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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).
(Iniziative in favore degli istituti culturali e delle pubblicazioni periodiche - n. 2-00746)
PRESIDENTE. Il deputato Turco ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00746, concernente iniziative in favore degli istituti culturali e delle pubblicazioni periodiche (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, le conclusioni del collega Satta sono all'origine anche della nostra interpellanza. Chiediamo sostanzialmente di ripristinare le somme accantonate dalla direzione generale per i beni librari e gli istituti culturali del Ministero per i beni e le attività culturali. Nel corso degli anni si è assistito ad una sempre più scarsa attenzione dei pubblici amministratori riservata alle istituzioni culturali che, con modesti mezzi, hanno proseguito la propria coraggiosa e spesso poco gratificante missione. Per quanto riguarda le istituzioni culturali ammesse al contributo ordinario dello Stato, per il triennio 2006-2008 è previsto un contributo che ammonta nella sua interezza alla cifra di 8 milioni di euro per il sostegno a 119 istituti culturali. A peggiorare questa situazione, riducendo i già esigui contributi citati, è intervenuta la legge finanziaria per il 2007, che ha decurtato i contributi del 13,35 per cento, danneggiando, in questo in modo equanime, tutti i 119 istituti culturali distribuiti su tutto il territorio nazionale.
Queste somme non sono certamente in grado di garantire quella continuità nella trasmissione del sapere che questi soggetti, nel corso degli anni, hanno saputo assicurare, mantenendo elevato il valore della cultura storica, letteraria, scientifica e artistica della società italiana. A noi appare chiaro come il serio lavoro cui queste istituzioni sono chiamate e la loro missione non siano supportati da contributi in alcun modo adeguati alla funzione che essi debbono svolgere, perché nella quasi totalità dei casi si tratta di archivi, biblioteche aperte al pubblico e spazi necessariPag. 10per la diffusione del patrimonio culturale, librario ed archivistico. Alla luce di questi dati appare evidente quanto affermato inizialmente, vale a dire l'assoluta ed indispensabile necessità di reintegrare quanto è stato accantonato per il 2007, immaginando che l'evidenza del danno arrecato farà mantenere la tabella nella sua integrità anche nell'anno 2008.
C'è poi la situazione che affligge le pubblicazioni di elevato valore culturale, composte di numerosissime categorie, che vanno dalle pubblicazioni scientifiche a quelle letterarie, a quelle artistiche, comprendendo tutte le pubblicazioni periodiche. Anche questa situazione è diventata sempre più grave.
La vicenda è così ripetutamente grottesca, da rendere normale il fatto che, nel 2007, anno ormai prossimo alla fine, devono essere ancora esaminate e valutate le domande presentate nel 2006 per i periodici pubblicati nel 2005. Degli originali due milioni di euro stanziati come contributo per queste pubblicazioni, si è avuta una successiva riduzione a 1 milione e 200 mila euro, in base ad una determinazione contenuta in una circolare ministeriale, la n. 3 del 2007. Però, all'interno dello stesso Ministero, le scelte effettuate consentono un ben diverso trattamento che viene riservato al settore dello spettacolo, che in questo caso viene opposto al settore culturale.
La previsione contenuta nell'articolo 1, commi 1136 e 1137, della legge finanziaria del 2007, costitutiva di un fondo presso il Ministero pari a 20 milioni di euro per gli anni 2007, 2008 e 2009, chiarisce come si possano predisporre e sostenere interventi a beneficio delle attività culturali svolte in Italia grazie all'attuazione di accordi di cofinanziamento tra lo Stato, le regioni e le autonomie locali. I loro maggiori sforzi sono rivolti allo spettacolo, trascurando completamente attività culturali non solo di spettacolo.
Per quanto riguarda i profili procedurali, importanti quanto se non più di quelli sostanziali, è per noi inaccettabile il fatto che la domanda recante il progetto di un privato cittadino rappresentante di un ente privato debba essere controfirmata, secondo quanto disposto dall'avviso pubblico relativo alla domanda recante il progetto, dal presidente della regione o dal presidente della provincia o dal sindaco del comune o da assessori da loro delegati del territorio in cui il medesimo progetto si svolge.
Questo metodo mina in nuce la possibilità del singolo cittadino o di istituzioni private di rendersi autonomi nella fase iniziale del procedimento, monopolizzato da rappresentanti di regioni ed enti pubblici territoriali, potenzialmente - e non solo potenzialmente - in grado, negando la propria firma, di discriminare tra i tanti soggetti che potrebbero avere diritto a presentare la domanda. Infatti, nell'avviso pubblico, non sono specificati i criteri in base ai quali l'amministratore pubblico eletto decide se firmarli o meno, poiché i criteri sono stabiliti solo per verificare, successivamente alla sua firma ed alla presentazione, quali siano meritevoli e quali no. Questo quadro rappresenta una cultura assoggettata esclusivamente agli interessi contingenti della politica, senza riuscire a tutelare in alcun modo il cittadino e le istituzioni private di cui può far parte.
Credo che il fatto che ci sia un particolare trattamento delle istituzioni dello spettacolo possa essere riassunto emblematicamente in un episodio che mi è accaduto. Più di una settimana fa ho indirizzato una richiesta alla segreteria della Direzione generale per spettacolo dal vivo del Ministero da lei rappresentato, perché volevo conoscere l'elenco nominativo dei soggetti beneficiari dei finanziamenti previsti dal patto per le attività culturali di spettacolo fra il Ministero, le regioni e gli enti locali. Nonostante reiterati contatti e solleciti, e la innegabile gentilezza del personale che vi presta servizio, non sono riuscito ad ottenere dal dirigente responsabile alcuna risposta.
Non è sufficiente dichiarare, come è stato fatto ieri da un collaboratore del dirigente, che la pubblicità dei dati è garantita dal sito della Direzione generale, perché non tutto ciò che è pubblico èPag. 11automaticamente accessibile. Sono ormai anni che il nostro ordinamento ha previsto la conoscibilità degli atti delle pubbliche amministrazioni, principio che tutti condividiamo ma che non tutti pratichiamo.
Comprendo le difficoltà in cui può imbattersi un cittadino alla ricerca di informazioni in possesso della pubblica amministrazione, quando addirittura un parlamentare, oggettivamente dotato di maggiori strumenti e potestà, non riesce a conoscere quanto è in suo diritto, e ritengo anche dovere, conoscere.
Adesso le vorrei fornire alcuni dati, pur non essendo certo della loro esattezza, anche se si sostiene che vi è una pubblicità dei dati stessi, che dovrebbero essere quindi - così si dice - a disposizione sul sito (ma se lei, sottosegretario, riesce a trovarli le sarei grato, stante una asimmetria informativa che i rappresentanti di Assemblee elettive a volte scontano nei confronti dei funzionari pubblici).
Penso di poter ragionevolmente affermare, con riferimento ai soggetti che hanno inviato la richiesta di finanziamento al Ministero per l'assegnazione dei fondi per l'attuazione dell'accordo che prevede lo stanziamento di 20 milioni di euro da parte dello Stato ed il cofinanziamento da parte delle regioni, che in questo primo anno sono stati presentati centotrentasette progetti (20 milioni di euro per centotrentasette progetti, ed 8 milioni di euro decurtati per centodiciannove istituzioni culturali che forse non vedranno mai questi soldi).
Dei centotrentasette progetti, trentasei non sono stati esaminati; dei restanti centouno progetti presentati, quarantaquattro sono stati respinti per mancanza di requisiti essenziali (e le sarei grato, sottosegretario, se potessi sapere quanti di tali progetti non avevano la firma del sindaco, del presidente della regione o della provincia). Trenta progetti sono stati respinti dopo un vaglio di merito, e solo ventisette hanno avuto accesso al finanziamento.
I suddetti ventisette progetti hanno avuto diritto, nel totale, ad un importo pari a 16 milioni di euro (purtroppo, non sono in grado di citare gli enti e gli importi ad essi attribuiti). Rimangono quindi da distribuire circa 4 milioni di euro: i resti dello spettacolo dal vivo equivalgono al doppio dei fondi stanziati per le pubblicazioni di elevato valore culturale e corrispondono a circa la metà del totale dei fondi stanziati a favore delle istituzioni culturali.
Se è vero, come recita il patto, che lo spettacolo costituisce un'attività di interesse pubblico e rappresenta una componente essenziale della cultura e dell'identità del Paese - oltre che un fattore di crescita sociale, civile ed economica della collettività -, con la stessa solerzia la pubblica amministrazione competente potrebbe - e, forse, dovrebbe - distribuire le non sufficienti risorse in modo più equo ed equilibrato tra le tante realtà culturali del nostro Paese.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere.
DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, il Ministero per i beni e le attività culturali ha già chiesto che venga istituito per il prossimo anno un apposito capitolo dello stato di previsione di spesa del Ministero esclusivamente riservato ai contributi agli istituti culturali, al fine di consentire lo snellimento delle procedure finalizzate all'erogazione in tempi stretti.
È stato, altresì, richiesto un contributo straordinario per l'anno 2007 per recuperare, almeno in parte, la percentuale di riduzione del contributo che, dal 2001 al 2007, è stata pari al 31,63 per cento (come lei stesso ha ricordato d'altronde).
Per quanto concerne i contributi in favore delle pubblicazioni periodiche di elevato valore culturale di cui alla legge n. 416 del 1981, essi sono assegnati dall'Istituto per il libro ed effettivamente hanno subito riduzioni importanti in questi anni.
In particolare, a partire dal 2006 il Fondo per la concessione dei contributi èPag. 12confluito nel Fondo unico per trasferimenti correnti alle imprese e l'importo corrispondente è stato ridotto, per l'anno 2006, a 1.456.000 euro. Ciò, come può immaginare, ne rende molto difficile la distribuzione.
Per l'anno 2007, il Fondo è stato ulteriormente tagliato dal comma 507 della legge finanziaria per il 2007 ed è passato a 1.273.290 euro. Al riguardo, noi abbiamo chiesto un ripristino dello stanziamento almeno a 2.065.828 euro, cioè il recupero del 13 per cento, in modo di poter distribuire tali fondi (e ciò spiega il ritardo per quanto concerne questa parte).
Sulla questione del fondo dello spettacolo, a cui lei alludeva e il cui stanziamento è nella legge finanziaria dell'anno scorso, lei non ha chiesto nulla e pertanto non rispondo in questa sede, ma per quanto riguarda i dati mi posso sicuramente impegnare a renderglieli noti in ogni dettaglio, perché effettivamente sono trasparenti. In questi giorni è stato rilanciato un secondo bando, che permette di spendere i fondi rimasti, che senz'altro possiamo guardare insieme - se lei lo desidera - e che posso fornire in tempo utile, immediatamente.
PRESIDENTE. Il deputato Turco ha facoltà di replicare.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, il problema sostanziale, a parte conoscere i progetti finanziati per quanto riguarda lo spettacolo dal vivo, è sapere quale sia la politica culturale del Ministero. Sappiamo che quando parliamo degli istituti culturali, ci riferiamo al Centro studi sul classicismo di Arezzo, delle Fondazioni per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna, dell'Accademia della Crusca di Firenze, del Centro studi manzoniani di Milano, di tutta una serie di fondazioni romane quali la Brodolini, la Pastore, l'Istituto Gramsci, le Fondazioni Basso, Einaudi, Nenni, Spirito, Valentino Bucchi, l'Istituto Luigi Sturzo. Quando parliamo degli spettacoli dal vivo a cosa ci riferiamo? È importante saperlo visto che decidiamo, anzi il Ministero dei beni culturali decide di destinare tutte queste risorse.
Le ho rivolto una domanda: mi chiedo per quale ragione vi sia la procedura, per cui il privato cittadino o rappresentante di un'istituzione che presenta un progetto, per ottenerne la validità deve acquisire la controfirma del presidente della regione, della provincia, o del sindaco? Qual è la ragione della controfirma? La ragione è - lei lo capisce - logica: l'interesse della politica. Gli istituti da me citati sono sottoposti a dei controlli severissimi. Lo spettacolo dal vivo è sottoposto ad un controllo severissimo della politica, non delle istituzioni.
Mentre siamo coscienti del valore culturale di tali fondazioni ed istituti, ignoriamo il valore culturale, ad esempio, della festa del mandorlo, della pesca o del pecorino. Infatti, l'evento che si finanzierà - lo spettacolo dal vivo - nella maggior parte dei casi non possiede alcun valore culturale e noi stiamo sacrificando, anzi state sacrificando, gli istituti culturali all'interesse della politica e non certo a quello del Paese. Ciò è tanto più vero dato che all'interno del Ministero i diversi dirigenti dispongono di un proprio potere in base all'entità dei finanziamenti che riescono a raccogliere.
Mi aspettavo una sua dichiarazione relativa al fatto che la legge finanziaria è stata approvata dal Parlamento. È vero, l'abbiamo approvata in Parlamento con il voto di fiducia da noi fornito, ma, rispetto alla dinamica politica che ha portato all'approvazione della legge finanziaria, vorremmo che ci fosse uno stanziamento. Lei ha assunto una sorta di impegno, ma il problema non è semplicemente quello di cercare di rifinanziare, bensì quello di stabilire in quale misura ciò avvenga. Se eroghiamo 8 milioni di euro agli istituti culturali e 40 milioni di euro, con il cofinanziamento, agli spettacoli dal vivo, è evidente che compiamo una scelta che non è di tipo culturale. Spero veramente che non vi sia solo un impegno in vista della prossima finanziaria, ma che esso sia consistente, in modo da segnare davvero una politica culturale in questo Paese.