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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Iniziative in relazione alla sentenza del tribunale di Cagliari in tema di diagnosi pre-impianto - n. 3-01252)
PRESIDENTE. L'onorevole Volonté ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01252, concernente iniziative in relazione alla sentenza del tribunale di Cagliari in tema di diagnosi pre-impianto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, vorrei illustrare brevemente la questione riportata sui quotidiani di questi giorni e nei palinsesti televisivi: mi riferisco all'interpretazione, francamente inaccettabile, del tribunale di Cagliari, e in particolare del giudice dottoressa Maria Grazia Cabitza, che giustifica la pratica eugenetica in totale violazione della legge n. 40 del 2004 e anche della sentenza della Corte costituzionale, sulla stessa materia, del 2006. Pertanto, chiedo al ministro Mastella, nelle sue funzioni di Guardasigilli, di intervenire con una pratica ispettiva o addirittura con un deferimento al CSM, in quanto il giudice deve applicare, nell'ordinamento italiano, la legge italiana, giudicando in funzione ed in nome del popolo italiano, ma tutto ciò è stato apertamente violato dal giudice di Cagliari.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, ho potuto acquisire, tramite i miei uffici, specifiche e precise informazioni sulle segnalazioni dell'onorevole Volontè. La delicatissima vicenda è quella di due coniugi, di cui naturalmente non diffonderò in questa sede le generalità, che hanno esperito presso l'ASL di Cagliari una procedura di fecondazione assistita in vitro. Successivamente i due coniugi hanno fatto presente di essere portatori di beta talassemia mediterranea ed hanno richiesto all'ASL una diagnosi pre-impianto, allo scopo di verificare se l'embrione fosse anch'esso affetto dalla patologia.
L'ASL aveva rifiutato di effettuare la diagnosi, ritenendola contraria all'articolo 13 della legge n. 40 del 2004. Si è infatti ritenuto, da parte di tale struttura, che la diagnosi sia vietata anche ove finalizzata a prevenire danni alla salute della madre. I due coniugi si sono allora rivolti al tribunale di Cagliari per ottenere un ordine giudiziario. Il pubblico ministero ha chiesto l'accoglimento della domanda, ritenendo necessaria un'interpretazione dell'articolo 13 della legge n. 40 del 2004 che non contrasti con il supremo diritto allaPag. 56salute della persona umana, nella specie della donna in gravidanza, garantito dagli articoli 2 e 32 della Costituzione.
Il giudice, quindi, ha accolto la tesi del pubblico ministero sulla base delle medesime considerazioni, ritenendo non conforme alla Costituzione l'estensione del divieto di diagnosi pre-impianto nei casi in cui la stessa sia finalizzata all'accertamento di dati che incidono, con carattere di assoluta gravità, sulla salute del nascituro e della donna.
Io non credo - debbo dire la verità - che mi sia possibile, come Ministro della giustizia, entrare nel merito della sentenza.
La sentenza, come ella sa, è soggetta ad impugnazione e non mancherò, nel rispetto delle mie prerogative e di quelle della magistratura, di seguire con attenzione l'ulteriore corso sia della fase requirente che di quella giudicante.
La materia, come ho detto, è delicatissima. Non possono esservi, per quanto mi riguarda, incertezze sul valore supremo della vita e della dignità umana in tutte le fasi del suo sviluppo e la legge n. 40 del 2004 rappresenta, a tal fine, uno strumento essenziale sulla cui rigorosa applicazione occorre vigilare con il più assoluto rigore.
L'interpretazione giudiziale della legge è, tuttavia, affidata alla magistratura e lo stesso interrogante segnala contrasti nella giurisprudenza che dovranno essere certamente seguiti con attenzione allo scopo di verificare la necessità o meno di interventi di carattere legislativo oppure di natura costituzionale.
Ribadisco, comunque, che seguirò il corso della vicenda e ringrazio l'interrogante che ne ha segnalato il particolare rilievo.
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, invito l'onorevole Ministro a riflettere ulteriormente sulla sua intenzione di seguire la vicenda, magari dando mandato all'Avvocatura dello Stato di intervenire per attivare il ricorso nei confronti di questa sentenza.
Perché lo dico? Perché la sentenza è emessa in nome del popolo italiano e sulla legge n. 40 del 2004 il popolo italiano si è espresso.
La sentenza in oggetto va contro l'espressione di un esplicito parere del popolo italiano espresso attraverso il referendum del 12-13 giugno sulla legge n. 40 del 2004 che, tra l'altro, nei quesiti proponeva la possibilità (bocciata dal popolo italiano) di selezionare geneticamente gli embrioni. È questa la prima ragione. La seconda ragione è che non vi è una contraddizione nella giurisprudenza, ma la sentenza è in contraddizione con il parere della Corte Costituzionale, con sentenze passate in giudicato a Catania nel 2004 e del TAR del Lazio del 2005 e, quindi, non si può configurare come un'interpretazione, onorevole Ministro.
Non si tratta di un'interpretazione, ma di una distorsione della legge e della sentenza della Corte costituzionale. A fronte di ciò il nostro invito, onorevole Ministro Mastella - che avrà la nostra solidarietà per gli attacchi che riceverà se accetterà il nostro invito - è quello di agire attivamente perché le leggi nel nostro ordinamento vengano applicate, senza dare alle stesse interpretazioni tali da modificare il merito e la giustizia della legge davanti ai cittadini italiani.
Si tratta di una sentenza, a tutti gli effetti, ideologica che stravolge una legge dello Stato, la volontà popolare ed anche l'interpretazione costituzionale che i giudici ne hanno dato.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Trasferiamo il giudice!
LUCA VOLONTÈ. A fronte di ciò, la invito caldamente non solo a seguire distaccatamente la vicenda, ma anche a farsi parte attiva nel procedimento di ricorso avverso questa sentenza ingiusta e contraria al volere del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
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