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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1819 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale (Approvato dal Senato) (A.C. 3194-A) (ore 9,38).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale.
Ricordo che nella seduta di ieri si è proceduto alla votazione, per appello nominale, dell'emendamento Dis. 1.1, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione in esame, sulla cui approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3194-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3194 sezione 1).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 88 e 89 del Regolamento, i seguenti ordini delPag. 2giorno, aventi ad oggetto argomenti estranei al provvedimento in esame: Beltrandi n. 9/3194/9, in materia di separazione tra operatori di rete e fornitori di contenuti nell'ambito dell'esercizio dell'attività radiotelevisiva; D'Elia n. 9/3194/10, in materia di abrogazione dell'esclusiva a favore della SIAE nell'attività di intermediazione dei diritti d'autore; Bricolo n. 9/3194/168 e Brigandì n. 9/3194/169, rispettivamente in materia di risorse per le espulsioni degli immigrati non regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale e per il sostegno del rimpatrio e della carcerazione nei Paesi di origine degli immigrati condannati per gravi delitti, materie afferenti al decreto-legge n. 181 del 2007, in corso di esame presso l'altro ramo del Parlamento; Dozzo n. 9/3194/174, in materia di applicazione della direttiva comunitaria in materia di utilizzo in agricoltura di fertilizzanti contenenti azoto.
L'onorevole Forgione ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/13.
FRANCESCO FORGIONE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, con il mio ordine del giorno n. 9/3194/13, chiediamo un atto chiaro e un impegno preciso per parificare, nel riconoscimento dei benefici, le vittime della mafia e del dovere, alle vittime del terrorismo.
Dopo il primo incontro di Polistena, nella Giornata della memoria del 21 marzo, dove, per la prima volta, si ritrovarono oltre 300 familiari di vittime innocenti della mafia, fu l'intera Commissione parlamentare antimafia (che ho la responsabilità di presiedere) ad inviare al Parlamento un progetto di legge per il riconoscimento e la parificazione delle vittime. Non ho bisogno di spiegare l'importanza e il valore - non solo simbolico, ma anche civile e democratico - di quel provvedimento.
Il Governo ha pensato di recuperare, già nel decreto-legge fiscale, parte di quell'articolato e ciò è un fatto che ritengo estremamente positivo: avviene per la prima volta e colma quel vuoto nel riconoscimento che si era determinato, a favore delle vittime del terrorismo, con la legge n. 206 del 3 agosto 2004.
Oggi chiediamo che in nessun aspetto vi siano discriminazioni e differenze. Non si tratta di un conflitto tra i familiari delle vittime. Il dolore, la sofferenza, il percorso e il senso della vita di chi è stato colpito - innocente - dalla violenza e dalla barbarie mafiosa, non trova soluzione in alcun disegno di legge. Lo Stato e la Repubblica hanno il dovere di riconoscere il valore del sacrificio di chi è caduto - innocente - nello scontro tra la criminalità organizzata e la democrazia.
Per questo motivo, oggi - e mi rivolgo ai rappresentanti del Governo - chiediamo un pronunciamento chiaro. Manca solo l'estensione del comma 3 dell'articolo 5 della legge n. 206 del 3 agosto 2004 alle vittime del dovere e alle vittime innocenti della mafia, per evitare, non solo la percezione nei familiari e nei cari, ma anche la concreta continuità di una situazione nella quale, in questo nostro Paese, esistono vittime di serie A e vittime di serie B.
Abbiamo sentito dal Governo - e ancora oggi la leggiamo sui giornali attraverso le dichiarazioni del Ministro dell'interno, Amato - parole impegnative su questo punto. Si tratta ora di darvi corso. Non si è potuta trovare una soluzione nel decreto-legge fiscale in discussione. La legge finanziaria, già giunta all'esame della Camera, è l'occasione per fornire una risposta a tante cittadine e cittadini che la attendono.
Il Governo colga il valore e il significato politico di un ordine del giorno firmato da tutti i gruppi parlamentari. Quando si affrontano i problemi della lotta alla mafia, del valore civile, del sacrificio delle vittime e del loro riconoscimento, è sempre necessario tenere bassi i toni della responsabilità e del rigore dei comportamenti politici ed istituzionali, individuali e collettivi, evitare le strumentalizzazioni di parte, sottrarsi alle piazze mediatiche, assumere la responsabilità delle scelte di ognuno e di ognuna. La credibilità dell'azione dello Stato nella lotta e nel contrastoPag. 3ai poteri criminali è fatta di tante cose: dell'azione delle tante donne e uomini delle forze di polizia, del lavoro della magistratura, della trasparenza dei partiti e della politica, della ribellione del mondo imprenditoriale ed economico.
Nella nostra storia, in questa travagliata storia del nostro Paese, troppe volte tutto ciò ha portato al sacrificio estremo di donne e uomini come, del resto, è avvenuto per la lotta al terrorismo. Riconoscere il valore e l'esempio morale, civile e sociale, senza differenze e discriminazioni, è ciò che oggi, con l'ordine del giorno in esame, chiediamo al Governo e all'intero Parlamento.
PRESIDENTE. L'onorevole Falomi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/127.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/3194/127 a mia firma, che riguarda la questione del passaggio del sistema di trasmissione televisiva dalla tecnica analogica a quella digitale terrestre.
Nel decreto-legge in discussione, la data per il passaggio definitivo dal sistema analogico a quello digitale è stabilita per l'anno 2012. Si tratta di una data realistica, che offre certezza al mercato e che doveva essere fin dall'inizio di tutta questa vicenda definita in modo credibile.
Il decreto-legge in esame sposta al 2012 la data - il 31 dicembre 2008 - prevista dalla cosiddetta «legge Gasparri». Quest'ultima data era stata stabilita irrealisticamente al fine di cercare di rispondere ad un'obiezione mossa dalla Corte costituzionale in relazione alla situazione esistente di monopolio nel settore televisivo privato. Con tale data, anticipata in modo del tutto non credibile, si voleva far presente che il regno della scarsezza delle frequenze stesse per finire e stesse per arrivare il regno dell'abbondanza; quindi, tutte le normative esistenti, che fissavano limiti antitrust al possesso delle frequenze, sarebbero divenute obsolete.
Con questo escamotage si è cercato di aggirare la sentenza della Corte costituzionale. In realtà, giustamente, nel disegno di legge Gentiloni, la questione viene riportata su un binario di maggiore credibilità. Tuttavia, rispetto al decreto-legge al nostro esame, il problema che si apre, ancorato alla data dello switch off (cioè del passaggio dal sistema analogico al digitale terrestre), è quello del periodo di regime transitorio relativo ad una delle reti eccedenti del gruppo Mediaset. Nella legge Gasparri, questo regime transitorio veniva prolungato fino alla data dello switch off. Se si sposta tale ultima data al 2012, si sposta anche in realtà la data del regime transitorio. Sappiamo bene che è stato presentato il disegno di legge Gentiloni n. 1825 (le Commissioni riunite ne hanno già terminato l'esame), il quale regolamenta nuovamente il periodo transitorio.
Con quest'ordine del giorno, però, volevamo richiamare l'attenzione sulla necessità che, accanto allo spostamento della data prevista per lo switch off al 2012, si preveda un regime transitorio, che consenta, in sostanza, la liberazione di frequenze e la loro riassegnazione a tutti quei soggetti che hanno avuto una concessione per trasmettere ma che non hanno potuto avere le frequenze in questi anni oppure che hanno avuto la concessione per trasmettere su almeno l'80 per cento del territorio nazionale e gli si è data, al massimo, una copertura inferiore a quella cifra.
Lo scopo di quest'ordine del giorno, quindi, è semplicemente di dire: attenzione, c'è un regime transitorio legato alla data dello switch off, alla data del passaggio al digitale terrestre. Questo regime transitorio va ribadito e si invita il Governo, attraverso quest'ordine del giorno, ad adottare, con l'urgenza che il caso richiede, tutte le misure che consentano di non fare semplicemente uno spostamento di data, ma di modificare il regime legato a quella data. Questo è il senso dell'ordine del giorno e speriamo ed auspichiamo che il Governo lo accolga.
PRESIDENTE. L'onorevole Gioacchino Alfano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/20.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, questa non è la prima, ma la terza volta che intervengo per richiedere una modifica al testo (in questa fase è più una raccomandazione). L'ho fatto in momenti diversi, man mano che l'esame del testo del provvedimento arrivava alla conclusione; devo dire che è stato inutile ogni sforzo, non solo mio e dell'opposizione, ma anche della maggioranza. Ciò non può essere giustificato con il particolare momento politico, anzi, proprio per il fatto che il provvedimento è stato modificato per quanto riguarda la copertura della misura relativa agli incapienti, forse questa era l'occasione buona per cercare di aggiungere qualche altra modifica urgente.
Con quest'ordine del giorno cerco di impegnare il Governo ad utilizzare questa risorsa importante che è stata realizzata, per ridurre la spesa e non per finanziare soggetti che sono incerti o che, addirittura, non hanno bisogno di questo intervento: mi riferisco agli incapienti.
L'ordine del giorno, quindi, cerca di contenere la politica della spesa in funzione di un finanziamento che riteniamo non utile. Il Governo, con questo provvedimento, ha tentato di individuare, di captare una categoria di indigenti, definiti incapienti, che non può utilizzare le detrazioni fiscali. Sono quei soggetti che hanno un reddito zero o, quanto meno, versano un'imposta zero nel 2006, versano un'imposta zero nel 2007 e, quindi, usufruiranno di un importo che equivale alla detrazione che a loro è stata concessa.
La questione è: se ci sono dei soggetti che in Italia non possono usufruire di alcuni benefici, che sono corrisposti sotto forma di detrazione, debbono essere tutti quanti finanziati e, comunque, bisogna verificare se quei soggetti con quei requisiti sono i più deboli e i più poveri. Facciamo un esempio: abbiamo un soggetto con un reddito da lavoro dipendente con detrazioni fiscali e assegni familiari. In questo caso, quindi, abbiamo due tipi di benefici: uno che interviene sull'imposta e un altro che interviene sugli assegni familiari. Abbiamo poi un altro soggetto, un disoccupato che non ha reddito: in questo caso, il soggetto non solo non ha il beneficio degli assegni familiari, nel caso abbia dei figli, ma, nel caso abbia i requisiti, non ha nemmeno il diritto alla detrazione restituita.
Ritengo - l'ordine del giorno lo fa - che, se volevamo dare un riconoscimento a quei soggetti che pure stanno contribuendo ad aumentare le entrate fiscali, bisognava utilizzare quelle risorse riducendo la pressione fiscale, quindi riconoscendo a chi stava intervenendo sulla spesa pubblica, finanziandola, una riduzione della spesa dello Stato, perché è l'unica spesa che pesa su ognuno di noi; oppure, quanto meno, nel caso in cui si fosse deciso di utilizzare questa risorsa per una categoria individuabile ed individuata dal Governo, bisognava stabilire chi erano i soggetti beneficiari.
Ritengo che si stia correndo un grosso rischio: mantenendo questa pressione fiscale, non solo si disincentiva colui che poi, tra l'altro, viene definito evasore (casomai su questo ritorno dopo), ma, dall'altro, si spreca questa risorsa, non dando un beneficio al sistema.
Effettivamente è la prima volta che in Italia si riesce ad avere un incremento delle entrate fiscali così importante. Dicevo prima, le entrate fiscali che voi definite frutto della battaglia all'evasione fiscale: non sono d'accordo, non per questioni ideologiche ma tecniche. Come si può definire una maggiore entrata fiscale il frutto del contrasto all'evasione quando non c'è nessuna azione oggettiva individuabile, che poi può essere quantificata in una maggiore imposta che entra nelle casse dello Stato? Se c'è una azione politica di Governo che tende a combattere gli evasori, dichiarando che quell'entrata deriva da tale battaglia, per quale motivo gli evasori non vengono individuati e chiamatiPag. 5poi a corrispondere l'imposta continuamente negli anni, trasformando quella maggiore entrata in una a regime?
Tutte queste riflessioni servono a mettere in evidenza quali sono state, tra le tante richieste di modifica che avevamo suggerito, quelle che forse avevano un senso che andava al di là della contrapposizione fra maggioranza e opposizione. La maggioranza, che già ha commesso un grave errore al Senato nel finanziare gli incapienti, perde ancora una volta una grossa occasione, dando l'impressione all'esterno che c'è qualcuno che nel Governo, quando legifera, cerca di garantire dei soggetti che appartengono a una piccolissima parte del Paese, e in più non ha neanche il coraggio di dichiarare chi sono.
Poiché l'entrata di cui parliamo è importante, e ritengo che il Governo ha ancora l'occasione di far bene accogliendo questo mio ordine del giorno metteremo almeno un punto fermo: tutte le maggiori entrate che il Governo riuscirà a realizzare in questi ultimi tempi e che saranno non previste, dovranno essere utilizzate a beneficio di tutti, cioè per la riduzione delle spese dello Stato, degli enti pubblici e degli enti locali.
PRESIDENTE. L'onorevole Baiamonte ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/24.
GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, intervengo sull'ordine del giorno che ho presentato, perché mi pare non veritiera la dizione che viene data al decreto-legge fiscale in esame, vale a dire di provvedimento concernente sviluppo ed equità sociale. Non mi pare proprio, signor sottosegretario, che tale definizione si adatti a questo decreto-legge!
Mi riferisco principalmente all'articolo 4: è su di esso che ho presentato l'ordine del giorno, chiedendo equità vera, e spiegherò come. Con questo articolo si dice che le regioni poco virtuose in materia di spesa sanitaria vengano subito redarguite, se così possiamo dire. Queste ultime, difatti, vengono, dal Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro dell'economia e finanze, di concerto con il Ministro della salute, sentito il Ministro per gli affari regionali e autonomie locali, esautorate della loro autonomia amministrativa, ordinariamente esercitata dagli assessori alla sanità, in quanto viene nominato un commissario ad acta. Egli ovviamente deve controllare come è stata erogata la spesa sanitaria e ha la possibilità di gravare sulle tasse, aumentare l'IRPEF e l'IRAP, cioè la tasse sui cittadini e sulle aziende, al fine di compensare la spesa sanitaria.
Il mancato rispetto del rientro, come dice lo stesso provvedimento, conferma l'attuale orientamento di questo Governo, favorevole all'aumento del prelievo fiscale. A nostro parere, invece, la spesa sanitaria dovrebbe essere contenuta. Come? Rivedendo i criteri dell'assistenza sanitaria gratuita, tenendo conto del reddito dei cittadini. È questo il criterio di equità sociale, signori miei, che bisogna applicare, ma non certo aumentare la tassazione come questo Governo afferma.
Non vorrei poi parlare del tema della ricerca, cui in Italia si attribuisce solo l'1 per mille del PIL. Proprio per questo motivo, il precedente Governo aveva disposto la destinazione a ricerca e volontariato del 5 per mille. Ora, invece, si cerca di introdurre nuovi «soci» - per così dire - in questa ripartizione: si tratta in particolare delle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento rilasciato dal CONI. A mio parere, tali enti dovrebbero prendere i loro soldi dallo sport professionistico, non dai fondi per la ricerca. Ieri il quotidiano La Stampa riportava un'altra grave critica ai provvedimenti del Ministero della sanità: «Guerra sulle staminali, fondi solo agli amici». È una critica grave: la ricerca deve essere affidata a ricercatori capaci. È di queste ore la notizia che giapponesi, cinesi ed americani hanno trovato il rimedio che consente l'utilizzo di cellule staminali adulte: si cerca infatti di «embriogenizzarle», cioè di riportarle allo stato totipotente inserendo nel loro DNA nuovi geni che possono modificarle e riportarle allo stato embrionale e totipotente. Sono questi i Paesi che destinano soldi alla ricerca:Pag. 6non l'Italia, non questo Governo, con i rimedi escogitati con il decreto-legge al nostro esame. Nell'esprimere il nostro dissenso da tutto ciò, mi auguro che l'ordine del giorno da me presentato possa essere accettato dal Governo e che di conseguenza esso possa ridimensionare e rivedere le proprie posizioni, che determinano un aumento della tassazione sui cittadini per la spesa sanitaria.
PRESIDENTE. L'onorevole Boscetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/29.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, signor rappresentante del Governo, l'ordine del giorno n. 9/3194/29 richiama una battaglia parlamentare che abbiamo svolto sin dall'inizio di questa legislatura in Commissione affari costituzionali e in Assemblea: una battaglia portata avanti sia da rappresentanti di maggioranza - per primo dal presidente della I Commissione, onorevole Violante - sia da membri dell'opposizione, fra i quali il sottoscritto. Il problema è rispettare i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza nel contenuto dei decreti-legge. Vi era, in proposito, una sentenza della Corte costituzionale, la n. 29 del 1995, che è richiamata in quest'ordine del giorno, alla quale ci ispirammo nel corso di tale battaglia. Detta sentenza affermava che, se un decreto-legge manca dei requisiti di necessità e di urgenza, si determina un grave vizio in procedendo: ciononostante, essa non evidenziava in modo analitico le conseguenze di una simile mancanza. Dobbiamo però dire con soddisfazione che recentemente, con la sentenza n. 171 del 2007, la Corte costituzionale - credo anche tenendo conto di quanto è emerso nelle Aule del Parlamento, soprattutto in questa Camera - ha evidenziato con estrema chiarezza che, quando i ricordati requisiti non siano rispettati, una norma è incostituzionale e che la Corte stessa, di conseguenza, può e deve intervenire per dichiararne l'incostituzionalità.
Infatti, la Corte ha dichiarato incostituzionale una disposizione inserita in un decreto-legge in sede di conversione che non aveva i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza. Dopo questa battaglia parlamentare e la sentenza della Corte costituzionale - che è motivata in modo del tutto congruo, specifico e, come dicevo, analitico - si pensava che il Governo avvertisse la necessità di adeguarsi e di porre in essere provvedimenti che, nella forma dei decreti-legge, contenessero soltanto norme con le caratteristiche volute dall'articolo 77 della Costituzione. Ciò non è accaduto, perché anche il decreto-legge al nostro esame contiene norme che non hanno alcun requisito di necessità ed urgenza, anche perché in sede di conversione il Senato ha introdotto ulteriori disposizioni, molte delle quali non posseggono detti requisiti. Se il Governo non si adegua ad una sentenza della Corte costituzionale, come può pretendere, di spiegare che legifera in modo corretto? Non dimentichiamo, inoltre, che la sentenza n. 171 del 2007 ha anche dichiarato che l'oggetto della legge di conversione deve possedere ugualmente i ricordati requisiti, non potendosi cioè inserire, in sede di conversione, una o più norme che tali requisiti non abbiano. Chiediamo al Governo, signor rappresentante del Governo stesso, che per il futuro ci si adegui e si adotti una tecnica legislativa non solo più conforme alle disposizioni costituzionali, ma anche alle sentenze della Consulta in materia di decretazione d'urgenza. Ci auguriamo, quindi, che l'ordine del giorno Boscetto n. 9/3194/29 venga accettato.
PRESIDENTE. L'onorevole Migliori ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/117.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, colleghi, con l'ordine del giorno n. 9/3194/117 ho inteso - a nome personale, ma anche del gruppo parlamentare di Alleanza Nazionale - sollecitare il Governo, all'interno del decreto-legge in discussione, a valutare in termini operativi una delle misure ivi previste, quella cioè inerente le opere che si prevede saranno realizzate nell'ambito dell'inizio delle celebrazioniPag. 7relative all'unità nazionale. Si tratta di un aspetto del provvedimento che è stato, a mio avviso non a caso, criticato per la genericità dei riferimenti, ma che ha il consenso di Alleanza Nazionale nel momento stesso in cui intende ricordare, in modo solenne, come il centocinquantesimo anniversario dell'unità nazionale non possa rimanere sottaciuto e non ricevere un momento solenne di riflessione non solo accademica, ma anche concreta, da parte dello Stato e delle istituzioni locali. Nell'ambito del ragionamento previsto nel provvedimento in esame, si parla di iniziative, di opere e di interventi connessi alla celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, e si autorizza per il 2007 la spesa di 140 milioni di euro.
Siamo giunti al 21 novembre e registriamo, evidentemente, l'esigenza di un'accelerazione operativa in ordine alla realizzazione delle opere e delle iniziative connesse. Reputiamo che debba essere evitato ogni tipo di logica che comporti una spesa di tipo clientelare. A tal fine, sappiamo che si farà riferimento ad una commissione che, in termini anche di pluralismo culturale, individuerà le priorità degli interventi, ma voglio ricordare, in qualità di parlamentare fiorentino e della Toscana, che sarebbe grave che, ancora una volta, la città di Firenze fosse esclusa da iniziative di siffatto tipo.
Onorevoli colleghi, vi sono leggi speciali che riguardano, da sempre, le città di Venezia e di Roma. Vi è una serie di interventi mirati su aree culturalmente rilevanti del nostro Paese, ma se vi è una città italiana di grande rilievo culturale, la patria dell'umanesimo e del Rinascimento, che è priva non solo di una legge speciale, ma anche di interventi ad hoc che ne evidenzino la vocazione e ne individuino, come è legittimo e giusto, il ruolo primario nella cultura del nostro Paese, è proprio Firenze. Con questo ordine del giorno si intende da un lato sottolineare il fatto che la città di Firenze fu capitale del regno d'Italia e svolse un ruolo essenziale nel processo unitario, non solo culturale, ma anche politico e istituzionale, del nostro Paese. Intendiamo sottolineare (non a caso, tale esigenza è stata evidenziata anche da parte di esponenti del Governo) l'opportunità che da questo «sportello finanziario» emerga per la città di Firenze un nuovo rilancio, per contribuire alla realizzazione di un prestigioso nuovo polo musicale, che comporti la ripresa e fornisca un particolare risalto al ruolo che la manifestazione del maggio musicale possiede nell'ambito complessivo della cultura musicale del nostro Paese. Pertanto, con questo ordine del giorno intendiamo suggerire con forza al Governo (e ne prevediamo l'impegno) che almeno una parte dei 140 milioni di euro, il cui stanziamento presumibilmente riguarderà le città di Torino e di Roma, comprendano anche le esigenze culturali della città di Firenze.
PRESIDENTE. L'onorevole Longhi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/162.
ALEANDRO LONGHI. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'ordine del giorno di cui sono firmatario riguarda il contenuto dell'articolo 36, che destina 140 milioni di euro in ordine alle celebrazioni dell'unità d'Italia. Ho saputo, tramite notizie di stampa, che la regione Liguria dovrebbe disporre di un finanziamento pari a 10 milioni 600 mila euro per interventi a favore del tratto della ferrovia dismessa compresa tra Ospedaletti e Taggia. Saranno costruite piste ciclabili, ricavate aree destinate a verde pubblico, ostelli per la gioventù e la stessa stazione diventerà la sede del municipio di Ospedaletti.
Tuttavia, Garibaldi non partì dalla provincia di Imperia, ma dallo scoglio di Quarto, compreso nel comune di Genova, e credo che i progetti preliminari, in tal senso, abbondino anche nel comune di Genova. Inoltre, Garibaldi soggiornò a Sestri Ponente, in località Priano, dove è stata posta una targa a ricordo di tale evento. I suoi cavalli furono alloggiati nelle scuderie della Villa Rossi, che ormai non possono più definirsi tali a causa dello stato di totale abbandono in cui versano. Su tale immobile vi è un progetto preliminarePag. 8tendente ad una sua riconversione a centro sociale per anziani, in modo da ricollegarlo con la Villa Rossi e con la dipendenza, che era sede di una biblioteca.
Pertanto, credo che, considerato anche che Sestri Ponente è un quartiere operaio con molti disagi, mentre Ospedaletti è una «zona bene», sarebbe opportuno che almeno una parte dei 10 milioni 600 mila euro stanziati per tale zona della Liguria (almeno 5 milioni di euro) siano destinati al comune di Genova per attuare un intervento che i cittadini e gli anziani della stessa Genova attendono da molto tempo. Sarebbe un atto di giustizia ed anche una rivalutazione storica, poiché Garibaldi non è mai partito da Imperia.
PRESIDENTE. L'onorevole Fallica ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/3194/38.
GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, illustro appunto l'ordine del giorno numero n. 9/3194/38, che si riferisce all'articolo 8 del decreto-legge in esame, relativo agli interventi per il trasferimento modale da e per la Sicilia e per il miglioramento del trasporto pubblico in Calabria e nello Stretto di Messina. Al comma 7 del provvedimento è istituita, senza oneri aggiuntivi, l'area di sicurezza della navigazione dello stretto di Messina alla quale è preposta l'Autorità marittima della navigazione dello Stretto con sede in Messina e con compiti inerenti al rilascio delle autorizzazioni, concessioni ed ogni altro provvedimento in materia di sicurezza della navigazione dell'area e negli ambiti portuali in essa compresi, nonché alla regolazione dei servizi tecnico-nautici dell'intera area. Con il nostro ordine del giorno desideriamo, sottosegretario Lettieri, impegnare il Governo a valutare l'opportunità di prevedere, in occasione dell'istituzione dell'area sopra citata, la consultazione della regione Sicilia, al fine di garantire il rispetto del principio di sussidiarietà.
A tal proposito, desidero citare l'articolo 118 della Costituzione che recita: «Le funzioni amministrative sono attribuite ai comuni salvo che, per assicurarne l'esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza». Esso prevede, inoltre, che la legge statale disciplini forme di coordinamento tra Stato e regioni nelle materie di cui alle lettere b) e h) del secondo comma dell'articolo 117 della Costituzione. Pertanto, chiediamo che la regione Sicilia sia coinvolta nell'istituzione dell'autorità di cui si è detto e siamo fiduciosi, sottosegretario Lettieri, che il nostro ordine del giorno possa essere accettato dal Governo.
PRESIDENTE. L'onorevole Zorzato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/70.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, colleghi, credo che il decreto-legge che stiamo esaminando rappresenti l'esatto contrario di quanto sarebbe necessario per la nostra economia. È noto a tutti (è noto a noi) che l'attuale quadro mondiale ed europeo, rispetto a qualche mese fa, sta cambiando. Le situazioni di disagio economico sono forti, i dati macroeconomici stanno peggiorando e non possiamo, stando in Italia, non guardare fuori dai nostri confini o non prendere atto di ciò che sta avvenendo. Pertanto, come avvenuto con i precedenti decreti-legge, il provvedimento in esame aumenta indiscriminatamente la spesa. Infatti, esso prevede una spesa di 7 miliardi e ricordo che altri 7 sono stati spesi in estate. Questo è un Governo solo di spesa, mentre sarebbe necessaria una rigorosa azione di contenimento della spesa corrente come premessa indispensabile alla riduzione della pressione fiscale, che sappiamo ormai essere al 43 per cento. Come si può parlare di rilancio dell'economia e della competitività e come si può pensare che i nostri cittadini possano vedere la luce rispetto alla loro situazione di grave disagio economico con una pressione fiscale che oggi è al 43 per cento? Con una simile pressione fiscale (ormai impossibile da sostenere) credo che l'unico modo per pensarePag. 9di reagire, nel tempo, e ridurla, sia contenere la spesa corrente che, come ben sappiamo, è diventata ormai, da parte di questo Governo, lo strumento di coesione e di garanzia affinché, soprattutto nell'altro ramo del Parlamento, qualche senatore «dispettoso» resti ancorato alla maggioranza.
Pertanto, visto che la pressione fiscale sta strangolando l'economia e deprimendo il potere d'acquisto dei cittadini, l'intervento possibile è il contenimento della spesa pubblica, finalizzato ad una successiva riduzione della pressione fiscale. Quindi, è stata persa un'occasione storica per accelerare il risanamento della finanza pubblica, utilizzando a tale scopo le maggiori entrate fiscali, delle quali riteniamo che molto merito vada alla gestione finanziaria degli anni del Governo Berlusconi, in particolare nella sua ultima fase. Ciò è accaduto nonostante le previsioni iniziali che questo Governo aveva assunto, che erano certamente di un incremento delle entrate fiscali più basso di quello ottenuto nel consuntivo.
Dunque, l'ordine del giorno a mia firma impegna il Governo a valutare l'opportunità di rivedere per il futuro l'impostazione complessiva della politica fiscale, avviando, quindi, un'azione di rigido contenimento della dinamica della spesa corrente, finalizzata a ricavare lo spazio per aumentare le spese di investimento in infrastrutture, finanziando, in particolare, le grandi opere avviate con la legge obiettivo. Credo che nessuno possa contestare il fatto che la legge più rivoluzionaria degli ultimi anni è quella, approvata nel corso della legislatura in cui eravamo maggioranza, che ha sbloccato di fatto il sistema delle grandi opere in Italia.
Di conseguenza, solo in questo modo riteniamo possibile immaginare che questo Paese, avviato al declino, possa invertire la china. Nel decreto-legge in esame sono previste poche misure relative agli investimenti. Ad esempio, sono stanziati 1,8 miliardi di euro finalizzati all'investimento sulle metropolitane di Napoli, Roma e Milano. Di fatto, tuttavia, abbiamo due foglie di fico, Napoli e Milano, rispetto ai 500 milioni di euro per Roma. Tali investimenti sono scarsi, tenendo conto del fatto che nel contempo dimentichiamo sistemi importanti di metropolitana, come quelli di Torino, Firenze, Palermo e, nel caso che mi riguarda, il sistema metropolitano regionale veneto, quasi a dire che esistono due Italie: quella che si rivolge a Veltroni, perché in questo momento vi dà gli ordini, e quella che, invece, deve subire - pagando le tasse - anche il finanziamento dei debiti che il comune di Roma ha contratto per la sua metropolitana.
Inoltre, nel decreto-legge in esame notiamo diseguaglianze di comportamento sui temi ambientali: si reintroduce una misura che riguarda alcuni interessi del Ministro Pecoraro Scanio, dimenticando, in questo caso, tutti gli investimenti che da sempre erano previsti per la legge speciale su Venezia, che oggi non riguarda più l'ambiente, solo perché il Veneto è governato dal centrodestra.
PRESIDENTE. L'onorevole Jannone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/45.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, sotto il profilo procedurale possiamo notare che, ancora una volta, su un decreto-legge importante, come quello fiscale, siamo ridotti ad intervenire sugli ordini del giorno. Dico «ridotti» perché ormai gli atti di indirizzo, con un Governo che ricorre frequentemente alla fiducia, diventano estremamente importanti, quasi il sale dei provvedimenti.
È sufficiente leggere i resoconti stenografici della scorsa legislatura per rendersi conto di quali e quante eccezioni muovessero dai banchi dell'attuale maggioranza gli esponenti del centrosinistra le poche volte che abbiamo fatto ricorso alla fiducia, nella massima parte dei casi per motivazioni di carattere tecnico. Ieri il Ministro Chiti ha dichiarato che il Governo è dovuto ricorrere alla fiducia perché attendeva e temeva l'atteggiamento dell'opposizione, volendo dimenticare, o facendo finta di dimenticare, che il ricorso alla fiducia è strettamente motivato dallePag. 10divisioni tutte interne al centrosinistra, che non si assume mai alcuna responsabilità di Governo.
Venendo al merito dell'ordine del giorno a mia firma, rileviamo che le maggiori risorse, accumulate con le nostre leggi finanziarie e con i nostri provvedimenti economici, che erano riusciti a coniugare l'abbattimento della pressione fiscale con le politiche di sviluppo, sono state a più riprese utilizzate da questo Governo per interventi non condivisi e non condivisibili, che hanno svilito le possibilità e le potenzialità delle risorse stesse.
Non sono bastati i richiami del Fondo monetario internazionale, dell'Unione europea, della Banca d'Italia e di tutte le principali istituzioni - italiane, europee e mondiali - per far cambiare idea all'Esecutivo e far rilevare che queste maggiori risorse sarebbero dovute servire per migliorare i parametri, assolutamente negativi, che caratterizzano la nostra economia.
Con gli ordini del giorno cerchiamo almeno di far comprendere al Governo come questo tipo di provvedimenti sia assolutamente sbagliato. Come sottolineato dall'onorevole Zorzato, stiamo andando nella direzione diametralmente opposta a quella che tutti gli organismi, nazionali e internazionali, ci richiedono. Non esiste un solo provvedimento di questo Governo in materia fiscale che vada nella direzione del rigore, quello vero, e che vada nella direzione dello sviluppo economico, quello concreto. I risultati si vedono: siamo la nazione che cresce meno in Europa, siamo la nazione - come ha detto il Governatore Draghi, un'autorità super partes - che ha la pressione fiscale più alta. Non vediamo alcuna misura che possa consentire all'economia di crescere e continuiamo ad utilizzare, ahimè, persino le risorse che si erano accumulate attraverso i provvedimenti, che oggi si rivelano assolutamente indovinati, del Governo Berlusconi e del Ministro Tremonti; destiniamo queste risorse non certo alla crescita e allo sviluppo, ma solamente a manovre di tipo elettoralistico.
Concludo annunciando il voto favorevole sull'ordine del giorno a mia firma e sugli altri del gruppo Forza Italia. L'unico aspetto positivo, se vogliamo paradossale, della situazione è il seguente: poiché questo Governo sta utilizzando tutte le risorse economiche - anche quelle, lo ripeto, che derivano dalle manovre fiscali del Governo Berlusconi - con obiettivi di carattere elettoralistico, non si può non presumere che questo Governo ben inizi a comprendere, nonostante i recenti accadimenti, che la sua stessa maggioranza attualmente non esiste più. Questa teoria è confermata dal ricorso alla fiducia anche in questo caso, in cui, invece, non era assolutamente indispensabile.
Signor Presidente - lo sottolineo ancora una volta - basterebbe ripetere quello che è stato detto dall'attuale maggioranza nella scorsa legislatura: utilizzate la fiducia con una continuità preoccupante e fate ricorso a provvedimenti che arrivano puntualmente alla Camera poco prima della scadenza, in modo tale che venga svilito completamente il ruolo del Parlamento. L'assenza di una maggioranza al Senato impedisce di affrontare, su qualsiasi argomento, in modo compiuto i temi salienti non della vita politica, ma di quella del Paese.
Continuando in questo modo, avete ridotto e svilito le potenzialità di crescita dell'Italia, avete svilito le nostre manovre economiche, avete contraddetto persino il vostro programma elettorale, avete reso il Paese più povero e meno in linea con tutti i parametri europei (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Giuditta n. 9/3194/154 è stato ritirato.
L'onorevole Airaghi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/129.
MARCO AIRAGHI. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia firma intende richiamare l'attenzione del Governo sull'importanza di garantire adeguati finanziamenti, da parte della nostra nazione,Pag. 11per il completamento del progetto europeo Galileo di posizionamento globale a mezzo di satelliti.
Il sistema Galileo si propone di costituire un'evoluzione migliorativa dell'attuale unico sistema di posizionamento globale, il GPS americano, ed è un progetto importante per il nostro continente, perché va nella direzione di consentire alla nostra Europa un'autonomia in questo settore, che è fondamentale se vogliamo, come vogliamo, avere un'Unione europea che non sia solo un insieme economico di nazioni, ma una vera e propria forza planetaria, con una politica autonoma. Se, come ho premesso, è importante avere un'autonomia europea nel settore aerospaziale, giudicato strategico anche per lo sviluppo dei prossimi anni, è del tutto evidente che la nostra nazione, per la sua tradizione e per le sue capacità industriali e tecnologiche, non può non mantenere un ruolo guida nel settore stesso.
Per quanto riguarda il sistema «Galileo», che stiamo portando avanti ormai da diversi anni, si è rilevato quanto è stato evidenziato a livello europeo, ovvero che l'ipotesi iniziale di cofinanziamento pubblico-privato della costruzione dell'infrastruttura relativa - ossia la messa in orbita di 30 satelliti - non riesce ad essere realizzata. È fallito, quindi, ciò che era, alla fine, solo un sogno e un'ipotesi.
Come è già stato definito ampiamente in tutte le sedi - compresa la Conferenza interparlamentare sullo spazio, che il nostro Parlamento ha avuto l'onore di presiedere nel 2007 - bisogna considerare in ordine alla costruzione delle infrastrutture spaziali - come, peraltro, succede in tutto il resto del pianeta, comprese le nazioni tecnologicamente più evolute come gli Stati Uniti - che è assolutamente necessario ricorrere completamente ai fondi pubblici, mentre per il privato si possono ipotizzare nel futuro solamente la gestione o, eventualmente, lo sviluppo dei nuovi servizi.
Il recupero dei fondi pubblici, dunque, deve essere assicurato anche dalla nostra nazione, in quanto l'Italia, data la sua storia e la sua capacità industriale, imprenditoriale e tecnologica, non può rinunciare ad avere e mantenere nel progetto Galileo un ruolo di guida. Si tratta di una necessità, oltre che per la nostra nazione, anche per la nostra impresa, in quanto la recente joint venture tra Alenia Spazio e Alcatel ha costituito un gruppo assolutamente importante per poter competere con le dimensioni internazionali delle grandi aziende del settore, ma che, se non ben vigilato e guidato, potrebbe correre il rischio di fagocitare la nostra impresa nazionale nella ben più potente e ben più seguita ed assistita - dal Governo francese - industria francese Alcatel.
È necessario, infatti, ricordare che, nella joint venture, Alcatel è stata destinata alla guida della parte industriale e produttiva, mentre all'azienda italiana Telespazio è stata riservata una quota maggioritaria, ovvero un ruolo di guida, nella gestione del servizio. È del tutto evidente, quindi, che, se non si riesce, anche con l'azione del Governo, a garantire che l'Italia resti alla guida della gestione del servizio di posizionamento globale, si corre il rischio che la nostra industria italiana Telespazio sia schiacciata dall'industria francese.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARCO AIRAGHI. Concludo osservando brevemente che l'ordine del giorno a mia firma serve anche da monito al Governo, affinché vigili che in sede di ristrutturazione dell'Agenzia spaziale europea non sia tolto all'Italia il direttorato della navigazione - come ormai sta chiaramente avvenendo nel silenzio, purtroppo distratto, del Governo - in quanto ciò costituirebbe una perdita drammatica per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. L'onorevole Fratta Pasini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/68.
PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, illustro l'ordine del giorno a mia firma, relativo ai sindaci e agliPag. 12amministratori locali. In questo caso, non si propone di impegnare il Governo su questioni economiche, in quanto la questione è umana. L'articolo 34 del decreto-legge in esame, infatti, dispone, a mio avviso giustamente, l'estensione dei benefici in favore delle vittime del terrorismo anche alle vittime del dovere e della criminalità organizzata.
Ritengo che possano essere senz'altro assimilati alle vittime del dovere anche i sindaci e gli amministratori locali vittime di azioni criminose nell'esercizio delle loro pubbliche funzioni. Avevo presentato al riguardo, infatti, alcune proposte emendative prendendo spunto, purtroppo, da un fatto criminoso verificatosi nella provincia di Verona più di un anno fa, quando il sindaco di Villa Bartolomea, Loris Cristiano, fu assassinato da un pazzo, che perse la testa ed entrò nel suo ufficio. Questo ci impone di valutare il problema dei sindaci, che, anch'essi, si trovano alcune volte a rischiare la loro vita nell'esercizio del loro mandato, e non ricevono alcun sostegno da parte dello Stato.
I familiari e i congiunti si trovano totalmente scoperti e non è prevista alcuna forma di solidarietà, come invece è giustamente prevista per le vittime del terrorismo, del dovere e della criminalità organizzata. Pertanto, con l'ordine del giorno in esame chiedo al Governo di impegnarsi ad estendere anche ai sindaci e agli amministratori locali colpiti da tali azioni criminose e ai loro familiari le provvidenze previste per le vittime del dovere.
L'articolo 34 del provvedimento in esame estende alle vittime del dovere e della criminalità organizzata alcuni benefici importanti, per un ammontare di 173 milioni di euro; tuttavia, non mi ritengo comunque soddisfatto. Vi sono molte modifiche ed integrazioni da apportare ancora alla legge n. 206 del 2004: mi riferisco alle elargizioni speciali, agli assegni vitalizi, alle agevolazioni sanitarie, alle spese giudiziarie, ad alcune norme pensionistiche, nonché alla riscrittura della normativa relativa alle borse di studio e al collocamento riguardo alle vittime del terrorismo.
La mia impressione, signor Presidente, è che tutte queste vittime, ma soprattutto i familiari, che pagano un prezzo così alto per il loro servizio allo Stato, ancora oggi non siano tenute nel dovuto conto. Anche nel provvedimento in esame, a parte alcuni interventi, non si è voluto assolutamente esaminare tale problema con l'adeguata considerazione.
Concludo con una breve riflessione di carattere generale: siamo di fronte ad un provvedimento dannoso e irresponsabile, che rappresenta l'esatto contrario di quanto è necessario per la nostra economia e per la nostra finanza pubblica. Occorrerebbe, infatti, porre un freno alla dinamica della spesa corrente ed aumentare la spesa di investimento, soprattutto in infrastrutture pubbliche. Ma anche stavolta, signor Presidente, col provvedimento sottoposto alla nostra attenzione il Governo ha scelto la strada facile dell'aumento della spesa clientelare, al fine di mantenersi in sella.
Pertanto, il giudizio generale sul decreto-legge in esame - oltre ai rilevi specifici, che ho esposto, relativi agli amministratori pubblici - non può essere che negativo.
PRESIDENTE. L'onorevole Cirielli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/118.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, l'ordine del giorno a mia firma evidenzia chiaramente non soltanto un'incapacità logica per quanto riguarda la razionalità complessiva del provvedimento in esame, ma anche un'incapacità più specifica da parte del Governo.
L'articolo 42-bis modifica i criteri con i quali viene stabilito il carattere rurale dei fabbricati, e ciò ovviamente comporta, come conseguenza logica, un aumento delle tasse sui beni mobili (quindi andate a colpire anche il mondo dei piccoli contadini, che magari sono riusciti con faticaPag. 13a migliorare non soltanto il loro immobile, ma anche il loro status sociale: di fatto, aumenteranno le tasse a danno di povera gente).
Ma al di là di questa filosofia dell'entrata facile - o della rapina facile - dalle tasche dei cittadini, vi è di più: create un problema, perché la norma in esame deve essere ancora convertita in legge, e non sappiamo neanche se al Senato ciò avverrà; quindi non sappiamo, concretamente, quale normativa verrà stabilita. Ma il termine attuale per denunciare, da parte dei cittadini, il venir meno dei requisiti di ruralità è previsto per il 30 novembre. È dunque importante modificare tale termine, e segnalare e sottolineare come il Governo non sia in grado neanche di esaminare la normativa sul piano complessivo.
Colgo l'occasione per rilevare che nel complesso del decreto-legge in esame compare nuovamente una filosofia di fondo alla quale siamo fermamente contrari, e che certamente non contribuisce a promuovere il reale sviluppo del Paese: si tratta della filosofia della spesa facile e dell'aumento delle spese clientelari, mentre manca assolutamente una previsione logica di uno sviluppo complessivo sul piano economico, ma anche sociale, del Paese, e mancano spese per interventi infrastrutturali.
Mancano soprattutto le spese rivolte verso settori strategici come la scuola e la giustizia o settori come l'emergenza della sicurezza che in questo ultimo periodo rappresenta un questione straordinaria e che voi solo a parole sbandierate e volete difendere. Non avete investito una lira in questa direzione, non investite nulla per migliorare la giustizia e per rendere più efficienti e più rapidi i processi. Vi siete riempiti la bocca di parole. Avevate affermato nella scorsa legislatura di voler migliorare il funzionamento complessivo della giustizia semplicemente, di fatto, per denigrare il centrodestra e questo decreto lo dimostra; siete sempre fermi a una concezione completamente sballata della spesa pubblica.
Spero che nel tempo le autorevoli componenti del Governo possano riflettere attentamente su queste parole anche per cercare di dare una svolta reale al Paese. Non si può semplicemente con chiacchiere e con proclami, come fa il vostro leader politico Veltroni, cercare di instaurare trattative su questioni come le riforme costituzionali che alla gente interessano poco. Si tratta di alchimie che sicuramente servono ma che certamente sono secondarie rispetto al dato reale dell'emergenza economica che il Paese sta affrontando. Oltre che nei numeri, a mio avviso scarseggiate proprio in qualità politica e fareste bene ad andare a casa spontaneamente.
PRESIDENTE. La Presidenza e l'Aula salutano gli studenti del liceo Villa Flaminia di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Il deputato D'Ulizia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/18.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo al fine di far comprendere l'importanza del mio ordine del giorno n. 9/3194/18 presentato insieme al collega Borghesi. Attraverso il decreto-legge rischiamo di trasmettere la sensazione che più che di un termine per l'adeguamento al digitale siamo in presenza di un completo slittamento del metodo e dell'accesso dei cittadini a una modalità oltremodo funzionale, ampia e più in linea con quelle che sono le prerogative e gli standard europei. A tale proposito, mentre in Inghilterra e in Germania questo sistema è già a pieno regime, nel nostro Paese rischiamo di rinviare sine die quella tecnologia digitale in grado di fornire una prospettiva più ampia alla possibilità di sviluppo e di garantire un sistema più competitivo. Ricordo che il nostro Paese purtroppo sta perdendo posizioni in termini di competitività tanto che pur essendo la sesta o la settima potenza economica mondiale e comunque tra i primi paesi industriali del mondo, in termini di competitività sta addiritturaPag. 14perdendo il quarantasettesimo o il quarantottesimo posto. Dobbiamo porci, quindi, un problema di modernizzazione del nostro sistema industriale e delle comunicazioni.
La globalizzazione, come più volte è stato detto - l'ho affermato anch'io -, non riguarda solo i sistemi economici ma anche quelli delle comunicazioni, dei trasferimenti delle persone, delle cose e, oserei dire, anche la cultura. Assistiamo a un fenomeno di immigrazione molto accentuato di cui ne avvertiamo solo le escrescenze sociali ma di cui non ne valutiamo l'impatto economico che pur stiamo cercando di monitorare e non ne comprendiamo l'impatto sociologico e culturale. La globalizzazione riguarda tutto lo scibile delle comunicazioni umane e dei rapporti umani.
Allora dobbiamo compiere uno sforzo di adeguamento del nostro sistema delle telecomunicazioni e televisivo stabilendo un termine più breve. A tal proposito proponiamo, con l'ordine del giorno in esame, che tale termine anziché al 2012 sia fissato al 2010 e che sia perentorio. Un termine di due anni comporterebbe un lasso di tempo sufficiente per adeguare la nostra organizzazione nazionale, il nostro sistema di comunicazioni nazionali; invece, a mio avviso, il termine di quattro anni rappresenterebbe uno slittamento per un periodo molto lungo che non darebbe garanzie. Dobbiamo considerare le questioni affrontate dal decreto-legge che stiamo convertendo (sul quale, come sappiamo tutti, il Governo ha posto la questione di fiducia) valutando l'insieme degli interventi e quello in esame serve ad adeguare il nostro sistema radiotelevisivo agli standard europei e mondiali.
Vorrei infine aggiungere, signor Presidente e colleghi, una valutazione di carattere generale. Purtroppo - come ho detto in sede di discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge fiscale che accompagna il disegno di legge finanziaria - ho sentito in questa Aula molta propaganda. Inviterei invece i colleghi ad approfondire i contenuti del decreto fiscale in esame. Credo che sia giunto il momento (l'attuale atmosfera politica lo consente) di lavorare per il bene del Paese, nel senso di cooperare insieme per vedere quali sono le misure importanti per il nostro Paese.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCIANO D'ULIZIA. Il provvedimento in esame - concludo, signor Presidente - che accompagna il disegno di legge finanziaria comprende una serie di misure che vanno nel senso giusto e che realizzano sviluppo ed equità. Invito quindi i colleghi dell'opposizione a darci una mano per migliorare, per quanto possibile, i rapporti politici e lo sviluppo del nostro Paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Saglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/1.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, con l'ordine del giorno in esame abbiamo inteso sollecitare il Governo ad esaminare uno degli aspetti o, almeno, una delle ipotetiche soluzioni dell'emergenza gas che sta vivendo il nostro Paese. L'amministratore delegato dell'ENEL, due mesi fa, ha annunciato il pericolo che anche durante il prossimo inverno, qualora fosse particolarmente rigido, potrebbe risultare «corta» la fornitura di gas, sia per il riscaldamento sia, di conseguenza, per la produzione di energia elettrica. Come è noto, sappiamo che il nostro Paese ormai dipende, per oltre il 60 per cento del fabbisogno, dalle forniture di gas, avendo scelto un mix di combustibili completamente sbilanciato verso questa fonte di energia. Ricordo che abbiamo anche abbandonato altre fonti di energia, a cominciare dal nucleare con il referendum del 1987, e che pertanto oggi, dipendendo in gran parte dalle importazioni, siamo esposti ai rischi di una mancanza di fornitura dall'estero che comporterebbe ovviamente uno scenario molto pericoloso.
Per questa ragione, con l'ordine del giorno che abbiamo presentato, chiediamo al Governo di impegnarsi a verificare fino in fondo, senza pregiudizi ideologici maPag. 15naturalmente con tutti i crismi della ricerca scientifica, la possibilità di un'ulteriore esplorazione di giacimenti di gas nel nostro Paese. In alcuni casi queste esplorazioni sono state vietate - basti pensare al cosiddetto decreto Ronchi - in virtù del fatto che si sono paventati alcuni fenomeni, come ad esempio quello della subsidenza, che avrebbero potuto mettere in difficoltà le coste italiane. Trascorsi circa dieci anni da questi divieti, ovviamente la ricerca scientifica e tecnologica ha fatto dei passi in avanti e siamo pertanto convinti che si possano adottare tutte le misure cautelative, attraverso lo studio di commissioni tecniche, al fine di utilizzare e sfruttare risorse che gli studiosi hanno stimato essere addirittura dell'ordine di 35 miliardi di metri cubi di gas disponibili da subito.
Ciò che appare assolutamente contraddittorio è che tali risorse vengano in qualche modo sfruttate anche da altri Paesi con noi confinanti. Dunque è un tema che va certamente trattato con cautela ma, considerata la struttura energetica del nostro Paese, non può essere trascurata la possibilità di riaprire un dibattito su tale questione.
Per le ragioni che ho illustrato, chiediamo al Governo un impegno al fine di verificare ed eventualmente ricominciare ad esplorare e sfruttare i giacimenti di gas presenti nel nostro Paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Misuraca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/4.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, signor sottosegretario, avevamo presentato parecchi emendamenti al decreto-legge in esame, ma, come lei sa, poiché è stata posta la questione di fiducia, nel trasfonderne il contenuto in ordini del giorno, abbiamo dovuto compiere delle scelte di priorità.
Ad esempio, avevo presentato emendamenti molto importanti per l'economia agricola e, in particolare, vorrei citare quello riguardante i certificati verdi. Tuttavia, poiché il Regolamento della Camera prevede che ogni deputato possa presentare un solo ordine del giorno, ho voluto dare priorità - dal momento che l'ordine del giorno era stato sottoscritto da tutti i deputati di Forza Italia della Sicilia - ad un argomento estremamente importante: l'istituzione del Parco geominerario delle Zolfare in Sicilia. Ovviamente, signor Presidente, non posso spiegare e illustrare in pochi minuti tale proposta. Infatti, dietro l'istituzione di un parco geominerario c'è tutta una storia: la storia della Sicilia e, in modo particolare, della Sicilia delle aree interne. Mi riferisco alla provincia di Caltanissetta, di Agrigento, di Enna e, in parte, anche di Palermo. Si tratta di una storia che, indubbiamente, ha bisogno di essere valutata, rivalutata e studiata e che, indubbiamente, può offrire anche ottime risposte sul piano occupazionale valorizzando i siti e il lavoro di quanti si sono impegnati per il rilancio di questo territorio.
Sono tantissime le associazioni nate per valorizzare tali siti e che possono offrire occupazione sul territorio.
Al riguardo, sono state presentate anche talune proposte di legge e pertanto non posso illustrare il tema in poche battute. Sono state presentate una mia proposta di legge sottoscritta - come dicevo - dai deputati di Forza Italia della Sicilia e una proposta di legge dei deputati del centrosinistra. Indubbiamente su questo ci troviamo perfettamente d'accordo, perché è giunto il momento della valorizzazione di un territorio. Come dimenticare la storia delle miniere della provincia di Enna e Caltanissetta - come dicevo - che indubbiamente hanno bisogno di essere aiutate?
Mi rivolgo in particolare a lei, signor sottosegretario; sono stati presentati emendamenti per l'istituzione del parco geominerario; tuttavia - non sappiamo per quale motivo - tali emendamenti sono stati dichiarati inammissibili. Con il maxiemendamento all'articolo unico di conversione presentato dal Governo con l'apposizione della questione di fiducia, oltre a recepire (e al riguardo sono perfettamente d'accordo) l'articolo 26 del decreto-Pag. 16legge nel testo approvato dal Senato, che prevede l'istituzione del Parco nazionale delle Egadi e del litorale trapanese, il Parco nazionale delle Eolie e il Parco nazionale degli Iblei, non si sa perché e non si sa come, quasi fosse uscito dal cilindro, alla Camera si è istituito anche il Parco dell'Isola di Pantelleria. Sono perfettamente contento, da meridionale e da siciliano, del fatto che abbiate istituito anche questo parco. Non capisco, però, per quale motivo, essendo stato dichiarato inammissibile l'emendamento riguardante il Parco nazionale geominerario delle Zolfare di Sicilia, avete istituito l'altro.
Ma, mi permetta anche di dirle, senza polemiche, che da ieri sera si assiste alla rincorsa, tra i deputati del centrosinistra, a chi si debba prendere i meriti per l'istituzione di tale parco. Addirittura qualcuno parla di emendamenti già presentati e riconosce a sé il merito. Mi pare, però, di capire che la fiducia sia stata posta dal Governo e il Governo, nella sua totalità, si assume l'onere e il dovere di istituirlo. Dicevo, comunque, che sono d'accordo.
A nome di tutti i colleghi, vorrei plaudire, signor sottosegretario al Governo Prodi nell'auspicio che istituisca anche il Parco nazionale geominerario delle Zolfare di Sicilia - si tratta di un territorio che è stato abbandonato -, a meno che (ma lo affermo, ancora una volta, senza polemiche) le province di Agrigento e di Caltanissetta siano un territorio dove autorevolmente la politica di centrosinistra, forse, non riesce, per così dire, ad «ottenere».
Poiché vi è un disegno di legge presentato anche dai deputati del centrosinistra per l'istituzione del citato parco, mi auguro che l'ordine del giorno n. 9/3194/4 sia approvato, per porre un rimedio col prossimo appuntamento, ossia in sede di approvazione della legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Uggè ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/57.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame tende a porre in particolare evidenza un fatto che si sta per determinare e che noi, come gruppo di Forza Italia, abbiamo segnalato più volte in quest'Aula, anche con interventi urgenti. Si tratta della necessità di intervenire sul tratto dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, in zona Bagnara Calabra, per interrompere il flusso del traffico delle merci e delle persone che sono costretti a transitare in tale zona, non certo per andare a passeggio o per diporto, ma per consentire all'economia siciliana di far giungere sui mercati del nord Italia ed europei, soprattutto per quanto riguarda la «catena del freddo», i prodotti che produce.
In quella zona, giornalmente, transitano tremila mezzi pesanti: intervenire con una limitazione, senza aver realizzato un programma, senza aver pensato a modalità alternative, senza aver immaginato un'azione coordinata che coinvolgesse e sviluppasse il trasporto combinato ferroviario e il trasporto alternativo attraverso le vie del mare, dimostra come in seno al Ministero dei trasporti non vi sia la benché minima consapevolezza di cosa significhi il trasporto delle merci nel nostro Paese né di cosa significhi la logistica. Non è un caso che questo Governo abbia abbandonato e tralasciato completamente l'intero piano della logistica che era stato realizzato con il consenso delle forze sociali ed economiche presenti nel Paese. Ciò vuol dire non avere la minima idea di cosa significhi competitività e di quali siano gli strumenti per far recuperare tale competitività al sistema economico del Paese. Il mio ordine del giorno tende ad evidenziare, partendo da queste considerazioni, la necessità di intervenire in modo significativo, adottando tutte le iniziative: basterebbe anche rileggere il piano della logistica per rintracciare le modalità e i suggerimenti per gli interventi opportuni.
L'ordine del giorno in esame, pertanto, impegna il Governo a prevedere ulteriori finanziamenti, anche perché quanto allocato nella legge finanziaria è semplicemente irrisorio e non servirà certamentePag. 17ad affrontare la drammatica situazione in cui si troveranno gli operatori economici della Sicilia. A tale riguardo, forse, è sfuggito agli attenti osservatori del Governo, che i rappresentanti del trasporto siciliano hanno deciso di proclamare un «blocco» del trasporto a partire dal giorno 24. Ciò significa che per l'economia siciliana - anche per le ricadute che vi saranno su tutti cittadini italiani e, soprattutto, sui mercati del nord (che ricevono giornalmente i prodotti freschi dell'isola) - si creeranno certamente gravi problemi non solo economici, ma, forse, anche di ordine pubblico.
Nonostante ciò, questo Governo disquisisce sui massimi sistemi, si occupa delle grandi tematiche e non interviene ad affrontare quelle che sembrano piccole questioni, ma che hanno, invece, una grande rilevanza.
Con il mio ordine del giorno n. 9/3194/57, quindi, si tenta proprio di attirare l'attenzione di un Governo disattento, incapace, arruffone, che non comprende quelle che sono ragioni fondamentali per l'economia. Con esso, infatti, si cerca di creare le condizioni per un impegno serio, in modo che siano adottate iniziative atte ad affrontare la problematica che, sicuramente, si determinerà, coinvolgendo una vasta area dell'economia nazionale.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media Paola Sarro di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
L'onorevole Zanetta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/61.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, devo esprimere un profondo rammarico, perché la discussione di oggi rischia di essere pura accademia. Ognuno di noi ha tentato di intervenire su questo provvedimento mediante emendamenti, tuttavia essi non sono stati minimamente discussi, neanche in Commissione. Ci troviamo, quindi, in questa sede, con un provvedimento dove - come affermava poc'anzi il collega D'Ulizia - ci si invita anche alla collaborazione, tuttavia le chiedo come si possa collaborare a fronte di chiusure di questo genere.
Inoltre, desidero esprimere anche il rammarico dei membri di Forza Italia della Commissione trasporti, i quali si erano già trovati - con il decreto-legge sulle liberalizzazioni - di fronte a tematiche di grande rilievo (riferite alla liberalizzazione, in particolare dei trasporti); per la seconda volta, ci troviamo di fronte ad alcune questioni - contenute all'interno di questo provvedimento - su cui la Commissione, di fatto, non può discutere.
Abbiamo tentato di farlo attraverso una fase emendativa, tuttavia non si è potuto minimamente discutere di tali questioni. Mi riferisco, in particolare, a modalità di affidamento del contratto di servizio e ad una certa confusione nel privilegiare Trenitalia rispetto ad altri eventuali operatori che possono entrare nel sistema dei trasporti. Si tratta, quindi, di una gestione assolutamente «verticistica», con una confusione nella materia, su cui questa Camera, di fatto, non può partecipare alla discussione. Insomma, vi è una grande confusione, signor Presidente.
Io ho seguito qualche momento di lavoro della Commissione bilancio e ho rilevato, anche in questo caso, l'impossibilità di discutere. È veramente grave che ciò accada - in questa Camera come nelle Commissioni - e temo che anche il disegno di legge finanziaria subirà lo stesso percorso. È inutile che ci facciamo richiami volti ad aprire aspetti di tipo collaborativo all'interno della Commissione, e poi ciò non si verifica assolutamente.
Nello specifico, tuttavia, anche per sottolineare come su nessun provvedimento si riesca a discutere, desidero richiamare l'attenzione sul mio ordine del giorno n. 9/3194/61 (che mi appresto ad illustrare), il quale entra nel merito dell'articolo 35. Tale articolo, che ha già avuto un iter precedente in Assemblea, tenta di stanziare risorse per i comuni confinanti con le regioni a statuto speciale. Ritengo che, anche in questo caso - per certi versi, se ne è già discusso in quelle occasioni - siPag. 18stiano prevedendo misure profondamente ingiuste. Da una parte, si tenta di venire incontro a quei comuni che hanno chiesto di aderire alle regioni a statuto speciale, dall'altra parte, si trascurano altre realtà - ad esempio, i comuni confinanti con la Confederazione elvetica, come la provincia del Verbano Cusio Ossola o quella di Varese - le quali pure soffrono della vicinanza con (in questo caso) nazioni, in cui il concetto autonomistico è profondamente radicato.
Pertanto, il mio ordine del giorno n. 9/3194/61 tenta di sollevare tale questione, anche per richiamare come si è sordi rispetto a tali temi e come un provvedimento (già approvato da quest'Assemblea) mettesse anche le province, le zone e i comuni confinanti con la Confederazione elvetica e con gli Stati esteri, nelle condizioni di poter beneficiare di analoghi provvedimenti.
Pertanto, se il mio ordine del giorno verrà, accolto i 25 milioni di euro destinati a finanziare tali realtà potranno essere utilizzati anche da comuni e province che non confinano con le regioni a statuto autonomo, bensì con la Confederazione elvetica e con Stati esteri.
PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/74.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo alle solite: il solito decreto-legge, che manca completamente dei requisiti fondamentali della straordinaria necessità e urgenza, che contiene una serie di norme disomogenee, dalle impreviste e imprevedibili coperture e che manca del tutto dei requisiti ordinari previsti.
Tutto ciò pone una serie di questioni sia di natura politica sia istituzionale. Sono di natura politica le questioni relative alla correttezza nei rapporti tra maggioranza e opposizione e soprattutto tra il Governo e il Paese. Sono, invece, di carattere istituzionale le questioni riguardanti la Presidenza della Camera - signor Presidente, mi dispiace dirlo - e per certi versi, anche la massima autorità dello Stato, la Presidenza della Repubblica.
Al di là di tali questioni ben note, illustro il mio ordine del giorno per far presente, con rammarico, che avevamo presentato una serie di emendamenti riguardanti importanti settori del Paese, economici e produttivi. Mi riferisco al comparto dell'agricoltura, della pesca (o, comunque, relativo alle marinerie italiane) e in generale, al Mezzogiorno d'Italia. Non potremo discutere in Assemblea tali emendamenti, perché il Governo, tra le altre cose, con assoluta fantasia, ha inventato la fiducia preventiva (perché sappiamo benissimo che vi erano tutti i tempi per discutere in Assemblea di ogni questione, votando emendamento per emendamento) e si è sottratto al confronto, per difendere se stesso non tanto dall'opposizione, quanto dalla stessa maggioranza. Pertanto, ci siamo ridotti a discutere di queste cose in questa sede e ahimè, a dover limitare la nostra attenzione semplicemente all'esame degli ordini del giorno che il Regolamento della Camera ci consente di presentare.
Il mio ordine del giorno riguarda specificamente un settore molto delicato, quello della pesca, il quale oggi è particolarmente vessato, per una serie di ragioni, prima fra tutte quella del caro gasolio che, di fatto, impedisce di salpare a molte marinerie e non consente a molti natanti di avviare la propria regolare attività lavorativa. Inoltre, il settore della pesca, oggi, è vittima oltre che della grave congiuntura internazionale anche della grande disattenzione del Governo e in particolare, del Ministro responsabile del settore, De Castro, i quali non hanno saputo capire e intuire cosa stesse avvenendo nei mesi scorsi e sono rimasti completamente fermi a guardare.
Tra i provvedimenti previsti ve ne sono molti che, comunque, possono fornire una risposta al settore. Durante l'esame del disegno di legge finanziaria ci confronteremo, presentando una serie di emendamenti. In questa sede, invece, concentriamo la nostra attenzione in particolare sugli studi di settore. Questi ultimi, se perPag. 19tutti i comparti produttivi del Paese rappresentano un gravame incredibile ed ingiusto, per il settore della pesca, in particolare, costituiscono non soltanto un gravame insopportabile e incredibile ma anche addirittura paradossale.
Fra i parametri che vengono presi in considerazione, infatti, per stabilire il reddito d'impresa c'è quello del costo del carburante, quindi della somma che ogni armatore deve spendere per poter avviare la propria attività lavorativa; di fronte a un aumento abnorme, che nel giro degli ultimi mesi ha portato il barile di petrolio, il brent, da 65-70 dollari al barile a quasi 100 dollari, è il caso di dire «gabbati e anche bastonati». Si tratta di un costo assolutamente improprio, che rende impossibile l'attività lavorativa, viene, addirittura, assunto come criterio della base imponibile.
Abbiamo proposto al Governo di sospendere gli studi di settore per questo comparto e presenteremo, al riguardo, un emendamento alla finanziaria, ma il Governo, chiaramente, dovrebbe intuire queste necessità e può anche precederci con una propria iniziativa.
PRESIDENTE. L'onorevole Fasolino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/78.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 159 offre l'ulteriore e definitiva dimostrazione del nessun conto in cui il Governo Prodi e la maggioranza che lo sostiene tengono il Mezzogiorno d'Italia.
Dispiace doverlo dire, ma leggendo le clausole di copertura di questo decreto-legge ho potuto scoprire una cosa straordinaria e, sotto un certo aspetto, molto depauperativa per il ruolo che il Mezzogiorno deve rivestire nel nostro Paese. Infatti, una buona parte delle risorse viene attinta dal taglio del Fondo per le aree sottoutilizzate, che - si ricordi bene - fu istituito con l'articolo 61 della legge finanziaria per il 2003. Ebbene, questo taglio ammonta a 1.100 milioni di euro: non è poca cosa!
Dando uno sguardo alle condizioni attuali del Mezzogiorno, è possibile registrare come in quest'area importantissima il costo del denaro sia più alto che altrove, paragonato sia al centro nord dell'Italia sia ai tassi europei comunitari. I servizi delle banche alle imprese e alle famiglie sono latitanti, obsoleti, antiquati, sorpassati; non viene, quindi, dato alcun sostegno a quella che è la parte attiva e centrale del tessuto civile del Mezzogiorno.
Si tratta di un'area nella quale il complesso delle infrastrutture è mediamente del 40 per cento inferiore alla dotazione infrastrutturale del centro-nord. È, quindi, un'area che ha bisogno di sostegno, non di furti rispetto a dotazioni che, in maniera molto accorta, previdente e, direi, meridionalistica, il Governo Berlusconi aveva posto in essere.
Desidero citare un parere della Corte dei conti reso in occasione dell'esame del bilancio 2006.
La Corte dei conti afferma testualmente che le risorse infrastrutturali per il Mezzogiorno sono drasticamente e drammaticamente diminuite con l'avvento del Governo Prodi.
Leggendo bene il provvedimento in esame, alcune particolarità balzano immediatamente alla nostra attenzione. La prima, molto importante: le uniche risorse infrastrutturali che il provvedimento prevede a favore del Mezzogiorno sono i 150 milioni di euro destinati alla metropolitana di Napoli. Poi, pochi spiccioli per la cronica situazione degli LSU della Campania e della Calabria, pochi spiccioli per sostenere - badate bene, che cosa? - i trasporti all'interno del bacino dello stretto di Messina, quasi a volersi rifare della vanificazione della ipotesi del ponte sullo stretto che avrebbe dato un senso al corridoio europeo numero 1. Il Governo Berlusconi si era battuto fino in fondo...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GAETANO FASOLINO. ...per definire al primo posto nelle opzioni europee il corridoio Berlino-Palermo, il Governo Prodi ha eliminato anche quest'altra possibilità.Pag. 20
Avviandomi alle conclusioni, debbo ancora dire che non c'è nulla sulla ricostruzione post-terremoto.
PRESIDENTE. Faccia conto di essersi già avviato.
GAETANO FASOLINO. Occorrono per questo 1,8 milioni di euro. Nulla si prevede per la metanizzazione. Nulla, quindi, sulle infrastrutture: basta questo per far capire come il centrosinistra sia inadempiente...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GAETANO FASOLINO. ...nei confronti dell'area del nostro Paese che invece ha maggiore bisogno di interventi strutturali e definitivi.
PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/102. Constato che il collega Leone non è presente in aula.
L'onorevole Foti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/112.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno presentato si riferisce all'articolo 21, comma 1, del decreto-legge n. 159 del 2007 per il quale il Governo ha chiesto la fiducia.
Per l'ennesima volta si profila l'esigenza di un programma straordinario di edilizia residenziale pubblica; una materia, tra l'altro, sulla quale sarebbe doveroso fare chiarezza una volta per tutte, perché la politica schizofrenica di questi ultimi anni è la prima responsabile della situazione in cui tale settore versa.
Faccio due riferimenti soltanto che mi sembrano molto importanti: innanzitutto, l'autonomia che è stata concessa, attraverso le regioni, a diversi istituti autonomi delle case popolari ora variamente denominati, da aziende a società e quant'altro, che tuttavia non hanno risolto il primo problema, vale a dire la sistematica omissione della verifica di coloro i quali abusivamente occupano questi immobili. Dico abusivamente perché non hanno più titoli per occuparli, perché il più delle volte addirittura esiste una «politica» di trasferimento di diritti di padre in figlio, pur essendo le situazioni soggettive del tutto diverse. Ciò ha inciso sotto il profilo della locazione, e, in modo ancora più estensivo, sull'alienazione del patrimonio dell'edilizia residenziale pubblica, perché non soltanto è stato alienato, com'era giusto, per passare da un principio di «tutti proletari» ad un principio di «tutti proprietari» ad un prezzo equo, ma molti di coloro i quali hanno riscattato questi immobili non ne avevano titolo. Di qui l'apertura di una pagina vergognosamente clientelare nelle varie regioni, che ha finito per depauperare un patrimonio che oggi il provvedimento in esame vorrebbe, almeno a parole, cercare di rimpolpare.
Ma la considerazione più naturale attiene al fatto che questa norma ipotizza addirittura specifici criteri per l'assegnazione degli alloggi, quasi che nelle varie regioni non vi fossero leggi regionali che già disciplinano dettagliatamente la materia (la disciplinano a tal punto che le stesse graduatorie non possono essere formate, se non in ragione delle leggi regionali di riferimento). Credo dunque che questa norma necessiti quantomeno dell'impegno del Governo ad operare un elementare coordinamento con le norme preesistenti a livello regionale: diversamente, il contrasto con esse rischia di rendere inattuabile quest'auspicabile iniziativa dell'attuale maggioranza, poiché darebbe luogo ad un conflitto di competenze che - come già si è verificato in precedenza - finirebbe fatalmente per paralizzare il settore.
Credo peraltro che in materia di edilizia residenziale pubblica si debba fare finalmente un'operazione di verità, iniziando anche a verificare quanti soldi sono stati stanziati, quanti sono stati effettivamente spesi e come lo sono stati. Non è infatti ammissibile che si continui a confrontare i nostri dati in materia di edilizia residenziale pubblica con quelli europei quando altri Paesi - giustamente - non hanno mai fatto quel che invece abbiamo fatto noi, cioè alienare il patrimonio dell'ediliziaPag. 21residenziale pubblica per risolvere il problema della locazione. Dico tutto ciò, peraltro, evidenziando che i criteri di assegnazione oggi esistenti fanno sì che nelle graduatorie per l'edilizia residenziale pubblica vi siano pochissimi italiani, poiché ne beneficiano vari soggetti stranieri che abitano sul territorio nazionale. Alla luce di quel che dicevo, credo dunque che, piuttosto che prevedere simili iniziative, il Governo avrebbe fatto meglio - nell'ambito del progetto delle liberalizzazioni - ad occuparsi di liberalizzare il mercato delle locazioni che in Italia è ingessato dai tempi della solidarietà nazionale, secondo uno schema che mi auguro non venga riproposto con ulteriori inciuci di tipo politico.
PRESIDENTE. L'onorevole Alberto Giorgetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/134.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, la questione che pongo con l'ordine del giorno da me presentato attiene ad un tema che abbiamo già trattato nel corso della discussione di questo decreto-legge e che abbiamo ripreso ieri, in sede di dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia (che è stata assolutamente contrastata da parte dell'opposizione e, in particolare, da parte di Alleanza nazionale). Con questi ordini del giorno, dunque, riprendiamo nuovamente i filoni di lavoro svolto. In particolare, l'ordine del giorno n. 9/3194/134 ripropone la questione della destinazione delle risorse del «tesoretto», che sono state di fatto sperperate, mentre avrebbero dovute essere destinate alla riduzione del deficit e del debito pubblico. Signor Presidente, lei sa bene - anche perché ha ricoperto importanti ruoli istituzionali, occupandosi della materia - come oggi la spesa pubblica sia complessivamente in ripresa e come purtroppo vi sia una difficoltà di controllarla da parte di questo Governo, che è condizionato da una serie di ricatti all'interno della maggioranza: ricatti che non consentono oggi di avviare un percorso virtuoso per le finanze dello Stato. Lei sa anche che, in questo anno e mezzo, molti sono stati gli interventi del Governo Prodi sull'aumento della spesa pubblica. Si è infatti partiti con una fase in cui si annunciava come, di fatto, il Governo Berlusconi avesse portato i conti pubblici al dissesto; poi si è dimostrato che non era così; quindi, da tale fase di grave allarme si è passati, in pochi mesi, ad una serie di provvedimenti che hanno comportato stanziamenti complessivi per oltre 15 miliardi di euro (basti pensare al decreto-legge n. 81 del 2007, oltre che a quello al nostro esame).
Nel disegno di legge finanziaria al nostro esame l'operazione vale complessivamente 12 miliardi di euro, ma buona parte di tali risorse provengono, comunque, da entrate di extragettito che potevano e dovevano essere impegnate in modo più virtuoso. Signor Presidente, l'obiettivo dell'ordine del giorno n. 9/3194/134 è riportare l'attenzione - come priorità assoluta della nostra politica in materia economico-finanziaria - nei confronti degli obiettivi di rientro nei parametri di Maastricht stabiliti in sede europea. Ben sappiamo, infatti, che se vogliamo operare per il rilancio complessivo dell'economia, uno degli elementi fondamentali è costituito dagli interessi che vengono pagati sul debito pubblico, che rappresentano una parte della spesa che può essere utilizzata anche in forma corrente e che, quindi, darebbe anche una spinta significativa in termini complessivi per la crescita del PIL. Altrettanto, un'ovvia riduzione del debito pubblico potrebbe chiaramente determinare effetti complessivi per gli investimenti sicuramente degni di nota.
Sappiamo molto bene che uno degli elementi fondamentali di difficoltà del nostro Paese è oggi rappresentato proprio dal tema degli investimenti: le nostre aziende sono in difficoltà per il livello molto alto della pressione fiscale, ma è chiaro che non è cercando di andare a destinare risorse aggiuntive - così com'è stato fatto fino ad oggi nei tre successivi provvedimenti relativi ai vari «tesoretti», che hanno distribuito risorse, soprattutto a sinistra, in modo sconsiderato - che possiamo pensare di tenere l'Italia all'internoPag. 22di un contesto europeo degno di questo nome. Signor Presidente, in conclusione invito il Governo ad impegnarsi per la riduzione del deficit e del debito pubblico, a partire dalla prossima legge finanziaria.
PRESIDENTE. L'onorevole Ascierto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/135.
FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, con l'ordine del giorno n. 9/3194/135 vogliamo sensibilizzare la Camera ed il Governo affinché vengano stanziate più risorse per le forze dell'ordine e per la sicurezza dei cittadini. Stiamo assistendo ad un'Italia devastata dal crimine. Gli scippi e le rapine sono in aumento, ma di fronte alla richiesta di maggiore sicurezza da parte dei cittadini il Governo fa finta di ascoltare le richieste, salvo poi in realtà - nei momenti in cui alla Camera vi sarebbe la possibilità di stanziare risorse per fronteggiare il crimine - non fare assolutamente nulla.
Ci domandiamo, allora, se tante volte sia vero quanto viene detto nelle piazze e nei talk show, quando si afferma che la sicurezza è di tutti. Secondo noi, la sicurezza è di chi la pratica e di chi si impegna in tale materia. Com'è possibile che di fronte all'emergenza criminalità non solo si è sordi, ma non si persegue quella finalità che da sempre riconosciamo e sulla quale nelle aule parlamentari apriamo confronti? Oggi le forze dell'ordine sono depotenziate. Voglio ricordare che nella scorsa legge finanziaria sono state previste poche unità per le assunzioni (che avrebbero garantito più presenze sul territorio) e che proprio in questi giorni il Governo ha emesso il provvedimento relativo all'assunzione di trecento unità per l'Arma dei carabinieri, quando solo quest'anno è di circa tremila il numero del personale andato in pensione. Voglio ricordare che non vi sono risorse per i contratti delle forze dell'ordine e che di recente è stato sottoscritto un patto sulla sicurezza - ma ci dovrete spiegare cosa sono questi patti, perché talvolta essi sembrano piuttosto delle burle (non voglio neanche usare il termine truffa) nei confronti dei servitori dello Stato - che prevede più soldi per le forze dell'ordine.
Ebbene, nel disegno di legge finanziaria non vi sono tali risorse, né vi sono in altri provvedimenti. Pertanto vogliamo richiamarvi, attraverso l'ordine del giorno in esame, all'esigenza di maggiori stanziamenti. Non è possibile concludere contratti che prevedono un aumento di 10 euro a favore delle retribuzioni degli appartenenti delle forze dell'ordine. In realtà, sottoscrivete un contratto, fate credere che avete concesso un aumento pari a 100 euro, ma sappiamo tutti che il contratto - il più recente - non decorre dal 1o gennaio 2006, ma solo dal mese di settembre dell'anno in corso, concentrando così tutte le risorse negli ultimi mesi e con la promessa di elargire, nel prossimo esercizio di bilancio, gli arretrati. Scusatemi, ma non ho trovato tali fondi nel disegno di legge finanziaria appena approvato dal Senato e non li trovo né nei vostri pensieri né nei vostri intenti. Pertanto mi auguro che l'ordine del giorno di cui sono firmatario sia accettato. Ma, al di là della sua accettazione, sono necessarie manifestazioni fattive di volontà. Nei prossimi giorni, allorché gli emendamenti di Alleanza Nazionale, volti ad una migliore retribuzione e alla concessione di maggiori fondi all'attività istituzionale delle forze dell'ordine, saranno presentati nelle Commissioni, auspico un accoglimento di tali richieste e che, comunque, si ponga fine allo stillicidio di difficoltà e di scarse risorse che le forze dell'ordine devono fronteggiare quotidianamente. Avevate sostenuto che allorché foste andati al Governo avreste concesso maggiori stanziamenti per infrastrutture e mezzi: lo abbiamo constatato quotidianamente! Forse quando si parlava di benzina per le forze dell'ordine vi riferivate a quelle manifestazioni, con le molotov, cui abbiamo assistito, non certo di rado, nelle piazze italiane.
PRESIDENTE. L'onorevole Bellotti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/137.
LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, l'ordine del giorno di cui sono firmatario in ordine al provvedimento recante interventi in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale, richiede un impegno da parte delle Governo circa la destinazione di ulteriori risorse a favore del trasporto pubblico di superficie per tutte le città che presentino livelli di inquinamento dell'aria largamente superiori agli indici previsti dalle leggi vigenti. Signor Presidente, il provvedimento in esame si rivolge solo ad alcune grandi città, ignorando totalmente tutta le restanti realtà metropolitane presenti nel nostro Paese. Quando parliamo di livelli inquinamento delle città facciamo riferimento al traffico e all'opportunità di prevedere soluzioni che possano ridurre l'inquinamento, ma in realtà non abbiamo assistito ad alcuna opera concreta da parte del Governo.
Uno degli esempi - mi fornisce anche l'occasione di ricordare un ragionamento svolto in Commissione agricoltura - è il rilancio delle bioenergie e del biodiesel. Infatti, è necessario impiegare combustibili biologici ed a basso impatto ambientale, specie nelle realtà urbane, per limitare e contrastare l'inquinamento. Tale utilizzo è stato da voi considerato una bandiera ambientalistica ma successivamente, nella pratica, non avete realizzato nulla. Avevamo presentato alcuni provvedimenti in merito durante il Governo Berlusconi, con l'allora Ministro Alemanno. Bastava applicare e realizzare i decreti consequenziali per rendere oggettivamente funzionante anche questa grande opportunità che la tecnologia ci fornisce ma, ancora una volta, siete rimasti al palo.
Quindi, la vostra è una politica assolutamente propagandistica e non coincide con le necessità delle nostre città. Sempre con riferimento allo stesso argomento, richiamo l'attenzione su quanto Alleanza Nazionale ha sostenuto attraverso gli interventi degli onorevoli Moffa e Leo, i quali hanno citato anche le Ferrovie dello Stato. In quel caso vi è stato un Ministro che ha promesso mille treni in più per poi (ahimè) sentirsi dire dall'amministratore delegato delle Ferrovie che nel piano 2007-2011 mancano i finanziamenti. Credo, inoltre, che vi dovrebbe essere davvero anche serietà nell'informazione. Ricordo ancora, durante la scorsa legislatura, che un vostro leitmotiv era «Gli italiani devono sapere», rivolto verso di noi.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,35)
LUCA BELLOTTI. Ebbene, gli italiani devono sapere quanta incapacità esiste nel realizzare ciò che annunciate e clamorosamente fallite in tutti i settori, compreso quello del trasporto di superficie.
Mi accingo a concludere. La vostra non è soltanto una bandiera ambientalistica. Ascoltiamo, ad esempio, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Pecoraro Scanio, annunciare gravi cataclismi e grandi cambiamenti climatici e la necessità di stanziare risorse, magari per pagare professionisti e studi molto vicini ed amici, per tentare di risolvere problemi a cui, fortunatamente, il buon Dio pensa da solo. Onde evitare simili sciagure (o eco-sciagure) credo che il Governo farebbe bene ad evitare questa sciagura governativa nel settore dei trasporti, agendo con un minimo di serietà ed un minimo di attenzione in più (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Il deputato Antonio Pepe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/138.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3194/138. Vorrei tuttavia fare una considerazione di carattere preliminare. La fiducia posta dal Governo ci ha impedito, di fatto, di poter spiegare la necessità degli emendamenti da noi presentati. La fiducia posta dal Governo è servita non tanto a contrastare gliPag. 24emendamenti del centrodestra, quanto ad ostacolare gli emendamenti presentati dalla stessa maggioranza. Già in sede di discussione sulle linee generali avevo evidenziato alcuni punti del decreto-legge in esame che, a mio avviso, specie in campo fiscale, dovevano essere modificati. Penso, ad esempio, al termine del 30 novembre 2007 entro il quale occorre comunicare al catasto se un fabbricato ha perso o no i requisiti della ruralità. Il problema è già stato sollevato da un altro ordine del giorno, ma sarebbe stato necessario un emendamento per modificare il termine del 30 novembre perché se, con il provvedimento in esame, modifichiamo i criteri per individuare se un fabbricato è rurale o no, dovremmo anche posticipare il termine entro il quale un contribuente deve denunziare se il proprio fabbricato ha perso o no i requisiti della ruralità.
Avevamo evidenziato, durante la discussione sulle linee generali, come la pressione fiscale in Italia sia eccessiva (la più alta d'Europa) e come, nonostante ciò, invece di ridurla, si aumentavano le spese (si tratta sempre di spese clientelari). Penso, ad esempio, all'articolo del decreto-legge che prevede l'istituzione di una nuova società del demanio, probabilmente nata per creare nuovi consigli di amministrazione e quindi favorire amici degli amici. Avevamo presentato emendamenti per disciplinare come dovevano essere composti tali consigli di amministrazione. Si prevedono spese clientelari, invece di pensare a spese necessarie nel campo delle infrastrutture. Sono di questi giorni le notizie che le Ferrovie dello Stato vogliono ridurre molte tratte ferroviarie. Come pugliese, penso a come verranno tagliate le tratte che interessano la Puglia, e al conseguente nocumento che deriverà anche ai pendolari. Ciò interesserà anche il sottosegretario, perché tali tagli finiranno per danneggiare anche i pendolari della Basilicata. Il mio ordine del giorno chiede, per l'appunto, meno spese clientelari e più spese nel campo della giustizia, come risorse per la realizzazione di nuove sedi giudiziarie per migliorare i tempi e per meglio tutelare i diritti dei cittadini. La sicurezza dei cittadini è un bene essenziale in uno Stato moderno. Occorrono norme chiare, la certezza della pena, una giustizia rapida e sempre più vicina ai cittadini.
Infatti, quando la giustizia è lontana vi è un aumento dei costi per i cittadini e quindi è più difficile ottenere giustizia. Quindi, chiediamo che vi siano più risorse per il mondo della giustizia, perché vogliamo una giustizia più veloce. La lunga durata delle cause, non solo nel campo penale, ma specialmente in quello civile, finisce per essere una denegata giustizia, e per tale lunga durata siamo spesso sanzionati in sede europea.
Quindi, riteniamo che occorrano più risorse per i cittadini. Le imprese estere non vengono a investire in Italia anche a causa delle lungaggini nelle cause civili. Per tali motivi, a mio avviso, maggiori risorse nel mondo della giustizia sono essenziali: una giustizia efficiente è condizione essenziale perché uno Stato possa dirsi realmente moderno. Ci auguriamo che l'ordine del giorno a mia firma venga accettato e, soprattutto. il Governo possa pensare a cambiare un po' rotta: non maggiori spese clientelari, ma minore pressione fiscale e spese dirette a migliorare i servizi del nostro Paese.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Bodega, che aveva chiesto di parlare per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/166.
L'onorevole Garavaglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/165.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo brevemente per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3194/165, concernente i lavoratori socialmente utili. A dire il vero, avevamo predisposto degli emendamenti miranti alla soluzione definitiva della questione dei lavoratori socialmente utili, semplicemente eliminando tale fattispecie. Infatti, non si vede la necessità di avere questa figura, che poi comporta il problema della stabilizzazione: la cosa più semplice è che se un comune o una regione necessita di personalePag. 25ed è nei parametri, bandisce un concorso e risolve il problema. Invece, creando questa figura, di volta in volta abbiamo la necessità di procedere alla stabilizzazione.
Con l'ordine del giorno in esame proponiamo che, preso atto della volontà del Governo di procedere alla stabilizzazione, quanto meno ci siano delle regole, ovvero la stabilizzazione abbia un senso dal punto di vista economico e dell'utilità dell'assunzione.
Ad esempio, in un comune con meno di 5 mila abitanti proponiamo di stabilizzare nel rispetto del parametro di un dipendente ogni cento abitanti. In Padania, un comune di 5 mila abitanti ha 40 dipendenti; in altre parti d'Italia, nel centro sud, abbiamo 140 dipendenti: a fronte di un assunto in Padania, abbiamo quattro assunti al centro e addirittura punte di sei assunti al sud. È chiaro che così non funziona.
Un altro esempio, sulla base delle statistiche: all'anagrafe di un comune del nord ci sono due persone, che sono sufficienti, perché turnano, e una sostituisce l'altra in caso di maternità, malattia e ferie; sempre alla stessa anagrafe, sempre per rilasciare i certificati, nell'Italia centrale ci sono quattro dipendenti e al sud ne abbiamo dieci, con punte addirittura di dodici. È evidente che se bastano due persone per fare quel lavoro e ne abbiamo dodici, le altre dieci si girano i pollici. Ciò, oltre tutto, è anche frustrante.
Pertanto, proponiamo di applicare il parametro di uno a cento, tenendo conto che in Padania il parametro è di un dipendente ogni duecento abitanti (quindi, proponiamo addirittura il doppio del necessario).
PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/167.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3194/167, concernente una questione annosa, ossia le procedure per i riscatti anticipati delle concessioni di distribuzione del gas. La vicenda di cui parliamo è nota, soprattutto a chi ha avuto modo, come chi vi parla, di svolgere in questi anni le funzioni di amministratore pubblico. Troppo spesso, nella nostra veste di amministratori, ci siamo trovati di fronte a situazioni, che abbiamo ereditato dal passato, nell'ambito delle quali le difficoltà a riscattare contratti assolutamente poco convenienti per gli enti pubblici sono state tante e tali da ingenerare anche contenziosi rilevanti.
A fronte di questi contenziosi il Governo ha inteso assumere un atteggiamento che riteniamo poco comprensibile e non condivisibile: ha portato avanti una tradizione molto italiana, quella della dilazione dei termini, e anziché rispettare la tempistica che prevedeva la liberalizzazione anche di questo settore a partire dal 1o gennaio 2008, ha prorogato la scadenza di ulteriori due anni, sospendendo sostanzialmente i termini per l'aggiudicazione delle gare degli ambiti territoriali ottimali, da un lato allungando i termini per l'apertura del mercato stesso, e dall'altro fissando un parametro, il cosiddetto VDR (il vincolo sui ricavi di distribuzione), il valore residuo che viene riconosciuto in percentuale sull'utile dei concessionari agli enti locali, che, dal nostro punto di vista, è sottostimato.
Il valore che viene proposto nell'ambito del provvedimento è intorno al 10 per cento, mentre sappiamo, perché ci sono esperienze molto recenti in questo senso, che il differenziale riconosciuto ai comuni arriva in sede di gara, soprattutto nell'ultimo periodo, a punte che toccano l'85-90 per cento. Vi sono casi emblematici che hanno riguardato alcune amministrazioni locali - soprattutto in Veneto, in provincia di Vicenza e di Padova - che hanno indetto gare in questo periodo, nonostante tutto, per scadenza naturale dei contratti preesistenti e che si sono viste assegnare questo tipo di differenziale dai soggetti che sono risultati aggiudicatari della gara stessa (tra l'altro molto spesso si tratta di soggetti pubblici, perché i fornitori del servizio del gas sono in larga misura ormai le municipalizzate, vale a dire soggetti chePag. 26appartengono allo stesso apparato della pubblica amministrazione, seppure indirettamente).
Riteniamo negativo ipotizzare una proroga di due anni e consideriamo troppo basso un valore del VDR pari al 10 per cento. Avevamo svolto queste osservazioni anche in sede di Commissione competente, dove si era registrata, anche da parte dei deputati di maggioranza, una dimostrazione di sensibilità nei confronti di questo tema, con la disponibilità a valutare modifiche in sede di discussione degli emendamenti.
Tuttavia, gli emendamenti non si sono voluti esaminare e, a questo punto, l'unica arma che ci è rimasta è quella della presentazione dell'ordine del giorno a mia firma n. 9/3194/167, che sollecita il Governo a rivalutare, se non la posticipazione dei termini, quanto meno la possibilità che il valore del cosiddetto VDR possa essere incrementato, e quindi che siano da ritenersi congrui contratti che vengono allungati nei termini con una ricomposizione delle quote a favore degli enti locali che arrivi almeno al 40 per cento.
Questa è la finalità del presente ordine del giorno: ritengo si tratti di un tema condiviso largamente da quest'Aula, e auspico che l'ordine del giorno stesso possa essere accettato dal Governo.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Montani, che aveva chiesto di parlare per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/170: s'intende che vi abbia rinunciato.
L'onorevole Cota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/172.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia firma chiede di dare attuazione ad una norma contenuta nel decreto-legge in esame, con la quale si prevede uno stanziamento per alcune zone disagiate che confinano con le regioni a statuto speciale.
Il problema è questo, signor Presidente, onorevoli colleghi: le regioni a statuto speciale hanno una serie di benefici tali per cui si crea una sperequazione fra le stesse e le regioni a statuto ordinario.
Queste ultime, ovviamente, risolverebbero il problema con il federalismo, che, però, non si è ancora attuato. Di conseguenza, vi sono dei territori che soffrono e che chiedono di essere annessi ad un'altra regione, e tali richieste hanno una motivazione ben precisa.
La soluzione del problema non è certamente rappresentata, vorrei ribadirlo, dall'approvazione della norma in esame o dall'accoglimento dell'ordine del giorno a mia firma, in quanto si tratta semplicemente di un palliativo e di un atto di giustizia, bensì dal federalismo, perché con questo e, soprattutto, con il federalismo fiscale le risorse rimarrebbero sul territorio. Ciascun territorio, infatti, sarebbe padrone del proprio destino, e non si creerebbero le attuali sperequazioni, a causa delle quali i territori che producono, e che potrebbero avere un valore aggiunto, sono squilibrati rispetto ad altri territori che, invece, producono di meno, hanno una minore potenzialità, ma anche un trattamento privilegiato.
Il federalismo fiscale garantirebbe, invece, sia l'equità, sia la permanenza nel territorio delle risorse prodotte dal territorio stesso, con tutte le conseguenze che ne derivano in ordine agli investimenti e alle infrastrutture. Sicuramente si innesterebbe un volano positivo, soprattutto per le regioni del nord che necessitano come il pane di questa riforma e di questo cambiamento per poter competere con le altre regioni europee, ma che, invece, sono bloccate da uno Stato che succhia, senza dare nulla in cambio.
Il mio ordine del giorno realizza semplicemente un atto di giustizia, ma rappresenta anche un messaggio chiaro e forte, in quanto il federalismo è ormai indifferibile.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Alessandri, che aveva chiesto di parlare per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/173: s'intende che vi abbia rinunciato.
L'onorevole Filippi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/175.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, innanzitutto svolgo una doverosa premessa, in quanto oggi ci troviamo, come opposizione, a illustrare gli ordini del giorno, i quali sono rimasti l'unico strumento a nostra disposizione in Assemblea per indicare i miglioramenti in ordine ai vari provvedimenti, i quali o sono oggetto di apposizione della fiducia, o sono adottati dal Governo con i decreti-legge, che dovrebbero essere necessari ed urgenti. Ciò non ci consente di lavorare e di poter contribuire fattivamente alla creazione o al miglioramento dei provvedimenti stessi.
Conclusa la doverosa premessa, mi accingo ad illustrare il mio ordine del giorno, che si collega all'articolo 36 del decreto-legge in esame. L'articolo propone di investire, o meglio di spendere, 140 milioni di euro per preparare i festeggiamenti per il centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia.
Sottolineo, innanzitutto, che l'anniversario giungerà nel 2011. Quindi, inserire la spesa di 140 milioni di euro per festeggiare un avvenimento che si verificherà nel 2011 e realizzare il tutto con i criteri di necessità ed urgenza dimostra quanta poca correttezza vi sia nell'attuare i provvedimenti e nel legiferare da parte della maggioranza. Con l'ordine del giorno in esame si chiede che, una volta spesi i 140 milioni di euro, si finisca di spendere in feste e festini e in manifestazioni e di dare continui contributi ai comitati, quando, invece, il Paese non riesce ad arrivare alla fine del mese, quando i piccoli e i medi imprenditori sono costretti a chiudere le aziende del padre o del nonno e quando i grossi imprenditori attuano la secessione economica, scappando all'estero.
Quindi, di fronte ad un Paese che non riesce ad arrivare alla fine del mese, invece di imitare i brasiliani - che vivono tutto l'anno in attesa del carnevale - e di superarli quanto a goliardia e a sprechi, inviterei il Governo a spendere per l'ultima volta 140 milioni in majorette e in fuochi d'artificio e, per il futuro, ad investire i quattrini dei poveri contribuenti in modo sicuramente più equo e più giusto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Fugatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/176.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine del giorno n. 9/3194/176, che verte su una delle misure più odiose che il Governo Prodi ha introdotto nel primo provvedimento fiscale, il «Visco-Bersani» dell'anno scorso: il provvedimento sullo scontrino fiscale. Si tratta di uno dei provvedimenti più odiosi, forse anche pari a quello relativo all'inasprimento degli studi di settore: una gogna fiscale introdotta dall'attuale Governo - in parte rivista dal Senato, però ancora presente - in forza della quale chi non emette lo scontrino per tre volte - ora elevate a quattro, con le modifiche inserite dal Senato - rischia la chiusura dell'attività per alcuni giorni.
Vi sono state forti proteste da parte delle categorie interessate, anche perché sappiamo che un provvedimento di questo tipo viene applicato in una determinata parte del Paese - il nord, la Padania - mentre non viene applicato, o viene applicato molto lievemente, in altre parti del Paese. Saremmo a favore dell'abolizione di tale provvedimento, ma sapendo che la possibilità di abolirlo non viene certo valutata dal Governo, formuliamo una richiesta molto semplice: chiediamo che il provvedimento sia valido quando vi è la mancata emissione di scontrino oltre una determinata cifra.
Infatti, sta accadendo che per uno scontrino non emesso per un caffè, per una pallina di gelato o per un panino si rischia la chiusura dell'attività. Pertanto, pur essendo contrari alla disposizione, proponiamo di inserire un limite di evasione - se la volete chiamare tale - per la mancata emissione dello scontrino, pari ad esempio a 30 o 50 euro, oltre il quale scatti la sanzione.
Infatti sappiamo che negli esercizi commerciali, molto spesso, magari quando laPag. 28clientela è numerosa o vi sono addetti nuovi, che non hanno ancora dimestichezza con i registratori di cassa, a mancare non è la volontà di emettere lo scontrino: il fatto è che, a volte, si verificano situazioni oggettive che causano tale condotta. La Guardia di finanza in qualche caso si è recata, durante i giorni di massiccia attività degli esercenti, a controllare l'emissione dello scontrino (proprio in quei giorni in cui alta è la presenza di clientela: evidentemente, al fine di raggiungere quei budget di produttività e quei livelli che il Governo ha previsto per la Guardia di finanza).
Se volete combattere l'evasione, sta bene. Noi siamo contrari al provvedimento in esame, ma almeno troviamo un limite di spesa, oltre il quale la mancata emissione dello scontrino comporti la sanzione. Ciò anche per dare maggiore tranquillità e sicurezza alle attività, agli esercenti, a chi gestisce questi negozi: molto spesso si parla di bar, di pasticcerie, di ristoranti, di attività in cui la clientela si caratterizza per un passaggio veloce all'interno del locale.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Allasia, che aveva chiesto di parlare per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/177: s'intende che vi abbia rinunciato.
Prendo atto che la deputata Lussana rinuncia ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/178.
L'onorevole Pini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/181.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3194/181 che richiama l'articolo 21 del decreto-legge che stiamo per convertire in legge. L'articolo 21 stanzia giustamente dei fondi per riqualificare quelli che sono gli alloggi di edilizia residenziale pubblica sia di proprietà dell'Istituto autonomo delle case popolari sia di proprietà degli enti locali. A tale proposito, il decreto prevede un discreto stanziamento. Le intenzioni, quindi, appaiono buone; si intende riqualificare quelle zone che spesso e volentieri sono teatro di cronaca nera dove solitamente sono insediate persone che stanno ai margini della società. In tali zone esiste quindi un problema abbastanza evidente di contrasto alla microcriminalità.
Il mio ordine del giorno è stato impostato in maniera molto propositiva con un occhio di riguardo alla questione della sicurezza e senza alcun tipo di polemica. Devono essere fissati dei paletti di priorità e delle graduatorie circa le richieste che arriveranno allo Stato in ordine alle risorse stanziate principalmente per i capoluoghi di provincia, per i grandi centri urbani o per i comuni che confinano con i centri urbani ad elevata densità abitativa e con alto rischio di concentrazione della microcriminalità. Con il mio ordine del giorno ritengo di interpretare il sentimento popolare di richiesta di sicurezza. Voglio indicare altresì come i criteri principali per la redazione di questi elenchi e di queste graduatorie volte all'assegnazione di contributi devono vertere in maniera prioritaria verso quei progetti di riqualificazione o di nuovi insediamenti di edilizia residenziale pubblica che prevedano in maniera chiara progetti di videosorveglianza. La videosorveglianza all'interno di questi agglomerati urbani non solo può fungere da deterrente verso chi vuole delinquere attraverso lo spaccio, la prostituzione, gli scippi o piccoli furti ma, come le cronache quotidiane dimostrano, può essere in grado, qualora collegata con le forze dell'ordine, di fornire indicazioni agli inquirenti per scoprire chi siano effettivamente i responsabili di questi reati.
L'ordine del giorno - lo ripeto - in maniera molto propositiva e senza alcun aspetto polemico tende a far aumentare il grado di sicurezza e a fornire una risposta a questa richiesta che deriva dei cittadini. Poiché avete stanziato dei fondi (550 milioni di euro) con l'articolo 21 di questo decreto-legge vi è la necessità di individuare in maniera prioritaria quei progetti che prevedano sistemi di videosorveglianza a tutela della sicurezza dei cittadini.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti della facoltà di giurisprudenza dell'università di Bologna, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Constato l'assenza dei deputati Caparini, Maroni e Grimoldi.
Il deputato Gibelli ha quindi facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/185.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, l'occasione per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3194/185 rappresenta un'opportunità per evidenziare una serie di iniziative di carattere finanziario, di natura economica volte a definire una volta per tutte il Corridoio n. 5 come l'arteria in grado di rappresentare in maniera definitiva l'asse portante dell'economia del Paese e in primo luogo della Padania. Tutto ciò avviene all'interno della realizzazione di quelle nuove infrastrutture riguardanti i corridoi plurimodali di cui l'Europa si sta dotando e che rappresentano, sul piano dei trasporti, un modo di considerare l'Europa veramente unita.
Nelle ultime settimane, anzi negli ultimi mesi, abbiamo comunque assistito a un forte dibattito all'interno del centrosinistra, che ha visto alcune componenti della sinistra cosiddetta radicale opporsi in maniera ideologica all'accoglimento di un percorso all'interno del quale la cosiddetta legge Lunardi, la legge-obiettivo voluta dal centrodestra, era l'asse portante della ristrutturazione infrastrutturale del Paese. Oggi ci chiediamo se quel percorso che abbiamo iniziato, e che in molte occasioni il Ministro Di Pietro ha ribadito, ha un seguito, o se invece ci troveremo di fronte ad una battuta d'arresto di natura ideologica che riguarda anche il fatto che il nostro Paese è coinvolto in una serie di finanziamenti di origine europea che rappresentano realmente una «boccata d'aria» per consentire la «reinfrastrutturazione» del Paese.
Con l'ordine del giorno in esame chiediamo chiarezza rispetto a un percorso che ci siamo dati. I Ministri Ferrero e Pecoraro Scanio hanno detto «no» in molte occasioni alla TAV, e ricordo che l'Europa ha dimostrato ancora una volta di credere in tale progetto, considerato che la Torino-Lione è stata finanziata. Vogliamo che tali finanziamenti non finiscano in un corridoio senza uscita, e che il Paese faccia tutti gli sforzi necessari per farci entrare in quell'Europa dei trasporti e della mobilità, che diventa vitale per lo sviluppo economico nel futuro del nostro Paese.
Quindi chiediamo al Governo di ribadire un indirizzo unitario su un tema che a parole è stato oggetto di politiche e di dichiarazioni particolarmente controverse: il Ministro Di Pietro dice di sì; i Ministri Pecoraro Scanio e Ferrero, dietro il ridisegno progettuale dell'opera, di fatto dicono di no. Non intendiamo perdere i finanziamenti europei, e vogliamo che non vi siano ulteriori ritardi, e ritengo che l'aver sottratto, quasi derubricandole, parte delle opere legate alla TAV alle procedure previste dalla legge obiettivo per sottoporle a quelle ordinarie non ci tranquillizzi in ordine al rispetto dei tempi che l'Europa si è data.
Vorremmo cogliere questa occasione per mettere la parola fine ad una polemica che non serve a nulla, e ad una politica ambientalistica che non fa gli interessi del Paese. Si tratta invece di una politica che determina effetti che non hanno comunque riscontro in termini industriali, e rappresenta dunque una vetrina di carattere esclusivamente politico. Pertanto il Governo colga l'occasione, che gli offre la Lega Nord, per dire finalmente «sì» alle grandi opere, rendendo un buon servizio al Paese, ed evitando dunque quella politica contraddittoria che in questi mesi, per quanto riguarda i lavori pubblici, ha contraddistinto in maniera molto triste e pericolosa l'azione del centrosinistra.
PRESIDENTE. La deputata Bocciardo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/187.
MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente, con l'ordine del giorno che abbiamo presentato, che si riferisce all'articolo 44 del provvedimento in esame, cerPag. 30chiamo di mettere riparo ad una normativa alquanto contraddittoria e confusa riguardo alle persone bisognose, i cosiddetti incapienti.
Poiché la disposizione impegna l'erogazione attraverso un complicatissimo sistema di detrazione fiscale, nulla più di un bonus ovvero una somma solo per l'anno 2007, noi chiediamo che si realizzino gli aiuti agli incapienti in modo organico e per un periodo almeno triennale, in modo che tale aiuto non sia estemporaneo e permetta effettivamente un sollievo per le persone a basso reddito.
Il maxiemendamento presentato dal Governo prevede che il regolamento di erogazione e l'individuazione delle categorie degli aventi diritto siano stabiliti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze. È necessario che in questo decreto siano chiarite alcune zone d'ombra e d'incertezza presenti nella normativa.
Anzitutto si chiarisca bene chi sono gli incapienti. Dovrebbero essere le persone con reddito così basso da non avere alcun debito fiscale, invece il comma 4-bis dell'articolo 44 estende l'erogazione ad una categoria di soggetti che nel 2006 abbiano avuto un reddito fino a 50 mila euro.
Questa estensione crea disparità tra chi effettivamente fa fatica a sostenere, mese dopo mese, le spese necessarie per un livello minimo di qualità di vita, e chi invece, avendo un reddito tutt'altro che trascurabile - ad esempio, 49 mila euro - viene trattato dalla norma allo stesso modo.
Inoltre, si chiarisca bene da dove arrivano i fondi, se completamente dai fondi dormienti - ma nessuno sa a quanto ammonti questa cifra - o se in misura mista; e, se così fosse, che fine fa quella parte di fondi dormienti già impegnata per finanziare la risoluzione del problema del precariato nel pubblico impiego.
L'ordine del giorno n. 9/3194/187, a mia prima firma, è un forte richiamo al Governo affinché nel decreto attuativo siano ben precisati i criteri di erogazione, in modo che effettivamente le somme impegnate finiscano nelle tasche di chi ne ha bisogno e, nello stesso tempo, invita il Governo a predisporre una norma non più una tantum ma proiettata sul medio termine in modo che i vantaggi siano spalmati su un periodo più lungo e più stabile nei suoi effetti.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'istituto tecnico industriale Gian Lorenzo Bernini di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Il deputato Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/25.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, l'ordine del giorno n. 9/3194/25 di cui sono firmatario, mira ad introdurre un principio sano dal punto di vista della legislazione: la possibilità di compiere una verifica sul provvedimento che in questa sede ci avviamo a votare con votazione finale dopo che su un maxiemendamento il Governo ha pensato di porre la questione di fiducia, per ragioni di proprio calendario e non per l'ostruzionismo dell'opposizione, che in effetti non c'è stato e non c'è. Riteniamo che si debba formulare una valutazione sugli impatti e sugli obiettivi del provvedimento che, nel caso specifico e con una certa singolarità, in questa sede a Montecitorio è collegato alla manovra finanziaria per il 2008, mentre non lo è al Senato.
Pertanto sarebbe opportuno un monitoraggio degli effetti e del raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica previsti nel decreto-legge, che avrebbe obiettivi ambiziosi ma che, nei fatti, si riduce ad una redistribuzione di 7,5-8 miliardi di euro per l'anno prossimo venturo, con effetto immediato e con tutti i dubbi che sono stati ragionevolmente sollevati da numerosi colleghi - a partire dal collega Giudice che presiede il Comitato per la legislazione - sulla presenza effettiva dei requisiti di necessità e urgenza per molti degli articoli di cui si compone il provvedimento.
Da questo punto di vista, registriamo la necessità di svolgere tale valutazione e di realizzare un bilancio degli interventi chePag. 31non riguardi soltanto le ricadute di natura finanziaria di essi, ma effettivamente il raggiungimento degli obiettivi. Vi è la necessità di cominciare a legiferare anche ponendosi obiettivi di verifica della legislazione varata e, ove tali obiettivi non vengano raggiunti, occorre avere la possibilità di rivedere le direzioni e le scelte formulate attraverso i provvedimenti.
Ma l'assoluta incongruità del provvedimento consiste nel fatto che si tratta di un decreto-legge che ridistribuisce risorse e fa regali ad amici ed «amici degli amici» o interviene su provvedimenti che non riguardano propriamente lo sviluppo, il risanamento, la crescita e la competitività del sistema ma semmai settori più specifici, di nicchia, o interventi particolari che poco hanno a che vedere con un quadro complessivo di rilancio dello sviluppo economico.
Il decreto-legge in esame, così come la manovra finanziaria che si sta definendo, prescindono da un elemento, che, invece, è collegato alla manovra e sul quale sta emergendo una questione politica di fondo piuttosto ampia e forte: il disegno di legge sul welfare che, proprio in questi giorni, la XI Commissione sta trattando.
Su tale disegno di legge stanno emergendo in maniera chiara e forte tutte le contraddizioni politiche interne al centrosinistra e tutte le contraddizioni di merito di un provvedimento scellerato, di un vicolo cieco all'interno del quale la sinistra e il Governo, a fianco dei sindacati, hanno deciso di infilarsi sin dalla campagna elettorale del 2006, quando si promise il cosiddetto superamento dello scalone previdenziale previsto dalla riforma delle pensioni che porta il nome dell'onorevole Maroni, ex Ministro del Governo Berlusconi.
In tal senso, è evidente che, in questo momento, si sta discutendo un decreto-legge fiscale collegato alla manovra finanziaria - ma, lo ripeto, è tale in questa sede, ma non al Senato - e una legge finanziaria che non tengono conto della grande parte di un altro provvedimento, collegato alla legge finanziaria, che non si sa quale esito avrà: si parla addirittura del fatto che, forse, verrà stralciato e inserito nella manovra finanziaria per quanto riguarda la parte previdenziale.
Pertanto, si è nella totale incertezza; ritengo quindi che l'accoglimento del mio ordine del giorno n. 9/3194/25, contenente una proposta molto semplice di verifica degli obiettivi, possa rappresentare qualcosa di sensato, specialmente in questo momento in cui, dal punto di vista politico e legislativo, per la maggioranza e per il Governo regna la più totale incertezza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. La deputata Paola Goisis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/188.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, il mio ordine del giorno si riferisce all'articolo 8 del provvedimento in esame, che prevede un piano di interventi volto a rilanciare l'intero sistema dei trasporti per i collegamenti della Sicilia e della Calabria. Facendo alcuni conti molto semplici, si rileva quanto segue: si prevedono 12 milioni di euro per la sicurezza e la promozione dell'informatizzazione dei servizi, 40 milioni di euro per il potenziamento del trasporto ferroviario pendolare, altri 40 milioni di euro per il potenziamento del trasporto marittimo dei passeggeri nello stretto di Messina e, ancora, un altro milione di euro per la stipula dei contratti di servizi. Sommando tali cifre, si tratta di 100 milioni di euro. Potrebbero sembrare pochi se non si confrontassero con quanto, invece, viene previsto per i problemi e per i trasporti del nord: sono previsti 100 milioni di euro solo per i trasporti tra Calabria e Sicilia e 150 milioni di euro (sui 7 miliardi totali) per il nord. Chiunque può capire quanto questa amministrazione si comporti in modo estremamente «matrigno» nei confronti del nord, che è l'area che produce e che permette, poi, di erogare tutti i suddetti milioni di euro verso altre zone che, invece, produttive non sono.
La questione ancora più interessante è un'altra, quella prevista al comma 5 dell'articolo 8Pag. 32del provvedimento in esame: si prevede che la ripartizione delle risorse per i citati interventi venga realizzata senza la previa pubblicazione del bando di gara, ricorrendo, cioè, alla procedura negoziata senza previa indizione di gara. Ciò viene fatto in nome delle ragioni d'urgenza. La questione mi fa veramente sorridere: quale urgenza vi può essere, per esempio, per l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, i cui lavori procedono da trent'anni a questa parte? È necessario capire che non vi è urgenza, se questi lavori si realizzano con una comodità tale da richiedere addirittura trent'anni per eseguirli. E ancora non sono sufficienti.
Ciò che ci meraviglia, è ancora un altro aspetto, cioè il fatto di non prevedere l'indizione della gara, in quelle zone, in terre e regioni di cui a tutti sono note - è inutile nascondersi dietro un dito - le condizioni in cui si opera. Abbiamo assistito a manifestazioni di giovani, di politici e di sindaci che invocano lo Stato, la legalità e il ritorno alla legalità. Si tratta di persone che parlano, purtroppo - non dobbiamo avere paura di pronunciare queste parole - di mafia e di 'ndrangheta. Ma se è lo Stato il primo a mettere tali regioni in condizione di agire in questo modo, fuori dalla legalità, come possiamo sperare che i problemi vengano risolti? Non saranno mai risolti!
Pertanto, con il mio ordine del giorno n. 9/3194/188, vogliamo che tutti gli appalti, tutte le gare vengano realizzate mediante procedure analoghe a quelle del nord. Altrimenti - come dicevano in precedenza i nostri colleghi - al nord poi intervengono la guardia di finanza da una parte, e la Corte dei conti dall'altra. Il nord, infatti, oltre ad essere tartassato per quanto riguarda le tasse e le finanze, lo è anche perché i soldi gli vengono portati via e vengono utilizzati in altre zone, dove, invece di essere impiegati per gli abitanti, vanno ad ingrassare quei soggetti che lavorano e agiscono nell'illegalità più piena! Pertanto, non dobbiamo dire che vogliamo eliminare queste forme di illegalità, ma dovremmo dire che lo Stato è connivente! Per questo motivo, ho presentato questo mio ordine del giorno n. 9/3194/188.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti del liceo classico Duni di Matera e dell'istituto tecnico commerciale Solimene di Lavello (Potenza), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune e che stanno partecipando alle giornate di formazione organizzate dalla Camera dei deputati (Applausi).