Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Informativa urgente del Governo sui recenti gravissimi fatti criminosi che hanno visto coinvolti anche cittadini stranieri e sulle politiche del Governo in materia di sicurezza pubblica (ore 19).
(Intervento del Viceministro dell'interno)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Viceministro dell'interno, Marco Minniti.
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non si è ancora spenta l'ondata di orrore che ha investito il nostro Paese per l'efferato omicidio della signora Giovanna Reggiani e la convocazione del Governo in quest'Aula è testimonianza della vostra sensibilità. Alla famiglia della signora Reggiani desidero far pervenire da quest'Aula ancora una volta la commossa partecipazione del Governo, del Parlamento e tutta quanta la nostra vicinanza a tanto dolore (Generali applausi - Il Presidente si leva in piedi e con lui l'intera Assemblea ed i membri del Governo).
Gli organi inquirenti hanno ricostruito tempestivamente, anche grazie ad una preziosa e spontanea testimonianza, le circostanze di tale barbaro avvenimento che ha suscitato sdegno in tutto il Paese. La tragedia ha incominciato a dipanarsi la sera del 30 ottobre, quando il personale del commissariato di pubblica sicurezza di Ponte Milvio è intervenuto su segnalazione del 113 in via Flaminia, nella zona di Tor di Quinto, dove giaceva a terra una donna seminuda, ferita al volto e al collo e priva di documenti.
L'autore dell'aggressione è stato immediatamente identificato ed arrestato per i reati di tentato omicidio e violenza sessuale. È il ventiquattrenne rumeno Romulus Nicolae Mailat, in Italia senza fissa dimora, rintracciato all'interno del campo nomadi allestito nei pressi della stazione ferroviaria di Tor di Quinto. Tutto ciò è stato possibile - lo ripeto - grazie alla fattiva collaborazione di una cittadina rumena nomade, che ha lanciato l'allarme, anche lei colpita per la brutale aggressione all'indifesa signora Reggiani. La segnalazione - girata ad un dipendente dell'azienda del trasporto locale, il primo ad Pag. 83incontrare la donna - ha consentito il tempestivo intervento delle forze di polizia. Subito dopo, durante la perquisizione della baracca occupata dal Mailat sono stati rinvenuti, tra l'altro, i documenti di identità della signora Reggiani e, contemporaneamente, è stato anche individuato il luogo dell'aggressione.
La testimone, rumena come l'aggressore - il cui nome, per comprensivi motivi di sicurezza, non viene qui fatto - è stata affidata ai servizi sociali del comune di Roma ed è ospitata in una comunità protetta.
Dagli accertamenti svolti e dai riscontri dattiloscopici è risultato che il cittadino rumeno arrestato non era già noto agli uffici per l'immigrazione delle questure. Mailat è stato trasferito presso la casa circondariale di Regina Coeli nelle prime ore del 31 ottobre. Giovanna Reggiani, purtroppo, come voi sapete, è deceduta il 1o novembre per le ferite riportate.
Questa tragica vicenda, che ho ricostruito per sommi capi, come era giusto che facessi di fronte a questo ramo del Parlamento, ha accentuato una percezione di insicurezza da parte dei cittadini. Ciò è assolutamente comprensibile; accade sempre di fronte a fatti così gravi che colpiscono la sensibilità pubblica e di ciascuno di noi.
Occorre però ricordare - l'abbiamo fatto anche nelle scorse settimane, presentando un organico rapporto sulla condizione della sicurezza in Italia elaborato scientificamente - che su questi temi è giusto manifestare il dolore e la commozione, ma è sempre più meditato manifestare un approccio più riflessivo e, quindi, non farsi condizionare, pur di fronte al dolore del momento, dai sentimenti e dall'emozione. Voi, infatti, sapete perfettamente che i temi della sicurezza mal si combinano con le emozioni; anzi, se posso dire, emozioni e sicurezza sono due cose che dovrebbero essere tenute separate, perché la risposta in termini di sicurezza non può e non deve mai essere condizionata da un puro riflesso emotivo. In una grande democrazia succede sempre così (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)!
PIER FERDINANDO CASINI. Infatti, avete varato un decreto-legge dopo che avevate approvato un disegno di legge (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Per cortesia, inviterei a non interrompere. Mi pare che ci stiamo accingendo ad un dibattito impegnativo; pertanto, inviterei tutti a mantenere una compostezza legata anche all'argomento stesso.
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Naturalmente la mia osservazione non era rivolta nei confronti di alcuno; era una riflessione che credo possa essere condivisa dall'intero Parlamento.
Questo gravissimo episodio ha ovviamente influito su ciò che è avvenuto, ma devo tuttavia riferirvi qual è la situazione attuale. L'andamento dei reati in Italia, come è segnalato dal lavoro che abbiamo svolto, rileva che vi sono alcuni reati significativamente in aumento, come quelli più propriamente predatori, e vi sono reati che, invece, negli ultimi anni, hanno registrato una significativa diminuzione; penso ad esempio ai reati di omicidio.
Mi riferisco anche ai risultati importanti che si sono ottenuti, anche da ultimo in questi giorni, nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata. Consentitemi, sotto tale profilo, un breve riferimento, anche se non attinente all'argomento di questa informativa, all'arresto dei boss latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo che è seguito alla cattura di Bernardo Provenzano (avvenuta l'11 aprile 2006), e che è testimone di un ulteriore colpo fortissimo a Cosa nostra, sul quale ritengo sia importante che questa Assemblea debba riflettere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Verdi). In questo momento, credo che da Pag. 84parte di tutti noi, debba provenire il pieno apprezzamento alle forze di polizia e ai magistrati che hanno coordinato questa importante operazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori).
ROBERTO SALERNO. Ma cosa c'entra!
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. In questo panorama complesso e diseguale emerge, indubbiamente, la componente rappresentata dagli stranieri illegalmente presenti sul nostro territorio, che spesso alimenta i ranghi della criminalità, soprattutto quella più diffusa sul territorio che colpisce le persone comuni, e in particolare quelle più deboli, quali le donne, gli anziani e i bambini. In definitiva, crea allarme sociale soprattutto l'aumento dei reati commessi dagli stranieri irregolarmente presenti sul nostro territorio, tra i quali vi è una significativa componente della criminalità rumena. Lo ripeto: si tratta di stranieri illegalmente presenti nel nostro territorio.
Per essere più chiari, non vi è un rapporto tout court tra immigrazione e criminalità; vi è, invece, un rapporto significativo tra clandestinità e criminalità.
PAOLA GOISIS. Non sono clandestini!
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. In definitiva, la criminalità rumena è dedita in prevalenza ai reati contro il patrimonio, in particolare alle rapine in abitazioni, e si sta espandendo anche verso più remunerativi circuiti criminali, quali l'immigrazione clandestina, la tratta degli esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione, settore nel quale sta tentando di soppiantare, soprattutto in alcune regioni del Nord, le già consolidate consorterie delinquenziali albanesi.
In un diverso ambito opera, invece, l'etnia rom, di tradizione e di origine rumena, tradizionalmente presente nel territorio nazionale, nella quale vi sono singoli soggetti che, come è noto, sono specializzati nella commissione di reati contro il patrimonio. Il Governo, per rispondere con immediatezza alla domanda di sicurezza emersa in queste ore e in queste settimane nel Paese, e nel più ampio contesto delle misure legislative recentemente adottate per contrastare i fenomeni delinquenziali, ha anticipato con il decreto-legge 1o novembre 2007, n. 181, le norme più stringenti contro la criminalità urbana.
In sintesi, con il provvedimento d'urgenza sono conferiti ai prefetti per motivi di pubblica sicurezza poteri di allontanamento dal territorio nazionale dei cittadini anche comunitari. L'allontanamento diviene immediato nel caso in cui il comportamento sia lesivo della dignità umana, dei diritti fondamentali della persona o dell'incolumità pubblica e renda la permanenza sul territorio nazionale del cittadino dell'Unione europea (o di un suo familiare) incompatibile con l'ordinaria convivenza. Le parole che ho letto sono testualmente quelle della direttiva comunitaria: nulla di più e nulla di meno ha aggiunto il Governo.
Riferisco, ora, in merito agli ultimi dati sulla criminalità in Italia, con specifico riferimento all'incidenza della criminalità rumena. Il numero complessivo delle persone denunciate o arrestate nel periodo di gennaio-agosto 2007 è di circa 567 mila, di cui circa 364 mila italiani e 203 mila stranieri. Tra essi, 32.468 sono di nazionalità rumena. Nei primi otto mesi del corrente anno il totale delle segnalazioni riguardanti i cittadini rumeni corrisponde al 5,71 per cento del totale dei reati e al 15,92 per cento del totale di quelli commessi dai cittadini stranieri. Nel 2006 il totale delle segnalazioni riguardanti i cittadini rumeni è stato pari a 40.036 persone, che corrispondono al 4,89 per cento del totale dei reati e al 13,99 per cento del totale dei reati commessi dai cittadini stranieri. Riferisco i dati perché essi sono duri come le pietre e, quindi, costituiscono un riferimento sul quale è difficile potere effettuare voli di fantasia. Per quanto Pag. 85riguarda i detenuti, proprio oggi il Ministro Santagata ha risposto durante lo svolgimento del question time in Assemblea, e dunque rinvio ai dati da lui riferiti.
Il problema è che l'allargamento ad est dell'Unione europea ha portato l'Unione stessa ad affrontare tematiche molto impegnative, sulle quali, forse, nel momento in cui si è avviato il processo di allargamento, non è stata affrontata una discussione molto approfondita. L'allargamento ad est dell'Unione europea, infatti, ha rappresentato per l'Europa un grande traguardo. Gli obiettivi erano fondamentalmente due: l'allargamento del mercato europeo (aspetto molto importante) e un'integrazione nel rapporto con l'est, ovvero un sogno antico dell'Europa, quello di allargare i propri confini verso est e di allargare l'area di sicurezza verso quei Paesi che, in passato, erano stati membri del blocco comunista.
Si tratta di obiettivi sicuramente molto importanti, il cui raggiungimento ha tuttavia comportato il fatto che ci siamo dovuti misurare con fenomeni del tutto nuovi, che hanno incominciato ad attraversare l'Europa ormai da qualche tempo. Non vi è dubbio che questo progetto abbia avuto anche un'influenza e un riflesso sulle problematiche relative alla sicurezza e all'immigrazione.
Il Governo - questo Governo - ha affrontato la tematica tentando di porre in essere azioni e assumere interventi coerenti con gli obblighi assunti a livello internazionale, coniugando, tuttavia, quegli obblighi con i principi costituzionali del nostro Paese, rifiutando qualsiasi pregiudiziale discriminazione collegata a differenze di nazionalità e riconoscendo allo status di cittadino comunitario un contenuto di diritti e facoltà ovviamente più ampio rispetto a quello di cittadino extracomunitario.
Con l'ingresso nell'Unione europea di Romania e Bulgaria, infatti, dal 1o gennaio 2007, nei confronti dei cittadini di quei Paesi ha trovato applicazione il decreto del Presidente della Repubblica 18 gennaio 2002, n. 54, che disciplina l'applicazione del principio della libera circolazione dei cittadini comunitari, basato sul Trattato istitutivo della Comunità europea. È del tutto evidente che lo status di cittadino comunitario ha comportato immediatamente la cessazione degli effetti dei provvedimenti di espulsione adottati nei confronti dei cittadini che sono diventati comunitari, tranne quelli per motivi di ordine e di sicurezza pubblica e di sanità pubblica e fatta salva, comunque, la possibilità di adottare nei loro confronti - ricorrendone i presupposti - i provvedimenti di allontanamento previsti dal decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30.
Tale decreto ha dato attuazione alla direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, recependo anche il principio posto dall'articolo 14 della stessa direttiva, che prevede che i cittadini dell'Unione e i loro familiari beneficino del diritto di soggiorno di cui all'articolo 6 finché essi non diventino un onere eccessivo per il sistema di assistenza sociale dello Stato membro ospitante. Tale norma, che consente di allontanare dal territorio nazionale i cittadini comunitari con insufficienti livelli di reddito, è stata recepita dal Parlamento con l'articolo 13 del decreto legislativo n. 30 del 2007: essa, quindi, è già vigente nell'ordinamento nazionale.
Il citato decreto legislativo n. 30, inoltre, all'articolo 20, prevedeva l'ipotesi della limitazione del diritto di ingresso e soggiorno per motivi di ordine e sicurezza dello Stato, in presenza dei quali azionare il provvedimento di allontanamento dal territorio nazionale di competenza del Ministro, analogamente a quanto già previsto nei confronti di cittadini extracomunitari.
Tale impianto di base - ossia il principio dell'ordine e della sicurezza pubblica - costituisce oggi il principale riferimento sul quale si è costruito il decreto che il Governo ha presentato all'attenzione del Parlamento e che, in questo momento, è in discussione al Senato. Si tratta di norme che si inseriscono armonicamente nel quadro della legislazione europea vigente, e Pag. 86che non intendono consentire in alcun modo l'adozione di indiscriminati provvedimenti di allontanamento di massa.
Al contrario, esse mirano a rendere più efficaci gli strumenti legislativi vigenti, consentendo l'adozione di provvedimenti mirati nei confronti di soggetti di comprovata pericolosità sociale, la cui permanenza in Italia sia ritenuta incompatibile con le esigenze della sicurezza pubblica. Tali norme, naturalmente, possono essere migliorate, e il Parlamento ha la facoltà e i poteri per farlo.
La fermezza dello Stato, tuttavia, non solo non intende, ovviamente, alimentare comportamenti razzisti, ma, anzi, intende esplicitamente contrastarli. Esprimo, a tal riguardo, ferma condanna verso gli inammissibili atti di intolleranza verificatisi nei giorni scorsi. Mi riferisco, in particolare, a quanto avvenuto lo scorso 2 novembre a Roma, in via del Torraccio di Torrenova, nei pressi di un parcheggio di un centro commerciale, abituale ritrovo di immigrati dell'est europeo: un gruppo, probabilmente formato da sette persone - tra cui una donna, verosimilmente cittadina italiana - con il capo coperto con caschi da motociclista e armate di bastoni e armi da taglio, ha aggredito alcuni cittadini rumeni. Nella circostanza, tre cittadini rumeni sono rimasti feriti e sono stati medicati presso ospedali della capitale per ferite da arma da taglio e contusioni; uno di loro è stato ricoverato. Con fermezza, intendo esprimere analoga condanna, augurandomi che il Parlamento sia unanime e concorde nei confronti di quelle iniziative che tendono a prefigurare forme autonome di controllo del territorio alternative a quelle istituzionali.
In una democrazia forte, non c'è bisogno delle ronde popolari (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani). È chiaro che il tema dell'immigrazione va affrontato anche comprendendo che esso è un grande tema epocale, che deve essere affrontato attraverso la capacità di tenere insieme accoglienza e integrazione.
Accoglienza-integrazione e sicurezza sono due facce della stessa medaglia: non c'è una politica di accoglienza, se non si garantisce la sicurezza dei cittadini, ma non c'è sicurezza dei cittadini, se non si applica un'attenta e intelligente politica di integrazione. Una moderna democrazia deve capire che questo è l'orizzonte verso il quale dobbiamo sempre più lavorare insieme. La strategia del Governo si è, dunque, articolata su più livelli, in grado di incidere non solo sulle manifestazioni ultime dei fenomeni, ma anche sulle loro cause più lontane.
Un primo livello è quello delle iniziative da assumere in ambito sovranazionale, sia contribuendo all'elaborazione delle politiche in sede comunitaria, sia attraverso il rafforzamento del rapporto di collaborazione e cooperazione di polizia con i Paesi da cui proviene una parte significativa della criminalità d'importazione.
A questo proposito, ricordo che, già nell'imminenza dell'allargamento dell'Unione europea, lo scorso dicembre, il Ministro Amato si era recato personalmente in visita in Romania e in Bulgaria, per innalzare il livello di cooperazione e lo scambio di notizie con gli omologhi organi di governo di quei Paesi. La collaborazione tra Italia e Romania ha formato oggetto di costante monitoraggio e di verifica congiunta anche in successive occasioni, l'ultima delle quali l'incontro con il Ministro dell'interno della Romania David, svoltosi al Viminale il 23 ottobre scorso. Gli accordi raggiunti prevedono una maggiore collaborazione tra le forze di polizia dei due Paesi, anche con l'istituzione di pattuglie miste, formate dal personale delle due polizie di frontiera, al fine di ottenere la collaborazione rumena nel controllo delle persone che varcano illegalmente le frontiere e il confine italo-austriaco, l'adozione di misure rapide di espulsione per coloro che risultino pericolosi per la sicurezza pubblica e l'elaborazione di programmi che favoriscano il rimpatrio volontario dei rom.
È in questa prospettiva che la collaborazione cui ho fatto riferimento precedentemente, ormai lunga nel tempo, è stata Pag. 87confermata oggi dall'incontro tra il Primo Ministro rumeno Calin Popescu-Tariceanu e il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, per il rafforzamento delle politiche di cooperazione tra i due Paesi per quanto riguarda le forze di polizia, ivi compresa quella di frontiera, il potenziamento della rete consolare in Italia, la costituzione di un gruppo di lavoro interministeriale, con la partecipazione dei Ministri del lavoro, dell'interno, della solidarietà sociale e dell'istruzione dei due Paesi, per realizzare migliori politiche di sicurezza e di inclusione sociale.
Insieme, i due capi di Governo hanno deciso di scrivere una lettera comune al Presidente della Commissione europea, per chiedere misure per favorire l'inclusione sociale, in particolare dei rom, per garantire meglio i ritorni di chi non è in condizione di restare in un Paese diverso dal proprio e per rafforzare la cooperazione tra Paesi di origine e Paesi di destinazione. Si tratta di una cooperazione già importante, che oggi ha segnato un ulteriore momento di rafforzamento.
Anche con la Bulgaria, onorevoli colleghi, vi è una buona collaborazione in materia di sicurezza, grazie anche alla maggiore capacità acquisita dagli organismi di sicurezza bulgari per quanto riguarda il contrasto della criminalità e dell'immigrazione illegale, la cui entità desta, tuttavia, minori preoccupazioni. Abbiamo sviluppato programmi di coordinamento e di cooperazione comune, il più significativo dei quali è il progetto denominato Ita.Ro, che ha portato a importanti risultati sul terreno della prevenzione e della repressione. Un secondo livello di intervento e di azioni è quello da sviluppare in ambito nazionale, per integrare in modo unitario e coerente le politiche di Governo sul fenomeno immigratorio con quelle più specificamente rivolte alla tutela e all'innalzamento dei livelli di sicurezza.
In tal senso, si collocano anche provvedimenti recentemente approvati dal Governo, dal disegno di legge per la modifica della normativa sull'immigrazione, a quelli che compongono il cosiddetto pacchetto sicurezza.
Con le modifiche alla legge sull'immigrazione si intende drenare quel serbatoio di clandestinità, spesso forzata, che costituisce terreno fertile per gli sfruttatori e per i reclutatori di manovalanza criminale.
Non è la condizione di immigrato in sé, come affermavo prima, che costituisce un fattore di pericolo per la sicurezza pubblica, bensì la mancanza o l'impossibilità di inserimento nel mondo occupazionale o nei circuiti dell'imprenditoria legale, che può spingere l'immigrato a rivolgersi a organizzazioni criminali senza scrupoli. Incidere su tali situazioni e modificare i meccanismi di ricerca dell'occupazione e di inserimento sociale ed economico, significa limitare fortemente il principio e il rischio di un loro coinvolgimento in attività illegali. È anche importante il fatto che il Consiglio dei ministri abbia affrontato il tema di un disegno di legge riguardante la certezza della pena. Come è noto, oggi ciò costituisce uno dei principali problemi, per quanto attiene alla sicurezza nazionale nel nostro Paese.
Infine, mi sembrano particolarmente importanti le stesse norme relative alla sicurezza urbana. Il tema dell'immigrazione, nella sua complessità, ha bisogno di un governo trilaterale: da un lato vi è bisogno di un governo sovranazionale, e in questo caso è importantissimo il ruolo che deve svolgere l'Europa; vi è bisogno poi di un'adeguata politica di intervento nazionale, ed è importante il ruolo dei singoli Stati-Nazione; ma è anche importante il ruolo che svolgono i comuni sul territorio. In altre parole, pensare a politiche di integrazione e di sicurezza significa saper affrontare il tema di un governo trilaterale di questi processi, che coinvolga l'Europa, l'Italia e le singole città italiane.
In sostanza, ciò significa affrontare il tema di quella che chiamiamo, con un termine ormai di moda, sicurezza integrata, e cioè bisogna avere fino in fondo la consapevolezza che la sicurezza di un territorio è data sicuramente dall'ordine pubblico e dal controllo del territorio, e ciò spetta all'autorità nazionale di pubblica sicurezza e alle forze di polizia, ma Pag. 88non vi è vera sicurezza, se tali funzioni di ordine e di sicurezza pubblica e di controllo del territorio non si integrano con politiche di assetto del territorio, di sviluppo urbanistico, di inclusione e di integrazione. Questa è una moderna idea della sicurezza, e dobbiamo sapere che è l'unica via che abbiamo di fronte. Possiamo sviluppare tale moderna politica e idea di sicurezza soltanto se vi è una cooperazione forte tra l'Unione europea, lo Stato nazionale e i singoli comuni: questa è la fisionomia che ci ha portato, inoltre, a pensare e a realizzare i cosiddetti patti per la sicurezza con le città metropolitane.
Infine, esprimo un'ultima considerazione: si è sollevato, da più parti, il tema dei fondi e dei finanziamenti per quanto riguarda il Ministero dell'interno. Davanti a questa Assemblea devo affermare con chiarezza due concetti: innanzitutto, per quanto riguarda l'applicazione del decreto-legge, il Ministero dell'interno dispone delle risorse necessarie, che sono quelle che fanno capo al capitolo delle espulsioni. Per quanto riguarda i restanti aspetti, si guardi con particolare attenzione ad un dato: nel disegno di legge finanziaria, che in questo momento è in discussione nell'altro ramo del Parlamento, è prevista la possibilità di assumere 4.500 nuovi poliziotti, carabinieri e finanzieri. Considero tale rafforzamento un elemento particolarmente importante, anche per garantire la sicurezza sul territorio.
Aggiungo - e lo affermo per chiarezza davanti a questa Assemblea - che nel momento in cui si parla di fondi per la sicurezza è bene considerare anche le statistiche: secondo la statistica di Eurostat, negli ultimi 15 anni, nel nostro Paese, le politiche di sicurezza, nel rapporto tra spesa pubblica e prodotto interno lordo, hanno subito una variazione assolutamente marginale; devo anche dirvi che, sicuramente, i picchi più alti nel rapporto tra spesa pubblica nel campo della sicurezza e prodotto interno lordo non si sono realizzati nel corso della precedente legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - L'Ulivo).
In conclusione, penso che il nostro Paese sia stato profondamente e dolorosamente colpito dall'omicidio della signora Reggiani e, come è giusto, viviamo una fase delicata. Si tratta della fase delicata di un Paese che si è sentito colpito nella sua coscienza, ma anche di un Paese che, nel momento in cui viene colpito, reagisce certamente con fermezza e con responsabilità, ma avendo sempre ben presenti i principi del diritto e della democrazia, che sono valori preziosi per l'Italia e per l'Europa intera (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Italia dei Valori, Verdi e Popolari-Udeur).