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Seguito della discussione del disegno di legge: Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale (A.C. 3178-A) (ore 9,44).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale.
Ricordo che nella seduta del 28 novembre si è proceduto alla votazione, per appello nominale, dell'emendamento 1.100 del Governo, sostitutivo dell'articolo 1 del disegno di legge n. 3178-A, e soppressivo dei restanti articoli (da 2 a 37), e delle allegate tabelle, sulla cui approvazione senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3178-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3178 sezione 1).
Il deputato D'Ulizia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3178/6.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente e colleghi, tengo in modo particolare ad illustrare l'ordine del giorno in esame, perché comporta implicazioni importanti riguardo al lavoro e allo sviluppo delle imprese cooperative.
Dovrei illustrare le implicazioni iniziando dalla legge n. 142 del 2001.
Questa legge codifica in modo quasi definitivo la disciplina; utilizzo l'espressione «quasi» in quanto il legislatore, come sappiamo, può sempre modificare le leggi.
La legge n. 142 del 2001, tuttavia, pur palesando alcune carenze, non viene in alcun modo innovata e modificata. Mentre nella prima parte del provvedimento legislativo si afferma, infatti, che il rapporto di lavoro cooperativo può essere intrattenuto sotto qualsiasi forma, negli articoli successivi si modifica questa impostazione permettendo una lettura e un'applicazione che non tengono conto della premessa fatta all'articolo 1.
Una delle implicazioni che ne derivano può essere rilevata in questi giorni su tutti i mass media e, in particolare, in alcune inchieste televisive. La questione riguarda il modo in cui viene trattata la cooperazione. Ho avuto gia occasione di affermare che la rappresentazione dei mass media - non faccio riferimento solo alla trasmissione Report - non rappresenta effettivamente la realtà. Tuttavia, bisogna sottolineare che lo Stato, la Repubblica italiana, con l'articolo 45 della Costituzione si è impegnato a favorire e, soprattutto, a incrementare il metodo cooperativo con gli opportuni interventi, conservandone e garantendone gli scopi mutualistici. Vorrei rappresentare all'intero Parlamento questo problema perché riguarda molti milioni di lavoratori, sia quelli che lavorano all'interno del sistema cooperativo sia quelli che tendono ad affacciarsi e, quindi, a inserirsi nel sistema cooperativo.
Oggi si parla di precarietà, di giovani, di donne che non vengono utilizzate nella loro dignità di lavoratrici ma pochi sanno, ad esempio, che negli ultimi cinque anni nel sud le imprese cooperative hanno creato oltre 200 mila posti di lavoro per le donne. Noi, quindi, rincorriamo un problema quando esiste già, per risolverlo, uno strumento che ha dimostrato tutta la propria validità.
Va detto, però, che si tratta di uno strumento non ancora affinato e non ancora calibrato per sopperire alla questione occupazionale. Quando un lavoratore, infatti, in qualità di dipendente, di semplice operatore manuale o intellettuale deve Pag. 3svolgere il suo lavoro, egli è preparato a farlo e gli è sufficiente un titolo, una qualifica e così via. Quando, invece, qualcuno vuole diventare imprenditore di se stesso - mi permetto di definirlo co-imprenditore - non ha a sua disposizione gli strumenti per farlo. Questa persona magari possiede gli strumenti professionali tecnici del suo mestiere, ma non conosce il meccanismo cooperativo: dobbiamo farlo diventare un imprenditore, un co-imprenditore. La legge stabilisce che dovremmo fornire gli strumenti necessari a questi lavoratori meritori che, mettendosi insieme, si procurano il lavoro e forniscono un contributo al Paese in beni e in servizi. Invece, noi cosa facciamo? Lo vedremo meglio con la legge finanziaria.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, ho solo questo tempo a disposizione?
PRESIDENTE. Onorevole D'Ulizia, ha esaurito il tempo a sua disposizione. Per l'illustrazione degli ordini del giorno il tempo a disposizione è di cinque minuti.
LUCIANO D'ULIZIA. In conclusione, vorrei sottolineare che il mio ordine del giorno presenta delle implicazioni dirette con le osservazioni che ho svolto nelle premesse del mio discorso.
Occorre quindi che gli osservatori, precisati nell'ordine del giorno da me illustrato, vengano assolutamente allargati a tutte le componenti cooperative e a tutte le componenti sindacali riconosciute dallo Stato che siedono nel CNEL e che hanno un riconoscimento specifico, affinché quel lavoro di osservazione e di intervento sull'attività di produzione e di lavoro cooperativo sia quanto più trasparente, funzionale e guardi alla possibilità di estendere a più lavoratori possibili il lavoro e lo sviluppo.