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TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO FABIO EVANGELISTI SULLE MOZIONI N. 1-00248 E N. 2-00252
FABIO EVANGELISTI. Accogliamo favorevolmente, almeno in linea di principio, la mozione presentata dall'onorevole Giorgetti del gruppo lega Nord Padania, ma non possiamo non avere alcune questioni che ci paiono fondamentali da chiarire.
La crisi nei Balcani dopo decenni ha riportato, di fronte ad un'attonita e fin troppo immobile Europa, la barbarie della guerra, della distruzione e della fame, producendo dinamiche centripete che ancora oggi rischiano, da un lato, di incrinare la stabilità del rapporto tra Stato e minoranze etniche dei vari membri europei, si pensi ad esempio alle correnti separatiste in Spagna e in Grecia, e dall'altro di assurgere a potenziale giustificazione, a modello, e addirittura a valido precedente, per un'azione di smembramento tra gli stessi Stati membri.
Tale condizione oltre a rappresentare un pericolo che l'intera Unione Europea non può correre, sottolinea un evidente paradosso per tutte quelle realtà che anelano all'ingresso nella grande casa europea. A cosa servirebbe loro, infatti, dividersi in piccoli Stati per poi ricompattarsi sotto un'unica bandiera, senza più frontiere, con un'unica moneta, medesime politiche fiscali ed economiche e svariati vincoli in termini politici e militari?
La complicata condizione della coesistenza tra diverse etnie e diverse culture posta all'attenzione della comunità internazionale ha condotto così al tavolo dei negoziati anche gli USA, la Russia e l'Unione europea al fine di raggiungere un compromesso efficace, finalizzato alla stabilizzazione della regione e di tutta l'area balcanica.
Proprio ieri, però, a Baden in Austria, tale obiettivo è stato nuovamente mancato, riportando i colloqui internazionali ad un'impasse che rischia di comportare effetti ancora più drammatici.
Alla luce di questa situazione, quindi, non possiamo che essere contrari ad una dichiarazione unilaterale di autonomia da parte del Kosovo, come proposto dalla Lega, ma al tempo stesso, non possiamo non registrare la necessità di arricchire questa posizione offrendo a quest'Aula, così come al Governo serbo e a quello kosovaro, un nuovo punto di vista.
Una nuova prospettiva che, andando al di là del mero ambito statale, sappia focalizzare l'attenzione dei contendenti verso una realtà sovranazionale, comunitaria e scevra da futili quanto pericolosi nazionalismi.
I sei stati fondatori fecero lo stesso quando, nel 9 maggio 1950, sulle macerie della seconda guerra mondiale, decisero di superare la logica stato-centrica per dar vita a una nuova era di pace e prosperità. A questi e al resto dell'Unione europea tocca ora sviluppare un ragionamento in tal senso nei negoziati con Serbia, Kosovo, Russia e Usa perché, oltre a dirsi semplicemente favorevoli o contrari ad una dichiarazione di autonomia, si possa innescare un nuovo processo di sviluppo democratico e integrazione tra popoli.
Per questo appoggeremo la mozione della maggioranza e voteremo contro quella della Lega.