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Seguito della discussione della proposta di legge: Contento: Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale (A.C. 782-A); e degli abbinati progetti di legge Ascierto; d'iniziativa del Governo (A.C. 809-1967) (ore 17,20).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 782-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo brevemente per dichiarare il voto favorevole di Alleanza Nazionale su questo provvedimento perché, come già ampiamente spiegato in altre sedi, sia in Commissione sia nell'intervento nel corso della discussione sulle linee generali, finalmente colmiamo un vuoto normativo che sussiste da più di dieci anni, vale a dire da quando la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità del comma 2 dell'articolo 224 del codice di procedura penale.
Due sono gli aspetti importanti di questo provvedimento. Il primo è che la magistratura abbia uno strumento aggiornato e adeguato ai tempi per poter intervenire in campo probatorio, con una modernizzazione efficace. Il secondo è che sono previste le garanzie a tutela della persona. Si tratta di garanzie che si articolano in diverse forme: nell'ordinanza motivata che è un aspetto procedurale molto importante, nella terzietà del giudice che deve intervenire, nella tutela del diritto di difesa e nella tutela della saluta e della dignità della persona.
Quindi ritengo che dobbiamo essere consci e rassicurati dal fatto che con il provvedimento in discussione realizziamo un passo avanti nell'ambito del processo e, in particolare nella fase dell'acquisizione della prova che, come tutti sappiamo, è delicatissima nel procedimento penale, garantendo comunque i diritti basilari del nostro processo. Tuttavia, auspichiamo che in futuro venga presa in considerazione la banca dati, così come era anche previsto nella proposta di legge originaria dell'onorevole Contento. Credo, comunque, che in questo modo e con questa configurazione, il provvedimento fornisca veramente un supporto concreto al nostro procedimento penale, adeguandolo anche ai modelli europei.
Per tali motivi Alleanza Nazionale voterà a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crapolicchio. Ne ha facoltà.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, onorevoli deputati, signori rappresentanti del Governo, come è noto, l'intervento legislativo oggi all'esame di questa Camera si è reso necessario poiché, a dieci anni dalla nota sentenza della Corte costituzionale n. 238 del 9 luglio 1996, non era stato ancora colmato il vuoto normativo che aveva privato l'autorità giudiziaria della facoltà di effettuare, anche a mezzo di perizia, il prelievo di materiale biologico volto all'individuazione del profilo genetico, da raffrontare poi con il profilo genetico ricavato dalle tracce del reato. In particolare, la Corte costituzionale, dichiarando Pag. 69l'illegittimità dell'articolo 224 del codice di procedura penale, aveva affermato che nessun rilievo peritale del menzionato genere si sarebbe potuto disporre da parte del giudice fino a quando il legislatore non fosse intervenuto a individuare le tipologie di misure restrittive della libertà personale, nonché a precisare i casi e i modi nei quali le stesse potessero essere adottate.
È allora evidente che si debba finalmente colmare il vuoto normativo recato dalla predetta pronuncia, recuperando un mezzo di ricerca della prova che oggi rappresenta un momento irrinunciabile per utilizzare nella loro pienezza tutte le potenzialità offerte dalle investigazioni scientifiche, soprattutto al fine dell'estrazione del profilo genetico anche da ridotte quantità di materiale biologico e tramite interventi non invasivi.
In tale contesto, consideriamo dunque l'intervento legislativo in esame un passo importante, volto a dotare il nostro ordinamento, nella direzione indicata dalla pronuncia della Corte costituzionale, di uno strumento assai efficace e idoneo a garantire maggiore certezza giuridica nella fase di costituzione della prova e in quella investigativa e processuale.
In concreto, stante anche quanto premesso in sede di discussione sulle linee generali, apprezziamo, peraltro, che il provvedimento in questione vada nella direzione da noi auspicata, nel senso di circoscriverne l'applicazione ai reati più gravi. Valutiamo, altresì, positivamente il fatto che l'ordinanza del giudice che dispone l'eventuale esecuzione coattiva debba essere adeguatamente motivata, a tutela del soggetto coinvolto, mediante l'indicazione del reato per il quale si procede, la descrizione sommaria del fatto, nonché l'indicazione specifica del prelievo o dell'accertamento da effettuare e delle ragioni che lo rendono assolutamente indispensabile per l'accertamento del fatto. Il tutto, peraltro, deve avvenire nel contesto di operazioni che vanno effettuate comunque nel rispetto della dignità e del pudore di chi vi sia sottoposto.
In conclusione, il provvedimento in esame rappresenta un elemento indubbiamente positivo per il nostro Paese, poiché è idoneo, da una parte, a colmare un vuoto normativo durato oltre dieci anni, dall'altra, a dotare l'ordinamento di un efficace mezzo investigativo, provvisto di un elevato grado di affidabilità ai fini dell'identificazione di un individuo. È, infatti, chiaro che anche in sede di applicazione dei principi di cui al testo in questione, si dovrà in ogni modo evitare che si dia luogo a ingiustificate compressioni della libertà personale dei cittadini o a trattamenti invasivi. Il provvedimento in esame deve essere valutato comunque in modo del tutto favorevole, ovvero come imprescindibile per una giustizia efficace e moderna.
Per tali ragioni e per quanto ampiamente evidenziato in sede discussione sulle linee generali, il gruppo parlamentare dei Comunisti Italiani preannuncia il proprio voto favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole dell'UDC sul provvedimento in esame che, dopo l'intervento della Corte costituzionale, che aveva determinato un vuoto normativo, è divenuto necessario e indilazionabile. È un intervento equilibrato, che trova un bilanciamento corretto tra le esigenze investigative e processuali, da un lato, e i diritti inviolabili della persona, dall'altro.
Pertanto, abbiamo collaborato, anche nel corso dell'esame del provvedimento de qua, per individuare una soluzione unitaria.
Consideriamo apprezzabile il fatto che il provvedimento sottoposto alla nostra attenzione registri il voto pressoché unanime della maggioranza e dell'opposizione, ma non possiamo non rilevare che manca un tassello al quadro normativo su cui Pag. 70esso interviene: mi riferisco alla banca dati del DNA, in cui dovranno confluire anche i risultati dei prelievi che oggi ci apprestiamo a normare. In ordine a tale aspetto non posso non far notare l'inadempienza del Governo che, da molti mesi, promette di intervenire normando un settore così rilevante e delicato come quello della banca dati del DNA e, a tutt'oggi, ci troviamo in assenza di tale intervento governativo, che viene ripetutamente annunziato.
Dunque, bene ha fatto il Parlamento ad assumere un'autonoma iniziativa, ma sarebbe bene che anche il Governo prendesse il buon esempio del Parlamento e, finalmente, si decidesse a intervenire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, essendo già lungamente intervenuto in sede di discussione sulle linee generali del provvedimento, non ripercorrerò la storia - e le urgenze conseguenti - del vuoto normativo aperto dall'ormai famosa sentenza della Corte costituzionale fin dal 1996, perché su tale aspetto siamo tutti d'accordo.
Meno ovvio è il fatto che, da allora, sono cambiate moltissime cose: tra queste, l'evoluzione delle tecniche di indagine legata all'analisi del DNA, ma anche il numero e la qualità delle informazioni che adesso sono ottenibili. Per utilizzare una certa definizione, disponiamo di una maggiore sensibilità di dati e di informazioni oggi estraibili e questo è il punto di partenza.
Ma da allora è anche cambiato il contesto internazionale: saremmo ciechi se pensassimo che gli eventi del settembre 2001 e successivi non abbiano avuto alcuna influenza sulle scelte legislative, sulla qualità degli accordi internazionali e sulla disponibilità, molto più ampia, che tali dati hanno oggi sullo scenario globale.
Cito queste due piccole variazioni, intervenute dal 1996, semplicemente per invitare i colleghi a non considerare il provvedimento in esame solo come una mera modifica tecnico-procedurale sui prelievi coattivi di materiale biologico, ma con una valenza assai più ampia che, infatti, ritroveremo quando ci confronteremo - conto e spero nell'attuale legislatura - sul «convitato di pietra» della normativa in esame, cioè la questione delle banche dati.
Lo stralcio della regolamentazione delle banche dati è la forza del provvedimento in esame - infatti ce ne ha consentito un esame agile - ma è anche la sua debolezza, perché lascia aperta un'infinità di problematiche e di interrogativi.
Tra l'altro, non penso, come volevano i colleghi di Alleanza Nazionale, che tale materia possa essere regolamentata attraverso un provvedimento ministeriale, ma credo invece che il Parlamento la debba affrontare con un dibattito degno dell'importanza che il tema assume.
Dovremmo, infatti, guardare con grande preoccupazione al fatto che, in questo momento, al di fuori di ogni regolamentazione legislativa, qualcosa di simile ad una banca dati già esiste: mi riferisco ai quindicimila reperti o campioni oggi custoditi presso il RIS di Parma, struttura di assoluta garanzia, ma in ogni caso priva di qualunque tipo di normazione generale.
L'urgenza del provvedimento in esame - perché di urgenza si tratta - si spiega con la necessità di colmare il vuoto normativo cui inizialmente facevo riferimento, ma non possiamo non notare, come abbiamo fatto in sede di dibattito, che esistono anche determinate problematiche - stiamo parlando essenzialmente di prelievi coattivi e non volontari - e che, quindi, le modalità, costrittive rispetto al cittadino, con le quali vengono realizzati anche i prelievi e non soltanto le analisi hanno una certa rilevanza (abbiamo cercato di argomentare tale aspetto).
Il provvedimento in esame è un primo passo, ma presenta anche delle forte lacunosità che ci impediscono, non essendo esse state risolte nel dibattito in Assemblea, di votare a favore; pertanto, preannunzio Pag. 71che il gruppo di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea si asterrà in sede di votazione finale.
Tra l'altro, credo che torneremo complessivamente su questa vicenda - lo ribadisco per l'ennesima volta - quando esamineremo la questione della mole straordinaria ed enorme di informazioni e sulla loro conservazione. A proposito delle informazioni, collega Ascierto, mi preoccupo di più di quelle contenute nel DNA, non soltanto dei cittadini imputati o indagati, ma anche - come è previsto nel provvedimento - di coloro che non lo sono. Quindi, mi preoccuperei più di tale aspetto che non - come lei ha affermato in sede di dichiarazione di voto - delle eventuali malattie che gli immigrati portano nel nostro Paese. Il provvedimento in esame, per fortuna, non c'entra nulla con tale questione (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, credo che oggi stiamo scrivendo una bella pagina per la democrazia, con una riaffermazione di principio. La giustizia è uno dei valori fondanti del nostro ordinamento e della nostra comunità statuale, cui si richiamano, come valore superiore, molte compagini e culture politiche, particolarmente quelle cattoliche, ma anche quelle laiche.
Pertanto, saluto e sottolineo positivamente la convergenza nei confronti di una proposta di legge tra maggioranza e opposizione, che, una volta tanto, sono riuscite a superare quella «diarchia» muscolare che spesso le caratterizza, nell'interesse superiore della legge, cioè dei cittadini che sono i fruitori della legge.
Oggi la riflessione è notevole; pensiamo, quando svolgemmo la discussione sulle linee generali sul punto a marzo, all'allarme legalità diffuso, ad un emergere quotidiano di problematiche nuove, sempre difformi per quanto attiene la giustizia, indubbiamente legate alla straordinaria circolazione di uomini e di donne nel mondo globale. Pertanto, si tratta di nuove proposte che rispondono a nuove domande. È evidente che abbiamo il dovere di regolamentare una forma di accertamento che non esisteva e di cui si sentiva il bisogno ormai ineluttabile. È una prima risposta all'allarme sicurezza e credo che si sia trovata una forma equilibrata, che è quella che la Costituzione ci indica, attraverso un bilanciamento di valori, tra il reato nel suo allarme sociale (una particolare tipologia di reati) e, conseguentemente, i soggetti che sono sottoponibili anche ad un trattamento coattivo.
Al riguardo, vorrei svolgere una considerazione, invitando i colleghi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea a rivedere le loro posizioni, perché non vorrei che facessimo come quel millepiedi che, per contare le sue zampe, inciampò e non riuscì più a camminare.
Pertanto, davanti all'emergenza di centinaia di persone che - lo dico come avvocato - nei casellari giudiziari compaiono spesso come alias, alias, alias e via seguitando, rendendo di fatto impossibile l'applicazione della fattispecie penale, possiamo anche porci problemi di natura ontologica nobili, di sicuro rilievo, che rischiano però di impaludarci in un dibattito che, nel frattempo, lascia esposti soprattutto i più deboli. Ci dovrebbe dunque ispirare per spirito di Costituzione la tutela soprattutto dei più deboli e degli ultimi. Il pensiero deve correre alle tante persone bisognose e a quei poveri - sono tanti - che, vivendo in zone metropolitane a basso controllo, sono ancora più esposti. Si avrà un bel spiegare a quei poveri che non è possibile attuare una fattispecie nuova, perché non ci sono le garanzie costituzionali o perché la banca dati non è fattibile. Credo che il bilanciamento dei valori vada operato, uscendo dal tecnicismo giuridico, per rientrare nello spirito della legge, cioè nella tutela e difesa dei cittadini.
Non si rinviene in tale atteggiamento alcun intento persecutorio; non si tratta di Pag. 72prendersela con qualcuno che porta malattie piuttosto che con altri. Si tratta solo di prevedere uno strumento di indagine, tenendo conto che la democrazia è perfettibile; pertanto, in questa sede quotidianamente cerchiamo di capire come possiamo migliorarla, misurando anche le domande e le attese soprattutto della povera gente e gli strumenti che possiamo offrire in risposta.
Tutto ciò considerato, credo che valga la pena - vista l'ampia convergenza - esprimere un voto di assenso alla normativa in esame, ispirandosi ad un criterio di perfettibilità, dal momento che dopo una prima osservazione sull'applicazione della normativa, si potrà discutere su criteri di miglioramento da seguire, rinviando ad un dibattito più ampio che sicuramente pone problemi enormi nel terzo millennio come quello sulla banca dati.
Questo è lo spirito che ci contraddistingue e che vorremmo rappresentare all'Assemblea e a tutti coloro che ci ascoltano. Io, a nome del gruppo Popolari-Udeur, preannunzio il voto favorevole all'approvazione del provvedimento in esame ed esprimo una certa soddisfazione, perché finalmente, per una volta, si esce da uno scontro spesso poco ragionevole per arrivare, invece, al cuore di quella ragionevolezza tanto utile alla nostra comunità statuale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, voteremo a favore dell'approvazione della proposta di legge esaminata. Il problema sotteso alla sua approvazione è l'identificazione delle persone e di chi commette reati. Il problema dell'identificazione si evidenzia soprattutto con riferimento all'immigrazione: non vi è dubbio che vi è una massa di persone che preme e, spesso, entra illegalmente, soprattutto in questo periodo in cui il Governo ha reso pubblica in ogni circostanza la sua linea: l'immigrazione libera. Tutte queste persone entrano e non vengono identificate.
Il testo in esame è un piccolo tassello per riuscire a realizzare un'identificazione compiuta di chi entra nel nostro territorio e soprattutto un'identificazione dei responsabili dei delitti. È evidente che quando si dichiarano false generalità, se non vi è una banca dati e se non vi è la possibilità di effettuare subito accertamenti che cristallizzino determinate prove e che associno tracce organiche ad una determinata identità, non si riescono a ricostruire i reati né la storia di chi è presente sul nostro territorio. Il provvedimento in esame non vale soltanto per gli immigrati ma per tutti.
I problemi dell'effettuazione dei test del DNA e dell'identificazione, oggi più che mai, si presentano con riferimento all'immigrazione. Noi voteremo a favore di questo testo, perché lo riteniamo assolutamente giusto ed equilibrato nella sua formulazione: è evidente che i prelievi biologici e i conseguenti accertamenti debbano avvenire con tutte le garanzie del caso. Viene prelevato il capello, un tampone di saliva e poi si effettua la perizia, con un accertamento che, quindi, si svolge all'interno del processo con la presenza dei difensori e di consulenti tecnici. Questo provvedimento, quindi, sta in piedi, dal punto di vista tecnico e giuridico, ma, tuttavia, è evidente che noi lo consideriamo come un tassello di una casa, di un castello più ampio che va costruito per sottoporre ad accertamenti soprattutto coloro che entrano nel nostro territorio, affinché ne venga individuata l'identità.
In Francia, in sede di Assemblea nazionale, si sta discutendo in merito ad una legge che stabilisce che chi chiede il ricongiungimento familiare debba sottoporsi al test del DNA. Ritengo che questo tipo di impostazione - che è stata data dal Presidente Sarkozy, in un Paese che è non fuori dal mondo, ma è a noi vicino - sia assolutamente giusta.
Ho sentito dire che la famiglia deve essere qualcosa di dichiarato; deve essere fondata su affetti e, come ha affermato una collega intervenuta in precedenza, non vi deve essere un accertamento basato sulla consanguineità. Ma io mi chiedo: se Pag. 73qualcuno dichiara di essere un familiare e di avere un rapporto di parentela con un'altra persona e questo è il titolo per entrare nel nostro territorio, è chiaro che dobbiamo avere la possibilità di verificare se quanto egli dichiari sia vero oppure falso. Nel caso in cui quanto dichiara sia falso, infatti, non vi è il titolo per entrare nel nostro territorio. Le regole sono regole e debbono essere rispettate.
Noi affermiamo tutto ciò da molto tempo e siamo stati accusati di razzismo quando abbiamo chiesto che venissero prese le impronte digitali a chi arrivava sul nostro territorio. I Paesi occidentali e civili lo fanno da anni: per esempio, negli Stati Uniti chi entra deve fornire le proprie impronte digitali ed in Francia, con riferimento ai ricongiungimenti, questa linea sta passando, seppur con un dibattito che si sta sviluppando all'interno dell'Assemblea nazionale.
Nei prossimi giorni presenteremo un «pacchetto» di iniziative proprio su questo tema, cioè sull'immigrazione e sull'accertamento dell'identità di chi entra nel nostro territorio, partendo proprio dall'esame del DNA, che oggi viene finalmente richiesto almeno con riferimento a determinate ipotesi: si tratta di reati gravi, di soggetti che hanno lo status di indagati, ma si tratta, altresì, di un passaggio e di un tassello importante (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, sul provvedimento in discussione preannunzio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia. Si tratta, tuttavia, di un voto che deve riprendere una sorta di condizione che è stata posta dall'onorevole Contento al momento del ritiro del suo emendamento relativo alla creazione e alla nascita delle banche dati. Ciò, perché questa proposta di legge - svincolata da un provvedimento più organico sulla nascita, sulla creazione, sull'organizzazione e sulle garanzie legate a una banca dati - risulta insufficiente e «monco», perché le analisi e le perizie non sarebbero conservate adeguatamente.
Tuttavia, in premessa, vorrei svolgere una considerazione generale che esprimo con soddisfazione perché l'85 per cento dei provvedimenti che abbiamo approvato fino ad oggi erano di iniziativa governativa.
Finalmente, oggi, dopo lungo tempo, torniamo ad approvare un provvedimento di iniziativa parlamentare. Dalla Commissione giustizia - che ha lavorato molto su provvedimenti di iniziativa parlamentare che, molto spesso, purtroppo venivano superati e sorpassati da provvedimenti di iniziativa del Governo - finalmente riusciamo ad arrivare in Assemblea con un'iniziativa meritevole di colleghi che hanno cercato di colmare una lacuna del nostro ordinamento che era stata rimarcata, nel 1996, da una sentenza della Corte costituzionale.
Nel 1996, infatti, la Corte costituzionale aveva fatto capire che la legislazione non stava al passo con i tempi, con la ricerca e con l'innovazione tecnologica. Con tale sentenza, l'autorità giudiziaria veniva privata della facoltà di effettuare - a mezzo perizia - il prelievo obbligatorio di materiale biologico per la determinazione del DNA.
Chiaramente, la Corte costituzionale ha evidenziato la necessità di una norma specifica che prevedesse, appunto, l'accertamento obbligatorio. In altri casi, gli inquirenti potevano appropriarsi del DNA dei soggetti indagati, o di altri soggetti, magari riuscendo a reperire campioni senza chiederne il consenso, oppure in modo consensuale; tuttavia, laddove non vi fosse tale consenso, la Corte costituzionale escludeva che si potesse procedere a simili accertamenti.
Questo è il punto fondamentale che ci consente di recuperare un mezzo di ricerca della prova che è sicuramente irrinunciabile se si vogliono utilizzare tutte le potenzialità offerte dalle investigazioni scientifiche.
In questo provvedimento - anche attraverso una riflessione e uno studio approfondito Pag. 74in Commissione - sono state individuate garanzie che consentissero, appunto, di bilanciare l'invasività o, comunque, l'invasione della sfera personale del soggetto. Tali garanzie trovano il loro punto fondamentale nella presenza di un giudice al quale il pubblico ministero si deve rivolgere attraverso le forme del cosiddetto incidente probatorio. Tale giudice costituisce, quindi, l'elemento di garanzia fondamentale a tutela della sfera personale del soggetto sottoposto al test del DNA.
È evidente che questo testo, forse, può presentare qualche limite; lo abbiamo rimarcato in Commissione con alcuni emendamenti che non sono stati accolti e che, come gruppo di Forza Italia, non abbiamo ripresentato in Assemblea proprio perché volevamo privilegiare una rapida approvazione del provvedimento.
Un po' di scetticismo, forse, può nascere dalla parificazione tra la figura del soggetto indagato e del soggetto non indagato. Si tratta di una mancata distinzione perché se, chiaramente, si possono sacrificare alcune garanzie a fronte di un soggetto indagato (nei confronti del quale vi siano indizi di colpevolezza o, comunque, un fumus di notizie di reato), nel caso in cui il soggetto non sia indagato e non presti il consenso, non si possono porre, a base del provvedimento giudiziale, le medesime condizioni. Questa è una considerazione che abbiamo svolto in Commissione e che desidero rimettere all'esame dell'Assemblea in quanto non abbiamo presentato emendamenti al riguardo.
Tornando all'aspetto legato alla banca dati, ricordo anche che il Governo, in più circostanze, si è impegnato sotto questo profilo. Addirittura, il Garante della privacy - il professor Pizzetti - aveva evidenziato come il RIS di Parma, senza una normativa sulle banche dati, rischiava di muoversi molto spesso in uno spazio extra legem.
Ricordo, tra l'altro, che l'Italia ha aderito ad un Trattato internazionale che rende automatico, tra i Paesi dell'Unione europea, l'accesso alle banche dati del DNA.
Tra i 27 Stati membri dell'Unione europea, sono numerosi i Paesi che hanno sottoscritto tale accordo, proprio per agevolare uno scambio di documenti. Pertanto, sussiste, il rischio che, sotto questo profilo, l'Italia si trovi ad essere anche inadempiente nei confronti di altri Paesi europei.
Concludo, evidenziando come il provvedimento in discussione sia veramente fondamentale per agevolare i nostri inquirenti nella soluzione di casi che, fino ad oggi, potevano risultare veramente irrisolvibili.
Penso all'esperienza statunitense - nella quale l'analisi del codice del DNA ha trovato ingresso nel processo penale fin dal 1987 - dove, addirittura, si è arrivati ad emettere provvedimenti nei confronti di persone di cui non si conosceva il nome anagrafico ma solamente il codice genetico.
Abbiamo compiuto un importante passo in avanti e, pertanto, corre l'obbligo di ringraziare quei colleghi che con tenacia hanno portato avanti questa proposta, difendendola e migliorandola in Commissione. Ringraziamo il relatore e il presidente della Commissione che hanno accettato il confronto pur mantenendo comunque ferme le proprie valutazioni.
Detto questo, confermo il voto favorevole di Forza Italia che sarà un voto convinto a condizione che a breve - il sottosegretario ha evidenziato che ciò avverrà in tempi molto brevi, addirittura in settimana - il Consiglio dei Ministri affronti la tematica delle banche dati (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambescia. Ne ha facoltà.
PAOLO GAMBESCIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, il provvedimento in discussione rappresenta una buona legge, perché è stata preparata insieme. Il lavoro in Commissione è stato proficuo, spesso ci siamo scontrati - come è giusto che sia - e siamo partiti da considerazioni diverse, Pag. 75avendo però in comune un'esigenza che ci è apparsa preminente rispetto alle divisioni: la necessità di colmare un vuoto legislativo, facendolo in fretta.
Tuttavia, allo stesso tempo, era necessario tenere conto, non solo dei progressi della scienza, ma anche delle preoccupazioni - che non sono solo nostre, solo italiane - perché gli accertamenti che la scienza oggi permette, ovviamente, fanno sorgere interrogativi quando si tratta di diritti individuali.
Il nostro lavoro è stato essenzialmente questo: predisporre una legge che permettesse gli accertamenti necessari per far fronte al crimine e che, nello stesso tempo, tutelasse i diritti individuali, costituzionalmente protetti.
Vede, onorevole Cota, questo provvedimento non ha lo scopo di censire gli immigrati - capisco il suo punto di vista sebbene non lo condivida - per fermarli, tagliare loro i capelli e creare una banca dati relativa agli immigrati. Esso si prefigge come obiettivo quello di individuare, se possibile, gli autori di reati punibili con l'ergastolo o con la reclusione superiore a tre anni e comunque non inferiore.
Si tratta di due cose completamente diverse. Vi è confusione sulla banca dati che dovrebbe garantire l'accertamento dell'identità di chi arriva in Italia, che è cosa completamente diversa rispetto alla banca dati che deve custodire gli elementi che portano all'identificazione di un assassino.
La mia preoccupazione è la stessa dei colleghi del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea: dobbiamo stare attenti e creare uno strumento che sia idoneo a tutelare, anche in questo caso, i diritti di chi arriva in Italia, e non solo di chi arriva, ma anche di coloro che passano per l'Italia e, nello stesso tempo, sia idoneo a tutelare i diritti dei residenti e dei cittadini che hanno la necessità, come ognuno di noi, di vedere protette la famiglia, le persone e le cose.
Si tratta di due aspetti completamente diversi, si fa una grande confusione perché quando si parla di banca dati ci si riferisce in genere a una sorta di Moloc senza confini e senza regole nella quale poi si può finire per mettere tutto. Dobbiamo evitarlo, ovviamente, ma in questo caso siamo di fronte ad un problema che riguarda la lotta alla criminalità.
Il provvedimento al nostro esame è rimasto in sospeso per dieci anni anche se nel 2005, per la verità, c'è stato un intervento della precedente maggioranza che, invece, ha consentito i prelievi per accertamenti da parte degli organi di polizia senza la tutela del giudice.
Noi abbiamo fatto un'operazione diversa che, mi pare, vada nella giusta direzione della tutela dei diritti costituzionalmente protetti e abbiamo detto che non si poteva fare così. Ecco perché mi meraviglio dell'atteggiamento del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea. Abbiamo fatto esattamente l'opposto e abbiamo detto che quanto ha fatto il centrodestra non ci piace, anche se il centrodestra, per la verità, ci ha seguito su questa strada quando si è trattato di discutere sulla tutela dei diritti. Abbiamo affermato che solo il magistrato può concedere l'autorizzazione; non può farlo nemmeno il pubblico ministero se non in casi eccezionali e, comunque, entro le successive 48 ore deve chiedere l'autorizzazione ad un giudice terzo.
Siamo andati nella direzione giusta: ce lo chiedono, non solo la lacuna legislativa, ma anche l'Europa. Infatti discutiamo di polizia europea, di come le polizie si scambino i dati e vi sono Paesi che sono molto più avanti di noi su questo terreno.
Dobbiamo quindi far fronte a necessità che riguardano la collettività, non solo europea, nel suo complesso. Infatti, i delitti e coloro che commettono reati non si fermano alle frontiere. Non esiste una sbarra che consente ad un delinquente di rimanere in Francia e ad un altro in Italia.
Dovevamo fare un lavoro che andasse in questa direzione e crediamo di averlo fatto. Confermando il voto favorevole del gruppo L'Ulivo sul provvedimento in discussione ringrazio anche l'opposizione Pag. 76per il contributo fornito e ringrazio il presidente della Commissione e la Commissione medesima che hanno svolto un lavoro di cucitura essenziale perché il provvedimento era delicato. Credo che alla fine il risultato sia quello di una buona legge (Applausi dei deputati del gruppo de l'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
FEDERICO PALOMBA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA, Relatore. Signor Presidente vorrei sottolineare il clima di massima collaborazione che ha caratterizzato i lavori della Commissione. Desidero ringraziare il presidente della Commissione Pisicchio, il Comitato dei nove e tutti i commissari, nonché il Governo per la collaborazione efficace a questo obiettivo.