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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Orientamenti del Governo in relazione alle dichiarazioni del prefetto di Treviso in ordine all'uso del burqa - n. 3-01314)
PRESIDENTE. La deputata Jole Santelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-01314, concernente orientamenti del Governo in relazione alle dichiarazioni del prefetto di Treviso in ordine all'uso del burqa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmataria.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, eviterò di ripetere le considerazioni già Pag. 37espresse dal collega e ascolteremo, poi, quanto avrà da aggiungere il Ministro Chiti.
Sul tema del cosiddetto velo spesso si fa gran confusione: una cosa è discutere sul velo come simbolo religioso (il cosiddetto niqab, che lascia il viso totalmente scoperto), ma altra cosa - e su ciò, generalmente, almeno stando ai dibattiti riportati dai giornali, tutti si sono sempre detti contrarissimi - è l'utilizzo in Italia del burqa, cioè di quel velo che copre interamente il viso lasciando, in alcuni casi, scoperti gli occhi e altre volte, addirittura coprendoli con una sottilissima rete che non consente neanche di vedere.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
JOLE SANTELLI. È evidente - concludo, signor Presidente - che stiamo discutendo di qualcosa di importante, perché si tratta dei nostri principi basilari di convivenza civile e ritengo che al riguardo il Governo, anche al di là di quanto affermato dal Ministro Chiti, debba avere un atteggiamento univoco.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, è evidente che non vi sono molte considerazioni diverse da svolgere rispetto alla precedente interrogazione. Ne approfitto, tuttavia, per dire all'onorevole Santelli quanto segue.
Ritengo che, in questo Paese, a ogni persona (anche ad un Ministro) possa essere consentito di sostenere le proprie convinzioni, condivise o meno. Ciò, tuttavia, non può essere utilizzato - non è giusto per nessuno - per affermare che il Governo non ha una linea. Il Governo ha una linea - lo ripeto - che è data da quanto affermato dal Presidente del Consiglio, dal Ministro dell'interno e dalla Carta dei valori.
Vi è una seconda considerazione rispetto alla sua interrogazione. Il prefetto di Treviso non ha autorizzato l'uso del burqa, perché non potrebbe farlo, non rientrando ciò nelle competenze delle amministrazioni periferiche dello Stato.
La vicenda che ha dato spunto alle dichiarazioni del prefetto trae origine da un incontro - è stato ricordato - con i rappresentanti della Consulta femminile per l'immigrazione, della questura e dell'Ufficio pastorale per le migrazioni di Treviso, per approfondire temi legati all'uso - lei ha perfettamente ragione, non sono la stessa cosa - del velo islamico, del chador o del burqa. Si tratta di tre aspetti diversi. L'incontro faceva seguito a intese assunte nel mese di settembre, in occasione della sessione plenaria del Consiglio territoriale per l'immigrazione, che era allargato alla partecipazione delle consulte femminili. In quella sede, sono state analizzate tali problematiche da vari punti di vista (socio-religioso, culturale, giuridico), soprattutto con la preoccupazione di approfondire questi temi in un documento che fosse reso noto e indirizzato sia ai cittadini italiani che agli immigrati. Ciò per favorire, anche attraverso questa iniziativa, processi di integrazione e di coesione, all'interno però - e non può che essere così - della Carta dei valori della cittadinanza e dell'immigrazione, che ho citato prima.
Ribadisco che, al di là di norme inadeguate e di circolari ambigue (che tutti coloro che fanno parte delle istituzioni e che in esse rivestono ruoli di responsabilità hanno il dovere di perfezionare e chiarire), non debbono essere equivoci i principi di fondo cui dobbiamo ispirarci. Il primo punto è che il burqa non è accettabile, perché non rispetta la dignità della donna e ostacola il suo rapporto con gli altri su un piano di pari dignità.
PRESIDENTE. La deputata Santelli ha facoltà di replicare.
JOLE SANTELLI. Signor Ministro, mi dispiace, ma su questo non sono assolutamente d'accordo. I Ministri non hanno Pag. 38opinioni personali: quando un Ministro parla, lo fa a nome dell'intero Governo, e lei, come Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, lo sa bene!
In aggiunta, non abbiamo citato dichiarazioni di Ministri che non hanno attinenza, per il loro ruolo istituzionale, con questa materia. A parlare sono stati, da un lato, il Ministro dell'interno Giuliano Amato e il Ministro per i diritti e le pari opportunità Barbara Pollastrini, che si sono espressi contro questo tipo di interpretazione; dall'altro lato, a favore di questa interpretazione, hanno parlato il Ministro per le politiche per la famiglia Rosy Bindi e il Ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero, che si occupa di integrazione. Si tratta, quindi, di Ministri altamente titolati a parlare a nome del Governo.
Tuttavia, signor Ministro - e arrivo al punto - fino a che rimangono tali, è evidente che le parole di ciascun Ministro valgono quanto quelle dei suoi colleghi. Il problema riguarda i fatti!
Il tema del cosiddetto velo e soprattutto del burqa, in questa legislatura, anche in quest'aula, è stato discusso molte volte. Dal Ministro dell'interno, non mi aspetto una dichiarazione alla stampa o una conferenza stampa su ciò che pensa del burqa. Da lui, proprio in quanto Ministro dell'interno, mi aspetto che - se, per esempio, vi è una circolare del dipartimento di pubblica sicurezza del 2004 che consente l'uso del burqa - chieda la modifica di questa circolare.
Chiedo atti amministrativi e chiedo atti legislativi. Solo con tali atti - cioè, con atti di indirizzo politico - si avrà un indirizzo chiaro del Governo. Altrimenti, allo stato, abbiamo un insieme di voci e - mi scusi, ma lo capirà anche lei - il coro è assolutamente stonato in materia...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
JOLE SANTELLI. ...ma non abbiamo un indirizzo univoco. Ministro Chiti, mi auguro che dopo le sue parole, che impegnano il Governo in una sede istituzionale...
PRESIDENTE. Deve concludere, prego.
JOLE SANTELLI. Concludo, signor Presidente. Mi auguro che anche il Ministro Amato assumerà una decisione di questo tipo. Semplicemente...
PRESIDENTE. Deve concludere.
JOLE SANTELLI. Un'ultima parola. Lei ha parlato della Carta dei valori...
PRESIDENTE. No, guardi, non è possibile; non mi costringa a cose antipatiche, non si può fare.
JOLE SANTELLI. Ho concluso, signor Presidente.
PRESIDENTE. Insisto, chiedo scusa, non è un elemento di mala grazia, ma anche la ripresa televisiva obbliga tutti e tutte - per par condicio - a mantenere gli interventi nei termini prescritti dal Regolamento.