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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3178-A)
PRESIDENTE. Il deputato Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3178/55.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo ad una riflessione seria sull'ordine del giorno che ho presentato perché tratta una questione di natura più istituzionale che politica. Avendo seguito in maniera molto diretta ed intensa il provvedimento in esame, avrei potuto presentare ordini del giorno diretti a spaccare la maggioranza, ad esempio sul job on call, sulla sostenibilità del sistema previdenziale, sui conti pubblici, sul tema della copertura finanziaria, temi cari o a Rifondazione Comunista o magari all'ala più moderata del centrosinistra.
Invece, ho ritenuto opportuno - sarebbe interessante avere l'attenzione del Governo e del sottosegretario Montagnino - presentare un ordine del giorno su una questione di cui la stessa Presidenza si è fatta in qualche modo interprete, ovverosia sulla rottura e l'incrinarsi dei rapporti tra Parlamento ed Esecutivo in questa sede, nonché sulla riflessione attenta che merita il tema del rapporto che intercorre e deve intercorrere fra le trattative e gli accordi che vedono protagonisti il Governo e le parti sociali e il ruolo delle Camere in funzione della salvaguardia del carattere parlamentare della nostra forma di Governo.
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Inoltre, l'ordine del giorno in esame riguarda tutta una serie di considerazioni di cui proprio il Presidente Bertinotti si è fatto portavoce in Assemblea a seguito dell'annuncio da parte del Governo della posizione del voto di fiducia.
Non vorrei che, non discutendo di tali aspetti in quest'Aula, si possa soprassedere alla soluzione del problema e non vorrei che il fatto che il sottosegretario Montagnino sia impegnato in questo momento al telefono costituisse una scusa per il Governo per affermare che non ha ascoltato queste parole, perché le ho pronunciate in presenza di colleghi.
Ho inserito nelle premesse del mio ordine del giorno le parole pronunciate dal Presidente Bertinotti nel suo speech, e ritengo che se il Governo intende dare una «sberla» a Rifondazione Comunista o al Partito dei Comunisti Italiani ed accettare le conseguenze politiche di tale atto, può farlo.
Il Presidente della Camera in quest'Aula ha formulato un rilievo di natura istituzionale per quanto riguarda il rapporto tra Parlamento e Governo e sarebbe grave se un ordine del giorno che recepisce queste parole e l'istanza sollevata in maniera corretta da un Presidente della Camera - cui non abbiamo lesinato critiche quando è stato necessario porre questioni politiche, ma quando vi sono questioni di natura istituzionale da apprezzare, lo facciamo pubblicamente - ricevesse da parte dell'Esecutivo un eventuale parere contrario, il quale rappresenterebbe anche un parere contrario a quelle opinioni istituzionali che il Presidente della Camera ha voluto esprimere in questa sede.
Chiaramente non voglio strumentalizzare le parole del Presidente della Camera ma invito il Governo ad una riflessione perché è vero che il dispositivo del mio ordine del giorno ha una sua autonomia, ma ritengo che essa sia condivisibile, considerato che si apre una questione politica, che attiene al rapporto tra concertazione e sovranità del Parlamento, al rapporto tra Governo e parti sociali.
Il dispositivo dell'ordine del giorno da me presentato si limita semplicemente a prevedere che il Governo debba cominciare ad informare preventivamente il Parlamento sugli indirizzi della concertazione, sui suoi sviluppi nelle fasi successive, anche dopo l'attuazione di un provvedimento in sede parlamentare, sulle relative deleghe e su tutto ciò che riguarda gli obiettivi raggiunti e che, quindi, sia necessario instaurare un rapporto diverso tra Governo e Parlamento in vista di eventuali prossime concertazioni attraverso informazioni ed audizioni.
Ritengo, signor Presidente, che questa sia semplicemente la normale conseguenza delle parole che, giustamente, in questa Assemblea il Presidente Bertinotti ha avuto il coraggio di pronunciare.
PRESIDENTE. Il deputato Burgio ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Acerbo n. 9/3178/37, di cui è cofirmatario.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, ci auguriamo, anzi vogliamo credere che il Governo accolga il nostro ordine del giorno n. 9/3178/37 che lo impegna ad onorare le promesse formulate nel programma dell'Unione per ciò che riguarda la lotta contro la precarietà e la difesa dei diritti dei lavoratori e delle retribuzioni.
Tuttavia, non possiamo non rilevare che sin qui, su questo terreno, sul terreno delle politiche sociali e della politica economica, le cose non stanno andando così e non sono andate così, nemmeno con questo provvedimento, nemmeno - così ci pare - con questo nuovo disegno di legge finanziaria.
Nel programma - lo ricordiamo - si promette di eliminare l'inaccettabile gradino creato dalla riforma Maroni e il gradino viene spezzettato ma resta.
Il programma prevede la riduzione del numero delle finestre: le finestre non si riducono perché se ne aprono di nuove in pari numero alle vecchie che si chiudono.
Nel programma si promette il superamento della legge 14 febbraio 2003, n. 30, del decreto legislativo 10 settembre 2003 n. 276 e del decreto legislativo 6 settembre Pag. 52001, n. 368, che - è scritto nel programma - moltiplicano le tipologie precarizzanti. Si riporta, inoltre, sempre nel programma, che i contratti a termine saranno condizionati all'oggettivo carattere temporaneo delle prestazioni. Ma è sotto gli occhi di tutti che cosa sta succedendo per il fatto che da parte nostra si è provato a introdurre qualche vincolo serio sui contratti a termine di cui, signor Presidente, la Commissione lavoro non ha potuto discutere in un anno e mezzo di sedute. Nello stesso tempo non si è riusciti ad abrogare nemmeno il lavoro a chiamata.
Infine, nel programma si promette l'innalzamento delle aliquote fiscali sulla rendita finanziaria e la restituzione del fiscal drag che, solo nell'ultimo quinquennio, ha ridotto di 700 euro il potere di acquisto dei salari reali.
Il Governo non sta facendo nulla di tutto questo, benché avesse escluso la politica dei due tempi. Talvolta sembra che il Governo ignori il valore delle parole e - quel che è peggio - ignori le domande che salgono da milioni di lavoratrici e di lavoratori del nostro Paese che hanno votato questa maggioranza nel 2006, cioè un secolo fa.
Ci auguriamo che questa tendenza venga subito invertita nell'interesse del Paese e nell'interesse stesso del Governo.
PRESIDENTE. Il deputato Fabbri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3178/20.
LUIGI FABBRI. Signor Presidente, nell'ordine del giorno n. 9/3178/20 di cui sono primo firmatario, si fa riferimento al comma 5 dell'articolo unico del provvedimento in esame in cui ci si riferisce alle finestre per le pensioni di anzianità e di vecchiaia.
Avendo voluto mandare in pensione lavoratori ancora giovani, nella ricerca disperata di coperture, in modo nascosto, surrettizio - di questo argomento pochi parlano e pochi parleranno - i soggetti che arrivano a sessantacinque anni, se uomini, e a sessanta, se donne, prima di andare in pensione dovranno aspettare non poco. Infatti, per la prima volta, nel nostro ordinamento verranno istituite finestre anche per le pensioni di vecchiaia.
Oggi a legislazione vigente, chi compie sessantacinque anni o sessanta, se donna, il giorno dopo può andare in pensione. La riforma Maroni non prevedeva assolutamente finestre per chi andava in pensione di vecchiaia. Con questo provvedimento si istituiscono.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 9,58)
LUIGI FABBRI. Di fatto, quindi in modo surrettizio si realizza un'elevazione dell'età pensionabile, fermo restando il requisito dell'età, sessantacinque per gli uomini e sessanta per le donne.
Lo slittamento - di cui parleranno soltanto i diretti interessati perché, lo ripeto, vi è un assoluto silenzio su tale argomento - sarà di mesi e mesi (dai tre ai nove) e ritarderà anche il turnover nelle imprese, che oggi - lo ricordo a tutti voi - hanno la possibilità di licenziare coloro che hanno raggiunto i limiti di età. Pertanto, ci troveremmo di fronte a centinaia e centinaia di persone che, raggiunti i limiti di età, saranno licenziate dalle aziende e, prima di percepire la pensione, non avranno alcun reddito per diversi mesi.
Le pensioni di anzianità dei lavoratori che hanno raggiunto quarant'anni di contributi subiscono, grosso modo, la stessa sorte. In questi casi vi sono quattro finestre, ma vorrei sottolineare come, in tutto il provvedimento in esame, vi sia una disparità enorme fra i lavoratori dipendenti e quelli autonomi: dal 2008, artigiani, commercianti e coltivatori diretti potranno contare su due sole possibilità di uscita. Quindi per un autonomo, l'attesa minima per andare in pensione, quando avrà già lavorato quarant'anni, passerà da sei a dodici mesi, mentre l'attesa massima aumenterà da nove a diciotto mesi. Si cercano, pertanto, coperture da tutte le parti, ma poi, sotto sotto, si mandano in Pag. 6pensione persone che lo meritano, addirittura, un anno dopo rispetto al proprio diritto.
PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3178/35.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/3178/35 riguarda una prospettiva che il provvedimento su cui ieri abbiamo votato la fiducia assegna all'ipotesi di riordino degli enti previdenziali.
Il citato provvedimento segue tale ottica, ma senza generalizzare eccessivamente né tenere in particolare considerazione - come noi avevamo chiesto che venisse fatto in Commissione lavoro - le peculiarità di alcuni enti previdenziali, di assistenza o assicurativi, che, nell'ipotesi di riordino dell'intero sistema previdenziale e assicurativo, potrebbero subire pregiudizi e vedere venir meno la propria peculiarità.
L'ordine del giorno in esame, che fa seguito ad un emendamento in tal senso non accolto, intende chiedere al Governo... Se il sottosegretario Montagnino, che di questa vicenda è profondo conoscitore, volesse darmi un attimo di attenzione...Il Governo non ascolta...
PRESIDENTE. Sottosegretario Montagnino, per cortesia...
ANTONINO LO PRESTI. Signor sottosegretario, mi scusi, chiedo soltanto un momento di attenzione su questo ordine del giorno. Come stavo dicendo ai colleghi, mentre lei era un attimo distratto, il mio ordine del giorno riguarda la salvaguardia della peculiarità di alcuni enti previdenziali e assicurativi che, nell'ipotesi generale di riordino del sistema previdenziale italiano, potrebbero subire danni, limitazioni e pregiudizi rispetto all'organicità della propria azione, a causa delle fattispecie specifiche che essi regolamentano e gestiscono. Mi riferisco, ad esempio, all'IPSEMA (ne abbiamo parlato diverse volte in Commissione, come in altre occasioni), che è un ente che garantisce, assicura e tutela il settore marittimo. Esso è regolamentato da una disciplina specifica e l'ordinamento al quale fa riferimento è particolare, ossia quello del codice della navigazione, insieme a leggi specifiche in tal senso.
Pertanto, la preoccupazione che avevamo cercato di esprimere attraverso la presentazione di un emendamento ad hoc in Commissione lavoro, è questa: quando vi accingerete ad esercitare la delega per il riordino degli enti di previdenza, dovrete tenere conto di tali specificità, come quella, ad esempio, dei lavoratori dello spettacolo o quella (come dicevo poc'anzi) dei marittimi, ma soprattutto, delle specificità di tutti quei lavoratori che, evidentemente, hanno regimi previdenziali e assicurativi tipici e normative tipiche di riferimento che, confondendosi in un unico calderone, potrebbero portare nocumento agli stessi.
Tale è la ratio del mio ordine del giorno n. 9/3178/35, pertanto confido nell'accettazione del medesimo e ringrazio il sottosegretario e il Governo per l'attenzione.
PRESIDENTE. L'onorevole Amoruso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3178/29.
FRANCESCO MARIA AMORUSO. Signor Presidente, vorrei spendere due parole sul mio ordine del giorno n. 9/3178/29, ma prima desidero esprimere la mia piena condivisione del senso dell'intervento dell'onorevole Lo Presti sul problema della unificazione degli enti.
Al di là di questo, veniamo, quindi, al mio ordine del giorno n. 9/3178/29. In questa discussione, uno degli aspetti che maggiormente è stato sbandierato dalle forze di Governo quale elemento importante di questo provvedimento, riguarda, in modo particolare, i processi di totalizzazione.
Ebbene, per quanto concerne tali processi, noi presentammo già in Commissione un emendamento che fu dichiarato irricevibile da parte degli uffici e che riguardava un aspetto specifico di una categoria che è stata completamente dimenticata, ossia quella degli spedizionieri doganali.Pag. 7
Quando fu emanato il decreto legislativo del 2 febbraio 2006, n. 42, secondo l'interpretazione dell'INPS, poi fatta propria dal Governo, fu stabilito che gli spedizionieri doganali non rientrassero tra le categorie previste per il processo di totalizzazione. Anzi, a seguito della mia interrogazione n. 5-00057 in Commissione lavoro, il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale, Rosa Rinaldi, dichiarò che, il superamento della mancanza di tale indicazione specifica relativa agli spedizionieri, con riferimento a quel provvedimento, sarebbe stato possibile solo attraverso un apposito intervento legislativo.
Oggi è giunto in discussione in Parlamento un provvedimento legislativo nel quale si parla di totalizzazione, tuttavia in esso gli spedizionieri doganali vengono nuovamente dimenticati. È vero che si tratta di un problema che riguarda, forse, una categoria poco rappresentata - stiamo parlando di poche persone che hanno diritto di vedere riconosciuti i frutti del proprio lavoro - ma è altrettanto vero che, per l'ennesima volta, una dimenticanza o una disattenzione (o una voluta disattenzione!) hanno portato, anche in questo provvedimento, all'estraneità di questa categoria dall'istituto della totalizzazione.
Noi abbiamo presentato una richiesta in tal senso, prima mediante un emendamento (che non è stato possibile votare) e oggi attraverso questo ordine del giorno, affinché il Governo prenda atto, in maniera seria, di questo problema e faccia in modo che tale ingiustizia possa essere colmata attraverso un provvedimento che possa ristabilire giustizia nei confronti di questa categoria.
PRESIDENTE. L'onorevole Cota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3178/84.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/3178/84 si propone di dare soddisfazione alle istanze di due categorie: i pompieri e le forze dell'ordine. Infatti, dal complesso dei provvedimenti che, in questa sede, si vanno ad approvare e di quelli già in vigore, le forze dell'ordine non risultano tutelate quali categorie di lavori usuranti.
Dal nostro punto di vista, ciò è assolutamente inaccettabile, perché sappiamo tutti quanto le forze dell'ordine siano impiegate sul territorio e quanto la loro attività sia particolarmente rischiosa, nonché usurante in sé, come tipo di attività lavorativa che prevede turni di notte dove, oltretutto, la tensione dev'essere massima.
Abbiamo presentato, pertanto, questo ordine del giorno perché riteniamo profondamente sbagliato che il provvedimento che verrà approvato a breve fissi un tetto di spesa senza che siano determinate le unità interessate e perché abbiamo preso atto che lo stesso provvedimento non colma la lacuna rappresentata dal fatto che le mansioni particolarmente usuranti, già individuate, non ricomprendono i pompieri e le forze dell'ordine.
Per tale motivo chiediamo che venga più al più presto colmata questa lacuna e venga stabilito a chiare lettere il principio che queste due categorie rientrano nei lavori usuranti.
PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3178/13.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente l'ordine del giorno a mia firma tocca un aspetto, diciamo così, preoccupante e cioè quello della situazione dell'occupazione femminile nel nostro Paese.
Purtroppo, nonostante l'obiettivo Lisbona sia sempre più vicino, constatiamo che il nostro Paese è molto distante dal raggiungimento di tale obiettivo che parla di un'occupazione femminile al 60 per cento. Non solo: l'Italia rispetto ad altri Paesi europei è indietro anche per quanto riguarda il raggiungimento dell'obiettivo intermedio ed ha un tasso di occupazione femminile è che di poco superiore al 46 per cento: 46,3 per cento.
Se si analizza, poi, il lavoro femminile nel nostro Paese ci si rende conto che Pag. 8tantissime sono ancora le discriminazioni che le donne subiscono nei posti di lavoro, soprattutto quella salariale, in quanto esiste una netta inferiorità dei salari delle donne rispetto a quelli degli uomini.
L'ordine del giorno a mia firma pone, quindi, l'attenzione sul comma 81 dell'articolo unico del provvedimento al nostro esame, in cui si prevede una delega per la riorganizzazione di tutta la materia del mercato del lavoro «in rosa» - chiamiamolo così - con la previsione dell'adozione di misure che rendano conveniente, per le nostre imprese, assumere delle donne. Mi riferisco, ad esempio, al regime di sgravi fiscali ed alla possibilità di adottare misure che consentano un'effettiva conciliazione tra l'attività lavorativa e l'altro ruolo importante della donna all'interno della famiglia.
Con questo ordine del giorno vogliamo puntare l'attenzione proprio sul comma 81 dell'articolo unico e sull'aspetto specifico della delega prevista, sperando che quest'ultima non resti, ancora una volta, la solita «lettera morta». Come amo ripetere, anche in questo caso, le donne non meritano interventi «spot», né di essere considerate, come in molti casi, il «gagliardetto rosa» da strumentalizzare politicamente, senza però essere mai oggetto di riforme che il nostro Paese attende per non restare indietro, ancora una volta, su un argomento tanto importante.
Ricordo, signor Presidente, a tutta l'Assemblea ed al Governo, che questo è l'anno europeo delle pari opportunità: mi sembra che l'Italia, fino ad ora, non abbia fatto granché bella figura.
Colgo, inoltre, l'occasione per affermare che, purtroppo, anche per quanto riguarda la manovra finanziaria, abbiamo constatato quanta poca attenzione sia data al mercato del lavoro femminile (se non gli sgravi e, soprattutto, il regime di detrazione per le imprese del sud), ma anche quanto sia forte la disattenzione per la famiglia, non tenendosi conto del cosiddetto cross country, che lega profondamente il tasso di natalità nei Paesi con il tasso di occupazione femminile.
Se non agiamo su tale punto, non riusciremo mai ad incentivare la natalità nel nostro Paese: sarebbero solo chiacchiere che, ancora una volta, appunto, ci consentono di riempirci la bocca di belle parole senza poi risolvere concretamente il problema.
È necessaria, pertanto un'attenzione alle donne che non sia solo formale o di facciata, ma che porti veramente ad una riforma quanto mai necessaria.
PRESIDENTE. L'onorevole Porcu ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Angeli n. 9/3178/31, di cui è cofirmatario.
CARMELO PORCU. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del sottosegretario Montagnino sull'ordine del giorno n. 9/3178/31, che tratta una questione già esaminata durante gli sfortunati lavori della Commissione XI dei giorni trascorsi.
Si tratta del problema relativo al reddito degli invalidi civili totali. I colleghi sanno che una normativa, per fortuna non osservata prima dall'INPS e poi dal Ministero dell'interno, prevede la considerazione del reddito familiare per gli invalidi civili che dovrebbero percepire la pensione di 242 euro mensili. Una miseria! Sottoporla, per giunta, al regime di considerazione del reddito familiare mi sembra onestamente un'assurdità.
L'INPS sta già considerando il reddito personale dei soggetti interessati. Quindi, un'iniziativa del Governo per legiferare nel senso della considerazione del reddito personale non comporterebbe alcun aggravio per le casse dello Stato.
Gli invalidi civili totali non sono stati per nulla considerati nell'aumento delle indennità e delle pensioni. Devono vivere ancora con un'indennità da fame. Si tratta di un aspetto vergognoso in ordine al profilo della civiltà di un Paese. Non si può pretendere che un invalido civile totale, con il 100 per cento di invalidità, e quindi con gravi problemi di inserimento nel mondo del lavoro o addirittura con nessuna possibilità di ottenere un posto di lavoro, possa vivere con tale cifra assolutamente miserevole.Pag. 9
Non siamo riusciti a far approvare l'emendamento in Commissione, nonostante il relatore Delbono avesse avuto parole di incoraggiamento in ordine a tale problema. Pretendiamo e chiediamo che il Governo esprima una parola positiva perché tale vicenda possa essere portata a compimento, sia in ordine al riconoscimento del beneficio per coloro che non superano un determinato reddito personale, ma anche e soprattutto (in ordine a tale punto desidero un impegno politico forte da parte del Governo) per esaminare, nel complesso, la questione inderogabile dell'aumento delle indennità per gli invalidi civili, sia quelli parziali, sia quelli totali, che non possono vivere con poco più di 240 euro al mese.
Si tratta di un'incongruenza assolutamente inaccettabile!
PRESIDENTE. Onorevole Fugatti, lei ha chiesto di intervenire: quale ordine del giorno intende illustrare?
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, illustro l'ordine del giorno Dozzo n. 9/3178/14, che ho sottoscritto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Tale ordine del giorno tratta del settore agricolo e del lavoro stagionale in agricoltura.
Sappiamo che per alcune attività del settore agricolo (come la raccolta o la potatura) molto spesso si ricorre all'utilizzo di personale assunto temporaneamente, poiché tali lavorazioni sono stagionali. Molto spesso accade che le aziende agricole devono, in un determinato periodo, ricorrere a tale personale in forma massiccia. Tale evenienza dipende dalle condizioni meteorologiche, dal mercato, dal fatto che una certa raccolta deve essere intensificata in un determinato periodo o meno e, pertanto, molto spesso non si conosce se il numero delle unità lavorative a disposizione sia o meno sufficiente. Può avvenire che tali unità debbano - da un giorno all'altro - aumentare in maniera consistente proprio per rispondere alle esigenze derivanti dalla stagionalità di tale settore.
Pertanto, può avvenire che le aziende agricole non riescano a mettere in regola il personale stagionale (che lavora una settimana, un mese o anche soli tre giorni) in un lasso di tempo relativamente breve. A fronte dei controlli delle autorità competenti tali aziende agricole vengono messe - in un certo senso - in mora, poiché non rispettano la normativa vigente.
Quindi, con l'ordine del giorno Dozzo n. 9/3178/14, si intende prevedere un'agevolazione, cercando di aiutare questo particolare settore, con riferimento al lavoro stagionale in agricoltura. Si impegna pertanto il Governo ad introdurre, previa valutazione del Ministero ed emanazione dei decreti attuativi, per il lavoro stagionale in agricoltura (si tratta, per fare alcuni esempi, di raccolta e di potatura) l'istituzione di un contributo unificato ai fini assistenziali e previdenziali, calcolato su base unitaria, per giorno e per unità di lavoro, che il datore di lavoro può versare, acquistando per via informatica o attraverso schede prepagate.
Ciò vuol dire che un datore di lavoro che deve assumere da qui a due o tre giorni, per ipotesi, dieci persone, poiché non ha il tempo (perché troppo breve) per regolarizzarli, ha la possibilità di farlo temporaneamente, acquistando una specie di contributo prepagato sia a fini previdenziali, sia assistenziali, che gli conferisce la possibilità di mettere in regola i lavoratori nei giorni immediatamente successivi.
Sarebbe un modo per snellire e facilitare il settore, nonché per evitare di mettere in difficoltà la categoria di fronte ai controlli degli ispettori nelle campagne, e soprattutto in quelle padane. Una simile misura conferisce la possibilità di regolarizzare i lavoratori, in un lasso di tempo relativamente breve, di metterli in sicurezza ed anche, davanti allo Stato, di garantire ai lavoratori di essere in regola sotto l'aspetto previdenziale ed assistenziale. Si tratterebbe, pertanto, di una specie Pag. 10di carta prepagata a fini previdenziali e assistenziali per il settore stagionale in agricoltura.
PRESIDENTE. È così esaurita la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Widmann n. 9/3178/1 e accetta l'ordine del giorno Guadagno detto Vladimir Luxuria n. 9/3178/2 limitatamente al dispositivo, a condizione che venga riformulato, aggiungendo dopo le parole: «adottare le opportune iniziative», le parole «in coerenza con i contenuti della legge finanziaria».
Il Governo accetta gli ordini del giorno De Simone n. 9/3178/3, Rocchi n. 9/3178/4 e Quartiani n. 9/3178/5. Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/3178/6, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, mentre non ne accetta il secondo capoverso e vorrei spiegare all'onorevole D'Ulizia la ragione di tale parere. Il problema è che quanto è stato fatto in ordine al Protocollo di ottobre riguarda l'avviso comune e quindi il Governo spera che i rapporti tra le centrali cooperative migliorino e questa estensione possa naturalmente avvenire.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Vannucci n. 9/3178/7, a condizione che il dispositivo venga riformulato, eliminando le parole: «tenendo conto che le stesse fanno parte del comparto turistico».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Garavaglia n. 9/3178/8 e non accetta, inoltre, gli ordini del giorno Filippi n. 9/3178/10, Fava n. 9/3178/11, Allasia n. 9/3178/12 e Lussana n. 9/3178/13.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dozzo n. 9/3178/14, limitatamente ad una parte del dispositivo, mentre con riferimento all'ultima parte dello stesso, a condizione che venga riformulato, aggiungendo dopo le parole: «prevedere per il lavoro stagionale in agricoltura» le parole: «previo avviso comune delle parti sociali».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Gibelli n. 9/3178/15, Grimoldi n. 9/3178/16, Bodega n. 9/3178/17, Germontani n. 9/3178/18 e Antonio Pepe n. 9/3178/19.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fabbri n. 9/3178/20 e non accetta l'ordine del giorno Fabris n. 9/3178/21, in quanto la giurisprudenza è contraria all'assunzione di costi per tale tipologia di intervento.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3178/22, non accetta l'ordine del giorno Buffo n. 9/3178/24, mentre accetta l'ordine del giorno Di Salvo n. 9/3178/25.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zanotti n. 9/3178/26 a condizione che il dispositivo venga riformulato, aggiungendo dopo le parole: «pari dignità e diritti», le seguenti: «valutando la possibilità di corrispondere un'adeguata indennità di disoccupazione». Infatti, il punto è stato ampiamente dibattito sia in Commissione che in Assemblea, perché sul problema vi è una riflessione notevole. Peraltro, abbiamo lo strumento della delega per la riforma degli ammortizzatori sociali e, in questa o in un'altra occasione, il problema potrà trovare la soluzione.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Maderloni n. 9/3178/27, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Chicchi n. 9/3178/28, mentre non accetta gli ordini del giorno Amoruso n. 9/3178/29 e Porcu n. 9/3178/30.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Angeli n. 9/3178/31, non accetta l'ordine del giorno Patarino n. 9/3178/32, in quanto si tratta di interventi che si stanno attuando o che sono stati già posti in essere. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Contento n. 9/3178/33 (vi è già una delega), Murgia n. 9/3178/34 e Lo Presti n. 9/3178/35. In quest'ultimo caso, non è che non si vogliano valutare le peculiarità di questi tre enti, che - insieme agli altri - saranno valutati approfonditamente, per trovare una soluzione che migliori non soltanto i problemi di carattere economico.
ANTONINO LO PRESTI. Allora lo accolga come raccomandazione!
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Il Governo può accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno Lo Presti n. 9/3178/35. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Buontempo n. 9/3178/36, mentre accetta l'ordine del giorno Acerbo n. 9/3178/37. Mi pare normale che il Governo sia coerente con il programma dell'Unione.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Caruso n. 9/3178/38, a condizione che i primi due capoversi del dispositivo vengano accorpati e riformulati nel modo seguente: «previo monitoraggio dell'attuazione del testo, ad adottare le opportune iniziative volte a creare un Osservatorio nazionale, afferente il Ministero della salute, per il monitoraggio dello stato di salute dei Vigili del fuoco, per la definizione e il riconoscimento delle malattie professionali nonché per l'esame epidemiologico sugli effetti del lavoro» (viene espunta dal testo la parola usurante) «sulla salute della sfera riproduttiva delle operatrici».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Bocciardo n. 9/3178/39, Di Virgilio n. 9/3178/40, Duranti n. 9/3178/41 (in quanto la norma è prevista nel disegno di legge finanziaria per il 2008), Mereu n. 9/3178/42, Formisano n. 9/3178/43, Capitanio Santolini n. 9/3178/44, Compagnon n. 9/3178/45 e Ronconi n. 9/3178/46.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/3178/47.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Delfino n. 9/3178/48, Ruvolo n. 9/3178/49, Drago n. 9/3178/50, Palumbo n. 9/3178/51, Bertolini n. 9/3178/52, Fitto n. 9/3178/53, Boscetto n. 9/3178/54, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, a condizione di espungere i giudizi di critica, contenuti nelle premesse, nei confronti del Governo.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Misuraca n. 9/3178/56, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno D'Ippolito Vitale n. 9/3178/57, a condizione che siano tolte dalle premesse le parole: «ed in particolare della regione Calabria che registra il più alto tasso di disoccupazione», e dal dispositivo le parole: «in particolare per la regione Calabria che, come evidenziato in premessa, registra il più alto tasso di disoccupazione». Pertanto, viene accolta la finalità di incentivare, con adeguate politiche, lo sviluppo del Mezzogiorno.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Santori n. 9/3178/58, Fasolino n. 9/3178/59, La Loggia n. 9/3178/60, Leone n. 9/3178/61, Mistrello Destro n. 9/3178/62, Giacomoni n. 9/3178/63, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ricevuto n. 9/3178/64, con la seguente riformulazione: al primo capoverso della premessa al posto delle parole «che, in teoria, dovrebbero», inserire «finalizzate a»; nel secondo capoverso, dopo le parole: in particolare è fondamentale uno sviluppo del livello occupazionale del Mezzogiorno, sopprimere le parole da «attraverso» fino a «nella passata legislatura».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Fratta Pasini n. 9/3178/65, Jannone n. 9/3178/66, Lazzari n. 9/3178/67, mentre accetta gli ordini del giorno Nan n. 9/3178/68 e Fedele n. 9/3178/69; non accetta gli ordini del giorno Giuseppe Fini n. 9/3178/70, Gardini n. 9/3178/71, Baiamonte n. 9/3178/72 e Cirielli n. 9/3178/73. Il Governo accetta l'ordine del giorno Poretti n. 9/3178/74, mentre non accetta l'ordine del giorno D'Elia n. 9/3178/75.
Il Governo accoglie come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Turco n. 9/3178/76, accetta, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Mellano n. 9/3178/77, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/3178/78, a condizione che venga riformulato nel senso di aggiungere nel dispositivo la parola: «la possibilità» dopo le parole «al fine di valutare».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Bernardo n. 9/3178/79, Marinello Pag. 12n. 9/3178/80 e Sgobio n. 9/3178/81, accetta gli ordini del giorno Oliva n. 9/3178/82 e Burtone n. 9/3178/83, mentre non accetta l'ordine del giorno Cota n. 9/3178/84.
PRESIDENTE. Secondo la prassi, ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
LUCIANO D'ULIZIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole D'Ulizia, quando arriveremo al suo ordine del giorno le darò la parola.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Widmann n. 9/3178/1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Widmann n. 9/3178/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 433
Astenuti 8
Maggioranza 217
Hanno votato sì 16
Hanno votato no 417).
Prendo atto che il deputato Zaccaria ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Forlani ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Guadagno detto Vladimir Luxuria n. 9/3178/2, accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.
Ricordo che gli ordini del giorno De Simone n. 9/3178/3, Rocchi n. 9/3178/4 e Quartiani n. 9/3178/5 sono stati accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/3178/6.
LUCIANO D'ULIZIA. Signora Presidente, colleghi, signor sottosegretario, non accettiamo la riformulazione della seconda parte del dispositivo proposta dal Governo per due ragioni. In primis, perché il Governo ha accettato le premesse dell'ordine del giorno in esame nelle quali non vi è scritto che si tratta di un avviso comune, bensì che - leggo l'ordine del giorno -: il 10 ottobre 2007 è stato sottoscritto dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale e dal Ministero dello sviluppo economico un Protocollo sulla cooperazione attuativo dei principi definiti nel Protocollo del 23 luglio 2007 sul welfare; quindi non c'entra l'avviso comune. Si tratta, invece, dell'attuazione del Protocollo sul welfare che ci apprestiamo a disporre con un provvedimento legislativo. I firmatari dell'ordine del giorno chiedono pertanto che tutte le centrali cooperative e i sindacati di riferimento che hanno firmato quel Protocollo devono essere inclusi nel processo relativo agli Osservatori per la cooperazione. Quindi - mi consenta signor sottosegretario - non c'entra l'avviso comune; c'entra piuttosto l'attuazione del Protocollo sul welfare.
La seconda ragione è data dal fatto che, purtroppo, devo registrare una cattiva conoscenza dei meccanismi statuali perché quelle che vengono definite centrali cooperative, ossia le associazioni di rappresentanza, assistenza e tutela del movimento cooperativo, sono enti riconosciuti dallo Stato con apposita legge e apposito decreto. Quindi, tali enti svolgono il compito, assegnato loro dallo Stato italiano, di rappresentare e tutelare le cooperative; perciò non possono essere esclusi dalla funzione di rappresentanza se non vengono privati del riconoscimento.
È come se noi affermassimo che un patronato per l'assistenza ai lavoratori non può assistere i lavoratori; per far ciò dovremmo privare tale ente del riconoscimento della natura di patronato per l'assistenza dei lavoratori e solo dopo potremmo Pag. 13privarlo anche della possibilità di assistere gli stessi!
Quindi, signor sottosegretario, la prego di riconsiderare il parere del Governo su questo ordine del giorno perché fa riferimento al Protocollo sul welfare, ossia ad un testo che noi oggi stiamo trasformando in legge, e non ad un avviso comune.
PRESIDENTE. Dunque, i presentatori dell'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/3178/6 non accettano la riformulazione proposta dal Governo.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, il parere espresso sull'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/3178/6 era basato sulla considerazione che il Protocollo del 10 ottobre era stato siglato a seguito dell'avviso comune. I chiarimenti ulteriori forniti dall'onorevole D'Ulizia portano a modificare il parere del Governo, nel senso di accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/3178/6, se riformulato, sostituendo nel secondo capoverso del dispositivo alle parole: «estendere la sottoscrizione», le parole: «attuare possibili iniziative volte ad estendere la sottoscrizione».
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/3178/6, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/3178/7.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garavaglia n. 9/3178/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 255).
Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Filippi n. 9/3178/10, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 261).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fava n. 9/3178/11, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 253).
Prendo atto che il deputato D'Ulizia ha segnalato che non è riusicto a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/3178/12, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 472
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 260).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lussana n. 9/3178/13, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 474
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 262).
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dell'ordine del giorno Dozzo n. 9/3178/14.
GIANPAOLO DOZZO. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma e quelle dei rappresentanti del Partito Democratico membri della Commissione agricoltura all'ordine del giorno Dozzo n. 9/3178/14.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gibelli n. 9/3178/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 477
Maggioranza 239
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 264).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3178/16, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 262).
Prendo atto che la deputata Dato ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bodega n. 9/3178/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 15
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 262).
Prendo atto che la deputata Dato ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Germontani n. 9/3178/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 263).
Prendo atto che la deputata Velo ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/3178/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 477
Astenuti 7
Maggioranza 239
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 266).
Prendo atto che la deputata Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Fabbri n. 9/3178/20, accolto come raccomandazione dal Governo.
LUIGI FABBRI. No, signor Presidente, non insisto.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fabris n. 9/3178/21, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fabris n. 9/3178/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 485
Votanti 475
Astenuti 10
Maggioranza 238
Hanno votato sì 129
Hanno votato no 346).
Prendo atto che i deputati Rossi Gasparrini e Li Causi hanno segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3178/22, accolto come raccomandazione dal Governo.
TOMMASO PELLEGRINO. No, signor Presidente, non insisto.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Buffo n. 9/3178/24, non accettato dal Governo.
GLORIA BUFFO. Signor Presidente, si è discusso a lungo in questo periodo, sia in Commissione, sia all'esterno sui contratti a Pag. 16termine. Tutti sanno che la «madre» delle leggi del centrodestra sul lavoro è stato proprio il decreto legislativo n. 368 del 2001 sui contratti a termine. La sostanza è che il contratto è utilizzato molto spesso non perché lo esige la produzione o l'organizzazione dell'azienda, ma perché conviene.
Se si vuol, quindi, correggere questo imbroglio (o distorsione), è necessario lavorare per scrivere in una norma quali sono le ragioni e i casi in cui è coerente l'uso del contratto del lavoro a termine ed evitare, quindi, gli abusi che, purtroppo, sono frequentissimi.
Per questa ragione credo che si debba lavorare in tale direzione e, pertanto, insisto per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Burgio. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno in esame, poiché ne condivido pienamente il dispositivo per quanto detto dall'onorevole Buffo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che anche l'onorevole Vacca aggiunge la sua firma all'ordine del giorno Buffo n. 9/3178/24, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione...
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
Prego, sottosegretario Montagnino, ha facoltà di parlare.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, nel testo è contenuto un errore: il dispositivo contiene le parole «ad adottare ulteriori iniziative per delimitare le causali di impiego dei contratti a tempo indeterminato». Si dovrebbe trattare dei contratti a tempo determinato: bisogna, quindi, sostituire la parola «indeterminato» con la parola «determinato» (Commenti).
EMILIO DELBONO, Relatore per la maggioranza. Ma è giusto così. Tu hai il testo vecchio!
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Va bene, ho il testo vecchio.
Allora, se l'onorevole Buffo è d'accordo, bisognerebbe riformulare il dispositivo inserendo, prima delle parole: «adottare ulteriori iniziative», le parole: «a valutare la possibilità di». Con tale riformulazione, l'ordine del giorno Buffo n. 9/3178/24 è accolto come raccomandazione.
PRESIDENTE. Onorevole Buffo, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3178/24?
GLORIA BUFFO. No, signor Presidente, e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buffo n. 9/3178/24, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 483
Votanti 475
Astenuti 8
Maggioranza 238
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 249).
Ricordo che l'ordine del giorno Di Salvo n. 9/3178/25 è stato accettato dal Governo.Pag. 17
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Zanotti n. 9/3178/26.
KATIA ZANOTTI. Sì, signor Presidente, accettiamo la riformulazione proposta dal Governo e non insistiamo per la votazione.
PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Maderloni n. 9/3178/27 è stato accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Chicchi n. 9/3178/28, accolto come raccomandazione dal Governo.
GIUSEPPE CHICCHI. No, signor Presidente, non insistiamo per la votazione.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Amoruso n. 9/3178/29, non accettato dal Governo.
FRANCESCO MARIA AMORUSO. Signor Presidente, chiedo al sottosegretario perché gli spedizionieri doganali, al contrario di tutte le altre categorie, non hanno diritto alla totalizzazione dei periodi assicurativi! Essi devono rimanere esclusi per difetto di qualche requisito: saremmo contenti se ci spiegasse quale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Amoruso n. 9/3178/29 e mi associo a quanto richiesto dal collega. È veramente scandaloso che questo Governo non voglia assolutamente consentire la totalizzazione dei periodi assicurativi per gli spedizionieri, dopo che, con l'allargamento delle frontiere comunitarie, abbiamo di fatto eliminato dal mercato gli spedizionieri doganali. La totalizzazione, quindi, è un atto dovuto che il Governo deve assolutamente estendere agli spedizionieri doganali.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Il Governo non vuole creare alcuno scandalo. Il problema della totalizzazione riguarda diverse categorie: l'ordine del giorno in esame è rivolto soltanto agli spedizionieri doganali. Questa è la ragione del parere del Governo, non il fatto che non si comprenda il problema. Sono stati presentati, peraltro, disegni di legge orientati a risolvere il problema.
Pertanto, fermo restando che il problema della totalizzazione riguarda anche altre categorie, l'ordine del giorno in esame può essere accolto come raccomandazione.
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, il Governo ha quindi modificato il parere? L'ordine del giorno Amoruso n. 9/3178/29 è accolto come raccomandazione?
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Amoruso, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/29, accolto come raccomandazione dal Governo?
FRANCESCO MARIA AMORUSO. No, signor Presidente, non insisto.
PRESIDENTE. Avverto che nel fascicolo, per un errore tipografico, non compare, con riferimento all'ordine del giorno n. 9/3178/31, il nome del primo firmatario, onorevole Angeli.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Porcu n. 9/3178/30.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Porcu n. 9/3178/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 267).
Chiedo cortesemente ai colleghi di non disturbare la Presidenza.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Angeli n. 9/3178/31.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Angeli n. 9/3178/31, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 266).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Patarino n. 9/3178/32.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Patarino n. 9/3178/32, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 252).
Prendo atto che la deputata Mura ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/3178/33.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Contento n. 9/3178/33, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 266).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Murgia n. 9/3178/34.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Murgia n. 9/3178/34, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 266).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lo Presti n. 9/3178/35.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lo Presti n. 9/3178/35, non accettato dal Governo...
ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare.
Pag. 19
PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
Onorevole Lo Presti, ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, credo che il Governo abbia accolto come raccomandazione il mio ordine del giorno n. 9/3178/35.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, a noi risultava un parere contrario.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, accettiamo l'indicazione del Governo e non insistiamo per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Buontempo n. 9/3178/36.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buontempo n. 9/3178/36, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 269).
Ricordo che l'ordine del giorno Acerbo n. 9/3178/37 è stato accettato dal Governo.
Chiedo all'onorevole Caruso se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3178/38.
FRANCESCO SAVERIO CARUSO. Signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bocciardo n. 9/3178/39, non accettato dal Governo.
MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente, la «bocciatura» di questo ordine del giorno è davvero sconcertante. Prendo atto che il Governo non intenda impegnarsi ancora di più per il sostegno dei giovani, in modo non microsettoriale, ma con una visione strategica, che non si esaurisca in disposizioni una tantum, limitate, tra l'altro, al solo 2008. Quindi, chiedo al Governo di rivedere la sua decisione e all'Assemblea di esprimere un voto favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bocciardo n. 9/3178/39, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 486
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 264).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/3178/40.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/3178/40, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 495
Votanti 494
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 271).Pag. 20
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Duranti n. 9/3178/41, non accettato dal Governo.
DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, vorrei chiedere al sottosegretario - poiché non mi risulta - quale sia la norma contenuta nella legge finanziaria che risponda al senso di questo ordine del giorno. Ciò che sicuramente ci risulta è che, ancora oggi, a distanza di quindici anni dall'entrata in vigore della legge n. 257 del 1992, ci siano migliaia di tonnellate di fibre di amianto e di cemento-amianto nelle fabbriche, negli edifici pubblici, negli edifici privati e nell'ambiente.
Ciò che ci risulta sicuramente è che vi siano lavoratori che, non essendo ricompresi negli atti di indirizzo, non vedono riconosciuti i benefici previdenziali per l'esposizione all'amianto.
Ciò che ci risulta è, quindi, ben altro: nel Paese vi è ancora un'emergenza amianto, nelle fabbriche e fuori da esse, e molti lavoratori, a migliaia, ancora oggi lavorano in zone non bonificate da tale sostanza.
Oltretutto, voglio ricordare che al Senato è cominciata la discussione su un disegno di legge che rivede l'intera normativa sull'amianto.
Pertanto, crediamo che sia necessario intervenire in materia già da adesso, per offrire risposte a tutti quei lavoratori e a quelle lavoratrici che in questi anni si sono ammalati e che continuano ad ammalarsi per essere stati esposti all'amianto, e che non ottengono risposte neanche dal provvedimento in esame.
Dunque chiedo al Governo di chiarire quale sia la norma contenuta nel disegno di legge finanziaria per il 2008 e, in ogni caso, insisto per la votazione dell'ordine del giorno in esame.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, vorrei fornire alcune precisazioni.
In primo luogo, l'ordine del giorno in esame non è accoglibile per gli effetti dirompenti che implicherebbe, cioè la riapertura dei termini che sono stati fissati, attraverso una proroga, al 15 giugno 2003. Ciò comporterebbe sicuramente un numero di domande imponente, anche tra coloro che non hanno la minima possibilità di un esito positivo e, quindi, avanzerebbero richieste assolutamente temerarie.
In secondo luogo, ho affermato che vi è una norma nel disegno di legge finanziaria per il 2008 e, intanto, tale capitolo è trattato nel provvedimento di cui stiamo esaminando gli ordini del giorno. Peraltro, è stata accolta una proposta del senatore Casson nel disegno di legge finanziaria per il 2008.
In terzo luogo, per quanto riguarda gli atti di indirizzo del Ministero, essi hanno caratterizzato una fase di alcuni anni fa, che è stata abbandonata perché rappresentava un elemento derogatorio alle norme di legge. Adesso vi sono disposizioni precise e circolari che saranno applicate. Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale si sta occupando, in tutti i siti, di verificare la possibilità di accelerare le procedure per coloro che hanno effettuato la domanda, determinando una condizione di equità fra tutti lavoratori.
Solo per tali ragioni, e non per contrastare eventuali diritti dei lavoratori, il parere espresso dal Governo è contrario e lo ribadisco.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il mio voto favorevole, perché condivido il tema e soprattutto non condivido il comportamento del componente del Governo. Se condivide - come afferma - la sostanza dell'ordine del giorno in esame, parla dell'impegno del Ministero e addirittura di una norma che non conosce, di cui cita semplicemente il presentatore, il senatore Pag. 21Casson, non vedo perché non abbia almeno accolto come raccomandazione l'ordine del giorno in esame. Mi sembra un atteggiamento pretestuoso.
Peraltro, egli è forse nella mente delle migliaia di lavoratori che dovrebbero avanzare tale domanda temeraria? Forse temerario è lei, signor sottosegretario (Applausi del deputato Mantovani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burgio. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, il sottosegretario sbaglia un riferimento cronologico che è determinante: la norma vigente fissa il termine per la presentazione della domanda al giugno del 2005, non del 2003 e, quindi, la richiesta di riaprire i termini riguarda semplicemente un lasso di tempo di due anni e mezzo.
I numeri non sono dirompenti, perché le domande sono qualche decina di migliaia.
Si tratta di diritti soggettivi, che non si vede come si possano condizionare a termini cronologici, ma soprattutto stiamo parlando di domande, cioè del fatto che i lavoratori chiedono che la loro documentazione venga vagliata: non stiamo chiedendo un riconoscimento automatico, dunque non stiamo chiedendo alcun effetto dirompente sul piano finanziario.
SERGIO OLIVIERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO OLIVIERI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Duranti n. 9/3178/41.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, probabilmente sarò temerario e quello che affermo risulterà pretestuoso, ma credo di avere il diritto, così come i parlamentari, di esprimere la mia opinione, che può non essere condivisa e vi è un voto a proposito che può approvare o respingere le proposte.
Voglio ribadire alcune questioni. Non è nelle intenzioni né nella volontà del Ministero riaprire i termini per la presentazione delle domande. Per il Ministero si tratta di un capitolo che, almeno per il momento, è stato definito. Vi sono dei disegni di legge che, come sapete, tendono ad estendere e ad ampliare i termini, ma il problema non può essere risolto con l'accoglimento di un ordine del giorno, neanche sotto forma di raccomandazione.
Diversa è la questione, sulla quale ho espresso delle riserve, relativa all'estensione dei «benefici dell'esposizione a questa fibra oltre gli atti di indirizzo del Ministero del lavoro che appaiono troppo restrittivi». Ho affermato che questa parte va oltre, perché la disciplina esistente è gia così. Gli atti d'indirizzo, infatti, riguardavano soltanto alcuni siti e il problema si può risolvere inserendo nel dispositivo la previsione di garantire il diritto all'esposizione alle domande oltre gli atti di indirizzo: gli atti di indirizzo infatti non sono esclusivi per determinare il diritto del lavoratore ad avere riconosciuta l'esposizione all'amianto. In questi termini il dispositivo è accoglibile.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Duranti n. 9/3178/41.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, dopo l'ulteriore precisazione del Governo, che mi sembra impegnativa, Pag. 22si dovrebbe valutare la possibilità di votare, positivamente o negativamente dipenderà dall'orientamento dell'Aula, per parti separate l'ordine del giorno Duranti n. 9/3178/41. Certamente, per quanto riguarda il sottoscritto e il mio gruppo, voteremo positivamente la parte motiva e la prima parte del dispositivo che concerne il monitoraggio e l'impegno a valutare ulteriori iniziative da parte del Governo che si ritengano opportune relativamente alla questione dell'amianto. Chiediamo, quindi, la votazione per parti separate, nel senso di votare la parte motiva e la prima parte del dispositivo, sino alla parola «amianto», separatamente dalla seconda parte del dispositivo, dalla parola «estendendo» fino alla fine. Su quest'ultima seconda parte, evidentemente il voto del mio gruppo sarà contrario.
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, nel caso di una votazione per parti separate, così come proposta dall'onorevole Quartiani, dobbiamo considerare che il Governo esprimerà un parere favorevole sulla prima parte del dispositivo sino alla parola «amianto» e un parere contrario sulla seconda parte?
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Il Governo esprime parere favorevole sino alle parole «appaiono troppo restrittivi». Il Governo esprime un parere contrario per la seconda parte del dispositivo, dalle parole: «riaprendo il termine per le domande» fino alla fine.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, anche dopo le precisazioni del Governo, il gruppo dei Verdi intende votare a favore dell'ordine del giorno in esame. Intendo precisare, inoltre, che non ci ha convinto la spiegazione del Governo, perché l'ordine del giorno riguarda solamente una valutazione delle domande e dobbiamo tutti ricordarci che il problema dell'amianto è grave e importante e non può prevedere forme di discriminazione temporali.
Per questi motivi, a nome dei Verdi, dichiaro il voto favorevole sull'ordine del giorno in esame così come formulato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maderloni. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MADERLONI. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare che il gruppo Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo intende apporre la propria firma sul testo integrale originario dell'ordine del giorno in esame, perché le dichiarazioni del sottosegretario non ci hanno soddisfatto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, concordo con lo spirito dell'ordine del giorno in esame, al quale sono favorevole, però vorrei suggerire al sottosegretario - se mi è possibile - che nel dispositivo dell'ordine del giorno, dopo la parola «restrittivi», sia previsto l'impegno del Governo di valutare la possibilità di riaprire i termini per queste domande. Infatti, mi sembra ingiusto il fatto che il Governo non possa dire di riaprire i termini per queste domande ad un Ministero, solo perché tale dicastero ha chiuso questi termini.
Il Governo valuti tale possibilità e, se sussiste, operi in tal senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgobio. Ne ha facoltà.
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Signor Presidente, oltre a chiedere di aggiungere la nostra firma sull'ordine del giorno in esame, vorrei chiedere al sottosegretario se il riconoscimento per le esposizioni all'amianto fosse già stabilito nel 2003 o se, invece, non sia stato introdotto con la Pag. 23norma contenuta nel comma 20 dell'articolo unico del provvedimento in esame. Se il 2003 rappresenta uno spostamento in avanti della data di riconoscimento dell'esposizione all'amianto e, quindi, della possibilità di usufruire di ulteriori benefici, è vero che forse vi saranno tante domande per il riconoscimento, ma non ci si chiede «quanti lavoratori non hanno presentato la domanda perché magari sono stati esposti all'amianto in anni successivi a quello precedentemente fissato»?
Allora, mi chiedo per quali ragioni il Ministero del lavoro - considerato che si tratta di tale dicastero e non del Governo - non intenda riaprire i termini per le domande di riconoscimento dell'esposizione all'amianto. Tra l'altro, signor sottosegretario - anticipo l'intervento su un altro ordine del giorno che riguarda lo stesso argomento -, mi chiedo se quella norma introdotta in questo provvedimento serva più ai lavoratori o ad alcuni «datori di lavoro», che probabilmente vorrebbero liberarsi da stipendi pesanti, magari per sostituire quei lavoratori con altri con stipendi da lavoro precario (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche alla luce del fatto che vi è una nota industria che, essendo accusata di aver esposto i lavoratori a questo tipo di rischio, sta tentando in tutti i modi di scappare alle condanne di risarcimento dei lavoratori, voterò a favore dell'ordine del giorno in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea e del Governo. Vorrei altresì invitare il sottosegretario a valutare bene le posizioni che ha adottato su questo tema, modificando man mano la sua iniziale opinione.
Questo è un tema su cui la gara a chi dice «più uno» è la cosa più facile in un'Assemblea parlamentare.
Voglio anche ricordare che il capitolo dell'amianto è stato inserito nel disegno di legge di recepimento del Protocollo, senza che nel testo del 23 luglio fosse minimamente ricordato il tema dell'amianto. E voglio aggiungere «pour cause»: infatti, sappiamo tutti in questi dieci anni quale campo di aggravante è diventato il tema dell'amianto.
Se adesso andiamo alla rincorsa demagogica su chi aggiunge qualche beneficiario, è vero che un ordine del giorno - come si dice - non si nega a nessuno, ma facciamo attenzione, perché corriamo il rischio, senza neanche rendercene conto, di aprire una falla in confronto alla quale la polemica dei giorni scorsi sui lavoratori usuranti farebbe ridere.
Chiedo al Governo di assumere un atteggiamento fermo e di impegnarsi a venire in Commissione lavoro a fare il punto serio, preciso e documentato sullo stato di tutto il capitolo dell'amianto. Alla luce di tale discussione potremo adottare nuovi provvedimenti.
Non accetto di partecipare a questa gara demagogica (Applausi del deputato Fabbri).
PIETRO ARMANI. Bravo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Duranti n. 9/3178/41 perché lo ritengo di alto valore sociale.
Per quanto riguarda la riapertura dei termini non vedo ostacoli: o si tratta di una procedura concorsuale, per cui la riapertura dei termini può danneggiare altri possibili concorrenti, oppure, se si tratta di erogazione a sportello, non vedo Pag. 24perché i danneggiati che dimostrino di esserlo effettivamente non possano essere riammessi nei termini. Voterò, dunque, a favore dell'ordine del giorno in esame.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, sono state dette parole molto opportune, sulle quali è giusto che il Governo rifletta, in particolare rispetto agli effetti della norma inserita nel disegno di legge, sul quale stiamo esaminando gli ordini del giorno.
Non ritengo che un ordine del giorno non si neghi a nessuno, perché, se così fosse, avremmo accettato tutti gli ordini del giorno; ritengo invece che gli ordini del giorno, se non costituiscono un impegno giuridico, certamente costituiscono un impegno politico che viene assunto dal Governo. Non mi sento di poter accogliere la proposta di estensione dei termini, perché, al momento, ciò non è possibile.
Mi sento di potermi impegnare - quello che sto dicendo resterà agli atti - perché venga svolta un'apposita riflessione al fine di verificare la possibilità di ampliare i termini, non in virtù dell'accettazione dell'ordine del giorno, ma nell'ambito di un impegno del Ministero per un monitoraggio su tutta la situazione affinché assuma una decisione definitiva, che è anche quella, come ha suggerito l'onorevole Turci, di riferire in Commissione lavoro sulla situazione dei lavoratori dell'amianto rispetto al diritto che hanno chiesto o che eventualmente potrebbero richiedere. Ciò è possibile.
Non vi è, dunque, una parte negativa. Credo che un'istituzione abbia il dovere di rispondere a una domanda dei lavoratori. Voi sapete quante migliaia di lavoratori sono stati per anni in attesa di una risposta da parte dei Governi: i lavoratori, soprattutto dipendenti di aziende cessate, fallite o irreperibili, non hanno avuto per anni una risposta.
L'estensione del termine del 15 giugno era stata chiesta subito dopo la chiusura dei termini. Il Governo precedente non ha ritenuto di dover accettare la richiesta e non comprendo perché, dopo due anni, la si debba accogliere acriticamente o perché si capiscono le ragioni dei lavoratori e non si debba, invece, effettuare una più approfondita valutazione, come chiedo. Prego i parlamentari presenti di accogliere l'impegno che viene assunto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI. Signor sottosegretario, colleghi, non si tratta di impegni generici e bisogna smettere tra di noi, se vogliamo parlare il linguaggio della verità, di parlare di problemi di risorse.
Poiché vi è stata una discussione sulla «verità», per quanto riguarda la «verità» sulle risorse, l'INAIL ha un avanzo strutturale di quasi 2 miliardi di euro l'anno e un arretrato di quasi 10 miliardi di euro che, invece di essere usati per risanare gli infortuni sul lavoro e, in questo caso, per l'esposizione all'amianto, vengono usati dalla Ragioneria dello Stato per risanare i conti pubblici. È ora che i soldi dei lavoratori siano impiegati per risanare queste figure e non siano utilizzati, al contrario, per i bilanci (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che la votazione avrà luogo per parti separate, come richiesto dall'onorevole Quartiani.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Duranti n. 9/3178/41, limitatamente alla parte motiva e alla prima parte del dispositivo fino alle parole: «troppo restrittivi», accettate dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 489
Astenuti 7
Maggioranza 245
Hanno votato sì 337
Hanno votato no 152).
Prendo atto che la deputata Incostante ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte dell'ordine del giorno Duranti n. 9/3178/41, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 484
Astenuti 12
Maggioranza 243
Hanno votato sì 156
Hanno votato no 328).
Prendo atto che i deputati Zipponi e Perugia hanno segnalato che avrebbero votuto esprimere voto favorevole e che la deputata D'Ippolito Vitale ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe votuto esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/42, non accettato dal Governo.
ANTONIO MEREU. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, vorrei porre all'attenzione del Governo la rivisitazione del contenuto del mio ordine del giorno. Mi rendo conto che oggi parlare di lavori gravosi sia un impegno che il Governo preferirebbe non affrontare; tuttavia, è altrettanto vero che è anche compito dell'Assemblea cercare di porre l'attenzione su quei lavori nocivi che, anche a livello nazionale, sono stati dimenticati. Utilizzo il termine «dimenticati», perché stiamo parlando di lavoratori che operano in fabbriche dove si producono materiali non ferrosi a livello di sala di elettrolisi. Stiamo parlando, quindi, di materiali come piombo, zinco e alluminio e di persone che non lavorano sedute ad un tavolino.
Ci meravigliamo molto che non vi sia stata neanche la volontà di accogliere il mio ordine del giorno n. 9/3178/42 in maniera diversa, soprattutto da parte di un Governo che, essendo di centrosinistra, dovrebbe essere molto solerte rispetto alle attenzioni per i lavoratori nelle fabbriche.
Tengo a precisare che esistono già delle leggi in materia, ma non è stato possibile applicarle proprio per la difficoltà di individuare i lavori gravosi a livello nazionale. La nostra sollecitazione mira a facilitare tale individuazione, delegando alle regioni la possibilità di individuare quei lavori che, pur non essendo conosciuti a livello nazionale, sono di fatto terribilmente usuranti, anche sotto l'aspetto sanitario (vi sono, infatti, indagini sanitarie che ne confermano la gravosità e la pericolosità). Inoltre, siamo in presenza - non è giusto dirlo, ma è bene sottolinearlo - di lavoratori che, a volte, sacrificano anche la vita per il futuro di una nazione come la nostra (perché alluminio, piombo e zinco sono strategici per la produzione) e che non hanno neanche stipendi che gli permettano di trovare una collocazione diversa nella società, tale da consentire loro anche controlli sanitari.
È un errore veramente grave opporsi ad un ordine del giorno che suggerisce al Governo di porre l'attenzione dovuta a lavoratori, come gli operai, che sono retribuiti in maniera non adeguata.
LUIGI COGODI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 26LUIGI COGODI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pettinari. Ne ha facoltà.
LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Mereu n. 9/3178/42, annunciare il voto favorevole del gruppo di Sinistra Democratica per il Socialismo europeo e chiedere al Governo di cambiare radicalmente il parere, da contrario a favorevole.
Il Governo sa che, per quanto riguarda la questione dei lavori usuranti, non vi è stato accordo, anche in parte della maggioranza, sul Protocollo. Ma qui vi è di più: si parla di una situazione e di impianti specifici, nonché di lavoratori cui è riconosciuto il carattere di lavoro particolarmente nocivo. È inspiegabile il non assumere un impegno per andare incontro alle esigenze di questi lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, ho già aggiunto in precedenza la mia sottoscrizione all'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42 e vorrei ricordare al Governo e ai colleghi che la Commissione lavoro, nelle settimane scorse, si è recata a fare un sopralluogo anche presso gli stabilimenti del complesso di Portovesme, che sono l'Alcoa e l'Euroallumina.
Vorrei anche ricordare che, proprio in quei giorni, sugli organi di stampa sono apparse notizie relative ad un autotreno carico di scorie nocive e radioattive diretto, molto probabilmente, in quel sito. Vorrei, inoltre, ricordare che in quel sito si lavora nei cosiddetti «fumi dell'acciaio», i quali hanno conseguenze sulla salute dei lavoratori che tutti ben conosciamo.
A questo punto, pertanto, devo interrogare il Governo - chiedendo di modificare il parere espresso sull'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42 - sul destino dei lavoratori di quell'area della Sardegna: erano agricoltori e sono diventati minatori; poi le miniere sono state chiuse - per ragioni ovvie di mercato e di salubrità - e sono stati aperti gli stabilimenti dell'industria chimica. Quei lavoratori sono tuttora esposti - e lo sono stati ancora di più negli anni passati - a pericoli per la loro salute, non solo in quanto lavoratori, ma anche in quanto residenti in quelle zone!
Su queste ultime, esistono rapporti (che sono a conoscenza anche della regione sarda) sulla complessiva insalubrità dei luoghi. Pertanto, all'aggravio di lavorare e di aver lavorato, soprattutto in passato, in un ambiente insalubre, si aggiunge la condizione di residenti in un contesto che, complessivamente, è insalubre. Non dare loro risposte sarebbe un atto veramente irresponsabile (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani e del deputato Mereu)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42, ma anche per svolgere qualche considerazione. Se questi non vengono considerati dal Governo lavori usuranti e pesanti, vorrei sapere quali, secondo il nostro Governo, lo sono!
In questo caso, stiamo parlando di persone che mettono veramente a rischio e a repentaglio la propria vita ogni giorno e che certamente non prendono stipendi a «nove zeri» (come si diceva quando vi erano le lire)!
Pertanto, mi rivolgo al Parlamento e mi appello a tutti i colleghi, perché questo è un ordine del giorno di civiltà! Non parliamo di persone che sono sedute dietro ad una scrivania, ma di persone che mettono a rischio, ogni giorno, con prodotti tossici e nocivi, la propria vita! Non possiamo Pag. 27fare finta che il problema non esista! Esso riguarda una sola regione? Non importa! Esso riguarda tutti i cittadini italiani e noi, che siamo i rappresentanti del popolo italiano, non possiamo fare finta che questo problema non esista.
Pertanto, ritengo che, se il Governo vuole dare un segno di attenzione vera alla salute dei cittadini, non può che accettare l'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42! E dico di più: il Governo non può che impegnarsi subito, nelle Commissioni competenti, per far sì che questi lavoratori abbiano il sacrosanto diritto di essere considerati quali lavoratori «a rischio» e la possibilità di andare in pensione prima. Infatti, ritengo che essi diano, oltretutto, un importante contributo alla crescita del prodotto interno lordo del nostro Paese.
Pertanto, non possiamo far finta di non vedere! Questo problema è stato denunciato in Assemblea, ora il Governo ne prenda coscienza e voti di conseguenza [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42, che risponde alle esigenze di un territorio - il Sulcis Iglesiente - che si presenta con spiccate caratteristiche di pericolo per la salute a causa delle emissioni, sia nell'atmosfera, che nel suolo e nel sottosuolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, l'onorevole Cogodi ha già sottoscritto l'ordine del giorno per il nostro gruppo. Intervengo, quindi, solamente per dire che, se tale ordine del giorno non verrà accettato, il nostro gruppo esprimerà un voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burgio. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente anch'io vorrei apporre la mia firma all'ordine del giorno in discussione anche per una considerazione: il Sulcis Iglesiente è una delle zone a maggiore incidenza di patologie tumorali e da mesotelioma pleurico proprio per le ragioni richiamate nell'ordine del giorno che sottoscrivo.
Non si può continuare a parlare di sicurezza e di tutela della salute e poi, puntualmente, quando si individuano delle vicende e delle situazioni che confliggono con la tutela di questi diritti, comportarsi esattamente in maniera contraria. Non si può accettare che ciò venga ridotto a retorica, pertanto sollecito il Governo a rivedere il proprio parere.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, il parere contrario del Governo non è dovuto ad un atto di disattenzione o di superficialità di fronte ad un problema esistente. La questione è che nel disegno di legge sul quale il Governo ieri ha ottenuto la fiducia è prevista una delega a determinare la platea di quanti hanno diritto ad essere riconosciuti come lavoratori della categoria dei lavori usuranti.
Poiché non vi sono ostilità, disattenzione o superficialità, l'unica soluzione possibile, se i parlamentari proponenti sono d'accordo, è quella di riformulare la prima parte del dispositivo dell'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42 nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare attentamente la possibilità, nell'ambito dell'esercizio della delega, di garantire il diritto al trattamento pensionistico (...)».
Questo ordine del giorno non può essere accolto così come formulato affinché Pag. 28il Governo si impegni ad attuarlo, perché quest'ultimo ha ricevuto dal Parlamento una delega finalizzata proprio a individuare la platea degli aventi diritto. Non si può anticipare, quindi, con un ordine del giorno, quello che avverrà con l'esercizio della delega. In questo modo, se il Governo lo valuterà «nell'ambito dell'esercizio della delega», l'ordine del giorno può essere accettato.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Mereu se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/42.
ANTONIO MEREU. No, signor Presidente, ringraziamo il Governo, ma non accettiamo la riformulazione e insistiamo per la votazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.
CARMELO PORCU. Signor Presidente, vorrei annunciare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale ed aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42.
Vorrei, inoltre, sottolineare il fatto che, comunque, si tratta di un'annosa vicenda che si trascina ormai da molto tempo per cui è bene che la Camera dei Deputati dica una parola chiara in proposito.
Congratulandomi con il collega Mereu per non aver accettato la riformulazione proposta dal Governo, noi ci accingiamo ad esprimere un voto favorevole su questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.
AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, vorrei intervenire a titolo personale per dire che questo problema è stato già affrontato anche dalla Commissione lavoro quando abbiamo esaminato una proposta di legge presentata dall'onorevole Mereu su cui la Commissione ha iniziato, oltre che la discussione, anche il lavoro di audizioni e di verifica dei siti in cui questi lavoratori prestano la loro attività.
Si tratta di lavoratori che, come giustamente veniva ricordato, sono impegnati in attività particolarmente usuranti perché hanno a che fare con produzioni nocive a cui si somma il fatto che queste attività e queste industrie sono collocate in realtà soggette a bonifica.
Per tale motivo anch'io vorrei richiamare l'esigenza di tener conto di questa realtà e di tutte le altre realtà che abbiamo avuto modo di verificare, soprattutto in Sardegna, in occasione delle visite effettuate dalla Commissione lavoro.
Tali visite riguardano il Sulcis, Porto Torres, Ottana e altre realtà come Assemini, impegnata in attività del settore chimico, così come altre realtà in Italia.
Per tali motivi ritengo che sia necessario prestare attenzione a tale problema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42, sia per le motivazioni già esposte dai colleghi, sia perché ritengo tale questione sacrosanta e non comprendo le ragioni del dissenso da parte del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno in esame e per rilevare lo stato di totale contraddizione in cui il Governo si muove, ancora una volta, dimenticando che stiamo discutendo di una delle poche aree del Paese dichiarata ad elevato rischio ambientale.
Credo che sia assolutamente immotivato ed illogico un atteggiamento rigido. Inoltre, le parole del sottosegretario insultano ancora una volta il Parlamento, perché sostanzialmente il Parlamento ha il Pag. 29dovere di indicare l'indirizzo al Governo anche in ordine all'attuazione della delega. Credo che l'atteggiamento del Governo sia davvero immotivato rispetto ad una situazione già denunciata più volte di grave rischio, su quel territorio, dei lavori usuranti.
È veramente inconcepibile, non solo per noi ma penso anche per la vostra maggioranza, tale atteggiamento rigido e davvero iniquo in ordine al rispetto di tali lavoratori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, non entro nel merito perché è intervenuto abilmente il nostro rappresentante, l'onorevole Porcu.
Tuttavia, voglio solo sottolineare all'autorevole rappresentante del Governo che non si deve comportare come un funzionario della Ragioneria dello Stato. Lui è un uomo politico! Sarebbe stato sufficiente, forse, accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno in esame. In questo caso, non ci saremmo imbattuti in una discussione così lunga in ordine alla quale tutti siamo d'accordo.
Signor sottosegretario, faccia l'uomo politico e non il ragioniere dello Stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, intervengo per annunziare che il gruppo Lega Nord Padania esprimerà un voto favorevole sull'ordine del giorno in esame. Riconosco al deputato Porcu e a tutti i deputati della Sardegna di averci mostrato oggi cosa vuol dire essere federalisti e regionalisti.
Se anche noi lombardi riuscissimo a costruire alleanze costituite da tutti i deputati lombardi, la nostra regione diverrebbe non solo il motore trainante dell'Italia, ma addirittura un «super-motore» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intendo svolgere due considerazioni. La prima è che poiché la formazione dei singoli deputati e dei gruppi si realizza attraverso il dibattito, credo che proprio tale dibattito dimostri come, anche alla luce delle argomentazioni esposte dal Governo contro l'ordine del giorno in esame, sia invece utile esprimere un voto favorevole rispetto a tale ordine del giorno.
Inoltre, intendo sommessamente suggerire, signor Presidente, a me stesso e a tutti i colleghi che il dibattito svoltosi ieri ha avuto sicuramente una certa rilevanza, con risvolti anche in ordine all'attività interna della Camera.
Inviterei il Governo a cercare di comprendere che, in ordine ad un dibattito concernente gli ordine del giorno, che hanno una certa importanza ma costituiscono altresì un modo con cui ogni deputato esercita la propria attività, forse oggi sarebbe utile mostrare una maggiore flessibilità.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, ho ascoltato attentamente, e probabilmente il mio intervento, teso a venire incontro e aderire all'ordine del giorno in esame, non è stato molto chiaro. Non sono assolutamente contrario al riconoscimento dei diritti. Sono convinto che tali lavoratori vivono in un ambiente effettivamente nocivo. Poiché in ordine a tale punto vi è una delega, ritenevo opportuno indirizzare tale delega.Pag. 30
Tuttavia, ascoltato il dibattito con attenzione e verificata quanta attenzione vi sia da parte di tutto il Parlamento, dal momento che si tratta di una sollecitazione forte nei confronti del Governo, modifico il parere, esprimendo parere favorevole.
PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che il Governo accetta l'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42.
ANTONIO MEREU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, ringrazio il Governo. Tuttavia, poiché abbiamo capito tutti l'importanza dell'ordine del giorno in esame, ne chiedo la conferma con il voto da parte della Camera.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 478
Astenuti 11
Maggioranza 240
Hanno votato sì 475
Hanno votato no 3).
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno non accettati dal Governo insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Formisano n. 9/3178/43, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 498
Votanti 493
Astenuti 5
Maggioranza 247
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 325).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/3178/44, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 271).
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/3178/45, non accettato dal Governo.
ANGELO COMPAGNON. Sì, signor Presidente, insisto e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, desidero rivolgermi al sottosegretario poiché l'ordine del giorno in esame è stato oggetto di diverse discussioni anche con il Ministro. Esso riguarda l'introduzione dei voucher (misura già sperimentata) nel settore vitivinicolo per fornire la possibilità, alle aziende che ne facciano richiesta, di impiegare, nel periodo della vendemmia, lavoratori anche per pochi giorni.Pag. 31
I voucher permetterebbero di venire incontro a categorie che, per alcune settimane, potrebbero trovare un'occupazione (studenti, pensionati o anche disoccupati) e, contemporaneamente, anche di garantire la regolarità delle norme previdenziali e assistenziali.
Non riesco a capire perché, a fronte di consensi arrivati da parte del Governo, ci si fermi a causa di una posizione rigida da parte del sindacato - così mi è stato riferito dal Governo - che vuole contemplare questo tipo di soluzione per tutta una serie di settori (trovandomi, peraltro, d'accordo, per quanto mi riguarda).
Nel frattempo, tuttavia, riusciremmo a fornire una risposta ad un settore che ogni anno, nel periodo della vendemmia (quello del massimo sforzo operativo), si trova alcune volte circondato, nel vero senso della parola, dalle forze dell'ordine e dalla guardia di finanza (che ovviamente fa il suo mestiere). Non capire ciò significa istigare, per forza di cose, il sommerso e il lavoro nero.
Chiedo, pertanto, al rappresentante del Governo di cambiare il parere, accogliendo almeno come raccomandazione (che non si nega a nessuno, siamo d'accordo) il mio ordine del giorno e di impegnarsi veramente ad accelerare una soluzione che è nell'interesse di tutti. Per tali motivi, continuo, veramente, a non capire.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, credo che il presentatore sia stato non soltanto chiaro, ma anche molto convincente. Pertanto, modifico il parere ed accolgo come raccomandazione l'ordine del giorno Compagnon n. 9/3178/45.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, vorrei far riflettere il Governo sull'accoglimento come raccomandazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/3178/45. Il Governo, infatti, ha accolto in precedenza un ordine del giorno da me presentato del tutto analogo. L'ordine del giorno in esame attiene al settore vitivinicolo, mentre il mio comprendeva tutti gli aspetti relativi alle prestazioni di opera temporanea nel settore dell'agricoltura.
La sperimentazione dei voucher, realizzata con il ministro Maroni, per l'appunto con i decreti del 2005 e del 2006, è stata positiva. Quindi, signor sottosegretario, al di là della querelle tra organizzazioni sindacali e professionali, quel che conta è fornire risposte positive al mondo agricolo.
Sappiamo benissimo che su certe questioni - come la vendemmia, ma anche altre tipologie di lavoro prettamente stagionali - attinenti al comparto agricoltura e al mondo imprenditoriale agricolo, vi è l'esigenza di semplificare la burocrazia. Quindi, signor Sottosegretario, non capisco perché lei si limita ad accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno in esame. Vorrei che lei facesse un ulteriore sforzo e penso che concordino con me anche i colleghi della Commissione agricoltura del centrosinistra. Si tratta, infatti, di un problema che ha toccato trasversalmente tutti i componenti della Commissione stessa.
Quindi, la pregherei di compiere un ulteriore sforzo. Comunque, signor Presidente, chiedo di poter aggiungere - se il collega lo consente - la mia firma a nome del gruppo della Lega Nord Padania all'ordine del giorno in esame.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Compagnon non insiste per la votazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Ronconi n. 9/3178/46 insiste per la votazione del suo ordine del giorno, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Pag. 32giorno Ronconi n. 9/3178/46, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 495
Votanti 493
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 263).
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno D'Agrò n. 9/3178/47, accolto come raccomandazione dal Governo.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, apprezzo la posizione assunta dal Governo sull'ordine del giorno in esame, in quanto ha dichiarato di accoglierlo come raccomandazione. Tuttavia, vorrei sottolineare all'Assemblea che una delle modifiche che la Commissione ha apportato, praticamente all'unanimità, al disegno di legge sul welfare, poi - come sappiamo tutti - stravolta rispetto al testo, quindi modificata, si è operata attraverso la presentazione di un emendamento riguardante questo punto. Era stato accettato ed accolto - dopo che il Governo aveva espresso parere contrario - da tutta la Commissione. Adesso non ritorno ad approfondire l'argomento perché è evidentemente noto. Apprezzo il fatto che è stato accolto come raccomandazione, ma chiedo al rappresentante del Governo - anche perché quell'emendamento aveva visto il parere favorevole anche del relatore Del Bono in Commissione - di modificare il parere espresso e di accettare l'ordine del giorno in esame.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, il Governo sull'emendamento presentato in Commissione ha espresso parere contrario, anche se l'obiettivo da realizzare, quello della stabilizzazione, era opportuno. Lo ha fatto per una serie di ragioni. Una era la copertura finanziaria, un'altra ragione riguardava particolarmente il fatto che vi può essere una duplicazione di benefici. È solo per tali motivazioni.
È un trascinamento nei confronti dell'apprendistato, come unico ed esclusivo modo di avviamento al lavoro. In ogni caso, si chiede di «valutare la possibilità», quindi, ciò significa che il Governo deve svolgere una riflessione rispetto alla proposta dell'ordine del giorno, quindi posso accettare l'ordine del giorno in esame.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo accetta l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/3178/47.
Avverto che i presentatori dei successivi ordini del giorno non accettati dal Governo insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Delfino n. 9/3178/48, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 273).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruvolo n. 9/3178/49, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 33
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Drago n. 9/3178/50, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palumbo n. 9/3178/51, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 272).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bertolini n. 9/3178/52, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 267).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fitto n. 9/3178/53, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 503
Votanti 502
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boscetto n. 9/3178/54, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 271).
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, accolto dal Governo come raccomandazione con una riformulazione.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, il Governo ha adottato questa formula: «parere favorevole, con una riformulazione, escludendo i giudizi di critica nei confronti del Governo». Chiederei al Governo di spiegare dove sono, in questo ordine del giorno, i giudizi di critica e quale sia quindi la proposta effettiva di riformulazione.
Pag. 34PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, condividendo integralmente l'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, lo sottoscrivo. Penso che la formulazione, così come è posto, evidenzi solo un dato di fatto, vale a dire le difficoltà che dovranno essere affrontate e definite, anche attraverso misure di carattere regolamentare e determinate modalità di lavoro del Parlamento, riguardo al rapporto, su materie come questa, tra concertazione e ruolo legislativo del Parlamento, tra Esecutivo e Parlamento quando si affrontano materie che sono state anche oggetto del legittimo confronto tra il Governo e le parti sociali.
Pertanto, se l'onorevole Baldelli mantiene l'ordine del giorno integralmente, oltre a sottoscriverlo, preannunzio il voto favorevole (Applausi del deputato Baldelli).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, per le stesse ragioni testè esposte dal collega Rocchi, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55 e preannunzio il voto favorevole del gruppo dei Comunisti Italiani sul medesimo. Del resto, nel raccogliere la precisazione poc'anzi fatta dall'onorevole Baldelli, debbo dire che l'obbligo di lealtà, di coerenza e di rispetto programmatico, anche da parte di chi sostiene il Governo ed è nella maggioranza, non ci esime dal diritto di critica quando i comportamenti non sono conseguenti, non solo e non tanto sotto il profilo politico, ma alla stregua del diritto costituzionale e parlamentare.
La vicenda delle dimissioni del collega Pagliarini nella giornata di ieri mirava ad evidenziare, probabilmente in maniera drammatica ma io credo anche drammaticamente onesta e coerente, un problema che si è posto a seguito della sottoscrizione del Protocollo del 23 luglio. La nostra forza politica non intende porre in discussione il ruolo delle organizzazioni sindacali confederali, né il diritto, ed anzi il dovere, del Governo di rendersi mediatore nei conflitti e nei rapporti tra le parti sociali. Ma una volta che questa mediazione è raggiunta, è diritto e dovere di tutte le forze politiche e di tutte le istituzioni parlamentari tentare di legiferare, contribuendo in qualche modo a migliorare i testi che vengono sottoposti all'attenzione di questa istituzione. È altrettanto evidente che tutti dobbiamo accettare ciò che può scaturire dal dibattito nelle Commissioni e in Aula, ma a condizione che si sia messi nelle condizioni di discutere, di emendare e, alla fine, di esprimere un voto.
Ciò che è accaduto ieri ci induce, almeno in termini di ordine del giorno, a chiedere un impegno per una svolta; ma una svolta che ci riporti a quello che è sempre stato, vale a dire che il Governo è autore di disegni di legge; questi disegni di legge possono anche scaturire da dinamiche che sono fuori da questa istituzione, ma a questa istituzione e alla sua sovranità debbono ritornare. Per questi motivi voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti italiani e di deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, intervengo per aderire a questo ordine del giorno e anche per invitare il sottosegretario a ritirare l'osservazione, perché, in verità, si dice che si è manifestata una difficoltà di rapporti tra Governo e Parlamento: mi pare una constatazione totalmente ovvia.
Sottoscrivo questo ordine del giorno e inviterei anche il sottosegretario a lasciar cadere l'osservazione svolta, perché nella premessa si afferma che si è manifestata una difficoltà nei rapporti tra Governo e Parlamento di cui tutti siamo stati testimoni in queste giornate e, soprattutto, in quella di ieri. Mi pare, dunque, che l'ordine del giorno del collega Baldelli vada accolto totalmente.
PRESIDENTE. Signor sottosegretario?
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, so che altri deputati hanno chiesto di intervenire, quindi, se è possibile, preferirei intervenire successivamente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pettinari. Ne ha facoltà.
LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, sottoscrivo l'ordine del giorno del collega Baldelli n. 9/3178/55 per una ragione molto semplice che credo non sfugga neanche al Governo. Nella prima parte l'ordine del giorno fotografa quanto è avvenuto e, considerato che ieri si è levato un ampio coro di critiche, si tratta di una presa d'atto della realtà.
Successivamente, nella parte che più ci interessa, l'ordine del giorno intende impegnare il Governo, ma anche il Parlamento, a far sì che ciò non si ripeta, che sia dato modo al Parlamento di discutere, di pronunciarsi, di modificare ciò che è necessario e, a mio avviso, di migliorare ciò che va migliorato. Di conseguenza, credo che l'ordine del giorno in esame sia un atto prettamente di indirizzo proveniente dal Parlamento e ritengo che vada accettato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. L'ordine del giorno in discussione tocca una delle questioni essenziali che abbiamo riscontrato in questo dibattito e in quello che si è svolto ieri, perché è indubbio che vi è il problema di ridefinire le modalità del rapporto (che dovrebbero essere positive) tra l'ambito della concertazione, la cui funzione è anche riconosciuta nella nostra Carta costituzionale, e il ruolo e lo spazio di intervento del Parlamento. È indubbio che è necessario ribadire l'importanza del ruolo del Parlamento e il fatto che le leggi vengano costruite e approvate in questa sede. Ciononostante, abbiamo alle spalle una lunga e importante storia di valorizzazione del rapporto con le forze sociali e riconosciamo ad esse un contributo fondamentale per lo sviluppo del Paese.
Quale sia l'ambito della concertazione e quale spazio, invece, spetti al Parlamento è un tema che il mio gruppo ha già posto all'ordine del giorno. Il presidente del nostro gruppo Soro ha già avanzato una proposta che tenta di sistematizzare e organizzare meglio il confronto tra Parlamento, Governo e forze sociali.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, riteniamo che le prime affermazioni in esso contenute (quelle sottolineate prima anche dall'onorevole Pettinari) siano da valutare come una considerazione oggettiva di ciò che abbiamo vissuto in questi giorni, perché individuano il problema che dobbiamo affrontare e, invece, non vadano prese come delle valutazioni soggettive e come una critica svolta all'operato del Governo.
Da questo punto di vista, considerato come una sollecitazione ad affrontare, necessariamente insieme, i problemi, perché quelli costituzionali vanno affrontati insieme, preannunzio che voteremo a favore di tale ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.
TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, sottoscrivo l'ordine del giorno dell'onorevole Baldelli e preannunzio il voto favorevole dei Verdi per le ragioni che sono state espresse in particolare dagli onorevoli Rocchi e Vacca e dagli altri colleghi che mi hanno preceduto (Applausi dei deputati del gruppo Verdi e del deputato Baldelli).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine Pag. 36del giorno in esame e per preannunziare il voto favorevole del mio gruppo DCA-Nuovo PSI sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, il quale non fa altro che impegnare il Governo a partecipare alle audizioni in Commissione per non venir meno al rispetto delle prerogative del Parlamento. L'ordine del giorno in esame afferma soltanto questo!
Signor sottosegretario, se avesse ascoltato con attenzione le parole del collega Giachetti (il quale le ha detto, forse implicitamente, che il Governo dovrebbe essere più elastico verso gli ordini del giorno e dovrebbe accettarne il maggior numero possibile), dovrebbe far tesoro di queste parole, altrimenti si è in presenza «di una Caporetto» per il Governo e per lei, signor sottosegretario, in quanto cambia il parere in continuazione.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, credo, in verità, che se si modifica qualche parere è perché il Parlamento viene ascoltato (ed è proprio ciò che è richiesto). Vi è la volontà di ascoltare e si riconosce ciò che la Costituzione prevede: la sovranità del Parlamento.
Ricordo che il dispositivo dell'ordine del giorno esame è accolto. Sembra un orientamento critico il fatto di stabilire al primo capoverso delle premesse di un ordine del giorno che esistono preoccupanti difficoltà nel rapporto tra il Parlamento e l'Esecutivo. Questo è il primo dato.
Se, invece, si fosse effettuata una proposta in positivo, nel senso che occorre stabilire rapporti positivi, nel rispetto dei reciproci ruoli, tra il Parlamento e l'Esecutivo, credo che si potrebbe eliminare anche la riserva formulata dal Governo di non accogliere le critiche, perché critiche, in effetti, non vi sarebbero.
Chiedo, quindi, soltanto una limitatissima riformulazione limitatamente al primo capoverso delle premesse, in ordine a quella frase che suona in negativo. Infatti, i rapporti tra il Parlamento e il Governo, al di là di ciò che è riportato nella quotidianità, devono essere sempre positivi nel rispetto reciproco dei ruoli e dei poteri di ciascuno. Quindi, se si ponesse l'inciso: «considerato che occorre stabilire rapporti positivi, nel rispetto dei reciproci ruoli, tra il Governo e il Parlamento», la restante parte dell'ordine del giorno potrebbe rimanere e il Governo lo accoglierebbe.
PRESIDENTE. Prendo atto che vi è una proposta di riformulazione del Governo sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55.
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, credo che la richiesta del Governo ponga non pochi problemi, in quanto è la prima volta che l'Esecutivo chiede alla Presidenza della Camera di riformulare una sua opinione e chiederei un po' di attenzione ai colleghi.
Il primo capoverso a cui si riferisce il sottosegretario Montagnino e le parole in esso contenute, ossia: «la vicenda che si è sviluppata sul testo che recepisce il protocollo sul welfare ripropone una evidente e preoccupante difficoltà nel rapporto tra il Parlamento e l'Esecutivo», e che il sottosegretario chiede di modificare, è testualmente parte dell'intervento che ieri il Presidente della Camera ha svolto, manifestando, a nome di tutta la Camera, la preoccupazione per il ricorso in quel modo al voto di fiducia.
Il Presidente della Camera ha affermato: «Devo tuttavia segnalare che la procedura cui ho fatto riferimento, e che il Governo ha inteso percorre nell'iter del disegno di legge collegato, ripropone un'evidente, preoccupante difficoltà nel rapporto tra il Parlamento e l'Esecutivo». Pag. 37Ciò è scritto a pagina 39 del resoconto stenografico di martedì 27 novembre.
Crediamo che l'affermazione del Presidente della Camera, che condividiamo, sia anche abbastanza scontata. Nel momento in cui si ricorre in questo modo al voto di fiducia, smentendo il lavoro della XI Commissione, si crea una frattura e una tensione preoccupante tra l'Esecutivo e il Parlamento. Che il rappresentante del Governo, invece, insiste a negare ciò che è evidente e che opportunamente il Presidente della Camera ha richiamato, credo che, anche da un punto di vista istituzionale, sia un episodio alquanto grave.
Quindi, preannunzio che il nostro gruppo - ringrazio l'onorevole Baldelli per aver presentato questo ordine del giorno che non modifica, non rientrando neanche nella sua facoltà, le opinioni del Presidente della Camera che ha ritenuto di richiamare - insiste per una votazione piena da parte dell'Assemblea su tutto l'ordine del giorno: sia della premessa che richiama le dichiarazioni del Presidente della Camera, sia dell'impegno nei confronti del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Il Governo, condividendo lo spirito e la finalità dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, ritiene opportuno rimettersi all'Assemblea.
PRESIDENTE. Chiedo, quindi, al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/55, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, non posso che considerare il fatto che il Governo avrebbe fatto meglio a rimettersi all'Assemblea e al Parlamento quando si trattava di rispettare il lavoro svolto dalla Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Avrebbe evitato tutta questa situazione, le dimissioni del presidente Pagliarini ed anche questa «piccola grande» brutta figura che, per un momento, ha rischiato di generare uno strappo istituzionale tra Governo e Presidenza della Camera.
Insisto, quindi, per la votazione del mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Vedi votazioni).
(Presenti 491
Votanti 483
Astenuti 8
Maggioranza 242
Hanno votato sì 465
Hanno votato no 18).
Prendo atto che l'onorevole Ronchi ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Chiedo all'onorevole Misuraca se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/56, non accettato dal Governo.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, credo molto nel mio ordine del giorno. Non l'ho presentato strumentalmente, ma vorrei illustrare all'Assemblea le ragioni per le quali l'ho presentato. Ce ne siamo occupati precedentemente, in occasione dell'esame del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 15, convertito nella legge 6 aprile 2007, n. 46, allorquando veniva istituita la compensazione dei contributi dovuti da parte degli enti pagatori nei confronti del mondo agricolo con il debito Pag. 38nei confronti degli istituti previdenziali. In quell'occasione, denunciammo che ciò sarebbe stato penalizzante nei confronti delle imprese agricole per il pagamento della sorte capitale e degli interessi.
Nel provvedimento in esame, oltre alla sorte capitale e agli interessi, sono istituite anche sanzioni di carattere amministrativo. Esso contiene due elementi, uno dei quali a carattere vessatorio nei confronti del mondo agricolo, in modo particolare del Mezzogiorno (estremamente indebitato), e del nord (in questo momento, a Brescia, gli allevatori stanno contestando per una grande crisi sul latte): tale elemento acuisce la crisi che vive il mondo dell'agricoltura.
Signor sottosegretario, rappresentanti del Governo e colleghi, vi è un altro elemento, che sicuramente genererà contenzioso tra le imprese agricole e l'istituto previdenziale. Mentre parliamo di «sburocratizzare», ancora una volta il Governo, con la modifica apportata alla Camera, crea elementi vessatori per il mondo dell'agricoltura. So che sarà difficile per il Governo rivedere la sua posizione, ma mi appello a tutti i colleghi - sia a quelli appartenenti al mondo dell'agricoltura, sia a coloro i quali sono sensibili a tale settore - a votare favorevolmente.
Insisto, pertanto, per la votazione del mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, l'ordine del giorno Misuraca n. 9/3178/56 evidenzia un problema molto grave che, ormai, in ordine sia ai contributi previdenziali, sia ad altre questioni (mi riferisco, ad esempio, al pagamento delle famose multe sulle quote latte) sta azzerando alcune situazioni nel settore agricolo.
Dunque, la questione è la seguente. Come è noto, gli aiuti comunitari costituiscono un'integrazione al reddito dell'agricoltore ed è altrettanto noto che, in questa fase, non da adesso ma da molti anni, la questione di una giusta retribuzione del lavoro agricolo è messa pesantemente in discussione sul piano della commercializzazione delle derrate agricole. Il settore agricolo e il mondo della produzione non godono della stessa autorità della grande distribuzione organizzata nella fase di commercializzazione. Quindi, i benefici vanno esclusivamente al mondo commerciale in genere, a detrimento del mondo produttivo.
Se le somme dovute a titolo di sanzioni fossero comprese nella compensazione degli aiuti comunitari, si darebbe un ulteriore colpo all'economia aziendale. Vi è di più e vorrei far riflettere i colleghi. Molti agricoltori hanno contenziosi in atto contro queste sanzioni e, poiché tali contenziosi non sono ancora andati a buon fine, sia in un senso, sia nell'altro, ciò comporta una situazione di disparità dell'agricoltore nei confronti dell'ente, in questo caso dell'INPS. Potremmo effettuare verifiche anche in altri settori.
Quindi, far passare questo concetto significa mettere un punto fisso: gli agricoltori, che abbiano ragione o meno, devono, comunque, pagare le sanzioni e tali sanzioni vanno a scomputo degli aiuti comunitari. È una questione delicata e occorrerebbe rifletterci bene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame, come è stato bene illustrato dal collega Misuraca, tocca una questione sulla quale da anni il Parlamento e il Governo si sono esercitati per trovare una soluzione adeguata e, nel contempo, capace di rispondere anche a una serie di inadempienze, non tanto in capo ai produttori e agli agricoltori, quanto in capo a un sistema, dove la burocrazia ha determinato anche questa grave situazione.
Pertanto, a me sembra - in questo ritengo che possano darci una mano anche alcuni esempi del passato - che l'approvazione Pag. 39dell'ordine del giorno in esame risponda a un'esigenza di equità e di giustizia, rispetto a situazioni che già in passato sono state sanate, senza far subire una compensazione automatica proprio al mondo dell'agricoltura e agli imprenditori agricoli interessati.
Abbiamo condiviso in Commissione agricoltura e, sottoscrivendo l'ordine del giorno in esame, condividiamo anche in questa sede la necessità di impegnare il Governo a monitorare gli effetti applicativi di questa norma e, soprattutto, a verificare e assumere una garanzia che tali somme non siano comprese nella compensazione [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, intervengo solo per precisare la questione. Siamo d'accordo: vorremmo effettuare questa operazione e che le sanzioni non fossero compensate con gli aiuti.
Colleghi, il problema, però, è che l'origine delle sanzioni è di natura comunitaria. Pertanto, diventa un esercizio impossibile e improbabile. Credo che per questo motivo il Governo non abbia accettato l'ordine del giorno.
Quindi, eventualmente, l'ordine del giorno in esame avrebbe dovuto essere riformulato in modo diverso, nel senso di intervenire presso le autorità europee per modificare la norma che è a monte, cioè la norma sanzionatoria: come legislatori nazionali, infatti, non possiamo modificare una norma comunitaria.
L'origine delle sanzioni si trova a monte, nella norma comunitaria, per cui noi, attraverso un provvedimento nazionale, non possiamo inficiare una norma sovrastante: questo è il problema.
Dunque, l'ordine del giorno in esame avrebbe dovuto essere riformulato in modo diverso, nel senso di intervenire a livello comunitario per modificare tale impostazione, che prevede la compensazione non solo dei contributi indebitamente corrisposti, ma anche delle sanzioni.
Pertanto, il nostro gruppo parlamentare concorda con le posizioni espresse dal Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, l'ordine del giorno n. 9/3178/56 proposto dal collega Misuraca di Forza Italia pone un problema che indubbiamente presenta difficoltà, come già hanno evidenziato alcuni interventi che mi hanno preceduto, in rapporto anche con la normativa e le sanzioni previste dalla Comunità europea.
Tuttavia, fa riferimento ad un disagio effettivo e reale, al quale mi pare non sia stato corrisposto un adeguato riscontro da parte di alcune regioni e del Governo.
Dunque, al di là della riformulazione o meno dell'ordine del giorno in esame, il problema è reale - lo ha illustrato bene l'onorevole Misuraca - ed è sentito soprattutto in alcune realtà regionali: esso fa riferimento ad un disagio nell'agricoltura, che sta emergendo in modo molto più pericoloso di quanto non si creda e, a questo punto, un segno di attenzione da parte del Governo è indispensabile per evitare ulteriori conseguenze negative.
Concludo affermando che non ci si può però rifugiare soltanto dietro la normativa europea: ritengo che sia possibile intervenire in qualche modo. Credo che il presentatore dell'ordine del giorno in esame sia disponibile a modifiche che non ne snaturino il concetto e l'obiettivo di fondo. L'importante è fornire garanzie, in qualche maniera, agli addetti del settore in esame, soprattutto in merito alle sanzioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Misuraca n. 9/3178/56, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 477
Astenuti 4
Maggioranza 239
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 253).
Onorevole D'Ippolito Vitale, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3178/57?
IDA D'IPPOLITO VITALE. Sì, signor Presidente, accetto la proposta del Governo di evitare l'esplicito richiamo alla Calabria, all'interno del più ampio impegno richiesto a favore delle politiche di sviluppo e di sicurezza nel Mezzogiorno.
Ragioni di tecnica legislativa non possono però sopravanzare le ragioni politiche di quel richiamo, atteso che investire per lo sviluppo del sud in un'ottica di riequilibrio del Paese e di superamento delle disparità significa, a mio giudizio, anzitutto investire per e in Calabria, che fra le regioni meridionali registra il più alto grado di disagio occupazionale e di ritardo economico e sociale.
Ribadendo perciò, all'interno delle più ampie, necessarie e direi indifferibili politiche di investimento per lo sviluppo del Mezzogiorno, la richiesta al Governo di un'attenzione mirata alla Calabria, per una seria risposta all'esigenza occupazionale - non ultima quella giovanile e femminile - accetto la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno da me presentato, chiedendo però al Governo un pieno accoglimento dello stesso e quindi una rivisitazione del parere precedentemente espresso.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 12,15)
PRESIDENTE. Onorevole D'Ippolito Vitale, accetta dunque la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3178/57?
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, accetto la riformulazione del Governo e chiedo però al Governo anche di accettare pienamente il mio ordine del giorno n. 9/3178/57 e non soltanto accoglierlo come raccomandazione.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, avendo accettato l'onorevole D'Ippolito Vitale la proposta di togliere il riferimento specifico alla Calabria, il Governo accoglie il suo ordine del giorno n. 9/3178/57.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'onorevole D'Ippolito Vitale non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/57.
Chiedo all'onorevole Santori se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/58, non accettato dal Governo.
ANGELO SANTORI. Signor Presidente, trovo assurdo che il Governo non abbia accettato il mio ordine del giorno. Vorrei ricordare che il Protocollo del 23 luglio 2007 prevede un riferimento al lavoro occasionale di tipo accessorio e all'avviamento di una sperimentazione di questo istituto anche nel settore dell'agricoltura entro i limiti predeterminati in grado di evitare che questo strumento si ponga come alternativa al lavoro subordinato.
PRESIDENTE. Per piacere lasciateci ascoltare l'onorevole Santori.
ANGELO SANTORI. È pertanto opportuno dare attuazione a questa disposizione perché il Protocollo del 23 luglio - lo ripeto ancora una volta - ha previsto un tale aspetto.
Voglio ricordare, inoltre, che l'articolo 70 del decreto legislativo n. 276 del 2003 prevede già al comma 1 lettera e) ter, Pag. 41introdotta dal comma 6 dell'articolo 11 della legge n. 248 del 2005, una prestazione occasionale di lavoro accessorio nell'ambito dell'esecuzione delle vendemmie di breve durata e di carattere saltuario effettuata da studenti e pensionati. Detta disposizione non ha avuto pratica attuazione a causa di limiti oggettivi e soggettivi. Proprio per questo risulta necessario introdurre una disposizione per le attività agricole di raccolta, principalmente per i settori vitivinicolo e olivicolo, volta a favorire l'utilizzazione per brevi periodi di soggetti quali casalinghe, studenti, pensionati e extracomunitari regolarmente soggiornanti in Italia.
Caro sottosegretario, le chiedo di rivedere il parere espresso dal Governo anche in virtù di quanto già è stato accolto nel settore dell'agricoltura e di tenere veramente in seria considerazione i problemi di questo settore e in particolare dei lavori che si svolgono nel periodo stagionale. Credo che si debba dare una giusta considerazione ai problemi dell'agricoltura.
Se il Governo non intendesse modificare il proprio parere, chiedo ai colleghi dell'Assemblea di votare a favore dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno Santori n. 9/3178/58 e per invitare il Governo a modificare l'orientamento contrario che, forse, in maniera affrettata ha espresso.
Le argomentazioni del collega Sartori sono molto precise, puntuali e fanno riferimento all'attività di raccolta. Nel mio Veneto, nella zona di Verona e non solo, in quella di Treviso e di Vicenza, se non fosse accolto questo ordine del giorno si avrebbero grosse difficoltà per la raccolta.
Invito veramente il Governo a rivedere la sua posizione e ad accogliere l'ordine del giorno, le cui indicazioni peraltro, come ricordava il collega Sartori, sono gia previste in qualche misura negli articoli prima richiamati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.
ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Signor Presidente intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno Santori n.9/3178/58 e per invitare il Governo a modificare il proprio parere avendo peraltro già accolto ordini del giorno simili sulla vicenda del lavoro precario nell'agricoltura.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, in coerenza con il parere espresso su altri ordini del giorno di eguale tenore il Governo accetta anche l'ordine del giorno Santori n. 9/3178/58.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'ordine del giorno Santori n. 9/3178/58 è stato accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Fasolino n. 9/3178/59, non accettato dal Governo.
GAETANO FASOLINO. Si, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, sono veramente esterrefatto per il mancato accoglimento dell'ordine del giorno da me presentato. Si trasforma lo scalone in scalino, si attingono le risorse dalle contribuzioni aggiuntive dei lavoratori con contratto atipico, per lo più giovani, incidendo in modo negativo suprattutto sul tessuto meridionale del Paese.
Questa operazione rende ancora più difficile l'accesso al lavoro per le giovani generazioni. Inoltre sul futuro i governi Pag. 42dovranno sobbarcarsi contribuzioni sempre maggiori per sostenere un sistema pensionistico penalizzato da scelte sbagliate e che necessiterebbe, invece, di una procrastinazione della data di uscita dal lavoro, così come accade in Europa e negli altri Paesi avanzati del mondo.
Allora, noi firmatari cosa abbiamo proposto? In modo sommesso, non una modifica degli attuali atteggiamenti del Governo (che pure non condividiamo e riteniamo contrari all'interesse generale). Abbiamo, soltanto chiesto di valutare l'opportunità di riconsiderare in futuro l'impostazione complessiva della politica in campo previdenziale, al fine di introdurre, attraverso ulteriori iniziative normative, meccanismi che favoriscano un aumento generale dell'età di pensionamento come presupposto necessario per mantenere l'equilibrio del sistema previdenziale nel medio e nel lungo periodo e per poter erogare pensioni dignitose.
Pertanto, rivolgiamo una doverosa domanda al sottosegretario: se l'ordine del giorno in esame, sommesso, prudente ed equilibrato non viene accettato, il Governo e, soprattutto, questa maggioranza - considerato che l'Esecutivo tra poco cadrà - intenderanno nel futuro perseverare in questo atteggiamento? Se sì, non possiamo che essere molto, ma molto preoccupati.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fasolino n. 9/3178/59, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 257).
Prendo atto che i deputati Sanga e Ceccuzzi hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno La Loggia n. 9/3178/60, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Loggia n. 9/3178/60, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 485
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 262).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Leone n. 9/3178/61, non accettato dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, ho sottoscritto e condivido l'ordine del giorno in esame, che riflette, sia pure con diversità di forma, quanto già proposto nell'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, approvato poc'anzi.
A me pare che le ragioni - lo ribadisco - che hanno portato alle dimissioni del compagno Pagliarini da presidente della XI Commissione siano riflesse tanto nella premessa quanto nella parte dispositiva di questo ordine del giorno.
L'ordine del giorno in esame, peraltro, ci richiama, almeno come gruppo dei Comunisti Italiani, a un momento di riflessione sul fatto che sino a qualche settimana fa il Parlamento si accingeva ad affrontare una riforma della Costituzione in un clima definito anche dal collega Bianco «non costituente». Ci si accingeva a prefigurare un superamento del sistema bicamerale perfetto attraverso una certa architettura costituzionale.Pag. 43
Si è anche più volte detto giustamente in questa Assemblea e non solo in questa legislatura, ma da un bel po' di tempo a questa parte, che il ricorso da parte degli Esecutivi alla decretazione di urgenza e, quindi, il fatto che le Camere fossero sempre più spesso impegnate nella conversione di decreti, piuttosto che nella elaborazione di progetti di legge, costituisce, sotto il profilo costituzionale, un fatto che sicuramente, nel momento in cui la Costituzione è stata varata, i padri costituenti non avevano previsto in questi termini o non potevano prevedere.
Sappiamo anche, del resto, quali siano i meccanismi di Regolamento parlamentare sulla conversione dei decreti-legge che - non in base al Regolamento, perché i tempi di discussione sono illimitati - di fatto impediscono molto spesso ai singoli parlamentari di intervenire bene e compiutamente nel procedimento legislativo.
Ieri ho sentito un intervento del collega capogruppo dell'Italia dei Valori al quale credo sia sfuggito un termine che, però, giuridicamente ha un qualche valore: ratificare. La Camera - si è detto - è qui impegnata a «ratificare» un Protocollo, che può essere condiviso, criticato o come si voglia. In questo lapsus sta tutta la drammaticità del ruolo di questa Camera e del Parlamento nel procedimento legislativo.
Si sappia - lo ribadisco - che siamo sempre stati pronti a presentare emendamenti e a ritirarli, a votarli e ad accettare l'esito del voto, ma tutto possiamo accettare tranne che di essere chiamati a «ratificare» decisioni che vengono prese in altra sede.
Dunque, poiché non vorrei che la Costituzione materiale venisse modificata nei comportamenti e nelle prassi prima ancora della modifica della Costituzione scritta, anche per queste ragioni il gruppo dei Comunisti Italiani voterà a favore dell'ordine del giorno Leone 9/3178/61
(Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti italiani e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e di deputati di Forza Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Vacca, ai sensi dell'articolo 88, comma 1, terzo periodo, del Regolamento lei non avrebbe potuto parlare. Tuttavia, le ho consentito di parlare perché mi rendo conto della situazione. Però vorrei dire a tutti i colleghi che chi è già intervenuto due volte sugli ordini del giorno (per non più di più cinque minuti) non può farlo nuovamente secondo l'articolo 88 del Regolamento. Non è consentito: ho fatto un'eccezione ma vorrei che non costituisse precedente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, ringrazio il collega Vacca per l'intervento, anche perché vorrei che il sottosegretario potesse farci intendere i motivi di una posizione diversificata rispetto all'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, che è stato approvato dall'Assemblea quasi all'unanimità.
Le motivazioni sono analoghe, la forma forse è diversa: tale ordine del giorno recepisce un disagio da parte di questo ramo del Parlamento legato non solo, collega Vacca, alla eccessiva «produzione decretizia» del Governo, ma anche al modo di condurre i lavori dell'Assemblea rispetto al provvedimento in esame, con la posizione della questione di fiducia. Alla fine è inevitabile che il Parlamento venga espropriato.
Né tanto meno il valore che viene dato alla premessa, nel momento in cui si parla di recepimento tout court di ciò che è stato concordato esclusivamente con le parti sociali, può indurre a prendere sottogamba l'ordine del giorno.
In effetti, ciò che sta accadendo stamattina in questa fase, signor sottosegretario, sugli ordini del giorno è emblematico.
Oggi, in questa Assemblea, stiamo discutendo una serie di argomenti importantissimi attraverso gli ordini del giorno: non abbiamo avuto modo di farlo con gli emendamenti, né con i singoli articoli di questo poderoso e delicatissimo provvedimento, ma solo attraverso tale strumento. Il fatto che il sottosegretario, in modo Pag. 44encomiabile, abbia cambiato parere su una serie di ordini del giorno - e non è negativo! - è la riprova che il dibattito che si è svolto in quest'Assemblea, anche se attraverso gli ordini del giorno, è servito a far cambiare parere e a far recepire le istanze di tutto questo ramo del Parlamento (o di una parte, di una metà o di un terzo). Questa è democrazia, questo è il modo di legiferare.
Abbiamo sollevato tale preoccupazione anche in occasione della presentazione della questione pregiudiziale: ci siamo chiesti cosa sarebbe accaduto nel momento in cui, approvata o non approvata la pregiudiziale, il testo fosse cambiato con la posizione della questione di fiducia. Quid iuris? È stato il modo per far recepire al Presidente della Camera, che noi ringraziamo, le preoccupazioni non del singolo parlamentare, del singolo gruppo o della politica, ma dell'istituzione.
Per questo motivo, chiedo al sottosegretario - così come ha fatto, lo ripeto, in modo encomiabile per altri ordini del giorno precedenti - di rivedere il parere sul mio ordine del giorno n. 9/3178/61.
Noi voteremo a favore e invito il resto dell'Assemblea a farlo, perché tale ordine del giorno è in linea con quanto essa ha già approvato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. E il Governo?
PRESIDENTE. Onorevole Leone, lei sa che se il rappresentante del Governo non chiede di intervenire, io non posso concedere la parola d'ufficio.
Prego, onorevole Bianco.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del collega Leone, perché il suo ordine del giorno n. 9/3178/61 rischia di produrre un effetto assolutamente paradossale: sarebbe nella logica della giusta dialettica parlamentare rispetto al Governo, che il Governo rispettasse le prerogative del Parlamento, ma questo, con certe forzature, non accade. Questo è il dato. L'ordine del giorno in esame contiene un invito al Governo a rispettare le prerogative del Parlamento. Tuttavia, nel momento in cui si dà al Governo il potere di esprimere su questo ordine del giorno parere favorevole o contrario (e la maggioranza finirà, in parte, per adeguarsi ad esso), si rischia di autorizzare il Governo a non rispettare le prerogative del Parlamento. Vorrei che il collega Leone meditasse molto su tale aspetto.
Ritengo necessario, pertanto, votare questo ordine del giorno da parte di tutti - potrebbe essere una strada - oppure invitare il collega Leone a ritirarlo, perché, altrimenti, la chiave di interpretazione del rapporto fra il Parlamento e il Governo sarebbe affidata ad un ordine del giorno, su cui il Governo può esprimere il suo favore o meno. Teniamo, quindi, presente questo aspetto.
Non so se sono stato chiaro, ma vorrei che fosse evidente che non è possibile delegare il Governo a stabilire quelli che devono essere rapporti fra il Parlamento e il Governo stesso. È una questione non secondaria nelle relazioni istituzionali. Anzi, signor Presidente, mi permetto di dire, che, a mio avviso, l'ordine del giorno Leone n. 9/3178/61 non era neppure ammissibile; mi lascio, comunque, guidare dalle determinazioni che la Presidenza e gli uffici hanno assunto in ordine a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. La Presidenza non può mai intervenire nel merito degli interventi dei colleghi. Tuttavia, ritengo che il ragionamento svolto dal presidente Bianco sia sottile. Intervengo in questa fase in cui gli ordini del giorno sono già stati ammessi, pertanto non sono neanche costretto a prendere in considerazione l'ipotesi che lei, onorevole Bianco, ha avanzato. Comunque, il suo ragionamento è sicuramente di rilievo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocchi. Mi trovo nella condizione precedente: se è solo, come mi Pag. 45è stato anticipato, per dichiarare l'intenzione di aggiungere la sua firma le concedo la parola; altrimenti, come ho già affermato in precedenza, non è possibile che quanto accaduto con l'onorevole Vacca costituisca un precedente.
Onorevole Rocchi, se si tratta di una dichiarazione rapida, le concedo la parola.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, intervengo solo per una dichiarazione di un secondo.
Ho già sottoscritto l'ordine del giorno Leone n. 9/3178/61. All'obiezione del collega Bianco si può rispondere - se il presentatore lo vorrà - di eliminare dal dispositivo le parole: «a valutare l'opportunità», lasciando esplicitamente in affermativo che il Governo deve essere coerente con il dettato costituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, vale la pena spendere qualche parola in più sull'ordine del giorno Leone n. 9/3178/61 anche perché, di fronte alla crisi della politica, oggi si parla di riforma dei Regolamenti parlamentari. Quando questi ultimi si riformano, spesso ciò non viene fatto per garantire maggiore libertà e autonomia al Parlamento; al contrario, quasi sempre, ciò avviene per limitare l'autonomia del Parlamento.
È chiaro che l'ordine del giorno Leone n. 9/3178/61 non doveva essere neppure ammesso. Infatti, un ordine del giorno con il quale si impegna il Governo «a valutare l'opportunità di procedere per il futuro attraverso modalità più rispettose della fondamentale funzione legislativa...», in altre parole al fine di rispettare la funzione del Parlamento, non dovrebbe essere messo ai voti.
Infatti, signor Presidente, non si può votare su qualcosa che è previsto dalla Costituzione; quest'ultima è molto chiara sulle prerogative del Parlamento e il Governo, anche quando compie delle forzature, ritengo che pensi di farlo nel rispetto della norma.
Che vi sia un abuso della questione di fiducia è evidente e quello di ieri è il caso più emblematico: il centrosinistra ha cinquanta deputati in più e - come oggi è evidente - tutte le chiacchiere precedenti sulla necessità di porre la questione di fiducia a causa dell'ostruzionismo dell'opposizione erano pretestuose! Ieri è avvenuto un fatto molto grave: non c'era infatti bisogno di porre la questione di fiducia. Ciò è stato fatto per impedire e addirittura cancellare il lavoro svolto dalla Commissione!
Contrariamente a molti colleghi, anche del centrodestra, che dicevano al presidente della Commissione lavoro «se la pensi così, vota contro», io (che ho partecipato ad alcune riunioni della Commissione lavoro) devo dire che ho visto lavorare con intensità, ma anche con un confronto molto onesto e sincero, sulle questioni che venivano presentate con gli emendamenti.
Inoltre, le dimissioni del presidente della Commissione lavoro vanno rispettate in quanto tali, a prescindere da come vota, perché in questo momento, in cui la politica sta sprofondando nell'indecenza, trovare qualcuno che - per le proprie idee, condivisibili o meno - si dimette da un ruolo istituzionale, ritengo che sia un bellissimo esempio che va apprezzato, a prescindere da come vota. Io lo apprezzo proprio perché, oltretutto, si tratta di questioni che riguardano il futuro dei giovani e il problema del lavoro.
Detto ciò, signor Presidente, quello che è avvenuto ieri è di una gravità enorme. Pertanto, l'ordine del giorno Leone n. 9/3178/61, a mio avviso, non doveva essere neppure ammesso, perché non si può ammettere un ordine del giorno che invita il Governo a rispettare il Parlamento!
In conclusione, mi auguro che le forze politiche, quando parlano di riforma del Regolamento, vogliano cancellare tutte queste maledette prassi che stanno distruggendo la funzione del Parlamento! Le prassi stanno sostituendo interamente tutto il Regolamento! Credo che nei prossimi giorni studierò il Regolamento e, se sarà possibile, presenterò una mozione o Pag. 46un altro atto affinché si azzerino le prassi! Non possiamo andare avanti perché vent'anni fa un Presidente, in un dato momento, ha dato un'interpretazione.
Dunque, diamo più forza al Regolamento! Riuniamoci, dibattiamo e vediamo qual è il Regolamento più opportuno per l'attuale momento politico, ma facciamola finita con questa storia delle prassi, che sono una violazione della libertà del deputato!
Con riferimento ai tempi, per quale motivo a me, che rappresento una componente politica di quattro deputati, quando devo intervenire, vengono concessi uno o due minuti? Dov'è la prerogativa del deputato? Ho il diritto di parlare non in quanto capogruppo di una componente del gruppo misto, ma in quanto deputato, e rivendico che, nei dibattiti importanti, si stabilisca un tetto al di sotto del quale non si deve andare. Non è possibile che in occasione di un'informativa, ad esempio, su quanto avvenuto in Afghanistan si possa intervenire solo per uno o due minuti!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buontempo.
TEODORO BUONTEMPO. Qual è il tetto minimo: tre o quattro minuti? È necessario, però, che in quel brevissimo lasso di tempo si possa esprimere - e concludo Presidente - un ragionamento compiuto. Quindi credo...
PRESIDENTE. Ho capito.
TEODORO BUONTEMPO. ...che questo ordine del giorno non debba essere posto in votazione.
PRESIDENTE. Hanno chiesto di parlare sia l'onorevole Leone sia l'onorevole Turci. Non potrei dare la parola a nessuno dei due per le ragioni che ho appena illustrato. Concederò loro la parola, tuttavia, solo se risponderanno quasi, o poco più che con monosillabi.
Poiché l'onorevole Bianco ha chiesto all'onorevole Leone di ritirare il suo ordine del giorno, se quest'ultimo intende esprimersi in tempi telegrafici ha facoltà di parlare, altrimenti non possiamo derogare ad una prescrizione regolamentare. Finché esiste questo Regolamento, onorevole Buontempo, noi dobbiamo applicarlo e rispettarlo.
Prego, onorevole Leone, ha facoltà di parlare.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, la ringrazio per la sensibilità. Ho apprezzato l'intervento del collega Bianco - apprezzo sempre i suoi interventi - e debbo dire che ha ragione sul fatto che l'impegno richiesto al Governo sembrerebbe quasi un'anomalia. In effetti, per poter ovviare alle preoccupazioni del presidente Bianco, sarei pronto ad accogliere la richiesta del collega di eliminare dal dispositivo le parole «a valutare l'opportunità di». Pertanto, la prima parte del dispositivo del mio ordine del giorno n. 9/3178/61 sarebbe del seguente tenore: «impegna il Governo a procedere per il futuro (...)». Non si tratta di una superfetazione, signor Presidente...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Leone...
ANTONIO LEONE. È uno stato di fatto, ed io ritengo di poter accedere, per tutto quello che ci siamo detti in quest'aula...
PRESIDENTE. La ringrazio...
ANTONIO LEONE. ...e per quanto affermato anche dal Presidente Bertinotti, alla richiesta di operare questa riduzione.
PRESIDENTE. Onorevole Leone, lei sa che, in questa fase, solo il Governo può proporre una riformulazione degli ordini del giorno.
Onorevole Turci, come ho già ricordato prima, lei non potrebbe parlare. Pertanto, ha facoltà di parlare solo se il suo intervento sarà telegrafico.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, sarò più breve di lei: credo che Pag. 47l'argomentazione del collega Bianco sia molto calzante e, peraltro, abbiamo già risolto questo problema con l'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55. Pertanto, preannuncio un voto contrario.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leone n. 9/3178/61, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania - Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 463
Astenuti 11
Maggioranza 232
Hanno votato sì 264
Hanno votato no 199).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/3178/62, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/3178/62, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 257).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giacomoni n. 9/3178/63, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giacomoni n. 9/3178/63, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 268).
Constato l'assenza dell'onorevole Ricevuto: s'intende che abbia rinunciato al suo ordine del giorno n. 9/3178/64.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fratta Pasini n. 9/3178/65, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fratta Pasini n. 9/3178/65, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 475
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 264).
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Jannone n. 9 /3178/66, non accettato dal Governo.
Pag. 48
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, sarò estremamente sintetico visto l'orario e la difficoltà di questi lavori. Però, ancora una volta, avendo il Governo già posto per ventitré volte la questione di fiducia (e per ventitré volte su argomenti essenziali per la vita del Paese e che toccano milioni di cittadini), noi siamo costretti ad affrontare discussioni estremamente importanti solamente riguardo ad atti di indirizzo.
È chiaro, quindi, che persino gli ordini del giorno, che sappiamo essere in gran parte disattesi dal Governo nel loro dispositivo, diventano un argomento fondamentale di discussione ed è per tali motivi che anche stamattina continuiamo a soffermarci su temi che in realtà avrebbero meritato di essere affrontati con emendamenti in grado di cambiare il testo del provvedimento.
Nella fattispecie, signor Presidente, l'ordine del giorno in esame tratta della legge n. 30 del 2003, la cosiddetta legge Biagi. So che a molti non piace sentire nominare tale provvedimento con il nome di chi ne aveva proposto i contenuti. Ma questo è un problema di coscienza, prima che politico. È chiaro, però, che allorché si affrontano temi come la legge Biagi, o la legge n. 30 come spesso viene chiamata dai deputati dell'attuale maggioranza, bisogna essere consapevoli degli effetti che tali provvedimenti, che hanno portato flessibilità al mercato del lavoro, certamente recano in termini numerici di vantaggio alla popolazione.
Non si può semplicemente, con una certa dose di leggerezza, «abiurare» completamente il significato di tali leggi in ordine alla flessibilità. Bisogna affrontarlo, vedere quali sono i punti in cui è possibile un miglioramento e certamente non avere un atteggiamento aprioristico che è contrario alla realtà e procede in una direzione opposta a quanto è avvenuto, negli ultimi anni, nel mercato del lavoro.
L'ordine del giorno in esame si proponeva di realizzare una serie di riflessioni in merito. Il Governo ha ritenuto di non doverlo neanche prendere in considerazione. Riteniamo che il provvedimento che stiamo esaminando, nel suo complesso, avrebbe potuto offrire un'occasione importante per riflettere insieme sul tema della flessibilità. Non ci è stata concessa la possibilità di affrontare tale questione con gli emendamenti ed ora neanche con l'ordine del giorno in esame ci viene concessa l'occasione di poter far fronte a tale problema con un atto di indirizzo politico.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Buontempo ha chiesto di parlare. In realtà, onorevole Buontempo, lei ha esaurito i cinque minuti a sua disposizione con un solo intervento. Pertanto, non posso darle la parola.
La prego di comprendere i motivi. Mi dispiace, ma si tratta di quanto stabilito dal Regolamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Jannone n. 9/3178/66, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 263).
Prendo atto che l'onorevole Lazzari insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/67.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lazzari n. 9/3178/67, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 49
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 455
Astenuti 17
Maggioranza 228
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 260).
Ricordo che gli ordini del giorno Nan n. 9/3178/68 e Fedele n. 9/3178/69 sono stati accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Fini insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/70.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giuseppe Fini n. 9/3178/70, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 471
Astenuti 4
Maggioranza 236
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 261).
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
TEODORO BUONTEMPO. Per un richiamo all'articolo 41 del Regolamento collegato ai tempi per gli interventi.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, allorché un parlamentare termina il tempo a disposizione, tale circostanza non deve impedire, anche con una dichiarazione di mezzo minuto, il diritto di esprimere il voto. Una cosa sono gli interventi, altro è la possibilità di esprimere il voto. Diversamente, tale questione diventa folle.
Lei può benissimo affermare che il voto si esprime con un sì o con un no. Sono sufficienti dieci secondi. Tuttavia, credo che il diritto-dovere del parlamentare di poter esprimere il voto e rendere noto in quale modo vota costituisca un diritto sacrosanto che non può essere sottratto.
Spetta, poi, al Presidente stabilire quanti secondi o minuti si hanno a disposizione, nel rispetto del nostro Regolamento. Però, ritengo che il diritto di esprimere a voce il proprio voto, favorevole o contrario, o di sottoscrivere un emendamento, un ordine del giorno o quant'altro, non possa essere eliminato.
Signor Presidente, in conclusione, ricordo che i nostri lavori sono regolati dalla condivisione delle regole. Se queste si rompono, vengono meno anche i comportamenti consoni al luogo. Tale circostanza non è assolutamente possibile.
Ricordo di aver sollevato anche il problema, da sottoporre alla Giunta per il Regolamento, in ordine ad alcune questioni relative al gruppo Misto. Non è concepibile il fatto che, se vengono assegnati 10 minuti al gruppo, tale tempo vada ripartito anche con le componenti che non intendono intervenire.
Si tratta, pertanto, di un problema del gruppo e delle componenti politiche suddividere il tempo a disposizione. Non si possono avere dieci minuti e, se tre componenti politiche del gruppo non intendono parlare, lasciare in ogni caso un solo minuto per chi intenda farlo. Tali questioni, e concludo...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, lei ha tutto il diritto di presentare alla Giunta per il Regolamento le sue proposte emendative e stamattina ne ha già avanzate verbalmente alcune... Non continui a parlare ora, perché non la ascoltiamo... La prego di ascoltarmi e di non continuare a parlare perché non la ascoltiamo.
Vi è una prescrizione molto precisa e, come lei stesso ha giustamente rilevato, non si deve rompere l'equilibrio del rispettoPag. 50 delle regole. Io sono tenuto a garantire il rispetto delle regole. Fino a che lei non riuscirà ad ottenere una modifica del Regolamento, il primo comma dell'articolo 88 prevede che «(...) Ciascun deputato può dichiarare il proprio voto sugli ordini del giorno con un unico intervento sul loro complesso per non più di cinque minuti o con non più di due interventi distinti per una durata complessivamente non superiore». Io sto applicando questa disposizione, che per me è vincolante. Sono tenuto a garantirne l'applicazione. Mi dispiace, lei è un collega simpatico, come tutti, però non è nelle mie facoltà esercitare un simile arbitrio.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gardini n. 9/3178/71, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gardini n. 9/3178/71, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 259).
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Baiamonte n. 9/3178/72, non accettato dal Governo.
GIACOMO BAIAMONTE. Sì, signor Presidente, insisto e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo a riflettere sulla decisione assunta in precedenza perché in passato, per un anno, il Governo non ha fatto altro che trattare con le parti sociali, successivamente ha accettato uno staff leasing che doveva accettare ed ora, invece, si rimangia tutto, creando danni alle imprese, ma anche ai lavoratori che non possono ottenere un lavoro a tempo indeterminato.
Per lungo tempo avete criticato la legge Biagi, che ha favorito i lavoratori, creando posti di lavoro, ed ora tornate indietro. Invito il sottosegretario a rivedere la sua posizione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, intervengo brevemente per chiedere al sottosegretario di rivedere il parere espresso sull'ordine del giorno Baiamonte n.9/3178/72. Infatti, come sa, si tratta di una questione che anche come Radicali de La Rosa nel Pugno abbiamo posto in tutte le sedi in cui abbiamo potuto parlare. L'abolizione dello staff leasing è una scelta politica che non abbiamo condiviso, nata in Commissione e mantenuta nel maxiemendamento.
Si trattava di uno strumento di sicuro poco utilizzato e persino Confindustria ha dichiarato che si trattava di uno strumento cui si sarebbe potuto rinunciare. La nostra tesi è che lo strumento dello staff leasing era ancora poco utilizzato perché aiutava i lavoratori, li favoriva ed era costoso per le imprese - non bisognava pertanto abolirlo, ma incentivarne l'utilizzo - perché consisteva nell'assumere a tempo indeterminato con contratti di somministrazione del lavoro a carico delle agenzie che rivendevano il lavoro alle ditte.
Pertanto, chiedere, come fa l'ordine del giorno in esame, che vengano in futuro valutati i dati, monitorando la situazione per riconsiderare una simile scelta che noi riteniamo inopportuna, credo sia semplicemente una misura di buonsenso e razionalità (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 51
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baiamonte n. 9/3178/72, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 248).
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Cirielli n. 9/3178/73, non accettato dal Governo.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, sono sorpreso. Avevo rinunciato all'intervento sul mio ordine del giorno, perché mi sembrava del tutto lapalissiana l'accettazione da parte del Governo. Infatti, nel dispositivo mi limitavo a prendere atto di ciò che accade e che dirò brevemente. Non criticavo il Governo, laddove forse l'avrei dovuto insultare per quello che sta facendo. Nel contenuto ripeto esattamente ciò che voi scrivete nel provvedimento e aggiungo la parola «particolarmente». Lo dico chiaramente. Ci sono state due riforme delle pensioni, che non hanno toccato il limite anagrafico delle Forze dell'ordine. Adesso, nel contesto di un provvedimento che ammorbidisce lo scalone, quindi dà un vantaggio ai lavoratori, inserite una norma con la quale dite che in futuro aumenterete il limite anagrafico per il raggiungimento dell'età pensionabile da parte delle Forze dell'ordine, dimenticando la peculiarità del lavoro di queste persone.
Penso che, al di là di quello che si può pensare delle missioni all'estero, comunque i soldati operino in un territorio di guerra. Conosciamo i rischi, come l'uranio impoverito, o anche i rischi per la psiche causati dal fatto di trovarsi in scenari di guerra. Così come per le Forze dell'ordine, non penso che stare dodici ore buttati in mezzo alla strada la domenica, anziché a casa con i propri figli, non possa essere considerato un lavoro che dia diritto a qualcosa.
Proprio perché non volevo intervenire in maniera dura, «a gamba tesa», su questa disposizione che ovviamente non condivido, invitavo, prendendo la norma scritta dal Governo, ad aggiungere soltanto la parola «particolarmente». Questo è il dispositivo che propongo: impegna il Governo, nell'attuazione della delega di cui al provvedimento in esame e nel rispetto dei criteri da essa stabiliti (quindi, mi appello a quello che avete scritto), a tenere nella massima considerazione (ho aggiunto «massima») le specifiche peculiarità delle Forze armate e le Forze di polizia, considerando anche il carattere specifico delle prestazioni lavorative e professionali richieste a tale personale. Copio per intero il comma 6 dell'articolo 1, aggiungo «massima considerazione», anziché «considerazione», e lei esprime un parere contrario!
Caro rappresentante del Governo, o non ha letto l'ordine del giorno in esame o dimostra, ancora una volta, di avere un atteggiamento preclusivo in assoluto, come se stesse portando a casa chissà che cosa di personale.
PRESIDENTE. Grazie...
EDMONDO CIRIELLI. Quindi, anche per tener conto delle ragioni dei parlamentari su temi così importanti, non voglio fare quello che difende a spada tratta una categoria, ma penso che in tale contesto un atteggiamento più sereno sarebbe auspicabile.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, il Governo propone Pag. 52al presentatore di espungere le premesse e, quindi, in tal caso accetta il dispositivo.
PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3178/73?
EDMONDO CIRIELLI. Anche se le premesse si limitavano semplicemente a fotografare la situazione, purché l'impegno venga rispettato, non insisto per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Sta bene.
Ricordo che l'ordine del giorno Poretti n. 9/3178/74 è stato accettato dal Governo.
Chiedo all'onorevole D'Elia se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/75, non accettato dal Governo.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, chiedo al sottosegretario Montagnino, se mi è consentito...
PRESIDENTE. Adesso può rivolgersi al sottosegretario Montagnino...
SERGIO D'ELIA. Mi rivolgo al sottosegretario Montagnino, affinché riconsideri il parere sul mio ordine del giorno n. 9/3178/75. Signor sottosegretario, il dispositivo di tale ordine del giorno corrisponde esattamente alla norma del provvedimento in esame. Posso capire che lei e il Governo possiate avere delle riserve sulle premesse, laddove siano espressi dei giudizi, in particolare sulla nostra previsione e valutazione per cui, in tema di lavori usuranti, si possa sforare il tetto di spesa previsto, mentre per il Governo è tutto sotto controllo.
Questa è una nostra valutazione, anzi è una nostra certezza: rispetto al Protocollo siglato a luglio tra Governo e sindacati, siamo già oltre il tetto e quindi si sfora il tetto di spesa stabilito nel testo di quel Protocollo. Posso capire che il Governo abbia delle perplessità sulle altre parti delle premesse, ma la invito a rivalutare la sua posizione; può anche chiedere il conforto del parere del relatore con il quale ho parlato poco fa. Tutto quello che viene citato nel dispositivo, ossia l'impegno al Governo a monitorare l'applicazione delle norme citate in premessa al fine di valutare l'opportunità di votare il beneficio e così via, corrisponde esattamente alla norma del provvedimento che stiamo per approvare. Pertanto, le chiedo una rivalutazione del parere che lei ha espresso su questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Prendo atto che il sottosegretario Montagnino non intende intervenire al riguardo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Elia n. 9/3178/75, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 451
Astenuti 13
Maggioranza 226
Hanno votato sì 33
Hanno votato no 418).
Prendo atto che l'onorevole Turco non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/76, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che l'onorevole Mellano non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/77, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che l'onorevole Beltrandi accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/78, accolto dal Governo come raccomandazione, e non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bernardo n. 9/3178/79, non accettato dal Governo.Pag. 53
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardo n. 9/3178/79, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 461
Astenuti 5
Maggioranza 231
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 280).
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/3178/80, non accettato dal Governo.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Si, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, colleghi, un attimo di attenzione. Signor sottosegretario, con il parere contrario a questo ordine del giorno sostanzialmente si esclude per sempre un riconoscimento ad una piccola, piccolissima, categoria, ma non per questo non meritevole di essere tutelata come le altre grandi categorie dei lavoratori italiani: si esclude che ai marittimi imbarcati sui natanti da pesca venga riconosciuto il diritto al trattamento di integrazione salariale.
Mi rendo conto che lei probabilmente nella sua esperienza passata di sindacalista, operando nella provincia di Caltanissetta, non abbia assolutamente idea dell'attività che si svolge sui natanti da pesca ma, vivaddio, un minimo di buonsenso! Che questi lavoratori debbano ancora una volta essere riconosciuti come figli di nessuno non mi sembra assolutamente ragionevole. Si tratta di una piccolissima categoria; non andiamo a stravolgere niente, non capisco perché non si debba iniziare un percorso virtuoso anche per questi lavoratori.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, se inseriamo la questione nell'ambito dell'esercizio della delega, per il Governo il problema è risolto, pertanto l'ordine del giorno è accettato.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Marinello accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/80.
Passiamo all'ordine del giorno Sgobio n. 9/3178/81.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, per quanto riguarda l'ordine del giorno Sgobio n. 9/3178/81 ritengo che sia opportuno rivedere la posizione: il Governo lo accetta.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'ordine del giorno Sgobio n. 9/3178/81 è accettato dal Governo. Ricordo che il Governo accetta gli ordini del giorno Oliva n. 9/3178/82 e Burtone n. 9/3178/83.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Cota n. 9/3178/84, non accettato dal Governo.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, mi verrebbe voglia di chiedere al Governo se ha letto bene l'ordine del giorno! Esso, Pag. 54infatti, si propone di tutelare due categorie - i pompieri e le forze dell'ordine - e non è neppure vincolante, nel senso che non va contro le disposizioni del provvedimento che sta per essere approvato, ma attribuisce a queste categorie la garanzia di essere ricomprese tra i lavoratori che svolgono mansioni usuranti.
Ritengo - e chiedo l'attenzione di tutti i colleghi - che se non diamo un segnale chiaro a tali categorie in questo Parlamento si consumerà una vergogna! È una vergogna quella di non comprendere le forze dell'ordine tra i lavori usuranti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)! È una vera e propria vergogna, perché si tratta di lavoratori che tutti i giorni e tutte le notti stanno sulle strade, mal pagati e nella più completa disattenzione dell'attuale Governo che nel disegno di legge finanziaria ha ridotto ancora gli stanziamenti. Se oggi non viene dato un segnale, non saprei come qualificare questa scelta se non come una vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!
EMILIO DELBONO. È previsto nel maxiemendamento!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, condivido le parole del collega Cota in merito alle forze dell'ordine e alla questione dei lavori usuranti. Vorrei ricordare che la prossima settimana siamo stati tutti invitati alla festa di Santa Barbara, la festa dei vigili del fuoco; l'anno scorso i responsabili e i referenti delle organizzazioni sindacali dei vigili del fuoco ci rappresentarono - al sottoscritto, ma credo anche a tanti altri colleghi - la necessità di inserire l'attività da essi svolta tra i lavori usuranti.
Credo che se il Governo desse almeno un'indicazione in tal senso potremmo dare loro - non dico una buona novella, perché non siamo ancora a Natale - ma perlomeno una speranza che vi sia un'attenzione su un lavoro molto delicato che essi svolgono spesso in condizioni di carenza di attrezzature e di sicurezza dovute al disinteresse che a volte il Governo manifesta nell'indirizzare le risorse economiche necessarie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, il Governo non è affatto contrario alle forze dell'ordine, tant'è che nel provvedimento sono previste misure specifiche per quanto riguarda la tipologia dei lavori usuranti e una norma relativa all'approfondimento e alla valutazione, mediante delega al Governo, sui limiti di età.
In ogni caso, poiché il Governo ha accettato un analogo ordine del giorno, accetta anche l'ordine del giorno Cota n. 9/3178/84, se riformulato, sostituendo nel dispositivo le parole: «a quanto indicato in premessa» con un riferimento alle previsioni in essa richiamate.
PRESIDENTE. Onorevole Cota, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3178/84?
ROBERTO COTA. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. L'ordine del giorno Cota n. 9/3178/84 è accettato dal Governo.
Prendo atto che gli onorevoli Stucchi, Compagnon, Pini, nonché tutti gli altri componenti del gruppo Lega Nord Padania intendono sottoscrivere tale ordine del giorno.
È così esaurita la trattazione degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3178-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Per dare ordine ai nostri lavori avverto i colleghi che il voto non avrà luogo prima delle ore 14.
Ricordo sin d'ora che dopo la votazione finale di questo provvedimento sono previsti all'ordine del giorno altri punti con votazioni, che dovranno comunque svolgersi nel pomeriggio di oggi. Si tratta in particolare dei seguenti argomenti: votazione per l'elezione di un segretario di Presidenza; seguito della discussione del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge in materia di autorizzazione integrata ambientale; seguito della discussione delle mozioni sullo status del Kosovo.
Ricordo, inoltre, che nell'ultima Conferenza dei presidenti di gruppo era stato convenuto di esaurire tali argomenti nella giornata odierna, ed eventualmente in quella di domani, al fine di non prevedere sedute dell'Assemblea con votazioni la prossima settimana, per consentire alla V Commissione di procedere all'esame dei documenti di bilancio e alla I Commissione di procedere all'esame del decreto-legge in materia di sicurezza.
Hanno capito bene i colleghi? L'impegno assunto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è di esaurire l'esame di queste materie, compreso il disegno di legge di conversione del decreto-legge e la mozione sul Kosovo, per consentire la settimana prossima alle Commissioni di esaminare il disegno di legge finanziaria e sospendere contestualmente i lavori d'Aula. Credo che vi sia una condivisione su questa decisione e, quindi, sul senso di responsabilità conseguente in ognuno di noi.
Ricordo ancora che si svolgeranno votazioni importanti a partire dalle 14, in primo luogo la votazione finale sul provvedimento in esame.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere una conferma sulla comunicazione da lei appena letta, in quanto vi era confusione. Lei ha confermato quello che si è deciso in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo: la Commissione bilancio è convocata per tutta la prossima settimana, la I Commissione (Affari Costituzionali) è convocata ad esclusivo interesse per l'esame del decreto-legge in materia di sicurezza e le altre Commissioni non sono convocate se non per l'Ufficio di Presidenza e non, invece, per l'esame di provvedimenti diversi dai primi due citati. A me risulta invece...
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, in sede di Conferenza dei presidenti dei gruppi questo non è stato stabilito.
LUCA VOLONTÈ. Non è stato stabilito in quanto si è deciso ciò che ha detto lei e non altro. Non si è deciso che le diverse Commissioni siano convocate per esprimere pareri che non attengano ai due provvedimenti sopra citati. Altrimenti, dobbiamo cercare di capire meglio in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo da convocarsi urgentemente.
La Commissione bilancio e la I Commissione (Affari costituzionali) sono convocate per consentire ai deputati membri (o a chi li sostituisce) di approfondire le proposte emendative e il testo del provvedimento. Se il testo, invece, è indisponibile, perché si è deciso qualcos'altro, a questa decisione i presidenti di gruppo non hanno partecipato e io lo comunico a lei. Se questa è l'interpretazione che a lei sembra possa essere data, le chiedo urgentemente di convocare un'altra Conferenza dei presidenti di gruppo, affinché si decidano i lavori per la prossima settimana.
PRESIDENTE. Ho dato lettura delle conclusioni della Conferenza dei presidenti di gruppo così come sono state a me rappresentate. Mi impegno a rappresentarePag. 56 al Presidente della Camera l'interpretazione delle conclusioni a cui lei ha fatto riferimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, voteremo contro il disegno di legge in esame. Dato che oggi i punti all'ordine del giorno sono numerosi, per snellire i lavori dell'Aula, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto. Ricordo ai colleghi che successivamente si svolgeranno le votazioni per l'elezione del segretario di Presidenza del nostro gruppo e vi chiediamo l'impegno ad essere presenti ai fini del numero legale.
PRESIDENTE. Onorevole Barani, la Presidenza consente la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna della sua dichiarazione di voto sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, ridurrò la mia dichiarazione di voto ai minimi termini e consegnerò il testo della mia dichiarazione di voto.
Svolta questa premessa, dichiaro che voteremo a favore del provvedimento in esame, ma ribadiamo l'insoddisfazione e l'amarezza per il modo in cui il Governo è venuto meno agli impegni assunti in ordine al trattamento dei collaboratori continuativi a progetto nel momento in cui perdono il lavoro.
Vi era un impegno preciso, ovvero istituire una forma di indennità collegata ad un percorso formativo di reinserimento nel lavoro, ma è stato totalmente cancellato con un tratto di penna all'ultimo minuto.
Eppure, si sarebbe trattato della norma più innovativa all'interno del disegno di legge di attuazione del Protocollo sul welfare, che, complessivamente non va oltre la manutenzione dell'esistente. Manca un respiro riformatore adeguato all'interno del Protocollo, sopratutto in materia di riforma del mercato del lavoro, mentre si continua a procedere in una dialettica forzata fra coloro che esaltano la flessibilità così com'è, senza tutele (anche perché, in generale, riguarda gli altri), e coloro che invece ritengono che si possa tornare ad un mercato del lavoro secondo le regole e le rigidità del passato.
Abbiamo cercato di proporre - e insisteremo nel farlo - una linea di riforma del mercato del lavoro secondo il principio dell'equità e della flessibilità, ma anche secondo le nuove tutele e sicurezze, anche al fine di superare l'attuale dualismo nel mercato del lavoro, di cui restano vittime prima di tutto i giovani, le donne ed i lavoratori più deboli. Su questo tema, la nostra sfida - vorrei ribadirlo - non è solo alle posizioni tradizionali del conservatorismo della sinistra massimalista o alle posizioni dei conservatori dell'esistente tout court, ma è, prima di tutto, alla forza più importante della nostra coalizione, il Partito Democratico, che, per un verso, si presenta con idee fortemente innovative, per l'altro, nella prassi, ci sembra riprodurre la situazione di sempre. Questo è il senso della nostra posizione, che illustrerò meglio con il testo che consegnerò agli atti.
Signor Presidente, chiedo pertanto che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Turci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, prima del voto finale sul disegno di legge sul welfare, vogliamo sottolineare e far conoscere all'opinione pubblica (sarà nostro onere), oltre che ricordarlo a tutta l'Assemblea, la memoria storica del sistema della previdenza nel nostro Paese: prima della legge Maroni, infatti, anche le riforme e gli interventi precedenti in materiaPag. 57 di pensioni (nel 1992 le legge Amato, nel 1993 la legge Ciampi, nel 1995 la legge Dini e nel 1997 la legge Prodi) sono state necessarie per gli stessi motivi per i quali è stata necessaria la legge Maroni.
Il primo motivo è il fatto che la vita si è allungata: si tratta, quindi, di un motivo positivo.
Il secondo, sicuramente meno positivo, consiste nelle cosiddette «baby pensioni», nello sperpero e nelle iniquità della classe politica dagli anni Settanta fino alla fine della prima Repubblica, la quale impose politiche di sicurezza sociale che, però, in realtà erano politiche assistenziali e clientelari a favore del sud. Furono spesi miliardi in pensioni di invalidità, che quasi sempre erano false (favorendo ulteriormente il clientelismo) e che dissanguarono le allora floride casse dell'INPS. Floride grazie ai contributi pagati soprattutto dai lavoratori del nord.
Arrivando all'oggi, lo scalone viene trasformato in scalini. Certo, si rischia di uscire dal solco della sostenibilità: il rischio reale è che non vi sarà mai una pensione per i giovani. Nel 2050 vi sarà un pensionato per ogni lavoratore: ciò è evidentemente contro ogni legge di gravità. Ma la denuncia politica che oggi vogliamo inoltrare è un'altra: sapevate benissimo che all'obiettivo della cosiddetta legge Maroni si sarebbe dovuti comunque arrivare (nell'accordo fra Governo e sindacati, infatti, prevedevate fin dall'inizio l'identico risultato finale della legge Maroni).
Se oggi siete stati obbligati ad esautorare il Parlamento con il voto di fiducia, il motivo è il fatto che, quando a suo tempo eravate all'opposizione, non avete riconosciuto che il Ministro Maroni stava andando nella direzione giusta; quando eravate opposizione avete fatto facile demagogia, affermando che l'età pensionabile non si doveva alzare, sparando contro la riforma Maroni e l'innalzamento stesso dell'età. Oggi, che siete al Governo, giungete all'identico risultato e, per tener vagamente fede - anche se solo in misera parte - ai vostri errori passati, usate miliardi di euro per trasformare lo scalone in «scalini» (favorendo circa 120 mila lavoratori rispetto ai milioni di lavoratori di questo Paese) e non usate quei dieci miliardi di euro per politiche che potevano essere veramente di sinistra (come ad esempio, prima fra tutte, aiutare i salari più bassi), oppure per politiche che noi per primi avremmo apprezzato (come quelle a sostegno degli anziani, dei genitori dei portatori di handicap). In Commissione lavoro, infatti, sono depositati progetti di legge che attendono la copertura finanziaria.
Oggi, tra l'altro, nel provvedimento in esame, sono contenute nuove tasse (vi è, infatti, l'aumento delle contribuzioni); come se non bastasse, avete previsto, nella cosiddetta clausola di salvaguardia, che, se non vi saranno risparmi derivanti dall'unificazione degli enti previdenziali (3,5 miliardi di euro), vi sarà ancora un altro - l'ennesimo - aumento contributivo generalizzato.
La Lega Nord è contraria all'ennesimo aumento della pressione fiscale a causa di malagestione e sprechi. Oggi, però, viene pagato il dazio anche sulla cosiddetta legge Biagi. L'indagine conoscitiva della Commissione lavoro della Camera ha ampiamente dimostrato - numeri alla mano - non solo che il fine della legge Biagi di offrire più opportunità è divenuto realtà, ma che le maggiori opportunità si sono trasformate nel record storico di occupati nel nostro Paese, ricordando, tra l'altro, che la legge Biagi nasce dall'esperienza positiva di altri Paesi europei. Infatti, è la stessa Europa che nel Libro verde ci ricorda che il lavoro intermittente è parte integrante dei mercati del lavoro europei.
Sulla legge Biagi avete puntato a un gioco al ribasso, rischiando di lasciare i lavoratori senza lavoro e di penalizzare turismo e servizi. Ciò che sapete anche voi, ma che non volete ammettere per errori politici passati contro la precedente maggioranza di Governo, è che, penalizzando la legge Biagi, favorite il lavoro sommerso e il lavoro nero.
Peraltro, anche sulla legge Biagi l'osservazione politica da farsi è sugli errori che avete commesso in passato. Infatti, solo un anno fa, i partiti che oggi sono Pag. 58maggioranza di Governo, decretavano che la legge Biagi fosse da cancellare. Nel vostro programma, affermate che è da superare, come primo ostacolo da abbattere sulla via della nuova politica del lavoro. Invece essa rimane, come rimane lo scalone, che viene solo dilazionato. Nella passata legislatura, contestualmente ai provvedimenti di cui parliamo oggi, Cofferati, da segretario della CGIL, disse «no» al libro bianco di Maroni, senza neanche averlo letto, come lui stesso ammise.
Durante la passata legislatura, per la prima volta nella storia di questo Paese, CGIL CISL e UIL chiesero udienza e si recarono dal Presidente della Repubblica per chiedere di intervenire sui provvedimenti in questione. Ma, ora, voi quegli stessi provvedimenti li mantenete. Durante la passata legislatura, ci sono stati sette scioperi generali contro i provvedimenti del Governo Berlusconi e ora voi non modificate quei «terribili» provvedimenti proprio su lavoro e pensioni.
La domanda è: cosa accadrà quando CGIL CISL e UIL organizzeranno, non dico uno sciopero, ma un presidio o un picchetto, visto che le tanto odiate legge Biagi e l'innalzamento dell'età pensionabile rimangono, con la differenza che in più voi vi siete anche occupati di portare via il TFR ai lavoratori?
È troppo facile gridare al lupo quando si è opposizione. Per questo motivo, viene gettato alle ortiche il testo uscito dalla Commissione lavoro della Camera dei deputati. Il dato evidente è sotto gli occhi di tutti: in tutta la maggioranza di Governo, vi è un'unica persona per la quale si devono avere parole di apprezzamento, per coerenza politica, levatura istituzionale e solidarietà umana, ossia il presidente dimissionario della Commissione lavoro della Camera, l'onorevole Pagliarini, che è l'unica persona che, dimettendosi, è rimasta coerente con le proprie idee (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non avete avuto rispetto del lavoro svolto dalla Commissione a livello istituzionale, proponendo un altro testo, su cui avete posto la questione di fiducia. Avete dovuto farlo a causa delle falsità da voi raccontate contro il passato Governo e i suoi provvedimenti. Non raccontateci del referendum nelle fabbriche, perché sappiamo benissimo che avete fatto votare i pensionati per il loro aumento quotidiano di un euro e che questi hanno votato in numero molto più cospicuo dei lavoratori.
È troppo comodo dire oggi: mani libere, apriremo una verifica a gennaio o forse a febbraio, riscriviamo il programma, valuteremo caso per caso, si è ceduto al ricatto, serve uno scatto. Ieri, Fassino è stato fantastico quando ha affermato che il contrasto alla precarietà non è un impegno di un giorno. La fantasia insomma non è mancata, ma l'unico dato reale, signor Presidente, è che sette scioperi generali sono stati dimenticati per tenersi le poltrone.
Questo è l'unico dato di fatto! Coloro che dovrebbero dimettersi per coerenza, come ha fatto il presidente della Commissione lavoro, sono il Ministro Ferrero, il Ministro Pecoraro Scanio, e il Presidente della Camera Bertinotti, che per cinque anni di opposizione hanno chiacchierato contro questi provvedimenti, mentre oggi li votano per tenersi il posto. Ripeto, questo è l'unico dato di fatto!
All'onorevole Giordano, che ha chiesto cosa andremo a raccontare adesso nelle fabbriche, rispondiamo che nelle fabbriche ci andrà chi tiene al lavoro e al territorio, cioè la Lega Nord Padania. Andremo noi dai lavoratori del nord a spiegare i provvedimenti che sono stati varati, a cominciare da quello sul TFR.
Per questi motivi, il 16 dicembre, manifesteremo a Milano e scenderemo in piazza, e per questi e molti altri motivi preannuncio il voto convintamente contrario della Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.
TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole del Pag. 59gruppo dei Verdi sul provvedimento in esame, riservandomi eventualmente di consegnare un testo scritto.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente e colleghi, preannuncio il voto favorevole dell'Italia dei Valori sul provvedimento in esame, come sarà confermato dal nostro vicepresidente Evangelisti.
Vorrei soltanto rapidamente completare quanto non sono riuscito a terminare nel mio intervento di stamani, in sede di esame degli ordini del giorno.
È fondamentale che i provvedimenti che assume l'attuale Parlamento e che ha assunto il precedente Parlamento vengano realizzati. Ad esempio, il decreto legislativo n. 276 del 2003, all'articolo 83, avrebbe superato le questioni che erano oggi al nostro esame in ordine al lavoro cooperativo.
Purtroppo tale decreto legislativo, e in particolare l'articolo 83, non è stato attuato dal Governo, perché sarebbero state le province a doverlo attuare: esse non lo hanno fatto e quindi il provvedimento si è bloccato.
Sottosegretario Montagnino, dobbiamo superare tale situazione, tant'è vero che come gruppo Italia dei Valori abbiamo presentato una mozione, approvata dal Governo e dal Parlamento, che ne prevede il superamento, al fine di rendere agibile il lavoro cooperativo.
Purtroppo, la cultura che pervade il nostro Paese e un po' tutto l'occidente - forse maggiormente l'occidente - è quella della visione unifocale dell'impegno economico e lavorativo. In altre parole, abbiamo un neocapitalismo e quello dobbiamo attuare.
Sappiamo che precedentemente vi erano altri indirizzi ed altre vie, seppure ideologiche, ma anche adesso vi è un'altra via, quella dell'economia sociale, delle mutue, delle cooperative, del no profit e così via.
Non concediamo però la possibilità - lo ho sostenuto stamani - di un'idonea formazione: il lavoratore, in quanto tale, è preparato al suo lavoro, ma non è preparato ad essere un coimprenditore. Dobbiamo fornirgli gli strumenti e le conoscenze necessari, affinché sia anche l'imprenditore di se stesso: lo prevede l'articolo 45 della Costituzione, largamente disatteso in tema di tutela e sviluppo delle cooperative.
Dunque, sosteniamo che tutto va considerato nell'insieme: non possiamo trascurare una parte. Ecco perché richiamiamo l'articolo 83 del decreto legislativo n. 276 del 2003.
Ho ascoltato molta propaganda da parte dell'opposizione. Ci dimentichiamo che l'attuale Governo e l'attuale maggioranza hanno fatto ripartire il PIL, che abbiamo una disoccupazione ai minimi storici e un'occupazione che cresce, che abbiamo un risanamento della finanza pubblica.
Cari colleghi, signor Presidente e signor sottosegretario, la verità è che nel secondo semestre dell'anno corrente - l'ho già detto, ma torno a sottolinearlo - la massa del debito pubblico è diminuita di 12 miliardi in soli due mesi!
Registro che il centrodestra fa propaganda, perché non prende atto che il PIL cresce, mentre prima era fermo. Non prende atto che l'occupazione cresce e la disoccupazione diminuisce (non è la stessa cosa, attenzione, purtroppo non ho il tempo per spiegarlo).
Il centrodestra non prende atto che stiamo risanando la finanza pubblica e fa solo propaganda; stiamo perennemente in campagna elettorale. Questo Governo, questa maggioranza in mezzo a mille difficoltà - non le elenco perché le conosciamo tutti - sta facendo il proprio dovere.
Il messaggio che passa al Paese, però, è un altro e su questo siamo carenti, perché come maggioranza e come Governo dovremmo rivendicare da dove siamo partiti e quali risultati stiamo portando. Stiamo facendo una manovra complessiva, il Governo Prodi ha disegnato e sta portando avanti un quadro complessivo.Pag. 60
Quando parliamo del welfare non possiamo, infatti, non parlare anche della legge finanziaria e del decreto fiscale. Tutto ciò è tanto vero che, se andiamo ad analizzare i vari provvedimenti, troveremo una serie di misure auspicate anche dalla destra come la detassazione del lavoro straordinario e gli incentivi ai giovani. Tutti si riempiono la bocca con i giovani ma noi dobbiamo rivendicare che nel provvedimento sul welfare, che recepisce l'accordo del 23 luglio, vi sono provvedimenti efficaci per i giovani.
L'opposizione bisogna farla in maniera intelligente per il bene del Paese. Qui siamo di fronte a un'opposizione strumentale e propagandistica. Tutto ciò non è accettabile e l'Italia dei Valori non lo accetta.
Anche l'Italia dei Valori ha delle critiche da rivolgere al Governo. Potremmo fare molto meglio - non c'è mai fine alle cose fatte bene -, però non possiamo accettare che si affermi che stiamo a ricoprire le poltrone e che operiamo in maniera inefficace quando tutti i dati sono in favore di questa maggioranza e di questo Governo.
Signor Presidente, come affermerà anche il nostro vicecapogruppo Evangelisti esprimeremo un voto favorevole convinto perché siamo sicuri che stiamo operando per il bene del Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Movimento per l'Autonomia ha già avuto modo in occasione della dichiarazione di voto per la questione di fiducia di esprimere il proprio dissenso rispetto al provvedimento, dissenso che confermiamo convintamente in sede di voto finale soprattutto dopo aver ascoltato il collega che ci ha preceduti.
Ci domandiamo a volte se quest'Assemblea vuole davvero essere lo specchio del Paese che riporta nelle sedi istituzionali ciò che il Paese sente, intende, vuole e auspica o se all'interno di quest'aula, come si ama dire con un linguaggio giovanile che rende perfettamente l'idea, un po' «ce la raccontiamo».
LUCIANO D'ULIZIA. Propaganda!
SEBASTIANO NERI. Non si può il giorno prima, unanimemente, riconoscere che vi è per la maggior parte delle famiglie italiane una generale esistenza del problema della quarta settimana e, poi, venire il giorno dopo ad affermare che abbiamo realizzato una sorta di miracolo economico rispetto al quale impallidirebbe anche quello vero realizzato negli anni Sessanta.
In quale contesto si inquadra il provvedimento sul welfare (come si è detto a volte in modo poco comprensibile per chi veramente vuole capire ciò di cui stiamo parlando)? Questo provvedimento nasce all'indomani della scoperta di un «tesoretto» Al collega che mi ha preceduto vorrei ricordare che, se un «tesoretto» è stato trovato, qualcuno probabilmente l'ha lasciato. Fin da subito le discussioni su questo provvedimento sono sorte circa le modalità d'impegno di quel «tesoretto».
Tutto ciò avveniva mentre gli organismi internazionali, l'Unione europea, il Fondo monetario internazionale, la Banca d'Italia, coloro i quali di economia davvero si occupano perché davvero vorrebbero che l'economia fosse un elemento concreto di rinascita e prospettiva per questo Paese, ci dicevano che quel «tesoretto» avrebbe dovuto essere utilizzato per ridurre il deficit, per intaccare la forte passività che ci pone nominalmente ai margini del rispetto dei parametri europei di stabilità, ma che sostanzialmente ci pone fuori.
Invece no! La sinistra radicale, ha inteso e preteso che quel «tesoretto» fosse utilizzato per una demagogica operazione di elemosina - è quanto rappresentano le entità economiche messe a disposizione di chi ne beneficerà -, dichiarando che la copertura finanziaria proveniva da quel «tesoretto», non dando risposte esaurienti sull'effettiva consistenza della copertura finanziaria - ancora oggi non si sa se davvero tale copertura sussiste -, ma Pag. 61soprattutto creando un'ipoteca ed imponendo un debito definitivo a carico delle nuove generazioni.
Infatti, se anche fosse vero che sussiste la copertura finanziaria in questo esercizio di bilancio per sostenere il provvedimento, comunque con le misure in esso contenute si metteranno a regime fisso spese che, per i prossimi anni, non avranno copertura finanziaria e che, per ottenerla, comporteranno nuovi carichi da far affrontare ai cittadini italiani.
In altre parole, non solo non ci siamo preoccupati di dare una prospettiva di lavoro e di benessere alle giovani generazioni, ma stiamo anche comunicando alle stesse che per le regalie demagogiche della sinistra radicale gli stessi giovani dovranno, nei prossimi decenni, continuare a pagare in nome e per conto di chi con i soldi degli italiani fa i comodi propri.
Che senso ha? Perché siamo contrari e perché, tutto sommato, abbiamo manifestato scarso interesse per il provvedimento? Perché parlare di «scalone» o di «scalini», per esempio in un contesto territoriale come quello del Mezzogiorno, nel quale è difficile parlare di lavoro e dire a chi non riesce nemmeno a trovare lavoro come sarà regolato il suo trattamento di quiescenza - la pensione per intenderci -, sembrerebbe quasi voler offendere la sua dignità prima ancora della sua intelligenza.
Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, ogni anno - sono dati del rapporto SVIMEZ - dal Mezzogiorno emigrano 250 mila giovani che non riescono a trovare lavoro, per la maggior parte diplomati di scuola media secondaria e laureati. Dallo stesso rapporto si trae il dato allarmante che, su 50 mila laureati nel Mezzogiorno, dopo tre anni dal conseguimento della laurea, 10 mila sono dovuti emigrare (il 20 per cento dei laureati) e 20 mila dei 40 mila rimasti sono ancora in cerca di prima occupazione. Ci sfugge il dato sulla sottoccupazione dei 20 mila che, viceversa, sarebbero formalmente usciti dal circuito della disoccupazione.
Di fronte al fatto che si impegnano presunte risorse, che sarebbero collegate al cosiddetto «tesoretto», in regalie da incoscienti, con un debito posto a carico delle nuove generazioni e dell'intero Paese nei prossimi anni, mentre al Mezzogiorno viene detto che non vi sono le disponibilità - perché bisogna risanare non si sa più che cosa - per le opere infrastrutturali, per creare occasioni di lavoro, per dare una prospettiva di certezza, di speranza fondata e di ottimismo a popolazioni che ancora oggi sono costrette a subire la miopia e a volte - mi si consenta - l'idiozia di questo Governo che ritiene con la tracotanza e l'arroganza delle argomentazioni di poter continuare a negare i diritti del Mezzogiorno, di fronte a questo scempio dunque, cosa diciamo ai padri di famiglia del Mezzogiorno? Diciamo più o meno quello che saremo costretti a dire alle forze dell'ordine, e che saremo costretti a dire a tutti coloro i quali davvero hanno pensato, un anno e mezzo fa, di poter avere un segnale dal Governo nazionale che puntasse davvero, oltre che al risanamento dei conti pubblici, lontano da venire e forse impossibile da perseguire, anche alla creazione di condizioni di crescita e di sviluppo che sono invece qui pervicacemente negate.
Signori del Governo, voi regalate sotto i diktat delle frange più estremiste della vostra maggioranza ciò che volete a chi comunque non apprezzerà, perché chi chiede l'elemosina non sarà mai grato a chi pensa di poter comprare il consenso di chi riceve quell'elemosina.
Viceversa, voi vi dovrete preoccupare dell'ulteriore colpo che state assestando alle prospettive del Paese.
In nome del Mezzogiorno, ancora una volta tradito dall'ennesimo provvedimento «carogna» di questo Governo e in nome del Paese tutto, il Movimento per l'Autonomia esprime convintissimamente il proprio voto contrario a questa ennesima «porcheria».
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.
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FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, intervengo brevemente per sottolineare un aspetto di questo provvedimento che non ci soddisfa. Soprattutto la parte dell'articolo 1 comma 6 che riguarda le forze dell'ordine e le Forze Armate.
Forse non vi siete resi conto fino in fondo cosa rappresenti. Con la riforma pensionistica del 1995 le forze dell'ordine, i militari e anche i magistrati, sono stati assoggettati ad un regime pensionistico diverso non per un beneficio o un regalo che volevamo fare a queste benemerite categorie, ma semplicemente perché è dimostrato dai fatti, nel corso di tutti gli anni passati, che costoro svolgono un'attività fatta di disagi, di responsabilità e di rischi, e svolta con un'usura fisica che è indiscutibile. Infatti, se l'attività svolta da un militare o da un poliziotto - per 24 ore al giorno esposto alle intemperie, alle modifiche ambientali, agli inquinamenti e anche ad un forte stress - non è considerata usurante, allora mi chiedo cosa possa essere usurante.
Ebbene, questo provvedimento poneva, come in passato, il consolidamento del caposaldo del rispetto nei confronti dei servitori dello Stato, soprattutto quelli che indossano una divisa. Anche la cosiddetta legge Maroni, benché guardasse al privato, non ha inserito in un contesto generale le forze dell'ordine, i magistrati e i militari, ma li ha tenuti proprio a parte nel riconoscere questa loro specificità e peculiarità. Oggi voi al comma 6 dell'articolo 1 del disegno di legge in esame, pensate di delegare il Governo ad elevare l'età media di accesso al pensionamento con decreti legislativi, ferme restando le specificità. Però, in questo comma 6 dell'articolo 1 inserite le forze dell'ordine. Quindi, la vostra intenzione è quella di far aumentare i limiti di età. Dunque, caro Presidente e caro sottosegretario, vi sembra normale che un esponente delle forze dell'ordine a 55 o a 60 anni possa contrastare una criminalità organizzata e comune, altamente agguerrita? Ritenete forse possibile che una persona di una certa età possa affrontare le esigenze nello scenario internazionale delle missioni di pace? Sicuramente no!
È un errore a cui dovete porre rimedio, perché non si può modificare ciò che è stato modificato nel 1995, ed è andato già oltre quelle che sono le esigenze istituzionali (anche le istituzioni hanno bisogno di giovani). Tuttavia, occorre anche tenere presente le esigenze fisiche e morali e - diciamo pure - anche spirituali delle persone che svolgono questo delicato servizio di difesa del cittadino.
Vi esorto, dunque, a riflettere su ciò. Questo aspetto, quindi, al Senato andrebbe modificato. Non possiamo assolutamente pensare ad un futuro diverso da quello attuale.
Sottosegretario non so quale sia la sua scorta, ma penso che lei...
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Non ho scorta!
FILIPPO ASCIERTO. Se non ha una scorta, avrà un autista del Ministero. Comunque, quanti del Governo hanno la scorta, quanti hanno una scorta anche per necessità di tutela, vedrebbero dei sessantenni a difendere la sicurezza di un'istituzione o di una parte dell'istituzione o di un uomo delle istituzioni?
Dobbiamo riflettere attentamente: si tratta di uomini che danno molto allo Stato e vanno tutelati, ma non è il sistema previsto dal provvedimento in discussione a tutelare le forze dell'ordine e i militari.
Si tratta di un monito perché, altrimenti, al Senato, tra proteste che provengono dall'esterno (si svolgerà una manifestazione delle forze dell'ordine proprio sabato prossimo), tra quelle che avanzeremo noi della Casa della libertà, tra la difficoltà di mettere insieme la vostra maggioranza, questa sarà per voi una delle questioni più rischiose. Riflettete e modificate!
Noi esprimeremo un «no» incondizionato a tutto l'impianto del provvedimento le cui motivazioni saranno illustrate in seguito dall'onorevole Lo Presti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, la discussione di oggi avrebbe potuto e dovuto essere diversa nei metodi, nei contenuti, nello spirito e anche nel clima di quest'Assemblea.
Il Protocollo sul welfare è un argomento che, evidentemente, interessa tutto il Paese, le sue parti più deboli e, soprattutto, il suo futuro, cioè i giovani. Oggi ci troviamo in questa sede a svolgere una dichiarazione di voto: farla o meno non cambierebbe molto, visto come sono andate le cose.
Sul Protocollo del 23 luglio 2007 avremmo dovuto fare un percorso ancora più lungo e più approfondito al fine di cercare la convergenza della maggior parte delle forze politiche. Invece, il citato Protocollo è nato in modo sbagliato per le componenti riduttive che lo hanno stilato e per i tempi che si sono dati (che non erano tempi dovuti a scadenze particolari, bensì a far cadere la cosiddetta riforma Maroni).
Il protocollo avrebbe dovuto far riflettere ancora di più su quello che è stata (ed è) la cosiddetta legge Biagi, cioè sulla flessibilità e sulla precarietà, parlando di riforma del mercato del lavoro in modo molto più serio. Tutto ciò non è avvenuto e oggi svolgiamo il nostro compito, che fa parte del copione di quest'Assemblea: dopo le dichiarazioni di voto sulla fiducia che ieri hanno avuto il momento più alto dell'espressione politica di tutti, oggi abbiamo più che altro impiegato il tempo in un rapporto con il Governo su un'ottantina di ordini del giorno. Il Governo, nella persona del sottosegretario Montagnino, sia in Commissione (per quel poco che si è potuto lavorare) sia in Assemblea, si è comportato con grande rispetto e dignità, ma questo giudizio riguarda solo la sua persona; su tutto il resto la nostra valutazione sarà espressa in termini diversi.
Non siamo riusciti a parlare di ciò che la cosiddetta legge Biagi ha prodotto dopo tante criminalizzazioni e, cioè, milioni di posti di lavoro. Soprattutto, avremmo dovuto approfondire il significato del voto dei cinque milioni di lavoratori sul citato Protocollo. Esso ha avuto un consenso, ribadito più volte in quest'Assemblea, di una parte importante, ma certamente limitata, del mondo complessivo del lavoro.
Il Protocollo ha trovato la contrarietà ed il contrasto di molti lavoratori, in sede di voto sul referendum che si è svolto su di esso: non è stato, infatti, sottoscritto da rappresentanti di attività produttive e di categorie non secondarie. Una rappresentanza pari quasi al 60 per cento di esse non ha aderito: questa parte rappresenta, in linea di massima, circa il 60 per cento del prodotto interno lordo del Paese, con una presenza lavorativa, in termini di addetti, di oltre il 40 per cento.
Pertanto, a fronte di questo, la revisione dello scalone è andata avanti su questa strada, operando una vera discriminazione e non certo privilegiando l'equità, soprattutto - come dicevo poc'anzi - per queste categorie che, in questo settore, avrebbero dovuto essere tenute in prima considerazione.
Vi è poi la questione della grande diversità e disparità, a parità di livelli o attribuzioni, tra lavoratori dipendenti e autonomi, cosa che, in effetti, non è sicuramente la strada migliore per dare un segnale uniforme al nostro Paese. Non parliamo poi (questione che è già stata richiamata) della copertura economica e finanziaria - oserei dire precaria - dopo che è stata presentata, a seguito della posizione della questione di fiducia, l'ultima versione del testo del provvedimento (dopo le prime due).
Per quanto riguarda i lavori usuranti, ad esempio, abbiamo visto come vi siano state aperture e chiusure, ma evidentemente, i costi - così come ventilati - saranno quelli dell'aumento della pressione contributiva sugli stessi lavoratori, soprattutto sui parasubordinati.
Sono tutte questioni la cui delicatezza (nonché la possibilità che sulle stesse si potesse, avendo pareri diversi, anche sbagliare) richiedeva un approfondimento veramente diverso. Anche nel caso dei beneficiPag. 64 pensionistici, la differenza fra autonomi e dipendenti (e si potrebbe andare avanti) è evidente e chiara.
Vi è stato, sicuramente, un tentativo di recuperare il lavoro a chiamata - job on call - tuttavia solo per alcune parti, solo per alcuni settori, senza tener conto che recuperare questo, ma avendo lasciato fuori altro, significa ricreare un sommerso molto più vasto e non avere in testa le idee che vi sono e vanno avanti in tutta Europa (come il contratto a tempo determinato, se riprendiamo anche il libro verde). Soprattutto, vi sono situazioni (come quella dei trentasei mesi) che hanno avuto un passaggio delicato anche in Commissione, dove credo che l'ultima scelta compiuta dal Governo - su pressioni certamente non del Parlamento né della Commissione - alla fine si ritorcerà contro, perché vi è il rischio vero che i nuovi contratti di lavoro a tempo determinato vengano prorogati, anziché terminati.
Un altro degli aspetti che sono di difficile comprensione, riguarda il part time sotto le dodici ore. Molte realtà hanno solo quelle possibilità di operare e in molte di esse non vi è la possibilità - temporale e fisica - di poter effettuare spostamenti tali per il tipo di servizio che si va a svolgere (pensiamo alla montagna o alle periferie distanti).
Alla fine, se ciò non viene valutato e approfondito bene e se non viene preso nella giusta considerazione a tutti i livelli, rappresenta un'ulteriore dimostrazione che si va ad incentivare - perché così sarà - il lavoro nero. Il sommerso, quindi, ricomparirà ancora di più, perché i lavoratori, piuttosto che stare senza lavorare, accetteranno di fare in nero le otto, dieci ore, o quant'altro. Tale aspetto - non certo per esaltare eventuali soluzioni di questo tipo - necessitava di un approfondimento, di un confronto che non doveva essere prioritariamente tempistico in ordine alla non entrata in vigore della riforma Maroni; invece, alla fine, abbiamo osservato proprio questo.
Veniamo poi a quanto è stato fatto per quanto riguarda i giovani. In questa sede qualcuno mi ha preceduto e ha parlato in maniera tale che mi sembrava di essere nel Paese del Bengodi. Credo che costui abbia una visione del nostro Paese molto diversa e distante dalla realtà. Biagi e Maroni guardavano ai giovani e avevano stretto un patto fra generazioni che poteva non piacere, ma che, certamente, guardava lontano. Infatti, il nostro impegno non può essere solo quello di salvaguardare il presente e quanto è stato fatto, ma soprattutto il nostro dovere è quello di impegnarci, anche sostenendo dei costi, per il futuro del nostro Paese, che è rappresentato dai giovani, verso i quali ci vuole serietà e responsabilità.
Potremmo andare avanti così su molte di queste situazioni, ma il vero problema è politico. Se tutti questi argomenti non sono stati approfonditi, se il provvedimento ha proceduto per parti separate - chiamiamole così - con consenso da parte di alcuni e non di altri, è perché il problema è, come detto, tutto politico.
È difficile comprendere quello che è successo ieri in quest'Aula dove grandissima parte della maggioranza nei suoi interventi ha demolito completamente il Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, concluda.
ANGELO COMPAGNON. Ancora due minuti, signor Presidente.
PRESIDENTE. Due minuti non glieli posso concedere: cerchi di concludere onorevole Compagnon.
ANGELO COMPAGNON. Quindi, per ventitré volte è stata posta la questione di fiducia ed è stata totalmente eliminata la possibilità di discutere in questo Parlamento, in questa Repubblica ancora parlamentare. Noi crediamo che questo Governo sia cieco e non si renda conto che il Paese è in rivolta. Se si ferma una persona per strada e le si chiede se vuole votare per la caduta del Governo Prodi, questa persona lo farà e non si tratta solo - come qualcuno pensa - di persone appartenenti ad un certo partito, ma di tutta l'Italia.Pag. 65
Credo che a questo punto il Governo abbia dimostrato che crede poco nell'interesse del Paese, ma crede soprattutto nel mantenimento dei suoi posti e ciò ci porta a dire...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Compagnon.
ANGELO COMPAGNON. ...con tranquillità e coerenza che voteremo contro questo provvedimento [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baratella. Ne ha facoltà.
FABIO BARATELLA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, annuncio, a nome della componente politica Socialisti per la Costituente del gruppo Misto, il voto favorevole sul provvedimento sul welfare al nostro esame, non senza difficoltà.
Facciamo, infatti, fatica a capire come sia conciliabile la necessità di dar vita ad una riforma importante, votata e sostenuta dalla stragrande maggioranza dei lavoratori (il Protocollo è stato sottoscritto anche dalle parti sociali), con l'esigenza avvertita di apportare al testo del provvedimento dei correttivi migliorativi che avrebbero potuto mettere in sintonia il Governo con il Paese.
Tra le proposte dei socialisti abbiamo scelto, in particolare, di sostenere il reddito dei giovani tra un contratto e l'altro, consentendo, quindi, loro di avere dignità e risorse che rendano possibile vivere e credere nel futuro. I socialisti non intendono rinunciare a questa battaglia e riteniamo, infatti, doveroso riprendere il tema in altre occasioni e momenti della vita politica e parlamentare. Anche per tale motivo crediamo che, per rimettere in pista il Paese dopo cinque anni di Governo del centrodestra, serva certamente tempo, ma anche autorevolezza.
Per questo è opportuno e necessario, superata questa fase, riordinare le idee e dar vita ad un nuovo Esecutivo più snello e capace di interpretare i bisogni reali dei cittadini ed affrontare adeguatamente il tema della crescita.
Daremo il nostro contributo con lealtà e determinazione. Non ci piace il giochino del «risiko», per alzare continuamente la posta del gioco o per prefigurare altre maggioranze. Riteniamo di avere un vincolo di fedeltà non tanto verso i partiti che ci hanno consentito l'elezione e che in gran parte non esistono più, ma verso gli elettori che in noi hanno riposto le loro speranze e a noi hanno dato fiducia: verso gli elettori sì.
Ci rendiamo partecipi e disponibili, anche con questo voto, ma pretendiamo più attenzione e considerazione non per un problema - come si dice in politica - di visibilità, che pure esiste, ma per le ragioni che sosteniamo, per fare modo che il patto di legislatura sia vero, lungo, leale e solidale fra tutti. Si tratta di buone ragioni che i socialisti mettono in campo; sino ad oggi non siamo stati ascoltati, ma è tempo che, anche da questa parte, si volga lo sguardo.
La sinistra siamo anche noi, forse a maggior titolo di altri soggetti politici. Per essere chiari vogliamo stare in Europa, vogliamo stare nel PSE con le sue politiche, senza «se» e senza «ma» (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti per la Costituente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, sottosegretario Montagnino, colleghi e colleghe, nell'intervento di ieri l'onorevole Giordano ha illustrato compiutamente le valutazioni del nostro gruppo preannunziando, alla fine, un voto favorevole sulla questione di fiducia posta dal Governo. In ordine al mio intervento, desidero entrare nel merito di alcuni aspetti per interloquire, rispondere e chiarire alcune questioni che sono state sollevate, cominciando da un punto ispiratore che mi è stato insegnato tante volte nella mia attività Pag. 66precedente. In base a tale criterio, i lavoratori preferiscono ascoltare un'amara verità, piuttosto che sentirsi raccontare bugie e promesse che successivamente, allorché verificano i fatti, non trovano rispondenza.
Come sosteneva il collega Giordano ieri, abbiamo espresso un profondo giudizio critico in ordine all'Accordo del 23 luglio scorso. Non voglio tornare su tali ragioni, ma dico solo all'onorevole Fassino, che ieri cercava di interloquire in ordine a tale punto, che è stato abolito lo «scalone» della cosiddetta riforma Maroni, come egli sosteneva. Pertanto, quanto sarebbe successo improvvisamente il 1o gennaio del 2008 avverrà, scaglionato in tre anni, ma avverrà. Inoltre, si è elevata obbligatoriamente l'età pensionabile, però con una piccola aggiunta. Nell'Accordo si è stabilito un doppio incastro, di quote e di età. Quale giustizia vi è in ciò? Lo chiedo seriamente: quale giustizia? Provate a discutere in un luogo di lavoro sul fatto che se sono meno vecchio - magari di un anno - ma ho lavorato più a lungo non posso andare in pensione perché, ad esempio, ho 58 anni d'età e 38 anni di contributi, mentre se un'altra persona è più vecchia di me, ma ha lavorato per minor tempo può andare in pensione! Si è fatta un'operazione in cui non solo si sono riviste le quote - ciò avrebbe costituito anche un sistema equo, perché si stabiliva una sommatoria neutra, che avrebbe tutelato chi aveva cominciato a lavorare prima - ma si è aggiunto l'obbligo dell'innalzamento dell'età (questo è il punto di ingiustizia in ordine al tema pensionistico). Non abbiamo cambiato giudizio, ma non abbiamo riproposto, nella discussione sulle linee generali, tali punti come discriminanti. Abbiamo preso atto del voto del referendum tra i lavoratori, in ordine al quale vi sono stati alcuni lavoratori favorevoli e altri contrari, ed entrambi vanno rispettati. Non vi sono lavoratori di «serie A» o di «serie B», in base a come si sono espressi in occasione del suddetto referendum. Bisognava tenere conto di tale dato e lo abbiamo fatto.
In realtà, abbiamo ritenuto di intervenire nel merito per rendere certi alcuni aspetti. Lo dico senza temere di essere smentito. L'unica certezza che il provvedimento in esame presenta, e che approveremo, è quanto previsto in ordine alle modifiche sull'età e sul pensionamento. Il resto sono auspici, spesso ambigui, che possono determinare peggioramenti di condizione. Faccio un esempio molto semplice. Abito in una città, Sesto San Giovanni, e provengo da una storia di persone che del lavoro di fabbrica ne ha piena la vita. Una mattina di una settimana fa alcuni operai mi hanno fermato, proprio mentre in questa sede si discuteva, e mi hanno detto: Augusto, ho votato in occasione del referendum e ho espresso tale voto perché mi hanno detto, in qualche modo, che la gravosità del mio lavoro - poiché lavoro su tre turni - mi è stata riconosciuta, così come il diritto di andare in pensione con il vecchio regime, proprio a causa della gravosità del mio lavoro, dei tre turni e perché ho lavorato di notte. Ho fatto leggere loro il testo del provvedimento. A quel punto, mi hanno chiesto una spiegazione: cosa significa che il Governo ha una delega che si deve ispirare ai criteri indicati nel decreto legislativo n. 66 del 2003? Ho risposto nell'unico modo sincero che potevo fare, cioè che se si applicano i criteri indicati in tale provvedimento non si andrà in pensione con il vecchio regime, perché esso indica 80 giornate di lavoro notturno. A proposito di verità, onorevole Fassino!
Quei lavoratori con i quali si è parlato nelle assemblee ed ai quali si è chiesto il voto, affermando che l'accordo conteneva un elemento di giustizia e che la loro condizione precaria di lavoro sarebbe stata tutelata, in verità, non hanno la certezza che, lavorando 76 giornate di notte, durante l'anno, su tre turni e magari in ciclo continuo, come nei settori chimico e metalmeccanico, avranno il diritto di andare in pensione con il vecchio regime, come gli era stato raccontato. Cosa dite quando si parla di lotta alla precarietà e quando, invece di considerarla in linea teorica, si affrontano questioni concrete? Pag. 67Stiamo discutendo seriamente tra noi? Qualcuno di voi è disposto a spiegarmi come un datore di lavoro possa chiedere un'ulteriore deroga indefinita nel tempo ad un giovane ragazzo (o ad una ragazza) che lavora per 36 mesi nella stessa mansione dipendente, perché il suo è un lavoro temporaneo? Ma voi quali luoghi di lavoro conoscete dove per 44-50 mesi (cioè per cinque o sei anni) si copre la stessa mansione in un lavoro che possa definirsi temporaneo? La corretta forma di assunzione di quel ragazzo o di quella ragazza è un contratto a tempo determinato? O mi volete spiegare che nel core business di un'azienda - non in parti occasionali, ma nella sua struttura economica e produttiva, che è strutturata in mansioni che non sono variabili, poiché sono quelle senza le quali non esisterebbe quell'impresa - si può assumere un ragazzo o una ragazza con un contratto di collaborazione, come se non fosse, invece, un punto di lavoro strutturalmente subordinato? Di cosa parliamo? Parliamo della vita concreta di persone, di ragazzi e di ragazze in carne ed ossa. In precedenza vi ponevo il problema del riconoscimento della pensione per il lavoro usurante, che riguarda sia i vecchi lavoratori sia i giovani lavoratori (vi sono ancora persone che vanno a lavorare a 15-16 anni), che si troveranno penalizzati dalla predetta situazione, oltre a coloro che hanno lavorato nel passato.
Parliamo, inoltre, di tanti figli, ragazze e ragazzi, che con i sacrifici della famiglia e con impegno personale, hanno studiato e si sono laureati e oggi, dal fare il ricercatore si ritrovano a lavorare anche in posizioni tecnico-impiegatizie, quando va bene, con un lavoro incerto, precario e senza garanzie. È questo l'investimento di un Paese sul suo futuro, sul futuro delle proprie giovani generazioni e sulla qualità del proprio sviluppo? Davanti a ciò, si può uscire dal Parlamento e dire che la legge che abbiamo votato ha risolto (in un modo o nell'altro) il problema, dato che si parla di risultati? Penso di no. Così non è nei fatti. Abbiamo lavorato, in Commissione, per rendere effettivi gli aspetti ricordati. Sono state proposte anche modifiche positive, che non sono state cancellate dal maxiemendamento. Penso che il presidente della Commissione lavoro, la maggioranza dei componenti e la sinistra presente nella Commissione stessa debbano ancora essere orgogliosi del lavoro svolto per una legge che poteva essere attuata, in grado di dare garanzie e risposte certe ai problemi ricordati. Chissà perché, lo ripeto, di un lavoro unanimemente svolto dalla maggioranza è stata cancellata una parte. Si tratta di una coincidenza strana che ciò sia avvenuto il giorno dopo che il presidente di Confindustria ha chiesto un incontro al Presidente del Consiglio e che ci siamo trovati ad esprimere un voto di fiducia su un provvedimento che la maggioranza, in Commissione, aveva migliorato ed integrato? Qualcuno è in grado di sostenere che ciò non ha nulla a che fare con l'autonomia di questo Governo dai poteri suddetti?
Di fronte ai fatti che sono accaduti, penso che il presidente della Commissione abbia fatto un gesto di grande nobiltà e una certa solidarietà nei suoi confronti sia ipocrita. Invece della solidarietà ci vogliono atti politici, che sanino la frattura avvenuta. Le dimissioni - concludo - non sono state date dal presidente Pagliarini perché ha un'opinione di merito diversa da quella di qualcun altro, ma perché è stato svilito il ruolo del Parlamento e il lavoro nel Parlamento, anche della maggioranza che sostiene questo Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Rocchi, concluda.
AUGUSTO ROCCHI. Concludo, signor Presidente. Di questi fatti bisogna rispondere! Noi abbiamo votato la fiducia e voteremo a favore dell'approvazione del provvedimento in esame, ma i nostri giudizi non cambiano. Ci vuole una svolta o questo Governo ha veramente esaurito il suo ruolo (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
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FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vorrei svolgere due semplici considerazioni, richiamandomi all'intervento che ha fatto il collega D'Ulizia in quest'Aula e, soprattutto, alla dichiarazione sul voto di fiducia del presidente Donadi. Ci tenevo a sottolineare un mio personale apprezzamento e anche un elemento di soddisfazione per il senso e il gesto di responsabilità politica e di maturità mostrato da molti colleghi della sinistra, iniziando - l'abbiamo appena ascoltato - da quelli dei gruppi di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani, nella decisione di optare per la fiducia, mettendo da parte le pur legittime richieste e posizioni politiche, sacrificate, in qualche modo - perché negarlo? - sull'altare di una coesione di maggioranza che, com'è accaduto in altri momenti, non può che premiare nel lungo periodo.
Tale spirito di coalizione, che in passato ha visto coinvolte altre forze politiche e la stessa Italia dei Valori, a nome della quale parlo, porta, poi, a situazioni e scelte, qualche volta, anche di sofferto compromesso, mai in senso deteriore, ovviamente, ma ciò può e deve rappresentare per il Paese un segnale di serietà, che non può e non deve essere degradato ad una sconfitta o, tanto meno, ad una sorta di Caporetto del Governo di fronte alle pressioni di componenti politiche o di parti sociali, né ad una sconfitta dei gruppi che in quest'Aula non hanno condiviso fino in fondo l'atteggiamento e le scelte del Governo. Bisogna prendere atto di questo passaggio difficile per la coalizione, ma non possiamo che ripartire da ciò per offrire al Paese l'opportunità di continuare insieme sulla strada della completa realizzazione del programma sottoscritto alla vigilia delle elezioni del 2006 e di adattarne, in maniera condivisa, quei punti che hanno potuto o potranno risentire dei mutamenti che il tempo potrà comportare nel sistema Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la posizione del gruppo dei Popolari-Udeur rispetto all'approvazione di questo provvedimento è assolutamente chiara: riteniamo che sia nostra precisa responsabilità portare a termine quanto è stato deciso dalle parti sociali attraverso l'Accordo del 23 luglio scorso, che condividiamo appieno e che ha avuto l'approvazione anche dei molti lavoratori che hanno partecipato al referendum. In tal modo il Governo ha inteso rilanciare il metodo della concertazione come strumento fondamentale in un Paese avanzato, al fine di contemperare le ragioni del lavoro e dell'impresa in un orizzonte comune di crescita della competitività. Si tratta di un atto che costituisce un passo importante verso un Paese che vuole essere competitivo e solidale e che non intende abbandonare le categorie più deboli, dopo avere chiesto, ad oltre cinque milioni di persone con un apposito referendum, di esprimere il proprio parere.
Il Protocollo e il disegno di legge che lo recepisce partono, inoltre, dal presupposto che, per essere veramente competitivo, il sistema Paese dovrà cercare di utilizzare al meglio tutte le sue risorse, tramite il coinvolgimento nel mercato del lavoro dei soggetti che oggi sono più svantaggiati, come i giovani - i più penalizzati dal lavoro flessibile e, talvolta, da forme di vero e proprio precariato - per i quali il provvedimento in discussione si preoccupa di creare i presupposti per la realizzazione di maggiori opportunità di lavoro stabile e di prospettive pensionistiche più adeguate.
Altrettanto vale per le donne, il cui livello di occupazione rimane ancora, soprattutto nel Mezzogiorno, troppo basso rispetto alla media europea e agli obiettivi della strategia di Lisbona. Per le donne, infatti, il provvedimento in esame prevede interventi volti ad incrementare le opportunità di occupazione, rendendo più facile Pag. 69la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e rafforzando le garanzie per l'effettiva parità di trattamento sul lavoro tra uomini e donne. Lo stesso si può dire per le persone con disabilità, che incontrano ancora grandi difficoltà per un effettivo accesso al lavoro, per le quali il provvedimento prevede appositi interventi volti a rendere effettive le opportunità di inserimento o reinserimento lavorativo, tra cui la concessione al datore di lavoro di un contributo per l'assunzione di soggetti disabili volto a coprire una parte del costo salariale di tali lavoratori.
Nonostante le varie vicissitudini che il provvedimento ha subito durante l'iter parlamentare e che hanno costretto il Governo a ricorrere allo strumento della fiducia, ci troviamo oggi di fronte ad un testo che noi Popolari-Udeur non possiamo che condividere, anche perché contiene tutte le modifiche di iniziativa del nostro gruppo parlamentare. In particolare, mi riferisco alle disposizioni in favore del mondo femminile, come quella diretta a recuperare le esperienze e le competenze delle donne che, avendo privilegiato gli impegni familiari e la cura e la crescita dei figli, oggi si trovano escluse dal mondo del lavoro. Altro intervento di nostra iniziativa a favore delle donne è quello che restituisce loro la possibilità di effettuare versamenti non soltanto fissi, ma anche saltuari sulla propria posizione previdenziale. Le disposizioni che ho appena citato dimostrano, a nostro avviso, grande sensibilità verso una categoria di persone che non godono di un reddito fisso, pur dedicandosi quotidianamente al lavoro domestico al quale noi, Popolari-Udeur, riconosciamo una grande importanza, poiché contribuisce in maniera sostanziale alla difesa e alla crescita dei veri valori della famiglia. A tal proposito, vorrei ricordare che è stato recentemente dimostrato che il lavoro delle donne all'interno delle mura domestiche è il vero motore dell'economia italiana.
Altro tema fortemente richiamato dal nostro gruppo è quello relativo alla possibilità, per taluni settori, di stipulare contratti di lavoro a chiamata (job on call) perché riteniamo che soprattutto in alcuni ambiti, come quello turistico e quello dello spettacolo, l'abrogazione dello strumento legale del lavoro intermittente avrebbe certamente incentivato il lavoro sommerso, con grave danno sia per i lavoratori sia per lo Stato, considerato che il lavoro nero è equiparabile all'evasione fiscale.
Su tali problematiche avevamo già iniziato un lavoro costante nel tempo, che abbiamo portato avanti con particolare determinazione: infatti abbiamo rivolto un'interpellanza urgente al Governo e abbiamo avanzato una precisa proposta che ha costituito la base dell'intesa nella maggioranza e, poi, del testo definitivo di attuazione del Protocollo. Per tutte queste ragioni, noi Popolari-Udeur daremo convintamente il nostro voto favorevole all'approvazione di questo provvedimento che costituisce, per noi e per il Paese, una grande conquista (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buffo. Ne ha facoltà.
GLORIA BUFFO. Signor Presidente, a volte le vicende politiche sono semplici e non possono essere annebbiate dalle parole difficili. Questo è uno di quei casi: i fatti parlano da soli. Il primo fatto che parla da solo è che cinque anni di Governo Berlusconi hanno lasciato un segno pesante: chi lavora oggi è più precario e molto spesso sottopagato, in un Paese in cui la vita è cara e il diritto alla casa è carissimo. La destra non ha inventato certo la precarietà, ma le ha spalancato le porte, e intanto ha varato una riforma delle pensioni iniqua ed aggravata dalla viltà di rimandarne l'attuazione dopo la fine del suo Governo. Così stando le cose (l'antefatto è importante perché riguarda milioni di italiani), il 31 dicembre di quest'anno per molti l'età pensionabile si sposterebbe in avanti di tre anni in un colpo solo.
È dunque un'eredità difficile quella del centrosinistra che ha vinto le elezioni, perché si è impegnato a voltare pagina.Pag. 70
Il secondo fatto è il seguente. Si è concluso un accordo con le parti sociali raggiungendo un risultato sulle pensioni che per noi di Sinistra Democratica è condivisibile, perché non vi è più il «salto» di tre anni, non si «tocca» l'età pensionabile delle donne, si alzano (anche se di poco) le pensioni basse e si rendono meno difficili le carriere previdenziali dei giovani. Si è inoltre introdotta una distinzione, a nostro avviso decisiva, che tiene conto dei lavori più pesanti, i quali non possono essere trattati, ai fini dell'età pensionabile, come tutti gli altri. Sulla lotta alla precarietà, invece, il risultato non è stato buono e non occorre spendere molte parole per spiegarne il perché: la sproporzione tra le misure decise e la realtà è troppo grande.
Vengo così al terzo fatto. Vi è stata una consultazione importantissima che noi, per cultura e per scelta politica, consideriamo un grande evento democratico voluto dai sindacati e, in particolare, dalla CGIL.
Infine, si è giunti all'esame del Parlamento e sotto questo aspetto le cose sono andate decisamente male. Non sono andate male all'inizio perché in Commissione, con un compromesso difficile ma utile, non si è stravolto il Protocollo, anzi tutt'altro. Si è chiarito, però, che dopo trentasei mesi non vi è un'indistinta possibilità di fare una proroga del contratto a termine, perché essa incontra un limite del tutto ragionevole.
Si è migliorato qualche aspetto della disciplina dell'apprendistato; in tema di lavoro usurante si è chiarito che non vi sarà chi per contratto potrà usufruire di uno sconto, contando cinquanta notti, e chi, invece, dovrà raggiungerne ottanta e si è data, ragionevolmente, una delega al Governo con la libertà di scegliere insieme alle parti sociali un criterio equo. Non si è trattato, quindi, di qualcosa di clamoroso, ma solamente di chiedere delle garanzie che l'accordo non venisse svuotato o piegato agli interessi di chi è più forte.
Durante l'esame del provvedimento sul welfare svolto in sede di Commissione - vorrei ricordarlo perché è molto importante - nessuno ha assunto una posizione radicale né ha alzato le bandiere; anzi, non ci si è impuntati nemmeno su tutto ciò che, invece, sarebbe stato necessario modificare. Per voltare pagina, infatti, occorrerebbe introdurre le causali per il ricorso al contratto a tempo determinato (non mi soffermo in questa sede ad argomentare perché oggi, invece, vi è un abuso di questa forma contrattuale), e una norma che distingua in modo serio e moderno il lavoro economicamente dipendente da quello autonomo, considerato che oggi, con le regole ancora vigenti, il mercato del lavoro in Italia si fonda su un imbroglio, e lo sanno tutti in quest'Aula.
Il testo esaminato dalla Commissione comprendeva anche la reintroduzione in alcuni settori del lavoro a chiamata - fortemente voluto dal Partito Democratico e da noi, invece, avversato - il quale non era parte del Protocollo. Nell'insieme risultava, comunque, un testo che corrispondeva all'accordo con qualche miglioramento e un cambiamento peggiorativo. In Commissione ci si è fatti quindi carico del problema politico della maggioranza; non vi è stato qualcuno che si è limitato ad agitare dei vessilli propagandistici; la maggioranza ha lavorato e discusso, nelle sedi competenti, alla presenza del Ministro del lavoro; non vi è stato un accordo della maggioranza in Parlamento per affrontare i lavori in Commissione senza la partecipazione del Governo, che infatti ha assistito alle discussioni. Avevamo lavorato così; poi però è intervenuto uno strappo, non solo verso il Parlamento e verso la maggioranza, e in particolare nei confronti di una parte di essa, cinquanta volte più numerosa dei tre senatori che obiettavano.
Vi è stato un cambiamento e uno strappo persino sull'accordo tra le parti sociali. Ricordo, infatti, ancora una volta ai distratti che il testo su cui abbiamo votato la fiducia non coincide con quello votato da cinque milioni di persone, in quanto è reintrodotto il lavoro a chiamata che, a detta del Ministro da quando è in carica, era una delle misure peggiori prePag. 71viste dalla legge n. 30 del 2003, misura di cui sarebbe stato bene liberarsi il prima possibile. Questi sono i fatti.
Ieri ho sentito in Aula l'intervento di un esponente del Partito Democratico che ha chiesto - immagino rivolgendosi ai gruppi delle sinistre - se il testo risultante dal voto fiduciario fosse migliore o peggiore delle leggi varate dal centrodestra. Certo che è migliore, onorevole Fassino, ma non ci hanno votato sperando solo che non facessimo peggio. Se vi è carestia, non basta uno spuntino!
Credo che i riformisti, di cui vogliamo essere alleati, «agguantino» i problemi e non li aggirino. Ma in Italia vi sono cinque milioni di persone che lavorano precariamente, un'enormità: questo è il problema sociale del nostro tempo (di cui parlano tutti), che segna la società e che neanche regala competitività al nostro Paese.
Come Sinistra Democratica abbiamo sempre tenuto un comportamento sobrio nel lavoro parlamentare, nei giudizi politici e nelle dichiarazioni. Manterremo questo tono perché è il nostro, perché la sinistra a cui lavoriamo è concreta, ferma, mai agitatoria. Se esiste una tale carestia di lavoro sicuro, dignitoso, stabile, retribuito il giusto, noi, tuttavia, non proponiamo un banchetto per tutti, bensì ciò che è giusto e possibile.
In questi mesi di Governo del centrosinistra quasi ogni giorno siamo stati chiamati, a volte in modo burbanzoso, al rigore dei conti. Nel testo approvato dalla Commissione erano contenute - e sono in discussione - alcune norme che non costano, ma servono, sono giuste e niente affatto radicali. Noi sappiamo, perché siamo adulti e persone serie, che poco è meglio di niente per alcuni milioni di italiani e perciò voteremo a favore. Tuttavia, quando il poco è meno di ciò che hanno votato le lavoratrici e i lavoratori e meno di quanto deciso dal Parlamento, il problema politico è aperto ed è molto serio (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacomoni. Ne ha facoltà.
SESTINO GIACOMONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito odierno è qualcosa di veramente surreale, in quanto il Governo si è presentato in Parlamento sostanzialmente con il testo di un accordo sottoscritto con le parti sociali e ha preteso da noi una mera ratifica. Siamo tutti consapevoli che oggi, nostro malgrado, stiamo solo perdendo del tempo.
Il nostro lavoro in Aula (come del resto quello in Commissione, come testimoniano le dimissioni del presidente Pagliarini) è ritenuto inutile e forse anche dannoso dal Governo, interessato solamente alla propria sopravvivenza e non certo a risolvere i problemi reali del Paese.
Con questo provvedimento abbiamo avuto la certificazione che ormai l'Italia non è più una Repubblica parlamentare ma una Repubblica sindacale. Oggi, in piena Repubblica sindacale e sotto dettatura e dittatura della CGIL, ci troviamo di fronte al paradosso per il quale, se l'Assemblea provasse liberamente a legiferare in materia di pensioni e di lavoro, il sindacato non esiterebbe ad indire uno sciopero generale contro il Parlamento italiano.
È ormai vicino il giorno in cui il Governo, il vostro Governo, dovrà rimettere il mandato direttamente nelle mani dei sindacati e se non fossero in gioco il futuro dei nostri figli e delle nostre imprese potremmo dire che lo spettacolo offerto dal Governo Prodi sul welfare è quasi comico. Trattative chiuse e riaperte, svariate riunioni del Consiglio dei ministri tra ricatti, divisioni e distinguo per partorire, infine, un brutto compromesso disconosciuto da tutti e incomprensibile, tant'è vero che Prodi, come Totò, è arrivato a porre la fiducia «a prescindere»: non si era mai vista una fiducia posta a prescindere dal testo!
L'unica certezza è che la fiducia è stata posta non a causa dell'ostruzionismo dell'opposizione (che, anzi, ha avuto un atteggiamentoPag. 72 serio e costruttivo), bensì per superare le divisioni della vostra maggioranza.
Dopo averne tanto parlato in campagna elettorale, ora, con il vostro immobilismo, state veramente condannando l'Italia a un lento - ma inesorabile - declino. La vostra azione politica, dettata da un'estrema sinistra massimalista, che controlla cinquanta senatori su centocinquantotto, ha finora prodotto solo tasse e controriforme, la più eclatante delle quali è proprio quella contenuta nel provvedimento che oggi stiamo esaminando: la «controriforma» delle pensioni, che, con il passaggio dallo «scalone» agli «scalini», rappresenta sicuramente l'unica opera «infrastrutturale» realizzata dal vostro Governo.
Purtroppo, però, sui vostri «scalini» rischia di scivolare rovinosamente il futuro dei nostri figli. Con i 23 miliardi di euro (la vostra «controriforma» costa tanto) si sarebbero potute avviare serie ed efficaci misure di politica attiva del mercato del lavoro e si sarebbe potuta approvare una vera riforma dello Stato sociale.
Per tale motivo un Governo deve stabilire le priorità: non può pensare di mandare in pensione i cinquantenni e, contemporaneamente, di trovare le risorse per accompagnare i giovani verso il lavoro. La priorità del Governo Berlusconi era chiara: creare milioni di posti di lavoro. Siamo convinti che questa è la vera politica sociale che un vero Governo deve perseguire: abbiamo raggiunto, infatti, il record storico di 23 milioni di occupati.
Durante i cinque anni del Governo precedente, avete lanciato anatemi contro la nostra riforma del mercato del lavoro, salvo poi scoprire, con cinque anni di ritardo - e solo dopo l'assassinio del professor Marco Biagi (unico vero martire) - che, grazie alla buona flessibilità introdotta dalla nostra legge, sono stati creati, in Italia, oltre due milioni di posti di lavoro. Mi auguro che oggi, con i dati ISTAT alla mano - e all'esito dell'indagine conoscitiva sulla precarietà - abbiate finalmente capito che flessibilità non è sinonimo di precarietà, bensì di opportunità di ingresso nel mondo del lavoro. Con la buona flessibilità abbiamo aperto ai giovani la porta di accesso al mercato del lavoro: oggi, con le restrizioni che state inserendo, state di fatto sbarrando quella porta.
Il dibattito odierno, in realtà, certifica il fallimento delle politiche sociali e di sviluppo del vostro Governo. Oltre al danno, questo Esecutivo riserva ai giovani anche la beffa: fa promesse che non potrà mantenere. La clausola che prevede che le pensioni future siano pari al 60 per cento dell'ultima retribuzione, infatti, non ha alcun fondamento giuridico: lo sapete bene, considerato che, con la riforma Dini del 1995, il sistema di calcolo delle pensioni non si basa sulla retribuzione, ma sui contributi versati.
Il testo che state approvando rompe definitivamente il patto di solidarietà generazionale tra lavoratori attivi e pensionati, tra giovani e anziani. Oggi i trentenni devono versare contributi sempre più alti, per pagare pensionati sempre più giovani. Lo «scalone» che state demolendo garantiva la tenuta dei conti pensionistici e serviva proprio per rinsaldare il patto generazionale. La vostra «controriforma» costerà agli italiani, nel complesso, oltre 23 miliardi di euro e non dieci, come calcolato nel testo che state approvando.
Ma, almeno, vi siete chiesti chi paga? Pagheranno i cittadini, con continui aumenti delle tasse e dei contributi, ma pagheranno soprattutto i giovani, che, con l'aumento delle aliquote contributive, percepiranno meno soldi in busta paga e perderanno occasioni di lavoro. Del resto, mentre il Governo trattava con le parti sociali su pensioni e lavoro, nessuno ha rappresentato i giovani al tavolo. Lo stesso Governo, in realtà, era interessato non tanto al tavolo quanto alle sedie o, meglio, alle poltrone da occupare!
Questo è il vostro concetto di piena occupazione, molto diverso dal nostro e da quello di Keynes. Il ritratto della sinistra massimalista costerà caro al nostro Paese. Quella dei lavori usuranti sarà una bomba ad orologeria, destinata ad esplodere nel tempo. Per non parlare, poi, dei dubbi Pag. 73sull'incostituzionalità di questa norma: ci dovete spiegare, infatti, perché un lavoro notturno è usurante se è svolto da un lavoratore sindacalizzato e non lo è più se a svolgerlo è un lavoratore autonomo.
Come potete pensare che un autotrasportatore (che guida tutta la notte), un fornaio o un commerciante che lavora ai mercati generali non siano usurati dal loro lavoro? Come potete pensare che fare il poliziotto o il carabiniere non sia un lavoro usurante? Avete una strana idea dei diritti! In realtà, se parliamo di diritti soggettivi, o sussistono per tutti o per nessuno.
Il provvedimento in esame, inoltre, sempre con la complicità dei sindacati - e, purtroppo, con l'accondiscendenza di Confindustria - non fa nulla a sostegno delle imprese e, anzi, aumenta i vincoli allo sviluppo. Anche la detassazione e la decontribuzione, se non inserite in un processo di libera contrattazione aziendale, possono rivelarsi una mera illusione. L'unica certezza del vostro Protocollo è la dilatazione della spesa pensionistica. Tutto ciò accade mentre il Governatore Draghi denuncia i rischi per l'economia del «sistema Paese»: frenata dei consumi e salari troppo bassi.
Credo, dunque, di un non poter essere smentito nell'affermare che il Governo ha sostenuto una trattativa sbagliata e che, ancora peggio, ha firmato un accordo dannoso per il Paese. Di fronte a questa vostra incapacità a governare, acquista ancora più risalto la forza riformatrice del Governo Berlusconi: sarebbe bastato per voi ripartire dal Patto per l'Italia sottoscritto dal Governo Berlusconi con i sindacati, ed oggi noi avremmo sostenuto con convinzione una seria riforma dello Stato sociale.
Purtroppo, la vostra finta disponibilità al dialogo sulle riforme si scontra con la triste realtà di ciò che sta avvenendo in quest'Aula su una riforma, come quella dello Stato sociale, che è di gran lunga la più importante per il futuro dei nostri figli, perché - come diceva Ralf Dahrendorf - lo Stato sociale è il più grande successo della politica moderna.
Oggi dobbiamo prendere definitivamente atto che con questo Governo non è possibile alcun dialogo. Ci chiediamo allora ad alta voce: dove sono finiti i presunti riformisti del Partito Democratico? Cari amici riformisti, se ci siete, battete un colpo! Non ho sentito nulla... Noi siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità, certi che le nostre idee e le nostre proposte diventeranno le leggi e le riforme del domani. Per tutto ciò, oggi Forza Italia dice «no» a un provvedimento frutto di un compromesso brutto, sbagliato e dannoso per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).