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TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FRANCESCO NAPOLETANO E ANDREA RICCI SUI DISEGNI DI LEGGE NN. 3169 E 3170
FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo,Pag. 29onorevoli colleghi, la disamina dei disegni di legge, relativi al rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato ed all'assestamento dei bilanci dello Stato e delle amministrazioni autonome ormai da diversi anni avviene pressoché in concomitanza con la discussione sulla legge finanziaria e sui provvedimenti ad essa collegati.
Questo, unitamente alla tempestiva calendarizzazione in aula, non consente di avere a disposizione tempi congrui per un'analisi più puntuale di quella che viene definita come una «reale fotografia» della contabilità dello Stato e degli andamenti della finanza pubblica.
Credo, pertanto, che sia ormai necessaria non solo una riflessione, ma anche un possibile ripensamento sulla tempistica di strumenti, quali l'assestamento, che, per avere una funzione di aggiornamento a metà esercizio delle stime della finanza pubblica, finiscono per essere troppo a ridosso, fino ad una vera e propria sovrapposizione, della legge finanziaria.
Questo non ci impedisce di dare un giudizio comunque positivo dei due disegni di legge che ci occupano, i quali evidenziano, nei loro contenuti, una inversione di tendenza rispetto alle gestioni del passato e meritano un voto favorevole da parte del gruppo dei Comunisti italiani.
In relazione al rendiconto per l'esercizio finanziario del 2006, le risultanze parlano chiaro. Rispetto ad una crescita stagnante nel quinquennio 2001-2005, con un incremento medio del PIL dello 0,7 per cento, l'economia italiana ha mostrato i segni di una evidente ripresa, registrando nel 2006 una crescita che ha portato il PIL dallo 0,1 del 2005 all'1,9 del 2006. È un risultato ancora lontano dalla media europea del 2,7 per cento, ma vieppiù incoraggiante e da ascriversi a merito dell'attuale compagine governativa.
Per quanto concerne la finanza pubblica, il rapporto dell'indebitamento netto con il PIL si è collocato nel 2006 al 4,4 per cento, ma, al netto degli oneri straordinari, come per esempio i rimborsi dell'IVA sulle auto aziendali, esso sarebbe stato pari al 2,4 per cento.
L'avanzo primario, che pure ha registrato una riduzione dello 0,2 per cento rispetto al 2005, al netto dei predetti oneri straordinari, si sarebbe collocato al 2,1 per cento del PIL.
Il risparmio delle amministrazioni pubbliche, dato dal saldo delle partite correnti, è tornato, dopo un triennio, ad essere positivo, grazie all'incremento del 12,4 per cento delle imposte dirette e del 7,8 per cento delle imposte indirette.
Le stesse uscite di parte corrente, per quanto considerate ancora elevate dai santuari dell'economia, denotano una sostanziale stabilizzazione della spesa al 44,5 per cento rispetto alla tendenza all'incremento registrata negli ultimi anni.
Le entrate sono sensibilmente aumentate, mentre il fabbisogno del settore statale è diminuito rispetto all'esercizio precedente.
Nettamente migliorato appare il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, mentre un'attenzione particolare dovrà riservarsi al fenomeno dei residui passivi, ancora eccessivo nel suo ammontare.
La legge finanziaria per il 2008, tuttavia, sembra aver introdotto dei correttivi importanti, per la loro cognizione e perenzione.
In relazione all'assestamento, le variazioni proposte tengono conto della necessità di dirigere parte delle nuove entrate verso concrete misure di redistribuzione del reddito e di migliore funzionamento degli apparati dello Stato.
Le misure adottate, in particolare con il decreto-legge n. 81 e, successivamente, con il decreto-legge n. 159, non rispecchiano esattamente quanto noi comunisti avevamo auspicato, tuttavia, costituiscono dei segnali importanti in direzione della crescita e dell'equità, senza smarrire il quadro degli impegni assunti in sede europea.
Si poteva e doveva fare di più, specie in direzione della lotta al precariato e per un lavoro stabile per i giovani, per pensioni più giuste.
Auspichiamo che il Parlamento possa migliorare le misure in direzione dell'equità e l'impegno dei Comunisti italiani andrà in questa direzione.Pag. 30
Il successo nella lotta all'evasione fiscale e le nuove entrate aprono la porta a politiche di riduzione della pressione fiscale per i ceti meno abbienti, per i lavoratori dipendenti, per il ceto medio produttivo e per i pensionati con redditi bassi.
Siamo convinti che sia decisivo per il Governo prestare ascolto ed attenzione alle richieste che vengono dal basso, in particolare a chi ha riposto in questo Esecutivo le proprie aspettative di cambiamento.
C'è chi disserta di elezioni e di governi tecnici, noi ci appassioniamo maggiormente ai problemi del Paese.
ANDREA RICCI. Dal punto di vista dell'andamento macroeconomico e della finanza pubblica il 2006 ha rappresentato un anno di svolta. Dopo il più lungo periodo di stagnazione dal dopoguerra, con una crescita economica sostanzialmente piatta nel quinquennio 2001-2005, l'economia italiana ha ripreso a tirare con un tasso di aumento del PIL pari all'1,9 per cento, grazie al traino fornito dalla domanda interna.
Questi risultati si sono ottenuti nonostante una politica fiscale fortemente restrittiva quale quella che ha caratterizzato i primi mesi della nuova legislatura, attraverso la manovrina del luglio del 2006 e la successiva legge finanziaria 2007.
Noi allora sostenemmo la tesi di una maggiore gradualità nella politica di risanamento, dopo l'eredità disastrosa lasciata dai cinque anni di Governo di centrodestra, perché ritenevamo eccessiva la correzione netta dei conti pubblici proposta dal Governo, anche alla luce delle prime stime disponibili sull'andamento delle entrate. La nostra tesi allora non passò e così concentrammo la nostra azione parlamentare nel tentativo di rendere socialmente equa la manovra, riuscendovi almeno in parte.
I mesi successivi hanno confermato la giustezza della nostra posizione di allora. Grazie alla forte azione normativa ed amministrativa messa in campo dal Governo e dalla maggioranza, abbiamo assistito ad una consistente riduzione del livello di evasione e di elusione fiscale, che ha consentito il recupero di ben 23 miliardi di euro di entrate in poco più di un anno. È questo forse il più importante successo dell'operato del Governo in questi 18 mesi di vita. Grazie a questo balzo delle entrate fiscali, gli obiettivi programmatici concordati con l'Unione europea sono stati conseguiti con largo anticipo e poi successivamente superati. II 2006 si è infatti chiuso con un indebitamento netto strutturale del 2,4 per cento a fronte del 4,1 per cento dell'ultimo anno di Governo Berlusconi.
Si è posto allora il problema della destinazione delle risorse aggiuntive disponibili. Se fosse passata la tesi, sostenuta dal centrodestra e caldeggiata dagli organismi economici internazionali, dell'utilizzo di queste risorse esclusivamente per accelerare la riduzione del deficit e del debito pubblico, il nostro Paese si sarebbe trovato in condizioni di gravissime difficoltà sul piano economico e sociale. Il proseguimento di una politica fiscale fortemente restrittiva avrebbe, molto probabilmente, interrotto bruscamente la ripresa economica e accentuato in maniera drammatica la già troppo elevata sofferenza sociale di larghi strati della popolazione.
Giusta è stata dunque la scelta di confermare gli obiettivi programmativi e di destinare le risorse aggiuntive a politiche redistributive e di investimento pubblico.
L'assestamento di bilancio in discussione incorpora così la copertura dei decreti-legge n. 81 del 2007, già convertito lo scorso luglio, e n. 159 del 2007, collegato alla manovra 2008, che insieme hanno determinato una manovra espansiva aggiuntiva nell'anno in corso che complessivamente sfiora i 12 miliardi di euro, pari a circa lo 0,8 per cento del prodotto interno lordo. Nonostante le misure espansive coperte con l'assestamento di bilancio, l'indebitamento netto programmatico per il 2007 è stimato al 2,4 per cento, inferiore dello 0,1 per cento rispettoPag. 31a quello previsto nel DPEF di luglio e di ben lo 0,4 per cento rispetto alla nota di aggiornamento del settembre 2006.
Sulla distribuzione di queste risorse avremo modo di tornare in maniera più approfondita quando inizieremo la discussione sul decreto-legge n. 159. In questa sede ci limitiamo a rimarcare soltanto alcune prime e importanti misure redistributive rese possibili dal recupero del gettito tributario precedentemente evaso: l'aumento delle pensioni basse per oltre tre milioni di pensionati, l'avvio di un piano straordinario per la realizzazione di nuove case popolari per 550 milioni di euro, l'erogazione di un bonus fiscale per coloro che hanno un reddito talmente basso da non pagare nessuna imposta. Oltre a ciò meritano di essere ricordati gli stanziamenti aggiuntivi per investimenti pubblici, in particolare nel campo del trasporto locale e ferroviario. Queste misure non rappresentano ancora la svolta necessaria nella politica economica per rispondere alla grave situazione di sofferenza sociale in cui versa una larga parte del Paese; tuttavia, esse vanno nella giusta direzione e meritano di essere sostenute e valorizzate.
Nel ribadire dunque la correttezza della decisione assunta sulla distribuzione dell'extragettito, chiediamo per il futuro la conferma di questo indirizzo anche attraverso una minore prudenza nella determinazione delle previsioni sugli andamenti futuri delle entrate e delle spese, in modo da incorporare preventivamente e non a posteriori gli andamenti strutturali ormai consolidati.
L'eccessiva prudenza delle previsioni ha rappresentato infatti, prima ancora che un errore tecnico, un errore politico poiché essa ha condotto ad una sovrastima della manovra correttiva necessaria nel 2007 e ciò ha minato il grado di consenso popolare sull'operato del Governo.
Ciò ci conduce a chiedere al Ministro dell'economia una maggiore riflessione sulle conseguenze politiche delle sue scelte, poiché non sempre una cosa che tecnicamente può essere giustificata, nel caso in esame la terapia shock seguita da una graduale fase ricostituente, è politicamente valida. Infatti, se come conseguenza dello shock iniziale, il Governo dovesse cadere, a rimanere sarebbe solo lo shock e la cura ricostituente svanirebbe oppure sarebbe prescritta da altri, magari con finalità opposte rispetto a quelle originariamente perseguite. Noi pertanto auspichiamo che fin da subito, nel corso dell'esame parlamentare della manovra finanziaria per il 2008, il Governo possa procedere ad una ulteriore ricognizione delle previsioni tendenziali per il prossimo anno in modo da consentire al Parlamento di adottare le scelte più opportune alla luce di tutte le informazioni ad oggi disponibili.
In conclusione, il giudizio positivo del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sul rendiconto e sull'assestamento non nasconde le perplessità e le difficoltà incontrate nel corso di quest'anno nella conduzione della politica economica e sociale e in qualche modo anticipa le richieste di miglioramento, in particolare sul terreno redistributivo, delle misure contenute nella legge finanziaria per il 2008 perché, se è vero che sul fronte del risanamento dei conti pubblici i risultati dell'azione del Governo sono stati confortanti, non altrettanto può dirsi sul fronte dell'equità sociale e della promozione di un nuovo modello di sviluppo. Nelle prossime settimane dunque ci assumiamo il compito di portare dentro quest'aula le proposte e le speranze di tutti coloro che il 20 ottobre hanno sfilato in centinaia di migliaia per le vie e le piazze di Roma per chiedere la piena attuazione del programma dell'Unione e l'avvio di una svolta riformatrice nella politica economica e sociale del Governo.