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TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI SABINA SINISCALCHI E DANTE D'ELPIDIO SULLE MOZIONI NN. 1-00174, 1-00173, 1-00235, 1-00236 E 1-00238
SABINA SINISCALCHI. La mozione Sereni denuncia un fenomeno gravissimo, quello del lavoro forzato nei laogai cinesi.
Questo fenomeno odioso comprova un fatto su cui - a nostro parere - non si riflette abbastanza: la crescita economica non garantisce di per sé la tutela dei diritti umani.
La mozione in discussione riguarda il lavoro forzato in Cina, ma anche in India e in Brasile: due paesi che hanno tassi elevati di crescita economica. Esiste il lavoro in condizioni di schiavitù: contadini strangolati per debiti costretti a lavorare come schiavi assieme alle loro famiglie nelle piantagioni dei grandi proprietari terrieri.Pag. 40
È dunque giusto che questo Parlamento si occupi del fenomeno, adoperandosi per la sua piena e totale abolizione.
Il lavoro forzato è vietato secondo una Convenzione OIL, la n. 105 del 1957, ma non tutti i paesi purtroppo hanno firmato e soprattutto applicano questa convenzione, così come le altre convenzioni fondamentali dell'OIL sui diritti dei lavoratori.
Allora ritengo che - così come viene indicato dalla mozione Sereni - oggi più che mai si debba chiedere ai paesi con cui l'Italia intrattiene relazioni economiche e commerciali la ratifica e il rispetto delle core convention dell'OIL.
Firmiamo dunque questa mozione di condanna della Cina, ma traiamo importanti lezioni da questa occasione.
Innanzitutto impariamo che la competizione selvaggia, senza regole, che questa globalizzazione improntata all'ideologia liberista ha generato, porta ad un abbassamento generale delle tutele sociali.
In secondo luogo, le regole esistono e sono contenute nei trattati e nelle convenzioni fondamentali dell'ONU. Queste convenzioni hanno come obiettivo la tutela dei diritti, in particolare dei soggetti più deboli: i lavoratori (di cui parliamo oggi), le donne, i migranti, le minoranze. L'Italia le ha firmate, ma deve utilizzarle come «strumento di concorrenza leale» con gli altri paesi con cui instaura accordi di natura commerciale, economica e finanziaria. Solo così si arriverà ad instaurare un sistema di regole condiviso, un diritto internazionale che garantisca i cittadini e le popolazioni.
Infine, bisogna accertarsi che le imprese italiane e gli investitori italiani non sfruttino il vantaggio che può derivare dal peggiore trattamento dei lavoratori e dal peggior sfruttamento delle risorse naturali. Compito del Parlamento e del Governo è quello di vigilare perché le imprese italiane abbiano nel sud del mondo, dove i vincoli e i controlli sono più labili, un comportamento socialmente e ambientalmente responsabile.
Proprio perché la mozione Sereni chiede al Governo questi impegni, come PRC-SE voteremo convintamente a favore.
DANTE D'ELPIDIO. Onorevoli colleghi, la questione dei diritti umani è un tema che tocca numerosissimi aspetti, tutti estremamente delicati, e tra questi assume una veste particolarmente drammatica quello dello sfruttamento dei lavoratori.
La globalizzazione dell'economia, infatti, perché sia eticamente sostenibile, deve accompagnarsi alla globalizzazione dei diritti e, quindi, di un modello politico-istituzionale democratico che eviti la trasformazione del processo di internazionalizzazione dei mercati in un sistema retto meramente dallo sfruttamento del più debole.
A tal fine, è indiscutibile l'esigenza che tutti i Paesi si conformino a degli standard comuni, da elaborarsi nell'ambito delle organizzazioni internazionali a ciò preposte, e in particolare dell' Organizzazione mondiale del lavoro.
In tutto questo, però, è anche necessario tener presente, a mio parere, che i diritti dei lavoratori sono strettamente connessi alle condizioni di benessere generale di un Paese, per cui è del tutto ovvio che tali diritti si accrescono mano a mano che l'economia di quel Paese si evolve.
I diritti dei lavoratori, ce lo insegna la storia, migliorano con il migliorare delle condizioni economiche generali di un Paese, ed è quindi impensabile che i Paesi in via di sviluppo, che ancora non hanno pienamente raggiunto un certo benessere economico generale, possano garantire ai loro lavoratori gli stessi diritti garantiti dai Paesi più ricchi.
Ne consegue che il modo migliore con cui noi possiamo intervenire sul rispetto dei diritti umani nei cosiddetti laogai è proprio quello di una più stretta collaborazione economico-commerciale con la Cina che aiuti questo Paese ad inserirsi a pieno titolo tra i Paesi sviluppati.
Vorrei ricordare, tra l'altro, che la Cina è un Paese con il quale l'Italia ha rapporti commerciali di estrema importanza e conPag. 41cui la stessa Unione europea ha avviato una trattativa per un nuovo accordo quadro di partnership.
In questi ambiti, bilaterale e multilaterale, è certamente possibile attribuire una maggiore attenzione al rispetto dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori, ed è quindi necessario che il nostro Governo in primis, ma più in generale l'Unione europea nel suo complesso, si adoperino affinché il Governo di Pechino compia dei passi avanti in questa direzione, impegnandosi, ad esempio, non solo ad impedire l'esportazione di prodotti che provengono dai laogai, ma anche a migliorare le condizioni di lavoro in questi campi, in relazione ai quali è pure necessario che ci sia una maggiore trasparenza di informazioni. Senza questa trasparenza, infatti, non possono esserci diritti, o meglio, sarebbe praticamente impossibile accertarne il rispetto.
Sotto questo profilo, l'avvicinamento delle Olimpiadi cinesi del 2008 potrà certamente essere l'occasione adatta perché si accentui la pressione nei confronti di tale Paese in materia di rispetto dei diritti umani.
D'altra parte, proprio la pressione internazionale ha ultimamente indotto la Cina ad assumere un atteggiamento diverso anche in relazione alla questione della pena di morte, adottando misure migliorative, anche se non risolutive del problema.
Ciò costituisce un segnale importante di incoraggiamento a proseguire per questa strada.