle discipline ma è il metodo con cui raggiungere tale obiettivo, liberandosi da concezioni ideologiche - me lo consentano il signor Ministro e i colleghi della maggioranza - che hanno fatto il loro tempo.
Gli emendamenti in esame, all'insegna di elementi di novità e non del recupero di una tradizione passata, che pure per certi aspetti deve essere ripensata e valorizzata, servono proprio a dare il senso di una migliore comprensione dei problemi fondamentali della società italiana.
Chiunque è stato o ha avuto contatto con le scuole e con le loro esigenze, soprattutto nelle realtà del centro-nord dove la giovane popolazione immigrata scolastica in alcune classi supera il 60 per cento o in altre viene distribuita in modo più razionale, non può non rendersi conto della drammaticità della situazione e della coesistenza di alcuni di questi bambini, incapaci non per loro colpa ovviamente, di apprendere gli elementi fondamentali che vengono loro insegnati e invece la diversità, per la preparazione culturale notevolmente diversa, di altri bambini di origine e di cultura italiana che sono molto più avanti.
Quanto detto deve indurre il Governo e la maggioranza ad un'attenta riflessione e ad un ripensamento non solo del disegno di legge in esame ma delle direttive conseguenti perché altrimenti rischiamo veramente di impoverire ulteriormente ciò che vogliamo insegnare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, forse non tutti i colleghi in Assemblea hanno in mano il testo del provvedimento e, conseguentemente, non seguono con la dovuta attenzione quello che sta avvenendo.
Stiamo discutendo su una parte del provvedimento in cui si prevede all'articolo 1, comma 1, di «sostenere la qualità del modello del tempo pieno, anche in relazione alle esigenze di sostegno ai disabili e di integrazione sociale e culturale dei minori immigrati». Cosa vuol dire sostenere la qualità del modello del tempo pieno? Quale modello? Quale tempo pieno? A che cosa ci si riferisce e di quali contenuti questo è costituito? Non si sa! Cosa vuol dire «anche in relazione alle esigenze di sostegno ai disabili»? Io sono dell'idea che i disabili debbano avere assoluta priorità, non devono cioè essere considerati un fanalino di coda che si aggiunge alle altre esigenze proprie della scuola. I disabili meritano un'attenzione particolare, dal momento che l'integrazione non è neanche una cosa così acquisita, che gli insegnanti di sostegno scarseggiano e che non si riesce a far avviare un anno scolastico con i dovuti interventi a favore di questi soggetti.
Non si può, quindi, prevedere «anche in relazione». Non solo, ma in tale previsione si fa riferimento anche all'integrazione sociale e culturale dei minori immigrati.Pag. 13Si fa cioè il solito calderone di affermazioni di principio, ma non si entra nel merito della questione; il tutto è peggiorato dalla previsione successiva dove si prevede che «il predetto piano è finanziato sulla base delle risorse definite in sede di intesa con la Conferenza unificata nell'ambito delle esistenti disponibilità di bilancio», quindi zero.
Si prevedono, quindi, interventi che non si finanziano e si rimane con l'organico precedente. Sono, quindi, formulazioni che non meritano la nostra considerazione e la nostra fiducia, perché tutto è molto generico, sulla pelle - ripeto - di soggetti deboli quali sono i disabili e gli immigrati. Sosterremo questo emendamento, sperando di migliorare il testo del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, anche il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore di questo emendamento.
La nostra preoccupazione va oltre tutte le contestazioni che abbiamo fatto sul metodo e sulle formalità, riguardando gli aspetti tecnici e il merito del provvedimento. In particolare, ci chiediamo quale sia la capacità di insegnamento e di apprendimento, soprattutto degli scolari delle scuole elementari.
Abbiamo sentito parlare di nuova organizzazione e di reintroduzione dell'insegnamento della grammatica nella scuola. Siamo sicuramente d'accordo sul fatto che senza l'insegnamento della lingua italiana non sia possibile alcun tipo di integrazione e, soprattutto, non sia possibile, per gli alunni delle scuole primarie, una continuazione didattica che li porti ad avere un bagaglio culturale che consenta loro di inserirsi nella nostra società.
Siamo anche preoccupati per una frammentazione del sapere che è propria di questa scuola, che vede la separazione in mille educazioni, senza dare importanza a quelle che sono le basi fondamentali della nostra cultura. Ritengo che si tratti di un aspetto importante. Mi chiedo, però, con questi tagli di organico, con queste poche risorse, come sia possibile, con la strutturazione che propone questo provvedimento, riuscire a mettere in pratica le belle parole che il Ministro Fioroni ha pronunciato all'inizio di questo anno scolastico. È facile nel libro dei sogni dire che si ha intenzione di riprodurre e di reintrodurre le regole grammaticali, ma poi vediamo, nella quotidianità didattica, che gli studenti incontrano grandi difficoltà e, soprattutto, che i docenti spesso non riescono a cogliere il rapporto fondamentale fra discente e docente.
L'approvazione di questo emendamento sarebbe un piccolo passo verso quel livello di qualità della scuola che tutti vorremmo fosse raggiunto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Germanà. Ne ha facoltà.
BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, prendo la parola intanto per aggiungere la mia firma all'emendamento in esame, che condivido, quindi per ricordare al Ministro che, insieme ad altri sessantasette parlamentari, ho presentato un atto di sindacato ispettivo a tal proposito.
Ad ogni modo, torneremo sull'argomento perché è stato presentato anche un ordine del giorno, che spero venga approvato dall'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.71, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 447
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 229).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 1.72.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, con l'emendamento precedente abbiamo insistito sulla questione di una scuola di qualità, che prevedesse anche una ricchezza di proposte formative e di offerta formativa, ossia che non tendesse a cancellare la questione delle famose tre «i», che fanno riferimento a materie importanti quali l'inglese, l'informatica (nell'emendamento si parlava proprio di tale materia) e l'impresa.
Con l'emendamento in esame insistiamo, invece, in modo particolare sulla questione degli alunni disabili. Vediamo all'interno delle nostre scuole quanta difficoltà vi sia a mantenere le promesse fatte: mi riferisco alla promessa di considerare tutti gli italiani e tutti i cittadini alla stessa stregua, di dare a tutti gli stessi diritti, di permettere a tutti di avere le stesse opportunità. Con questo decreto-legge, ancora una volta le promesse fatte non vengono mantenute; anzi, assistiamo ancora una volta alla penalizzazione dei nostri cittadini.
I nostri cittadini disabili vengono messi in coda sul piano dei loro diritti rispetto a quelli che vengono definiti i diritti degli extracomunitari. Per questi ultimi si trovano i fondi e i finanziamenti, si muovono associazioni, Caritas e via dicendo; invece, quando si tratta dei disabili vengono operati tagli, tagli e tagli!
Vorrei menzionare la circolare ministeriale del 13 febbraio 2007, n. 19, con la quale è stato trasmesso alle scuole lo schema di decreto interministeriale relativo alla determinazione degli organici. Tale decreto in pratica impone una riduzione dell'organico, come già abbiamo avuto modo di dire, di 14.179 unità. Ciò significa che i nostri bambini e ragazzi disabili, in questo caso i bambini della scuola primaria, non avranno assolutamente la possibilità di essere assistiti, non godranno degli stessi diritti non soltanto degli altri cittadini, padani o italiani, ma soprattutto degli altri ospiti giunti nel nostro Paese, che abbiamo accolto e ai quali, lo ripeto, vengono riconosciuti tutti i diritti, tanto da porre in una posizione penalizzante i nostri bambini.
In questo modo saremo costretti a bruciare le compresenze e i bambini disabili saranno costretti a stare seduti nelle loro carrozzelle oppure a guardare senza la possibilità di partecipare di conseguire un successo scolastico.
Vorrei denunciare fortemente e apertamente questo Governo e questa sinistra, che parlano di diritti dei disabili e di tutti i cittadini, perché in realtà i nostri cittadini sono di serie B, sono penalizzati, come sempre, come ad esempio quando si tratta di assegnare le case o di fornire l'assistenza sanitaria e sono sempre messi in coda!
Noi della Lega Nord Padania non possiamo accettare una posizione di questo tipo. Queste sono le ragioni per le quali abbiamo presentato questo emendamento e chiediamo a tutta l'Assemblea - se i deputati della sinistra, tornando ai loro paesi, non vorranno arrossire di fronte ai disabili e alle loro famiglie per non doversi nascondere o sotterrare - di votare a favore di questo emendamento. Sono qui a vedere quel che accadrà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, siamo all'ultima battuta del primo comma ed ecco un altro colpo di scena nel terzo atto della «commedia Fioroni». Abbiamo infatti scoperto - lo avevo in realtà intuito già la mattina della presentazione del famoso Quaderno bianco della scuola - che il ministro Fioroni, che, come sapete, non è senz'altro un federalista (haPag. 15dichiarato di rispettare la Costituzione - ci mancherebbe, da parte di un Ministro della Repubblica! - ma di non condividere l'organizzazione federalista della Repubblica), ha improvvisamente scoperto il fascino delle regioni. Provate a immaginare per quale ragione.
In altri termini, dal momento che non avrà più i finanziamenti necessari per sostenere la grande barca dell'istruzione, improvvisamente il Ministro ha tirato fuori dal cappello l'aiuto delle regioni. Il piano in questo senso, che ci sarà molto più chiaro con la presentazione della legge finanziaria, comincia qui a prendere corpo: con quest'ultimo periodo del primo comma, infatti, si afferma che, ove non arrivasse lo Stato, arriveranno comunque le regioni, le province ed i comuni. Di conseguenza, cara onorevole De Simone, è a regioni, province e comuni che è affidata, alla fine, la responsabilità di tutto: del tempo pieno, degli insegnanti di sostegno, dell'organizzazione di tempo lungo. Insomma, il ministro Fioroni si trasforma praticamente in Ponzio Pilato: si rende conto che quel che ha scritto nei primi tre periodi non potrà essere sostenuto dal bilancio statale e dalle casse dell'istruzione ed afferma di stare comunque tranquilli perché, dove non arriverà lui, arriverà la Conferenza unificata.
Peccato, però, che ancora una volta questo periodo è stato scritto senza finanziamenti e senza aver avvisato le regioni. Per questa ragione, la coordinatrice degli assessori regionali, onorevole Silvia Costa, validissima ed autorevole esponente del centrosinistra, ha subito chiesto: «Di cosa stiamo parlando? Senza i finanziamenti, come vogliamo attuare il piano triennale?»
Qui si parla dunque... Beato lei che ride, ministro Fioroni!
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. L'ironia è una delle qualità della vita.
VALENTINA APREA. Qui si parla dunque, dicevo, di un piano triennale che viene fatto approvare dal Parlamento, ma che lei solo ha in testa: esso non è stato concordato con le regioni e, soprattutto, non ne è stata prevista la copertura finanziaria. Ha, infatti, ragione il Presidente della Commissione bilancio che va avanti e indietro dal proprio banco a quello del Governo: neanche questo piano triennale è coperto finanziariamente.
E allora, stiamo parlando di buone intenzioni? Ma quando mai le leggi hanno riguardato le buone intenzioni? Si scomoda un Parlamento per le buone intenzioni? Per le buone intenzioni ci sono le chiese!
Abbiamo, dunque, il problema di capire come saranno finanziati i servizi che vengono qui elencati. Fra l'altro, signor Ministro, vi sono competenze molto serie che fanno capo alle regioni e agli enti locali in materia di prosecuzione del tempo a scuola: e le conosce bene l'onorevole Alba Sasso, relatrice del provvedimento, autorevole esponente della Commissione e persona di scuola. Ma non si può richiamare gli enti locali alla responsabilità di coprire quel che, invece, è in capo allo Stato.
È vero che nel Sud mancano le mense e difettano le scuole (e rimando, ancora una volta, al Quaderno bianco sull'istruzione, poiché la situazione dell'edilizia scolastica è purtroppo, come abbiamo verificato anche noi quando eravamo al Governo, il vero buco nero della scuola italiana), ma ciò non può giustificare la scelta compiuta dal Governo e dalla maggioranza di dettare una norma senza copertura finanziaria. Chiedo agli uffici come sia stato possibile predisporre un piano triennale che non ha copertura finanziaria.
Il Ministro prevede la definizione di un piano triennale d'intesa con la Conferenza unificata e noi votiamo. Bravo, signor Ministro, ma dove sono soldi?
Sì può concordare al massimo sul principio che, in base alla legislazione concorrente, anche gli enti locali facciano la loro parte, ma non si può essere d'accordo su una programmazione che non sia coperta finanziariamente.Pag. 16
Chiedo al Ministro, ancora una volta, di intervenire e di rispondere a tutte le questioni che abbiamo sollevato dai banchi dell'opposizione.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, voglio dire in maniera molto pacata che da stamani stiamo assistendo a tutta una serie di appelli - da parte dell'opposizione e di chi sta seguendo il provvedimento - al Ministro, che ringrazio per essere presente sin dalle prime ore di questa mattina (evidentemente si tratta di un provvedimento importante).
Sino ad ora però - e lo dico per il buon andamento dei lavori ed il rapporto che comunque, al di là delle contrapposizioni nel merito, si è creato sul provvedimento in esame - non vedo per quale motivo il Ministro Fioroni - o chi per lui gli siede a fianco - non dica una sola parola e non batta un colpo su questo provvedimento.
Da questa mattina si susseguono appelli, specialmente su questo punto che rappresenta un po' il cuore del provvedimento, ma continuo a vedere il Ministro Fioroni che sorride e cerca di rispondere sottovoce a chi in quel momento gli rivolge la domanda, nient'altro!
Se, come qualcuno ha detto, mettesse da parte il suo interesse per il Partito democratico, potrebbe dare una risposta a chi gliela chiede in quest'aula: è lui il Ministro, è presente ed è tenuto a farlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto del suo sollecito, deputato Leone, ma come lei sa non ha potere in merito. Valuterà il Ministro se e quando intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor Ministro, noi ci uniamo certamente alla sollecitazione del collega Leone, anche perché il provvedimento in esame - in particolare il piano triennale di intervento previsto dal comma in discussione - modifica fortemente la programmazione dell'offerta formativa così come era precedentemente in vigore.
Abbiamo già detto - e lo ribadiamo con forza - che la proposta del tempo pieno è meno rispettosa dell'autonomia scolastica e della libertà di scelta delle famiglie.
In questo contesto, credo che un suo intervento chiarificatore sull'articolato al nostro esame sarebbe proprio un elemento doveroso dal nostro punto di vista per il Parlamento, per recuperare tutto quel cammino e quel processo che da anni va avanti - vorrei dire in modo bipartisan - sulla scuola (tutti i Governi dell'ultimo decennio si sono, infatti, occupati di riformare la scuola in ordine al tema della sua autonomia e della libertà di scelta delle famiglie).
L'emendamento Goisis 1.72, che sottoscrivo con grande forza e passione, cita un elemento assolutamente necessario per la nostra scuola, ossia il tema dell'integrazione dei disabili e dell'esigenza di prestare sempre una costante attenzione all'inserimento ed all'integrazione degli stessi.
Mi domando allora, nel momento in cui si stabiliscono dei criteri, perché non ribadire la scelta civile di priorità e la proposta premiale per quegli istituti scolastici che pongono grande attenzione all'inserimento?
Lei certamente, signor Ministro, ha visitato le scuole. Noi le abbiamo visitate anche in passato e le viviamo come genitori. Tale attenzione, tale effetto premiale costituirebbe un incentivo forte perché vi sia una sensibilità e una crescita di civiltà rispetto alla opportunità che viene data ai nostri ragazzi meno fortunati, a quelli diversamente abili.
Pertanto, in questo senso, credo che dobbiamo ripristinare un'attenzione, dobbiamo soprattutto guardare alla famiglia dei portatori di handicap, saper ascoltare e interpretare queste esigenze. E dobbiamoPag. 17fare ciò nel momento in cui adottiamo il piano e la programmazione dell'offerta formativa. Per questo la proposta emendativa in esame si pone assolutamente in una linea di sensibilità e di attenzione, che l'attuale Parlamento ha sempre prestato. Non vorrei, quindi, che rinnovando e rimodulando la programmazione dell'offerta formativa facessimo venir meno una maggiore tutela per chi ne ha più diritto.
Per tali ragioni, signor Ministro, la vorremmo ascoltare e certamente noi voteremo a favore dell'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo esprimendo un giudizio favorevole anche sull'emendamento in esame. In riferimento a quello che ho sostenuto nell'intervento precedente, credo che sia importante precisare e riflettere sul concetto di disabilità, nel senso che molto spesso si concentra l'attenzione su una valutazione dei casi più gravi, mentre nelle scuole siamo in presenza di una estensione, purtroppo, di difficoltà di apprendimento collegate a situazioni familiari e logistiche di vario tipo.
A fronte di tale problema mi pare che il provvedimento in esame, generalizzando e accomunando in un'unica decisione situazioni profondamente diverse, rischi di fatto di provocare danni evidenti soprattutto alle persone, non a coloro che si trovano nelle situazioni più gravi, ma anche a quelli che, non curati e non seguiti attentamente, possono vedere deteriorata la loro situazione scolastica proprio per carenza di attenzione da parte del personale preposto.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole.
FABIO GARAGNANI. Mi pare importante che l'emendamento in esame accentui tale punto, perché ciò è necessario proprio per diversificare e qualificare l'attenzione degli organi preposti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, sull'emendamento in esame, come su quelli successivi, vi è il problema della copertura finanziaria. È già stato detto che si farà riferimento al piano triennale, ma ciò non è possibile. Dal punto di vista formale, se si voleva inserire tale principio, il Governo avrebbe dovuto presentare e proporre al Parlamento una mozione. Non si approva una legge in cui si stabilisce «faremo, vedremo» e poi non vi è uno «straccio» di copertura.
Attualmente, per l'assistenza all'handicap - ma lo stesso discorso vale per l'insegnamento della lingua ai minori stranieri - le istituzioni scolastiche dispongono di un budget limitato, poi chiedono ...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MASSIMO GARAVAGLIA. Mi scusi, signor Presidente: posso parlare a nome del gruppo?
PRESIDENTE. Ha già parlato la deputata Goisis.
MASSIMO GARAVAGLIA. Allora mi avvio a concludere e interverrò in seguito. In buona sostanza, non vi è copertura finanziaria perché già da ora i comuni pagano la differenza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.72, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 240).
L'emendamento De Simone 1.76 è assorbito dall'approvazione dell'emendamento 1.300 (Nuova formulazione) del Governo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, credo che forse il Ministro Fioroni stia anche andando via dall'aula. Abbiamo dovuto registrare un silenzio assordante, che sicuramente non ci conforta né rispetto al comma che abbiamo approvato precedentemente né rispetto a tutto il provvedimento.
Probabilmente abbiamo messo in difficoltà il Ministro Fioroni, ma siccome egli è abituato a parlare (anche molto) ai giornali e alle televisioni, magari sapremo cosa ne pensa fino in fondo seguendo le sue dichiarazioni.
Adesso si volta pagina perché, come ho avuto modo di denunciare fin dalla discussione generale, ogni comma del provvedimento al nostro esame tratta di una materia differente. Il comma 2, in particolare, riguarda i privatisti. Voglio subito dichiarare che sia Forza Italia, sia il Governo Berlusconi, sia lo stesso Ministro Moratti, hanno combattuto e combatteranno sempre i diplomifici, che costituiscono un fenomeno aberrante, che consente di comprare i titoli di studio nel nostro Paese e che chiuderebbero tutti se solo avessimo la forza di abolire il valore legale del titolo di studio (ma di questo non si parla mai, se non a livello accademico o da parte degli opinionisti sui giornali).
Stiamo dunque parlando dei privatisti, cioè di coloro i quali chiedono di accedere agli esami di idoneità per poter poi sostenere l'esame di Stato. Premesso che siamo contrari ai diplomifici e che abbiamo promosso azioni per ridurre e prevenire tale fenomeno, aggiungo che, nel momento presente, chiediamo la soppressione del comma 2 dell'articolo 1 del provvedimento in esame, perché non crediamo si possa trattare una questione così delicata in un decreto omnibus, né in modo autoritario. Dopo esserci occupati delle classi a tempo pieno della scuola elementare, ora ci dobbiamo occupare di come devono essere presentate le domande degli studenti che chiedono di accedere agli esami di idoneità.
Tale dibattito comporterebbe ben altra attenzione e soprattutto una collocazione diversa, come peraltro è già avvenuto quando abbiamo trattato degli esami di Stato, delle valutazioni, degli apprendimenti, e come avverrà quando discuteremo la verifica dei debiti. Si tratta, insomma, di tutt'altra materia.
Sottolineo che non siamo d'accordo su una scelta molto particolare - dal nostro punto di vista molto grave - che ha compiuto il Ministro affermando che, nel rispetto della parità tra scuole statali e non statali, se ne scelgono soltanto alcune da proteggere, fornendo ad esse finanziamenti e chiedendo di costituire le classi complete. Potete immaginare di quali scuole si stia parlando: quelle che hanno un'utenza privilegiata, perché sono scuole privilegiate scelte dalle famiglie benestanti del Paese. Tutte le altre, come si dice a Napoli, hann'a murì: devono morire, in lingua italiana.
Pertanto, neanche questa può essere una scelta a favore della libera educazione e della libera scuola in un libero Stato. Gli esami devono essere severi e trasparenti sia nella scuola pubblica sia in quella paritaria, ma non si deve affermare che la scuola pubblica garantisce, mentre quella paritaria, se non confessionale, non è la scuola che garantisce.
PRESIDENTE. Deve concludere.
VALENTINA APREA. Francamente, ci sembra eccessivo.
Pag. 19PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che il gruppo dell'UDC si asterrà nella votazione sull'emendamento in esame, in quanto concordo con la collega Aprea quando parla di decreto-omnibus. Non siamo d'accordo nel metodo, oltre che nel merito, come ho detto anche nella discussione sulle linee generali.
È molto discutibile il metodo di «infilare» in un decreto-legge una notevole quantità di argomenti, completamente diversi tra loro. Il decreto-legge in esame contiene dunque molte materie diverse, tanto importanti, quanto trattate con leggerezza.
Tuttavia, il comma 2 riguarda i privatisti e - se mi posso esprimere con un linguaggio semplice - rappresenta un giro di vite nei loro confronti. È una regola che viene data ai cosiddetti diplomifici e ai privatisti che cercano in tutti i modi dei sotterfugi molto discutibili per poter superare gli esami e proseguire nella carriera scolastica. Quindi, vogliamo dare un segnale che tale argomento ci interessa molto, non vogliamo sopprimere il comma in esame, ma modificarlo. Pertanto, voteremo favorevolmente su tutte le successive proposte emendative al riguardo della collega Aprea. Vogliamo, però, precisare che un segnale di serietà e di impegno sulla questione dei privatisti è necessario, pur ribadendo che il metodo non ci trova d'accordo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che anche il gruppo di Alleanza Nazionale si asterrà sulla proposta emendativa in esame, in quanto introduce norme più rigorose per l'individuazione della sede d'esame degli studenti privatisti e, pur concordando con le argomentazioni di chi osserva che il presente decreto-legge contiene materie disomogenee tra loro (abbiamo già ripetuto più volte che si tratta di un decreto-legge omnibus), ci sembra importante dare un segnale di serietà. Non possiamo quindi votare a favore, in quanto il gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato una specifica proposta emendativa sul punto e la proposta soppressiva non ci vede concordi, proprio perché riteniamo che tale linea di serietà debba rappresentare l'inizio di una piccola grande rivoluzione della scuola, per quanto riguarda il merito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, leggendo il comma in esame, è chiaro che chiunque sia nella scuola dovrebbe esprimere un parere positivo. Da anni assistiamo al fenomeno di diversi privatisti che vengono a sostenere gli esami nelle nostre scuole. Debbo dire chiaramente, per esempio, che diversi calciatori, di cui non faccio il nome, sono venuti nella mia scuola a sostenere l'esame di maturità.
VALENTINA APREA. Di' che è scuola di Stato, la tua...
PAOLA GOISIS. La mia è scuola di Stato, non scuola privata. È chiaro che è necessario andare contro l'aberrante anomalia di tali studenti, che, non avendo voglia o non riuscendo a sostenere gli esami e gli studi, vanno poi nei cosiddetti diplomifici. Questa, purtroppo, è una realtà. Dopodiché, però, vengono a sostenere gli esami nelle scuole statali, nelle quali tante volte purtroppo sappiamo come vanno le cose.
Debbo aggiungere un'osservazione molto importante. In primo luogo, la maggior parte di questi diplomifici non risiede in Padania, ma al Sud. In secondo luogo, vedo un grave pericolo, perché tante volte le cose sembrano chiare e alla luce del sole, ma, esaminandole in modo approfondito, si capisce che c'è dell'altro. A mio avviso, il comma in esame non è diretto a lottare contro i cosiddetti diplomificiPag. 20in genere, bensì soprattutto contro le scuole paritarie cattoliche, operanti in modo particolare nel Nord d'Italia, che hanno svolto in questi anni una funzione importantissima e di civiltà, sostituendo lo Stato inadempiente.
Infatti, la maggior parte della fuga dalle scuole non avviene al nord, ma al sud, perché al nord vi sono le scuole cattoliche, che raccolgono i ragazzi e si prendono cura degli studenti con amore, vera solidarietà e abnegazione; danno loro la possibilità di trovare poi uno sbocco, di conseguire un diploma per poter svolgere, nel loro futuro, attività valide e legittime, e certamente li sottraggono anche alle tentazioni della delinquenza, della droga, e alle altre che derivano dalla frequentazione di ambienti quali le strade e i marciapiedi.
Per tale motivo, noi della Lega Nord consideriamo il comma che l'emendamento in esame intende sopprimere un altro tassello dell'attacco durissimo che, purtroppo, questa sinistra sta conducendo contro la nostra cultura occidentale, la cultura del nord e quella cattolica. Pertanto, non vogliamo che, approvando il comma proposto dal Governo, in realtà si vada contro le scuole cattoliche e, una volta di più, si vada contro il nord e la cultura occidentale. Purtroppo, assistiamo al fatto che si accetta che gli islamici costituiscano le scuole coraniche e che, addirittura, si diffondano nelle nostre scuole i principi dell'islamismo o dell'ateismo, andando a intaccare il fulcro della nostra cultura occidentale che - l'ho già ripetuto tante volte, ma voglio ribadirlo ancora - è fondata su duemila anni di storia e di cultura cristiana (Commenti dei deputati del gruppo Comunisti Italiani). Aggiungo anche che io stessa sono stata educata e formata in una di queste scuole, e che ringrazio quelle suore che hanno saputo darmi una formazione valida...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLA GOISIS. ... che mi ha consentito di riconoscere i valori che, purtroppo, oggi si stanno allontanando dalla nostra realtà. Stiamo perdendo una generazione intera di giovani, perché purtroppo trent'anni di scuola statale di sinistra, di libri di sinistra, di ideologia di sinistra...
PRESIDENTE. Deve concludere.
PAOLA GOISIS. ...hanno tolto ai giovani quei valori che fino ad oggi erano stati il fondamento della nostra cultura e della nostra civiltà. Quindi, sull'emendamento in esame esprimeremo un voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame, che ritengo molto interessante. Vorrei chiedere, inoltre, al Ministro Fioroni e al Governo se non trovano contraddittorio che, da un lato, si tolgano i finanziamenti alla scuola paritaria cattolica, affermando che si deve privilegiare la scuola pubblica e, dall'altro, si destinino migliaia di euro - anzi, milioni di euro - alle scuole coraniche per l'insegnamento della lingua italiana. Non vi è contraddizione?
Voi siete contro la scuola cattolica, che è propria della nostra tradizione, e siete a favore delle scuole coraniche...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CESARE CAMPA. Allora, delle due l'una: cerchiamo di essere coerenti; se siete per la scuola pubblica come unico punto di riferimento non dovete attribuire finanziamenti alle scuole coraniche! Al contrario, noi siamo favorevoli alle scuole paritarie...
PRESIDENTE. Deve concludere.
CESARE CAMPA. ... che hanno saputo interpretare i sentimenti e la saggezza del nostro popolo.
Pag. 21
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 395
Astenuti 55
Maggioranza 198
Hanno votato sì 156
Hanno votato no 239).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.55, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 239).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.56, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 239).
Prendo atto che il deputato Boato ha segnalato che non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.57, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 233).
Prendo atto che i deputati Tenaglia e Grassi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Di Cagno Abbrescia ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bono 1.65.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per spiegare brevemente le ragioni di questo emendamento che il gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato, in quanto si tratta di tutelare l'omogeneità, introducendo l'individuazione dei criteri con un decreto del Ministro. Tale decreto assicurerebbe un'omogeneità sul territorio nazionale nella valutazione delle richieste avanzate dai candidati privatisti, garantendo ai candidati stessi un uniforme ed equo trattamento.
Pag. 22
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.65, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 241).
Prendo atto che il deputato Grassi ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.58, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 242).
Ricordo che l'emendamento del Governo 1.301 è stato dichiarato inammissibile.
Passiamo all'emendamento Rusconi 1.37.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dalle relatrici.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, sono disponibile a ritirare l'emendamento preannunciando però, in alternativa la presentazione di un ordine del giorno che chiarisca quanto già affermato dal Viceministro Bastico, in sede di discussione generale del provvedimento, sugli esami di Stato, quanto al ruolo pubblico di tutti i componenti le commissioni di esame che rilasciano un titolo di studio con valore legale. La disponibilità, quindi, c'è.
Colgo l'occasione per accennare brevemente a quanto ascoltato in alcuni interventi. Vorrei che tutti coloro che si occupano di scuola almeno studiassero il provvedimento. L'onorevole Aprea - che è preparata - dovrebbe fare qualche corso ai suoi colleghi del centrodestra, perché nessuno toglie finanziamenti alle scuole paritarie, anzi questi sono stati stanziati nella stessa misura dell'anno scorso, dopo che erano stati tolti dalla previsione dell'allora Ministro Tremonti sul piano triennale. Nessuno, inoltre, ha parlato di esami di Stato nelle scuole paritarie, bensì in quelle private.
Quindi, dovreste dire che volete difendere gli esami di coloro che comprano i titoli di studio - che vi hanno interpellati - perché in cinque anni con la vostra riforma i privatisti sono passati da 600 a 19 mila.
LUCA VOLONTÈ. Non è vero!
VALENTINA APREA. Non te lo permettiamo!
ANTONIO RUSCONI. Dovreste dire che difendete ciò, e vergognatevi, perché questa è la parola giusta (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo)!
PRESIDENTE. Non posso consentire ulteriori interventi, perché l'emendamento è stato testé ritirato. Gli interventi potranno essere consentiti sul successivo emendamento.
VALENTINA APREA. Signor Presidente... lo faccio mio... apriamo una discussione, andiamo a un confronto, onorevole Rusconi...
Pag. 23
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, non le ho ancora dato la parola. Le darò la parola sull'emendamento successivo. Dunque, l'emendamento Rusconi 1.37 è stato ritirato dal presentatore.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, accettiamo il confronto, abbiamo visioni diverse, questo è vero, però mai dovremmo sostenere in quest'aula che qualcuno di noi possa avere a cuore o difendere i diplomifici. I procuratori della Repubblica, infatti, sono stati interessati al riguardo dall'allora Ministro Moratti più d'una volta. Vogliamo parlare del caso Verona, del caso Roma (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale), delle «coperte» che abbiamo sollevato, di tutte le scuole che abbiamo fatto chiudere, delle ispezioni che abbiamo mandato in Campania e delle tante interrogazioni parlamentari che abbiamo presentato? Perché arrivavano atti ispettivi a difendere le scuole (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Lega Nord Padania e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
CESARE CAMPA. Vergognatevi!
VALENTINA APREA. Vogliamo parlare, onorevole Rusconi, dei finanziamenti? Credo che un'onestà intellettuale deve almeno consentire a tutti noi di guardarci negli occhi quando siamo alla Camera dei deputati e di riconoscere che ci battiamo e lavoriamo per una scuola libera, ma che sia libera anche dagli affaristi.
Non vogliamo sostenere, ripeto, chi ha usato il valore legale del titolo di studio per fare business. Caro onorevole Rusconi, noi abbiamo trovato questa situazione: è la Democrazia cristiana, che ha governato per quarant'anni, che ha insistito e ha favorito...
LUCA VOLONTÈ. Calmati, eh?
VALENTINA APREA... anche commissioni d'esame in quelle scuole, in tutti i modi (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo)! Ci battiamo da sempre per la parità, che prevede controlli rigorosi...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, permettete all'onorevole Aprea di intervenire.
VALENTINA APREA... codici deontologici, ma, sicuramente, non prevede complicità con i «diplomifici». Rimanga agli atti che Forza Italia, quando era al Governo, si è battuta con regolamenti ed atti amministrativi per chiudere i «diplomifici», e si batterà allo stesso modo per la vera ed autentica libertà di educazione, che non deve riguardare soltanto poteri forti, come i poteri ecclesiastici o altri!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, considerato che siamo stati tirati in ballo, a vergognarsi dovrebbe essere qualcun altro: coloro che si mascherano dietro la volontà e le parole e che affermano di voler migliorare questa scuola! Con la vostra ideologia, invece, avete distrutto la scuola per trent'anni e adesso state tentando di dare il colpo finale!
In realtà, non vi interessano i «diplomifici», perché, in un modo o nell'altro, dal Po in giù riuscirete comunque a mantenerli in piedi. Volete eliminare le scuole cattoliche, che sono la base, ripeto, della nostra cultura e della nostra civiltà (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani). È inutile che facciate i versi: mostrate solo quanto siete ignoranti!
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, per favore..
Pag. 24PAOLA GOISIS. La scuola cattolica è quella che difende e ha difeso i nostri valori e la nostra cultura. Voi la volete abbattere...
ANTONELLO FALOMI. Che sta dicendo!
PAOLA GOISIS... per lasciare spazio a tutti gli altri tipi di cultura che avanzano e che porteranno alla distruzione della nostra società. Combatteremo fino alla fine contro questo vostro tentativo. Se parlate così, ignorate la realtà delle scuole cattoliche! O non ci avete mai lavorato, o non ci siete mai entrati (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani)!
Non voglio arrivare a sostenere - ma la tentazione è grande - che non siate in buona fede, perché andare contro le scuole cattoliche e cristiane significa andare contro la nostra civiltà. Già in Europa lo avete dimostrato: non avete neanche inserito (ve ne siete vergognati) le radici cristiane nella Costituzione europea! Cosa volete di più? Ringraziamo Dio che esista la Lega Nord per difenderle (Applausi dei deputati del gruppo La Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, ai colleghi del centrosinistra - e in particolare al collega Rusconi - vorrei ricordare che i giudizi indifferenziati verso tutte le esperienze innovative nella scuola e i «diplomifici» rischiano di non tener conto di realtà particolarmente interessanti in campo educativo. I colleghi hanno già parlato dei «diplomifici», e l'onorevole Aprea ha fatto bene a ribadire l'operato del Governo precedente.
Rimane il fatto che, nel provvedimento in esame, mi sembra che non si tenga conto di alcune novità che stanno emergendo nella scuola italiana, come, ad esempio, le cooperative di genitori autogestite che rilevano scuole private e pongono in essere esperimenti didattici particolarmente significativi ed innovativi. Vogliamo accomunare queste esperienze - che, in molte realtà regionali, sono state valutate positivamente dai dirigenti scolastici regionali - con i «diplomifici»? Non credo che qui vi siano privatisti.
PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, concluda.
FABIO GARAGNANI. Concludo, Presidente. Il provvedimento rischia di generalizzare - e bene abbiamo fatto, insieme alla collega Aprea e ad altri, a proporre l'abrogazione della norma - situazioni che meritano un giudizio differenziato, perché nella realtà della scuola italiana vi sono esperienze diverse che meritano un'attenzione che, invece, il Governo non ha.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, l'onorevole Rusconi, con il suo intervento provocatorio, a mio avviso, dimostra di non aver bene inteso il senso dei nostri interventi. Alleanza Nazionale - è inutile dirlo - è contro i «diplomifici», ma è a favore della libertà della scuola. Conseguentemente, ritengo riduttivo e controproducente continuare in una sterile contrapposizione tra scuola pubblica e scuola paritaria.
Ci deve essere una competizione agonistica tra le due scuole per raggiungere l'eccellenza ed è necessario che le famiglie abbiano la libertà di scegliere dove mandare a studiare i loro figli.
Esiste la scuola cattolica, ma esistono anche scuole paritarie non cattoliche, e questo è per il bene del sistema educativo italiano. Quindi, non deve esserci una riduzione a una contrapposizione sterile, ma l'introduzione della libertà di scelta delle famiglie, per far sì che l'educazione alzi il proprio livello nel nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, mi dispiace che quando si parla di scuola, di famiglia, di educazione e di tutela della vita, anche in quest'aula si scateni un'ondata ideologica, che potrebbe avere luogo altrove, ma non qui. Non mi pare serio che si approfitti di una discussione civile e seria, che in questo momento stiamo svolgendo su contenuti e su punti di vista tutti legittimi, per fare scorribande ideologiche, che non fanno merito e non producono nulla di buono per l'Assemblea.
Vale la pena ricordare che, in Italia, le scuole paritarie sono meno del 7 per cento e che praticamente abbiamo una scuola monolitica dalle Alpi alla Sicilia, che propone e gestisce tutto, la scuola di Stato, cosa che non esiste in nessuna parte d'Europa. Chi ha paura della scuola paritaria? Sembra che qui questo discorso non si possa fare. Difendo la libertà di scelta educativa delle famiglie e ciò significa che siamo contro i «diplomifici», perché sono contro la scuola, le famiglie e gli alunni, che prima o poi pagheranno lo scotto del buonismo dei «diplomifici» e di questo modo di fare e di produrre scuola.
Collega Aprea, la Democrazia Cristiana ha fatto grandi cose positive. Capisco la foga del discorso, però è stata anche quella che ha avuto il coraggio di riforme che ci hanno portato all'avanguardia in Europa, che sono state fatte in passato da Ministri che avevano il coraggio di proporle e da un Parlamento che aveva il coraggio di approvarle. Ci hanno portato all'avanguardia in Europa, con una scuola che era modello per tutti.
Le scuole cattoliche sono state sufficientemente «massacrate» in Italia, dal momento che - lo ripeto: è una cosa che non esiste in nessuna parte d'Europa - la scuola cattolica e le scuole paritarie in generale sono un lusso, che solo i ricchi si possono permettere. Permettere a tutti di accedere alle scuole che ritengano più giuste dovrebbe essere una battaglia della sinistra.
Quindi, non mi pare che sia questo il momento e il caso di sollevare barricate. Dico «no» ai «diplomifici» e «sì» alle scuole paritarie e ad una regola certa per tutti. Cerchiamo di fare il bene della scuola.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 457
Astenuti 3
Maggioranza 229
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.59, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 466
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamentoPag. 26Poletti 1.66, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 462
Astenuti 5
Maggioranza 232
Hanno votato sì 55
Hanno votato no 407).
Prendo atto che i deputati Zanella, Poletti e Balducci hanno segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo agli identici emendamenti Osvaldo Napoli 1.64 e Satta 1.69.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Chiedo l'accantonamento degli identici emendamenti in esame, per avere modo di riflettere ulteriormente.
PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, è d'accordo sulla proposta di accantonamento formulata dal relatore?
OSVALDO NAPOLI. Va bene, signor Presidente, ma non ritiriamo l'emendamento.
PRESIDENTE. Onorevole Satta?
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, sono concorde con la richiesta di accantonamento purché si decida immediatamente, senza rinviare alla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. La Presidenza dispone, secondo la proposta avanzata dal relatore per la VII Commissione, di accantonare l'esame degli identici emendamenti Osvaldo Napoli 1.64 e Satta 1.69. Tali emendamenti saranno valutati quando il Comitato dei nove sarà in grado di farlo.
Per coerenza, onorevole relatrice, dobbiamo accantonare anche l'emendamento Aprea 1.60.
Se non vi sono obiezioni deve, pertanto, intendersi accantonato anche l'emendamento Aprea 1.60.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Schietroma 1.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schietroma. Ne ha facoltà.
GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, il presente è il primo di una serie di emendamenti soppressivi che il nostro capogruppo, l'onorevole Villetti, aveva già presentato in Commissione, con l'intento costruttivo di migliorare il testo del provvedimento in esame.
Si tratta di emendamenti di sicuro fondamento, tant'è che la collega Sasso, relatore per la VII Commissione, su alcuni di essi aveva dato in un primo tempo parere favorevole, poi vi è stato un ripensamento.
Ebbene, noi li abbiamo riproposti in Assemblea e confidiamo che il Governo voglia rivedere il suo giudizio, soprattutto sull'emendamento soppressivo che riguarda il trasferimento di insegnanti per incompatibilità ambientale.
Pertanto, voteremo a favore di tali emendamenti soppressivi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, tanto per ricontestualizzare il nostro dibattito - siccome abbiamo detto che il provvedimento in esame presenta ad ogni comma una materia diversa - avverto che siamo arrivati agli esami di terzaPag. 27media. Avete capito? Adesso dobbiamo entrare in un'altra logica e stiamo parlando di come cambiano gli esami di terza media.
L'intervento precedente del collega la dice lunga su come sia difficile anche per l'Assemblea seguire i lavori.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 12,40)
VALENTINA APREA. Comunque vengo al punto e annuncio che voteremo contro l'emendamento in esame, perché siamo d'accordo sui due commi che riguardano gli esami di terza media, in quanto richiamano, mantenendola in vita, la nostra legge di riforma.
In altre parole, vengono riproposti alcuni aspetti del decreto legislativo n. 59 del 2004, riscritti magari in modo diverso, ma la sostanza è identica, cioè si dà una rilevanza maggiore all'esame di terza media, che diventa il primo esame di Stato nel nostro ordinamento, stante il fatto che, con la riforma Moratti, l'esame di Stato di quinta elementare era stato abrogato.
Pertanto, queste forme di selezione, di ammissione agli esami e la valutazione esterna con la prova nazionale degli Invalsi rendono questo esame anche un momento formale di certificazione delle competenze, di conclusione del primo ciclo.
Quindi, riscontrando una continuità con la filosofia contenuta nei decreti attuativi della riforma Moratti - nella fattispecie del decreto legislativo n. 59 - sosteniamo queste norme, anche se rimane l'amarezza di vedere ancora una volta - osservazione che ripeteremo anche per il comma 5 - il Parlamento impegnato a tornare a legiferare su disposizioni che sono ancora in vigore.
Stiamo tornando a legiferare per la seconda volta su una norma già in vigore e si può capire, perciò, con quanta amarezza possa seguire questo dibattito ed esprimere il voto chi ha a cuore una legislazione chiara, trasparente ed efficace.
Da parte del gruppo di Forza Italia, comunque, non mancherà il voto favorevole al ripristino dell'esame per la conclusione degli studi del primo ciclo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente intervengo per annunciare il voto contrario di Alleanza Nazionale sull'emendamento Schietroma 1.16 volto a sopprimere il comma 4 che reintroduce il giudizio di idoneità all'esame di terza media, che rappresenta un passo avanti verso una giusta selezione che deve esserci in un momento così delicato come quello della conclusione del primo circolo ordinario di scuola che precede l'accesso alla seconda fase. Riteniamo che, come già avvenuto con la riforma Moratti, sia giusto ripristinare l'esame di ammissione alla terza media.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che siamo contro la soppressione di questo comma, proprio perché riteniamo che se vogliamo riformare la scuola dobbiamo partire dalla base. È necessario ridare serietà alla scuola media che, dopo quella primaria, rappresenta la scuola di partenza e dobbiamo consentire ai nostri ragazzini delle medie di affrontare gli studi con maggiore serietà e sicurezza, sapendo che dovranno affrontare il loro primo esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Schietroma 1.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 453
Astenuti 4
Maggioranza 227
Hanno votato sì 28
Hanno votato no 425).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato sì 436
Hanno votato no 20).
Prendo atto che la deputata Froner ha segnalato che non è riuscita a votare e avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Aprea 1.17, Schietroma 1.18 e Capitanio Santolini 1.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, siamo arrivati ad analizzare il servizio nazionale di valutazione e anche per tale aspetto ritengo che dovremmo renderci conto di quello che è avvenuto quest'anno, dato che già uno dei decreti legislativi attuativi della riforma Moratti (legge n. 53, del 28 marzo 2003), il decreto n. 286, del 19 novembre 2004, prevedeva l'Istituzione del servizio nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione nonché di riordino dell'omonimo istituto e così via. Cos'è avvenuto successivamente? Il ministro Fioroni, una volta insediatosi nel Dicastero di viale Trastevere, ha, di fatto, sospeso tutto quello che aveva a che fare con la cultura della valutazione, con le rilevazioni degli apprendimenti, con tutto quello che questo decreto legislativo aveva faticosamente messo in moto con grande soddisfazione e seguito nelle scuole che volevano misurarsi con l'autovalutazione e con la valutazione esterna.
Il ministro Fioroni ha sospeso le rilevazioni censuarie di tutti gli alunni, le cosiddette rilevazioni universali, per introdurre rilevazioni campionarie che stanno naturalmente facendo perdere al sistema di valutazione esterno la caratteristica di elemento di sistema dentro il sistema educativo nazionale.
Tuttavia in un secondo momento il Quaderno bianco della scuola ha restituito dignità al decreto legislativo n. 286 del 2004 dell'allora Ministro Moratti e abbiamo scoperto che, guarda caso, anche questa maggioranza intende investire molto nella valutazione. Inoltre, sempre dal Quaderno bianco leggiamo: «La maggioranza dei Paesi economicamente avanzati è dotata di sistemi nazionali di valutazione; fino ad oggi l'Italia ha fatto eccezione; la proposta del Quaderno, desunta dalle lezioni internazionali e nazionali, mira a creare una discontinuità attraverso la realizzazione graduale, ma a tappe predefinite, di un servizio la cui credibilità ed utilità, per le scuole ed insegnanti, per studenti e territori, sia rapidamente percepita». Viceministra Bastico, avreste potuto almeno citare il decreto legislativo n. 286 del 2004. Non si può correre in Parlamento solo quando se ne ha bisogno e non riconoscere le leggi già approvate! Si tratta veramente di una cattiva abitudine! Le leggi approvate dal Governo Berlusconi non hanno dignità legale, ma soprattutto non vengono mai riconosciute dal Governo Prodi. La nostra sorpresa è diventata ancora più grande quando abbiamo letto - naturalmente ve le risparmio - le pagine successive a questa premessa del Quaderno bianco sull'istruzione. Praticamente, il Ministro Fioroni e il Ministro Padoa Schioppa si impegnano, nel giro di cinque anni, a dare attuazione al decreto legislativo n. 286 del 2004 senza citarlo perché affermano: «Già a partire dal 2009, fissati dal Ministero della pubblica istruzione gli obiettivi di apprendimento e consolidatasi in un confrontoPag. 29pubblico la metodologia di misurazione, l'Invalsi dovrebbe realizzare una rilevazione censuaria annuale dei livelli di apprendimento per cinque livelli di scolarità, gli anni II, V, VIII, X e XIII del percorso scolare, e creare disciplinari di base». Insomma, si tratta della proposta Moratti. Mi chiedo perché continuiamo a farci del male, con scontri ideologici.
Avete detto tutto il male possibile della valutazione, del decreto sulla valutazione, dell'Invalsi e delle rilevazioni esterne e poi scopriamo che dal 2009 - dopo aver perso tre anni perché comunque voi vi impegnate da tale anno e rimane questo vuoto - riprenderete ad attuare quel decreto legislativo. Non si cita mai tale provvedimento e naturalmente non si riconosce il merito del Governo precedente di aver istituito per la prima volta nel nostro Paese il servizio nazionale di valutazione, ma poi si realizza esattamente quanto viene prescritto da quel decreto. Noi siamo parzialmente soddisfatti di tale recupero...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
VALENTINA APREA. Concluderò successivamente il mio intervento.
PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto tecnico industriale Guglielmo Marconi di Pontedera, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, mi sembra corretto esprimere le ragioni per cui anche noi abbiamo proposto la soppressione del comma 5 dell'articolo 1 in esame.
Si tratta dell'Invalsi, che, come sanno gli addetti ai lavori, era un ente di ricerca, un ente di diritto pubblico con autonomia amministrativa, contabile e patrimoniale, ed era, come tutti sanno, preposto al compito di alto livello di avviare un sistema di valutazione del sistema scolastico, quindi non poca cosa.
Tale sistema di valutazione era stato invocato da più parti negli anni passati, perché effettivamente si avvertiva la necessità che ci fosse un istituto terzo rispetto alla scuola, che potesse in qualche modo giudicare i percorsi e l'operato delle singole scuole, anche e soprattutto dopo che era stata varata la riforma sull'autonomia delle stesse. Si trattava, quindi, di una richiesta che veniva dal Paese, che era importante e riguardava un istituto già esistente anche nel resto dell'Europa: non era una novità assoluta né una grande scoperta, anzi noi arrivavamo per ultimi.
Nell'ultima legge finanziaria, dove, lo ricordo, è successo di tutto, in tema di scuola (ieri ho elencato tutte le incursioni che nella legge finanziaria sono state operate nel campo della scuola) ci è stato fatto il regalo di ridurre l'Invalsi ad un comitato di indirizzo, vale a dire ad una realtà molto meno significativa e molto meno importante, ridimensionandolo nel suolo ruolo e nei suoi compiti.
Il comma 5 dell'articolo 1 prevede di ridurre da otto a tre i membri di questo comitato; inoltre, si prevede anche che essi siano nominati dal Ministero della pubblica istruzione il quale fissa, con direttiva annuale, gli obiettivi della valutazione esterna condotta dal Servizio nazionale di valutazione. Viene, dunque, previsto un organismo di valutazione ridotto ai minimi termini - solo tre membri - dipendenti in tutto e per tutto dal Ministero, che ne fissa le direttive e le valutazioni annuali. Non mi pare che si tratti di una proposta seria che risponda alle richieste avanzate anni e anni fa dalle famiglie, dalle scuole, dagli addetti ai lavori, dagli insegnanti e da chi aveva a cuore il futuro della scuola. Il tutto avviene mentre i dati OCSE, pubblicati poco giorni fa, ci collocano al ventiquattresimo posto nel settore della scuola.
Abbiamo assistito a dibattiti in tema di scuola alla radio e in televisione. Conseguentemente, questa non può essere la risposta giusta perché, come dicevamo prima sui cosiddetti «diplomifici», c'è bisogno di serietà anche in ordine alla valutazione delle scuole.Pag. 30
Per tutti questi motivi è nata la nostra richiesta di sopprimere il comma 5 dell'articolo 1.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per aggiungere a ciò che hanno detto molto bene le colleghe che mi hanno preceduto, la considerazione che la soppressione del comma 5, proposta anche da me, a mio modo di vedere deve fare riferimento ad una rivisitazione completa - cosa che non è prevista in questo comma - della valutazione del ruolo degli insegnanti ed anche a una razionalizzazione della presenza dei medesimi nel mondo della scuola.
Quando si propongono alcuni obiettivi di valutazione esterna, ma mancano gli strumenti per porre in essere l'acquisizione dei dati ottenuti dal gruppo di valutazione, si pone nel nulla quanto viene detto in premessa. Il difetto di questo comma 5, dell'articolo 1, come di tutta la legislazione che stiamo esaminando, è di fissare in astratto alcuni principi anche validi, con l'obiettivo di dimenticarsi...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Garagnani.
FABIO GARAGNANI. ...di annullare quanto stabilito in precedenza, senza fare alcuna comparazione dei risultati ottenuti.
PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Garagnani.
FABIO GARAGNANI. In questo modo, si evita di tradurre in pratica i principi enunciati. Tale è il risultato che si ottiene con un comma come quello in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 1.17, Schietroma 1.18 e Capitanio Santolini 1.50, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 231).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Aprea 1.61 e Frassinetti 1.67.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, entrando nel merito della proposta del Governo, noi conosciamo la ragione di questa modifica, quindi della riduzione del numero dei membri del comitato di indirizzo: è a tutti nota perché ci è stata comunicata dal Governo ed ha a che vedere con i costi della politica e degli enti.
Questo è tanto vero che lo stesso Governo aveva proposto in sede di legge finanziaria di sostituire il vecchio comitato esistente - composto da sette membri - con un altro composto da otto membri. Lo stesso Governo, quindi, si autoemenda e lo fa nel rispetto dei costi della politica, fissando a tre il numero delle persone facenti parte di quel comitato.
Ho avuto, però, modo di evidenziare in Commissione, e lo faccio ora anche in Assemblea, al di là di alcune nostre osservazioni che sono state accolte - la relatrice, l'onorevole Sasso, è d'accordo sull'ampliamento della previsione in tema di qualità che devono possedere questi membri del comitato - un'altra questione.
Con il cosiddetto decreto legislativo Moratti n. 286 del 2004 avevamo previsto in seno all'Invalsi anche una rappresentanza del Ministero del lavoro e della previdenza sociale nonché delle regioni.Pag. 31Capite che la cosa non è di poco conto, perché, se esiste davvero questa legislazione concorrente, se le regioni avranno sempre maggiori responsabilità in materia di istruzione, è giusto anche che seguano i percorsi di valutazione di tutti i percorsi di istruzione, inclusi quelli di istruzione e formazione professionale.
Naturalmente è evidente anche la ratio, che sta dietro la proposta di prevedere una presenza del Ministero del lavoro e della previdenza sociale: le politiche pubbliche di istruzione e lavoro sono sempre più integrate e i percorsi scolastici hanno a che fare con titoli di studio e qualifiche professionali. La valutazione degli esiti, quindi, è qualcosa che interessa moltissimo il Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Guai se così non fosse! Noi avevamo previsto all'interno di questo consiglio d'amministrazione una rappresentanza del Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Ricordo all'Assemblea che oggi l'Isfol, ente di tale Ministero, effettua già questo tipo di valutazione, ma con riferimento all'occupabilità, a qualcosa che ha a che fare con l'ingresso nel mondo del lavoro. Si voleva cioè portare politiche integrate anche dentro un istituto nazionale di valutazione.
Rilancio, pertanto, tale questione. Non so se, visto il limite che il Ministero dell'economia e delle finanze ha posto rispetto al numero massimo di tre membri del comitato, si possa, anche con la presentazione di un ordine del giorno, lasciare una strada aperta a queste forme di collaborazione, a questi raccordi - direi - organici, che l'Invalsi deve mantenere sia con le regioni, sia con il Ministero del lavoro.
L'unica ipotesi che non possiamo perseguire è ricadere nell'autoreferenzialità del sistema scolastico. Abbiamo impiegato quaranta o cinquant'anni ad uscire dall'autoreferenzialità; se adesso configurassimo un istituto nazionale di valutazione solo ad uso e consumo della scuola, dei dirigenti, dei docenti, chiuso al resto del mondo e, soprattutto, alle politiche pubbliche, commetteremmo un errore gravissimo, ma, soprattutto ci chiameremmo fuori dalle dinamiche europee.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per spiegare il senso di questo emendamento soppressivo del primo periodo del comma 5.
Si tratta, come si diceva, della riduzione dei componenti del comitato di indirizzo dell'Invalsi da otto a tre. A nostro avviso con questa modifica si renderebbe impossibile la proposta di una terna del comitato, previsto dall'articolo 5, comma 1 del decreto legislativo n. 286 del 2004, tra i quali scegliere poi il presidente.
Conseguentemente, assisteremmo ad una terna già fissata, dal momento che, come già abbiamo detto, i componenti sono previsti da questo primo capoverso in numero di tre. Ma, al di là di questa rilevazione di tipo più tecnico, rimane la preoccupazione dello svuotamento di un organismo di valutazione esterna così importante come l'Invalsi. Già nel dibattito effettuato nello scorso dicembre sull'esame di maturità avevamo posto il problema di come sia importante mantenere il ruolo di questo organo e di non equipararlo ad altri istituti specifici come per esempio l'ISTAT, che hanno un altro tipo di attività da svolgere, quella della rilevazione a campione. L'Invalsi ha un'altra valenza: la sua è una verifica che deve soprattutto attenere alla qualità, entrando nel merito; invece, col provvedimento in esame vediamo che ancora una volta viene ridotta la capacità di incidere di un organo valutazione esterna importante per la scuola, soprattutto in questi tempi in cui da più parti si invoca una maggiore garanzia di merito e di controllo sull'operato della stessa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.
Pag. 32FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, sul problema degli organi di valutazione, credo che dobbiamo approfondire un momento anche la loro effettiva utilità ed incidenza. È stata richiamata prima la necessità della scuola di rapportarsi anche con il mondo esterno. Credo che anche nella valutazione, nei criteri fissati per essa dal Ministero della pubblica istruzione, si pecchi in modo eccessivo di una visione centralista. Occorre valutare significativamente il rendimento scolastico, ma anche dare la possibilità alle varie componenti della scuola di misurarsi con realtà diverse. Si pone quindi il problema di un decentramento a livello regionale e, nello stesso tempo, della possibilità di arricchire le componenti della scuola coi risultati conseguiti. Occorre fare riferimento a valutazioni serie e prevedere interventi sanzionatori volti non tanto a punire...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABIO GARAGNANI. ...il docente ma a porre in essere dei rimedi a situazioni critiche, che determinano quelle lacune che sono state evidenziate anche in questa sede e che sono purtroppo presenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, gli identici emendamenti Aprea 1.61 e Frassinetti 1.67, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 243).
Prendo atto che il deputato Mellano ha segnalato di non essere riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 1.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, voglio porre in rilevo come con questo primo periodo del comma 5, dell'articolo 1, si sia sostituito il comitato direttivo, che aveva competenze su programmi e bilanci, con un altro comitato di indirizzo composto da otto esperti di nomina ministeriale, selezionati - cosa che noi contestiamo - sempre da un'altra commissione di nomina ministeriale.
Contestiamo questo eccessivo accentramento, questa statalizzazione di tutto ciò che riguarda la scuola: in pratica il Ministero indica gli obiettivi della valutazione, nomina gli otto esperti del comitato di indirizzo, nomina ancora la commissione che a sua volta deve selezionare gli esperti. Noi vogliamo che venga previsto un comitato di tre membri con il presidente e che quest'ultimo sia nominato all'interno della terna, che costituisce il comitato di indirizzo dell'istituto, fra i propri componenti. Noi crediamo nell'autonomia, diversamente da questo Governo e da questa sinistra; crediamo che i nostri dirigenti siano in grado di decidere, di stabilire. D'altra parte abbiamo già rilevato più volte che questa sinistra ha approvato la famosa riforma del Titolo V della Costituzione, però poi ogni volta che si tratta di intervenire su ciò che riguarda la scuola, si va sempre a ricadere nello statalismo, nell'accentramento. Voglio denunciare ciò soprattutto perché, ripeto, vedo anche in questi atteggiamenti un tentativo di indottrinamento.
Indottrinamento che questo Governo non elimina nemmeno, come vedremo poi quando si parlerà delle classi primavera, dagli asili. Questo nostro emendamento serve, dunque, a ridare voce al concetto di autonomia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.
Pag. 33
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, ribadendo quanto ho detto prima, credo che l'osservazione della collega Goisis - che condivido - colga un punto fondamentale: un organismo come questo non può prescindere dall'articolata varietà che la scuola e la società italiane presentano oggi.
Concentrare tutto a livello nazionale, dunque, in una sorta di autoreferenzialità, non risolve gli obiettivi di fondo che l'articolo 5 propone, e soprattutto non risolve il problema, che si trascina ormai da troppo tempo, di un'effettiva liberalizzazione del corso degli studi e di quell'effettivo apporto di ricchezza e di esperienze culturali diverse che può venire soltanto da una definizione differente della composizione di questo organismo. Ciò, dunque, si può ottenere non tanto e non solo con un decentramento a livello regionale, ma disarticolando completamente l'impostazione che è stata data dal Governo, che rimane un'impostazione centralista e nazionale, del tutto sconosciuta alle esperienze europee, e troppo autoreferenziale. Questo spiega anche la ragione della nostra opposizione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 241).
Passiamo all'emendamento Aprea 1.77.
Chiedo ai presentatori se accedano alla proposta di riformulazione proposta.
VALENTINA APREA. Sì, signor Presidente, accedo alla proposta di riformulazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.77 nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 451
Hanno votato no 5).
Passiamo all'emendamento Aprea 1.78.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, alla luce delle argomentazioni esposte dall'onorevole Aprea nel corso dell'illustrazione dell'emendamento precedente, invito i presentatori a ritirare questo emendamento per trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, che colga l'opportunità della presenza delle regioni e del Ministero del lavoro all'interno di un organismo che non sia il comitato di indirizzo, che, per le ragioni già espresse, manteniamo nella composizione di tre.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Aprea 1.78 testé formulato dal Governo.
Pag. 34VALENTINA APREA. Sì, signor Presidente, accedo all'invito al ritiro e preannuncio la presentazione di un ordine del giorno di analogo contenuto.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.62, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 244).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.80.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, il mio emendamento 1.80 prende in considerazione un altro comma che fa riferimento al Servizio nazionale di valutazione. Rispetto al decreto legislativo n. 286 della scorsa legislatura, viene infatti toccata una norma che recita: «il Ministro della pubblica istruzione fissa, con direttiva annuale, gli obiettivi della valutazione esterna condotta dal Servizio nazionale di valutazione in relazione al sistema scolastico e ai livelli di apprendimento degli studenti».
In questo siamo d'accordo, perché il Ministro pro tempore deve sempre indicare quali siano le priorità nazionali per il Servizio nazionale di valutazione. Da quando è sorta la rilevazione esterna stiamo compiendo verifiche negli apprendimenti di italiano, matematica e scienze, ma già sappiamo che presto potremo avere la priorità della valutazione dell'apprendimento, per esempio, della lingua inglese.
Comunque, deve trattarsi di una prerogativa del Ministro, e quindi condividiamo tale previsione (che era presente, del resto, anche nel nostro provvedimento).
Non possiamo condividere e accettare, invece, una delega in bianco al Ministro per quanto riguarda gli anni di corso oggetto di valutazione concernenti il primo e il secondo ciclo. Non si tratta in proposito di una motivazione ideologica - vi prego di credere -, e salutiamo il Ministro Fioroni che è ritornato in aula.
ANTONIO LEONE. Bravo!
VALENTINA APREA. La motivazione è piuttosto di tipo scientifico: le scuole devono conoscere in quali anni la rilevazione esterna avverrà, perché solo in questo modo la valutazione esterna può diventare elemento di sistema virtuoso (in quanto le scuole sono poste in condizione di sapere, come era già previsto con la riforma Moratti). Noi avevamo previsto, infatti, che alla fine di ogni biennio la rilevazione esterna intervenisse come verifica esterna sui livelli attesi di apprendimento degli studenti, valutando quindi la coerenza tra i livelli di apprendimento raggiunti nelle scuole e quelli attesi previsti dalle indicazioni nazionali: solo in questo modo il sistema di valutazione diventa un elemento virtuoso, così come avviene in tutti gli altri Paesi.
Il Ministro Fioroni ha lasciato imprecisato questo punto, prefigurando praticamente una delega in bianco al Ministro pro tempore con riferimento a queste fasi e scansioni, mentre nel famoso Quaderno bianco aveva già svelato - come ho cercato di dire nell'intervento precedente - un piano e la volontà del Governo di intervenire sugli anni secondo, quinto, ottavo, decimo e tredicesimo del percorso scolare, apportando qualche modifica alle scansioni individuate dalla riforma Moratti.
Chiedo al Governo, visto che ha già riflettuto molto e preso una decisione rispetto alle modifiche che intende apportare alle scansioni previste dalla riforma Moratti, se sia possibile farlo in maniera trasparente e più rispettosa dell'AssembleaPag. 35come suggerito dall'emendamento 1.80 da me presentato, introducendo già nel disegno di legge di conversione le nuove scansioni previste dal Governo in modo da garantire quella continuità nelle scuole rispetto al Servizio nazionale di valutazione come elemento di sistema.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, abbiamo ascoltato con attenzione le osservazioni avanzate dall'onorevole Aprea che, tra l'altro, fanno riferimento all'elaborazione del Quaderno bianco proprio sulle modalità della valutazione. Pertanto, chiedo all'onorevole Aprea una riformulazione dell'emendamento 1.80 che così rappresento, almeno in termini di proposta: invito a mantenere la scansione indicata, e cioè il secondo, quinto, sesto, ottavo, decimo e tredicesimo anno di riferimento, magari precisandola sullo sviluppo della nostra scuola elementare, media e superiore, e ad inserire quindi un «di norma», al fine di non irrigidire eccessivamente la scansione che in una previsione di legge diventerebbe assolutamente rigida ed insormontabile, facendo anche riferimento ad ulteriori ed eventuali informazioni e rilevazioni che il Ministero volesse affidare all'Invalsi. Propongo, dunque, una riformulazione sulla base di questi principi.
PRESIDENTE. Mi scusi Viceministro Bastico, dovrebbe leggere un testo da cui sia possibile evincere la riformulazione. Prendo atto che il Viceministro Bastico delega alla deputata Aprea la lettura della riformulazione che farà propria.
Prego deputata Aprea.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, accolgo l'indicazione del Governo e suggerisco una riformulazione dell'emendamento, sperando che possa essere di gradimento del Governo: al comma 5, secondo periodo, sostituire le parole da: «determinando» fino alla fine del comma con le seguenti: «per effettuare verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti, di norma, alla classe seconda e quinta della scuola primaria, alla prima e terza classe della scuola secondaria di primo grado e alla seconda e quinta classe del secondo ciclo, nonché altre rilevazioni necessarie per la valutazione del valore aggiunto realizzato dalle scuole».
Insieme a me lo sottoscrivono l'onorevole ...
PRESIDENTE. La prego di fermarsi, onorevole Aprea. Lei sa bene che non può riformulare l'emendamento. È il Governo che deve riformulare l'emendamento, per cui al momento lo stesso non può essere sottoscritto da alcuno. Lei ha avanzato un suggerimento. Chiedo se il Governo lo fa proprio o lo sottopone all'Assemblea.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Il Governo avanza la riformulazione proposta dall'onorevole Aprea.
PRESIDENTE. La deputata Aprea conferma di accogliere la proposta formulata dal Governo?
VALENTINA APREA. Si, signor Presidente, come nei momenti più solenni!
PRESIDENTE. Invito la relatrice per la VII Commissione ad esprimere il parere sulla riformulazione proposta dal Governo.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Il parere è favorevole, signor Presidente.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 36LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere e apporre la mia firma.
PRESIDENTE. Sta bene. Ribadisco tuttavia che è il Governo che avanza la riformulazione dell'emendamento. Quindi, loro possono soltanto aderire alla riformulazione proposta dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.80, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 455
Astenuti 3
Maggioranza 228
Hanno votato sì 451
Hanno votato no 4).
Prendo atto che il deputato Tenaglia ha segnalato di essersi erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Gli emendamenti successivi Aprea 1.19 e Frassinetti 1.68 sono pertanto preclusi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.79, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 460
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 239).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 1.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, capisco che stiamo discutendo da tanto tempo, ma abbiamo chiesto la soppressione del comma 7 dell'articolo 1 e mi sembra giusto spiegarne le ragioni. Infatti, anche in questo caso si cambia argomento, si esamina un altro tema. La ragione della soppressione è che si chiede, con il comma 7, di istituire le cosiddette classi primavera. Per chi non lo sapesse, esse sono delle classi che vengono unite alla scuola dell'infanzia e che accoglierebbero i bambini dai ventiquattro ai trentasei mesi. Si tratta, in realtà, di asili nido.
Il problema è che non è questa la risposta che ci si aspetta e la strada per andare incontro alle richieste di servizi da parte delle famiglie. È vero che esse chiedono degli asili nido, ma non in tale senso, perché gli asili diventano una specie di scuole comprensive, come avviene alle superiori, che non hanno sempre dato ottimi risultati. Pertanto, inserire nello stesso comprensorio, classe o edificio delle realtà così diverse crea dei problemi, perché anche in questo caso non si spiega né come né in che modo ciò avverrà; anzi, nel decreto-legge in esame si sostiene che si tratta di una sperimentazione. Non credo che bambini di ventiquattro mesi abbiano bisogno di sperimentazioni. Si dice anche che il Ministero porrà in essere dei corsi di abilitazione, di preparazione, a favore degli insegnanti che dovrebbero successivamente lavorare nelle classi primavera.
Ricordo che, nella scorsa legislatura, l'attuale maggioranza (allora opposizione) si oppose in maniera decisa e molto forte, in tutto il Paese, all'anticipo che venne proposto per l'ingresso alla scuola materna ed alla scuola primaria, che scatenò una grande polemica nel Paese.
Orbene, nel provvedimento in esame, si uniscono addirittura bambini con necessità totalmente diverse in classi e scuole che rappresentano, lo ripeto, un esperimentoPag. 37di cui non si sente alcun bisogno, e forse, su questa strada, si nega la possibilità di creare gli asili nido nei condomini o costituiti dalle famiglie o i famosi asili aziendali o quant'altro per rispondere alle esigenze delle famiglie.
Inoltre, siccome i soldi per le classi primavera vengono presi dal fondo delle politiche sociali, mi sembra che si tratti di un'azione assolutamente non condivisibile. Già vi sono problemi con riferimento alle politiche sociali; prendere quei soldi per trasferirli alle classi primavera sperimentali, con insegnanti che, a detta del Ministero, non sono neanche pronti, non mi pare un'operazione condivisibile.
Sarebbe molto meglio andare nella direzione di affidare gli asili nido a chi ritiene di poterli realizzare ed ha le competenze per farlo. Da qui sorge la richiesta della soppressione del comma 7 dell'articolo 1 del provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo per fornire un'informazione all'Assemblea: adesso, come diceva la collega Capitanio Santolini, ci stiamo occupando dei bambini di due anni e mezzo, tanto per parlare di omogeneità del decreto-legge in esame e di come risulterà di facile lettura agli italiani, a coloro che ci accusano di lavorare in modo disordinato. Noi siamo sordi e continuiamo ad avvalerci anche di questa possibilità: varare una legge che disciplina tante materie.
Prendo la parola per giustificare la richiesta di soppressione del comma 7 dell'articolo in esame, e me la cavo velocemente facendo riferimento a due motivazioni.
La prima, naturalmente, ha a che fare con il merito della questione. Con la riforma Moratti avevamo introdotto la possibilità di iscrivere i bambini di due anni e mezzo (naturalmente su richiesta delle famiglie) a tutte le scuole dell'infanzia.
Questo sarebbe stato un obiettivo di non facile raggiungimento, avrebbe comportato del tempo, ma soprattutto tutta una serie di trattative in area sindacale e in sede contrattuale; tuttavia, si trattava di un punto fermo.
L'attuale Governo cosa fa? Come primo atto punta all'abrogazione di tale facoltà, conferita alle famiglie, però si inventa le sezioni primavera che altro non sono che un modo, peraltro sperimentale, per portare i bambini di due anni e mezzo nelle scuole dell'infanzia.
Quindi, la sostanza, come vedete ancora una volta, è identica alla riforma Moratti. Però, siccome le cose che abbiamo fatto noi non possono essere giudicate buone e positive, soprattutto da un Governo di centrosinistra, prima si cancellano e poi si ripropongono negli stessi termini.
In questo caso le cose sono state fatte peggio, perché si prevede una modalità precaria, perché i finanziamenti non sono assolutamente certi; questo è il punto di oggi. La richiesta nel Paese è stata altissima, come il Viceministro sa per aver sposato la causa delle sezioni primavera.
Le famiglie italiane chiedono questo servizio alle scuole dell'infanzia. Però, piuttosto che niente, si è andati a mettere delle pezze con sperimentazioni (udite, udite!) che partono dai due anni. Noi almeno avevamo individuato il limite di età dei due anni e mezzo; invece, queste sezioni possono ospitare anche i bambini di due o tre anni che cominciano a frequentare la scuola materna, però con altri finanziamenti e con altro personale.
Comunque siamo contrari alla modalità sperimentale e, soprattutto, al fatto che per far vivere le sezioni primavera si tolgano fondi agli asili nido aziendali: è la solita guerra tra poveri, andiamo a togliere soldi al Ministero della solidarietà sociale, che disponeva di tale somma per favorire le lavoratrici madri nelle aziende, e li spostiamo sul Ministero della pubblica istruzione, per aiutare altre madri che forse dovranno o potranno trovare tale servizio nelle scuole dell'infanzia.Pag. 38
Non si può andare avanti così e, soprattutto, denunciamo che, invece di avere fondi autonomi, si ricorra ai fondi - lo ripeto - degli asili nido aziendali. Si chiude una possibilità per aprirne un'altra. Queste guerre tra poveri, queste incertezze per le lavoratrici madri sono veramente una vergogna: mi chiedo dov'è la sinistra, dov'è finita la sinistra vera, che faceva le battaglie per garantire le lavoratrici madri (Commenti dei deputati del gruppo Ulivo) e per chiedere gli asili nido accessibili, che nel nostro Paese sono ancora costosissimi. Avendo introdotto la possibilità di iscrivere i bambini di due anni e mezzo alla scuola dell'infanzia, avevamo dato risposta anche a tali esigenze.
PRESIDENTE. Deputata Aprea, la prego di concludere.
VALENTINA APREA. Noi siamo davvero riformisti, noi siamo davvero dalla parte delle lavoratrici madri. Con questa norma non so cosa accadrà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, anche il gruppo di Alleanza Nazionale concorda sulla soppressione del comma 7 dell'articolo 1, perché contiene delle anomalie. In primo luogo, la formulazione del comma è generica, ed essendo i destinatari della norma bambini di età compresa tra i ventiquattro e i trentasei mesi riteniamo del tutto inadeguato tale modo di procedere. Entrando nel merito, siamo contrari alla sperimentazione su classi di bambini così piccoli, perché essa non è determinata e non esistono regole precise tramite le quali si possa comprendere come verranno effettuati questo insegnamento e la gestione delle classi primavera.
Siamo inoltre contrari al fatto che vengano prelevate risorse dal Ministero della solidarietà sociale. Le donne hanno combattuto a lungo per poter istituire gli asili nido aziendali, e crediamo assolutamente sbagliato che il Governo limiti la possibilità di istituzione di nuovi asili nido aziendali per andare a utilizzare risorse per un intervento del tutto generico ed errato nella sua impostazione. Conseguentemente, riteniamo che la soppressione del comma 7 dell'articolo 1 sia essenziale per dare un senso al provvedimento in esame.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, innanzitutto per spiegare ai colleghi cosa sono le sezioni primavera: esse accolgono bambini dai ventiquattro ai trentasei mesi, le cui famiglie chiedono l'anticipo nella scuola dell'infanzia. A differenza della cosiddetta legge Moratti, che prevedeva l'anticipo nella scuola dell'infanzia e l'ingresso dei bambini in sezioni dove c'erano bambini più grandi, quindi con una serie di problemi anche di natura educativa, le sezioni primavera mantengono l'omogeneità dei bambini dai ventiquattro ai trentasei mesi e costituiscono una sperimentazione che ha avuto risultati molto positivi nel nostro Paese.
Inoltre, l'emendamento in esame - lo voglio sottolineare - non pone in contraddizione le risorse per gli asili aziendali con le risorse destinate alle sezioni primavera. Si tratta di altro, ovvero di dare attuazione ad un accordo già sancito dalla Conferenza unificata e di utilizzare fondi non spesi e non utilizzati.
Mi riferisco, infatti, al fondo di rotazione - la collega Aprea non può non aver letto il dossier - per il finanziamento dei datori di lavoro che avessero realizzato, nei luoghi di lavoro, servizi di asilo nido e micronidi. Si tratta, dunque, di fondi non utilizzati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.
Pag. 39FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, ad onor del vero non mi risulta che l'esperimento delle cosiddette sezioni primavera sia stato così positivo in tutte le parti d'Italia; vi sono realtà in cui invece si sono avute alcune défaillance. Soprattutto, intendo ribadire ciò che alcuni colleghi hanno già affermato, ma che credo vada precisato ulteriormente: non si può, in un deliberato desiderio di allontanarsi dal precedente operato del Ministro Moratti, che in una materia come quella in esame ha introdotto significative novità che hanno trovato consenso presso le famiglie direttamente interessate, introdurre, a volte surrettiziamente, a volte esplicitamente, modelli sperimentali che rischiano di creare confusione nelle realtà direttamente interessate.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABIO GARAGNANI. È stato affermato che la vicinanza di bambini che hanno un'età minima ad altri in età da scuola materna crea dei problemi evidenti a tutti....
PRESIDENTE. Deve concludere.
FABIO GARAGNANI. Concludo, signor Presidente. Con il provvedimento in discussione il Governo ha dimostrato di non conoscere nemmeno la realtà di molte parti d'Italia!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, vorrei affrontare l'argomento da un'altra visuale, ossia partendo dal fatto che, ancora una volta, questo Governo e questa sinistra dimostrano di voler erodere il concetto dell'autonomia, invadendo le competenze specifiche delle regioni.
È vero che la richiesta, da parte delle famiglie, degli asili nido con le cosiddette sezioni primavera è molto sentita e forte, e che si vuole rispondere ad una necessità, ma voglio sottolineare che i paesi del Nord hanno sempre risposto a tale necessità. D'altra parte, la risposta degli asili aziendali era molto valida, perché permetteva ai bambini di rimanere vicino alle madri e al loro luogo di lavoro, consentendo, in ogni situazione di difficoltà che richiedesse l'intervento della madre, di fornire una risposta più valida. Infatti, un conto è avere vicino la madre o insegnanti specializzate nell'assistenza ai bambini di due anni, un conto è inserirli nella scuola dell'infanzia che, invece, ha altri insegnanti con altra preparazione, sicuramente non adeguata per bambini che, va detto chiaramente, sono da asilo nido.
Pertanto, intendo ribadire ancora che, purtroppo, si vuole tornare a un accentramento fortissimo e alla statalizzazione, che mi ricorda tanto le caserme di Sparta: almeno a Sparta prelevavano i bambini dalle loro famiglie e li collocavano nelle caserme a sette anni, non a due anni!
Qual è il vero motivo per cui inserire i bambini in tali scuole? È quello di allontanarli dalla presenza delle madri e dal proprio contesto culturale per avviare, fin dall'infanzia così precoce, una fase di indottrinamento. È molto più facile poi governare chi è stato già abituato ad avere una certa forma mentis che parte addirittura da un'infanzia precocissima.
PRESIDENTE. Per favore, vorrei invitare a una minore rumorosità... Prego, deputata Goisis.
PAOLA GOISIS. Per tali motivi, anche la Lega Nord voterà per la soppressione del comma 7 dell'articolo 1, rivendicando l'autonomia regionale, la posizione degli asili aziendali, il diritto a mantenere la nostra cultura e la nostra civiltà e a non farci indottrinare da altri.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 1.51, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 442
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 238).
Propongo, per dare ordine ai nostri lavori, di concludere l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 1, per poi sospendere la seduta fino allo svolgimento del question-time previsto per le ore 15.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.63, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 437
Astenuti 3
Maggioranza 219
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 234).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Schietroma 1.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare il voto contrario perché, ancora una volta, la maggioranza si esprime in modo ideologico contro le scuole paritarie. Credo, infatti, che questo atteggiamento sia veramente fuori tempo e fuori luogo e, quindi, esprimerò un voto contrario sull'emendamento Schietroma 1.24, in ordine a una nuova materia che riguarda i titoli abilitanti degli insegnanti delle scuole paritarie. Sono consapevole che la discussione di oggi è molto difficile, è un dibattito per specialisti, ormai; comunque, la componente ideologica è molto chiara, quindi ribadisco il voto contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Schietroma 1.24, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 433
Votanti 429
Astenuti 4
Maggioranza 215
Hanno votato sì 33
Hanno votato no 396).
Prendo atto che il deputato Mellano ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.