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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).
(Decreto di occupazione d'urgenza emesso dalla soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro avente ad oggetto un immobile di proprietà della società Ser.Co.Im. srl - n. 2-00741)
PRESIDENTE. Il deputato Satta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00741, concernente il decreto di occupazione d'urgenza emesso dalla soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro avente ad oggetto un immobile di proprietà della società Ser.Co.Im. srl (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, le premetto che potrei utilizzare il mio tempo in misura maggiore nell'illustrazione piuttosto che in sede di replica, rimanendo nei termini complessivi dei tempi...
PRESIDENTE. Non è possibile: sono previsti quindici minuti per l'illustrazione e dieci minuti per la replica.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, signor Sottosegretario, l'oggetto di questa interpellanza urgente potrebbe definirsi l'incertezza del diritto per i cittadini. Ci troviamo a Porto Torres - una città importante della provincia di Sassari e anche della Sardegna per il ruolo che svolge nelPag. 6settore dell'industria - dove una società, Servizi Costruzioni e Impiantistica, con atto di compravendita acquista nel 2004 un complesso immobiliare costituito da due fabbricati adiacenti, formando quindi, di fatto, un unico immobile.
Nell'ambito del vigente piano regolatore del comune di Porto Torres, l'immobile in questione è inserito in zona B1, che prevede, tra gli altri interventi, la demolizione e la ricostruzione dei fabbricati esistenti. Pertanto, ai fini urbanistici, le opere di costruzione del fabbricato sono state iniziate anteriormente al 1o settembre 1967, sulla base dei nullaosta e della conseguente concessione edilizia sempre rilasciata dal comune di Porto Torres.
Cosa fa la società? Essa si avvale di quanto consentito dal relativo piano regolatore e presenta il progetto, che prevede la demolizione e la ricostruzione dell'immobile esistente, al comune di Porto Torres, ottenendo la conseguente concessione edilizia. Tale progetto prevede, altresì, la realizzazione di un complesso residenziale composto da sedici unità abitative.
Il comune di Porto Torres concede l'autorizzazione edilizia per l'esecuzione dei lavori concernenti la realizzazione dello scavo, al fine di predisporre la relativa relazione tecnico-geologica, la recinzione dell'area con l'allestimento del cantiere e la demolizione del fabbricato esistente, seguendo un percorso - a mio parere - estremamente serio, corretto e funzionale. L'attività di scavo e di demolizione, infatti, si era resa necessaria ai fini della realizzazione del complesso residenziale.
La società Ser.co.im trasmette, quindi, la documentazione relativa all'intervento edilizio (comprendente, ovviamente, la demolizione e tutto ciò che era contemplato nel progetto approvato dal comune) alla soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro, al fine di ottenere il nullaosta. La soprintendenza concede l'autorizzazione e, quindi, il nullaosta per l'esecuzione dei lavori di demolizione del vecchio immobile. Rimuovendo, quindi, il relativo materiale di risulta, la Ser.co.im inizia l'attuazione del suo progetto, liberando l'area sottostante per procedere ai conseguenti lavori di ricostruzione.
In particolare - ciò è importante, signor sottosegretario - al fine di non intaccare l'area di sottosuolo il progetto prevedeva che la ricostruzione del fabbricato avvenisse su cinque piani fuori terra, con un piano terra a pilotis, in modo da non dover procedere allo sbancamento dell'area di sottosuolo che veniva, così, pienamente salvaguardata. La Ser.co.im, quindi, è andata avanti nei lavori con notevole dispendio di mezzi, preparando tutto il necessario per avviare la demolizione del fabbricato preesistente, e ha riportato a nudo il sottostante terreno.
Dopo l'esecuzione degli ingenti lavori di demolizione - in coincidenza con l'avvento del nuovo responsabile alla soprintendenza di Sassari e Nuoro - vi è stato un immediato intervento volto a bloccare la ricostruzione del fabbricato in questione. Dopo un anno e mezzo dall'inizio della pratica - è a questo punto che comincia la lesione - nonostante la già concessa autorizzazione alla demolizione del fabbricato, la soprintendenza ritiene che il progetto non vada bene e blocca l'attività. La soprintendenza, inoltre, ha impegnato notevoli fondi perché, contrariamente a ciò che avviene solitamente, non si è voluta avvalere dell'offerta della stessa Ser.co.im, la quale aveva posto a disposizione della soprintendenza, gratuitamente, tutti i mezzi e le maestranze necessari per l'esecuzione degli scavi. Pertanto, una simile decisione della soprintendenza, adottata improvvisamente, ha totalmente leso i diritti della Ser.co.im senza perseguire, in realtà, alcun reale interesse pubblico. Da quel momento si sono susseguiti diversi ricorsi; la sovrintendenza ha emanato una serie di decreti, sono passati sei mesi, poi altri sei e, ancora, altri sei: è una telenovela che non finisce mai!
La situazione è ancora in questi termini; vi saranno cause che non finiranno mai, e sembra quasi che sia stato fatto un dispetto per non riconoscere un diritto sacrosanto, anche perché vi è tutta laPag. 7volontà di preservare l'area archeologica: vi sono tutti i presupposti perché l'area venga salvaguardata, protetta e, allo stesso tempo, possano essere realizzati i lavori previsti dal piano regolatore generale.
Siamo - ripeto - di fronte ad una demolizione di fabbricati esistenti e ad una nuova ricostruzione, tenendo conto di tutte le previsioni del piano regolatore stesso. Peraltro, signor sottosegretario, desidero ricordare che l'interpellanza su questo problema risale al mese di maggio: siamo, quindi, a distanza di molti mesi e, nel frattempo, è stato emanato ancora un altro decreto di sospensione e di occupazione da parte della sovrintendenza.
Non c'è nessun futuro. Dinanzi al TAR e al Consiglio di Stato sono stati instaurati procedimenti che si prolungheranno, con danni notevoli per la pubblica amministrazione, la quale ha già impegnato somme rilevanti nonostante potessero essere risparmiate, come sempre avviene.
Sembra quasi che, in questo caso, vi sia un accanimento. Infatti, non si comprende come si possa arrivare ad una situazione di grande conflitto pur essendo sussistenti tutti i presupposti per una mediazione al fine di trovare insieme una soluzione condivisibile anche dalla soprintendenza, salvaguardando le aree di interesse archeologico - infatti, il piano terra è libero proprio per questo motivo - e consentendo ad un'impresa, che ha tutti i diritti di poter svolgere il proprio lavoro, di realizzare quanto ha previsto e per cui ha investito, tra l'altro, ingenti capitali, per realizzare appartamenti e metterli a disposizione in una città che necessita di abitazioni.
Pertanto, vorrei conoscere la posizione del sottosegretario e sapere se il Governo intenda trovare soluzioni e sia intenzionato a fornire la certezza del diritto ai cittadini o se - come nel caso della sovrintendenza - si sia appostato per fare imboscate, addirittura dopo un anno e mezzo, quando i lavori sono già stati avviati.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere.
DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, rispondo sulle due questioni sollevate, iniziando dall'ultima. In riferimento alla giusta lamentela dell'interpellante relativa alla mancata risposta all'interpellanza n. 2-00512 del 7 maggio 2007, si evidenzia che quest'ultima non è mai stata calendarizzata e, pertanto, l'amministrazione si è trovata nell'impossibilità di fornire la risposta.
Passo, quindi, alla seconda questione, relativa alle iniziative che, a giudizio dell'interpellante, il Ministro per i beni e le attività culturali dovrebbe assumere. Tale questione, a mio avviso maggiormente rilevante, riguarda le opportune e urgenti iniziative che l'interpellante chiede al Ministro di assumere per tutelare i diritti acquisiti della società Ser.co.im. Srl. Si rammenta, però, che ai sensi degli articoli 4 e 14 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, agli organi di Governo è preclusa ogni facoltà di «revocare, riformare, riservare o avocare a sé o altrimenti adottare provvedimenti o atti di competenza dei dirigenti».
Nel caso in questione, si è resa necessaria la decretazione dell'occupazione temporanea, da parte del Ministero per i beni e le attività culturali, del suolo acquisito dalla società, per finalità di ricerca archeologica, come lei stesso giustamente ha affermato, da parte del soprintendente. Il rinvenimento di reperti puntuali di grande rilievo ha determinato la dichiarazione, della quale lei stesso ha parlato, di alto interesse geologico. Si rammenta, inoltre, che le scelte di tutela operate sono esclusivamente potestà della sfera tecnico-discrezionale dell'apparato amministrativo.
Per quel che riguarda, invece, l'esistenza in capo alla società Ser.co.im. di veri e propri diritti acquisiti all'edificazione dell'area, si segnala che il Ministero per i beni e le attività culturali, in considerazione dell'ubicazione del sito - posto a ridosso di un parco archeologico chePag. 8ricomprende una parte dell'abitato dell'antica città di Turris Libisonis - ed ancora prima della conduzione di specifiche campagne di scavo, non ha mai autorizzato la società alla nuova edificazione, ma ha semplicemente ed esclusivamente autorizzato la demolizione del fabbricato esistente. Ciò nella ovvia considerazione che tale demolizione avrebbe sicuramente facilitato l'effettuazione delle indagini archeologiche, i cui risultati - come già detto - hanno indotto gli uffici all'emanazione del provvedimento di tutela.
Peraltro è da aggiungere che il Ministro per i beni e le attività culturali non può in ogni caso svolgere funzioni a tutela degli interessi del privato. Quest'ultimo, infatti, ha a disposizione, e d'altra parte le ha attivate, le soluzioni previste dall'ordinamento, sia mediante la presentazione di ricorso amministrativo in via gerarchica alle strutture centrali del Ministero per i beni e le attività culturali (ricorso peraltro respinto con decreto del segretario generale del 13 giugno 2007, notificato alla società ricorrente con nota n. 28298 del 25 giugno 2007) sia, ancora, mediante la presentazione di ricorso al TAR della Sardegna, presso il quale il giudizio è tuttora pendente.
Alla luce di quanto esposto, appare evidente che il privato ha attivato con solerzia gli strumenti di tutela a sua disposizione e l'esito del contenzioso relativo è rimesso alle valutazioni dell'organo di giustizia amministrativa.
PRESIDENTE. Il deputato Satta ha facoltà di replicare.
ANTONIO SATTA. Signor sottosegretario, sono semplicemente sconcertato: lei ci ha appena letto una relazione, che sicuramente le avrà inviato colui il quale si è occupato di questa pratica, ma lei dovrebbe avvertire, dal momento che rappresenta il Governo del Paese, che siamo di fronte ad un vero e proprio sopruso, perché la soprintendenza ha dato il nullaosta per la demolizione dopo aver esaminato il progetto nel suo complesso, che prevedeva sia la demolizione che la ricostruzione.
Siamo di fronte ad una situazione in cui i palazzi esistevano già: la sovrintendenza poteva acquisire l'area e lasciare questi palazzi, e non sarebbe successo assolutamente nulla. Ma la società ha fatto di più: nel progetto ha lasciato libero il piano terra, proprio per consentire di valorizzare, qualora ci fossero, tutti quegli elementi relativi al ritrovamento di resti archeologici di significativa importanza.
Il problema non è, però, questo: si tratta, piuttosto, di una persecuzione vera e propria, dal momento che non si riconosce ad una società il diritto sacrosanto di poter realizzare quanto previsto dalle leggi. Non è possibile che lei mi risponda che la società ha fatto ricorso al TAR: infatti, se questo è il modo di rapportarsi al cittadino, il quale, per avere il riconoscimento di un diritto che lo stesso comune e la soprintendenza gli hanno riconosciuto, deve necessariamente attivarsi presso il TAR o il Consiglio di Stato, credo si tratti di una risposta quanto meno preoccupante.
Ritengo invece che lei, come rappresentante del Governo e del Ministro, debba compiere accertamenti approfonditi, e non si debba soltanto limitare a ricevere e a fare sue le relazioni dei collaboratori o anche dei dirigenti, pur rispettando l'area di competenza della dirigenza, che mi guardo bene dal mettere in discussione. Si tratta, infatti, di una novità importante, introdotta da diversi anni, che consente un'accelerazione anche nelle risposte, ma non v'è dubbio che stiamo davvero andando al di là di ogni considerazione.
Tutti noi abbiamo a cuore la storia del nostro Paese e della nostra isola: sono sardo, sono legato alla mia terra e sono quindi ben felice che venga salvaguardato tutto ciò che può essere considerato un elemento importante per ricostruire la nostra storia. È altrettanto vero, però, che la società ed i tempi si evolvono, e si possono fare l'uno e l'altro, la salvaguardia e la tutela dei diritti dell'impresa, ma non è pensabile che avvenga il contrario, che si blocchi tutto per non fare nulla.
Chiediamo di conoscere l'entità dei finanziamenti stanziati per la ricerca archeologicaPag. 9e la somma disponibile, e vorremmo sapere, signor sottosegretario, chi risponderà domani di questi danni: risponderà il Ministero o il dirigente? Vorremmo sapere almeno questo, perché non v'è dubbio che le responsabilità saranno perseguite fino in fondo. Non è infatti pensabile che un cittadino possa investire, mettendo a repentaglio la sua impresa e mettendo a disposizione capitali, per un progetto che ha tutti i crismi della legalità, e venga poi bloccato improvvisamente, dopo un anno e mezzo e dopo che la società si era addirittura offerta di compiere gratuitamente un'analisi assieme alla sovrintendenza. Ciò la dice lunga sulla volontà persecutoria da parte di un dirigente.
Credo che lei debba fare chiarezza su questo. Evitiamo di creare problemi di ingiustizia sociale: si tratta di un caso di grande ingiustizia sociale, in un territorio che ha bisogno di avere risposte importanti, anche nel settore abitativo, e che reclama, quanto meno, una quasi certezza del diritto, se non la certezza nel diritto.
Le chiedo questo, signor sottosegretario, per ottenere una risposta che vada al di là di quello che lei ha comunicato, ovvero ciò che il dirigente ha sottoposto alla sua attenzione e che lei, correttamente, ha riportato. Ma non è questa la risposta che attendevo; aspetto una risposta diversa, che venga dal Governo, che deve dire quali misure intenda assumere per fare chiarezza sulla vicenda: non solo quello che è stato fatto, ma perché è stato fatto e se ci sono le condizioni per superare questa situazione. Non è possibile, le ripeto, ed è vergognoso, che ancora ci si trovi in questa situazione, dopo anni, senza avere alcuna risposta, anche perché questa continua decretazione di sei mesi in sei mesi dimostra che non si ha certezza su dove si vuole andare a parare. C'e un ricorso al TAR e c'è una decretazione, un altro ricorso al TAR e un'altra decretazione: ma davvero questo è uno Stato di diritto? Glielo chiedo, però cerchi di darmi una risposta (Applausi del deputato Turco).