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Si riprende la discussione.
(Posizione della questione di fiducia - Emendamento 1.100 del Governo - A.C. 3178-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, a questo punto, a nome del Governo, a ciò espressamente autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento del Governo 1.100, interamente sostitutivo dell'articolo 1 e soppressivo degli articoli da 27 a 37 e delle allegate tabelle del disegno di legge n. 3178-A concernente le norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007.
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PRESIDENTE. A seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 19 per l'organizzazione del seguito del dibattito. La seduta dell'Assemblea riprenderà subito dopo la conclusione di tale riunione.
Prima di dare la parola al deputato Crosetto, che l'ha chiesta, a seguito di una serie di interventi che si sono succeduti nella precedente fase del dibattito, vorrei sottoporvi una breve riflessione.
Non vi è dubbio che, alla luce della prassi consolidata, il Governo possa, per prerogativa costituzionale, porre in ogni fase del procedimento legislativo la questione di fiducia, individuandone l'oggetto. Né è contestabile la prassi, anche qui consolidata, di accorpare in un unico emendamento più articoli di un progetto di legge a scopo fiduciario.
Da questo punto di vista l'iniziativa del Governo è dunque legittima e conforme a numerosi precedenti, verificatisi nel corso delle legislature. In tal senso si è pronunciata in passato la Presidenza della Camera e, rispetto a quelle pronunce, non vi è nulla da aggiungere o rettificare.
Devo tuttavia segnalare che la procedura cui ho fatto riferimento, e che il Governo ha inteso percorrere nell'iter del disegno di legge collegato, ripropone una evidente, preoccupante difficoltà nel rapporto tra il Parlamento e l'Esecutivo, inducendo una riflessione sul nostro sistema istituzionale, così come, negli anni, si è andato evolvendo nella prassi.
In questo contesto merita una riflessione attenta anche il tema del rapporto che intercorre - o deve intercorrere - fra le trattative e gli accordi che vedono protagonisti il Governo e le parti sociali ed il ruolo delle Camere, in funzione della salvaguardia del carattere parlamentare della nostra forma di governo.
Nel caso di specie voglio anche ricordare, dal punto di vista del metodo, come nella risoluzione sulla Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria, approvata dalla Camera il 4 ottobre scorso, fosse stato sottolineato, con riferimento ai disegni di legge collegati, «che l'utilizzo di più strumenti (...) può utilmente concorrere ad un più ordinato e più ragionato esame dei provvedimenti che compongono la manovra».
Ritengo quindi di dover rappresentare, in termini generali, quella che appare un'esigenza istituzionale, emersa non da oggi, che postula una adeguata precisazione dei rispettivi ruoli - e prerogative - del Parlamento e del Governo.
Penso che tutti i gruppi parlamentari, al di fuori delle singole contingenze, debbano farsene carico nelle sedi proprie, a partire da quell'opportuna opera di revisione dei Regolamenti, che è da più parti auspicata nel comune obiettivo di restituire agibilità piena al nostro sistema costituzionale e di garantire, in questo contesto, la pienezza delle prerogative parlamentari.
Ha chiesto di parlare il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, desidero anzitutto svolgere una riflessione con riferimento a quanto lei ha appena detto: è la prima volta che il Governo, presentando un maxiemendamento sul quale pone la questione di fiducia, cambia e stravolge il lavoro compiuto in Commissione; questo rischia di essere un precedente che umilia questa Camera ancora di più di quanto sia stato fatto finora.
Desidero però segnalarle anche un'altra questione: umiliazione su umiliazione, in Commissione bilancio, in sede di espressione del parere, ho chiesto in primo luogo al presidente che si procedesse con votazione nominale. Tale richiesta è stata rigettata sulla base di una vecchia circolare di qualche Presidente della Camera, non già sulla base di un articolo del Regolamento. Successivamente, ho chiesto che fosse verificata la presenza del numero legale e mi sono sentito rispondere che non era il caso di perdere tempo, che si trattava di una richiesta pretestuosa e che la seduta della Commissione era chiusa.
È un'umiliazione che si aggiunge all'umiliazione. Una simile richiesta ci era utile perché - come abbiamo avuto modo Pag. 40di dire nel corso del dibattito - questo provvedimento pone a nostro avviso fortissimi problemi di bilancio: desideravamo dunque che vi fosse un'assunzione di responsabilità da parte dei singoli che votavano per l'espressione di un parere favorevole su questa legge, con i nomi di chi la votava. La motivazione era dura, ma volevamo poter dire ai nostri figli i nomi delle persone che avevano detto che questa legge non aveva contenuti finanziari che mettessero in crisi i conti dello Stato.
Non è stato possibile votare nominalmente: per carità, lo abbiamo accettato; ma non ci è stato neppure concesso di verificare il numero legale. Per quanto sia assai meno grave rispetto all'atto compiuto dal Governo con lo stravolgimento del lavoro svolto in Commissione, anche questo mi pare un fatto grave e da segnalare.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per dire che mi spiace che vi siano simili considerazioni. Il comportamento tenuto in Commissione da parte mia si è infatti ispirato - come sempre, peraltro - ad un atteggiamento di rispetto delle regole e delle prassi consolidate, cui ci si richiama nell'ordinare i lavori della Commissione.
In particolare, per quanto concerne la questione della richiesta del voto nominale, ho tenuto a sottolineare la prassi consolidata, che peraltro si rifà ad una circolare del Presidente della Camera, che richiamo espilicitamente: non sono ammesse votazioni per appello nominale, riservate in Commissione per prassi alle sedi nelle quali sono assunte deliberazioni di carattere definitivo, secondo quanto da ultimo affermato dalla lettera del Presidente della Camera del 4 luglio 1996, che ha espressamente escluso il ricorso a tali votazioni «nei procedimenti che, avendo natura e finalità meramente istruttorie, sono connotati da snellezza e libertà di forme e dall'assenza di rigidi vincoli procedurali».
Per quanto attiene invece alla questione della richiesta di verifica del numero legale, non ho detto che era pretestuosa: ho semplicemente detto che era del tutto implicito che vi fosse il numero legale. E l'ho detto anche in considerazione del fatto che, se ci si fosse dovuti attenere alle norme procedurali anche in questo caso, la richiesta avrebbe dovuto essere presentata da quattro deputati, mentre erano presenti solo tre deputati dell'opposizione (fra l'altro, non era presente neanche il capogruppo).
Mi spiace di dover fare questi richiami di carattere formale, che sconfinano nel formalistico, ma se vengono svolte osservazioni che vengono elevate alla dignità di una polemica che attiene al rispetto dell'autorevolezza della sede in cui noi lavoriamo, credo sia da parte mia un dovere far presente queste considerazioni.
PRESIDENTE. Registrate queste precisazioni, saluto gli alunni, le alunne e gli insegnanti dell'Istituto tecnico commerciale Franco Andrea Bonelli di Cuneo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ricordo che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente al piano aula per l'organizzazione del seguito del dibattito.
Sospendo la seduta, che riprenderà subito dopo la conclusione di tale riunione.
La seduta, sospesa alle 19,05, è ripresa alle 19,30.