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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Orientamenti del Ministro della solidarietà sociale in merito al protocollo sul welfare - n. 3-01310)
PRESIDENTE. Il deputato La Malfa ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01310, concernente orientamenti del Ministro della solidarietà sociale in merito al protocollo sul welfare (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il Ministro ha più volte dichiarato alla stampa e alle televisioni di non essere d'accordo con il protocollo sul welfare che il Governo ha firmato con le parti sociali nel corso dell'estate.
Credo che egli debba informare il Parlamento, prima che la stampa e l'opinione pubblica, di queste sue posizioni, di ciò che egli ritiene non accettabile di quel protocollo e di ciò che egli farà se il Governo, come ha dichiarato il Presidente del Consiglio, non intende cambiare e non cambierà di una virgola quell'accordo.
PRESIDENTE. Il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole La Malfa per l'interrogazione che mi permette di esprimere esattamente in questa sede la mia opinione.
Non ho mai posto il problema della modifica del protocollo, che è stato firmato tra il Governo e le parti sociali ed in quanto tale esiste. Ho sempre posto il problema di una correzione nella sua traduzione in legge, quindi in ciò che poi dovrà essere approvato dai due rami del Parlamento.
Nello specifico, i punti su cui ho sollevato alcune criticità riguardano, in primo luogo, la questione della precarietà del lavoro. Ritengo che nel protocollo le misure adottate per combattere la precarietà del lavoro siano troppo blande e la proposta che ho avanzato è semplicemente quella di rifarsi a quanto è contenuto nel programma con cui l'Unione si è presentata alle elezioni che si intitola «Per il bene dell'Italia» e che ha come sottotitolo «Programma di Governo 2006-2011» e che sulla precarietà recita: «Proponiamo la reintroduzione del credito di imposta e siamo contrari ai contenuti della legge n. 30 e dei decreti legislativi nn. 276 e 368 che moltiplicano le tipologie precarizzanti. Per noi la forma normale di occupazione è il lavoro a tempo indeterminato, perché riteniamo che tutte le persone debbono potersi costruire una prospettiva di vita e di lavoro serena. In tal senso, crediamo che il lavoro flessibile non possa costare meno di quello stabile e che tutte le tipologie contrattuali a termine debbano essere motivate sulla base di un oggettivo carattere temporaneo delle prestazioni richieste e che non debbano superare una soglia dell'occupazione complessiva dell'impresa». Su tale tema la mia proposta è di tradurre in norma questa parte del programma con cui ci siamo presentati alle elezioni e con cui la coalizione, di cui sono espressione, ha vinto le elezioni.
In secondo luogo, pongo un problema sulla questione delle pensioni. Nello specifico per quanto riguarda i lavori usuranti, perché il protocollo individua delle tipologie di lavoro che danno diritto ad andare in pensione anticipata e poi fissa un numero specifico, cinquemila persone, che ne potrebbero usufruire. Ritengo che su un piano legislativo sia incompatibile la fissazione di un diritto soggettivo con il numero chiuso, come se un lavoratore che è nato a febbraio potesse andare in pensione e uno nato a novembre no. Credo che lì si debba stabilire che il diritto soggettivo è tale e non può essere in alcun modo conculcato.
PRESIDENTE. Il deputato La Malfa ha facoltà di replicare per due minuti
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, faccio osservare che il Ministro non Pag. 31ha risposto alla domanda. Avevo chiesto con precisione cosa egli obietta al memorandum ed egli ha risposto cortesemente. Avevo anche domandato che cosa farà se, come ha affermato il Presidente del Consiglio, il memorandum verrà tradotto in legge in modo non equivoco, vale dire confermando i punti su cui il Ministro è in disaccordo.
Il Ministro ha dichiarato fuori dal Parlamento che non intende votare; ma l'unica posiziona seria di un Ministro che dissente dal Governo - e parlo per esperienza diretta - è sostanzialmente quella di abbandonare il Governo. Se il Ministro crede di poter salvare la sua coscienza, la posizione del suo partito o la sua personale, affermando che voterà contro, è bene che l'opinione pubblica sappia che il voto contrario in sede di Consiglio dei Ministri rappresenta soltanto un'annotazione a verbale, ma nulla in grado di cambiare qualcosa. Pertanto o il Ministro Ferrero è convinto di ciò e se il Governo assume decisioni di segno diverso, lascerà l'Esecutivo, oppure il Ministro sta prendendo in giro se stesso, i suoi elettori e chi crede alle sue parole. In ogni caso, egli ha il dovere di rispondere alle Camere perché fuori dal Parlamento ha dichiarato che non avrebbe votato, anche se, evidentemente, qui non osa ripetere quella dichiarazione.