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Sull'ordine dei lavori (ore 10,50).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo solo per rappresentarle quello che è accaduto ieri in seno alla Commissione Bilancio e che riguarda il decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, collegato alla manovra di finanza pubblica, sul quale oggi pomeriggio è prevista la discussione generale. Mi sembra che le esagerazioni ai fini dello svuotamento totale della possibilità di legiferare da parte di questa Camera rispetto all'altra, nonostante la maggioranza abbia qualche numero in più che al Senato, abbiano ormai raggiunto il colmo.
Per due giorni interi, lunedì e martedì, la Commissione si è gingillata e ha cincischiato sulla possibilità di procedere in maniera regolare all'esame degli emendamenti per poi portare il testo in Aula perché, con una serie di riunioni e di «scazzamenti» nella maggioranza (è un termine tecnico!) non si è riusciti, per volontà della maggioranza stessa, a portare all'attenzione della Commissione un solo voto di un solo emendamento, salvo i trePag. 2che ieri sera sono stati votati per ragioni tecniche, senza la nostra presenza.
Dico questo perché bisogna pensare a cosa accadrà, visto che già ci sono le dichiarazioni da parte del buon Ministro per i rapporti con il Parlamento, Chiti, che alza sempre le mani in materia di fiducia, per rispetto delle parole del Capo dello Stato, e poi, in maniera subdola, comincia a dire che occorre vedere l'atteggiamento dell'opposizione: l'atteggiamento dell'opposizione, in questi due giorni, è stato quello di stare seduta, con tutti i suoi componenti della Commissione Bilancio, nei salotti, aspettando che venisse convocata la Commissione e che si passasse all'esame degli emendamenti. Parlo degli emendamenti di maggioranza e di minoranza, perché non c'erano all'attenzione della Commissione solo gli emendamenti dell'opposizione (anzi, forse erano più numerosi quelli della maggioranza).
Non si è trovato l'accordo all'interno della maggioranza, e cosa ha pensato di fare il buon Duilio? Ha pensato di evitare di portare all'attenzione della Commissione Bilancio gli emendamenti: non si votano gli emendamenti! Da lunedì mattina sino a ieri sera alle 20 non si è fatto nulla, salvo le riunioni fatte all'interno della maggioranza, per non approdare a niente.
Per evitare di votare gli emendamenti della maggioranza e per evitare che essa si spaccasse al suo interno si è pensato di non far votare nulla. Questo significa che se il buon Chiti è «presagio» di fiducia, il testo che è arrivato dal Senato a questa Camera, non essendo stato modificato in Commissione Bilancio ed essendoci la possibilità - forse sarò maligno - che venga posta la fiducia, verrà approvato, senza aver detto una sola parola sul decreto. Ma quale bicameralismo perfetto, questo è monocameralismo perfetto! Facciamo quello che fa il Senato: stiamo seduti ad aspettare i termini e i tempi in cui il Ministro Chiti verrà a porre la fiducia su questo provvedimento, e lo approveremo senza che questa Camera abbia potuto interloquire sul decreto fiscale.
Il buon Lello Di Gioia è relatore, ed è testimone di quello che sto dicendo (non penso che mi possa smentire).
Signor Presidente, sottopongo alla sua attenzione questo gravissimo comportamento della maggioranza - per la verità del Governo, in combinato disposto con il presidente Duilio, come egli usa dire - volto allo svuotamento del potere legislativo di questa Camera, e la vergogna politica a cui stiamo assistendo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevole Leone, per ciò che attiene ai tempi, stiamo rispettando quelli stabiliti dal calendario, che viene definito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Riferirò comunque al Presidente della Camera le sue osservazioni.
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, anche Alleanza Nazionale vuole denunciare quanto è accaduto in questi giorni in Commissione Bilancio, che rappresenta il prosieguo di altri percorsi che abbiamo avuto lo scorso anno. Mi riferisco all'esame della legge finanziaria per il 2007, in occasione del quale già avevamo denunciato il fatto che si fosse arrivati a svolgere pochissime votazioni in Commissione bilancio e si stesse creando in qualche modo un precedente, da noi non condiviso, che andava a svuotare i poteri della Camera.
Signor Presidente, ciò che ci preoccupa di più è che si sia esaminata una delle parti fondamentali della legge finanziaria - il collegato è infatti parte integrante e fondamentale del complesso della manovra finanziaria all'interno della sessione di bilancio - di fatto non procedendo ad alcuna votazione. È un caso più unico che raro. Capisco che oggi ci siano delle difficoltà evidenti all'interno della maggioranza, che si cominciano a manifestare anche in questo ramo del Parlamento; ma resta il fatto,Pag. 3che noi denunciamo, che la Camera in questo modo si è spossessata totalmente delle potestà legislative. Se al differente Regolamento che ha il Senato - rispetto alla Camera dei deputati i meccanismi con cui si possono modificare i provvedimenti di bilancio sono più numerosi e consentono un'agibilità maggiore - si aggiunge il fatto che durante l'iter di approvazione consentiamo, a causa di problemi all'interno della maggioranza, che non si arrivi ad una votazione, mi pare si determini un quadro particolarmente grave.
Dico questo, signor Presidente, perché si sente già aria di fiducia, e ci troveremo nell'imbarazzante situazione di rischiare di vedere un provvedimento, quale il decreto fiscale collegato alla manovra di finanza pubblica, che supera l'esame della Camera dei deputati senza una sola votazione. Ciò sarebbe particolarmente grave.
La prego quindi di intervenire presso il Presidente della Camera, ma anche presso il Governo, per fare in modo che almeno in Aula ci siano tutte le condizioni per poter esperire fino in fondo la nostra attività, introdurre le modifiche di cui questo decreto necessita e consentire all'opposizione di poter esercitare fino in fondo il proprio ruolo.
PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, riferirò anche le sue osservazioni al Presidente della Camera.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che vada anzitutto apprezzato il fatto che oggi si possa iniziare, come previsto dal calendario definito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, la discussione del decreto fiscale, sul quale i colleghi dell'opposizione hanno posto problemi relativi alle modalità con cui si è svolto l'esame in Commissione bilancio. Ritengo che i colleghi debbano apprezzare il fatto che questo ramo del Parlamento sarà chiamato a correggere un elemento di stortura della norma, che era derivato da una lettura impropria e da una votazione che aveva consentito al Senato di trasmettere alla Camera un decreto che, in alcuni punti, aveva coperture non proprie. Si tratta di un provvedimento che dovrà ritornare al Senato per essere convertito entro il 1o dicembre e che ha una portata notevole, per quanto riguarda gli interessi che legittimamente nel Paese si sono determinati attorno alle questioni che vengono da esso risolte.
Non dimentichiamo che il decreto interviene sulla possibilità di rifinanziare opere ed interventi importanti, nel settore ferroviario, in quello stradale ed anche in materie che concernono la qualità della vita dei cittadini e la capacità delle nostre aziende di competere. È dunque evidente che il provvedimento, che ha una portata superiore ai 7 miliardi, non può non essere convertito dal Parlamento.
Mi pare pertanto che la Commissione bilancio abbia fatto quel che era possibile fare nelle condizioni date. Fra l'altro, si deve apprezzare il fatto che la maggioranza, nel complesso, ha ritirato i suoi emendamenti, così da consentire all'Assemblea di lavorare su poche proposte emendative che ci consentiranno di trasmettere in tempi utili al Senato un decreto con una copertura appropriata, in modo tale che possa essere convertito entro il 1o dicembre. Credo dunque che, da questo punto di vista, il mandato conferito al relatore per riferire all'Assemblea ci consenta oggi di avviare un confronto, anche con l'opposizione, su un provvedimento importante.