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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Definizione dei criteri per la concessione degli arresti domiciliari per i soggetti che risultino privi di un idoneo luogo di residenza - n. 3-01254)
PRESIDENTE. L'onorevole Frias ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01254, concernente la definizione dei criteri per la concessione degli arresti domiciliari per i soggetti che risultino privi di un idoneo luogo di residenza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, signor Ministro, inizio da un fatto accaduto un mese fa per sottoporre alla sua attenzione un problema serio come quello dell'impossibilità di accesso agli arresti domiciliari per «gli ultimi degli ultimi degli ultimi», ovvero le persone chePag. 59non hanno casa. La notte tra il 10 e l'11 agosto sono morti quattro bambini in un rogo divampato sotto un cavalcavia nelle baracche situate nel comune di Livorno. Voglio fare, in questa sede, il nome dei quattro bambini: si chiamavano Eva, Mengi, Danchiu e Lenuca. I genitori sono stati portati in carcere dopo il primo interrogatorio e accusati di omicidio colposo e abbandono di minori seguito da morte. Durante l'udienza di convalida è stata annullata la parte dell'accusa che riguardava l'omicidio colposo. Comunque, non hanno potuto neanche accedere all'istituto degli arresti domiciliari perché privi di un alloggio. Inizialmente un comune si era reso disponibile a fornire tale alloggio, ma ciò non è accaduto. Trentaquattro giorni dopo le mamme sono potute andare in una struttura di accoglienza grazie al lavoro dell'Arci, mentre i padri dei ricordati bambini, quarantasei giorni dopo, si trovano ancora in carcere.
Si domanda quali iniziative il Ministero intenda intraprendere, anche dal punto di vista normativo, per garantire che una persona non sia doppiamente colpita, non potendo accedere ad una misura cautelare attenuata semplicemente perché priva di un alloggio.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, farò riferimento a quanto è già stato esposto in aula dal sottosegretario Lucidi in data 13 settembre 2007. In quell'occasione, se pur in ambito diverso, il Governo precisò sia i contenuti, sia i limiti delle notizie fornite dagli organi di informazione sull'incendio, che a Livorno ha causato la morte di quattro minori rom. A quanto già detto dal sottosegretario Lucidi aggiungo soltanto che la magistratura inquirente, come riferito dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno, ha confermato l'ipotesi accusatoria, ovvero che la tragedia è stata determinata da una colpevole leggerezza degli abitanti della piccola baraccopoli. Mentre il giudice per le indagini preliminari, con parere favorevole della procura, il 13 settembre 2007 ha sostituito la misura di custodia in carcere applicata alle donne indagate, con gli arresti domiciliari presso un immobile messo a disposizione dall'Arci, il Gip, invece, ha respinto la richiesta degli arresti domiciliari avanzata negli interessi dei due uomini indagati motivando il provvedimento di diniego alla luce dell'attualità delle esigenze cautelari. Alla luce di quanto emerso, ritengo superflua ogni altra considerazione, anche se la vicenda in esame può costituire spunto per riflettere su situazioni che non si esauriscono sul piano normativo, ma che, anzi, impongono di assumere decisioni ed effettuare valutazioni destinate a incidere principalmente in ambito sociale ed economico. Tutto evidenzia, infatti, che l'applicazione della misura di custodia degli arresti domiciliari si scontra, in generale, con il dato oggettivo della mancanza di una sistemazione abitativa. Credo che tale situazione non debba essere limitata ai familiari delle vittime di Livorno, dal momento che coinvolge tutti gli individui, che a vario titolo si trovano senza fissa dimora.
In realtà il legislatore prevede, all'articolo 284 del codice di procedura penale, la misura degli arresti domiciliari e non considera soltanto l'abitazione del soggetto in cui risiede abitualmente, ma anche quella di altra persona che si dichiari disponibile ad accogliere quel soggetto. Sarà cura dell'autorità procedente vagliare l'opportunità e la concreta attuabilità della misura, così come sarà cura dell'autorità giudiziaria verificare se sussistano le condizioni per disporre gli arresti in un luogo pubblico di cura o di assistenza, qualora, per le condizioni di salute psicofisiche del soggetto, l'applicazione di tali misure possa essere disposta presso ospedali o case di cura. Non ritengo quindi, a fronte di una previsione normativa di così ampia portata, necessario allo stato prospettare un intervento legislativo.
PRESIDENTE. L'onorevole Frias ha facoltà di replicare.
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MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta, ma devo esprimere la mia amarezza sia per il tono, sia per il contenuto di essa. Vorrei rassicurare il Ministro che ho molto rispetto della magistratura per entrare nel merito delle questioni su cui si sta indagando. Ho fatto riferimento ad un aspetto specifico che ha più connotati sociali, anziché entrare nel merito dell'effettiva vicenda, anche se dispongo di altre informazioni. Tuttavia, penso che in questo caso pesi molto di più il pregiudizio, l'idea e la visione che si ha dei rom, dei sinti e degli «zingari», che il fatto effettivamente accaduto.
Lei ha parlato di «colpevole leggerezza». Vorrei ricordare - il Presidente mi perdoni se utilizzo un po' più di tempo - che qualche volta è successo che un genitore abbia dimenticato il bambino in macchina e lo abbia trovato morto: penso che nessuno lo abbia messo in galera per colpevole leggerezza! Ritengo che su questo punto siamo tutti d'accordo. Perché i genitori dei bambini ricordati sono finiti in carcere e, soprattutto, perché non possono usufruire di un diritto di tutti? O c'è qualcuno che è «meno uguale» degli altri, soprattutto perché, prima di arrivare a ciò che è effettivamente successo, è più forte il peso di un momento precedente, ossia delle colpe che gli zingari hanno, di esserci?
È vero che può essersi verificato - è ancora da dimostrare - l'abbandono di minori, ma gli zingari erano in quelle condizioni, sotto un ponte, con sette-otto baracche senza alcun tipo di servizio! Come afferma Eduardo Galeano, ci sono los nadies, los ningunos, los ninguneados: ossia quelli che non sono nessuno, ma che sono anche resi nessuno dalla società, che valgono meno della candela che divora i loro bambini e la loro vita. Non solo loro dovrebbero essere in galera: ciò deve permettere a tutti (non alla società o al sistema in astratto, ma anche a noi, legislatori, operatori, ministri e sindaci) di interrogarsi sulle condizioni di subumanità in cui alcune persone vivono. Penso che dovremmo riflettere soprattutto su questo aspetto, prima di parlare di leggerezza e di colpevolezza, perché a nessuno fa piacere perdere, in un colpo solo, tre figli (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!