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Seguito della discussione della mozione Leone ed altri n. 1-00241 sulle scuse da presentare al Commissario europeo Charles McCreevy in relazione a dichiarazioni del Ministro Di Pietro e sulla puntuale osservanza della disciplina in materia di dichiarazioni dei ministri che possano impegnare la politica generale del Governo (ore 11,50).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Leone ed altri n. 1-00241 sulle scuse da presentare al Commissario europeo Charles McCreevy in relazione a dichiarazioni del Ministro Di Pietro e sulla puntuale osservanza della disciplina in materia di dichiarazioni dei ministri che possano impegnare la politica generale del Governo (Vedi l'allegato A - Mozione sezione 1).
Ricordo che nella seduta del 15 novembre 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali della mozione all'ordine del giorno ed è intervenuto il rappresentante del Governo, esprimendo parere contrario.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, credo che sia doveroso per il Parlamento affrontare la questione incresciosa che si è determinata grazie al comportamento di un Ministro che, peraltro, ha riconosciuto un fatto incontestabile.
Il Ministro afferma che è in atto un contenzioso con l'Unione europea per i comportamenti da lui assunti e una situazione di difficoltà tra l'Unione europea, la Commissione e il commissario competente e il Governo italiano.
Con la sua fervida immaginazione, tipica delle sue origini poliziesche, il Ministro si trasforma in novello Johnny Bassotto e inizia a lanciare strali nei confronti del comportamento del commissario e delle domande che questi giustamente pone al Governo italiano.
Infine, a testa bassa, si scaglia contro il Commissario, chiedendo se vi siano delle veline e quante siano e chi mai ha fornito tali informazioni al Commissario europeo, senza rendersi conto - ahimè - che così facendo mette in discussione uno dei principi fondamentali che tutti noi abbiamo sempre ribadito e cioè il rispetto per l'istituzione comunitaria.
Altro che i comportamenti assunti nel passato da parte dei rappresentanti del nostro Governo, come qualche collega della sinistra ha tenuto ad evidenziare! L'interlocuzione allora era forte ed era basata su principi di rispetto delle nostre esigenze come italiani e certamente il prestigio che il nostro Paese aveva raggiunto a livello europeo ed internazionale è dimostrato dal fatto che, in ogni occasione, il Presidente del Consiglio era ascoltato e poteva interloquire direttamente con i grandi capi di Stato.
Oggi mi pare che ciò non si verifichi più: siamo relegati a svolgere una mera funzione di consultazione formale, ma certamente non partecipiamo alle grandi scelte strategiche a livello internazionale.Pag. 33
Tornando al comportamento del Ministro Di Pietro, vorrei sapere come e dove si inserisce questa sua volontà di non tenere in alcuna considerazione il ruolo del Commissario europeo? Si pongono domande, come se fosse un inquisito, del tipo: «ci dica quali sono le veline e ci faccia sapere chi sono coloro che gli hanno inviato i documenti»!
Ma dove siamo? In che paese viviamo? Che Governo abbiamo? È questo il modo di rapportarsi con le istituzioni europee? Tutto ciò si inquadra in una querelle in atto, evidentemente, con il Ministro Di Pietro. Sarebbe bello domandarsi chi, alla fine di questa situazione, avrà guadagnato di più da questo comportamento: forse le autostrade, che hanno magari aumentato il proprio valore in borsa o le concessionarie? Forse, lo stesso Ministro Di Pietro che, conducendo questa battaglia demagogica, ha dimostrato di essere un difensore strenuo dei poveri consumatori?
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 11,55)
PAOLO UGGÈ. Vedremo cosa accadrà dal primo gennaio, se i consumatori e quindi i cittadini saranno costretti a pagare l'aumento delle tariffe. Vedremo quale sarà, per gli Italiani, il risultato di questa azione intelligente che il Ministro Di Pietro ha portato avanti, azione che è chiaramente indicata dall'Unione europea come non rispondente ai criteri comunitari.
Quando l'Unione europea afferma che non si può affrontare ed intervenire sulle convenzioni in atto con strumenti che modificano le leggi senza averne il potere ed una delibera del CIPE, infatti, non può certo, intervenire a modificare le leggi. Allora, senza voler approfondire questa tematica, ci dobbiamo domandare se fosse necessaria una legge, o meglio tre, la prima addirittura con carattere d'urgenza, per arrivare a varare un provvedimento che non ha alcun valore innovativo, ma che addirittura avrebbe un carattere, secondo il Ministro, «ricognitivo».
Può ritenersi ricognitiva una regola che incide nella organizzazione di impresa dei concessionari? Può ritenersi ricognitivo un provvedimento che interviene su modalità e tempi degli adeguamenti tariffari? È necessario ricordare che gli investimenti dei concessionari si remunerano con le tariffe; ebbene, l'aggiornamento della tariffa è stato bloccato, per gran parte dei concessionari, su indicazione del Ministro delle infrastrutture.
Si può tenere un rapporto con i concessionari costringendoli, «con la pistola sul tavolo», a rinnovare le convenzioni? Forse il Ministro Di Pietro utilizzerebbe un termine diverso per questo tipo di comportamento!
Abbiamo di fronte un Ministro che, in 18 mesi, non ha fatto nulla; in tale lasso di tempo, pur essendo previsti, nella legge finanziaria per il 2007, sei miliardi di investimenti, ha concesso appalti per i lavori sulle strade per 450 milioni di euro.
Si tratta di un Ministro che non ha agito, che ha girato l'Italia firmando contratti di programma. Anche nella mia Valtellina è venuto ad annunciare che sicuramente i lavori sarebbero stati avviati presto e poi le imprese che hanno partecipato alle pre-gare si sentono comunicare, nel momento in cui chiedono informazioni, che le gare di appalto sono bloccate perché gli investimenti sono stati revocati.
Questo è il comportamento di questo Ministro!
Mi domando effettivamente se esista quel coordinamento che il Presidente Prodi aveva annunciato dopo quelle riunioni a porte chiuse, in cui finalmente i Ministri non avrebbero dovuto più pronunciarsi singolarmente.
Abbiamo assistito, da allora, a liti da comari; ci siamo ricordati i tempi in cui un Presidente del Consiglio definiva gli scambi di opinioni tra ministri come «liti da cortile». Questa è l'impressione e la sensazione che stiamo dando a livello comunitario!
Crediamo che il Governo, che il Presidente Prodi (che è stato presidente della Commissione europea e che non perdeva occasione per esaltare l'importanza e laPag. 34dignità di questa istituzione) debba intervenire con determinazione nei confronti di questo Ministro ciarliero che chiacchiera, che accusa, che si comporta come un tribuno della plebe.
Ebbene, il Ministro deve sapere che nei confronti delle istituzioni europee ci vuole rispetto e il rispetto non l'ha certo dimostrato con il suo atteggiamento da poliziotto (con rispetto, ovviamente, dei poliziotti).
Termino questo mio breve intervento, chiedendo al Presidente del Consiglio un atto di consapevolezza, un intervento che rimetta le cose a posto e che ridia dignità al nostro Paese e al nostro Governo, offeso dal comportamento di questo Ministro, avanzando, quindi, formali scuse nei confronti del commissario, così pesantemente insolentito dalle dichiarazioni rilasciate sulla stampa dal Ministro Di Pietro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questa sede, oggi, c'è veramente qualcosa di grave di cui discutere, ma non sono certo le parole pronunciate con delle battute giornalistiche, che credo siano di nessuna rilevanza e di nessun interesse per i presenti in quest'Aula.
Il fatto, questo sì, veramente grave è che ci ritroviamo oggi a sottrarre tempo ai lavori parlamentari e a condizionare l'attività di questo Parlamento e di quest'Assemblea sovrana, costringendola a discutere di questo fatto di alcun peso e di alcun interesse.
Quello che c'è di grave oggi in quest'Aula e che registriamo ancora una volta è un'opposizione che non sa fare il suo lavoro, che per un anno e mezzo è rimasta cristallizzata prima nella contestazione del voto, affermando che c'erano stati dei brogli in questo Paese, e che poi, per un anno e mezzo, ha vissuto di «spallate», talmente sognate ed agognate che, alla fine, a forza di darle, si è rotta essa stessa.
È un'opposizione che, dalla mattina alla sera, si svegliava, chiedendo la mattina le dimissioni del Presidente del Consiglio, a pranzo le dimissioni di un sottosegretario e il pomeriggio le dimissioni di un Ministro.
È completamente mancata un'opposizione che avesse quel dialogo vitale che è la vera linfa di cui si nutre una democrazia, data dall'apporto dell'opposizione, che sui vari temi, sui contenuti, sulle proposte del Governo, sulla gestione della cosa pubblica, deve incalzare la maggioranza e il Governo con proposte, con la sua capacità e il suo senso critico. Questo è il fatto triste, questo è il fatto grave che oggi ci troviamo, ancora una volta, costretti a rimarcare, vedere e sottolineare.
La vicenda di merito, poi, credo che possa occupare realmente pochi secondi. Si è trattata di una banale battuta giornalistica, come dicevo di nessun peso, di nessun significato e di nessun interesse. Il Ministro Di Pietro ha sempre collaborato con la Presidenza del Consiglio, ha sempre rispettato e si è mosso nell'ambito di quella che è la collegialità dell'azione di Governo.
Con le istituzioni europee il Ministero delle infrastrutture, in particolare, ha sempre avuto un dialogo che, anche quando è stato non facile e non disteso, legato a diverse interpretazioni che dal Governo italiano e dalla Commissione europea venivano date in merito a scelte di azioni che il Governo italiano voleva intraprendere, è sempre stato caratterizzato dal reciproco rispetto.
A volte la Commissione europea ha preso atto, alla fine, delle buone ragioni del Governo italiano e ha cambiato il proprio orientamento; altre volte il Governo italiano ha preso atto delle buone ragioni della Commissione europea e ha, a sua volta cambiato il proprio orientamento.
Vorrei comunque sottolineare alcuni aspetti, in primo luogo, all'onorevole Leone, che ha presentato la mozione in esame, ma anche all'oratore che mi ha preceduto, le cui affermazioni mi hanno fatto molto piacere così come leggere nellaPag. 35mozione e sentire qui oggi che l'opposizione ha così a cuore il bon ton istituzionale e che tiene in tanta e tale considerazione l'immagine che il nostro Paese, il nostro Governo hanno presso le istituzioni internazionali; e penso che ciò dovrà imporre a tutti questi colleghi, nei prossimi giorni, di prendere loro stessi per primi carta e penna e scrivere diverse lettere di loro pugno, da indirizzare a tutte quelle istituzioni internazionali, a tutti quei capi di Stato europei e internazionali che, nei cinque anni precedenti, un Presidente del Consiglio, forse un po' goliarda, sicuramente poco rispettoso del protocollo e dell'immagine del nostro Paese, ha sistematicamente, e devo dire il più delle volte veramente con poco buon gusto, violato e calpestato in ogni occasione in cui gli è stato possibile.
Mi dispiace anche solo fare questo parallelo, perché è evidente che non esiste alcun confronto fra una battuta giornalistica e le «corna» di un Presidente del Consiglio in un G8 immortalate dalla stampa internazionale: quella sì è una vergogna per il Paese! Non vi è alcun parallelo fra una innocua battuta giornalistica e un Presidente del Consiglio che corteggia il Primo Ministro donna di un Paese vicino all'Italia in modo talmente poco consono da dover addirittura arrivare il giorno dopo a rendere scuse diplomatiche. Non vi è alcun parallelo tra una banale battuta giornalistica e l'intrattenere il Primo Ministro danese, raccontandogli le vicissitudini della propria famiglia e del proprio rapporto coniugale. Non vi è alcun parallelo tra una banale battuta giornalistica e l'andare al Parlamento europeo e definire «kapò» il presidente del più grande gruppo parlamentare europeo. Credo che dai banchi del gruppo parlamentare di Forza Italia si dovrebbe oggi levare un mesto e imbarazzato silenzio per una mozione non solo fuori luogo, non solo inadeguata al livello e al tono della discussione che dovrebbe animare queste aule e questo Parlamento, ma soprattutto perché se c'è un gruppo, in questo Parlamento, che proprio non aveva la dignità per presentare una mozione di tal genere, questo è il loro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, colleghi, a me pare di poter dire che in Aula tutti hanno dignità per presentare mozioni. Si possono poi presentare delle mozioni politicamente condivisibili o meno, delle mozioni che nel loro dispositivo lasciano a desiderare o meno, ma sicuramente non è il caso di fare delle pagelle, e neppure quel gossip a cui prima il presidente del gruppo Italia dei Valori ci richiamava. Sicuramente sarebbe stato meglio in questa sede parlare delle vicenda Abertis-Autostrade, una vicenda che, questa sì, ci ha messo in pesante difficoltà, ma ha messo soprattutto in pesante difficoltà il sistema Italia. Non possiamo infatti pensare di attrarre nel nostro Paese capitali, e al tempo stesso combattere battaglie di principio che non ci sono mai state spiegate nei loro contenuti, ma sono state invece soltanto enunciate dietro la solita cortina fumogena dal Ministro Di Pietro, che in più occasioni ci ha detto, soprattutto in Commissione ambiente: «dovreste sapere cosa c'è dietro», ma non ci ha mai spiegato una volta che cosa ci fosse dietro al suo atteggiamento!
Non penso che il problema, così com'è impostato oggi nella mozione, sia quello di chiedere al Presidente Prodi di scusarsi a livello europeo. I casi sono due, amici di Forza Italia: se non si conviene con l'atteggiamento di Di Pietro, si chiede che il Presidente del Consiglio lo censuri, o in subordine, si presenta una mozione di sfiducia individuale nei confronti del Ministro Di Pietro.
Certamente, però, non si può chiedere che un Presidente del Consiglio vada a scusarsi per l'atteggiamento assunto da un suo Ministro: è lui infatti che ha nominato quel Ministro ed è lui che, magari, in accordo col Presidente della Repubblica, deve revocarlo o chiedergli di lasciare il posto. Non condivido affatto, dunque, laPag. 36richiesta che si vada a chieder scusa a chicchessia: le scuse per il suo comportamento il Ministro Di Pietro deve chiederle al suo Governo e a questo Parlamento, che al Governo ha dato la fiducia ma che ha il dovere di essere informato dei suoi comportamenti.
È dunque il dispositivo di questa mozione che non convince, poiché rischia di dire e non dire, in una sorta di «vorrei ma non posso»: in questo senso, nelle sue conclusioni, più che di Forza Italia e berlusconiana, questa mozione ci pare di veltroniana impostazione. Per questi motivi, se non si modifica la parte dispositiva, preannunzio che il gruppo di Alleanza Nazionale si asterrà in sede di votazione finale sulla mozione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, l'utilità di questa mozione - sulla quale noi voteremo naturalmente a favore - sta nelle parole che è stato costretto a pronunciare il rappresentante del Governo, dopo le infelicissime dichiarazioni del Ministro delle infrastrutture. Il sottosegretario, infatti, nella seduta del 15 novembre scorso, si è dovuto precipitare a dire (nonostante le parole del Ministro Di Pietro, che egli non ha smentito): «smentisco che il Ministro abbia voluto in qualche modo offendere il prestigio e l'autorevolezza della Commissione europea».
Il Governo, in altri termini, ha censurato le parole del suo Ministro, mettendoci - come si suol dire - una «pezza».
In questo senso, l'iniziativa assunta dai colleghi di Forza Italia di stigmatizzare quella dichiarazione ha nella sostanza già ha avuto l'effetto di provocare le scuse: poiché la Commissione europea ha avuto modo di leggere il testo di quell'intervento e il commissario McCreevy ha così ricevuto le scuse del Governo italiano per un comportamento incivile e inurbano, segno di ignoranza profonda delle leggi europee e delle regole che riguardano il comportamento del nostro Governo. Pertanto, nel preannunziare il voto favorevole sulla mozione in esame, sottolineo che essa ha già avuto la sua importanza.
Colgo inoltre l'occasione per svolgere un'ultima considerazione. Per molti anni, durante la scorsa legislatura, abbiamo ascoltato l'opposizione di allora, che è oggi maggioranza, accusare il Governo dell'epoca di scarso spirito europeista e di scarsa collaborazione con le istituzioni europee. Ebbene, nel corso di questi mesi, le polemiche di ministri ed esponenti politici della maggioranza verso la Commissione europea sono state aspre, gravi e ripetute: segno che quella coalizione di governo ha tanto poco spirito europeo quanto accusava noi di avere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, noi deputati de La Destra sottoscriviamo questa mozione.
Dobbiamo infatti tenere presente il momento in cui il Ministro Di Pietro ha pronunciato la frase riportata nel testo: ciò è avvenuto quando il Ministro ha presentato alla Comunità europea una serie di richieste, fra cui aumenti tariffari (il Ministro Di Pietro ha presentato alla Comunità anche una richiesta di aumenti tariffari!). Al Ministro è stato risposto in sede europea che, prima di consentire un simile aumento, si intendeva sapere quali lavori il Governo italiano stesse facendo per migliorare il sistema autostradale in Italia.
Dunque, non stiamo intervenendo in difesa dell'Europa delle banche e di quel sistema di «strozzinaggio» che la Banca centrale europea sta mettendo in atto contro i cittadini italiani che hanno contratto mutui: interveniamo invece per affermare che il Ministro Di Pietro non può presentare aumenti di tariffe autostradali senza garantire una programmazione dei lavori sul territorio.
Si vergogni il Ministro Di Pietro! L'autostrada che porta in Abruzzo - che, pure,Pag. 37è confinante con la sua terra - ha le tariffe più alte di tutta Italia, in una zona nella quale con il treno, per percorrere la distanza di duecento chilometri che separa Roma da Pescara, occorrono tre ore e mezza.
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, la invito a concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente - e concludo -, preannunzio il voto favorevole della componente politica del gruppo Misto-La Destra sulla mozione in discussione: il «problema Di Pietro» è un problema del Governo, dal momento che sul precariato e sulle case va in televisione a fare affermazioni che poi non risultano negli atti del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vietti. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, francamente convengo con alcune osservazioni che il collega Foti ha svolto in precedenza: ho l'impressione che la mozione da un lato «dica troppo», e dall'altro troppo poco.
Forse, «dice troppo» perché il titolo di imputazione consisterebbe in una battuta di Di Pietro su un traffico di «veline» con l'Europa: non ho capito se gli si addebita anche la molteplicità di significati che il termine «veline» comporta, ma di fatto mi pare un po' improprio che la Camera si metta ad inseguire questo livello di espressioni e battute, ipotizzando di censurare tale genere di comportamenti che, per la verità - tra le tante cose che ha detto e fatto Di Pietro -, mi sembrano persino tra i più insignificanti ed irrilevanti.
Ma, soprattutto, ho l'impressione che la mozione «dica troppo poco»: non si affronta cioè - e se lo si vuole affrontare, non ci si può nascondere dietro il dito della buona educazione - il grande tema della concorrenza e del rapporto della nostra società Autostrade con gli spagnoli, dietro la quale vi è una lunga storia che parte dalla cattiva privatizzazione operata dal centrosinistra, che ha lasciato in eredità rapporti contrattuali molto sbilanciati tra ANAS e le concessionarie.
In tale storia, alla fine, chi ne fa le spese sono gli utenti finali, rispetto ai quali probabilmente il comportamento del Ministro Di Pietro è stato poco lineare, pur potendogli riconoscere qualche attenuante, perché non vi è dubbio che una cessione che non rispettasse il dovere degli investimenti da parte della società Autostrade rischiava di rappresentare, comunque, un danno ed un depauperamento per il nostro Paese.
Dopodiché, certamente Di Pietro ha dovuto fare i conti con le solite contraddizioni interne alla sua maggioranza e con la sinistra radicale che ovviamente reagisce quando si parla di privatizzazioni. Di Pietro, dunque, si è dimostrato probabilmente poco coerente in tutta la vicenda.
Ma, o si affronta il tema nella sua serietà oppure il rischio che corre la mozione - lo dico con amicizia ai nostri amici di Forza Italia - è quello di banalizzare una vicenda seria dietro una battuta.
Quindi, o parliamo del merito della vicenda, di ciò che sta dietro e di quale sia la valutazione del comportamento del Governo e del Ministro sul tema delle privatizzazioni e dell'ipotesi di fusione tra la società Autostrade e gli spagnoli, oppure temo che farne una questione gergale a proposito del «dipietrese» finisca per lasciare agli atti una valutazione assolutamente insufficiente del Parlamento rispetto a tale vicenda. Per questa ragione, anche il gruppo dell'UDC si asterrà sulla mozione [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere la mozione all'ordine del giorno e dire all'onorevole Leone - che ne è il primo firmatario - che, quando si presentano mozioni sullePag. 38dichiarazioni o contro il Ministro Di Pietro, il sottoscritto non può non sottoscriverle anzi dovrebbe esserne il primo firmatario.
Dieci anni fa, come sindaco di Aulla, ebbi modo di istituire il comune «dedipietrizzato». Sono l'unico che, da dieci anni, lancia moniti sui mali che questo politico, all'epoca magistrato, sta arrecando all'Italia e agli italiani. Non mi sorprende, quindi, leggere e condividere la mozione in esame, perché è del tutto normale che in questi anni - ma soprattutto negli ultimi diciotto mesi - il Ministro dei lavori pubblici abbia sottoscritto solo accordi di programma e non sia cominciata la costruzione di alcuna infrastruttura autostradale e stradale. Non mi stupisce che non vi sia alcun cantiere per la costruzioni di alloggi residenziali o popolari. Non mi sorprende nulla! Si tratta solo di una logica conseguenza dell'opera di una persona che avrà sicuramente altre capacità, ma non possiede quelle necessarie per fare il Ministro e tanto meno il politico.
Non mi sembra assolutamente strano o preoccupante che il Ministro parli di «veline» inviate all'Unione europea. Lui è un intenditore di «veline» e sicuramente si tratta di una questione che lo riguarda personalmente. Noi del Nuovo PSI e della Democrazia Cristiana per le Autonomie esprimeremo, con convinzione, il nostro voto favorevole alla mozione in esame e a qualsiasi altra mozione rivolta contro il Ministro Di Pietro. L'unica critica che rivolgo al collega Leone è che, allorché si presentano mozioni simili, devo essere chiamato per apporre la mia firma, poiché sono un antesignano della lotta contro Antonio Di Pietro.
Infatti, dieci anni fa quando tutti credevano a questo uomo della provvidenza, affermai che avrebbe rovinato l'Italia. Ebbene, lo sta facendo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stradella. Ne ha facoltà.
FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, trovo veramente singolare la circostanza che il collega Donadi si preoccupi dell'attività e della dignità del Parlamento immediatamente dopo che l'Assemblea è stata costretta ad effettuare il voto finale in ordine alla conversione del decreto-legge in materia economico-finanziaria, non consentendo al Parlamento di esprimere la propria volontà sull'articolato e attribuendo ai parlamentari la sola ed unica soddisfazione di intervenire sugli ordini del giorno.
Se questa è la dignità e il valore che la maggioranza attribuisce al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) credo che non ci si possa meravigliare di nulla e neanche delle esternazioni del Ministro Di Pietro. Infatti, le sue dichiarazioni hanno un determinato valore allorché parla a nome dell'«Italia dei Valori Srl» o dell'Italia dei Valori partito, ma diversa importanza assumono quando rappresenta il popolo italiano in qualità di Ministro e in tale veste fornisce giudizi sprezzanti nei confronti dei commissari europei, attribuendo a questi ultimi comportamenti scorretti e addirittura non del tutto leciti.
Mi sembra una circostanza da sottolineare e sono d'accordo con il collega Vietti allorché afferma che di tali fatti si parla troppo poco. È vero! Ma se si dovesse dire tutto bisognerebbe inaugurare la nuova edizione di un volume in ordine alle gaffe e alle brutte figure che il Ministro Di Pietro ci ha fatto fare, sia in Italia, sia nel mondo.
Ricordo ancora al collega Donadi, che insiste, avendolo già sostenuto in sede di presentazione della mozione e ribadito questa mattina, a voler confrontare il comportamento del presidente Berlusconi e i pettegolezzi giornalistici - come dice lui - relativi al Ministro Di Pietro, di valutare, con un minimo di obiettività, il successo che ha avuto in campo internazionale la politica estera dell'Italia durante il Governo Berlusconi e le brutte figure che stiamo facendo ora, con l'indeterminatezza, l'incertezza e la continua mancanza di chiarezza nei rapporti con gli alleati e con i Paesi stranieri.Pag. 39
La nostra politica estera è ondivaga e non è apprezzata da nessuno. Dopo cinque anni di successi internazionali indiscutibili, attribuibili certamente al Governo nel suo complesso, ma in particolare all'attività del presidente Berlusconi, andare a cercare episodi di galanteria o goliardici mi sembra veramente una strumentalizzazione del tutto inutile e pretestuosa.
Il Ministro Di Pietro che mostra questo «grande» rispetto per i Commissari europei non manca di avere la stessa considerazione del Parlamento italiano. La Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici ha inviato due lettere al Ministro Di Pietro perché, in un'intervista giornalistica (anche qui però le interviste sembrerebbero non essere indicative), ebbe a dichiarare che, in relazione ai costi della politica, farebbe volentieri a meno dei suoi tre sottosegretari, dato che uno non lo conosce e gli altri due non godono della sua fiducia.
A seguito di questa dichiarazione del Ministro Di Pietro il presidente Realacci ha scritto una lettera per invitarlo a precisare se, durante i lavori istituzionali della Commissione ambiente, ai quali partecipano i sottosegretari, siamo di fronte a persone qualificate e che hanno la fiducia e la delega del Ministro, oppure siamo di fronte a persone che passano lì per caso e che non contano niente, né nei confronti Parlamento, né nei confronti del Ministro.
Ebbene, a due mesi di distanza, il Ministro Di Pietro non si è ancora preoccupato di rispondere al presidente Realacci e alla Commissione su tale questione che, a mio avviso, è di grande importanza. Credo sia un segnale dell'assoluta mancanza di rispetto e dell'assoluta mancanza di riguardo del Ministro Di Pietro nei confronti del Parlamento.
Cosa dire poi, riguardo al sistema produttivo italiano, della politica di scarsa efficacia sulla «infrastrutturazione» del Paese, della politica del continuo rinvio, della politica dell'adesione e dell'adeguamento alle richieste della sinistra radicale sugli investimenti infrastrutturali nel Paese? Non abbiamo chiesto le dimissioni del Ministro Di Pietro perché quelle le chiedete tra di voi. Mastella chiede le dimissioni di Di Pietro, Di Pietro quelle di Mastella (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Chiedere le dimissioni è una questione del tutto interna alla maggioranza.
Chiediamo soltanto che i Ministri, quando rappresentano il popolo italiano, abbiano la dignità e il rispetto per il popolo italiano, non siano portatori di istanze personali, non siano populisti e alla ricerca di facili consensi con affermazioni che colpiscono la fantasia, ma che di fatto fanno male al Paese.
Il Ministro Di Pietro ha avuto la preoccupazione di scusarsi dopo un voto che, come si dice, «è sfuggito», avendo votato al Senato con l'opposizione, dopodiché si è pentito e ha scritto una lettera di pentimento e di rincrescimento al giornalista Travaglio per aver compiuto un atto così delittuoso nel votare con la maggioranza di centrodestra. Ebbene, come ha avuto il coraggio di scusarsi con il giornalista Travaglio, che credo non sia né il suo datore di lavoro, né il suo rappresentante nel mondo dell'informazione, dovrebbe avere la stessa dignità e la stessa sensibilità nel chiedere scusa, innanzitutto al Commissario europeo che ha offeso nella sua dignità e nella sua professionalità, ma soprattutto al Parlamento.
Dovrebbe, inoltre, chiedere scusa a tutti quei parlamentari che tutti i giorni in Commissione ambiente discutono delle sue malefatte, che tutti giorni hanno la vita complicata perché il Ministro, più portato alle apparizioni televisive e alla partecipazione a spettacoli che nulla hanno a che vedere con la politica, non si interessa dei destini del Paese, produce provvedimenti arruffati e complicati, non ha nessun collegamento, né con il sistema produttivo, né con il popolo italiano. Quindi, il minimo che possa fare è chiedere scusa.
Se poi, per carità, in uno slancio di generosità ritenesse di dimettersi e tornare a fare un altro mestiere, purché non vada a fare il pubblico ministero - dal momento che in quella veste di danni ne ha già fatti molti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) - farebbe un favore aPag. 40questo Parlamento e al popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Evangelisti. Ne ha facoltà per due minuti.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'onorevole Donadi ha già chiaramente espresso la posizione del gruppo Italia dei Valori e denunciato il carattere strumentale della mozione che abbiamo di fronte, che, dal punto vista politico, potremmo liquidare ancor più semplicemente definendola «fuffa». Infatti, non c'è niente sotto, nonostante alcuni pregevoli interventi di colleghi che hanno cercato di nobilitare in qualche modo la mozione in esame.
Il punto centrale che merita di essere fatto rilevare (lo voglio dire soprattutto ai colleghi del centrosinistra) è che Forza Italia, in chiara difficoltà in queste settimane, intendeva con la mozione in esame creare imbarazzi al centrosinistra, ma in verità si trova in forte imbarazzo. Infatti, pur non dovendo e non potendo entrare nel merito della questione che sta dietro la disputa tra le società Abertis e Autostrade per l'Italia, vorrei ricordare che, sul punto, l'ipotesi in discussione era soltanto una: la società Autostrade può benissimo aprirsi al mercato internazionale, ma non può pensare di portare in dote le concessioni di proprietà dello Stato.
Detto e precisato ciò, l'aspetto politico è che il gruppo Forza Italia avrebbe voluto creare imbarazzi nel centrosinistra, ma ha finalmente visto materializzarsi il nuovo partito, guidato da Berlusconi, da Buontempo e dall'onorevole Barani, che, come abbiamo sentito, «vota a prescindere», come direbbe Totò (Commenti dei deputati Buontempo e Salerno). Questa mattina si è materializzato il nuovo partito del popolo delle libertà del littorio: Berlusconi, Barani e Buontempo. Complimenti, colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, ci sono state in passato più ragioni per essere in dissenso con il collega Ministro Di Pietro e permangono ancora valutazioni difformi rispetto alle sue su tutta una serie di questioni.
Tuttavia, debbo dire con estrema franchezza ai colleghi dell'opposizione che, con tutto quello che abbiamo di fronte, anche aprendo le pagine dei giornali di oggi e di ieri, francamente la mozione in esame mi sembra proprio la ricerca di un motivo per presentare all'opinione pubblica italiana ragioni di uno scontro che dovremmo, se necessario, cercare di portare su altri argomenti.
Colleghi dell'opposizione, a me non pare - proprio perché la classe politica italiana nell'arco degli anni non ha dato dimostrazione di grande capacità e di tutela della propria immagine - che si possa scagliare la croce su nessuno o dovremmo farlo, con spirito bipartisan, su parecchi colleghi delle maggioranze e delle opposizioni presenti e passate.
Quindi, volendo farla breve e non sottraendo tempo ad altri argomenti, forse di maggiore portata, direi che sarebbe opportuno lasciar perdere questo argomento e, per quanto ci riguarda, voteremo contro la mozione in esame (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, aderendo all'invito del collega Buemi, non mi dilungo su un dibattito evidentemente del tutto strumentale, che non entra nemmeno nel merito - semmai ce ne fosse stata l'intenzione - dei contenuti e degli orientamenti del Ministero guidato dall'onorevole Di Pietro e annuncio il voto contrario del gruppo Verdi alla mozione in esame.
Pag. 41PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bimbi. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, il gruppo Partito Democratico-L'Ulivo esprime convintamente un voto contrario alla mozione, prima di tutto perché non c'è ragione del contendere. Tuttavia, se la ragione del contendere fosse il linguaggio improprio, ovvero un'espressione maleducata del Ministro Di Pietro, dovrei dire che dobbiamo aspettare che in questo Parlamento ci siano almeno tante donne quanti sono gli uomini, perché purtroppo, se noi leggiamo i resoconti che qualche «scolaresca» manda ai quotidiani, spesso non possiamo dire che lo stile dei rapporti verbali sia corretto tra colleghi. Parlo, ovviamente, a titolo personale. Immagino che, in un Parlamento con un migliore equilibrio di genere, non ci troveremmo di fronte a questo tipo di mozione.
Se il tema, invece, è il lavoro del Ministro Di Pietro, richiamo brevemente la tabella di ieri pubblicata su Il Sole 24 Ore, in cui vediamo che, proprio per le infrastrutture stradali e ferroviarie, l'Italia ha concorso virtuosamente in questo campo a centrare, o almeno ad avvicinarsi, agli obiettivi di Lisbona. Inoltre, su Le Monde di oggi appare la lista in ordine decrescente degli investimenti che l'Unione europea ha riconosciuto al sistema ferroviario: ebbene, due tra i maggiori investimenti riguardano le linee Lione-Torino-Budapest e Berlino-Palermo. Dunque, si tratta del frutto del lavoro anche del Ministro Di Pietro e, ovviamente, di tutto il Governo. Mi sembrano due indicatori importanti, e concluderei qui l'argomento, guardando in avanti.
Se, invece, la mozione avesse come oggetto di richiamare il Governo e la maggioranza a difendere, come si dice in una delle premesse, gli interessi dell'Europa, vorrei ricordare brevissimamente la battaglia condotta dall'Italia affinché il Trattato su cui è stato trovato l'accordo restasse un trattato costituzionale, al di là del nome, con l'approvazione di quasi tutte le parti sostanziali, come richiesto anche dal Presidente Napolitano; e così è stato.
Ricordo anche il successo del Governo sull'innalzamento del numero degli eurodeputati italiani che saranno eletti nella prossima legislatura europea e anche il modo assolutamente positivo in cui, in questo periodo, stiamo gestendo alcune difficoltà nei rapporti tra Italia e Romania, come riconosce anche in alcune interviste sui giornali europei e italiani il Presidente della Commissione europea Barroso. Noi stiamo conducendo in porto una legge sulla cittadinanza in cui come minimo, e scusate se è poco, in base allo ius soli daremo una patria ed una nazionalità italiana a bambini nati qui, fino a oggi riconosciuti come stranieri. Tra l'altro, si tratta di un progetto di legge che nella precedente legislatura aveva visto anche la firma di colleghi dell'attuale opposizione.
Ricordo anche che l'Italia (porteremo presto - spero prestissimo - in Aula il disegno di legge comunitaria) ha lavorato benissimo, in particolare la Ministro Bonino, alla diminuzione delle infrazioni, tanto da essere presa a modello per una sperimentazione di buone pratiche europee.
Ricordo, inoltre, che le donne Ministre dell'attuale Governo hanno avuto il coraggio di trasmettere a Lisbona una nota aggiuntiva. Ho usato il termine «coraggio» perché tale documento sottolinea quanto ancora dobbiamo operare per migliorare la condizione della donna nel nostro Paese. Uno dei risultati immediati della nota aggiuntiva è stato il Piano nazionale di azione antiviolenza presentato ieri dal Ministro Pollastrini; si tratta di un grande risultato europeo, il cui merito va riconosciuto alle Ministre Pollastrini, Bindi e Bonino.
Quindi, a mio avviso, la mozione in esame va respinta, sia nella forma sia nella sostanza. Infine, considerato che ci stiamo avvicinando alla Giornata internazionale ed europea contro la violenza sulle donne, raccomando ai colleghi di censurare (uso tale termine anche se non sono una moralista), non solo in questi giorni, un linguaggio violento, che spesso usano tra diPag. 42loro e che trasforma le donne in oggetti. Questa esercitazione politica potrebbe aiutare a diminuire la violenza del linguaggio verbale, anche nelle istituzioni pubbliche, perché ferisce sempre l'altro, non è consona al linguaggio istituzionale né ai rapporti tra le persone, anche se sono avversari.
Queste sono le motivazioni complessive del nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, annuncio che voterò in dissenso dal mio gruppo, a favore della mozione, perché essa va contro la politica del Ministro Di Pietro, ricordata nelle premesse della mozione stessa. Infatti, alla luce di quanto ricordato dal collega Stradella, vi sono senza dubbio diverse ragioni per votare contro l'attività e la gestione del Dicastero delle infrastrutture da parte del Ministro Di Pietro.
Nella precedente legislatura sono stato presidente dell'VIII Commissione e ho potuto notare la differenza nelle modalità di esecuzione dei lavori autostradali. Ad esempio, per quanto riguarda quelli della tratta Lione-Torino, che è stata citata, l'Unione europea ci ha assegnato delle risorse, ma non si sa ancora quale sarà il tracciato e se vi sarà un accordo con i comitati della Val di Susa.
Anche per tale motivo, non si può non votare politicamente a favore della mozione e, quindi, contro il Ministro. In realtà, non serve distinguersi da Forza Italia per rimarcare certe differenze quando l'unità del centrodestra è fondamentale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allam. Ne ha facoltà.
KHALED FOUAD ALLAM. Signor Presidente, in riferimento agli interventi con i quali l'opposizione ha criticato la nostra politica estera, non ritengo che la stessa sia ondivaga. Anzi, vorrei ricordare due piccole vittorie di queste ultime settimane: la prima è stata la nomina del nostro generale alla NATO; la seconda vittoria attiene al fatto che con la moratoria per la sospensione della pena di morte è stata scritta una pagina importante di storia e per questo vorrei ringraziare il nostro Governo e i radicali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Italia dei Valori e La Rosa nel Pugno).
RICCARDO MIGLIORI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, intervengo per chiedere, a nome del gruppo Alleanza Nazionale, la votazione per parti separate della mozione in esame, dividendo il dispositivo finale dalle premesse, perché purtroppo quest'Aula ha una scarsa capacità di ascolto. Il collega Foti era stato molto chiaro nell'affermare di condividere le premesse, ma di non poter condividere un testo finale del dispositivo scarsamente coerente rispetto alle premesse stesse e inaccettabile perché, tra l'altro, si chiede al Governo di applicare una sanzione impossibile e assolutamente marginale.
Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale è costretto a chiederle, in nome dell'incapacità di ascolto che vi è in quest'Aula tra i gruppi ma, evidentemente - dopo quello che ha dichiarato il collega Armani - anche all'interno degli stessi gruppi parlamentari, una votazione per parti separate che chiarisca, senza strumentalismi di alcun tipo, la posizione di Alleanza Nazionale e - presumo - dell'intera Assemblea sulla mozione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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ANTONIO LEONE. Signor Presidente, l'onorevole Migliori mi ha preceduto: avrei voluto chiedere anche io, infatti, la votazione per parti separate, ma mi fa piacere che lo abbia fatto lui.
Non ometto di ricordare, però, cari colleghi, che siamo stati «costretti» a formulare il dispositivo in quei termini: altrimenti, con una formulazione diversa dell'atto in questione - che avrebbe dovuto assumere le fattezze di una vera e propria mozione di sfiducia, con caratteristiche diverse - vi sarebbe stata una dichiarazione di inammissibilità. Si è trattato, comunque, di un problema procedurale, non perché volessimo essere magnanimi nei confronti del Ministro Di Pietro.
Durante l'intervento dei colleghi dell'UDC e di Alleanza Nazionale, l'avvocato Donadi assentiva: forse non aveva ben compreso che l'accusa nei nostri confronti non era quella di aver presentato la mozione, ma di aver formulato conclusioni troppo leggere. Di questo aspetto, evidentemente, il collega Donadi non riusciva a prendere atto quando assentiva alle conclusioni formulate dai colleghi.
Aderiamo a tale richiesta di votazioni per parti separate (alla quale, tra l'altro, non potremmo non aderire), ponendo in rilievo soltanto il fatto che la correttezza del dispositivo era legata a una questione procedurale: non cambiano, però, né le nostre opinioni, né quelle dei colleghi dell'opposizione, con riferimento alle premesse, che sono parte integrante di tale mozione.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, chiedo di parlare, ai sensi dell'articolo 42 del Regolamento, per fatto personale: desidero replicare alle dichiarazioni del deputato Evangelisti.
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, le darò la parola per fatto personale prima della sospensione dei lavori per la votazione per l'elezione di un segretario di Presidenza.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. È stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Leone ed altri n.1-00241, nel senso di votare separatamente la parte motiva dal dispositivo.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla parte motiva della mozione Leone ed altri n. 1-00241, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 492
Votanti 451
Astenuti 41
Maggioranza 226
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 265).
Prendo atto che il deputato Testoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Leone ed altri n. 1-00241, limitatamente al dispositivo, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 500
Votanti 406
Astenuti 94
Maggioranza 204
Hanno votato sì 133
Hanno votato no 273).
Prendo atto che i deputati Franzoso e Fedele hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto favorevole e che i deputati D'Elpidio e Amendola hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.