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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,46).
(Iniziative volte alla determinazione delle quantità minime delle specie che possono essere cacciate in piccole quantità - n. 2-00781)
PRESIDENTE. L'onorevole Salerno ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00781, concernente iniziative volte alla determinazione delle quantità minime delle specie che possono essere cacciate in piccole quantità (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
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ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, illustro brevemente l'interpellanza in esame per quello che può definirsi «dovere politico», perché la caccia continua ad essere sul banco degli imputati, in questo periodo come nei periodi precedenti.
La caccia è considerata colpevole di non so quale danno all'ambiente e alle specie faunistiche, e bisognerebbe ricordare - vado al merito dell'interpellanza - che il meccanismo naturale, in virtù del quale il territorio stava in equilibrio (specialmente le specie selvatiche), con il progresso, la modernità e la civiltà si è interrotto. La caccia oggi non è una caccia indiscriminata ma un prelievo selettivo, quindi utile alla conservazione di questo equilibrio o, laddove non vi sia, al suo raggiungimento.
È, quindi, una disciplina e una pratica utile al territorio e al patrimonio faunistico nazionale. Proprio perché alcune specie non sono in equilibrio e hanno un numero di esemplari in esuberanza, o comunque anomalo, rispetto al numero naturale che quel territorio può contenere per il suo specifico habitat, in questi casi le regioni possono essere delegate, ai sensi della legge n. 157 del 1992, a riequilibrare questa situazione, che altrimenti danneggerebbe tutto il ciclo faunistico del territorio, che, quindi, non raggiungerebbe quell'equilibrio che oggi, per natura, non c'è più.
A determinare il numero relativo alle varie specie in esubero, che quindi possono essere cacciate, è l'Istituto nazionale di fauna selvatica, con sede in provincia di Bologna. Tale istituto, però, non ha trasmesso alle regioni i piani di prelievo degli esuberi delle specie in questione. Pertanto, le regioni non possono adottare i provvedimenti inerenti al controllo delle specie selvatiche, proprio perché manca - perlomeno mancava, non so se in queste ore sia arrivato - il parere di tale istituto.
In mancanza di provvedimenti, il territorio permane in una situazione di degrado. Da qui la presentazione della nostra interpellanza urgente, rispetto alla quale mi auguro che il Governo fornisca una risposta confortante.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, le modalità attraverso cui i prelievi in deroga possono essere autorizzati sono state indicate nell'intesa sancita in data 29 aprile 2004 in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome.
Su questa base, a partire dal 2004, sono pervenute all'Istituto nazionale di fauna selvatica (INFS) richieste per la determinazione della cosiddetta «piccola quantità». Già dall'istruttoria effettuata a partire dal 2004, sono risultate evidenti difficoltà tecniche nell'applicazione del metodo proposto dalla Commissione europea in relazione alle caratteristiche delle specie richieste dalle regioni e, per tali motivi, l'INFS ha successivamente posto alla Commissione europea un quesito sull'applicabilità di tale metodo. Nella risposta della Commissione del 19 dicembre 2005 vengono confermati gli aspetti critici già rappresentati relativamente all'applicabilità in modo scientificamente corretto del metodo di calcolo proposto dalla stessa.
Stante i dati disponibili a livello internazionale nel caso delle specie in questione, su tale risposta l'INFS ha provveduto immediatamente, con nota n. 3030 del 6 aprile 2006, ad informare le amministrazioni, gli enti e gli organismi competenti e, quindi, anche il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, predisponendo sull'argomento uno specifico incontro presso la sede dell'Istituto per il 4 maggio successivo.
Su tale problematica, infine, è pervenuta alla direzione per la protezione della natura una specifica relazione, in data 26 aprile 2007, nella quale, sulla base delle problematiche già evidenziate in relazionePag. 40alla caccia in deroga in rapporto alla definizione di «piccola quantità» (articolo 9, comma 1, lettera c) della cosiddetta direttiva «Uccelli» (79/409/CEE del 2 aprile 1979), si riteneva che, qualora si tentasse di determinare questa «piccola quantità» senza un'adeguata conoscenza di alcuni parametri demografici di base delle specie in questione (cioè dimensione delle diverse popolazioni interessate, produttività annuale, comportamento migratorio, mortalità naturale di giovani e adulti), non si sarebbe ottemperato a quanto previsto dalla normativa comunitaria e, per di più, con il rischio di una maggiore esposizione della posizione dell'Italia, già sottoposta alla procedura di infrazione 2006/2131.
Per quanto sopra esposto, si ritiene che nella correlazione tra ipotetici effetti benefici sulla popolazione faunistica, difficilmente individuabili scientificamente anche dall'organismo competente, proposti dagli interpellanti e il rischio di un aggravarsi della posizione del nostro Paese nei confronti della Commissione europea, si debba condividere la decisione assunta di non comunicare alcun prelievo quota in deroga, come già indicato, all'articolo 19-bis della legge 11 febbraio 1992, n. 157.
PRESIDENTE. L'onorevole Salerno ha facoltà di replicare.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, purtroppo mi debbo dichiarare insoddisfatto della risposta fornita dal rappresentante del Governo.
In essa viene, infatti, riconfermata l'omissione dell'Istituto nazionale di fauna selvatica, che interviene negativamente, non esprimendo il prescritto parere, sul processo di normale vita del territorio e sul patrimonio agro-silvo-pastorale nazionale.
L'indicazione dei prelievi in deroga, stabiliti da tale istituto, consentirebbe di ristabilire un equilibrio che attualmente non c'è. La conseguenza, ancor più negativa, che così si viene a determinare, è la mancanza di equilibrio nelle specie selvatiche, spesso con ulteriore danno e disequilibrio per le stesse.
La caccia, quindi, oltre ad essere ancora immaginata in un'ottica negativa, viene ancora ad essere oggetto e campo anche di strumentali omissioni, affinché le cose vadano sempre peggio. Pertanto, è estremamente grave che il presente Governo - e probabilmente anche i governi regionali, che sarebbero deputati ad alzare un po' più la voce su tale argomento - sia nuovamente protagonista in negativo su un aspetto importantissimo, qual è appunto il patrimonio agro-silvo-pastorale nazionale, patrimonio della nazione e, come tale, elemento estremamente importante.
La caccia è di nuovo danneggiata; è nuovamente oggetto di danno da parte di una politica insensibile e oltretutto anche culturalmente arretrata su tale aspetto. Tale politica probabilmente continua con tante componenti in questo Governo di ambientalisti e di naturalisti di maniera - solo un po' di slogan - che non sanno trovare alcuna soluzione per risolvere questa problematica. Purtroppo, è un momento molto negativo per la caccia.