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Sull'ordine dei lavori (ore 18,16).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, ma non in senso stretto, poiché si tratta di un'altra questione che le vorrei sottoporre e che forse sollevo un po' in ritardo.
Con la legge n. 308 del 15 dicembre del 2004 il Parlamento conferì una delega al Governo per il riordino e l'integrazione della legislazione in materia ambientale. La stessa legge prevedeva un termine di diciotto mesi per l'esercizio della delega.
È chiaro che giustamente esiste per il Governo, che intenda correggere un provvedimento in corso d'opera, apportando una serie di correttivi, la possibilità di farlo...
PRESIDENTE. Prego, per favore, l'Assemblea di dedicare attenzione alla questione.
ANTONIO LEONE. ... perché è chiaro che la delega inizialmente venne conferita rebus sic stantibus e salva la possibilità, nel frattempo, di eventuali evoluzioni, che devono essere limitate nel tempo. Infatti, così come è previsto il termine per quanto riguarda la delega principale, è previsto espressamente nella Costituzione il divieto di delega legislativa in toto al Governo, se non entro determinati paletti, ed è previsto un termine nella delega stessa.
Riguardo a tale provvedimento è accaduto che, nonostante al comma 25 dell'articolo 1 vi fosse la previsione letterale che il mancato rispetto da parte del Governo dei termini di trasmissione degli schemi dei decreti legislativi comportasse la decadenza della delega (naturalmente, ai sensi del quarto e del quinto comma della stessa norma, tale previsione è riferita anche ai correttivi del Governo), l'Esecutivo non ha inteso rispettare tale norma con un escamotage.
Tra l'altro questi principi di cui le ho parlato, inseriti nella delega richiamata, trovano riscontro anche in una serie di disposizioni giurisprudenziali della Corte costituzionale.
Sta di fatto che apprendiamo dalla stampa che il Governo - se non vi è stata già la richiesta e lei non ha provveduto all'assegnazione, sottopongo la questione alla sua riflessione - attraverso, ripeto, un mero escamotage, per rimediare alla propria inerzia, avrebbe riproposto un nuovo schema di decreto legislativo sulla stessa materia.
Tutto ciò sarebbe contrario non soltanto al deliberato della Corte costituzionale, ma anche alla previsione costituzionale, e altresì a tutto l'impianto della delega stessa, che prevede il mandato da parte del Parlamento a legiferare entro determinati termini e con la sottoposizione al parere del Parlamento degli schemi di decreti legislativi, che invece in tal modo verrebbero tranquillamente e reiteratamente messi sotto i piedi.
Le sottopongo tale riflessione, ove mai fossi arrivato in ritardo, perché torno a ripetere che abbiamo appreso dalla stampa l'intenzione del Governo.
Ritengo che la sua attenzione, come sempre, ai problemi attinenti alla tutela delle prerogative del Parlamento debba essere rivolta ad una seria riflessione su tale questione, anche al fine di ricordarePag. 83al Governo che chi legifera è il Parlamento e non devono essere messi in atto escamotage per superare tale previsione e tale limitazione nei confronti del Governo. La ringrazio, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ringrazio lei per l'attenzione rivolta a tale questione. La Presidenza della Camera ha già avuto modo di occuparsi della questione ora sollevata dal deputato Leone e ha operato al riguardo, d'intesa con la Presidenza del Senato, nel senso di tutelare al massimo grado le prerogative del Parlamento.
Ricordo, in particolare, che i Presidenti dei due rami del Parlamento hanno restituito al Governo uno schema di decreto legislativo correttivo del precedente decreto n. 152 del 2006 in materia ambientale, che il Governo stesso aveva trasmesso per l'acquisizione del secondo parere parlamentare, in quanto tale trasmissione aveva avuto luogo dopo la scadenza del termine previsto, a pena di decadenza, dalla legge delega n. 308 del 2004.
Successivamente, con lettera del 18 settembre, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali ha preannunciato la trasmissione, ai fini dell'acquisizione del primo parere parlamentare, di un nuovo schema di decreto correttivo del decreto legislativo n. 152 del 2006, deliberato dal Consiglio dei ministri in data 13 settembre. Nella stessa lettera il Ministro Chiti ha altresì illustrato le ragioni in virtù delle quali il Governo ritiene tuttora sussistenti i presupposti per l'esercizio della delega, a patto che si dia corso ad un nuovo e autonomo procedimento e, quindi, senza pregiudicare in alcun modo le prerogative del Parlamento.
Alla luce degli specifici precedenti in materia, non compete alla Presidenza della Camera pronunciarsi in ordine all'interpretazione di una legge sostenuta dal Governo, quando questa non appaia manifestamente priva di fondamento.
Pertanto, preso doverosamente atto dell'interpretazione della legge delega adottata dal Governo ed essendo successivamente pervenuto alle Camere lo schema di decreto preannunciato dal Ministro Chiti, la Presidenza ha provveduto altrettanto doverosamente alla sua assegnazione alle competenti Commissioni, necessaria per consentire alla Camera di esercitare le sue prerogative nel procedimento di emanazione delle norme delegate.