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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A. C. 3178-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, ci uniamo ovviamente al cordoglio del collega.
Nel pronunciare la dichiarazione di voto a nome di Alleanza Nazionale, mi rivolgerò, signor Presidente e cari colleghi, non al Governo né al Presidente del Consiglio, che ponendo la questione di fiducia sul provvedimento che recepisce il Protocollo sul welfare ha dimostrato di nonPag. 74apprezzare, anzi di mortificare il Parlamento, che è stato ridotto ad esercitare un ruolo di mera ratifica delle decisioni da altri assunte (mi riferisco a Confindustria e ai sindacati); mi rivolgerò, invece, direttamente ai lavoratori, ai giovani, agli anziani e ai pensionati, che dal provvedimento in discussione non riceveranno benefici, ma solo danni (che non si verificheranno, forse, nell'immediato, ma in futuro certamente).
A costoro intendo dire - soprattutto lo voglio dire ai giovani - che il grande imbroglio che si cela in questo provvedimento aprirà a breve non solo un conflitto generazionale, come altri hanno osservato, ma anche un genocidio previdenziale che colpirà proprio i giovani lavoratori che, signor Presidente, dal 1995 in poi (è appena ieri) sono entrati nel mondo del lavoro e rischiano di non poter godere in futuro di una pensione certa e soprattutto congrua.
Ciò avviene perché con la scelta scellerata di abolire il cosiddetto «scalone» si accorcia enormemente il periodo di tenuta e di resistenza del sistema previdenziale italiano che - nel volgere di un ventennio e, forse, anche prima - rischierà il collasso.
Tale genocidio pensionistico viene commesso dal Governo Prodi solo per garantire a chi è ancora in grado di lavorare - e lavorare proficuamente - di andare in pensione a 57 anni, con l'aggravante della malafede sulla copertura finanziaria (che non c'è) e sull'impatto devastante che questa controriforma potrà avere sulla finanza pubblica.
Viene compromesso il futuro pensionistico dei giovani lavoratori con una «controriforma» che va esattamente nella direzione opposta a quella in cui si muove l'Europa e si muovono le nazioni dell'intero pianeta. Le altre nazioni aumentano l'età pensionabile, perché sono già da tempo aumentate le aspettative di vita di uomini e donne e si è acuita la crisi demografica. L'Italia invece, cosa fa? In controtendenza, si abbassa l'età pensionabile e si bruciano 75 miliardi di euro in dieci anni!
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 14,40)
ANTONINO LO PRESTI. Intendiamo rivolgerci ai giovani lavoratori perché prendano coscienza di tale rischio che Alleanza Nazionale, come forza politica responsabile e attenta a garantire le esigenze di tutti i lavoratori, ha più volte denunziato ma invano. Come è possibile immaginare che si possa ancora andare in pensione a 57 anni nel pieno del vigore fisico, quando la prospettiva di vita per un uomo si è allungata fino a 75 anni e per le donne ancora di più?
È questo il messaggio negativo che questa vostra riforma, signori del Governo e della maggioranza, propone al Paese e alle giovani generazioni. Il domani della previdenza italiana è incerto e pericoloso, e non importa se a soffrire saranno le generazioni a venire. Ecco perché è necessario che nel Paese aumenti sempre di più il disdoro generale per il modo irrazionale di governare di questa maggioranza, tutta spostata a sinistra ma sempre pronta ad ubbidire ai veri padroni che fuori dal Parlamento decidono quello che potete e non potete fare.
Ma il testo sul quale avete ottenuto la fiducia porterà pure danni all'intero sistema del mercato del lavoro, tanto faticosamente riorganizzato dal centrodestra con la legge Biagi, che voi più volte avete detto di voler cancellare, e purtroppo ci state riuscendo. Avete tolto il termine degli otto mesi come ultima proroga aggiuntiva ai trentasei mesi per il lavoro a tempo determinato, delegando alla contrattazione collettiva sindacale di definirlo. Qualcuno ha valutato questa novità come un colpo di genio e come una scelta favorevole alle imprese: dubito che sia così, e temo anzi che si possano determinare danni alle imprese, nel momento in cui le parti sociali non dovessero trovare un accordo o ritardassero il suo raggiungimento.
Vedremo cosa accadrà, cari colleghi, conoscendo il tasso di litigiosità delle parti sociali e l'enorme arretrato di contratti collettivi scaduti da anni e che stentano ad Pag. 75essere rinnovati; e vedremo ancora cosa accadrà sui lavori usuranti, quando il Governo dovrà esercitare la delega e dovrà dire chi sta dentro e chi sta fuori, per non sforare i limiti di spesa, che già è elevata e che ad oggi non ha una copertura certa, per le ragioni che dirò a breve.
Lascerete in pace le Forze dell'ordine, garantendo la loro specificità, la specificità della loro attività e del loro ordinamento, o continuerete a mortificarle nella dignità e nel ruolo, e soprattutto nelle risorse, che sono sempre di meno? E ancora: dovremo scriverla tutta la storia dell'aumento degli oneri contributivi per le imprese quando si scoprirà che non bastano i soldi che voi avete preventivato, o peggio che non sapete dove andarli a prendere, perché si saranno dissolte tutte le coperture indicate? Ecco dove sta l'imbroglio!
Ho denunziato a chiare lettere l'altro ieri, nel corso dell'illustrazione della questione pregiudiziale, che il provvedimento in esame è coperto solo virtualmente e che i risparmi che avete previsto dalla razionalizzazione del sistema previdenziale non ci saranno; così come non c'è ancora uno straccio di piano industriale sull'accorpamento degli enti di previdenza, e su questo punto attendo ancora la smentita della Ragioneria generale dello Stato. Ho denunziato anche che, ammesso che si realizzi un'economia dal riordino degli enti di previdenza, i risparmi così ottenuti non potranno essere utilizzati per coprire questa legge perché non saranno entrate reali: e lo dice sempre la Ragioneria, che però prosegue nel suo omertoso e complice silenzio.
E allora, signori del Governo, smettetela di prendere in giro gli italiani e smettetela pure di prendere in giro la vostra stessa maggioranza, che blandite da un lato ma che bastonate senza pietà dall'altro nella logica del divide et impera, facendo fare una magra figura con il proprio elettorato ai vostri compagni di Rifondazione Comunista, i quali per salvare la faccia sono costretti a soffocare la rabbia e a votare la fiducia comunque.
Usque tandem, fino a quando lei, onorevole Prodi, assente come sempre da quest'aula, abuserà della pazienza degli italiani e dei suoi stessi alleati? Fino a quando dovremo noi tutti, cittadini italiani, sostenere sulla nostra pelle, e soprattutto sul futuro dei giovani, le scelte dissennate che adottate continuamente e che fate approvare con voti di fiducia, che nel numero ormai hanno superato anche i mesi del vostro Governo?
Possiamo solo sperare che le parole del presidente Dini e di Rifondazione Comunista, che per ragioni diverse hanno chiaramente parlato di fine di un'esperienza governativa ormai consunta ed esausta, non rimangano lettera morta, perché a morire sarà diversamente la speranza degli italiani, che ormai da tempo hanno intuito cosa li attende se il vostro Governo non verrà preso e mandato a casa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellanova. Ne ha facoltà.
TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, il gruppo Partito Democratico-L'Ulivo voterà in modo convinto a favore di questo provvedimento, e lo farà perché le misure che esso contiene sono in linea con la missione del Governo Prodi e con tutti i provvedimenti fin qui adottati dal Ministro Damiano, come quelli sulla coesione sociale, sui diritti, sulle opportunità e sulla competitività.
Lo farà anche perché il metodo innova molto. Vorrei ricordare a quest'Aula che la riforma delle pensioni del 2004 fu fatta contro il mondo del lavoro. Per la prima volta nel nostro Paese, infatti, vi fu una riforma pensionistica senza confronto e senza intese con i soggetti interessati, attivando così un pericoloso scontro tra padri e figli. Il Protocollo che origina il provvedimento che tra poco approveremo è frutto invece di un accordo con le parti sociali convalidato da oltre cinque milioni di lavoratori, di cui solo un milione pensionati. Si tratta di una grande prova di democrazia, e non solo per le organizzazioni sindacali, ma per il Paese. Questa non è una novità per il movimento sindacale, Pag. 76altro che lobby conservatrice: nei momenti fondamentali il sindacato si è fatto carico dei problemi di questo Paese. Voglio richiamare brevemente solo il contributo che è stato dato alle politiche di risanamento e alla lotta all'inflazione all'inizio degli anni Ottanta; l'accordo del luglio 1993 con il Presidente Ciampi; il patto di Natale del 1998 con il Presidente D'Alema: per noi questo metodo, la concertazione, è un valore per la nostra democrazia.
Forti di questa convinzione, auspichiamo un serio dibattito che si cimenti con il tema del ripensamento dei meccanismi della concertazione e che restituisca ad ogni soggetto il ruolo che gli è proprio. Siamo consapevoli che un Paese come il nostro, che ha bisogno di aumentare la competitività e la produttività, un Paese diviso, ha bisogno di corpi intermedi, di una rappresentanza sociale, di un sindacato generale non corporativo, che svolga un ruolo fondamentale.
Venendo al merito del provvedimento, vi è da dire che non vi è solo la modifica dello scalone, che pure rappresenta una misura importante, perché esso fu una scelta iniqua (rimuovendo lo scalone, infatti, ridiamo serenità e certezza a centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori). Vi è anche l'intervento sui lavori usuranti. In quest'Aula ho sentito tanti lamenti sui ritardi: ma perché non si è definito il perimetro, perché non è stata attivata la norma sui lavori usuranti? In questo provvedimento lo facciamo, non con populismo ma con senso di responsabilità, con un approccio riformista, e conferiamo una delega al Governo che prevede tempi strettissimi, perché a questo problema bisogna dare velocemente una soluzione.
Si interviene sulle pensioni basse. Anche su tale questione voglio evidenziare il filo rosso che lega il provvedimento con gli interventi che quest'Aula ha votato a luglio di vera redistribuzione di reddito, come ad esempio la quattordicesima mensilità. Il disegno di legge che ci accingiamo ad approvare, intervenendo sul tasso di sostituzione per i lavori precari, non inferiore al 60 per cento, con la totalizzazione e con il riscatto della laurea, vuole evitare il riprodursi di quella situazione di una massa di futuri pensionati poveri, che sarebbero poi i giovani precari di oggi.
Questo provvedimento rafforza le politiche attive del lavoro, per uno Stato sociale inclusivo e non solo risarcitorio, e su questo argomento basta leggere con attenzione la delega per la riforma degli ammortizzatori sociali. Se il lavoro discontinuo è un'esigenza della produzione e non una scelta vessatoria del sistema di impresa, come possiamo fare in modo che la flessibilità non diventi precarietà, se non conciliando le esigenze dell'impresa sana e innovativa con le esigenze dei lavoratori? Dobbiamo ripensare gli strumenti di sostegno al reddito, nonché una robusta strumentazione per il reinserimento nel mondo del lavoro.
Con questo provvedimento, in attesa della riforma, interveniamo con un notevole incremento dell'indennità di disoccupazione, che - vorrei ricordarlo ai colleghi e alle colleghe - è l'unico strumento di ammortizzatore sociale universale fra quelli esistenti. Ne incrementiamo quantità e durata, rivolgendo particolare attenzione agli over 50, quella fascia di lavoratori e di lavoratrici di cui spesso analizziamo le difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, ma per i quali poco è stato fatto negli anni passati.
Desidero invitare tutti noi a non sottovalutare l'importante intervento sulla previdenza in agricoltura che costituisce - anche in questo caso - il recepimento di un avviso comune. Si tratta non solo di un intervento di equità nei confronti di centinaia di migliaia di lavoratori e di lavoratrici, ma anche di una misura di lotta ai fenomeni illegali e a quel sistema che vede le procure del nostro Paese trovarsi spesso nel caos a causa di una gestione malavitosa della previdenza agricola. Ebbene, concordando con le parti sociali, noi abbiamo avuto il coraggio di mettere le mani in questo terreno. Infine, si prevede un sostegno alle imprese agricole.
Quanto alle donne, anche sotto questo profilo ho sentito molti lamenti: pure, Pag. 77abbiamo introdotto modifiche importanti alla delega sull'occupazione femminile. In proposito, vorrei chiedere alle amiche del centrodestra se davvero pensano che si è credibili se si afferma che il fatto che il tasso di occupazione femminile in Italia è al 46 per cento, mentre nel Mezzogiorno è al 27 per cento, deriva dalle politiche di questi due anni e non da ritardi storici che ci vedono tutti responsabili. Rispetto a tali ritardi, quel che si deve fare è rafforzare le norme che sono state inserite in questo provvedimento, con una delega che punta ad intervenire sugli orari e sulla conciliazione dei tempi, a rafforzare gli incentivi all'occupazione femminile, ad agevolare l'accesso e il rientro al lavoro delle donne.
Quanto al part-time, abbiamo condotto un intervento importante, modificando le clausole flessibili, portando da due a cinque giorni il preavviso per le clausole elastiche, e rendendo esigibile il diritto delle lavoratrici - in caso di malattia oncologica - a trasformare il loro contratto da tempo pieno a part time e viceversa.
Per quel che riguarda i giovani, abbiamo pensato all'accesso al credito per attività innovative: vedete, in un Paese ove gli artigiani e le piccole imprese ci dicono che il credito finanzia i patrimoni, noi scommettiamo su interventi mirati ad investire su quei giovani che hanno capacità innovative e capacità di intrapresa, e che puntano ad uno sviluppo di qualità.
Abbiamo inoltre introdotto maggiori certezze nel percorso della stabilizzazione, sia nel pubblico che nel privato, e abolito gli strumenti della legge n. 30 del 2003 che avevamo dichiarato al Paese che avremmo abolito, vale a dire lo staff leasing per il tempo indeterminato e il lavoro a chiamata. Anche sotto questo profilo, desidero dire ai nostri colleghi del centrosinistra: ragioniamo. Il testo della Commissione non reintroduce il lavoro a chiamata: il lavoro a chiamata è abolito, tranne che per talune fattispecie (i settori del turismo e dello spettacolo), per le quali si rimanda alla contrattazione, che è la sede propria della regolamentazione di simili materie. E lo facciamo perché riteniamo che - se non si regolamenta il lavoro che si svolge per un giorno o per due giorni alla settimana - si rischia, anziché di garantire il lavoro, di determinare nuove sacche di lavoro nero, e tutti noi vogliamo combattere il lavoro nero.
Su questi punti credo che, pur senza stravolgere il Protocollo stipulato con le parti sociali, la Commissione lavoro abbia portato un contributo importante. Non solo abbiamo ascoltato in sede di audizione 38 organizzazioni sindacali e datoriali: le abbiamo ascoltate, abbiamo colloquiato, abbiamo recepito suggerimenti, abbiamo approvato emendamenti significativi, che ritroviamo nel testo che è sottoposto al nostro voto. Per questo lavoro e per il contributo che tutti abbiamo dato, desidero ringraziare in modo particolare il presidente Pagliarini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Comunisti Italiani) e il relatore Delbono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo) per l'equilibrio, la capacità, la competenza, il rigore istituzionale con cui questo provvedimento è stato portato in Aula.
EMILIO DELBONO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMILIO DELBONO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, a conclusione del cammino di questo impegnativo ed importante provvedimento, desidero esprimere anzitutto parole di gratitudine nei confronti dei colleghi della Commissione, sia di maggioranza che di opposizione, poiché non abbiamo mai riscontrato un atteggiamento ostruzionistico, ma sempre una discussione sul merito. Desidero anche cogliere l'occasione per ringraziare il presidente della Commissione, Pagliarini, che auspico possa continuare a svolgere il proprio lavoro, anche perché, in questa complessa vicenda, ha dimostrato rigore e serietà (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Comunisti Italiani). Da ultimo, permettetemi Pag. 78di ringraziare anche il sottosegretario Montagnino, un galantuomo che ha seguito con grande fatica il nostro lavoro.
Infine, per amore di verità, al di là della discussione politica che si è aperta e del difficile rapporto di una parte della maggioranza con il Governo, desidero ricordare che non si è tornati al testo originario, ma che il prezioso lavoro della Commissione ha avuto anche possibilità di essere accolto nel maxiemendamento, come molti colleghi possono vedere. Credo dunque che questa pagina si chiuda consegnando un provvedimento importante, utile e benefico per il Paese e per i cittadini italiani. Questo, onorevole Presidente, ritenevo doveroso lasciare agli atti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni...
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
SIMONE BALDELLI. Per dichiarazione di voto, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo brevemente per sottolineare il fatto che se il Presidente Pagliarini ha avuto la dignità di dimettersi da presidente della Commissione, purtroppo non possiamo riconoscere la stessa dignità al collega Delbono, il cui operato è stato smentito dal Governo attraverso la posizione della questione di fiducia. Inoltre, vorrei ricordare al Governo che in questa sede (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico-L'Ulivo e Comunisti Italiani)...
IACOPO VENIER. Tempo! Tempo!
LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, tempo!
SIMONE BALDELLI. Capisco che ci sia un po' di nervosismo in questo senso nell'intera maggioranza...
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Basta!
SIMONE BALDELLI. Vi prego, colleghi, farò un intervento veramente brevissimo, per ricordare al Governo che questa mattina la Camera ha approvato l'ordine del giorno n. 9/3178/55, di cui sono primo firmatario, che nel dispositivo impegna il Governo, anche in ordine al provvedimento in esame, «ad adottare per il futuro iniziative e comportamenti, per quanto di sua competenza, tesi a restituire agibilità al sistema costituzionale, garantendo così la pienezza delle prerogative parlamentari anche nelle prossime eventuali attività di concertazione, e dunque a tenere costantemente e preventivamente informato il Parlamento, attraverso informative e audizioni presso le competenti Commissioni parlamentari, sulle linee e le posizioni che il Governo intenderà adottare nell'ambito di tale concertazione e sugli indirizzi e gli orientamenti di attuazione delle deleghe, nonché del raggiungimento degli obiettivi previsti dal testo in questione».
Signor Presidente, avrei preferito finire di leggere questo testo nel silenzio dell'Assemblea. Non è stato possibile. Però spero che il Governo abbia almeno il coraggio di mantenere questo impegno, votato all'unanimità e con responsabilità da quest'Assemblea.
PRESIDENTE. Colleghi, il gruppo di Forza Italia, in base ai tempi previsti dal contingentamento, ha ancora a disposizione un'ora e diciassette minuti che, se volesse, potrebbe utilizzare per le dichiarazioni di voto. Quindi era legittimo dare la parola al collega Baldelli.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.