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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1819 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale (Approvato dal Senato) (A.C. 3194-A) (ore 9,13).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3194-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario Lettieri ci apprestiamo ad esprimere, dopo il voto di fiducia, il voto finale sul decreto fiscale. Si tratta di un voto che noi, del gruppo Popolari-Udeur, ribadiamo sarà favorevole, perché riteniamo che sia stato compiuto un grande lavoro e tanto altro ancora, oltre a questo provvedimento, si dovrà fare con la legge finanziaria, il protocollo sul welfare e lo faremo, tenendo conto di questi impegni e dei tempi previsti.
Qualcuno ha detto che il ricorso alla fiducia, alla Camera, poteva costituire unPag. 2atto di mortificazione nei confronti dei parlamentari. Questo richiamo, se proviene dall'opposizione, ci sembra strano perché questa mortificazione non l'abbiamo colta, nella passata legislatura, durante le fasi di approvazione di importanti provvedimenti e di quasi tutte le leggi finanziarie all'attenzione della Camera, quando, con una maggioranza schiacciante (lo voglio ricordare: oltre cento deputati in più alla Camera e quarantanove senatori in più al Senato), la fiducia era uno strumento ricorrente.
Vorrei far presente che noi, al contrario, ci siamo sforzati di dialogare, pur nel rispetto dei tempi e degli impegni e stiamo proponendo un pacchetto di modifiche sostanziali, importanti e fondamentali.
Lo ripeto: non è poca cosa esaminare, allo stesso tempo, in una discussione più ampia e generale che restituisca un senso al nostro programma (che garantiva l'equità, lo sviluppo ed il rilancio economico), in un unico periodo temporale ristretto, un decreto fiscale collegato alla manovra finanziaria, la legge finanziaria stessa ed un protocollo sul welfare. Ritengo che ciò significhi mettere molta carne al fuoco e non fare fumo come spesso abbiamo visto accadere nella passata legislatura.
Noi vogliamo riproporre questo dialogo; lo stiamo riproponendo e constatiamo che nel Paese cresce questa volontà e questo desiderio di dialogo e di ciò, signor Presidente, vorrei ringraziare il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, che ha agito in perfetta solitudine, contro tutte le previsioni e contro tutti gli indicatori negativi, compresi quelli del consenso che non ci hanno mai interessato. Non siamo, infatti, il popolo dei sondaggi che cambiano versione da un giorno all'altro e per il quale uno 0,1 o uno 0,2 per cento può indirizzare qualche nostra idea: abbiamo un progetto e lo realizziamo, lo sosteniamo e ci lavoriamo tenacemente ogni giorno.
Dicevo che la tenacia del Presidente Prodi ha portato ad aprire questo dialogo e a far ragionare chi ci ha posto in queste condizioni a causa di una legge elettorale scellerata, nemmeno quella frutto di un dialogo, in quanto approvata dalla sola maggioranza.
Noi, invece, vogliamo cambiare le regole; vogliamo avviare il dialogo, porre le basi, costituire le premesse, perché vi sia la possibilità, per ognuno, di concorrere alle decisioni di questo Paese, mettendo a disposizione le proprie idee.
Il Presidente della Repubblica ci esorta e ci invita a continuare su questa strada, quella del dialogo, e noi lo vogliamo fare. Lo abbiamo fatto anche in Commissione, quando ci è stato possibile: è stato fatto un lavoro egregio per le condizioni esistenti e di questo va dato merito al sottosegretario Lettieri, che era sempre presente e ci ha assistito e confortato, al relatore Di Gioia, al presidente di Commissione e a tutti gli altri colleghi di maggioranza e opposizione che, insieme a noi, hanno garantito un lavoro serio, che stiamo continuando con il disegno di legge finanziaria.
Per il decreto fiscale del quale ci stiamo adesso occupando, vorrei ribadire, a nome del mio gruppo, i Popolari-Udeur, le questioni più importanti e le misure contenute nel provvedimento che ci apprestiamo a votare.
Queste vanno dalle infrastrutture all'edilizia residenziale pubblica, al sostegno agli incapienti, ai servizi socio-educativi per la prima infanzia, alla ripresa del finanziamento alla cooperazione, allo sviluppo e, infine, alla mobilitazione di risorse per il rinnovo del contratto del pubblico impiego.
Si interviene, quindi, a favore dei cosiddetti incapienti, ossia a favore di quelle persone che non possono mai beneficiare di detrazioni fiscali per un semplice motivo: non hanno un reddito sufficiente per pagare le tasse. A favore di questi soggetti è previsto un bonus di 150 euro.
Alle politiche sociali vanno ascritti altri aspetti importanti del provvedimento in esame: questi sono l'aumento delle risorse del 5 per mille, il piano straordinario per servizi socio-educativi, l'incremento del Fondo per le politiche sociali e, ancora, le risorse per l'obbligo di istruzione.Pag. 3
Ricordo, inoltre, le disposizioni a favore dei soggetti danneggiati da trasfusioni infette e a favore dei talassemici. Il problema della casa è ormai più sentito che mai: in questa direzione è previsto un consistente intervento per l'edilizia residenziale pubblica, per valorizzare il patrimonio demaniale e mettere a disposizione un cospicuo numero di alloggi.
In questo decreto-legge, infine, vi sono consistenti risorse per gli investimenti: oltre 3,5 miliardi di euro per ferrovie e trasporto marittimo, ANAS, infrastrutture nelle città, per il 150o anniversario dell'unità d'Italia, interventi sulle metropolitane e per altre grandi opere pubbliche, interventi per la casa (che ho ricordato poc'anzi) nonché altri interventi per l'ambiente e l'energia.
Si tratta, pertanto, di scelte positive per l'economia e la società italiana, cui si aggiungono le risorse per onorare impegni assunti e non finanziati dal precedente Governo per gli aiuti alla cooperazione e allo sviluppo. In buona sostanza, ciò che mi preme ribadire in quest'Assemblea è che il nostro giudizio sul complesso del provvedimento è positivo.
Concludo, ribadendo il sostegno e il voto favorevole che noi, Popolari-Udeur, esprimeremo con convinzione su questo provvedimento, che, a nostro avviso, si pone nella giusta direzione di tracciare un equilibrato bilanciamento tra esigenze di risanamento, di cui necessita il nostro Paese, e una più equa distribuzione della ricchezza.
Per fare questo, come dicevo nella premessa, ci affidiamo a tanti provvedimenti collegati tra di loro. Procede la discussione in Commissione e si è conclusa a tarda notte anche quella relativa al protocollo sul welfare.
Noi Popolari-Udeur, in quel contesto e offrendo sempre quel contributo che gli elettori che ci hanno affidato la loro disponibilità e che ci hanno offerto il loro mandato ci chiedono, vogliamo tutelare, in un mix che sia equilibrato, giusto e volto a garantire lo sviluppo, sia la responsabilità delle aziende, delle imprese e del datore di lavoro sia la tutela, invece, di coloro che prestano la loro attività lavorativa e che hanno bisogno di essere sostenuti, seguiti, incentivati e aiutati, soprattutto con riferimento alle categorie più deboli ed a quelli che hanno maggiori difficoltà.
Anche sotto questo profilo abbiamo offerto il nostro contributo in Commissione e continueremo a farlo, perché riteniamo che il progetto al quale ci siamo dedicati e al quale stiamo offrendo il nostro contributo, come Popolari-Udeur, cercando di portare la nostra sensibilità, moderazione, ragionamento, colloquio e dialogo, serva per sensibilizzare quelle forze all'interno della maggioranza e dell'opposizione che con noi vogliono rilanciare l'economia del nostro Paese, garantendo quell'equità sociale di cui si avverte il bisogno.
E a proposito del bene del nostro Paese, noi lo anteponiamo - lo voglio sottolineare qui con forza - alle esigenze politiche, alle esigenze personali, ai piccoli interessi di partito, perché negli ultimi tempi sono state sollevate tante discussioni, tante posizioni, tante questioni che forse poco hanno a che vedere con gli interessi degli Italiani, i quali sono poco appassionati ad esse, al di là della fila ai gazebo per sottoscrivere un protocollo, una richiesta, o altro; semmai sono più interessati...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DANTE D'ELPIDIO. Concludo, signor Presidente. Sono più interessati a che si faccia qualcosa di concreto per loro. Poiché pensiamo di essere nella giusta direzione, preannunzio, confermandolo, il voto favorevole dei deputati del gruppo Popolari-Udeur sul decreto-legge fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Minardo. Ne ha facoltà.
RICCARDO MINARDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentantePag. 4del Governo, il provvedimento in esame è stato definito da questo Esecutivo come un atto - e cito testualmente - «che dà molto e fornisce strumenti importanti alle famiglie, alle imprese, e soprattutto ai lavoratori». Evidentemente, il Movimento per l'Autonomia ha avuto a disposizione un testo diverso da quello su cui il Governo ha posto la questione di fiducia. Fiducia che - serve ripeterlo - mortifica la funzione stessa di noi parlamentari e dell'intero Parlamento. L'unico strumento, infatti, che è dato a noi deputati dell'opposizione per influire sulle scelte di questo Governo è principalmente il dibattito che si dovrebbe svolgere in quest'Aula, ma che sempre più di frequente è strozzato dal continuo ricorso alla questione di fiducia.
L'unico modo di apportare delle modifiche migliorative ai provvedimenti approntati da questo Governo e al decreto-legge in esame è quello di presentare e discutere gli emendamenti, cosa che non è stata possibile; come già altre ventuno volte, anche in questa occasione il nostro ruolo è stato mortificato, per di più, vorrei aggiungere, su un provvedimento fiscale, un collegato alla finanziaria importante per il Paese e che ha il potere di incidere fortemente sulla vita e le condizioni dei cittadini italiani. Sappiamo infatti che ad ogni provvedimento proposto da questo Governo la povertà aumenta sempre di più nel nostro Paese, e in particolare nel Mezzogiorno.
Per ciò che riguarda il provvedimento in esame, tra le misure previste dal decreto-legge non possiamo non citare i finanziamenti per la mobilità a Milano, a Roma, a Venezia: il solito grande assente è anche in questo caso il Mezzogiorno; a dimostrazione ancora una volta che, per questo Governo, l'Italia si ferma, nella migliore delle ipotesi, a Napoli, e che l'annosa questione meridionale è stata volutamente dimenticata, mentre il divario fra il nord e il sud aumenta sempre di più. Se vi fosse stata la possibilità di farlo, avremmo discusso in Aula un emendamento che sarebbe intervenuto su una dolosa dimenticanza del Governo, ovvero il mancato ripristino delle tratte a lunga percorrenza da e per la Sicilia, soppresse da Trenitalia lo scorso giugno, e di quelle all'interno delle province siciliane.
Con il mancato ripristino di queste tratte il Governo mostra di non mantenere neppure gli impegni assunti dai Ministri nei vari incontri. Su questo punto, vari esponenti siciliani e calabresi della stessa maggioranza si sono già più volte espressi con preoccupazione, lamentando la sempre maggiore emarginazione del sud: ma lo hanno fatto solo a parole. Il Movimento per l'Autonomia ha invece sollevato l'annosa questione dei collegamenti ferroviari in quest'Aula in più di una occasione, ricevendo dallo stesso Ministro Bianchi rassicurazioni circa il ripristino delle tratte soppresse. Eppure, proprio ieri, un ordine del giorno (Oliva n. 9/3194/146), con cui il Movimento per l'Autonomia intendeva impegnare il Governo a ripristinare le tratte soppresse, non è stato accettato dal Governo: il che dimostra il disinteresse di questo Esecutivo nei confronti di un territorio che da esso è sempre più abbandonato e dimenticato.
Credo che tutto ciò possa essere emblematico dell'atteggiamento di ipocrisia che il Governo ha assunto nei confronti del Mezzogiorno sin dal suo insediamento. È un atteggiamento che possiamo definire schizofrenico quello che l'Esecutivo non ha risparmiato al sud in moltissime occasioni. Si pensi alla vicenda del ponte sullo stretto di Messina, che taluni Ministri giudicano importante ma non prioritario; altri lo giudicano una vera sciagura per l'Italia, ed altri ancora ritengono si debba realizzare quanto prima (per non parlare poi di coloro che in passato avevano espresso sull'opera pareri entusiastici!). Tale atteggiamento lo abbiamo riscontrato anche con riferimento alla soppressione della società Stretto di Messina Spa, che questo Governo aveva previsto nel provvedimento in esame; pericolo scongiurato al Senato grazie alla battaglia del Movimento per l'Autonomia e in particolare del senatore Pistorio.
Non è solo con questo provvedimento che il Governo mostra di non tener conto della questione meridionale e di ciò di cuiPag. 5oggi il Mezzogiorno ha bisogno per il suo rilancio: cioè di una fiscalità di vantaggio, e più in generale di un riconoscimento che, purtroppo, non proviene né da questo Governo né dai partiti a livello romano. Ci sembra assurdo che i pochi impegni in favore del sud assunti dal Governo debbano essere rispettati solo a seguito di manifestazioni e proteste. È proprio con una manifestazione del 7 novembre scorso, con la presenza di migliaia di cittadini siciliani e calabresi (in testa vi era l'onorevole Raffaele Lombardo, in qualità di presidente dell'Unione regionale province siciliane), che siamo riusciti a reclamare ciò che al Mezzogiorno spetterebbe di diritto.
Ciò era previsto nella legge finanziaria per il 2007 proprio al comma 1152, in base al quale venivano assegnati alla Sicilia e alla Calabria 500 milioni di euro annui, per tre anni, per l'ammodernamento delle strade provinciali secondarie. Ma se questo Governo nega quello che inserisce anche nei provvedimenti e nelle leggi importanti - qual è la legge finanziaria -, ciò significa che non si tratta solo di una dimenticanza, bensì di una situazione voluta da parte del Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Minardo, la invito a concludere.
RICCARDO MINARDO. Per tali motivi - e concludo, signor Presidente -, preannunzio il voto contrario del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Napoletano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, rappresenta uno strumento importante della manovra finanziaria più complessiva del Governo, che si sostanzia attraverso la legge finanziaria per il 2008 ed i provvedimenti ad essa collegati.
Non si può non considerare come sia stata pesante l'eredità del Governo procedente, segnatamente nel quinquennio 2001-2005: conti pubblici in disordine, crescita economica piatta, aumento della spesa pubblica, sforamento di ogni parametro europeo, grave difficoltà per le famiglie italiane, lavoro precario come migliore prospettiva per i giovani. Il Paese aveva imboccato un percorso di declino. Oggi la situazione finanziaria è migliorata, unitamente a tutti i principali indicatori economici, e grandi risultati in termini di maggiori entrate ha registrato la lotta all'evasione fiscale.
Pur tra difficoltà e limiti politici che non sottovalutiamo, non si possono non riconoscere i risultati positivi ottenuti da un Governo che ha rappresentato - e rappresenta - il punto di equilibrio più avanzato nelle attuali condizioni politiche.
Certo, permangono tutte le perplessità dei Comunisti Italiani intorno al provvedimento relativo al cosiddetto welfare su cui stiamo incentrando la nostra attenzione per apportare difficili, ma possibili, modifiche. Tuttavia, è indubbio che, pur in presenza di scelte non sempre condivisibili, un filo conduttore leghi gli aspetti dell'intera manovra.
Infatti, nel mentre perdura l'attività di risanamento dei conti pubblici e vengono individuate iniziative a sostegno dello sviluppo, emergono finalmente significativi interventi in direzione dell'equità sociale.
L'intera manovra economico-finanziaria del Governo non solo non mette le mani nelle tasche degli italiani, ma anzi restituisce loro risorse di assoluto rilievo. È un indirizzo che si era già affermato con il decreto-legge n. 81 dello scorso mese di giugno e che viene ribadito con forza dal decreto-legge n. 159, della cui conversione stiamo discutendo.
Tra i numerosi e positivi interventi finanziati suscitano, in particolare, il nostro consenso quelli relativi all'edilizia residenziale pubblica, agli incapienti, ai lavoratori precari.
Al problema della casa, intesa come abitazione principale, questo Governo sta prestando una grande attenzione. Già nelPag. 6disegno di legge finanziaria per il 2008, il cosiddetto «pacchetto casa» prevede importanti detrazioni sull'ICI, sugli affitti - con una propensione particolare verso le giovani coppie -, sulle ristrutturazioni, sui mutui immobiliari, sulla riqualificazione energetica.
Il decreto-legge n. 159 completa tali interventi con un programma di edilizia pubblica che da tanti anni non si vedeva nel nostro Paese, specialmente in favore degli sfrattati e - ancora - delle giovani coppie: 550 milioni, infatti, vengono destinati al recupero e all'adattamento funzionale di alloggi di proprietà degli istituti autonomi case popolari e dei comuni, nonché all'acquisto ed alla locazione di alloggi ed all'eventuale costruzione di nuove abitazioni.
Pertanto, numerose migliaia di nuovi alloggi verranno messe presto a disposizione dei meno abbienti, che non possono permettersi di pagare canoni di locazione sempre più esorbitanti. Ciò avviene mentre vengono rifinanziati i contratti di quartiere due, finalizzati al recupero delle zone degradate delle periferie urbane e mentre vengono stanziati 50 milioni di euro per la ricostruzione delle zone del Molise e della Puglia colpite dal terremoto del 2002.
Agli incapienti, cioè a coloro che abbiano registrato un reddito da lavoro o da pensione così basso da non pagare nulla in termini di imposta, vengono destinati 150 euro unitamente ai loro familiari a carico con l'impegno, contenuto nel disegno di legge finanziaria, di destinare i prossimi incrementi delle entrate alla riduzione dell'IRPEF per i lavoratori dipendenti e i pensionati stessi.
Per i lavoratori socialmente utili della Calabria, della Campania, dei parchi nazionali dell'Abruzzo, oltre alla normativa introdotta nella legge finanziaria per i precari, sono previste importanti risorse per la stabilizzazione. I comuni al di sotto dei 5 mila abitanti potranno assumere, in deroga e anche in soprannumero, i lavoratori impiegati in attività socialmente utili.
Anche nel settore dei trasporti e delle infrastrutture, e dunque dello sviluppo, l'azione di Governo non lesina risorse utili al raggiungimento degli obiettivi. Alle società ferroviarie vengono destinati 1.035 milioni, di cui 800 per la prosecuzione delle opere in corso e 235 per la manutenzione straordinaria della rete. All'ANAS, invece, viene autorizzata la spesa di 215 milioni di euro per progetti ricompresi nel piano di investimenti concordato con il Governo, mentre 800 milioni vengono destinati per lo sviluppo della rete metropolitana di Roma, Milano e Napoli. Per non parlare delle rilevanti risorse in favore della Sicilia e della Calabria, per interventi tesi all'adeguamento e al potenziamento del trasporto marittimo nello stretto nonché ad importanti tratte ferroviarie calabresi.
Inoltre, vi sono risorse per far fronte al contratto del pubblico impiego, per la scuola, per la cooperazione internazionale, per le politiche sociali e della prima infanzia, per l'istituzione di tre nuovi parchi nazionali in Sicilia e ulteriori risorse in materia ambientale.
Infine, forme risarcitorie rendono giustizia ai soggetti danneggiati da trasfusioni infette, ai talassemici, alle vittime del dovere e della criminalità organizzata.
Realismo e responsabilità politica consigliano di far prevalere le preminenti ragioni dell'equità e dello sviluppo su condotte marginali, ancorché esecrabili, di taluni settori del Senato. Le anomalie istituzionali dei «mercanti» suscitano indignazione e reclamano necessari accorgimenti.
Agli strali ipocriti dell'opposizione, di quella che fu la Casa delle Libertà, per la nuova questione di fiducia posta, rispondiamo che l'Italia non ha bisogno di continui ostruzionismi, oltre modo inconcludenti, ma di vedere risolti i problemi dei cittadini.
Il principale partito di opposizione, clamorosamente sconfitto nella sua strategia parlamentare della cosiddetta «spallata», sulle macerie delle proprie alleanze oggi cambia nome e si offre ad un confronto fino a ieri sdegnosamente rifiutato. Faccia attenzione il principale partito del centrosinistra a non cadere nelle trappolePag. 7di un lupo che non ha perduto il pelo - o forse sì - e tanto meno i vizi. Diremo come il Laocoonte di antica memoria «timeo danaos et dona ferentes». Se ne ricordino il segretario del partito democratico e quanti indotti in tentazione.
Nell'annunciare il voto favorevole del gruppo dei Comunisti italiani al decreto-legge n. 159 del 2007, auspichiamo che l'attuale fase politica e quella futura che si prepara vedano una sinistra davvero unita e protagonista, non relegata nella marginalità dei processi decisionali da riforme elettorali che, ancorché necessarie, potrebbero rivelarsi velenose per l'attuale Governo. Lo chiedono i lavoratori, il popolo del 20 ottobre e quanti desiderano, per il nostro Paese, un futuro migliore (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baratella. Ne ha facoltà.
FABIO BARATELLA. Signor Presidente, rappresentante del Governo, intervengo a nome dei deputati del gruppo Misto-Socialisti per la Costituente. Siamo, infatti, quei parlamentari che hanno partecipato ai lavori della Costituente per il partito socialista, costruendo la formazione unitaria di tutti coloro che, indipendentemente dalle provenienze precedenti, intendono far parte a pieno titolo del partito del socialismo europeo ed assicurarne la presenza organizzata anche nel nostro Paese.
Noi, signor Presidente, non siamo tra quelli che lamentano il ricorso alla fiducia come un modo per esautorare il Parlamento, anche perché con ben altre maggioranze al Senato, nella scorsa legislatura, si è visto di peggio, non solo sulle leggi finanziarie, ma su leggi importanti per il Paese che sono state «blindate» e che uscivano dalle aule parlamentari così come vi erano entrate.
L'occasione è, comunque, utile per sollecitare il Governo a prendere in considerazione la necessità di modificare l'iter della legge finanziaria chiudendo questa eterna e costosa trattativa parlamentare. Del pari, signor Presidente, è necessario rivedere i Regolamenti di Camera e Senato per rendere più produttivo e spesso sensato il nostro lavoro.
Nel merito del decreto-legge in esame si può dire che «finalmente ci siamo»; si comincia a delineare la linea politica volta alla necessaria redistribuzione sociale. Vero è che, forse, si poteva fare di più e meglio, ma la strada è tracciata: dagli interventi sulle pensioni più basse, ai 3 miliardi per le politiche sociali (come casa e incapienti), ai servizi per l'infanzia, ai trasporti, all'ambiente e così via.
Non ho il tempo, signor Presidente, se non per dire che voteremo in modo convinto a favore del provvedimento, annunciando anche che, in occasione della legge finanziaria e della riforma del welfare, presenteremo nostre proposte per lo sviluppo del Paese, portando e sostenendo parte delle politiche sociali che i socialisti, anche negli altri Paesi europei, hanno introdotto da tempo, contribuendo allo sviluppo di quei Paesi e dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti per la Costituente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, interviene ora un socialista con un garofano all'occhiello dopo che abbiamo sentito un altro socialista affermare di sostenere il provvedimento in esame. Noi del Nuovo PSI insieme alla DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie, invece, diamo un giudizio assolutamente negativo a questa manovra. Ciò la dice lunga sulle diverse anime socialiste che vi sono nel Paese.
Cito un discorso parlamentare del 15 luglio 1923 di Filippo Turati, il quale sosteneva che le libertà sono tutte solidali: «non se ne offende una senza offenderle tutte». I socialisti dovrebbero rileggere questo discorso e in tal modo capirebbero da che parte stare.
La manovra in esame fatta da questo Governo è come un chirurgo che si trova di fronte ad un paziente con un'appendicitePag. 8acuta e gli toglie la colecisti o ad un paziente che ha una gangrena a una gamba e gli amputa un braccio. Come si può andare avanti in questo modo?
Ci troviamo di fronte ad un'Italia che perde competitività e non riesce più ad attrarre gli investimenti stranieri. Non possiamo continuare ad attrarre nel nostro Paese meno dell'1,5 per cento degli investimenti. Da troppi anni non si decide e non si fanno più riforme. Occorre rilanciare la competitività tagliando i costi enormi della burocrazia e di un sistema amministrativo che è diventando insopportabile.
Bisogna rilanciare la produttività del sistema economico nazionale, che in questo momento è troppo bassa. In Italia, quindi, non viene più nessuno. Il decreto-legge collegato alla legge finanziaria per il 2008 contiene una manovra macroeconomica che ha del criminale. Oltre il 50 per cento del PIL - sono dati, è la gangrena - è utilizzato per la spesa pubblica. Non succede in nessun paese al mondo e in nessun paese della zona euro e non è mai successo in Italia prima di quest'anno. Mai! Ci sarà un motivo! Ci sono dei rabdomanti ad amministrare, vi sono dei governanti che amministrano con il pendolino e con il malocchio, non certo con una politica economica seria.
Onorevoli colleghi, è indubbio che sulla legge finanziaria per il 2008 e sulla situazione del deficit dello Stato pesano le critiche non soltanto del sottoscritto, ma quelle avanzate da parte della Commissione e in particolare del Commissario dell'Unione europea Almunia, del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, del presidente della Corte dei conti Tullio Lazzaro, che si aggiungono al comune sentire con circostanziate note tecniche di competenza. Andate in piazza, parlate con il popolo italiano, con i cittadini. Intervistateli uno ad uno: vi diranno che questo non è un Governo all'altezza.
Voglio solo ricordare al Parlamento che il contenimento della spesa primaria è il problema centrale della finanza pubblica italiana e che non si è fatto abbastanza nella manovra per il 2008. Dal 1o gennaio al 30 settembre di quest'anno, quindi dall'entrata in vigore della legge finanziaria per il 2007, 40 milioni di contribuenti italiani hanno pagato 271 euro in più a testa. Viceversa, la sinistra massimalista e l'Unione, l'anno scorso, ci dicevano che le buste paga degli italiani sarebbero state più capienti. Perché è stata detta questa bugia? La teoria del sospetto, la bugia sono elementi tipici di regimi massimalisti e comunisti e dei loro amici «di merenda».
Il gettito fiscale, escluso quello garantito dalle imprese, è cresciuto di 11 miliardi di euro, 8,5 miliardi versati nelle casse dell'erario e 2,5 pagati agli enti locali regionali e comunali. I dati vengono dal bollettino fiscale del Ministero dell'economia, non da noi. Li fornisce il Ministero dell'economia, che in certi momenti sa fare la diagnosi.
Nel complesso, nei primi nove mesi dell'anno, il maggior gettito tributario è stato superiore ai 15 miliardi. Il Governo ha interamente dilapidato tale gettito aggiuntivo con due decreti-legge sui «tesoretti», quello di luglio e quello collegato alla legge finanziaria. Vale a dire che si è mosso in direzione diametralmente opposta a quella indicata dall'Europa e dal buonsenso. Infatti, il patto di stabilità prevede che ogni euro di maggior gettito vada a riduzione del deficit. Quindi, il Governo si è mosso in direzione contraria ad ogni principio economico. Infatti, ho detto che si è comportato come un medico che di fronte ad un paziente con una gangrena ad una gamba, gli amputa un braccio.
Non si fa così, siamo di fronte ad un clamoroso errore economico. Ha già tassato maggiormente i cittadini per aumentare la spesa. Lo slogan di questo Governo è: tassa e spendi. In altre parole si è comportato come quel padre di famiglia fortemente indebitato che, di fronte ad un aumento di stipendio o ad una gratifica, lo spende tutto per il nuovo telefonino, invece di ridurre le rate del suo mutuo.
È per tali ragioni che nella sostanza il Commissario europeo Almunia sospende il giudizio sul disegno di legge finanziariaPag. 9per il 2008. Non gli piaceva il testo originario arrivato in Parlamento e gli piace ancora meno, e non fa nulla per nasconderlo, ora che le «forze del male», del massimalismo, antipopolari hanno fatto in modo di peggiorarla ulteriormente.
Anche il giudizio del Governatore Draghi è estremamente negativo. Non sfrutta, secondo Draghi, il favorevole andamento delle entrate per accelerare la riduzione del debito, non restituisce ai contribuenti una quota significativa degli aumenti del gettito. Non solo, i progressi della riduzione degli squilibri di bilancio sono modesti e senza la destinazione del tesoretto al ripiano del deficit si metterebbe a rischio l'obiettivo del pareggio di bilancio. Non c'è, peraltro, neanche un taglio consistente delle tasse sui lavoratori e sulle imprese. Non c'è un freno alla dinamica della spesa pubblica, cresciuta negli ultimi anni ad un tasso reale annuo del 2-2,5 per cento. La manovra 2008 comporterà, secondo la Banca d'Italia, un aumento netto delle spese di quasi 4 miliardi di euro rispetto al tendenziale e queste dinamiche sono difficilmente compatibili con gli obiettivi di medio termine delineati nella nota di aggiornamento del DPEF.
Tra le tante cose non fatte c'è la mancata eliminazione del fiscal drag, così che anche gli sconti sull'ICI e sugli affitti previsti nella legge finanziaria rischiano di essere negativamente compensati dal drenaggio fiscale. Il prossimo anno saremo qui a dire che le nostre famiglie pagheranno ancora più tasse e avranno le buste paga sempre più magre.
Pertanto, onorevoli colleghi, abbiamo bisogno di una svolta veramente consistente. Dobbiamo cercare di sottrarci a questa Italia dell'assistenzialismo e dei sindacati, che la fanno sempre da padroni. L'articolo 12 di questo decreto-legge, collegato alla legge finanziaria, ne è la riprova, con lo stanziamento di 150 milioni di euro per i 47 mila esuberi nel mondo della scuola; con l'articolo 15 si stanzia un miliardo di euro per i contratti della pubblica amministrazione; con l'articolo 21 si investe nelle case popolari senza criterio, magari poi per darle agli extracomunitari. Con l'articolo 24...
LUANA ZANELLA. Ma che razza di socialista sei?
PRESIDENTE. Onorevole Barani, la invito a concludere.
LUCIO BARANI. È finito il tempo a mia disposizione, Presidente?
PRESIDENTE. Ha ancora quaranta secondi.
LUCIO BARANI. La collega mi chiede che razza di socialista sono: vieni a prendere ripetizioni di socialismo e lascia perdere il massimalismo!
Signor Presidente, l'Italia va male per queste persone che vogliono dare lezioni e non sono in grado di darle, proprio per incapacità. Abbiamo bisogno di rilanciare il Paese. Quando i socialisti erano al Governo di questa nazione, siamo diventati la quinta potenza economica. C'è un comune sentire secondo cui si stava meglio negli anni Novanta che non adesso, perché non c'era questa sinistra massimalista che tanto male fa all'economia italiana e lo dimostra tutti giorni, perché odia il ceto medio, odia tutte le categorie che producono (i liberi professionisti) e cerca, seguendo il motto «tanto peggio, tanto meglio», di far stare tutti male, perché questo è il suo senso di giustizia economica e sociale, che noi non condividiamo.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti della Scuola media statale «Gioacchino da Fiore», di Isola Capo Rizzuto (Crotone), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, il gruppo dei Verdi voterà a favore della conversione in legge del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, riguardante interventiPag. 10urgenti in materia economico-finanziaria per lo sviluppo e l'equità sociale.
Si tratta di un provvedimento pesante, importante: un collegato alla legge finanziaria che contiene misure di carattere espansivo e sviluppa i propri effetti principalmente già nell'anno in corso. Esso si inserisce coerentemente nella politica economica e finanziaria del Governo, che continua a perseguire gli obiettivi annunciati fin dall'inizio: risanamento, equità e sviluppo.
È un provvedimento che prevede interventi di tipo espansivo, così come il decreto-legge n. 81 dello scorso luglio, orientati all'equità sociale e alla promozione dello sviluppo, cui si accompagnano importanti misure per il contrasto del cambiamento climatico, per la protezione dell'ambiente e per il rispetto del Protocollo di Kyoto.
Riprenderò alcune delle argomentazioni che ho già illustrato nell'intervento svolto nel corso del dibattito sulle linee generali e riprese dal collega Bonelli in sede di dichiarazione sul voto di fiducia. Innanzitutto, il Parlamento e il Paese dovrebbero rallegrarsi dello strepitoso risultato raggiunto, di fatto, da questo tanto criticato Governo e dalla maggioranza che lo sostiene in pochissimo tempo: un extragettito che, negli anni 2006 e 2007, è stato enorme e imprevisto, frutto, anche se non esclusivamente, delle politiche di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale. Vi è stata, colleghi, un'azione di recupero della base imponibile che è stata condotta con determinazione, continuità ed evidente efficacia.
È interessante rilevare un dato: circa un terzo delle maggiori entrate sono derivate dall'adempimento spontaneo da parte dei contribuenti, che forse hanno capito che nessun condono li avrebbe soccorsi e che hanno percepito un mutamento di orientamento della politica fiscale; pertanto, hanno agito di conseguenza, riposizionandosi lungo le linee e i percorsi della legalità.
Tuttavia, è inutile nasconderci un altro dato drammatico: l'evasione in Italia rimane a un livello altissimo, inaccettabile, il doppio rispetto ad altri Paesi europei come Francia, Gran Bretagna, Germania e addirittura quattro volte superiore all'Austria, all'Olanda o all'Irlanda.
I dati sono stati illustrati ripetutamente dai miei colleghi, ma fa riflettere il fatto che forse sono pari a 100 miliardi di euro all'anno le entrate che mancano al fisco; è una somma enorme! Se tali risorse fossero recuperate, come è necessario, da una parte consentirebbero un congruo e deciso abbattimento del carico fiscale, dall'altra parte la possibilità di mettere definitivamente in ordine, seppur progressivamente, i nostri conti.
Per ora, ci accontentiamo dei 35,8 miliardi a disposizione in più rispetto al 2005. Si tratta, infatti, di un incremento del 30 per cento, che ha consentito la riduzione dell'indebitamento netto, l'avvio di una concreta e vera riduzione della pressione fiscale di tipo strutturale, la redistribuzione delle risorse, con speciale attenzione, come è doveroso, alle fasce deboli, nonché l'apprestamento di misure, più volte illustrate, di incentivazione alla crescita economica.
Il provvedimento in esame, alla luce delle necessità e delle caratteristiche peculiari del nostro Paese, interviene su questioni cruciali e pressanti di ordine economico, sociale e ambientale, che non sono ulteriormente rimandabili. È da quando sono piccola che ascolto ragionamenti in base ai quali le classi sociali che pagano le tasse, che lavorano in virtù di un rapporto di lavoro dipendente e che, quindi, non possono certo evaderle (se non marginalmente con fantomatici doppi lavori e così via), devono aspettare il risanamento e la buona armonia del mercato per poter finalmente godere di miglioramenti salariali e delle loro condizioni di vita. Non se ne può più!
È stato illustrato anche ieri, in quest'Aula, il fatto che i nostri salari sono a un livello basso, inaccettabile, inferiore rispetto a quello di tutti i Paesi dell'area dell'euro. Abbiamo un ben dannarci anche noi sul discorso delle pensioni, che devono essere garantite il più possibile ai giovani e ai lavoratori impiegati nell'ambito deiPag. 11settori usuranti. Se la base salariale è bassa, poi, è del tutto evidente che la pensione sarà rapportata, comunque, a un plafond basso: onorevoli colleghi, per questo motivo bisogna intervenire anche a tale livello.
Certo, non piacerà alla Banca d'Italia e nemmeno alla Confindustria che quasi 3 miliardi di euro vengano destinati a interventi di carattere sociale. Probabilmente, esse avrebbero preferito, ancora una volta, rimandare a chissà quando questo tipo di politiche, confidando negli equilibri automatici del mercato. Il Governo, però, ha adottato una scelta diversa: è stato, così, predisposto il «pacchetto casa», sono stati stabiliti il rifinanziamento dei servizi educativi per l'infanzia (non solo i nidi aziendali) e il rimborso monetario per gli incapienti (ovviamente ancora insufficiente, ma è comunque un inizio), è stato integrato il Fondo delle politiche sociali e sono state reperite risorse per i talassemici, gli emofilici e i soggetti danneggiati a seguito di vaccinazioni obbligatorie. Ben 402 milioni di euro sono stati destinati al settore scolastico (a tal proposito, ho anche sentito che sono state avanzate critiche in quest'Aula: roba da matti!); sono stati previsti 910 milioni euro per il ripristino dei contributi agli organismi internazionali per la pace e la cooperazione (ciò si inserisce nelle previsioni dei trattati e negli impegni internazionali, che non erano stati pienamente onorati) e un anticipo di 1.000 milioni di euro a copertura del rinnovo dei contratti del pubblico impiego (che non capisco perché non si dovrebbero rinnovare!).
Ricordo, altresì: l'importante decisione di istituire quattro Parchi nazionali in Sicilia; la norma sulla moratoria rispetto alla privatizzazione delle acque (iniziativa che, tra l'altro, mi sembra sia anch'essa condivisa, non soltanto da parte della maggioranza); le norme volte a dare seguito al Protocollo di Kyoto (anch'esso costituente un grande impegno indispensabile per contrastare i mutamenti climatici e dare ulteriore impulso alle politiche ambientali).
Ricordo, ancora, l'articolo 34 - anche questo, mi auguro, condiviso - che estende alle vittime del dovere, della criminalità organizzata e ai loro familiari i benefici previsti per le vittime del terrorismo: ieri, al riguardo, è stato accettato dal Governo un ordine del giorno in tale direzione. Bisogna intervenire per ricomprendere tali soggetti nella norma in maniera esplicita, prevedendo appunto che le vittime di mafia ricevano lo stesso trattamento.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, concludo: mi sembra che quest'anno, a differenza di altri confronti sul piano della manovra finanziaria, non emerga ancora un quadro di reale alternativa delle scelte politiche. Se si leggono e si interpretano le proposte avanzate anche con gli ordini del giorno, si rinvengono proposte di tipo espansivo e di spesa, non proposte volte al rilancio, né che costituiscano una politica economica e finanziaria alternativa.
Signor Presidente, ho concluso il mio tempo e pertanto chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Onorevole Zanella, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, il decreto-legge che oggi ci accingiamo a convertire, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia, non potrà certo essere votato favorevolmente da Forza Italia.
I motivi sono molti, ma sono riconducibili a tre motivazioni specifiche. Il provvedimento è inopportuno, irricevibile sotto forma di decretazione d'urgenza, mal predisposto dal Governo e decisamente peggiorato a seguito del passaggio nell'altro ramo del Parlamento.Pag. 12
Esso è inopportuno perché le prospettive non certo rosee, che ieri il Ministro Padoa Schioppa ci ha confermato in Commissione bilancio, non fanno certamente pensare che le maggiori entrate possano essere utilizzate per aumentare la spesa pubblica, in particolare la spesa corrente.
Un Paese con il più elevato debito pubblico tra i Paesi dell'area euro molto più responsabilmente avrebbe dovuto destinare tali maggiori entrate alla riduzione del debito o, quanto meno, all'abbassamento di una ormai insopportabile pressione fiscale. Peraltro, la destinazione delle maggiori entrate a «deconto» del debito pubblico era stata decisa da voi in uno dei primi commi della legge finanziaria dello scorso anno.
Per quanto riguarda la seconda motivazione, il provvedimento è irricevibile sotto forma di decreto-legge, perché il ricorso o, meglio, l'abuso di tale forma di legislazione d'urgenza è ormai diventato un fatto cronico di questo Governo e di questa maggioranza. Basta pensare che, dall'inizio di questa legislatura, il Parlamento per il 60 per cento della sua attività è stato impegnato a convertire decreti-legge del Governo, peraltro quasi sempre senza avere la possibilità di intervenire sul testo, ricorrendo il Governo quasi sempre alla questione di fiducia.
Nonostante che recentemente la Corte costituzionale abbia ammesso la possibilità di dichiarare l'illegittimità costituzionale dei decreti-legge adottati in evidente carenza dei presupposti che ne sono alla base, il Governo, che dovrebbe essere il primo a rispettare le norme e le leggi, come la legge n. 400 del 1988, che prescrive che i decreti-legge debbano contenere misure di immediata applicazione, non lo fa.
Passiamo ad analizzare velocemente alcuni aspetti di questo decreto-legge. La maggior parte degli articoli - come gli articoli 5-bis, 16 e molti altri - producono i loro effetti in un tempo dilatato rispetto all'entrata in vigore del decreto-legge. Ciò è chiaramente in assoluto contrasto con i principi della decretazione d'urgenza.
Per quanto concerne la terza motivazione, il provvedimento è stato mal predisposto dal Governo ed è stato decisamente peggiorato dopo il passaggio in Senato. Signor Presidente, colleghi, il decreto-legge interviene in diversi settori dell'ordinamento, senza procedere ad adeguate forme di coordinamento con la vigente disciplina, talora, peraltro, di recente adozione. Esso addirittura evita o dimentica di non abrogare le norme anteriori, indirettamente private di ogni effetto.
Vi sono errori materiali, formali e di copertura. Basti pensare, ad esempio, che l'articolo 26, comma 4, recita testualmente a decorrere dall'anno 2007. Ciò significa che si tratta di una norma a regime valida anche per gli anni successivi, ma la copertura è prevista solo per il 2007, perché, come ci aveva detto anche il Ministro, il decreto-legge produce i suoi effetti nell'esercizio 2007. Dunque, probabilmente, caro sottosegretario, sarebbe stato più corretto sostituire le parole: «a decorrere dal 2007» con le parole: «per il 2007». Sarebbe stata certamente una maniera più corretta e più chiara di legiferare.
Non intendo utilizzare - lo ripeto - tutto il tempo a mia disposizione, anche perché molto è stato detto su questo decreto-legge. Abbiamo spostato l'appuntamento del confronto sulla legge finanziaria, che inizierà la settimana prossima in Commissione.
Vorrei svolgere una considerazione conclusiva, signor Presidente, che tuttavia ritengo sia la più importante, per motivare le ragioni del nostro «no», del nostro voto contrario: mi riferisco al fatto che il decreto-legge in esame costituisce la dimostrazione più chiara della debolezza dell'attuale Ministro.
Si registra uno scarto enorme tra l'immagine che il Ministro riesce a trasmettere di sé, di tecnico competente e responsabile, e la realtà, che risulta decisamente assai deludente: è un dato che dovrebbe allarmare tutto il Parlamento e, più in generale, l'intero Paese, al di là delle collocazioni politiche.
Se si escludono - lo ha detto l'onorevole Zanella - alcune misure dirette adPag. 13assicurare la realizzazione di investimenti infrastrutturali e, tuttalpiù, la previsione di interventi a favore dei cosiddetti incapienti e dei soggetti talassemici, il decreto-legge sottoposto alla nostra attenzione è nato, nel testo presentato dal Governo, come la sommatoria di microinterventi settoriali, senza alcuna logica, se non la necessità di rispondere alla pressione di diversi Ministri e di varie lobby.
Si tratta di pressioni che, in altri tempi, il Ministero dell'economia e delle finanze, che dispone di strumenti assai più potenti degli altri dicasteri, riusciva a gestire e a contenere. L'attuale Ministro ha, invece, rinunciato a svolgere il ruolo decisivo che la normativa gli affiderebbe e si è limitato ad assecondare le sollecitazioni dei suoi colleghi, assai più forti sul piano politico.
Il Paese non può, tuttavia, tollerare un Ministro così debole: vi sono questioni che devono essere affrontate e non possono essere ulteriormente differite, sia per quanto concerne una più sana gestione della finanza pubblica, sia per quanto riguarda le scelte di carattere strategico da adottare per rafforzare i tassi di sviluppo dell'economia.
Su tali temi - e mi limito sommariamente a richiamare la necessità di ridurre la pressione fiscale, la revisione degli strumenti di intervento a sostegno del sistema produttivo, la riduzione del divario territoriale tra nord e sud - non conosciamo le intenzioni del Ministro.
Ieri il Ministro Padoa Schioppa ci ha raccontato tante cose, ma si limita a svolgere la funzione di osservatore passivo, sostanzialmente inerte rispetto alle responsabilità che gli competerebbero e alla gravità della situazione che lui stesso teme possa deteriorarsi, in particolare - lo ha riferito ieri - per quanto concerne le prospettive di crescita del prodotto interno lordo. Questo credo sia il dato più preoccupante, che supera di gran lunga, per gravità, il contenuto delle diverse disposizioni recate dal provvedimento in esame, che supera anche i tre punti affermati in premessa (il decreto-legge in esame era inopportuno, era irricevibile sotto il profilo dell'urgenza, è mal predisposto e presenta anche punti formulati male): il fatto più grave è costituito dall'incertezza di un Governo e di un Ministro che, anziché formulare ragionamenti a largo respiro, hanno concepito un decreto-legge che altro non è che la distribuzione di risorse e risposte piccole alle richieste dei Ministri.
Pertanto, questi sono i motivi, signor Presidente e onorevoli colleghi, per i quali il voto del gruppo Forza Italia sarà contrario, perché riteniamo che il decreto-legge in esame costituisca un danno per il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, ieri in Commissione bilancio abbiamo iniziato l'esame della relazione introduttiva del disegno di legge finanziaria per il 2008.
Ai lavori in Commissione Bilancio ha partecipato anche il Ministro dell'economia e delle finanze che, con grande senso di responsabilità, riferendosi alla nota di aggiornamento al DPEF, ci ha detto con chiarezza che nel prossimo anno i dati macroeconomici subiranno un certo tipo di flessione. Tale previsione è stata formulata in virtù dei dati e delle considerazioni forniti da istituti di ricerca economica nonché dalla Commissione europea. La crescita del Paese, che avevamo preventivato con la nota di aggiornamento all'1,5 per cento, viene rivista dalla Commissione europea all'1,4 per cento. L'indebitamento netto previsto al 2,2 per cento per l'anno 2008 avrà un incremento pari allo 0,1 per cento, salendo quindi al 2,3 per cento. È chiaro, pertanto, che la discussione che stiamo affrontando questa mattina sul decreto-legge collegato alla manovra finanziaria, detto impropriamente fiscale, pone davanti a noi un problema. La riflessione che dobbiamo svolgere riguarda gli interventi sviluppati dal Governo con il decreto-legge n. 81 del 2 luglio scorso e con questo decreto-legge che ha utilizzato una somma importante dell'extragettito.Pag. 14
Ritengo, inoltre, che sulla natura stessa dell'extragettito abbiamo il dovere di fare alcune considerazioni. Le risorse aggiuntive, infatti, non sono derivate solo dalle iniziative assunte sull'evasione e sull'elusione fiscale. Vi è sicuramente una parte significativa e importante di queste maggiori entrate che è dovuta alla crescita del Paese (riconfermata per questo anno all'1,9 per cento), ma sicuramente - perché non dirlo con altrettanta chiarezza - una parte deriva dalla manovra finanziaria che abbiamo attuato nello scorso anno e da quella prevista per questo anno.
Il problema, come hanno sottolineato anche i colleghi intervenuti precedentemente, è come poter utilizzare questo extragettito fiscale. Esistono ovviamente filosofie diverse che sono state espresse in modo estremamente chiaro e probabilmente anche con un po' di demagogia, dovuta soprattutto alla polemica politica che in questi giorni e nei mesi precedenti ha influenzato il dibattito istituzionale parlamentare. Da parte di alcuni si sostiene, ad esempio, che sarebbe opportuno che questo extragettito fosse utilizzato per abbattere il debito o il deficit pubblico. La nostra opinione di socialisti veri, e non di socialisti che hanno semplicemente ed esclusivamente il fiore all'occhiello, è quella di coloro che hanno realmente a cuore le sorti di questa nostra realtà nazionale, che guardano con grande interesse anche al sistema sociale, alle garanzie sociali, a quello che è il DNA della cultura socialista. È necessario rivedere qualcosa e intervenire nei riguardi dei più deboli per fare in modo che possano e debbano poter avere delle garanzie.
La scelta fatta dal Governo, che noi condividiamo, è quella di continuare a portare avanti una politica diretta al risanamento finanziario ed economico e volta ad incidere sulla competitività del Paese, che oggi presenta sicuramente delle situazioni di difficoltà. Occorre, quindi, capire come si può e si deve intervenire nel prossimo futuro affinché la competitività, collegata alla produttività del Paese (al riguardo, vi sono responsabilità oggettive e soggettive del mondo imprenditoriale), possa essere riavviata. D'altronde, bisogna continuare una politica di riequilibrio sociale che negli ultimi tempi, in particolare nell'ultimo periodo, ha incontrato grandissime difficoltà.
I dati a nostra disposizione, relativi al 2006 e, quindi, certamente non riferibili all'attuale Governo, rivelano che la povertà in Italia è aumentata, sia la povertà assoluta sia quella relativa, che tale aumento è riferibile in particolar modo al Mezzogiorno d'Italia, e che la povertà aumenta soprattutto con l'espansione del nucleo familiare, in modo particolare se all'interno di una famiglia vi è un portatore di handicap o un anziano. Allora, si pone un problema serio a questo Parlamento: come tentare di dare delle risposte affinché si possa cominciare ad invertire la tendenza, e come fare in modo che si possano in buona sostanza rideterminare le condizioni per uscire dal sistema della povertà assoluta e della povertà relativa.
Sembra poco, ma gli interventi realizzati con il decreto-legge n. 81 del 2007 e quelli previsti dal decreto-legge in esame - come confermano alcuni istituti di ricerca, per esempio l'ISTAT, nelle audizioni preliminari all'esame del disegno di legge finanziaria per il 2008 - ed in particolare la misura dei centocinquanta euro dati agli incapienti, hanno prodotto e produrranno un effetto positivo sulla povertà assoluta nel nostro Paese.
Allora, è giusto intervenire? È questo l'interrogativo che ci dobbiamo porre. Mi chiedo se sia giusto che vi sia un grande sforzo da parte del Governo affinché si possa incominciare ad invertire la rotta, prendendo atto del fatto che la povertà agisce in modo forte e si avverte tra i cittadini italiani, perché il disagio è forte. È giusto che si intervenga in questa direzione?
Noi riteniamo che sia stato giusto, come ritengo che sia giusto, in virtù delle considerazioni precedenti, rilanciare il sistema produttivo del Paese.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LELLO DI GIOIA. Il rilancio del sistema produttivo - arrivo alle conclusioni,Pag. 15signor Presidente - passa attraverso gli investimenti soprattutto nelle opere infrastrutturali. Mi riferisco ai 3 miliardi e 100 milioni di investimenti per quanto riguarda l'ANAS e le ferrovie, e agli investimenti relativi al piano degli alloggi, considerato che per oltre dieci anni un piano simile non era stato avviato.
Come socialisti, come radicali, ma soprattutto come socialisti veri e riformatori crediamo che il provvedimento in esame vada nella direzione giusta, e per questo motivo voteremo a favore dello stesso (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Verdi - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghe e colleghi, l'Italia dei Valori è intervenuta nel dibattito sulla conversione in legge del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, in modo approfondito nella discussione sulle linee generali e in modo eminentemente politico nella discussione sulla questione di fiducia posta sul maxiemendamento. Quindi, in questo momento ci limiteremo a richiamare solo alcuni scarni punti relativamente al decreto-legge nel suo complesso.
Ribadiamo che non possiamo esaminare tale decreto-legge se non alla luce della manovra complessiva che comprende - com'è noto - il disegno di legge finanziaria, che dalla prossima settimana sarà discusso in Commissione bilancio e il provvedimento sul welfare che è già - credo - in dirittura di arrivo in Commissione lavoro.
Pertanto, non possiamo che cominciare da alcuni presupposti, tra i quali il fatto che la lotta all'evasione fiscale, che complessivamente emerge da questi provvedimenti, è un punto fondamentale avviato dal Governo.
Al di là delle discussioni sull'entità della cifra, che è effetto del miglioramento della tax compliance da parte dei cittadini, è evidente che comunque la decisione di assicurare che non vi saranno condoni di nessun genere e una serie di interventi di tipo operativo, come quelli in corso sull'anagrafe tributaria nonché quelli che consentono indagini sui conti bancari e sulle attività bancarie in modo più rapido, stanno producendo effetti positivi.
Il vero problema riguarda la destinazione degli effetti positivi ed è chiaro che, in una coalizione variegata come la nostra, le opinioni su questo punto possono anche essere diverse. È chiaro che noi, come Italia dei Valori, avremmo preferito che si fosse destinato molto alla riduzione del debito pubblico, che certamente dà vantaggi nel tempo, ma non offre vantaggi di cassa immediati, e avremmo preferito, quindi, che in aggiunta si operasse sulla spesa pubblica, in particolare sulla spesa corrente.
Dobbiamo anche avere il coraggio di dire che il Governo e la maggioranza hanno restituito risorse alle spese per investimenti, vale a dire alle spese in conto capitale, in particolare alle infrastrutture. Infatti, colleghi, se analizziamo i dati, è facile rendersi conto che nel passato c'era stato chi predicava l'idea che l'infrastrutturazione del Paese fosse la questione principale da affrontare, ma, dal 2003 fino al 2005, lo stesso ha ridotto drasticamente le spese in conto capitale del nostro Paese.
È evidente che siamo di fronte ad un'incoerenza rispetto ad una dichiarazione mediatica. Le «castagne sul fuoco» sono state lasciate a questo Governo, che, invece, è intervenuto in misura massiccia - parliamo di svariati miliardi di euro - per impedire che i cantieri aperti con tanto semplicismo e tanta faciloneria - anzi, non era faciloneria, era calcolo ben preciso! - potessero procedere ed andare avanti.
In tal senso, da due anni, il Governo e la maggioranza spingono molto nella direzione di rafforzare le spese in conto capitale, per investimenti. Cionondimeno, avremmo preferito che anche in questa manovra complessiva vi fosse più spazio per la riduzione dei costi della politica, e non rinunceremo nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria a proporre aPag. 16quest'Assemblea ulteriori modifiche che portino ad una riduzione di quei costi.
Certamente del provvedimento oggi al nostro esame non ci è piaciuto il fatto che il Governo fosse partito con l'idea di ridurre i costi dei contributi destinati all'editoria del 7 per cento e, invece, la riduzione definitiva sarà molto più contenuta: solo il 2 per cento. Addirittura vi è qualcuno che ritiene che l'area di tale contribuzione dovrebbe essere persino ampliata.
Noi avremmo voluto, invece, riportarla alla percentuale originaria perché riteniamo che questi contributi servano, in larga parte, a tenere in piedi testate che, spesso, non hanno alcun significato e che forse, non sono lette neppure da chi le redige.
Sono previsti, comunque, anche interventi che giudichiamo molto positivi, a partire da quello volto a favorire l'estinzione anticipata, da parte degli enti locali, di mutui e prestiti obbligazionari che, in una situazione in cui non si conosce ancora l'effetto dei mutui ancorati ai derivati, potrebbe essere una misura importante.
Ci sono, poi, interventi di cui siamo effettivamente orgogliosi, ad esempio quelli che riguardano le politiche abitative; in particolare vengono complessivamente destinati 650 milioni di euro per riavviare, anche a livello locale, una serie di progetti che erano fermi e che permetteranno di dare delle risposte, ancorché parziali, sia a coloro che avevano degli sfratti esecutivi, sia a parte della nostra popolazione, dei nostri cittadini a più basso reddito, che hanno bisogno di soddisfare un'esigenza primaria come quella dell'abitazione.
Naturalmente esprimiamo qualche riserva sul fatto che, ad esempio, una notevole parte delle risorse sia stata destinata ad interventi in materia di pubblico impiego senza che questi fossero ancorati a criteri di produttività. Ritengo si tratti, comunque, di un problema ineludibile che questa maggioranza, nel suo complesso, deve affrontare, in particolare riguardo al tema della mobilità del pubblico impiego. Si dovrebbero prevedere interventi che portino comunque ad una riduzione. Il Ministro Nicolais aveva in cantiere un provvedimento che, mi pare, non sia stato ancora approvato e che credo fosse finalizzato proprio a ridurre il peso sul bilancio del personale dello Stato.
Vi è un'altra norma che desta perplessità: quella che rinvia al 2012 il passaggio al sistema digitale. Non ci piace perché non dimentichiamo che il passaggio al sistema digitale è previsto da un'ormai lontana sentenza della Corte costituzionale alla quale non ci si è ancora adeguati e temiamo che, in realtà, i problemi tecnici, che indubbiamente saranno presenti, faranno sì che al 2012 vi sarà un ulteriore rinvio. Ritengo che ciò non sia accettabile: non è accettabile che si indicano nuove gare per aggiudicarsi le frequenze quando vi erano frequenze già assegnate e chi ne aveva diritto non può utilizzarle.
Crediamo, pertanto, che questa maggioranza debba intervenire ancora una volta sul punto al fine di approvare una misura di natura transitoria che dia immediata attuazione a quella sentenza della Corte costituzionale.
Siamo lieti che vi sia stato un intervento massiccio (che sarà ulteriormente disciplinato anche nella legge finanziaria) a favore di coloro che sono stati gravemente danneggiati da problematiche di natura medica: parlo del risarcimento ai soggetti emotrasfusi, così come a coloro che sono danneggiati da vaccinazioni.
Vorrei aggiungere (in quanto è oggetto di un ordine del giorno accolto ieri dal Governo) che si potrà ragionare, mi auguro già durante l'esame del disegno di legge finanziaria, per l'estensione anche ad altri danneggiati altrettanto gravi, che attendono da cinquant'anni di vedere riconosciuta la gravità della loro infermità. Mi riferisco a coloro che hanno subito gli effetti del talidomide, che ha provocato la nascita di bambini focomelici, ossia privi di uno o più arti o con delle malformazioni gravi agli stessi.
PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, concluda.
Pag. 17
ANTONIO BORGHESI. Concludo, signor Presidente. Per quanto riguarda i servizi pubblici, bisogna completare l'opera, non basta la moratoria sui servizi idrici. È importante anche la previsione del fondo per le zone di confine e l'intervento per gli incapienti, del quale siamo orgogliosi, perché permetterà di abbassare la soglia di povertà delle famiglie.
In conclusione, quindi, per le motivazioni che ho espresso, Italia dei Valori esprimerà voto favorevole sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, sia chiaro fin da subito che la Lega Nord è convintamente contraria al contenuto di questo decreto: voterà, quindi, «no» e la forte percezione che abbiamo è che la maggioranza del nostro Paese sia insieme a noi e non lo condivida.
Qual è, però, questa grande maggioranza del nostro Paese? Qual è questa parte del Paese? Non è fatta, certo, dai ladri, dagli stupratori, dagli assassini e dai vari delinquenti che avete salvato con il vostro indulto. Non è fatta, certo, dagli amministratori pubblici incapaci, ai quali quotidianamente date i soldi del nord per ripianare i buchi che hanno creato. Non è fatta, certo, dagli immigrati clandestini ai quali avete aperto le porte del Paese (questi immigrati, sicuramente, sanno arrangiarsi da soli per aprire le porte delle nostre case).
Certamente, invece, questa parte del Paese è fatta da coloro che lavorano, da chi produce il PIL, da chi cerca di sopravvivere alle vostre tasse, alla vostra burocrazia e alle vostre promesse vane. Certamente la parte del Paese che si identifica in questo nostro «no» è composta da tutti coloro che amministrano la cosa pubblica in modo virtuoso.
La parte del Paese che dice «no» a questo decreto è certamente il nord, quello che non vi ha né voluto né votato. «No», quindi, sia alla forma sia alla sostanza di questo provvedimento e per come è giunto, ormai, al termine. Questa volta si è addirittura toccato il fondo, signor Presidente: nulla si è discusso sia in Aula sia in Commissione e questo è uno scandalo!
Perché, comunque, la Lega Nord voterà «no» sul merito e sulla sostanza di questo decreto-legge? Perché, come dice il titolo stesso del provvedimento, vi sono 7,5 miliardi, praticamente un «tesoretto», spesi per uno sviluppo ed un'equità che non ci sono.
Proviamo, quindi, ad analizzare velocemente e in pillole alcuni punti: quale sviluppo ed equità c'è nell'articolo 3 che tratta di TFR? Membri del Governo, il Governatore della Banca d'Italia, Draghi, ve lo ricorda quotidianamente e a me lo insegnava all'ora di ragioneria, vent'anni fa circa, il professor Olivotto: il TFR è un debito. Voi usate questo debito per coprire altri debiti e un debito speso per coprire altri debiti diventa un furto.
Ditemi quale sviluppo ed equità si rinviene nell'articolo 4 che tratta di sanità? Avete perso un'occasione: ancora una volta non prevedete alcuna seria sanzione personale per chi ha portato allo sfascio il proprio sistema sanitario regionale.
Se non esiste meritocrazia, se non esiste un premio per chi è virtuoso e responsabile, perché i nostri assessori veneti, prima Tosi e oggi la Martini, hanno fatto i salti mortali per far tornare i conti, dando comunque buoni servizi sanitari? Che senso ha essere virtuosi in questo Paese se chi non lo è non ne paga mai le conseguenze e, anzi, viene premiato, perché riesce ad acquisire sempre più trasferimenti?
E ancora, quale sviluppo ed equità c'è all'articolo 7, che prevede contributi per le metropolitane? Vi sono 800 milioni: di questi, solo 150 arrivano al nord, mentre ben 650, invece, rimangono al sud (500 per Roma e 150 per Napoli). Il resto delle città della Padania sono state, come al solito, dimenticate.
E persino un vostro sindaco, Chiamparino, si è lamentato e vi accusa, affermandoPag. 18che non avete mantenuto le promesse, che continuate invece a mantenere per il sud.
Passiamo al successivo articolo 8. Anche in questo caso mi domando quale sviluppo ed equità contenga: destinate 100 milioni di euro circa per infrastrutture legate alla viabilità di Reggio Calabria e di Messina. Mi corre l'obbligo di ricordarvi che l'anno scorso, solo dodici mesi fa, avete destinato per le stesse zone 1,5 miliardi per far fronte alla viabilità. Ora, vi saranno altri 100 milioni, e la cosa scandalosa è che saranno gestiti in forma privata, senza bandi pubblici, senza controlli.
Dell'articolo 8 è sconcertante poi il comma 2, ove si stabilisce che per ovviare al dissesto di 11,5 chilometri della Salerno-Reggio Calabria, verranno trasferiti 7 milioni di euro per semafori, cartelli e passaggi pedonali. Come ha ricordato il mio collega della Lega Nord Massimo Garavaglia l'altro giorno, se facessimo un semplice conto risulterebbe che vi sarebbe un semaforo ogni 20 metri; e se invece si destinassero questi 7 milioni per passaggi pedonali, vi sarebbero 200 mila strisce pedonali, 200 mila strisce di vernice con le quali si potrebbero dipingere praticamente tutte le strade del Paese. E il tutto erogato in base a una trattativa privata, e questo è scandaloso.
Quale sviluppo ed equità c'è poi all'articolo 24, che destina ancora soldi per coprire i buchi dei comuni in dissesto: ancora trasferimenti per pagare debiti contratti da amministratori incapaci! Ma esiste per voi - ci si chiede spontaneamente - il principio della responsabilità? Esiste per voi il principio della meritocrazia? Saranno 150 milioni di euro che, così facendo, andranno a premiare il cattivo operato di chi poi a livello locale chiederà e otterrà sempre maggior consenso, perché, anche se ha amministrato male, ha ottenuto trasferimenti maggiori.
E quale sviluppo ed equità sono previsti all'articolo 27 o all'articolo 43, che prevedono di stabilizzare in Calabria e in Campania i lavoratori socialmente utili e consentire assunzioni anche in soprannumero? Che senso ha, ditemi, assumere solo per dare occupazione e non lavoro? Che necessità ha di assumere ancora la Calabria, che, raffrontata alla Lombardia come amministrazione regionale, ha sei volte il numero dei dipendenti, o la Campania, che, sempre in proporzione, raffrontata alla Lombardia, ne ha il triplo?
E ancora: altre assunzioni facili all'articolo 27-bis, un regalino da parte del Senato: assunzioni prive di concorsi, per aiutare gli amici degli amici, per aumentare il numero dei forestali al sud. Ma se oggi vi sono più forestali rispetto al Canada, pur avendo un'estensione forestale ben inferiore, a che cosa serve assumerne ancora? E poi del resto, inevitabilmente, i parchi al sud d'estate comunque bruciano.
Signor Presidente, quale sviluppo e quale equità ci sono all'articolo 36, intitolato: «Programma di interventi connessi alle celebrazioni per il 150o anniversario dell'Unità nazionale»: 140 milioni da spendere subito per un anniversario che arriverà nel 2011! Nemmeno i brasiliani, l'ho detto ieri, per il loro carnevale sono tanto goliardici e spreconi; e intanto il Paese non arriva a pagare le bollette a fine mese.
Sviluppo ed equità questo Governo purtroppo non ce li darà mai. Allo stesso modo mai ci garantirà su un altro tema chiesto a gran voce dal Paese, quello della sicurezza, signor Presidente. Oggi si cerca di colmare questo vuoto solo da parte degli amministratori locali. Per questo mette i brividi leggere come un sindaco coraggioso, un sindaco onesto, un sindaco veneto, il sindaco Bitonci di Cittadella abbia ieri ricevuto un avviso di garanzia per usurpazione di funzioni pubbliche: e questo solo perché ha dato disponibilità, in una commissione, a segnalare alle istituzioni competenti eventuali soggetti pericolosi. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Devo dire però che una cosa vera, l'unica verità che il Governo e voi della maggioranza avete detto è che amate i poveri. Li amate veramente: li amate al punto tale che state costruendo un'Italia che in poco tempo sarà composta solo diPag. 19poveri, di tantissimi poveri, tutti uguali, tutti poverissimi, tutti da amare. Da amare così tanto come solo voi della sinistra sapere fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aurisicchio. Ne ha facoltà.
RAFFAELE AURISICCHIO. Signor Presidente, il gruppo di Sinistra democratica voterà a favore del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 159 del 2007, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale, come modificato dal maxiemendamento sul quale il Governo ha posto ed ottenuto la fiducia. Gli interventi emendativi operati dalla maggioranza sul testo approvato dal Senato sono stati molto contenuti e sostanzialmente limitati a quei punti ove si erano evidenziati problemi di copertura finanziaria. In direzione completamente opposta è andato invece il comportamento dell'opposizione, che ha presentato e portato in Aula oltre 600 emendamenti, puntando all'allungamento dei tempi per impedire l'approvazione del provvedimento nei termini prefissati e per impedire l'approvazione, entro il corrente anno, degli altri provvedimenti che compongono la manovra economica: il disegno di legge finanziaria, quello di bilancio, quello sul protocollo relativo a pensioni e mercato del lavoro.
D'altra parte, questa strategia era stata abbondantemente e per tempo annunciata da diversi esponenti del centrodestra - per primo l'ex Ministro dell'economia e delle finanze, onorevole Tremonti - i quali avevano indicato come fosse preferibile giungere all'esercizio provvisorio. Ciò per una ragione tutta politica, assolutamente avulsa dal merito delle misure contenute nei diversi provvedimenti: quella cioè di dimostrare l'incapacità a governare dell'Unione e giustificare così la linea della spallata e del ritorno alle urne.
Questa strategia è stata vanificata e sconfitta: il Governo continua la sua attività e la finanziaria è stata approvata al Senato (per di più senza ricorrere al voto di fiducia, come non accadeva da diversi anni). Vi è dunque una tenuta aritmetica e politica della maggioranza di centrosinistra: un dato, niente affatto scontato in partenza, che determina la stabilità e l'apertura di nuovi scenari politici. Sulla tenuta della maggioranza, noi di Sinistra democratica, insieme con le altre forze della sinistra, vogliamo continuare a scommettere e puntare: ciò al fine di giungere all'approvazione della manovra economica nei tempi previsti e di migliorarne i contenuti in modo da conseguire risultati ancora più favorevoli per il mondo del lavoro, per i giovani precari, per le donne, per i ceti più deboli e per il nostro Mezzogiorno. Vogliamo farlo per onorare fino in fondo il patto dell'Unione e il programma concordato; vogliamo farlo per impedire ritorni all'indietro e perché pensiamo che per la sinistra sia più utile partire da una base di risultati positivi conseguiti nel momento in cui essa, come farà nei prossimi giorni, sceglie percorsi di unità e di rinnovamento.
Oltre che per le ragioni politiche precedentemente evidenziate, voteremo a favore del provvedimento per il suo contenuto, poiché esso amplifica e consolida la manovra espansiva già avviata con il decreto-legge n. 81 dello scorso giugno. Con i due provvedimenti sono state infatti destinati alla spesa risorse per oltre 13 miliardi di euro, di cui 6,5 con il decreto di giugno e 7,5 con quello al nostro esame. Complessivamente, tali provvedimenti hanno consentito di far fronte alle innumerevoli necessità che ci propone l'attuale realtà del Paese per come essa è venuta determinandosi a seguito degli anni di governo della destra.
In questi anni vi è stato uno spostamento di risorse dalle fasce di reddito più basse verso quelle più alte e dal lavoro verso l'impresa e la rendita. Negli ultimi anni, in particolare, come le risultanze dell'indagine pubblicata appena qualche giorno fa hanno evidenziato, il salario annuo medio ha subito una decurtazione consistente, di circa 2 mila euro, e tuttoPag. 20ciò mentre sono smisuratamente lievitati i profitti e le retribuzioni di dirigenti e manager.
Si è, dunque, accumulato un grande disagio sociale con larghe fasce di cittadini che non riescono a reggere il ritmo dei costi della vita, e questo si somma ad una cronica insufficienza di interventi verso l'innovazione, la ricerca, la scuola, l'università, e ad una storica inadeguatezza della dotazione infrastrutturale, che si è aggravata ancor più negli anni di Governo della destra e che adesso mette a rischio la capacità competitiva della nostra economia.
Con questa situazione non c'era alternativa alla scelta di riservare risorse e interventi per sostenere lo sviluppo, per avviare un'azione di redistribuzione del reddito e per venire incontro alle esigenze delle categorie di cittadini più deboli e più in difficoltà.
Tanto più in presenza di una maggiore quantità di risorse affluite alle casse dello Stato per effetto della linea di netto e risoluto contrasto all'evasione e all'elusione fiscale osservata dal Governo.
Le misure contenute nel decreto-legge in esame sono tante ed affrontano molteplici questioni. Voglio segnalarne quattro: l'intervento a favore dei cosiddetti incapienti, che assorbe quasi 2 miliardi di euro e che si somma all'aumento delle pensioni sotto la soglia del minimo; il piano per il rilancio dell'edilizia residenziale pubblica, con cui dopo tanti anni in cui tale tema è stato, di fatto, accantonato e abbandonato si ritorna a finanziare per oltre 500 milioni la costruzione di nuovi alloggi per lavoratori e giovani coppie; gli interventi per 150 milioni nel campo dell'istruzione a favore dell'adempimento dell'obbligo scolastico e, la moratoria per l'acqua, che arresta i processi di privatizzazione in atto ed afferma il carattere pubblico della risorsa idrica.
Infine, esprimeremo un voto favorevole sull'approvazione del provvedimento in discussione perché esso rappresenta un tassello imprescindibile e fondamentale della manovra economica che, dopo i sacrifici dello scorso anno, si propone di dare risposte sul terreno dello sviluppo e dell'equità sociale, senza ricorrere ad aumenti della pressione fiscale.
L'intento è quello di restituire qualcosa ai cittadini e di rimettere al centro il lavoro per dargli nuovamente quella considerazione sociale che dovrebbe avere.
In questa direzione si è orientato l'impegno di Sinistra Democratica Per il Socialismo europeo sia al Senato sia alla Camera nei vari passaggi che hanno riguardato i provvedimenti. In questa direzione continueremo ad impegnarci assieme agli altri gruppi della sinistra (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, il provvedimento che ci accingiamo ad approvare costituisce, anche al di là delle singole misure in esso contenute, un'importante novità di carattere strutturale nella politica economica del nostro Paese.
È, infatti, la prima volta che un decreto collegato alla manovra di bilancio assume caratteri espansivi e redistributivi, piuttosto che essere determinato dalla necessità di far quadrare i conti pubblici.
Con il decreto-legge alla nostra attenzione si distribuiscono risorse per nuovi interventi di spesa nel campo sociale e degli investimenti pubblici per circa 8 miliardi e mezzo di euro, che si aggiungono ai circa 6 miliardi già stanziati nel luglio scorso: nel secondo semestre del 2007, quindi, abbiamo messo in atto una manovra espansiva pari a quasi 15 miliardi di euro, poco meno dell'1 per cento del PIL, dando così combustibile ad un processo di crescita economica e di redistribuzione del reddito.
Ma la cosa più notevole è che questo nuovo indirizzo di politica economica è avvenuto nell'integrale rispetto degli obiettivi di finanza pubblica stabiliti nel DPEF dello scorso anno, anzi addirittura con un'ulteriore accelerazione della riduzione del deficit pubblico.Pag. 21
Questa è la dimostrazione che la tesi da noi sempre sostenuta in contrapposizione alle ricette neo-liberiste, circa la possibilità di conciliare l'equilibrio finanziario con interventi pubblici di sostegno dell'economia e di redistribuzione del reddito, non solo è del tutto praticabile, ma risulta confermata dai fatti.
Tutto ciò è potuto accadere non a seguito di una improbabile serie di fortuite coincidenze, ma grazie ad un preciso indirizzo politico, quello della lotta all'evasione fiscale attraverso l'allargamento della base imponibile e l'emersione delle attività al nero che consentirà di recuperare, nel 2007, una cifra pari ad oltre 20 miliardi di euro.
È grazie alla lotta all'evasione e all'elusione fiscale, che dovrà continuare con altrettanta forza nel prossimo anno, che è stato possibile finanziare, nello scorso luglio, l'aumento delle pensioni minime e basse per tre milioni e mezzo di pensionati e che ora è possibile finanziare, con il provvedimento in esame, ulteriori e significativi interventi sociali. Tra essi ne voglio ricordare soltanto alcuni: la realizzazione di un grande programma di costruzione di case popolari e di alloggi per l'affitto a canone sociale, prioritariamente destinati agli sfrattati; mezzo miliardo di euro destinato alla cooperazione internazionale e allo sviluppo; oltre 2 miliardi di euro destinati al potenziamento delle reti ferroviarie tradizionali e del trasporto pubblico locale; 1 miliardo e 900 milioni di euro a favore dei contribuenti a basso reddito e, oltre a ciò, risorse destinate alla stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili, alla riconversione ambientale e al risparmio energetico, all'elevamento dell'obbligo scolastico, al risarcimento e all'estensione dei benefici per le vittime delle trasfusioni, del terrorismo e della criminalità organizzata.
Per raggiungere tali risultati è stata determinante l'azione unitaria svolta dalla sinistra, dapprima in sede di Governo e poi in sede parlamentare. Le forze della sinistra hanno, in questo importante passaggio, parlato con una voce sola e ciò ha consentito di ottenere significativi risultati concreti a vantaggio dell'equità sociale.
Questo esperimento unitario è oggi solo all'inizio e lo rafforzeremo ancora negli imminenti impegni parlamentari che ci attendono, perché se è vero che con il provvedimento in esame si avvia una politica di redistribuzione, è altrettanto vero che essa è ancora insufficiente ed inadeguata per rispondere seriamente alla grave situazione di emergenza e di sofferenza sociale. In particolare, è urgente che il Governo e la maggioranza diano una risposta più forte a due problemi, ormai insostenibili: quello della precarietà del lavoro e quello dell'aumento dei salari e degli stipendi.
Su tali temi, signori del Governo, vi preannuncio sin d'ora, la presentazione da parte nostra di concrete proposte e mi auguro, per il bene del Paese e della democrazia italiana, che non le sottovalutiate.
In ordine alla precarietà, ieri notte, la Commissione lavoro ha concluso i suoi lavori. Il testo che esamineremo in Aula contiene, dal nostro punto di vista, luci ed ombre rispetto alla proposta originaria. Su alcuni aspetti abbiamo ottenuto importanti e significativi miglioramenti, mentre su altri constatiamo un arretramento, causato anche da comportamenti disinvolti adottati da pezzi della maggioranza che hanno votato insieme al centrodestra, assecondando così le richieste di Confindustria. Per noi la partita non è ancora chiusa, perché le risposte al grave problema della precarietà del lavoro sono ancora parziali ed inadeguate. Pertanto, continueremo in Aula, la prossima settimana, la nostra iniziativa su questo tema.
Invece, sul fronte della redistribuzione del reddito l'impianto delle misure finora adottate si è concentrato prevalentemente sulle fasce più povere della popolazione. Occorre ora estendere tale impianto, per cominciare ad aggredire anche la grande questione delle condizioni del lavoro nel nostro Paese, cominciando da quella salariale.
Sappiamo bene che questo nodo è talmente grande, a causa dell'enorme crescitaPag. 22delle diseguaglianze sociali, che non può essere risolto in un colpo solo, né attraverso un unico strumento risolutivo. Proprio per tale motivo occorre iniziare ad affrontarlo. Inoltre, il riequilibrio del carico fiscale richiede, oltre al proseguimento della lotta all'evasione, anche uno spostamento strutturale del peso tributario dal lavoro verso la rendita finanziaria, attraverso la riduzione dell'imposizione fiscale sui salari e l'aumento della tassazione sui grandi proventi finanziari e speculativi.
Su questo attendiamo risposte ed impegni certi e precisi dal Governo. Infatti, nelle condizioni attuali, una politica di redistribuzione del reddito non è puramente assistenzialistica, ma costituisce la premessa indispensabile per rilanciare un nuovo modello di sviluppo fondato sull'equilibrio sociale e ambientale dell'economia e della società italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto alberghiero Sestio Menas di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Peretti. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, l'UDC voterà contro il provvedimento in esame perché è il tipico esempio (lo stesso vale anche per la legge finanziaria e per il Protocollo sul welfare) del prodotto di una politica debole, nel contesto di una grande fragilità e di grandi problemi del nostro Paese.
Si tratta di un provvedimento di «corto respiro», nel quale vi sono misure che non riescono a travalicare il ciclo elettorale, misure estremamente frammentate e simboliche anche quando sono positive. Mi riferisco, ad esempio, alle misure sugli incapienti e sui lavori socialmente utili che fanno sorgere solo l'aspettativa (che non può essere corrisposta) di poter risolvere in maniera definitiva tali problemi.
Nel nostro Paese si confrontano due linee di pensiero: una (la nostra) che ritiene che la sfida della globalizzazione si vinca con riforme a tutti i livelli, che partano dalla classe dirigente per arrivare fino all'ultimo dei cittadini e che ritiene, pertanto, che soltanto simili riforme possano affrontare la battaglia contro il declino del nostro Paese. Vi è poi un'altra linea di pensiero (politicamente più interessata perché fa parte della linea di pensiero di chi è attualmente al Governo) che ritiene, invece, che vi possa essere un'evoluzione naturale del nostro Paese per risolvere i problemi.
Ciò non è possibile perché il nostro Paese vive una condizione di fragilità e cresce poco. La crescita negli ultimi dieci anni è stata, in media, dell'1 per cento e anche le previsioni di crescita del prossimo anno non sono rosee: si assisterà ad una crescita inferiore all'1,8 per cento, con un dollaro debole, un petrolio a cento dollari al barile, turbolenze internazionali e quindi la crescita sarà ancora più problematica.
Il nostro è anche un Paese molto vecchio (il più vecchio d'Europa) che ha, ogni cento giovani sotto i quindici anni, 141 anziani sopra i sessantacinque. È un Paese, come ha detto anche il Ministro dell'economia e delle finanze, fortemente indebitato, sottocapitalizzato, poco competitivo e poco innovativo, che ha sacche di disoccupazione molto alte e, soprattutto, presenta un'iniqua distribuzione della ricchezza.
Il reddito pro capite è di circa 22 mila euro, tuttavia vi sono anche più di due milioni e mezzo di famiglie povere, più dell'11 per cento. In particolare, il nostro è un Paese che ha una grande questione aperta: il lavoro dipendente, escluso dai dividendi dello sviluppo. In una ricerca di Mediobanca sui primi trentotto gruppi industriali italiani quotati in borsa si afferma che, dal 2002 al 2006, mentre il valore aggiunto è cresciuto di 28 miliardi di euro, la quota di valore aggiunto riservata al lavoro è cresciuta solo di 700 milioni di euro.Pag. 23
Questo è un dato di per sé molto significativo, che definirei drammatico, proprio mentre negli ultimi anni si è verificata una continua perdita di potere d'acquisto da parte del lavoro dipendente. Nel nostro Paese, anche per spiegare il contesto nel quale stiamo lavorando, è di fatto presente una secessione tra nord e sud. Continua ad aumentare, infatti, la differenza tra nord e sud in termini di capacità di produrre brevetti, di capacità scientifica, di spesa in ricerca pubblica e privata, di numero di addetti alle imprese ad alta e media tecnologia e di formazione permanente al livello di istruzione universitaria. Questa è un'altra delle condizioni drammatiche del nostro Paese.
Tale condizione di fragilità rischia di creare tre drammatiche fratture: la prima sociale, come dicevo, tra ricchi e poveri, con i figli che, per la prima volta dopo tanti anni, non hanno più le stesse opportunità dei loro genitori; in secondo luogo, una frattura territoriale tra nord e sud non solo in termini tecnologici, come dicevo prima, ma anche e soprattutto in termini sociali e, infine, una frattura istituzionale tra i cittadini e la classe dirigente.
Fino ad oggi, si è sempre cercato di rimediare a tali problemi utilizzando la pubblica amministrazione e la spesa pubblica. La pubblica amministrazione è stata usata come una sorta di grande ammortizzatore sociale per attutire i problemi di un Paese, come il nostro, che è vecchio, indebitato e poco competitivo. Personalmente, credo che questo schema, confermato nel decreto-legge al nostro esame, debba essere sostanzialmente superato. Servono più meritocrazia, più competizione, più liberalizzazioni, più infrastrutture, è necessaria una riforma del mercato del lavoro capace di distinguere tra la flessibilità e la precarietà; serve una riforma dello Stato sociale, che non solo metta in equilibrio il sistema, ma che sposti un po' di risorse verso gli ammortizzatori sociali.
Per fare tutto ciò, abbiamo bisogno di una profonda revisione dei criteri di spesa, dobbiamo avere la forza politica di distinguere la spesa produttiva e la spesa improduttiva, anche perché quando la spesa pubblica è improduttiva ed inefficace aumentano le diseguaglianze. Quindi, dobbiamo definire le priorità, stanziare più investimenti, più sicurezza, più ricerca, più istruzione. Occorre, finalmente, introdurre nella pubblica amministrazione criteri di valutazione della produttività e la necessaria mobilità.
Credo che non possa più continuare il tacito scambio che vi è stato fino ad oggi tra bassi salari e basse prestazioni. Servono anche più autonomia, più responsabilità nelle decisioni di spesa e, quindi, da una parte è necessario più federalismo fiscale e dall'altra più sussidiarietà.
Invece, anche questa volta, il decreto-legge al nostro esame - ma potremmo già esprimere le medesime valutazioni per quanto concerne il disegno di legge finanziaria per il 2008 - va nella direzione esattamente opposta. Sono norme in genere prive di compiutezza, che non hanno la capacità di guardare al breve e medio periodo. Abbiamo, ad esempio, assistito alla mutilazione del 5 per mille e all'incapacità di porre realmente tale strumento al servizio della ricerca e delle cause sociali. Abbiamo un provvedimento che si caratterizza per la frammentazione e il disordine legislativo e la casualità delle decisioni - se guardiamo bene - consiste in un insieme di decisioni con un unico obiettivo: tenere insieme una maggioranza che, soprattutto al Senato, è politicamente non omogenea.
Si danno segnali fuorvianti in termini sociali: il bonus per gli incapienti - lo ripeto - e i fondi per i lavoratori socialmente utili, limitati al 2007, di fatto illudono le persone, perché creano un'aspettativa di stabilità, sia in termini di lavoro sia in termini di incremento del reddito, che queste misure, proprio perché limitate al 2007, non possono assicurare. Credo che, invece, la grande battaglia debba essere, soprattutto per gli incapienti, quella volta a stabilire un'imposta negativa permanente per poter corrispondere ai bisogni di queste persone che sono oggi in grande difficoltà.Pag. 24
Vorrei chiudere con un'ultima breve considerazione che avremo modo di approfondire successivamente. È evidente che oggi c'è una stretta correlazione fra la qualità delle proposte legislative e, nella fattispecie le proposte di bilancio, l'assetto istituzionale del nostro Paese con la relativa legge elettorale. Noi ci chiediamo, se vi fosse stata un'altra legge elettorale - come la vogliamo noi, magari, con il sistema tedesco - e un altro assetto istituzionale con più poteri al Premier nei confronti dei Ministri, se avremmo assistito alla presentazione in Parlamento di un provvedimento così frammentato, così incoerente e così lontano dagli interessi generali del Paese. Ritengo che questa sia la partita vera e decisiva, in attesa della quale noi confermiamo il voto negativo del gruppo dell'UDC su questo decreto-legge [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e del deputato Garavaglia].