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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 379 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri. Delega al Governo per il coordinamento delle disposizioni in materia di funzioni e organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri (Approvato dal Senato) (A.C. 1287) (ore 10,04).
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1287)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Reina, al quale ricordo che ha cinque minuti a disposizione. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Onorevole Presidente, il Governo chiede al ParlamentoPag. 2l'espressione di un voto di fiducia su un decreto-legge che, in verità, assume un valore che va ben al di là del contenuto che esso stesso esprime. Noi deputati che ci richiamiamo al Movimento per l'autonomia, come componente che si ritrova nell'ambito del gruppo Misto, riteniamo di non potere, ancora una volta, aderire alla richiesta del Governo.
Nei primi atti con cui il Governo si è manifestato all'esame del popolo italiano, per quanto ci riguarda, ha dimostrato ampiamente di non avere a cuore gli interessi, le aspettative, le esigenze delle genti meridionali del paese. Avevamo chiesto e ci era parso di avere capito che, anche nel corso della campagna elettorale che ha preceduto la ricostituzione del Parlamento, da parte dell'attuale maggioranza vi fosse una certa sensibilità verso il tema della fiscalità di vantaggio. Tutt'altro! Anche se il rapporto Hokmark della Commissione europea ha accettato l'emendamento che avrebbe consentito anche al nostro paese di ottenere tale agevolazione per le aree dell'obiettivo 1, questo Governo rimane sordo, cieco, indifferente rispetto alle esigenze delle popolazioni meridionali.
Vi è di peggio! Come primissimo atto, il Governo chiede al Parlamento l'approvazione dell'IRAP, che penalizza e crea maggiori difficoltà agli strati più vivi ed attivi della popolazioni meridionali, alle piccole e medie imprese. Lo abbiamo denunciato, abbiamo espresso il nostro voto contrario nella precedente circostanza e rinnoviamo quella che, ormai, da parte nostra, è una vera e propria protesta. Così come avviene per il ponte sullo Stretto di Messina, non solo l'indifferenza ma addirittura la contraddittorietà dei ministri che si sono succeduti su quegli scranni, che abbiamo chiamato a rispondere a nostre precise richieste in ordine alla realizzazione del ponte, ci porta a trarre la convinzione che non vi sia il presupposto di una politica seria e attenta agli interessi delle popolazioni meridionali.
Così come pure, ci preme ricordarlo perché lo avevamo già detto quando abbiamo parlato di Priolo, di Milazzo, avevamo annunciato che anche a Gela vi erano impianti petrolchimici in condizioni di pericolo. È stata necessaria la protesta di tanta gente per far capire che il tema esiste.
L'altro giorno, a Gela, vi sono stati feriti molto gravi, proprio a causa di uno scoppio avvenuto all'interno dell'impianto di raffineria ivi presente, con conseguenti emissioni nocive di cui ancora, allo stato, non siamo in grado di appurare quali siano i danni provocati.
Per non parlare, infine - dovremmo avere molto più tempo a disposizione, ma purtroppo i tempi che ci sono stati assegnati sono questi -, del fatto che è stata necessaria la protesta di tanti siciliani (persino di un deputato che si è denudato, rimanendo solo con la biancheria intima) e l'organizzazione di una conferenza stampa per far capire che il tema del dimezzamento del collegamento delle navi cisterna con le isole minori, ai fini dell'approvvigionamento idrico, non può essere assolutamente considerato un tema 'minore' da questo Governo, che - secondo noi - ha il torcicollo verso il sud, che è ingessato e che guarda da Roma in su.
Il paese rimane drasticamente, onorevole Presidente, onorevoli colleghi, diviso in due e, lo confermiamo, non per il centrodestra e il centrosinistra, ma per il centro nord e il centro sud.
Per tali ragioni - mi avvio rapidamente alla conclusione -, non possiamo che confermare il nostro assoluto diniego alla richiesta di voto di fiducia e assumeremo, anche in questa sede, idonee iniziative di lotta, attraverso gli strumenti che la democrazia consente, perché il paese abbia maggiore contezza dei problemi che attanagliano la vita delle popolazioni del sud.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catone. Ne ha facoltà.
Le ricordo che ha dieci minuti di tempo a disposizione.
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, molti autorevoli colleghi dell'opposizione si sono già soffermatiPag. 3nei loro interventi sugli aspetti di carattere più generale di questo decreto-legge e hanno manifestato il loro dissenso e sconcerto per quanto riguarda le implicazioni di carattere politico-istituzionale del provvedimento in questione.
Vorremmo allora porre uno specifico interrogativo da portare all'attenzione di tutti gli italiani: questa riforma è utile al paese? Porterà al paese, in maniera sia pure indiretta, attraverso una migliore funzionalità della pubblica amministrazione, nuove opportunità di crescita, di progresso e sviluppo, nuovi posti di lavoro? Ci chiediamo se questo «spacchettamento» operi nel senso di introdurre nuovi e robusti elementi di fiducia nel rapporto tra cittadini e istituzioni, la cui presenza costituisce un forte elemento preordinato, una sorta di motore per aiutare la ripresa economica? La nostra risposta non può che essere negativa, per quanto ci accingiamo ad esporre.
Possiamo arrivare a capire, certamente non a condividere, le ragioni politiche che hanno portato a questa moltiplicazione di ministeri. È stato detto più volte, nel corso del dibattito, che bisognava accontentare una compagine di maggioranza estremamente pletorica e, nel contempo, attraverso la distribuzione di queste regalie, blindare il consenso al Governo.
Si tratta di una temperie politica, certamente non nuova nella storia del nostro paese e, sebbene essa non rappresenti certamente una pratica commendevole, costituisce se non altro una tradizione della nostra vita politica, sin dai tempi di Agostino Depretis, capo del primo Governo della sinistra storica e inventore del famoso metodo politico del trasformismo.
Possiamo quindi comprendere, e non - si badi - condividere, che il nuovo Governo si sia trovato a dover emanare questo provvedimento per lo «spacchettamento» dei ministeri addirittura come primo atto della sua vita istituzionale, in quanto esso pare costituire il prerequisito di base per la sopravvivenza del Governo medesimo.
Una volta assodato questo punto, ci domandiamo, tuttavia, se il Governo non potesse davvero fare di meglio. Poteva usare la circostanza di essere costretto a porre mano alla ripartizione dei ministeri per tentare, quantomeno, di razionalizzare davvero ciò che era possibile della macchina amministrativa.
Il Governo poteva sforzarsi di accontentare tutti gli appetiti politici degli esponenti della sua maggioranza, ma cercando quantomeno di salvare il salvabile.
Il Governo poteva cercare di usare questa vicenda per rimodellare la struttura amministrativa centrale, in modo da salvaguardarne o migliorarne, laddove possibile, la funzionalità e la capacità di lavorare e di incidere positivamente, nella sua interazione, con la società ed i cittadini amministrati.
Il Governo avrebbe potuto, insomma, almeno tentare di trasformare in una parziale opportunità questa sgradevole circostanza, costituita dall'obbligo di dover provvedere - attraverso un decreto-legge del genere - al pagamento di alcune cambiali politiche. Avrebbe potuto, se non altro, tentare di limitarne i danni.
Vogliamo portare alcuni esempi. Forse, il Ministero dell'economia e delle finanze avrebbe potuto essere oggetto di uno «spacchettamento» potenzialmente positivo. Si sarebbe potuti ritornare, infatti, alla tradizionale distinzione tra l'amministrazione preposta alla raccolta delle imposte e delle tasse (il vecchio Ministero delle finanze) e quella competente in materia di spesa, debito pubblico e moneta (l'antico Ministero del tesoro). Un tale «spacchettamento» avrebbe avuto un valore funzionale e sarebbe servito maggiormente alla collettività, se non altro, molto più della divisione di attribuzioni - di fatto, ad personam - che siamo costretti ad osservare presso l'attuale Ministero dell'economia e delle finanze. Non riusciamo a comprendere, infatti, quale sia il confine della ripartizione di competenze tra il ministro Padoa Schioppa ed il viceministro Visco.
Facciamo un altro esempio. Attribuire la generica competenza sul comparto marittimo al Ministero dell'ambiente non ci trova assolutamente d'accordo; forse,Pag. 4avrebbe avuto più senso, a nostro avviso, pensare al modo con cui integrare, all'interno di una nuova entità amministrativa, i vari aspetti del comparto marino nel nostro paese. Il mare, infatti, va tutelato in quanto ambiente, ma esso significa anche marina mercantile, trasporti marittimi ed autostrade del mare. Si tratta di risorse sulle quali, da tempo, sono riposte le speranze di potenziamento della nostra intermodalità logistica (poiché significa guardie costiere e via dicendo).
Non sarebbe stato meglio, allora, costituire una amministrazione ad hoc per tali temi? Si sarebbe raggiunto il risultato di fare maggiore chiarezza, unendo l'utile al dilettevole (vale a dire, l'appagamento di alcuni appetiti politici). Ci troviamo invece di fronte, ad esempio, ad una divisione in due del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che produce come conseguenza il fatto che, in ragione delle diverse opinioni tra i due titolari dei nuovi dicasteri, non possiamo sapere, allo stato, se alcuni importanti opere (in primo luogo, la TAV) saranno realizzate o meno in questo paese.
Conseguentemente allo «spacchettamento» di tale ministero, inoltre, resta irrisolta una questione di fondo. Ci domandiamo, infatti, a chi spetti la competenza, tra i due ministeri che ne sono scaturiti, sulle cosiddette problematiche della intermodalità. Ricordiamo che il problema dell'intermodalità nell'ambito dei trasporti rappresenta il punto critico fondamentale del settore, sul quale, da anni, si concentra il dibattito tra tutti gli operatori. Ebbene, rispetto a quello che dovrebbe essere un punto centrale di tale comparto, il provvedimento in esame, dopo il passaggio al Senato, si è dimenticato di pronunciarsi, con le conseguenze che possiamo immaginare.
Volendo menzionare altre situazioni assolutamente non convincenti, possiamo fare cenno allo «spacchettamento» della competenza in materia di turismo, attribuita in parte al Ministero per i beni e le attività culturali ed in parte alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Come è già stato sottolineato, il turismo rappresenta un comparto economico complesso, nel quale, accanto ad una domanda di fruizione di beni e servizi di carattere culturale, esiste comunque la richiesta di altri tipi di consumo turistico. Infatti, se è vero che il turista può visitare un museo, è altrettanto vero che il medesimo turista potrà decidere di andare al mare o a sciare, oppure di recarsi in un agriturismo. Tale turista, comunque, necessiterà di trasporti (aerei, treni, taxi ed automobili) ed avrà bisogno, quanto meno, di servizi alberghieri e di ristorazione. Qualsiasi turista, inoltre, chiederà, all'atto di scegliere una vacanza, di poter disporre di garanzie circa la propria sicurezza personale, nonché sulla gradevole complessità del luogo di villeggiatura.
Ricordiamo, altresì, che il turismo rappresenta un cespite economico ed una attività produttiva molto rilevante nel nostro paese. Non appare addirittura riduttivo ed improduttivo, allora, attribuirne la competenza part time al Ministero per i beni e le attività culturali ed alla Presidenza del Consiglio? Il turismo, come già affermato, è un fenomeno complesso e delicato, nel quale sono tuttavia preponderanti gli aspetti economici. Non ci trova d'accordo, pertanto, lo «spezzatino» di tale settore tra queste due amministrazioni.
Al termine di una analisi sul merito del provvedimento, nonché su come il Governo avrebbe potuto, a nostro avviso, sia pure nella sua attuale condizione di debolezza, fare qualcosa di meglio, vogliamo riflettere su un aspetto più ampio. Riflettiamo, con una certa desolazione, su quale possa mai essere il rapporto esistente tra questa riforma della amministrazione centrale (che il Parlamento, attraverso la votazione della questione di fiducia che è stata posta, si accinge ad approvare) e le numerose riforme amministrative, nonché costituzionali, approvate durante gli anni dal precedente Governo di centrosinistra.
Facciamo riferimento alle cosiddette riforme Bassanini ed a tutta la mole di lavoro parlamentare che da tali leggi è conseguita, soprattutto attraverso il lavoro della Commissione bicamerale per le riformePag. 5amministrative, la cosiddetta «Bicameralina». In tali circostanze ed in quegli anni si pose mano ad una imponente riforma della pubblica amministrazione. In quel clima venne approvata anche la riduzione dei ministeri, nel 1999. Venne spiegato all'opposizione, in quel periodo, quanto fosse magnifico e razionalizzante tale disegno di pubblica amministrazione e non mancò naturalmente una certa attitudine a dare lezioni cattedratiche. Nello stesso periodo e nella stessa corrente di pensiero venne approvata la riforma della Titolo V della parte seconda della Costituzione, che avrebbe dovuto attribuire maggiori competenze alle regioni e far «dimagrire» lo Stato. Vorremmo sapere dal Governo e dalla maggioranza quale sia, oggi, la sorte di fatto che i medesimi intravedono e propongono, alla luce del provvedimento che stiamo trattando, delle riforme Bassanini e dell'applicazione del nuovo Titolo V della parte seconda della Costituzione.
Onorevoli colleghi, quale relazione esiste tra i menzionati provvedimenti? Il decreto-legge che il Parlamento si accinge, purtroppo, a convertire in legge si può considerare una evoluzione ed un completamento delle succitate riforme? Noi lo dubitiamo fortemente e sosteniamo, anzi, che vi sia una palese contraddizione. Il continuo arrovellarsi ed il continuo modificare, nel giro di pochi anni, la struttura della pubblica amministrazione non è stato - e non è - naturalmente a costo zero. Facciamo riferimento non tanto ai costi vivi, diretti, consistenti nel pagare magari lo stipendio a qualche nuovo ministro, viceministro o sottosegretario, agli uffici, alle dotazioni personali ed altro, ma ai costi indiretti, che gravano sulla pubblica amministrazione medesima, ma soprattutto sulla società, relativi al tasso di confusione e di incertezza che si introduce nel sistema.
Riteniamo, inoltre, che le pubbliche amministrazioni abbiano pagato, in termini di sforzi notevoli, il lavoro di adeguamento a tutto questo profluvio di riforme. Tutto ciò si è sicuramente riverberato sulla qualità dei servizi resi alla società, ai cittadini.
Ecco, dunque, scaturire l'esigenza prepotente...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Catone.
GIAMPIERO CATONE. Concludo, signor Presidente.
Stavo dicendo che scaturisce una prepotente esigenza di affrontare tali argomenti con modi e tempi ragionevoli rispetto alle compatibilità ed alle priorità del paese, per giungere a soluzioni più appropriate.
Allo stato attuale delle cose, non possiamo che ribadire la contrarietà del nostro gruppo al presente provvedimento e preannunziare, ovviamente, il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cioffi. Ne ha facoltà.
SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, siamo oggi chiamati ad esprimere la fiducia al Governo Prodi su un provvedimento che noi Popolari-Udeur riteniamo di fondamentale importanza affinché l'esecutivo possa iniziare a lavorare in maniera fattiva. In questo modo il Governo potrà essere messo in condizioni di dotarsi di una struttura che risulti effettivamente funzionale alla realizzazione degli obiettivi contenuti nel nostro programma politico. Proprio per questo, l'urgenza di procedere alla riorganizzazione dell'esecutivo prima di ogni altra azione politica giustifica il ricorso al decreto-legge. Riteniamo che si tratti di una scelta, in questo caso, legittima ed obbligata per vedere realizzata e concretamente operativa la nuova compagine ministeriale nel più breve tempo possibile.
Infatti, le disposizioni contenute nel decreto-legge e nella legge di conversionePag. 6propongono un nuovo assetto dei ministeri e delle relative competenze, dettato da criteri di maggiore funzionalità e razionalità. Pur elevando il numero dei ministeri e modificando competenze e funzioni dei ministeri stessi e della Presidenza del Consiglio dei ministri, dal provvedimento non derivano nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato. Ciò conferma il rispetto delle linee di politica economica fatte proprie da questo Governo, in tutti i provvedimenti di pianificazione e programmazione attualmente all'esame delle Camere.
Le scelte operate non sono state, quindi, dettate da una astratta definizione dei settori di attività, ma soprattutto dalla verifica dell'esistenza di competenze convergenti e contigue, che riteniamo debbano essere valorizzate e riorganizzate in un unico vertice politico ed organizzativo, al fine di evitare frammentazioni funzionali e fratture gestionali, nonché - ciò teniamo a rilevarlo - maggiori costi in termini di tempo e di risorse.
Tale provvedimento, secondo noi, contribuisce a mettere ordine ed evita situazioni di confusione. Vorrei ricordare, ad esempio, che al Ministero per lo sviluppo economico sono attribuite, fra l'altro, la gestione del fondo per le aree sottoutilizzate e la vigilanza sui consorzi agrari, anche di concerto con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Alla Presidenza del Consiglio dei ministri è attribuito il coordinamento della segreteria del Comitato interministeriale per la programmazione economica. In maniera più puntuale sono definite le competenze del Ministero dei trasporti e di quello delle infrastrutture. Desidero, inoltre, ricordare sia l'istituzione del Ministero dell'università e della ricerca - sappiamo bene quanto la ricerca sia stata considerata una cenerentola nel nostro paese -, sia l'istituzione del Ministero per la famiglia, che dà aiuti e valorizza quella che è una struttura portante del nostro paese.
Voglio, da ultimo, soffermarmi su altre decisioni relative alla riorganizzazione del Governo che meritano, a mio avviso, attenzione. Mi fa piacere, ad esempio, ricordare la nuova disciplina degli uffici di diretta collaborazione, che è stata modificata e semplificata burocraticamente. Ciò comporta che tutte le assegnazioni di personale, compresi gli incarichi, anche a livello dirigenziale, le consulenze, i contratti, anche a termine, decadono automaticamente al momento del cambio di Governo quando non sono confermati entro 30 giorni dal giuramento del nuovo ministro.
In sostanza, noi Popolari-Udeur riteniamo che il riordino e il riassetto dell'esecutivo nasca da una valutazione responsabile e razionale compiuta dal Governo per garantire un'azione unitaria, coerente e razionale. Siamo convinti che tale provvedimento rappresenti un significativo ed innovativo punto di partenza per la realizzazione del programma di governo.
Per tutti questi motivi, noi del gruppo Popolari-Udeur diamo la piena fiducia al Governo Prodi, in quanto condividiamo l'esigenza di votare il testo di questo provvedimento nella convinzione che esso costituisca sia il presupposto imprescindibile affinché il Governo possa iniziare a mettere in atto, sempre nel profondo rispetto delle istituzioni e della legge, la sua azione, sia una buona soluzione in termini di riassetto organizzativo e funzionale della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, gentili rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, il Governo ed ogni esecutivo a livello locale, regionale, nazionale ed anche sovranazionale, nel momento in cui avvia la propria azione e la sua attività governativa, ha il dovere di impostare gli strumenti operativi e di configurare gli assetti organizzativi ritenuti più idonei. Insomma, ha la necessità di mettere a punto la famosa «macchina» amministrativa. Cito tra virgolette il termine macchinaPag. 7perché sappiamo bene che l'apparato burocratico, come del resto quello politico, è costituito, oltre che di risorse e di organizzazione, anche da persone, uomini e donne in carne ed ossa.
Da anni, di questo si discute perché l'inefficienza del sistema amministrativo e l'aumento incontrollato e vorticoso della spesa pubblica hanno rischiato di compromettere in modo gravissimo il sistema paese, l'equa distribuzione e la buona allocazione delle risorse, nonché la salvaguardia stessa dei diritti fondamentali di cittadinanza. Tutto ciò non dimentichiamolo, anche perché il problema non è certamente risolto. Sul tema vi è ormai una vasta letteratura, e non solo specialistica. Possiamo, inoltre, avvantaggiarci di una vasta e ricca esperienza.
Purtroppo, il dibattito sul provvedimento, sia al Senato sia alla Camera, talvolta è scaduto, a causa di critiche scontate, attacchi strumentali e, spesso, sgradevoli dell'opposizione. Abbiamo perso, forse, un'occasione per un confronto più franco e schietto, fuori dalle solite e noiose logiche di schieramento. Credo che la politica abbia la necessità di misurarsi con la sostanza di questa come di altre questioni e con la difficoltà e i diversi ostacoli che ogni Governo, di fatto, incontra nel definire i propri assetti organizzativi, nonostante siano stati compiuti passi molto importanti in questo senso. Basti pensare alla riforma Bassanini con cui tutti, a destra e a sinistra, si confrontano e a cui in questo dibattito parlamentare si è fatto più volte riferimento. A tal proposito, diciamo la verità! Ricordiamo che il precedente Governo non ha certo effettuato scelte tese a consolidare e a portare a pieno compimento, seppure con le necessarie rettifiche, la riforma Bassanini. Anzi, rimando alla relazione e agli interventi precisi e puntuali del collega Marco Boato, relatore del provvedimento, del ministro Chiti e di altri colleghi e colleghe che hanno evidenziato questo aspetto, che non va rimosso, bensì opportunamente valutato.
Non neghiamo che l'impostazione di fondo tra questa maggioranza e la precedente rispetto all'organizzazione del Governo, alla distribuzione delle competenze e delle funzioni sia differente: ci mancherebbe! Ciò è stato bene spiegato ed argomentato. Così come differente è il nostro programma, e lo ripeto: ci mancherebbe! Sottolineo, ad esempio, uno dei tratti di innovazione e reindirizzo rappresentato dall'aver attribuito la competenza sul comparto marittimo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio guidato dal nostro presidente Pecoraro Scanio.
Potrei soffermarmi a lungo sulle novità, sulle discontinuità, sulle modificazioni virtuose che il decreto-legge introduce, ma il tempo a disposizione lo impedisce e sono già intervenuti altri colleghi al riguardo.
In fedeltà ai principi costituzionali, in coerenza con gli impegni programmatici, viene proposta una configurazione ministeriale efficace ed efficiente, viene delineata un'amministrazione in grado di interpretare e dare piena attuazione al programma e al patto stretto tra Governo, maggioranza e paese. Il paese ha bisogno di un'amministrazione davvero al servizio della collettività e non servente il «principe» di turno. Ha bisogno di un'amministrazione moderna, capace di capire e di agire responsabilmente e adeguatamente.
Signor Presidente, è stato ripetuto a iosa, in molti interventi dell'opposizione, che il Governo avrebbe «spacchettato» i ministeri per necessità di mediazione tra i partiti, per accontentare i molti pretendenti. Non mi voglio sottrarre alla provocazione, ma allora andiamo fino in fondo e parliamo della legge elettorale voluta dal Governo Berlusconi! È una legge nata con l'intento, neppure troppo velato, di impedire la nascita di un Governo forte di centrosinistra. È evidente che le circostanze impongono alla coalizione vincente la necessità di rappresentare nel Governo le diverse istanze delle parti politiche che l'hanno animata. E nella precedente legislatura non mi pare che le cose siano andate tanto diversamente!
Va tutto bene? No. In quest'aula abbiamo manifestato la nostra delusione per l'ancora scarsa presenza di donne nella compagine governativa. Ma, se ci dichiariamoPag. 8fiduciose e fiduciosi sulla bontà del provvedimento, è perché siamo convinti che il Governo Prodi, a differenza di quello che lo ha preceduto, sia fermamente intenzionato a governare in modo saggio e nell'interesse del paese, nonostante le molteplici difficoltà che dovrà attraversare.
Sono anzi persuasa che tali difficoltà dovranno essere sfruttate per moltiplicare, all'interno e anche all'esterno della coalizione, i momenti di dialogo: esattamente il contrario di quanto fece il Governo Berlusconi.
Simile all'allenatore della nostra nazionale, Prodi può contare su una squadra multiforme e molteplice: ognuno dovrà fare la sua parte, con senso di responsabilità di fronte agli elettori, ai cittadini ed alle cittadine, in un momento cruciale nella storia del paese. È finita la stagione delle prove di forza e delle leggi ad personam, barattate perfino con riforme costituzionali, e deve iniziare davvero la stagione del buongoverno.
È quindi nostro augurio e convincimento che, anche in ambiti come la politica estera, la politica economica e finanziaria e altri ancora, sia possibile raggiungere la sintesi e l'intesa necessarie in modo tale da ridare fiducia, speranza, e slancio al paese; a tal fine, una ridefinizione della struttura stessa del Governo non può che giovare.
Dichiaro, a nome del gruppo dei Verdi, il nostro convinto voto di fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Licandro. Ne ha facoltà.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi deputati, i Comunisti Italiani esprimeranno un voto favorevole sulla questione di fiducia in merito al provvedimento in esame. Abbiamo seguito con attenzione il dibattito svoltosi in fase di discussione sulle linee generali; ebbene, i numerosissimi interventi dei deputati del centrodestra hanno impedito che questa Assemblea entrasse pienamente nel merito del provvedimento. Personalmente, ho ascoltato numerosi interventi e ho sentito fare tante affermazioni alle quali stentavo a credere; ho quindi riletto con attenzione, oggi, i resoconti stenografici e, francamente, anche gli italiani non hanno ricevuto alcun contributo alla comprensione della materia.
Ci troviamo dinanzi ad un decreto che produce una razionalizzazione del sistema e dell'impianto del Governo, dei ministeri e dei dipartimenti dopo l'esperienza del Governo delle destre. Ebbene, non è più il momento di approfondire il merito del provvedimento, ma ci piace ricordare alcuni elementi di novità sui quali nessun esponente del centrodestra ha appuntato la propria attenzione. Mi riferisco agli accorpamenti di alcuni ministeri - ad esempio, i rapporti con il Parlamento con le riforme istituzionali -, alla definizione migliore di altri, alla reintroduzione dell'aggettivo «pubblica» per quanto riguarda l'Istruzione (elemento da noi considerato di significativa importanza), alla semplificazione, per l'appunto, di una serie di dipartimenti, alle norme recate in materia di consorzi agrari; ma mi riferisco, altresì, ad altre disposizioni che introducono davvero elementi di moralizzazione: ad esempio, la norma che punta all'abrogazione di quella disposizione che, varata alla fine della scorsa legislatura, fissava, tra i titoli necessari per l'accesso alla carica di direttore generale delle aziende sanitarie locali, quello di essere stato senatore o deputato o consigliere regionale. A volte si parla di un'eccessiva invadenza della politica, ma il precedente Governo e la passata maggioranza avevano introdotto una norma di questo tipo che - ovviamente - ha prodotto, com'è noto a tutti e all'opinione pubblica italiana, un degrado nel campo, per esempio, della sanità che non ha nessun precedente nel Mezzogiorno e in Sicilia in particolare. Vorrei spendere i minuti che ho ancora a disposizione per tentare di ragionare ed interloquire con quanti, evitando di entrare nel merito della questione, hanno scatenatoPag. 9una violenta aggressione a testa bassa contro questa maggioranza e contro il Governo. Negli interventi di numerosissimi deputati di destra, noi abbiamo sentito e raccolto soltanto insulti. Si è detto - e si vuole far credere agli italiani - che questo provvedimento è finalizzato soltanto ad una proliferazione delle poltrone e ad una spartizione delle cariche.
Parlate voi di moralizzazione della politica, proprio voi che, dopo cinque anni di esperienza di Governo, avete ridotto lo Stato italiano a terreno di scorribande politiche: l'interesse generale è stato mortificato, calpestato e umiliato per favorire interessi particolari, se non individuali e di famiglia dell'ex Presidente del Consiglio; le istituzioni piegate alle più fameliche, rapaci logiche clientelari. Dobbiamo per caso ricordare ad alcuni autorevoli esponenti del centrodestra la manovra fortunatamente sventata dell'assunzione in ruolo da parte dei ministeri di circa 700 collaboratori dei componenti del precedente Governo, proprio in fine legislatura e senza la copertura finanziaria? E parlate di moralizzazione! Dobbiamo ricordare con quale sprezzo avete tentato di destrutturare lo Stato democratico per tenere in vita un Governo moribondo, proponendo una riforma costituzionale che - fortunatamente - a larghissima partecipazione popolare e con un'amplissima maggioranza degli italiani, è stata bocciata?
Sono rimasto anche colpito, in particolare, dall'intervento dell'onorevole La Russa, che ricordava, con parole particolarmente sgradevoli, come un ex terrorista - così si è espresso - adesso stia a presidio del Parlamento mentre, a capo del Governo, c'è chi, facendo ballare un tavolino durante una seduta spiritica, aveva indicato il luogo dove le Brigate rosse e i terroristi tenevano Moro...
IGNAZIO LA RUSSA. L'ha detto Ostellino! Ho citato Ostellino!
PRESIDENTE. Onorevole La Russa, la prego, lasci parlare il collega. Poi potrà parlare lei. Non interrompa il collega.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Adesso è nervoso lei! Lei ha fatto proprie - lo so bene - le parole di Ostellino, ma mi chiedo se lei e Ostellino abbiate mai ricordato che l'ex Presidente del Consiglio aveva la tessera della P2, assieme ad altri autorevoli esponenti della vostra ex maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi dei Comunisti Italiani, di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea e de L'Ulivo)!
IGNAZIO LA RUSSA. Non sai quello che dici!
LELLO DI GIOIA. Smettila di interrompere! Arrogante!
ELISABETTA GARDINI. Mitrokhin! Kgb!
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Dobbiamo allora ricordare, onorevole La Russa, l'ormai celeberrima intervista del maestro venerabile Licio Gelli a la Repubblica in cui, con orgoglio, ricordava come i suoi ragazzi fossero alla guida del paese e come il suo programma di rinascita democratica - quello della P2 - stesse per essere realizzato, pezzo per pezzo, durante i precedenti cinque anni (Commenti di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
ELISABETTA GARDINI. Hezbollah!
PRESIDENTE. Onorevole Gardini, la prego, lasci parlare il collega.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Sono nervosi, signor Presidente. Non avete teorizzato, per caso - tre volte - che con la mafia si convive? Non avete fatto sprofondare l'Italia nel discredito internazionale?
Siamo lo zimbello degli altri paesi. Faticosamente, noi cerchiamo e cercheremo di ridare lustro, prestigio e autorevolezza all'Italia!
Ci avete ficcato in un micidiale pantano con le vostre guerre e fatichiamo a trovare una via d'uscita. È un paese strano questo, Signor presidente, rappresentanti del Governo:Pag. 10ci si scandalizza delle intercettazioni, che certo devono essere regolamentate, ma si tace su tutto il resto, su un quadro di enorme abiezione morale, non si dice nulla sui giornalisti che vengono illegalmente spiati e su quelli che vengono invece assoldati dai servizi, ma in quel caso invece si tratta di patrioti (Commenti del deputato Lo Presti)!
PRESIDENTE. La prego, onorevole, lasci parlare chi sta facendo la dichiarazione di voto. Voglio ricordare ai colleghi che c'è la diretta televisiva e che il Presidente, ove aumentasse questa confusione, sarebbe autorizzato a chiedere la sospensione della diretta. Prosegua pure, onorevole Licandro.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Deputati della destra, «c'è un tempo per parlare e un tempo per tacere»!
GIULIO CONTI. Bravo! Comincia tu!
IGNAZIO LA RUSSA. Bravo!
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Non si tratta di una frase di John Wayne, né di Shakespeare: è l'Ecclesiaste, onorevole La Russa.
Per voi è giunto il tempo di tacere, o almeno di avere pudore e prudenza. C'è molto da fare sul piano delle politiche sociali, del lavoro, dell'economia, e noi ci stiamo attrezzando in maniera più forte ed efficace. Pensate alla vostra casa, alla Casa delle libertà che va in fumo; all'Italia nei prossimi anni penserà il governo Prodi, perché gli italiani lo hanno detto il 9 e 10 aprile scorso. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi dei Comunisti Italiani e de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, cari colleghi, signor rappresentante del Governo, colgo l'occasione di questo voto di fiducia, fiducia che La Rosa nel pugno naturalmente accorderà, per proporre alcune riflessioni a tutti noi in questo Parlamento e in particolare all'opposizione.
In questa settimana abbiamo dedicato ore e ore a provvedimenti in sé modesti, quasi ovvi e comunque necessitati dalla situazione. Non sto a fare il conto delle ore che l'opposizione ha imposto a quest'Assemblea sul provvedimento IRAP, che ripeteva un analogo provvedimento del precedente Governo e del ministro Tremonti, o sul provvedimento che finanziava gli esami di Stato, o, ancora, sul decreto «mille proroghe», che si innestava su un provvedimento adottato dallo stesso Governo Berlusconi e dal quale la maggioranza aveva accettato di espungere due deleghe in materia agricola, per evitare l'accusa di forzature, anche se giuridicamente difendibili.
Ora siamo a questo decreto-legge sul riordino dei ministeri, su cui il Governo ha dovuto proporre la fiducia per superare l'ostruzionismo dell'opposizione, prima al Senato e poi alla Camera. Vi abbiamo già dedicato parecchie ore, tra ieri e oggi, e sento ventilare la minaccia di qualche altro giorno di discussioni e votazioni sugli ordini del giorno dopo la fiducia che voteremo a fine mattinata. Ma davvero questo provvedimento merita tanto accanimento? La prima modifica all'assetto dei ministeri la fece l'attuale opposizione, all'inizio della scorsa legislatura. Ora il centrosinistra ritorna a porvi mano per accorpare in modo più efficace alcune materie o ridare autonomia ad altre.
Non entro nel merito, è già stato fatto ampiamente da diversi colleghi della maggioranza nel corso del dibattito generale.
Vorrei solo segnalare, ad esempio, il disegno politico che sta alla base degli incarichi affidati al ministro Bonino. Il fatto di aver reso autonomo il Ministero del commercio con l'estero e di averlo agganciato al Ministero per gli affari europei consente (dal momento che attraverso l'Europa passano la nostra partecipazione all'Organizzazione mondiale del commercio) di proporre un disegno organicoPag. 11per la politica di promozione del nostro export, ma soprattutto di internazionalizzazione delle nostre imprese.
Dunque, non si può ridurre tutto ad una logica di spartizione e di moltiplicazione dei pani e dei pesci. Comunque sia, si tratta di un provvedimento che sicuramente può avere luci ed ombre: noi non abbiamo mai nascosto anche le ragioni strettamente politiche di rappresentanza e di equilibrio della coalizione che hanno indotto all'aumento del numero dei ministeri e dei sottosegretari. Una maggioranza, una volta vinte le elezioni, ha il diritto e il dovere di governare e di darsi l'assetto che ritiene più funzionale allo scopo, di ciò naturalmente rispondendo.
Voi dell'opposizione avete tutto il diritto di criticare e sottolineare le contraddizioni, ma è davvero su questo terreno che potete pensare di caratterizzare il vostro ruolo, di dare un senso, un'immagine comprensibile alla vostra opposizione? Abbiamo sul tappeto il decreto sulle liberalizzazioni e sulla manovra fiscale correttiva degli squilibri dei conti pubblici: su questi argomenti si è già aperto un grande dibattito nel paese e voi stessi siete divisi fra accettare la sfida sul terreno della liberalizzazione, che dovrebbe essere un terreno anche precipuamente vostro, o invece cavalcare le mille piccole resistenze e proteste, che questo provvedimento provocherà.
Abbiamo presentato un Documento di programmazione economico-finanziaria di alto profilo, come hanno riconosciuto la Commissione dell'Unione europea, la stampa nazionale e tanti osservatori indipendenti. Quel Documento di programmazione economico-finanziaria è innanzitutto una sfida per noi stessi: 35 miliardi di interventi sui conti pubblici (circa 70 mila miliardi di vecchie lire), una cifra che avvicina questa manovra a quelle più impegnative degli anni Novanta, quella del primo Governo Amato e poi quella del primo Governo Prodi. Dunque 35 miliardi di euro per tenere insieme risanamento dei conti, rilancio dello sviluppo ed equità. È su questo che mi aspetterei di ricevere critiche, controproposte, suggerimenti dall'opposizione. Questo dovrebbe essere il terreno vero del confronto.
Invece vedo che non vi siete ancora liberati di quello che questa mattina su la Repubblica il presidente Casini chiama il mito della spallata: l'idea del momento magico, in cui cacciare via questo Governo e questa maggioranza da un giorno all'altro. Vedo poi ancora oggi che Berlusconi riprende la sua antica passione per i sondaggi e ci comunica che è già tornato al 52 per cento ed è pronto a tornare a Palazzo Chigi: gli elettori in poche settimane si sono già pentiti, vogliono cambiare il voto e riportarlo al Governo!
Colleghi della maggioranza, datevi una regolata, datevi una calmata. Avete perso le politiche, avete perso le amministrative, avete perso il referendum. Noi non vogliamo con ciò presentare questa maggioranza come una sorta di invincibile armata. Abbiamo problemi, difficoltà e contraddizioni, che sappiamo di dover risolvere per garantire uno sbocco positivo alla fiducia che gli elettori ci hanno accordato il 9 aprile. Tuttavia, preferisco un'opposizione che vota il decreto sull'Afghanistan, come annunciato questa mattina, magari anche per segnalare le tensioni che attraversano una parte della stessa maggioranza, ad un'opposizione che gioca allo sfascio e al «tanto peggio tanto meglio», all'ipotesi cioè di una spallata che la riporti miracolosamente al Governo. Così voi non andate da nessuna parte. Così voi non nobilitate il confronto politico, che deve invece riguardare le migliori risposte che ognuno di noi è in grado di proporre per i problemi del nostro paese. Così voi continuate ad esprimere semplicemente un meschino risentimento contro gli elettori che vi hanno tolto la guida del Governo.
Invece di mettere noi in difficoltà, vi avvitate in un incattivimento che è prova di debolezza e di mancanza di strategia politica. Colleghi dell'opposizione, voi puntate sulla crisi di questa maggioranza. Io, in conclusione, vi lancio una sfida. Non sarà una sfida esaltante per i termini in cui la presento, neanche per noi, ma vi prego di segnarvela bene: io sono pronto aPag. 12scommettere che vedremo prima, molto prima, la crisi di questa opposizione (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Onorevoli colleghi, nell'occasione della discussione della questione di fiducia avremmo potuto svolgere un dibattito aperto, anche importante, su questioni che riguardano aspetti anche centrali della vita politica di questo paese. Bisogna invece ancora una volta riscontrare, e farlo anche con un certo rammarico, che da parte dell'opposizione non vi è la volontà reale, franca, schietta di confrontarsi in modo costruttivo, avanzando una critica anche forte e dura, ma costruttiva, sul merito e sui contenuti dei problemi.
Oggi dobbiamo constatare che l'opposizione ha presentato 128 ordini del giorno - su cui parleranno 128 deputati dell'opposizione per cinque minuti ciascuno -, che di fatto impediscono, rallentano o comunque rendono faticoso e farraginoso il lavoro, che non è solo il lavoro di una parte, il lavoro della maggioranza, ma è il lavoro del Parlamento, è il lavoro che i parlamentari svolgono in quest'aula, per il paese. Credo dunque si tratti di un'occasione persa.
Avremmo potuto discutere di tante cose perché questo provvedimento, come la maggior parte dei provvedimenti che un Governo adotta, per definizione è sempre in sé perfettibile. Noi stessi, come Italia dei Valori, abbiamo osservato come alcuni aspetti legati alla formazione di questo esecutivo ed alla moltiplicazione del numero dei sottosegretari di Stato siano stati un esempio sicuramente non bello che deve servire come punto di riferimento a questa maggioranza per evitare situazioni analoghe in futuro. Però, avremmo potuto discutere in modo costruttivo e non, semplicemente, attraverso una forma di resistenza strisciante, come quella praticata in questa Assemblea, e che ci ha costretti ad arrivare fino all'ultimo giorno utile per l'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, con una sorta di inutile maratona portata avanti con una inutile logorrea.
Avremmo potuto entrare nel merito. Ci sono aspetti sui quali noi stessi, per primi, abbiamo sollevato alcuni dubbi e abbiamo voluto anche evitare di prendere parte alla rincorsa al numero dei sottosegretari di Stato, che, indubbiamente, ha raggiunto un poco invidiabile record. Tuttavia, notiamo anche i molti aspetti importanti e positivi che caratterizzano questo decreto-legge. L'organizzazione dei ministeri e della Presidenza del Consiglio dei ministri non sono dati puramente tecnici, ma qualcosa di strettamente e intimamente politico, strettamente e intimamente connesso alle politiche di una maggioranza ed alle sue capacità e incisività nel rispondere a una situazione che, negli anni, si evolve. L'organizzazione dei ministeri non è un dato acquisito e immutabile nel tempo, una sorta di acquisita sacralità istituzionale; è uno strumento del lavoro e dell'azione di una maggioranza di Governo, che deve rispondere ad esigenze che mutano.
In questo senso, credo che molte importanti realizzazioni siano state compiute dall'attuale Governo, attraverso questo decreto-legge. Si pensi alle politiche per la famiglia: l'istituzione di un Ministero specifico mi pare un esempio assolutamente chiaro e indiscutibile del modo in cui dare risposta ai tanti problemi e alle tante esigenze che da più parti, non solo in questa Assemblea o nell'ambito del mondo politico ma nella intera società civile, sono stati sollevati, data l'importanza e la centralità del tema della famiglia nel nostro paese.
Si pensi anche al Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive: non possiamo nasconderci il fatto che le politiche giovanili sono, oggi, probabilmente la più grande sfida che il paese deve affrontare in vista del futuro. Soprattutto, è necessaria una capacità di coniugare le politiche giovanili con il lavoro, in un binomio assolutamente inscindibile,Pag. 13perché su questo costruiamo la competitività del paese, su questo costruiamo il futuro del paese, attraverso il futuro dei nostri giovani. Allora, l'istituzione di un Ministero che si occupi specificamente di tutto ciò noi crediamo sia una risposta forte, moderna, efficiente e importante per realizzare questi obiettivi.
Un altro esempio riguarda una misura che, a mio avviso molto ingiustamente, è stata presa di mira con critiche il più delle volte, purtroppo, strumentali, da parte dell'opposizione. Mi riferisco allo «spacchettamento» di alcuni ministeri e, in particolare, allo «spacchettamento» del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Dobbiamo prendere atto del fatto che nella gestione di quest'ultimo - che era stato unificato nella precedente legislatura, attribuendogli le competenze relative a trasporti, infrastrutture e lavori pubblici - si sono mantenute, di fatto, per cinque anni, due strutture completamente distinte e non si è creata alcuna relazione o interrelazione fra i vari dipartimenti dell'uno e dell'altro Ministero, che così hanno operato l'uno all'insaputa dell'altro. Bisogna saper guardare alla realtà delle cose e non solo al loro nome. Credo che, anche da questo punto di vista, il Governo abbia compiuto un'azione importantissima, mantenendo l'unitarietà di tutto il sistema infrastrutturale del paese e assicurando una gestione unitaria, efficace e coerente del complesso di iniziative in materia. Tali iniziative sono quantomai necessarie, oggi, affinché il paese possa disporre delle strutture e delle innovazioni in termini non solo di grandi opere ma anche di ordinaria amministrazione e gestione, ai fini del progresso. D'altra parte, si è distinto quello che, in cinque anni, nonostante una unificazione formale, nominale, evidentemente non si è riusciti ad unificare, perché non si poteva, perché è altro rispetto alla gestione delle infrastrutture: la gestione dei trasporti, la gestione delle grandi ed importanti strutture e linee di mobilità quali la navigazione, i trasporti su rotaia ed i trasporti su terra. Quindi, credo che con questo decreto-legge da parte dell'attuale Governo si siano posti in essere una serie di strumenti di miglioramento, di maggiore efficienza e capacità di risposta ai grandi problemi economici e sociali del paese. Da ultimo, ma non per importanza, il fatto che, attraverso questo provvedimento, si siano poste anche le condizioni perché l'esecutivo tenga fede all'impegno che ha assunto e che è uno degli impegni fondamentali di governo del paese, cioè arrivare alla riduzione del 10 per cento della spesa dei ministeri. Credo che tale modello sia perseguibile anche proprio e grazie ad un ridisegno che passa non soltanto attraverso un diverso assestamento dei nomi dei ministeri, ma soprattutto attraverso una diversa organizzazione interna, trasformando il modello delle direzioni generali - che ha dimostrato di non essere efficace sotto il profilo del contenimento dei costi come modello generale di organizzazione dei ministeri - in quello fondato prevalentemente su un assetto dipartimentale.
Noi crediamo che anche da questo punto di vista riusciremo a realizzare ciò che voi in cinque anni non siete riusciti a fare, cioè avviare una seria, coerente e strutturale opera di riduzione dei costi e della spesa pubblica. Per queste ragioni, il gruppo dell'Italia dei Valori darà un pieno sostegno ed un voto di fiducia al Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, due provvedimenti legislativi in neppure tre mesi di attività; due questioni di fiducia al Senato; oggi la fiducia anche alla Camera. Non c'è che dire: se il buongiorno si vede dal mattino, questa legislatura sarà una notte tempestosa, che speriamo duri il meno possibile. Il fatto che il Governo abbia posto la questione di fiducia peggiora ulteriormente il clima, perché questa riguarda un provvedimento che è veramente impresentabile e crea la paralisi di un ramo del Parlamento, cioè il Senato, che si estende all'altro ramo del Parlamento, cioè alla Camera dei deputati: Presidente, è come il cancro che avanza. IlPag. 14Governo pone la fiducia perché non è in grado di affrontare il dibattito parlamentare a causa delle divisioni interne: basti pensare che il 30 giugno è scaduta la missione in Afghanistan ed ancora non c'è stato un pronunciamento da parte del Parlamento.
Il Governo e la maggioranza hanno paura di affrontare il dibattito parlamentare perché si rendono conto che la realtà di quello che stanno facendo potrebbe emergere, potrebbe emergere dalla discussione e dagli emendamenti nel merito che sono stati presentati. Questo Governo sta facendo veramente di tutto per buttare fumo negli occhi e per distogliere l'attenzione dai problemi. Basti pensare a quello che sta succedendo nel calcio: la vittoria della nazionale è stata strumentalizzata per creare consenso attorno al Governo, dando l'immagine di un paese da operetta, con i ricevimenti a Palazzo Chigi e con i ministri del sorriso (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
In questi pochi mesi abbiamo visto di tutto e di più. Voi oggi pensate che i problemi spariscano ponendo la fiducia, ma le questioni non spariranno, anzi aumenteranno perché le scelte sbagliate che voi oggi state compiendo produrranno ulteriori effetti negativi. Il provvedimento che ci presentate non è una grande riforma della pubblica amministrazione, come potrebbe sembrare dalla lettura del titolo pomposo: «...riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri». Colleghi, fa sorridere questo titolo perché sapete anche voi qual è il vero titolo di questo provvedimento: moltiplicazione dei ministeri, dei posti, delle spese, uso dello Stato per interessi di bottega, il tutto in una logica da prima Repubblica.
Altro che riforme in senso federale dello Stato! Altro che federalismo fiscale, sul quale affermate di voler cercare un dialogo! Altro che lo Stato che si asciuga delle spese inutili per offrire più servizi ai cittadini! Altro che questione morale, che invocate spesso a sproposito, per poi archiviarla quando riguarda i vostri provvedimenti!
Attraverso questo decreto-legge prevedete 102 membri del Governo, tra ministri e sottosegretari. Si tratta di un'azione senza precedenti. E non vi basteranno, perché dovrete gestire la legge finanziaria e perché queste scelte sono state motivate esclusivamente dall'esigenza di cedere ai ricatti e di risolvere le vostre beghe interne.
Per questi stessi motivi avete anche previsto lo «spacchettamento» dei ministeri, sconquassando una struttura efficiente creata nella passata legislatura. La dimostrazione di ciò sta nel fatto che avete colpito proprio i ministeri più efficienti, come ad esempio quello del welfare. In più, lo fate attraverso l'utilizzo del decreto-legge, sul quale ponete la questione di fiducia per impedirci di intervenire, di correggere, di migliorare il provvedimento, di limitare insomma i danni attraverso la presentazione e la discussione nel merito degli emendamenti.
Noi, non solo fino ad oggi non abbiamo fatto alcun ostruzionismo, ma abbiamo presentato proposte emendative di merito, volte a correggere scelte sbagliate. Fatevi un esame di coscienza in ordine al comportamento da voi tenuto nella scorsa legislatura, durante la quale avete fatto ostruzionismo su provvedimenti assolutamente meno importanti di quello oggi in esame, senza mai cercare il dialogo con la maggioranza, ma procedendo esclusivamente con un intento distruttivo.
Ciò è talmente vero che voi stessi avete dovuto ammettere di aver commesso errori presentando, in questo e in altri provvedimenti, ordini del giorno che sconfessavano norme contenute negli stessi. Ordini del giorno che sconfessano le leggi! Tale comportamento è dovuto al fatto che avete paura di rischiare che i testi tornino all'esame del Senato, in quanto in quel ramo del Parlamento ormai siamo alla paralisi. Paralisi che inevitabilmente si estende all'altro ramo del Parlamento come un cancro istituzionale che avanza.Pag. 15
La Lega Nord Padania in tutta la legislatura proverà a presentare proposte costruttive. Abbiamo presentato solo 16 emendamenti per salvare quanto realizzato nella scorsa legislatura e per evitare lo scempio; altro che ostruzionismo!
La Lega Nord intende aprire gli occhi ai cittadini. Al nord non può piacere che le politiche sociali non siano integrate con quelle del lavoro; al nord non può piacere che sia stato istituito un Ministero delle politiche per la famiglia soltanto per creare una poltrona, trattandosi in realtà di un ministero senza portafoglio e quindi senza capacità di spesa. Al nord non può piacere che la vigilanza sui flussi migratori sia affrontata da chi, il ministro Ferrero, ha affermato di voler far entrare tutti; al nord non può piacere che l'immigrazione sia considerata solo come un problema sociale ed assistenziale, senza essere collegata al lavoro, secondo la filosofia dell'«avanti, tanto c'è un posto per tutti senza regole». Viaggio premio con la concessione del diritto di cittadinanza! In questo modo, andremo fuori noi!
Alle nostre categorie produttive non può piacere che il turismo non venga più considerato un'attività produttiva, ma ritorni ad essere un bene culturale, cioè qualcosa di statico. In tal modo, si fanno non uno, ma due passi indietro verso il passato, mentre abbiamo bisogno di andare verso il futuro.
Per questi motivi, la Lega Nord Padania non voterà la fiducia al provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dal dibattito svoltosi ho ricavato l'impressione che i colleghi di sinistra siano in difficoltà: non hanno parlato del decreto-legge, ma di ciò che il Governo vorrà fare, dei provvedimenti che hanno messo in cantiere ed asseriscono che noi contrapponiamo la nostra ostilità al corso della storia futura di questo splendido Governo di centrosinistra!
Al riguardo, due considerazioni mi consentono di mettermi il cuore in pace.
Il provvedimento in esame non suscita soltanto la nostra opposizione: all'interno della stessa maggioranza, esso non soltanto vede nascere perplessità, ma si scontra con valori diversi da quelli che sono stati prospettati in quest'aula.
Inoltre, ricordo che, nel 2001, la sinistra ha criticato Ciampi perché aveva emanato il decreto-legge che attuava le fusioni concernenti i ministeri della sanità, del welfare e delle attività produttive, disattendendo, in tal modo, la cosiddetta riforma Bassanini.
Rispetto a quanto è avvenuto, come fa la sinistra a definirci oppositori intransigenti e a dirci che abbiamo condotto un'opposizione sterile, che abbiamo bloccato il Parlamento, quando sui temi dell'organizzazione dello Stato e delle sue strutture si incentra la funzionalità del lavoro della politica? Ricordo che lo stesso Bassanini (senza citare Rutelli ed altri) ha avuto l'amabilità di ammettere che abbiamo assistito ad un imbarazzante revival del manuale Cancelli e delle logiche spartitorie della prima Repubblica. In sostanza, ci si è adattati ad un'esigenza di natura politica esclusivamente interna (la necessità di «sistemare» qualche poltrona): la posizione che Bassanini aveva portato avanti e che il Governo di centrodestra aveva funzionalmente adattato ad una logica di risparmio è stata completamente distrutta dall'intervento di cui ci stiamo occupando!
Il nostro «no» deriva, in particolare, anche da alcune considerazioni che hanno attinenza con l'organizzazione, con la funzionalità organizzativa e con la capacità della politica di rispondere alle esigenze del paese. Perché balcanizzare il welfare? Perché creare in tale struttura una situazione così devastante? Perché dare vita a centri di spesa, sapendo perfettamente che quel settore della spesa pubblica è estremamente delicato? È funzionale per il paese? È funzionale per il sistema di Governo? Noi diciamo di no.Pag. 16
Perché separare l'università dalla pubblica istruzione? Quante volte abbiamo affermato, anche in questa sede, che il nostro paese è afflitto da un ritardo profondo nel passaggio dal sistema dell'istruzione media al sistema delle alte professionalità universitarie? Separando, tanto per intenderci, la formazione media dall'università, rispondiamo all'esigenza più volte manifestata da esponenti di tutti i gruppi qui dentro? Credo di no.
È funzionale scorporare dal Ministero delle infrastrutture le funzioni dei trasporti e dei lavori pubblici, la progettazione dall'esecuzione, come al solito per compartimenti stagni, per cui, alla fine, una mano non sa cosa fa l'altra?
È vero: si sono incontrate alcune difficoltà ad integrare queste due funzioni anche nel Governo Berlusconi, ma proprio perché esistevano tali difficoltà, valeva la pena di andare fino in fondo e di mettere insieme l'amalgama necessaria alla ristrutturazione complessiva di questo delicato settore del paese.
Ha senso eliminare la semplificazione burocratica e normativa dal Ministero delle riforme e dell'innovazione, per relegarla nei meandri della Presidenza del Consiglio, affinché le nebbie coprano un punto fondamentale del vostro programma di governo? La sensazione è che relegarla in qualche cantuccio della Presidenza del Consiglio, effettivamente, non dia visibilità all'operatività in questo settore.
Quale vantaggio esiste, sotto il profilo del sistema, nel sottrarre le competenze del turismo e soprattutto del commercio con l'estero al Ministero dello sviluppo? Me lo domando, perché l'internazionalizzazione dell'economia nasce dal Ministero del commercio con l'estero. Insieme abbiamo creato provvedimenti che dovevano avviare in maniera il più possibile organica e funzionale il progetto sulla competitività del nostro paese. Voi, ora, scorporate il ministero in modo tale da rendere non più funzionale la progettualità di norme che abbiamo costruito insieme. È funzionale questo a qualche logica? Riteniamo di no.
Credo che questo nostro dire trovi conferma nel fatto che tutti i ministri competenti per le materie che ho appena citato, nelle audizioni, amabilmente, ma anche con una punta di verità, hanno avuto modo di riferire che, tante volte, non era possibile nominare l'innominabile.
Allora, per quale motivo ci ricordate tutte le iniziative del Governo Berlusconi? Noi, al contrario, non richiamiamo le vostre azioni compiute per giustificare un provvedimento, il più funzionale per l'inizio della nostra vita politica, adducendo responsabilità passate o, comunque, azioni ostruzionistiche da parte vostra.
Credo che piegare le strutture dello Stato alle esigenze della politica di bottega sia un atto quanto mai indecoroso e privo di logica che non apre al futuro, come avete espresso in questa sede con tanta forza.
Peraltro, questo decreto-legge contiene bugie descritte. Il comma 25 dell'articolo 1 recita: «Le modalità di attuazione del presente decreto devono essere tali da garantire l'invarianza della spesa», come se l'aumento dei ministri, dei viceministri, dei sottosegretari rispetto al precedente Governo Berlusconi non portasse ad un aumento preventivato di spesa di 375 mila euro, senza toccare la parte relativa agli altri aumenti di costo dovuti a nuove risorse umane e strutturali collegate alla riforma!
Vorrei ricordare l'ulteriore spesa determinata dalla scelta obbligata di cooptare al di fuori del Parlamento una buona parte dei membri del Governo, con un forte aggravio per la finanza pubblica.
Anche in questo caso, avete adattato la vostra di governabilità, sottraendo risorse al bene comune e a quelle che potevano essere scelte importanti di ristrutturazione della finanza pubblica italiana.
Ho molto apprezzato quando il Presidente del Consiglio, in visita a Bruxelles, ha sottolineato che non voleva albergare all'hotel Le Meridien e che preferiva andare a dormire da suo fratello Vittorio. Tuttavia, non vorrei che queste scelte importanti sul piano personale diventassero uno spot privato, un modo per annebbiarePag. 17le scelte di fondo di questo Governo, che sono cominciate male con un atto che - come ho dimostrato - non è funzionale all'organizzazione straordinaria di questa pubblica amministrazione.
E, allora, il nostro «no» non deriva dal fatto che siamo opposizione. Lo diciamo fin da adesso: per quanto riguarda le iniziative interessanti ed importanti che servono al paese, vi aiuteremo ad organizzarle meglio per il bene del paese e, se necessario, a votarle. Ma non diteci che ciò potrebbe essere un «sì» per il bene del paese: questo è un «no» per il bene del paese e non perché siamo opposizione.
Sarà questa la nostra linea di conduzione per tutta la legislatura (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, la nuova escalation militare in Libano e nella striscia di Gaza suscita in noi un senso di impotenza. Sembra che la comunità internazionale, ed anche l'Europa, non sia in grado di fare nulla per evitare un nuovo conflitto in un'area calda del Mediterraneo. Sentiamo l'urgenza e confidiamo sul fatto che il nuovo Governo, di cui facciamo parte, sia in grado di dare un contributo significativo per riaprire un percorso di dialogo, di trattativa e di pace.
Il Governo Berlusconi parlò in Assemblea di un piano Marshall per il Medio Oriente, per svolgere un ruolo nello storico conflitto israelo-palestinese. Non abbiamo visto nulla; abbiamo visto, invece, crescere le vittime palestinesi, assistiamo ai rapimenti di soldati israeliani e vediamo guadagnare forza in logiche e settori che mirano allo scontro.
Il Governo Prodi ha indicato il Mediterraneo tra le sue priorità, un Mediterraneo pacifico, stabile e democratico, un obiettivo che va perseguito in stretta relazione con le istituzioni europee ma che conta sull'iniziativa del nostro paese, del nostro Governo; e, in queste ore così convulse e drammatiche, contiamo molto sul nostro ministro degli affari esteri, sulla sua linea di equa vicinanza e sulla conoscenza e sensibilità che ha su tutte le questioni mediorientali.
C'entra tutto ciò con la discussione che stiamo svolgendo oggi, relativa al riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri? Credo di sì, perché è importante ritirare le truppe dall'Iraq, è importante segnare una discontinuità nella nostra presenza in Afghanistan, ma è, altresì, importante costruire una politica di pace e di cooperazione allo sviluppo al di fuori da qualsiasi logica coloniale o di politica di potenza.
La cooperazione internazionale può diventare un'efficace strumento di lotta alla povertà e di sostegno alla democratizzazione nei paesi in via di sviluppo. È un'altra idea della politica estera e per questo, per la prima volta, la delega in questa materia, una delega che riguarda le politiche di cooperazione in tutti i paesi, è stata assegnata ad una viceministra e non distribuita per aree geografiche a diversi sottosegretari. Tale scelta risponde al programma dell'Unione ma soprattutto alla sollecitazione che, in tal senso, è venuta dalle diverse associazioni che da tanti anni si occupano della materia. E questo è solo un esempio delle logiche seguite per la riorganizzazione dei ministeri.
Si potevano nominare meno sottosegretari? Probabilmente sì. Ma ciò non vuol dire che la scelta fatta corrisponderà a maggiori costi economici; dipenderà dal modo in cui i sottosegretari lavoreranno e dalla capacità di realizzare il proprio mandato.
Certo è che sull'impianto strategico non accettiamo critiche. Le opposizioni hanno contestato, ad esempio, l'istituzione di un Ministero dello sviluppo economico, che sostituisce quello delle attività produttive. Si potrebbe persino accedere all'idea di mettere in discussione il concetto di sviluppo economico, se questa fosse la critica delle destre, ma a differenza della critica avanzata dalle opposizioni la nostra sarebbe una critica ecologista che contesta laPag. 18logica «sviluppista», che ha preso piede in questi anni e che, oggi, deve fare i conti con la compatibilità ambientale e il rapporto con il territorio e la natura.
Tuttavia, la contraddizione del concetto di sviluppo trova una compensazione nelle politiche di coesione attribuite allo stesso ministero. Vi è, quindi, una consapevolezza che il mercato e le imprese, se non guidati e governati, seguono la sola logica del profitto, determinando disuguaglianze economiche e squilibri territoriali.
Le politiche di coesione, invece, tendono a contemperare le esigenze sia delle imprese, sia dei lavoratori e dei cittadini. Ciò affinché i lavoratori non paghino, come già avvenuto nel corso di questi anni, dei prezzi in termini di bassi salari e di precarietà, e tutte le cittadine e tutti i cittadini (vale a dire, tutti noi) non subiscano i danni della devastazione del territorio e dell'ambiente.
Potrei continuare con la stessa chiave di lettura per quanto concerne le deleghe per le politiche agricole, alimentari e forestali, oppure la delega per il settore turistico, concepita non in termini banalmente economici, bensì al fine di tutelare e valorizzare il patrimonio ecologico e culturale del nostro paese. Vorrei altresì ricordare le deleghe relative alla solidarietà sociale, ai migranti ed al problema delle tossicodipendenze, che attengono ad una concezione universalistica dei diritti.
Si tratta di un'altra impostazione culturale e sociale, dunque. Infatti, dopo l'affermazione di un'idea mercantile anche in rapporto alle necessità sociali, adesso proviamo a misurarci sul terreno dello Stato di diritto nel senso pieno del termine. Anche per questo motivo, la separazione del Ministero dell'istruzione da quello dell'università e della ricerca si traduce in un grande e vero investimento in ambiti fondamentali della società: non è un caso, infatti, che l'aggettivo «pubblica» torna a caratterizzare ed a sostenere il sostantivo «istruzione».
La realizzazione del programma dell'Unione, insomma, passa anche attraverso l'attribuzione delle deleghe, ed anche noi, come parlamentari, avremmo voluto contribuire direttamente alla loro definizione. A tal fine, ricordo che sia il presidente della Commissione affari costituzionali, sia lo stesso Presidente Bertinotti hanno sollecitato questa Assemblea a svolgere una riflessione in relazione sia all'uso dei decreti governativi, sia al rapporto tra esecutivo e Parlamento. Poiché siamo persone serie, non abbiamo dubbi che il Governo si impegnerà in tale direzione.
Ciò che conta, in ogni caso, è il giudizio politico d'insieme. In questi anni, anche a causa di gravi responsabilità del Governo Berlusconi, si è infatti consumato un gigantesco esperimento di dissoluzione dell'idea di bene comune, passando dal conflitto di interessi alla devolution (bocciata dal referendum costituzionale), dalla subordinazione servile in politica estera alla svendita dell'ambiente, dalla spartizione privatistica delle risorse pubbliche alla privatizzazione del sapere, dalla mortificazione e dalla subalternità della ricerca alla precarizzazione della vita.
Vogliamo provare a capovolgere tutto ciò e costruire una società giusta, solidale ed accogliente, vale a dire un'altra idea di cittadinanza. Pertanto, preannuncio che anche nel lavoro delle Assemblee e delle Commissioni del Parlamento garantiremo il massimo di collaborazione agli esponenti del nostro Governo, i quali, anche attraverso le attribuzioni conferite dal decreto-legge in esame, hanno la responsabilità di dimostrare la coerenza tra le scelte organizzative ed i contenuti del programma dell'Unione.
Il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, quindi, conferma che voterà a favore della fiducia chiesta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è noto che il provvedimento in esame, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia, siPag. 19è reso necessario per moltiplicare il numero dei ministeri: da qui l'uso del termine «spacchettamento». Il tentativo di difenderlo, compiuto oggi da molti colleghi della maggioranza - i quali hanno cercato di farci credere che lo «spacchettamento» dei ministeri fosse stato motivato dalla necessità di rendere più funzionale l'attività di governo -, si scontra tuttavia con le oneste dichiarazioni rilasciate da numerosi esponenti della stessa maggioranza.
Non vi è bisogno di fare un notevole ricorso alla memoria per ricordare che il segretario della Rosa nel Pugno ebbe a dichiarare, testualmente, che ciò che non accettava erano le dichiarazioni di alcuni rappresentanti dell'Ulivo, i quali avevano affermato che, in ordine alla composizione del Governo, erano stati costretti ad accontentare i piccoli partiti. L'onorevole Boselli, inoltre, affermò che ciò era falso e che era vero l'esatto contrario, poiché erano stati, a suo avviso, la Margherita ed i Democratici di Sinistra a fare il «pieno» di poltrone ben oltre la loro forza elettorale.
Do atto all'onorevole Turci di avere oggi affermato che sì, ogni maggioranza ha il diritto di organizzare come vuole i propri lavori: in sostanza che servivano più posti per mettere d'accordo un numero incredibile di partiti. Per cui, pazienza se si supera persino il titolo del mitico film La carica dei 101, dove almeno i 101 erano simpatici cagnolini dalmata, mentre nel caso in questione, essendo 102 e non essendo dalmata, al massimo si possono riscontrare altre similitudini, ad esempio nel «ringhio» con cui i medesimi 102 si apprestano all'attività politica! Pazienza, è un record insuperabile.
Al Senato, il collega senatore Storace, ha detto che 102 - lo ricordo, il numero dei componenti del Governo - è addirittura superiore di 2 unità al numero dei parlamentari di Israele. Pensate, abbiamo un Governo che ha superato i membri del Parlamento di Israele! Non vi è nulla di male, sostiene l'onorevole Turci, ciascuno deve organizzarsi come meglio crede. Peccato - su tale aspetto si appunta la mia seria critica e polemica - che ciascuno è libero di farlo purché renda edotto dei propri propositi il corpo elettorale, purché lo dica, purché lo faccia sapere prima o, almeno, abbia la bontà di tacere e faccia cadere un velo sul suo proposito di «allargare i numeri», per farvi rimanere tutte le contraddizioni e non solo con i suddetti 102.
Non dimentichiamo che in quest'aula stiamo svolgendo dichiarazioni di voto cui partecipa un numero di gruppi parlamentari mai raggiunto nella storia repubblicana! Avete, infatti, anche moltiplicato il numero dei gruppi parlamentari per accontentare ulteriormente, con altre persone, altre poltrone, altri segretari ed altri uffici, gli appetiti di questa vorace maggioranza.
Dicevo, nulla di male, purché si sappia. Peccato che, invece, nel vostro programma sosteniate... a proposito, onorevole Boato - vedo che lei mi sta seguendo con attenzione e la ringrazio - le chiedo di farmi avere copia di questo programma...
MARCO BOATO. Io ce l'ho; gliela faccio avere...
IGNAZIO LA RUSSA. Infatti, tale programma è scomparso dai siti Internet. Sembra che qualcuno si vergogni di farci confrontare il programma dell'Unione con ciò che fate, giorno dopo giorno, ma io, prudente, una copia di tale programma me l'ero conservata; però, poiché è sgualcita, onorevole Boato, la prego di mandarmene una nuova. A pagina 22 di tale programma, in sostanza, è scritto: vergogna, Governo Berlusconi! Hai aumentato i segretari generali, mentre noi avevamo drasticamente ridotto i ministeri, che vergogna! Voi non volete - sostiene ancora detto programma - una riduzione dei costi.
Alla faccia di quanto scritto nel programma, a pagina 22! Passi che avevate scritto che le riforme costituzionali si devono fare solo con una maggioranza qualificata - e ed abbiamo constatato come la pensate davvero -, passi che avevate detto che il Presidente della Repubblica andava eletto con una maggioranzaPag. 20qualificata e lo avete eletto da soli - e sappiamo in che modo! -, ma addirittura accusare noi di voler aumentare i costi della politica, mentre fate lo scempio di cui oggi ci stiamo occupando...! Ricordo a chi ci segue da casa: 102, tra ministri e sottosegretari! Hanno dovuto addirittura costituire uffici aggiuntivi, perché non si sa dove metterli. È una «carica» infinita e vorace, fatta di portaborse e segretari, gente che non ha compiti e che non ha funzioni. Non sanno cosa fare metà di queste 102 persone che sono state inserite nel «poltronificio» incredibile.
Passi tutto ciò, dicevo, a patto che lo si spieghi. Invece, il vostro vizio è esattamente fare in modo che la mano destra (leggi corpo elettorale) non sappia che ciò che fa la mano sinistra (leggi il Governo). È un'abitudine che ormai abbiamo scoperto troppo chiaramente.
Onorevoli colleghi, in questi giorni si parla non solo di questo decreto-legge, ma anche di quelle che voi spacciate quali liberalizzazioni e che, invece, sono l'opposto delle liberalizzazioni. Lo avevate spiegato ai professionisti, ai tassisti, ai lavoratori autonomi, ai farmacisti, a coloro che in buona fede - e ve ne saranno stati più di 12 mila -, appartenenti a tali categorie, hanno votato per voi? Avete detto loro che avreste tentato, con un decreto-legge, senza nemmeno ascoltarli, di ribaltare completamente la normativa, di punirli perché, essendo lavoratori autonomi, non sono «inquadrati» e vogliono pensare con la loro testa, ossia la cosa peggiore che per voi può fare una persona? Voi, giusto o non giusto che sia il provvedimento, non glielo avevate spiegato! Non mi occupo in questo momento del merito di quei provvedimenti - anche perché non è questa la sede - ma, piuttosto, del fatto che ci imputate di aver inserito nel nostro programma qualcosa che poi non siamo riusciti a realizzare. A noi, tuttavia, mai e poi mai è capitato di fare esattamente l'opposto di quello che avevamo promesso! Alle categorie dei lavoratori autonomi voi avevate promesso dei provvedimenti a loro favore, invece, ora state loro assestando - questo era il vostro desiderio - un colpo mortale. Colleghi, come vedete, tutto si lega: promettete la riduzione dei costi ma poi portate a 102 il numero dei componenti il Governo; promettete di eleggere il Presidente della Repubblica con una maggioranza ampia ma poi, alla fine, lo eleggete da soli; promettete di aiutare i lavoratori autonomi, ma poi sostenete, per bocca di un autorevole giornalista, che la concertazione è consentita solo quando le categorie sono in linea di massima preventivamente d'accordo con il Governo e, addirittura, che il diritto di sciopero è consentito per tutti tranne che per i lavoratori non inquadrati dalla CGIL, CISL e UIL. Siamo veramente al ribaltamento delle regole basilari della correttezza politica!
Per tutti questi motivi, onorevoli colleghi, noi ci apprestiamo a votare contro questa ennesima richiesta di fiducia. Qualcuno potrebbe dire: come, ennesima? È solo la terza (Commenti del deputato Violante).
Caro Violante, è la terza, e da qui ad un mese ne sono previste altre due, raggiungendo così il numero di cinque. Si stabilirà, quindi, il record dei record proprio perché questo Governo, in meno di due mesi di vita, ha già posto tre questioni di fiducia e ne prepara altre due. Pensate che nei passati cinque anni - e per questo voi ci avete criticato, eccome se ci avete criticato! - il Governo Berlusconi che a mio avviso ne ha poste fin troppe di questioni di fiducia, ne aveva poste quarantasei (meno di dieci l'anno), con un aumento, come sempre accade, nell'ultima parte della legislatura. Ma in questo caso, cari colleghi, noi abbiamo appena iniziato a lavorare. Qui non si lavora mai, non facciamo niente, tant'è che qualcuno di noi vorrebbe addirittura restituire parte del proprio emolumento, perché voi ci consentite di lavorare solo per aumentare il numero delle vostre poltrone, cioè solo per assicurare degni luoghi di finto lavoro a centinaia di vostri sodali, e non invece di lavorare per l'Italia! Ebbene, siamo a tre questioni di fiducia e ciò significa, come tutti sappiamo, votare senza che noi si possa emendare il provvedimento inPag. 21esame. Questo è il diktat della sinistra! Voi ascoltate, protestate ma noi, se abbiamo i numeri, vinciamo.
Presidente, quanto tempo mi rimane? Scampanelli quando il tempo a mia disposizione è terminato ed io concludo...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole La Russa.
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, visto che lei è un Presidente simpatico, non posso che chiudere il mio intervento. E lo chiudo senza chiederle 102 secondi di tolleranza - un secondo per ogni componente di questo Governo - anche perché, se lo facessi e lei me li concedesse, in tale arco di tempo la Sinistra avrebbe inventato altre 102 poltrone per qualcuno che ne ha bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tremonti. Ne ha facoltà.
GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlerò sia del merito sia del metodo con cui questo provvedimento viene oggi presentato alla Camera per essere votato con richiesta di fiducia.
Nel merito, il provvedimento in esame dispone in materia di organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, dei ministri e dei ministeri. Dato il tipo e il contenuto del provvedimento la parola organizzazione mi sembra francamente ottimistica. Ottimistica perché si tratta di un provvedimento che ordina una caotica migrazione, orizzontale e verticale, di competenze e di funzioni di governo. Si tratta di qualcosa di cui non si trova traccia nel vostro programma elettorale - il che è tutto dire -, ed è qualcosa che va contro la lettera e lo spirito della legge Bassanini: una buona legge fatta da voi.
La confusione organica che si sta creando all'interno della pubblica amministrazione è il riflesso di una confusione culturale: la confusione delle competenze e delle funzioni ministeriali con la politica o con le politiche. Tale confusione è contro i principi ordinatori dello Stato e della pubblica amministrazione. Un esempio: il dipartimento per la funzione pubblica diventa il dipartimento delle riforme e dell'innovazione nella pubblica amministrazione. Le funzioni sono permanenti; le riforme sono importanti, ma non sono permanenti! Confondere la politica delle riforme con la funzione di un ministero è un errore culturale e, quindi, funzionale inaccettabile.
Un altro esempio: il Ministero delle attività produttive diventa, finalisticamente, il Ministero dello sviluppo economico. Questa è una logica istituzionale che trova riscontro solo in Sudamerica. Poi vi sono tanti altri errori rispetto ad altre categorie. Il più grave tra questi è il nome che viene dato al vecchio Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca: quest'ultimo diventa il Ministero della pubblica istruzione. È un errore doppio! La formula definitoria adottata è, infatti, tanto antilogica, quanto antistorica. Antilogica, perché il nuovo ministero dovrebbe occuparsi solo dell'istruzione pubblica, e non anche dell'istruzione che pubblica non è: quest'ultima non esiste? Antistorica, perché si afferma un'ideologia che è basata sull'idea del monopolio statale in materia di istruzione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia). È l'opposto del principio di sussidiarietà!
Comunque, avete dimenticato un ministero. Tra i vostri nuovi ministri ve ne è uno che ha dichiarato di ascoltare ed amare i discorsi del comandante Fidel Castro Ruz. Nel discorso pronunciato in occasione del quarantesimo anniversario del trionfo della Rivoluzione, Castro parla di un nuovo ministero, quello che voi avete dimenticato: il Ministero dell'intelligenza (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
Il vostro provvedimento ha poco a che vedere con il governo, molto con il malgoverno. Alla base non c'è l'idea di un Governo al servizio del paese, ma l'idea dei vostri partiti politici che si servono del Governo.Pag. 22
È un provvedimento del quale voi stessi non vi vantate, ma vi vergognate. È un provvedimento che non si limita a creare quattro nuovi ministeri, anzi cinque (vi è, infatti, anche il «cripto ministero» delle finanze, sulla cui nuova attività, oggi, nel corso dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata avremo occasione di intrattenerci). È un provvedimento che, per sistemare i nuovi ministeri, tocca le competenze non solo di questi ultimi e non solo della Presidenza del Consiglio, ma di quasi tutti gli altri ministeri. È un provvedimento che, per posizionare cinque ministri, modifica e spesso pone nell'incertezza la posizione, il profilo e il percorso professionale di quasi 20 mila impiegati e funzionari pubblici.
Come, poi, tutto ciò si possa realizzare a costo zero, sotto il vincolo formale della invarianza di bilancio, resta oggettivamente misterioso. L'esperienza indica costantemente il contrario: la concentrazione genera economie di scala e risparmi.
Per inciso, ho letto nel programma dell'Unione ed ho ascoltato anche in quest'aula il caso del Ministero dell'economia e delle finanze. Si dice che è cresciuta la struttura a supporto dell'attività politica del ministro. Mi permetto di notare che al servizio dell'attività politica del ministro c'erano solo quattro gatti! Un'altra cosa sono il gabinetto del ministero e l'ufficio legislativo dello stesso. Rispetto a questo comparto, che nulla ha a che vedere con il supporto e l'attività politica del ministro, si sono operate, unificando alcuni ministeri in base alla legge Bassanini, enormi economie e riduzioni di numeri. Ciò è accaduto all'interno di un ministero che aveva una dimensione straordinaria e che serviva il paese, e non il ministro! La moltiplicazione dei ministeri genera gli effetti opposti e, soprattutto, genera nuovi costi specifici.
In conclusione, quelle che esaminiamo oggi sono disposizioni cosiddette urgenti. È un'urgenza che scompare subito dopo, nella delega estesa a due anni. Per questo motivo, abbiamo un dubbio, anzi una certezza. Proprio per questo motivo vi poniamo una domanda: sono disposizioni urgenti per chi? Ci date una risposta?
Infine, il metodo: il voto di fiducia. Avete dichiarato che la vostra forza è proprio nella vostra debolezza; avete formulato il vostro slogan politico di governo, che è poi un ossimoro: la forza della debolezza. Che sia debole il vostro Governo, è un male per voi; che di riflesso si renda debole il Parlamento, è un male per il paese.
Il nostro è un sistema bicamerale perfetto; dunque, il vostro deficit di maggioranza al Senato si riflette e si replica, costantemente e automaticamente, sulla Camera: questo è un decreto-legge il cui iter al Senato ha visto il voto - non indipendente, ma militante e, comunque, funambolico - di un paio di senatori a vita. Per tale ragione, quindi, chiedete la fiducia anche in questo ramo del Parlamento. Ed è altresì per tale ragione che continuerete a chiedere la fiducia.
Un'azione politica che sintetizza sistematicamente e necessariamente l'esecutivo con il legislativo e li costringe nella coppia fissa decreto-legge-fiducia riduce drammaticamente la funzione della rappresentanza popolare e democratica del Parlamento; è per questo che noi votiamo non solo contro il merito del vostro decreto, ma anche contro il metodo del vostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, ritengo sia giunto il momento di fare un minimo di chiarezza rispetto agli argomenti in discussione ed alle disposizioni che ci accingiamo a votare; stiamo discutendo e stiamo per votare su un provvedimento presentato dal Governo per organizzare il proprio lavoro e garantire l'attuazione del proprio programma. È questa, forse, una situazione fuori dalle regole? È, forse, un esempio senza precedenti? Sicuramente no: si tratta semplicemente di una scelta politica del GovernoPag. 23Prodi; un'assunzione di responsabilità politica verso gli elettori.
Volendo utilizzare una metafora calcistica tanto di moda in questi giorni, il Governo presenta la sua formazione, presenta la sua squadra; in un paese di 50 milioni di commissari tecnici, non stupisce che ve ne sia qualcuno anche in quest'aula e che si sollevino critiche, anche le più aspre. Se, dei giornali, rileggiamo le edizioni precedenti la fase finale del campionato del mondo, ci accorgiamo che i giudizi su Lippi e sulla sua squadra erano spesso brutali; ma quanto conta è che la sua scelta è stata quella giusta: alla fine, ha vinto. Analogamente accade oggi in questo caso: saranno i prossimi anni ed il giudizio degli italiani a decretare il successo o meno delle scelte del Governo sulle quali, oggi, siamo chiamati a votare. Oggi, in questo ambito, quanto conta è la determinazione politica e la trasparenza politica nel presentare una scelta coerente...
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego, per rispetto di chi sta intervenendo, di osservare maggiore silenzio. Prego, onorevole Bressa.
GIANCLAUDIO BRESSA. Occorre rimarcare la determinazione politica mostrata nel presentare una scelta coerente e trasparente con gli impegni che ci siamo assunti con gli elettori in campagna elettorale. I segnali sono chiari: sviluppo economico, internazionalizzazione del commercio, famiglia, giovani, ricerche, politiche sociali, infrastrutture e trasporti. Con riguardo a tale ultimo settore, si tratta di evitare la tragedia dell'insufficienza del Governo Berlusconi che, con il super Ministero delle infrastrutture, ha «cantierato» l'8 per cento delle opere che erano state messe a bilancio.
Abbiamo dunque riorganizzato il Governo sulla base di un profilo che faccia comprendere a tutti che, dietro ad ognuno di questi criteri politici, vi è una responsabilità politica chiara, individuabile in maniera trasparente.
Sul piano costituzionale, potevamo operare tutto ciò? Certamente. La dottrina prevalente più autorevole - Crisafulli, Balladore Pallieri, Paladin - sostiene che tutti gli organi costituzionali, Governo compreso, dispongono di un'autonomia organizzativa, ovvero di un potere di autoorganizzazione; tale potere, dunque, è stato democraticamente e legittimamente esercitato: lo si è fatto con lo strumento del decreto-legge, perché è chiara la necessità e l'urgenza di poter cominciare a lavorare da subito.
Ma veniamo alle critiche che sono state mosse sulla «fiducia». Ebbene, voi l'avete utilizzata 29 volte e ci accusate di averla utilizzata tre volte in una sola settimana.
La fiducia, normalmente, viene utilizzata non perché lo si voglia fare, ma come reazione all'ostruzionismo che l'opposizione mette in atto.
Ricordo, onorevole La Russa, che voi avete fatto ostruzionismo perfino su un decreto che portava, come prima firma, quella del Presidente Berlusconi. Allora, chi è che sta imbrogliando le carte, noi che vogliamo portare a termine i contenuti normativi di un decreto o voi che vi opponete e avete fatto ostruzionismo anche su un decreto che alla fine avete votato assieme a noi (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo) ? Dov'è e da che parte sta l'imbroglio? Credo che i cittadini sappiano distinguere con chiarezza dove sta! Anche in questo caso, abbiamo dovuto porre la questione di fiducia non perché lo volessimo fare, ma perché nella discussione sulle linee generali vi siete iscritti a parlare in 176 su 177 deputati dell'opposizione.
ITALO BOCCHINO. È un nostro diritto!
GIANCLAUDIO BRESSA. Avete risparmiato solo l'onorevole Berlusconi, che era l'unico non iscritto. Avete presentato 128 ordini del giorno: volete impedire al Governo di potersi organizzare come la Costituzione gli consente di fare. Noi non abbiamo attuato, nel 2001, l'ostruzionismo su un provvedimento analogo; vi abbiamo criticato - e duramente - ma abbiamo riconosciuto che era legittimo, da partePag. 24vostra, fare le scelte politiche organizzative che ritenevate opportune.
Veniamo invece alla critica più paradossale che avete messo in campo in questi giorni: i costi della politica. Il Governo Prodi ha 102 componenti tra ministri, viceministri e sottosegretari. Il Berlusconi-ter ne aveva 97: un maggiore costo di 5 sottosegretari, qualche centinaia di migliaia di euro in più. Vediamo allora quali sono i costi veri della politica. L'onorevole La Russa ha dimenticato che questo decreto reca una riduzione del personale dei viceministri, che voi avevate triplicato rispetto alle dotazioni dei sottosegretari, e questo è un risparmio (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
In questo provvedimento si cancella una norma veramente orribile che voi, il 10 febbraio del 2006, avevate inserito in un vostro provvedimento e che consentiva agli ex deputati e agli ex senatori di diventare direttori delle ASL: forse pensavate già di perdere e avevate pensato di riciclarvi in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo)? Noi cancelliamo questo provvedimento! Vogliamo fare i conti su quanto è costata davvero agli italiani la politica del Governo Berlusconi? Comincio dalle piccole - per modo di dire - cose: le consulenze.
La pubblica amministrazione ha speso, nel 2005, per consulenze 1,2 miliardi di euro, circa 2 mila e 400 miliardi di lire. Ogni anno i vari ministeri hanno speso 400 milioni per consulenze, circa 800 miliardi di lire. Il dipartimento per le politiche di coesione del Ministero dell'economia e delle finanze, dal 2003 al 2005, ha avuto ben 159 consulenti. Nel 2004, il Ministero per l'economia e finanze ha speso per consulenze 42 milioni di euro, 80 miliardi di lire. E avete il coraggio di fare le pulci sul maggior costo di 5 sottosegretari in più, quando voi siete responsabili di questo? Non fate ridere!
Veniamo poi alle questioni dei grandi numeri. Passiamo a quello che sono costati agli italiani cinque anni di Governo Berlusconi: esso ha fatto aumentare, dal 2001 al 2005, il debito di 400 miliardi di euro; negli stessi anni, l'indebitamento annuale delle pubbliche amministrazioni è aumentato di più di 34 miliardi di euro, 67 mila miliardi di lire. L'avanzo primario, ossia la differenza tra le entrate e le spese, al netto della spesa per interessi (cioè quello che eravamo in grado di risparmiare ogni anno), è passato da 66 miliardi a 7 miliardi: lo avete azzerato! Avete perfino rifiutato l'election day, cioè di celebrare le elezioni politiche e le elezioni amministrative nello stesso giorno, e questo è costato oltre 200 milioni di euro!
Esiste una relazione del Presidente Berlusconi secondo la quale, dal conto finanziario della Presidenza del Consiglio, si desume che dopo la costituzione del Berlusconi-bis la spesa per il personale di staff del Presidente, del Vicepresidente, dei ministri senza portafoglio e dei sottosegretari alla Presidenza del Consiglio registra una crescita del 12 per cento a causa dell'introduzione di nuove figure istituzionali. Dov'è la trasparenza? Un 12 per cento di spese in più, senza dire nemmeno dove li avete impiegati questi soldi!
Questa è la realtà di quello che avete fatto voi, a fronte di un decreto che dice chiaramente quali sono le responsabilità politiche che noi ci vogliamo assumere.
Questi che ho detto sono stati i veri costi che gli italiani hanno dovuto pagare, altro che gli stipendi di 5 sottosegretari! Ma, in generale, il tenore dei vostri interventi mi ha fatto venire alla mente una amarissima riflessione di Thomas Mann: «Poveri mortali che siamo, il mondo giudica il nostro agire non dai nostri moventi, bensì dal successo». Che ci rimane dunque da fare? Bisogna avere successo. Ed è esattamente quello che il Governo Prodi, con questa sua squadra, si candida a fare. Avere successo, non solo per sé, ma per tutti gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, dei Verdi, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Comunisti Italiani - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi.Pag. 25
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, svolgerò una brevissima dichiarazione per esprimere il voto contrario dei deputati repubblicani sulla fiducia richiesta dal Governo.
Onorevole Bressa, nel 1999, cioè a metà della legislatura iniziata con il Governo Prodi, la maggioranza di allora, che è la maggioranza di oggi, presentò un ampio disegno di legge delega per il riordino dei ministeri; la cosiddetta legge Bassanini, a seguito della quale i Governi accorparono, o non accorparono, alcuni ministeri.
Le considerazioni svolte ora sulla funzionalità della pubblica amministrazione avrebbero un senso se noi ci trovassimo di fronte a un disegno organico di riorganizzazione della pubblica amministrazione: come lei ha detto giustamente, ciascun Governo si organizza come crede in rapporto al programma che ha. Qui, però, ci troviamo di fronte ad una riorganizzazione della pubblica amministrazione che è conseguente a delle nomine politiche, non a delle nomine politiche che sono conseguenti ad una riorganizzazione della pubblica amministrazione. Se voi aveste detto: noi dobbiamo creare una nuova branca dell'amministrazione, e dunque la creazione di un nuovo ministero fosse giunta al termine di un processo di riflessione di qualche genere, essa potrebbe essere giustificata. Voi, invece, avete prima formato il Governo e poi, dopo averlo formato inserendovi molti ministri senza portafoglio, avete concesso dei portafogli.
Allora, capisco tutto, capisco anche una certa simpatia per lo sforzo che Prodi ha dovuto fare, ma questo non è un modo di governare il paese. Avrete dei problemi seri con questa riorganizzazione. È importante, per esempio, un Ministero per il commercio estero? Probabilmente sì, ma ha senso accorpare il Ministero per il commercio estero con il Ministero delle politiche europee, che è così importante?
In secondo luogo, signor Presidente, che senso ha la creazione di un viceministro delle finanze? O si crea un Ministero delle finanze, oppure si mantiene la situazione per cui il ministro dell'economia ha la responsabilità delle finanze. È possibile che il viceministro delle finanze parli alla festa della Guardia di finanza in presenza del ministro, e quest'ultimo rimanga silente? È un modo per far funzionare la pubblica amministrazione? A distanza di due mesi dalla formazione del Governo, moltissime branche della pubblica amministrazione sono ferme, per la difficoltà di capire che cosa questo decreto abbia deliberato. Così voi avrete difficoltà a governare, ed è per questo che non possiamo votarvi la fiducia.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché la votazione avrà inizio alle 12,10, sospendo la seduta, che riprenderà a tale ora con la chiama.
La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 12,10.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI