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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 3194-A)
PRESIDENTE. Saluto gli studenti delle classi III, sezioni C e D del Liceo scientifico «Giuseppe Peano» di Marsico Nuovo (Potenza), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, colleghi, siamo di fronte ad un provvedimento che è stato descritto dal Governo nel titolo come «interventi in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale». Noi riteniamo che questo titolo vada cambiato nel seguente: «interventi 'mancia' e per lo sviluppo del deficit». Questa è la sostanza del provvedimento che abbiamo di fronte: un decreto-legge che è stato motivato, come è noto, da motivi di urgenza, ma in realtà è semplicemente uno strumento per estrapolare dalla legge finanziaria alcuni provvedimenti che, come cercheremo di spiegare, non intervengono certo sull'equità sociale, ma si limitano a distribuire un po' di risorse disordinatamente.
Anche con questo provvedimento non si riesce a comprendere qual è il programma di politica economica di questo Governo. Mancano completamente interventi - quelli sì, urgenti - su due materie che Alleanza Nazionale ritiene strategiche, sia per lo sviluppo, sia per la qualità della vita dei cittadini. Mi riferisco, in particolare, ai temi della sicurezza e delle infrastrutture. Di fronte alla recrudescenza degli avvenimenti criminali delle ultime settimane e degli ultimi mesi, il Governo ha annunciato una serie di provvedimenti, si è avvitato su se stesso all'interno della sua maggioranza e del Consiglio dei Ministri, prima promuovendo disegni di legge, poi estrapolando un unico decreto-legge sul tema dell'espulsione degli immigrati clandestini, per poi renderlo sostanzialmente inefficace. Vi sono state una serie di contraddizioni che hanno creato ancor più - e non ce n'era sicuramente bisogno - angoscia e paura nei cittadini italiani.
Sul della tema sicurezza e dell'ordine pubblico era necessario assumere provvedimenti urgenti; soprattutto era indispensabile introdurre norme e prevedere risorse che garantissero un segnale forte alla criminalità e alla delinquenza e un'assicurazione ai cittadini che hanno paura di vivere nelle nostre città.
Nulla di tutto questo è contenuto nel provvedimento al nostro esame. Si tratta,Pag. 25quindi, di un decreto-legge che non si preoccupa di affrontare l'emergenza nazionale della sicurezza, di introdurre risorse per migliorare la condizione lavorativa delle forze dell'ordine, aumentando i loro organici, né di potenziare gli strumenti e le dotazioni degli agenti di pubblica sicurezza.
Su tale aspetto il Governo è fortemente deficitario, non solo perché non ritiene che vi debbano essere risorse da investire in questo settore, né che le stesse siano urgenti (tant'è che non le inserisce nel decreto-legge), ma anche perché continua ad avvitarsi su un'analisi sociologica, sulla profonda differenza culturale fra il centrodestra e il centrosinistra e ancora si chiede se coloro che delinquono lo facciano in virtù di un fenomeno e di una problematica sociale e non semplicemente perché sono criminali incalliti!
Vorrei sottolineare la pochezza dell'intervento previsto nel provvedimento in discussione. Siamo di fronte a un intervento che mobilita risorse per ben 12 miliardi di euro, senza prevedere un'organica riforma della distribuzione delle stesse, né un'aggressione al tema strutturale del deficit. Ricordo che lo stesso Presidente del Consiglio Prodi aveva affermato che era impossibile, o comunque molto difficile, governare un Paese nel quale ben 70 miliardi di euro devono essere destinati solo ed esclusivamente ad affrontare il problema degli interessi sul debito pubblico. Ciononostante non è stato predisposto alcun intervento sul deficit, ma una distribuzione a pioggia delle risorse, in una sorta di gigantesca «legge mancia».
Il secondo tema che volevamo evidenziare in questa dichiarazione di voto è quello delle infrastrutture. Se, da un lato, la precondizione per lo sviluppo è che vi sia maggiore libertà e, quindi, soprattutto in alcune aree del nostro Paese (a cominciare dal Mezzogiorno, ma anche nelle aree del nord), il tema della sicurezza è la precondizione per garantire anche una libertà di impresa - ma non viene affrontato -, l'altra grande emergenza nazionale riguarda le infrastrutture.
Come hanno osservato giustamente alcuni colleghi, da questo punto di vista mancano del tutto gli interventi. Ancora oggi l'ANAS lamenta le casse vuote e i grandi annunci, che in qualche modo spesso contraddistinguono anche la retorica del Ministro Di Pietro, vengono poi resi sostanzialmente vani non solo dai veti opposti dal Ministero dell'ambiente e dagli ambientalisti vetero-ideologici, ma anche, e soprattutto, dalla carenza di risorse economiche.
Dunque, mancano le risorse destinate alle infrastrutture, ma non possiamo non denunciare anche la presa in giro sulla questione dei cosiddetti incapienti. Certamente questo tema è sentito soprattutto dai cattolici impegnati in politica, che si pongono il problema delle persone che addirittura hanno un reddito pari a zero, intorno alle quali vi era stata una grande enfasi. Anche nelle dichiarazioni di voto di questa mattina, si è fatto riferimento ai 150 euro introdotti attraverso il decreto-legge in esame; in realtà agli incapienti, ossia a coloro che non riescono a percepire un reddito, gli interventi erano stati venduti promettendo 300 euro. Si è alimentata, ancora una volta, la speranza che si trattasse di un intervento strutturale significativo, invece il sussidio è stato nuovamente dimezzato, perché era necessario promettere al Senato che gli euro destinati agli incapienti fossero 300. Tali somme servivano non tanto per un'operazione sociale che vedesse con convinzione il Governo impegnato su tale fronte, ma per convincere qualche senatore a votare il disegno di legge di conversione del decreto-legge.
Dunque, ancora una volta, prima si è dato spazio alle ragioni di stabilizzazione del Governo e di sopravvivenza di Prodi, necessarie per convincere una maggioranza riottosa a mantenere in vita il suo Governo; poi, però, si è assistito alla bugia e all'esaltazione degli equilibri di una maggioranza sempre più instabile.
Vi sono, poi, le assunzioni improduttive: vi è da chiedersi se il senatore Dini avrà ancora una volta la possibilità di introdurre all'interno della legge finanziaria -Pag. 26come ci risulta abbia cercato di fare - il sistema dell'assunzione tramite concorso. Ancora una volta, infatti, siamo di fronte ad assunzioni clientelari, dettate esclusivamente da promesse sociali, assolutamente improduttive: si tratta, quindi, di una socialità volta alla creazione di posti di lavoro, a prescindere dall'effettiva esistenza di un bisogno delle amministrazioni pubbliche.
Cosa dire, inoltre, di tutte le previsioni, all'interno del decreto-legge, relative all'ambiente e all'energia? Ancora una volta, per ottenere il consenso di una piccola frazione della maggioranza di Governo - molto rumorosa e, soprattutto, molto dannosa per l'ambiente e lo sviluppo - si introducono, in maniera disordinata, interventi relativi alle fonti rinnovabili, alla certificazione e all'efficienza energetica negli edifici: tali interventi sono apparentemente relativi a un miglioramento ambientale, ma in realtà sono, semplicemente, delle «mance», meccanismi non virtuosi e non di mercato, adottati per incentivare nuove fonti energetiche.
Siamo certamente tra coloro che ritengono che il mix energetico sia indispensabile per un Paese e che questo debba seriamente dotarsi di tutte quelle infrastrutture necessarie per approvvigionare le imprese e le famiglie a prezzi contenuti: tale mix energetico, però, non si ottiene aumentando a dismisura la durata dei certificati verdi, perché ciò contrasta con la competitività del sistema energetico italiano.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,25)
STEFANO SAGLIA. Dal decreto-legge in esame si evince con chiarezza che aumenteranno ancora di più le bollette dei cittadini italiani: si continua, infatti, a intervenire disordinatamente, introducendo incentivi a pioggia per fonti energetiche che, certamente, non risolvono il tema del grande deficit energetico del nostro Paese. Queste scelte - assolutamente non di mercato e di clientela - sono state adottate in materia di servizi idrici.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
STEFANO SAGLIA. Concludo, signor Presidente. All'interno del decreto-legge è stata introdotta una moratoria di dodici mesi, che addirittura mette in discussione le gare già fin qui svolte. Quindi, altro che liberalizzazioni e privatizzazioni! Ormai è il dirigismo a contraddistinguere questa maggioranza! Preannunzio, pertanto, il nostro voto contrario sul decreto-legge in discussione, che contiene solo mance: non si interviene sul deficit, sulle infrastrutture e sulla sicurezza e, ancora una volta, si perde un'occasione per riuscire a intervenire sui problemi strutturali del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, il gruppo di Forza Italia voterà contro il decreto-legge in esame, non per una pregiudiziale posizione politica, ma perché, se questo è uno dei tre pilastri sui quali si fonda la manovra finanziaria del Governo e sui quali il Governo intende costruire le condizioni di prospettiva dell'economia italiana nel prossimo anno, non possiamo non sottolineare che, più che di un pilastro, si tratta di una pietra tombale sulle prospettive economiche dell'Italia.
Dopo di me interverrà un rappresentante del centrosinistra (penso la collega Leddi Maiola, che stimo), che in qualche modo difenderà tale manovra finanziaria, perché dovrà farlo.
Nel corso del mio intervento vorrei spiegare alcune ragioni per le quali il decreto-legge in esame, così come la legge finanziaria che presto inizieremo ad esaminare, rischiano di essere per il nostro Paese non un motivo di rilancio dell'economia, ma la pietra tombale di ogni aspirazione di uscita del nostro Paese dalla crisi che stiamo vivendo.Pag. 27
Mi sembra di vivere, in quest'Aula, la stessa atmosfera che si vedeva sul Titanic: mentre questo affondava, l'orchestra continuava a suonare, probabilmente perché aveva senso del dovere.
Non si capisce perché il Governo e la maggioranza fingano di non rendersi conto della situazione economica che stiamo vivendo e continuino a suonare una musica che difficilmente avrà un effetto positivo sul Paese.
Ieri le borse, che, come è noto, anticipano ciò che succederà nell'economia, hanno registrato un saldo negativo e le prospettive di crescita economica per il prossimo anno, non del nostro Paese, ma del sistema Europa, vengono ribassate ogni giorno. Anche le prospettive di crescita economica degli Stati Uniti vengono ribassate ogni giorno. Tutti gli indicatori e gli organismi internazionali lanciano segnali allarmanti, spiegando che il 2008, con l'esclusione di Cina e India, sarà un anno difficilissimo per l'economia di tutti i Paesi industrializzati.
Di fronte a una prospettiva di questo tipo - che lo stesso Ministro dell'economia e delle finanze richiama in più interviste e che lo stesso Presidente del Consiglio indica, non sui giornali italiani, ma in un'intervista a un autorevole giornale tedesco, non riferita dai giornali italiani - che lascia presagire uno scenario economico negativo per il prossimo anno, la maggioranza, incurante di tutto ciò - per questo il paragone con il Titanic - si appresta ad approvare un decreto-legge e una legge finanziaria che fingono che in questo Paese non vi sia un problema di spesa pubblica e di risorse. Si finge che questo Paese abbia un'organizzazione efficiente dello Stato e che non sia il primo Paese al mondo per rapporto tra dipendenti pubblici e popolazione. Incurante di tutto questo, la maggioranza articola una manovra finanziaria di puro aumento della spesa pubblica.
Intendiamoci bene: se oggi il Governo, in particolare il Ministro Chiti, la Ministra Bindi e lo stesso Prodi, ci avessero portato una manovra di spesa di 30 miliardi di euro per infrastrutture...
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Crosetto. Vorrei chiedere ai colleghi di prestare maggiore attenzione e di fare silenzio.
GUIDO CROSETTO. Grazie, Presidente. Se si ascolta meno, le coscienze rendono più facile esprimere il voto che seguirà. Pertanto, consiglio di non ascoltare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Se la maggioranza ci avesse proposto 30 miliardi di euro di taglio alle tasse per i redditi più bassi o 30 miliardi di euro per investimenti in infrastrutture, probabilmente avremmo votato contro per obbligo di opposizione, ma avremmo capito la linea indicata dalla maggioranza per il prossimo anno.
Ci troviamo, invece, di fronte a una manovra complessiva, composta dal decreto-legge e dalla legge finanziaria, che comporta un aumento di spesa pubblica di almeno 30 miliardi di euro, a fronte di un'economia che il prossimo anno difficilmente potrà produrre entrate fiscali che andranno a coprire tali spese. Lo affermiamo oggi per non trovarci il prossimo anno di fronte a una necessaria manovra di giugno o luglio, senza che ciò sia stato evidenziato prima.
Voi create le condizioni perché il prossimo anno, qualunque Governo ci sia - mi auguro che non sarà più il Governo Prodi e che ce ne sarà un altro -, a giugno o a luglio dovrà varare una manovra correttiva dei conti.
Spero che questa manovra correttiva venga accollata a chi oggi produce i danni.
Affermo un principio in controtendenza con quanto noi sosteniamo sempre, perché ritengo davvero che il virus che questa finanziaria e questo decreto-legge, così come il decreto-legge di luglio, hanno immesso nell'economia italiana sarà difficilmente curabile da parte di qualunque Governo.
Voi avete sprecato oltre 20 miliardi di euro di entrate, che non vi aspettavate, trasformandoli in spesa corrente, nel Paese che ha la più alta spesa corrente del mondo in riferimento agli abitanti.Pag. 28
Avevamo 750 miliardi di spesa corrente annui e siamo riusciti quest'anno ad aumentarla di altri 30 miliardi. Non si può fingere di non vedere che ciò sarà negativo per il Paese. Non si può non vedere che gli interventi che avete previsto fatto sono interventi spot, senza alcuna prospettiva, che non aiutano, come sento dire da alcuni esponenti della sinistra più estrema, i ceti più deboli, perché i ceti più deboli si aiutano offrendo occasioni di rilancio dell'economia.
Non si può far finta di non vedere che la competizione internazionale è una competizione non più tra aziende, ma tra sistemi Paese, e nelle classifiche sull'efficienza dei sistemi Paese (che tengono conto della pressione fiscale, delle infrastrutture, della burocrazia e del peso della spesa pubblica) il nostro Paese ogni anno arretra di una posizione.
Alla fine di tale percorso, ci troveremo a confrontarci non con India o Cina, ma con altri Paesi europei che, mentre noi continuiamo a stappare bottiglie di champagne sul «Titanic», hanno creato le condizioni per attrarre investimenti; e i primi a fare investimenti non in Cina o in India, ma in alcuni Paesi europei come Francia, Germania, Inghilterra o Spagna, saranno gli imprenditori italiani, stanchi di investire in un Paese in cui si trovano la più alta pressione fiscale e la più alta burocrazia.
PRESIDENTE. Colleghi, rinnovo l'invito a fare silenzio, per cortesia.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, grazie per la sua cortesia, ma siamo abituati, in questa Assemblea, ad ascoltare interventi di parte, per cui da una fazione e dall'altra siamo abituati a non ascoltarci.
Non sto svolgendo un intervento di parte politica, sto cercando di richiamare la coscienza dei singoli - sapendo che non avrà effetto, quindi almeno concedetemi la gratuità del gesto - su quanto la nostra situazione economica ci porterebbe a fare. Questo non è stato fatto: l'intervento previsto dal provvedimento in esame è leggero, rispetto a quanto dovrà affrontare questa Assemblea in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria per il 2008, anche se ieri alcuni esponenti della vostra maggioranza, intervenendo in Commissione bilancio - mi riferisco al collega Nicola Rossi - hanno parlato di alcune disposizioni contenute nella vostra manovra economica, dalle possibili conseguenze devastanti; penso, ad esempio, a quando dimostrate di non capire nulla di economia, diminuendo l'IRES e rendendo indeducibile una parte degli interessi passivi.
Un Governo che si permette, di fronte ad un Paese in crisi e in difficoltà, di sostenere che un'azienda che ha interessi passivi è un'azienda che deve essere punita e, quindi, pagare le tasse sugli interessi passivi, è un Governo lontano anni luce dai cittadini, non solo dall'imprenditore e dagli azionisti di quell'azienda, ma anche dai suoi dipendenti.
Credete che quell'azienda, alla fine del percorso della manovra economico-finanziaria, sarà più debole o più forte? Era debole, perché altrimenti non sarebbe ricorsa al sistema bancario, ma sarà ancora più debole, perché considerate utile ciò che paga per interessi passivi: considerate utile ciò che paga per investimenti, macchinari, attrezzature o immobili che servono per il lavoro!
Pertanto, con un atteggiamento tale nei confronti del Paese, come pensate di infondere fiducia all'imprenditore o forza alle aziende? Togliendo forza agli imprenditori e alle aziende, come pensate di aiutare gli operai? Un imprenditore può, magari con sacrificio, decidere di delocalizzare la sua azienda in un mese, due mesi o un anno, e probabilmente la sua azienda, il suo logo e i suoi prodotti continueranno a trovare mercato e conseguirà un utile maggiore, ma i lavoratori di quella azienda, che avete costretto a delocalizzare con i vostri interventi, dove troveranno lavoro?
Allora - e ho concluso, signor Presidente - mi pare che il disegno di legge finanziaria per il 2008 e il combinato disposto che forma con il decreto-legge in esame, siano predisposti da extraterrestri che non conoscono la situazione del Paese.Pag. 29Potrete difenderli con mille giustificazioni, ma rimane un fatto solo: avete buttato 30 miliardi, che potevano servire al Paese.
Il prossimo anno questi 30 miliardi non ci saranno più: a farne le spese non sarà la nostra Assemblea, non saremo noi, ma saranno i cittadini, soprattutto i più poveri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia e del deputato Garavaglia).
PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti della classe V B della scuola elementare «Federico Di Donato» e dell'istituto comprensivo statale «Daniele Manin» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Leddi Maiola. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Signor Presidente, pur nel consueto brusio dell'Assemblea - che a volte denota tendenze autistiche durante gli interventi - ho ascoltato con molta attenzione i colleghi di maggioranza e di minoranza, in particolare il collega Crosetto, di cui ricambio la stima, anche se devo dire che nel suo ragionamento, come in quello di molti altri esponenti della minoranza, relativamente alla lettura dello stato reale del Paese, mi sembra di scorgere più l'attenzione che dovrebbero prestare e le critiche che potrebbero muovere gli osservatori del Fondo monetario internazionale, e non quelle di chi, fino a poco più di un anno fa, aveva comunque nelle mani le sorti del Paese e la possibilità di incidere radicalmente per cambiarle.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, un anno fa in quest'Aula il Ministro dell'economia e delle finanze veniva a presentarci i risultati della due diligence compiuta sulla situazione economica e finanziaria del Paese. Il Ministro ci consegnava dati oggettivi che riproponevano in termini molto obiettivi ciò che sentivamo essere fonte di forte criticità per il Paese. Tali dati ci indicavano un corpo dello Stato decisamente «disidratato», un tasso di evasione fiscale prossimo al 25 per cento e un debito pubblico fuori controllo che aveva portato a procedure di infrazione. Tale era lo scenario che ci veniva proposto un anno fa.
La prima legge finanziaria di questa legislatura si proponeva di trovare 19 miliardi di euro per lo sviluppo - per questo era una legge finanziaria molto dura - e più di 15 miliardi di euro per il risanamento del debito pubblico. È evidente che un tale incipit di legislatura è stato obbligato, ma sappiamo bene che le manovre di risanamento, siano esse compiute nelle aziende o dallo Stato, sono provvedimenti che infliggono dolore subito, mentre i benefici sono attesi per il futuro.
Sicuramente, tutto ciò ha creato uno stato di criticità nel rapporto con il Paese, basato su una missione molto chiara. Lo sforzo collettivo che si chiedeva al Paese mirava a far ripartire il nostro Paese, a riportarlo tra quelli che si stavano sviluppando pur in un quadro internazionale la cui gravità e criticità è stata ricordata e che non è ancora del tutto superata.
Un anno dopo, in un tempo relativamente breve, siamo tornati in quest'Aula a discutere della manovra finanziaria per il 2008 con una situazione sostanzialmente diversa da quella dello scorso anno. Oggi ci è consentito raccogliere i frutti della precedente manovra che certamente è stata dura, ma che presentava una missione chiara e dei risultati da conseguire che possiamo affermare essere stati conseguiti. La nostra crescita economica è superiore alle stime, sono migliorate le entrate tributarie, la spesa è in linea con le previsioni. I numeri, che hanno una loro ineludibilità, ci indicano che il deficit pubblico è ridotto al 2,4 per cento, l'avanzo primario passa dallo 0,1 al 2,6 per cento, il debito pubblico passa dal 105 al 103 per cento. I numeri hanno una loro crudezza ineludibile; possiamo dividerci sull'analisi della loro genesi, ma certamente questo stato di fatto ci consente di dire che quella che stiamo avviando con questo primo provvedimento è una manovra espansiva impostata come primo passo per ridare forza allo sviluppo del Paese.Pag. 30
Di questa manovra vorrei sottolineare due aspetti che ritengo siano significativi e che certamente servono a contrastare un'obiezione che questa mattina nelle dichiarazioni da parte dei gruppi di minoranza è stata più volte riportata. Si afferma che si tratta di provvedimenti spot, di provvedimenti non efficaci e non coerenti. Credo che questo sia un argomento decisamente contestabile.
Non è assolutamente vero che questa manovra non presenta una sua intrinseca coerenza. Questa manovra propone due grandi filoni che serviranno a proseguire nell'obiettivo di risanamento del Paese e del rilancio dello sviluppo. Ricordo a proposito delle infrastrutture che, quando ho affermato prima che il corpo del Paese è stato trovato disidratato, intendevo anche dire che vi erano grandi capitoli di spesa per le infrastrutture rimasti «a secco» (detto con la dovuta brutalità). Tutto ciò significa che le grandi infrastrutture, che l'Europa stessa ci ricorda essere l'elemento strutturale per lo sviluppo, dovevano essere rifinanziate. A tale proposito, bisogna ricordare che una grossa fetta della disponibilità dell'extragettito del 2007 di cui stiamo parlando finisce in infrastrutture. Di queste infrastrutture voglio evidenziare alcuni elementi che ritengo essere particolarmente rilevanti. Esistono le infrastrutture di tipologia sostanzialmente economica come le strade, le metropolitane, le ferrovie e 2500 milioni di euro saranno dedicate proprio a queste opere. Ma sono previsti anche - lo ritengo altrettanto importante - i 650 milioni di euro destinati alla questione della casa.
Abbiamo parlato e torneremo a parlare, anche durante l'esame del disegno di legge finanziaria, dei problemi strutturali del nostro Paese, dai quali derivano anche i problemi di organizzazione e di formazione delle famiglie. Senza casa non vi è famiglia.
Nel nostro Paese vi sono 4 milioni e mezzo di nuclei familiari, di cui un terzo non riesce a pagare il canone d'affitto. Vi sono un milione e 700 mila persone che impegnano dal 40 all'80 per cento del loro reddito in affitto. Si fatica a trovare case, che peraltro hanno prezzi molto alti, anche perché negli ultimi anni non sono stati fatti investimenti in questa direzione. Ora è il momento di recuperare, passando dalle tante dichiarazioni, dai molti convegni e dalle molteplici analisi sociologiche sulle problematiche della famiglia ai fatti reali che forniscano anche la materia prima affinché si formino le famiglie e affinché i giovani escano di casa.
Infine, è stata ricordata da chi mi ha preceduto l'indicazione molto forte e molto chiara di restituzione che troviamo nel provvedimento in esame.
Ho sentito dire che sono pochi i centocinquanta euro di bonus, ai quali si aggiungono gli aiuti agli altri componenti del nucleo familiare. Sicuramente, centocinquanta euro, per chi ne ha molti di più, sono pochi, ma tale somma ha un valore contingente, da attribuire a chi non ha una risorsa da poter utilizzare, facendolo anche in fretta. D'altra parte, tale misura ha un valore aggiunto, che considero altrettanto rilevante: quello della credibilità rispetto ad una dichiarazione che si è fatta. Abbiamo affermato che avremmo restituito quanto riportato nelle casse dello Stato grazie alla lotta all'evasione, quindi cominciamo a dare una dimostrazione di coerenza realizzando ciò che si è promesso.
Credo che il valore aggiunto del bonus dei centocinquanta euro sia la credibilità, ma a questa misura, che rappresenta un momento tangibile di risposta e di credibilità, voglio aggiungere tutte le altre risorse che comunque verranno messe a disposizione di chi ha meno nel nostro Paese attraverso il complesso della manovra finanziaria.
Ricordo, a tal proposito, tutte le detrazioni fiscali di cui discuteremo durante l'esame dei prossimi provvedimenti.
Intendo anche ricordare (a volte ciò sfugge, anche a noi esponenti della maggioranza) che in questo anno, oltre al bonus di centocinquanta euro e agli oltre trecento euro di aumento delle pensioni minime - è quanto materialmente e direttamente pervenuto nelle tasche di quei dodici milioni di Italiani su una soglia diPag. 31povertà altamente preoccupante - sono state stanziate altre risorse che rappresentano il frutto della manovra dello scorso anno. Se noi consideriamo che l'eliminazione della commissione di massimo scoperto - frutto di una politica dell'attuale Governo - ha ridotto del 3 per cento gli utili del sistema bancario, ciò significa che quel 3 per cento ora è nelle tasche degli Italiani e non è più, senza avere peraltro affatto scomposto il quadro economico di tale settore, nelle tasche di altri.
Ricordo che anche la misura dell'eliminazione dei costi di ricarica telefonica ha fatto restare nelle tasche degli italiani ciò che non è rimasto nelle tasche dei gestori. Si tratta di 1.200 milioni di euro, che, non una tantum ma sistematicamente, restano nelle tasche degli utenti e dei consumatori. Credo che tali misure rappresentino i primi passi.
Certamente, le manovre in sé non sono mai risolutive, soprattutto se i problemi sono strutturali e critici, ma sono assolutamente convinta che il ristabilimento di un clima di fiducia nelle istituzioni (determinato anche dalla credibilità sottesa a questa manovra) non rappresenti un interesse della maggioranza o della minoranza bensì un interesse di tutto il Paese. Vi è un'aspettativa che tutti dovremmo avere. Tutti dovremmo puntare ad uscire dai toni millenaristici che ci danno sull'orlo di un baratro.
Siamo in una situazione difficile, in cui stanno cambiando gli equilibri economici e internazionali: l'Europa per la prima volta supera in sviluppo gli Stati Uniti. Questi ultimi sono sull'orlo della recessione, mentre dall'altra parte le tigri asiatiche stanno aumentando del 10 per cento l'anno le loro performance. C'è un quadro globale complesso nel quale ci collocheremo con enorme difficoltà. Certo non ci aiuteranno i toni millenaristici.
PRESIDENTE. Onorevole Leddi Maiola, deve concludere.
MARIA LEDDI MAIOLA. Spero che nel Paese torni il clima degli anni Sessanta, quando la gente vedeva davanti a sé molto meglio di quanto lasciava alle spalle e riprendeva i consumi interni al ritmo del 4,5 per cento e non dell'1 per cento attuale.
Ristabilire il rapporto con il Paese: è la grande scommessa della manovra dello scorso anno di cui questa odierna è la prima diretta conseguenza.
PRESIDENTE. Onorevole Leddi Maiola, deve concludere.
MARIA LEDDI MAIOLA. Lo scorso anno avremmo potuto scegliere di galleggiare, anziché imbarcarci in un'operazione dura e difficile. Abbiamo scelto di cambiare.
Per tale ragione, il gruppo Partito Democratico-L'Ulivo esprime un voto convintamente favorevole sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Saluto anche a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti della scuola media statale «Massimo D'Azeglio» di Marano di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3194-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3194-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1819 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppoPag. 32e l'equità sociale» (Approvato dal Senato) (3194-A):
Presenti 493
Votanti 492
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato sì 277
Hanno votato no 215
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Prendo atto che i deputati Zanetta e De Corato hanno segnalato che hanno erroneamente votato a favore, mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto, altresì, che il deputato Barani ha segnalato che non è riuscito a votare.