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Informativa urgente della Governo sulla protesta in atto da parte degli autotrasportatori e sui relativi effetti (ore 18).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Uggè, che ha scambiato il suo turno con l'onorevole Lovelli a seguito di un accordo tra i gruppi. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, a me correrebbe l'obbligo di ringraziare il rappresentate del Governo per l'informativa, se non avessi ascoltato un lungo elenco di impegni assunti nei vari mesi durante i quali si è svolto il confronto tra la categoria degli autotrasportatori e le loro associazioni, da un lato, e il Governo, dall'altro.Pag. 52
Purtroppo, al di là di questo lungo elenco di impegni, quando ho sentito il sottosegretario Annunziata elencare i nuovi impegni che il Governo ha preso, sono andato a rivedermi l'accordo del 7 febbraio di quest'anno e, ancora prima, l'accordo del 20 ottobre 2006. Potrei leggere al sottosegretario e ai colleghi gli stessi impegni assunti in quell'occasione, dove il Governo si impegnava ad aprire tavoli, a verificare le opportunità, ad approfondire e ad identificare le vie di uscita con riferimento ai temi riguardanti questo settore.
Mi pare che il Governo stia rappresentando una situazione che, tra l'altro, non tiene conto di quanto sta accadendo nel Paese. Forse il sottosegretario e il Ministro non ascoltano i telegiornali e non leggono i giornali, ma il Paese praticamente è paralizzato.
Qualcuno può, forse, pensare che questa iniziativa di grande adesione sia solo il frutto di taluni facinorosi, come il sottosegretario ha tentato di farci credere? Oppure non è, invece, il frutto di una condivisione forte da parte delle imprese? Infatti, sono coinvolte due associazioni del mondo dell'artigianato, tra cui la CNA-Fita - altro che iniziative di carattere politico! - che notoriamente non ha comunione di idee con i partiti di centrodestra. Inoltre, nello stesso senso, in una lettera e in un documento sottoscritto, le critiche della Lega delle Cooperative hanno chiaramente evidenziato al signor Ministro che il rispetto del Protocollo sottoscritto il 7 febbraio era fallimentare.
Alla luce di queste osservazioni quelle associazioni hanno dichiarato il fermo. Altre che rappresentano le imprese hanno preferito consultarsi con le realtà associate; dopodiché, solo dopo aver constatato che da 40 giorni il Governo non cercava di governare un conflitto che poteva esplodere, hanno invitato le loro imprese associate ad aderire all'iniziativa proclamata dalla CNA-Fita e dalla Confartigianato trasporti. Il risultato che ne è venuto fuori è sotto gli occhi di tutti: basta vedere le autostrade che sono praticamente sgombere di mezzi pesanti e che dimostrano che c'è l'adesione, e certamente non è il frutto di quei gruppi a cui il sottosegretario faceva riferimento.
Il sottosegretario mi pare che abbia le idee un po' confuse rispetto a quella che è stata la conclusione del confronto, che non è di pochi minuti fa e non è ancora in corso, ma è di due o tre ore fa. Infatti, un comunicato riportato da un'agenzia di stampa delle ore 16,29 del segretario generale della CNA-Fita, Maurizio Longo, afferma: «Le categorie dell'autotrasporto lasciano Palazzo Chigi» - sono ritornate, signor sottosegretario? - «confermando il blocco dei TIR e riservandosi di valutare il documento presentato oggi dal Governo». Lo ha affermato Maurizio Longo della CNA-Fita conversando con i giornalisti al termine dell'incontro con l'Esecutivo a Palazzo Chigi.
Tale incontro ha dimostrato, ancora una volta, quale sia il reale interesse di questo Governo: non di governare i conflitti né di cercare le soluzioni che evitino al Paese, all'economia e a tanti cittadini di essere coinvolti nelle conseguenze di un'azione indubbiamente dirompente, ma che avviene nel rispetto delle regole del codice di autoregolamentazione in senso generale. Alcuni episodi condannabili si sono verificati e certamente non vi è la copertura per quelle iniziative. Mi rivolgo a coloro - e in questa sede sono molti - che nella propria esperienza precedente hanno svolto attività sindacale.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLO UGGÈ. Non ritengo che sia un modo di aprire un confronto positivo in una situazione del genere, presentarsi alle associazioni, mettere loro in mano un documento e dire: guardatelo e valutatelo, se lo firmate va bene, altrimenti arrivederci, e poi andarsene lasciando l'incontro. Signor sottosegretario, questo è forse un nuovo modo di concertare? È questo il significato della parola concertazione? Mi sembra che sia un modo singolare di affrontare le questioni tra parti sociali, soprattutto quando siamo in presenza di una determinata situazione che si aggrava ora dopo ora. Credo che probabilmente...
Pag. 53PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLO UGGÈ. ...il senso di responsabilità delle associazioni degli autotrasportatori sarà dimostrato, ancora una volta, a questo Governo, che si è limitato solo a dare delle indicazioni, e tralascio la ridicola precettazione, prima annunciata dal Ministro e poi smentita questa mattina in una trasmissione televisiva. Così voi pensate di confrontarvi con il mondo dell'autotrasporto e delle piccole imprese, che non hanno altri strumenti che farsi...
PRESIDENTE. Deve concludere.
PAOLO UGGÈ. Queste sono le ragioni per le quali esprimiamo grande delusione sul comportamento del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.
MARIO LOVELLI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per l'informativa che ha reso all'Assemblea anche perché - come sappiamo - non bisogna dimenticare, in una circostanza come questa, che, dall'inizio dell'attuale legislatura, l'attenzione del Governo e della maggioranza parlamentare in materia di trasporti e di infrastrutture è stata indubbiamente rilevante sia in termini di interventi finanziari che normativi. Tra questi ultimi, è utile ricordare il recente decreto-legge sulla sicurezza stradale e il disegno di legge sempre in materia di sicurezza stradale, tuttora in discussione in IX Commissione, che ha riflessi rilevanti anche in materia di autotrasporto.
Sul piano finanziario, basterebbe ricordare che il rifinanziamento dei cantieri ANAS e ferroviari è stato uno dei punti iniziali di questa legislatura, insieme al rifinanziamento del piano nazionale per la sicurezza stradale, contenuto nella legge finanziaria per il 2007 e che è uno dei temi di quella per il 2008.
Affermo ciò per ricordare all'Assemblea che nella legge finanziaria in corso, i cui effetti attuativi devono ancora essere del tutto dispiegati, sono stati stanziati complessivamente a favore del settore dell'autotrasporto 790 milioni di euro, cioè 90 milioni di euro in più rispetto allo stanziamento dell'anno precedente, mentre la legge finanziaria per il 2008 ha già dato risposte importanti. Per ragioni di brevità, senza entrare nel dettaglio, ricordo in particolare l'articolo 62 e gli emendamenti che sono stati oggetto di discussione in IX Commissione, tra i quali quelli presentati, in particolare, dal nostro gruppo potranno trovare un'allocazione definitiva - come il sottosegretario ha già anticipato - nel maxiemendamento che sarà presentato dal Governo. Mi riferisco, in particolare, all'aumento dei fondi che riguardano sia la questione dei pedaggi sia quella dell'ammodernamento del sistema.
D'altronde, anche per quanto riguarda il disegno di legge collegato alla legge finanziaria, su cui sono state svolte osservazioni, vorrei ricordare che, naturalmente, il confronto parlamentare, quando inizierà, permetterà di ottenere ulteriori risultati e di approfondire le questioni aperte.
Pertanto vorrei dire, prima di tutto, a chi oggi protesta, che al Governo e alla maggioranza parlamentare sono ben note le problematiche e le ragioni di un disagio che riguarda questa categoria. Si tratta di una categoria di 120 mila operatori, con più di 600 mila veicoli iscritti all'albo e che fa fronte all'85 per cento del traffico merci nel nostro Paese.
Tuttavia, proprio per questo, è necessario che le questioni sul tappeto vengano affrontate con un programma a medio e lungo termine, che affronti le problematiche strutturali del sistema, e con interventi a breve termine, che diano risposte immediate (come quelle misure che ho già ricordato e che sono comunque contenute nel disegno di legge finanziaria).
Tanto per ricordare le cifre - affinché non vengano sottovalutate - è evidente che 77 milioni di euro per l'ecobonus per i prossimi tre anni, 85 milioni di euro per il trasporto combinato, così come 200 milioni di euro di sgravi fiscali e assicurativiPag. 54rappresentano un dato di fatto che va ricordato nel momento in cui affrontiamo la questione.
E vorrei dire questo anche al collega Uggè (mi dispiace che abbia abbandonato l'Aula), perché abbiamo lavorato in modo spesso unitario in Commissione e ora non si può giocare il doppio ruolo...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARIO LOVELLI. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Come dicevo, non si può giocare il doppio ruolo, da una parte, di presidente di un'associazione di categoria, e dall'altra, di parlamentare che poi viene in quest'Aula a «soffiare sul fuoco» della contestazione sociale.
Questo non è corretto, non è ammissibile e, a nostro avviso, non è accettabile. Noi pensiamo che si debba lavorare (se possibile, anche con un'assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche) per affrontare una situazione che è diventata di emergenza, ma su cui il Governo credo abbia fatto, in buona parte, il suo dovere.
Oggi richiamo tutte le parti in causa, affinché si assumano la responsabilità di far cessare una protesta che ha assunto caratteri inaccettabili dal punto di vista della sicurezza collettiva e della serenità sociale...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARIO LOVELLI. ...per affrontare poi insieme - e sono certo che, dalla concertazione a Palazzo Chigi, ciò potrà avvenire - i nodi di un sistema che possono essere affrontati, concretamente e in modo risolutivo, nelle sedi parlamentari e istituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, colleghi, l'autotrasporto italiano è ormai allo stremo, non possiede risorse autonome, è pesantemente indebitato con il sistema bancario e non può neppure uniformarsi alle esigenze di sicurezza e di rispetto ambientale.
All'origine di questa crisi non vi è soltanto (come qualcuno, questa sera, tenta di sostenere) una rivendicazione di natura economica, sia pure importantissima, ma una presa di posizione molto chiara e netta rispetto a quella che è stata la politica della grande committenza, dalle imprese manifatturiere alla grande distribuzione.
La verità è che il tema delle imprese di autotrasporto, fino ad oggi, è stato sempre esaminato su un versante ben definito, dimenticando la ricaduta negativa che oggi stanno soffrendo queste categorie.
Signor sottosegretario, ho ascoltato con attenzione la sua relazione, ma lei non ha detto una cosa importantissima: cioè che il Governo ha incominciato in qualche modo a svegliarsi soltanto dopo il fermo da parte degli autotrasportatori. Io voglio ricordare, soprattutto a me stesso, che quando - durante il precedente Governo Berlusconi - vi fu una minaccia di questo tipo, fu condotto un negoziato a oltranza presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, proprio perché si era consapevoli delle conseguenze che il fermo avrebbe determinato sull'economia generale del Paese, nei confronti dei cittadini e dei consumatori.
Si era consapevoli, cioè, che si trattava di un negoziato che avrebbe dovuto essere affrontato con grande serietà, riconoscendo le ragioni portate a quel tavolo dagli autotrasportatori. Inoltre, ricordo che, in quella circostanza, soprattutto da parte della sinistra, è stato sollecitato il confronto con le categorie.
La verità è che, dopo due anni, non soltanto non avete svolto una verifica seria rispetto alla riforma che ha riguardato la cosiddetta liberalizzazione dell'autotrasporto, ma non avete affrontato i temi specifici che la categoria ha posto sul tavolo mediante un confronto serio, sfatando anche alcuni luoghi comuni, come quello in base al quale si attribuisce all'autotrasporto, cioè ai cosiddetti padroncini, la responsabilità di un costo finale del prodotto eccessivo (invece sappiamo benissimoPag. 55che l'incidenza del trasporto è minima rispetto al costo definitivo del prodotto), mentre si metteva in campo - come è giusto che sia - un sistema di regole certe per evitare l'abusivismo e la concorrenza sleale, che oggi proviene soprattutto dai mercati e dall'autotrasporto dell'est, che viene praticato a basso costo e che non viene controllato da un Paese che, invece, dovrebbe essere molto attento, per tutelare le oltre 140 mila imprese presenti.
Se andiamo a verificare l'anagrafe delle imprese in tale settore, ci rendiamo conto di come, negli ultimi anni, vi sia stata una grande sofferenza proprio perché non si è stati capaci di intervenire sull'intermediazione, di fare in modo che vi sia grande rispetto per chi lavora.
Qui c'è un Governo che sta considerando gli autotrasportatori dei delinquenti e questo è inaccettabile! Un Governo di sinistra! Il Ministro Bianchi in un'intervista si permette di ricordare che, soltanto attraverso le multe, in qualche modo, si può riportare ordine nel Paese! Questa è la sinistra che ha sensibilità sociale e che fa il paio con chi, oggi, sul giornale, addirittura chiede alla magistratura di sequestrare i TIR come corpo del reato!
Ritengo che un Governo serio abbia il dovere di sedersi ad un tavolo, non per imporre delle scelte, bensì per dialogare, perché questo è un settore terribilmente in crisi e i nostri autotrasportatori non ce la fanno più a reggere, rispetto non soltanto al costo del gasolio, ma anche alla situazione che ho cercato di illustrare nel corso del mio breve intervento.
Allora, muoviamoci, perché quello che sta succedendo è molto grave ed è indecente il comportamento del Ministro, il quale soltanto adesso ha aperto un tavolo di confronto!
Per queste ragioni, con forza, chiediamo che, laddove il Governo non sta riuscendo, debba intervenire la Commissione. Poc'anzi abbiamo chiesto al presidente della IX Commissione di tenere un'audizione con i rappresentanti di categoria, perché il Parlamento deve essere messo in condizione di intervenire in maniera concreta, rispetto ad un settore che è stato fortemente penalizzato soprattutto negli ultimi tempi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mario Ricci. Ne ha facoltà.
MARIO RICCI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghe e colleghi, credo che quanto sostenuto dal Governo nella sua esposizione, in merito alle vicende che stanno paralizzando il nostro Paese, vada richiamato e sottolineato. Tuttavia, a noi preme partire da un punto molto importante e centrale della vicenda.
Ieri, nel corso della discussione sul disegno di legge finanziaria, intervenendo sulla parte importante relativa alla politica dei trasporti del nostro Paese, insieme al mio gruppo, ho richiamato la necessità di avviare, finalmente, con investimenti massicci, una politica alternativa all'attuale modalità di trasporto delle merci nel nostro Paese.
La vicenda aperta, che evoca una grande questione democratica, a prescindere dal merito, sottolinea con forza questa necessità, perché non vorrei che domani, attraverso il solito compromesso sul piano della distribuzione remunerativa rispetto ad alcuni importanti aspetti, attraverso lo stanziamento di risorse in finanziaria, la questione si chiudesse e magari fra un anno ci ritrovassimo nella stessa condizione.
Si è parlato, sulla stampa e anche nei dialoghi fra colleghi, di una vicenda che quasi si vorrebbe accostare al diritto di sciopero, diritto che ha, in qualche modo, tracciato la storia di emancipazione e la storia sociale del nostro Paese. Questa agitazione degli autotrasportatori, a prescindere dalle questioni serie e complesse che attraversano il settore, non assomiglia per niente ad uno sciopero: è una vera e propria serrata che sta mettendo sotto schiaffo il Paese e sta bloccando produzioni, servizi e il diritto alla mobilità dei cittadini sul territorio!
Altro che accostamento alle agitazioni del movimento dei lavoratori! Dio ce nePag. 56guardi! Se i metalmeccanici avessero occupato, per alcune ore, per un giorno intero (come stanno facendo gli autotrasportatori) le autostrade, o avessero interrotto il rifornimento di materie prime in luoghi sensibili come gli ospedali, sarebbero stati arrestati - come è già accaduto - e probabilmente ci sarebbero state anche condanne penali. È, infatti, ovvio che gli autotrasportatori rappresentino una pistola carica per i motivi che ho elencato prima. Non hanno bisogno di «bucare il video» perché hanno una grande capacità di contrattazione determinata, appunto, dal fatto che le merci, nel nostro Paese, transitano su gomma per l'86 per cento del totale. Non vi è, anche sul piano del merito, una motivazione tale da mettere a soqquadro il Paese. Stiamo affrontando un problema serio, ma, se il Paese ci ascolta, non vuole sentire chiacchiere: è un Paese in ginocchio! Quando, la mattina o nel pomeriggio, i lavoratori rientrano, incontrano disagi; i luoghi sensibili, come ho detto prima, sono messi a repentaglio nel loro funzionamento. Esiste, insomma, una rivolta che ha dell'assurdo e che va fatta rientrare con determinazione e con fermezza, usando gli strumenti democratici.
Rivolgiamo due richieste al Governo proprio al fine di evitare quel compromesso sulle risorse che sana una situazione ma ci farà tornare nell'emergenza tra un anno, a ridosso della nuova manovra finanziaria. Non sto a richiamarle, le cifre sono quelle: il disegno di legge finanziaria per il 2008 assegna 516 milioni al settore degli autotrasportatori, con uno storno per il 2009-2010. Il Governo deve agire con determinazione, con fermezza e non deve condurre la trattativa...
PRESIDENTE. Onorevole Ricci, concluda.
MARIO RICCI... e quindi effettuare la convocazione del tavolo con la permanenza del blocco e di questa agitazione.
La seconda questione è che il Governo, per uscire dall'emergenza, deve guardare oltre, anzi deve prendere esempio da questa vicenda, che evoca una questione democratica, per imprimere un'accelerazione ad un processo di riforma del settore, ma soprattutto per imprimere un'accelerazione nella determinazione di nuove modalità di trasporto nel nostro Paese, investendo massicce risorse sul trasporto su ferro e via mare. Saremo così in grado, per così dire, di scaricare la pistola e di garantire, anche in questo settore molto importante, una coesione, un segno di civiltà ed un'emancipazione, anche attraverso una riconversione del settore ....
PRESIDENTE. Onorevole Ricci, la prego di concludere.
MARIO RICCI. ...la ricollocazione di figure che, appunto, in questo bailamme di settore, rappresentano forme di sfruttamento e di autosfruttamento (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente ho ascoltato con la dovuta attenzione e considerazione le comunicazioni rese a nome del Governo da parte del sottosegretario. Devo ringraziarlo in quanto, in questo momento, non poteva che riferirsi ai fatti che sono sotto gli occhi di tutti e che stanno riempiendo, ovviamente, le pagine dei giornali e dei notiziari televisivi. Tuttavia, signor Presidente - mi rivolgo a lei, Presidente e mi scuso di averla disturbata - dovremmo evitare che queste comunicazioni si risolvano in un rituale pressoché inutile.
Il sottosegretario - o il Ministro, quando l'Aula è fortunata e ha il privilegio particolare di avere il Ministro - interviene e, quindi, ogni gruppo prende la parola: chi è della maggioranza auspica, ma si ritiene soddisfatto; chi è dell'opposizione, invece, assume una posizione diversa o, quanto meno, esprime una posizione diversa.
Signor sottosegretario, la situazione è drammatica e molto pesante. Non vorrei rifarmi, così come faceva qualche commentatorePag. 57in queste ore, alla vicenda del Cile nel 1972: l'autotrasporto ha sempre rivestito un ruolo fondamentale, come tutti i trasporti, nel mondo. In tutti i Paesi del mondo ci sono stati fatti significativi ed importanti: certo, oggi, la paralisi dell'autotrasporto rischia di inginocchiare il nostro Paese. Questo è il dramma!
Questa situazione non può essere considerata o interpretata da parte del Governo, signor Presidente, come normale amministrazione o come una vertenza che si sta consumando nei meandri di Palazzo Chigi o del Ministero dei trasporti (peraltro, la vicenda coinvolge anche il Ministero dell'economia e delle finanze per le cifre che sono state comunicate da parte del Governo).
Il sottosegretario ci doveva spiegare perché c'è stata una contestazione da parte delle categorie nei confronti del Ministro dei trasporti, perché le rappresentanze della categoria hanno richiesto un colloquio e un confronto con Palazzo Chigi e perché questa trattativa non va avanti.
Avremmo anche voluto capire se questa situazione si fosse complicata per via di un riferimento rispetto ad una politica del passato; questa vicenda, manifestatasi da febbraio in poi, era già prima, infatti, in fase di incubazione, ma è stata lasciata senza controllo, senza una risposta e senza un indirizzo.
Certo, tutto questo evidenzia l'assenza di una politica dei trasporti all'interno del nostro Paese. L'ho detto parecchie volte in quest'Aula: ancora non si è capito chi sia il reale Ministro dei trasporti, se il Ministro delle infrastrutture o il Ministro dei trasporti. Non si è capito! Certamente, manca una strategia di politica dei trasporti sia nelle aree urbane sia nelle grandi direttrici della viabilità sia, ovviamente, nella modalità del trasporto e del combinato strade-ferrovie e strade-mare per quanto riguarda il trasporto delle merci.
Signor sottosegretario, mancano, ovviamente, una prospettiva e l'anima! Perché nel passato, nella scorsa legislatura, non c'è stata un'ora di blocco dell'autotrasporto? Non perché non esistessero i problemi, perché i problemi degli autotrasportatori esistevano, ma, ovviamente, qualcuno si è presa la briga di convocarli, di accompagnare anche le loro indicazioni, che non sono soltanto di una categoria. L'autotrasporto, infatti, evidenzia una situazione sociale brutta, perché ci sono 120 mila di padroncini, perché c'è una vita certamente precaria e invivibile.
Non è un problema di soldi, signor sottosegretario! Lei ha fatto riferimento, come un mio collega, ai soldi. Non si tratta solo di soldi, altrimenti perché soltanto questa allocazione di risorse non ha soddisfatto e non soddisfa la categoria? Vuol dire che c'è un malessere profondo, molto più consistente, che riguarda anche l'identità di questa categoria, che richiede regole, strategie e prospettive.
Se la gente è scesa in piazza...
PRESIDENTE. Onorevole Tassone, la prego di concludere.
MARIO TASSONE. Concludo, signor Presidente. Se la gente è scesa in piazza, come si suole dire, è perché mancano le prospettive. Certamente, non siamo né per le violenze né per queste posizioni estremizzate provenienti dai manifestanti, che ricadono sull'utenza e sui cittadini, ma siamo perché una categoria possa vedere risolti i propri problemi, in virtù anche delle esigenze complessive del Paese; il Paese, infatti, risolvendo questo tipo di problemi, risolverà anche molti dei suoi problemi [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, i problemi di una categoria particolare gli autotrasportatori sicuramente non nascono da ieri, né dell'altro ieri e neppure da mesi fa, ma si sono sommati negli anni per politiche generali sbagliate la cui responsabilità deve essere attribuita, a mio avviso, a chi ci ha governato negliPag. 58ultimi decenni. Non voglio quindi togliere alcuna responsabilità ai vari Governi che nell'arco di questi ultimi anni si sono succeduti alla guida del Paese; però, la responsabilità di questo Governo sicuramente è quella di aver lasciato andare una situazione esplosa poi in questa manifestazione di massa «violenta», che ha causato non pochi problemi all'intero sistema-Paese. E l'informativa da lei resa, signor sottosegretario, a me ha dato l'impressione di essere stata data così, un po' freddamente: una descrizione di come stanno le cose e un'elencazione di quanto il Governo offre: o così o così, prendere o lasciare. È la mia impressione; può anche essere sbagliata, ma penso che non lo sia.
Ritengo che rapidamente si possa addivenire a delle soluzioni condivise che possano immediatamente far togliere il blocco messo in atto dagli autotrasportatori. Anche questa volta consentitemi di dire che il Governo mantiene con coerenza la sua disciplina preferita, che è farsi almeno un nemico al giorno. L'Italia è nella morsa dei TIR; ciò è il frutto di una fragilità, come ho detto dianzi, della maggioranza, che un giorno assiste, sempre per restare ai temi della strada, alla protesta dei taxisti e un altro, anzi esattamente in questi giorni, assiste un po' impotentemente allo sciopero degli autotrasportatori esasperati dai continui rinvii e dalle promesse mancate. Dico che occorre dividere bene oggi le responsabilità: bisogna evitare di pervenire a soluzioni, a conclusioni qualunquistiche e ad atti di accusa emotivi e strumentali. L'Italia è paralizzata, e questo sciopero sta generando danni incalcolabili. Non sto ad elencarli, ma è facile immaginare cosa significhi per un Paese con le ferrovie antidiluviane assistere al blocco delle merci su tutta la rete viaria nazionale. Del resto, non c'è sciopero che non produca disagi, ma forse si sta andando oltre l'asticella della tolleranza. Tra l'altro questo sciopero fa balzare in tutta evidenza la povertà delle nostre infrastrutture e, aggiungo, la cultura del «no» che la sinistra in modo particolare sbandiera da Messina fino alla TAV.
E allora diciamo che i tempi e il metodo non ci paiono più corretti, anche se reggono molte delle motivazioni evidenziate, e sono molteplici le questioni in campo; alcune vengono da lontano, come abbiamo detto, altre sono figlie di questa stagione politica incapace di interpretare le esigenze legittime delle varie categorie. Quindi la tensione sale, e la precettazione, l'ordinanza, chiamatela come volete, firmata dal Ministro dei trasporti non ha trovato accoglienza nella rappresentanza degli autotrasportatori, che hanno deciso, nonostante abbiano «mollato» un po' la presa dall'ultimo tavolo di questo pomeriggio, di proseguire nella loro agitazione. Hanno capito di avere il coltello per il manico, se solo si pensa ai beni essenziali che non possono essere recapitati e all'80 per cento dei benzinai senza carburante. Tra l'altro, mentre era aperto l'ultimo tavolo delle trattative, vi è stato scontro anche all'interno del sindacato, nel quale vi è chi contesta le modalità di uno sciopero senza precedenti, che non rispetta i servizi di pubblica utilità e non garantisce i diritti di tutti cittadini. Sta degenerando anche la situazione dell'ordine pubblico, con arresti e con episodi che di ora in ora si vanno aggravando.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LORENZO BODEGA. Concludo, signor Presidente. A margine di questa vicenda corrono tutti i nodi propri delle situazioni borderline a cavallo tra lecito e illecito, tra regolare e sommerso; insomma, quella giungla della strada che è la sintesi di un Paese in confusione totale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Attili. Ne ha facoltà.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, credo che i fatti di questi giorni, estremamente gravi e preoccupanti, siano i frutti amari di diversi anni di «non politica» nel settore. Francamente, è singolare che l'onorevole Uggè, che in questa commedia ha svolto almeno tre parti (quella di segretario di una delle organizzazioni che ha indetto gli scioperi, quella di sottosegretarioPag. 59del Governo Berlusconi, oggi quella di parlamentare di sinistra), e che continua a blandire e a giustificare comportamenti assolutamente inaccettabili, venga qui a tenerci lezioni. Ciò davvero non è accettabile.
Il problema è che questa forma di lotta, che è legittima purché avvenga all'interno delle regole, avviene - singolarmente e stranamente - a qualche giorno dall'approvazione di un disegno di legge finanziaria che, per la prima volta dopo dieci anni, dà al settore risposte importanti: non solo di carattere finanziario, poiché non c'è solo questo nella legge finanziaria, ma anche di carattere normativo, nel senso dell'avvio di una riforma dell'autotrasporto. È questo l'elemento che più colpisce. Il Governo e la maggioranza, infatti, potranno anche aver commesso degli errori (anche se, per la verità, molte scelte le abbiamo fatte insieme in Commissione trasporti); ma quanto è incomprensibile sono i tempi e le modalità di questa forma di lotta, che non sono giustificabili.
Su tali questioni, il Governo deve dunque intervenire con la massima severità, e con una severità vera. Noi - e parlo come esponente di un gruppo della sinistra - non siamo certo contro le lotte dei lavoratori (ci mancherebbe!): ma vi sono lotte e lotte. Come ha detto l'onorevole Mario Ricci, vi sono regole e regole: e quelle vanno fatte rispettare.
Il problema vero è che occorre guardare in avanti: bisogna avere il coraggio di affrontare quei nodi strutturali che altrimenti ci fanno perdere la visione globale del problema e ci spingono a concentrarci su interventi di breve periodo, necessari per affrontare l'emergenza, ma non risolutivi. Questa, lo voglio dire, è una posizione di tutta la sinistra, ed è una posizione avanzata. Sono due anni che - sia rispetto alle infrastrutture, sia rispetto alla politica dei trasporti - stiamo cercando di mettere sul tappeto i veri nodi del trasporto italiano; tali nodi sono quelli di un'intermodalità ormai inesistente. Quando si dice che vi sono 140 mila piccole aziende che fanno autotrasporto, dobbiamo capire che questa non è una ricchezza: è la patologia del sistema Italia. Pensiamo che la Germania, con 80 milioni di abitanti e con un'economia più forte della nostra, non ha neppure la metà delle aziende che abbiamo noi. Questo è il punto vero; bisogna dunque portare avanti tutte quelle azioni e quelle riforme vere e strutturali nel medio e lungo periodo che diano una risposta a questa patologia.
Grosso modo, molte considerazioni sono state svolte; desidero però aggiungerne alcune. Bisogna sicuramente svolgere una nuova riflessione sulle norme per incentivare gli accorpamenti delle aziende; se ne parlò qualche tempo fa; ora occorre verificare cosa non ha funzionato e perché. Bisogna poi lottare seriamente contro l'abusivismo e l'illegalità, che sono forti e presenti, e contro il lavoro nero, che mette fra l'altro a rischio la vita di tanti lavoratori e cittadini. Soprattutto, bisogna fare un ragionamento serio di politica generale dei trasporti: l'intermodalità va riequilibrata. In questo senso, concordo pienamente con quanto detto dall'onorevole Mario Ricci: se vogliamo risolvere il problema dell'autotrasporto, dobbiamo puntare sul trasporto su aria, acqua e ferro. Non c'è altro da fare. Un Paese in cui l'83 per cento delle merci viene trasportato su gomma dà a 140 mila aziende una forza contrattuale; questo lo capiamo e lo sappiamo tutti. Vi sono settori in cui bastano pochissimi lavoratori per bloccare il Paese; penso ad esempio ai controllori del trasporto aereo: ecco, questo è un caso simile.
È su questo punto che dobbiamo intervenire, e mi avvio alla conclusione, signor Presidente.
È - ripeto - un ragionamento che esiste nella consapevolezza del Governo, che deve sicuramente portare avanti ormai una trattativa seria, serrata e senza interruzioni per giungere al risultato con la severità necessaria, ma onestamente non si può dire che esso non abbia tenuto in considerazione i problemi dell'autotrasporto e che nel disegno di legge finanziaria non siano contenute risposte. Le risposte ci sono e i risultati si vedranno; oggi si tratta di tamponare, ma il problemaPag. 60vero, come dicevo, riguarda la strategia complessiva della politica del trasporto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, in questi giorni stiamo vivendo una situazione drammatica nel nostro Paese che incide, ovviamente, sulle questioni primarie dei cittadini italiani. Stiamo ricevendo, in questi giorni, telefonate, fax, e-mail di tanti comuni, di tanti ospedali e di tanti asili che non hanno più vettovagliamenti e, tanto meno, gasolio da riscaldamento. Ciò incide in modo forte soprattutto nelle zone alpine, dove ormai le temperature sono scese sotto lo zero e il trasporto ha bloccato il rifornimento del gasolio per il riscaldamento. Credo che dobbiamo guardare con attenzione a questi problemi per dire che, pur essendo legittime le rivendicazioni (e noi, come socialisti, siamo profondamente convinti che bisogna riconoscere legittimità alle iniziative di manifestazione dei lavoratori), in questo caso vi è la necessità di intervenire con grande determinazione. Non credo, infatti, che si possa giungere a limitare i diritti e le esigenze e ad aggravare i problemi che i cittadini italiani oggi hanno. È per tale ragione che noi siamo dell'avviso che alcuni interventi devono essere assolutamente adottati, per rimettere in sesto l'Italia e dare una risposta, appunto, a quei cittadini che oggi hanno grandissime difficoltà. Basta porre attenzione, come dicevo in precedenza, alle zone alpine per capire i disagi che, di giorno in giorno e di momento in momento, si stanno verificando. Siamo perfettamente convinti che bisogna cominciare a guardare con attenzione alla cosiddetta politica nuova dei trasporti.
I colleghi del centrodestra - e, soprattutto, l'onorevole Tassone - me lo permetteranno, ma vorrei semplicemente ricordare molto sommessamente che non mi pare che fino a qualche anno fa (quando l'onorevole Tassone era Viceministro dei trasporti della Repubblica italiana) i problemi che oggi vengono sollevati dagli autotrasportatori avessero trovato, nella scorsa legislatura, un punto di risoluzione. Basta ricordare, cioè, che anche nella scorsa legislatura gli autotrasportatori hanno affrontato con grande determinazione alcuni problemi che oggi sono ancora sul tappeto - ed ovviamente ciò ci dispiace, perché il Governo di centrosinistra deve risolvere tali questioni -, ma non mi pare, come dicevo, che quel Governo abbia dato risposte sia alla politica degli autotrasportatori sia per ciò che riguarda la questione più in generale del trasporto nel nostro Paese. Ricordo, inoltre, che lo stesso sottosegretario Uggè all'epoca non diede, credo, risposte in positivo alle rivendicazioni che gli autotrasportatori stavano portando avanti. Mi pare, quindi, che non si possa avanzare oggi una rimostranza, affermando che questo Governo non trova soluzione ai problemi degli autotrasportatori ed alle questioni che riguardano il trasporto più in generale. Certo, dobbiamo affrontare tali problemi ma credo, signor sottosegretario, che un Paese funzioni bene nel momento in cui i trasporti funzionano bene. Oggi abbiamo una grave difficoltà la cui soluzione comporta, ovviamente, l'aumento del trasporto su gomma (un collega in precedenza faceva riferimento al numero oggi elevatissimo delle imprese, 149 mila, che determina di conseguenza difficoltà soprattutto nel settore del trasporto su gomma). Si deve quindi rideterminare la condizione per ciò che riguarda il trasporto su ferro, così come bisogna rivedere gli interventi per quanto concerne le cosiddette autostrade del mare.
In buona sostanza, occorre costruire un sistema intermodale e integrato che vada a determinare un ridimensionamento del trasporto su gomma a vantaggio di quello su rotaia e per mare, che comporti anche una maggiore sicurezza per i cittadini italiani. In conclusione, siamo dell'avviso che bisogna intervenire rapidamente perché si possa sbloccare la vertenza degli autotrasportatori che vogliamo difenderePag. 61in modo legale. Tuttavia, siamo anche dell'avviso che bisogna assumere tutte le iniziative necessarie per dare certezze ai cittadini italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, riteniamo che la vicenda relativa agli autotrasportatori vada affrontata dal Governo con tutta la fermezza necessaria poiché è intollerabile che - qualunque siano le motivazioni, che possono essere, sotto certi profili, anche giustificate - si metta in ginocchio un Paese, si impedisca alle merci di raggiungere i consumatori, si blocchino le arterie e si interrompano tutti i servizi pubblici connessi alla circolazione. Riteniamo che tale problema andava affrontato per tempo perché corrisponde esattamente a quanto avvenuto nella distribuzione commerciale, dove il frazionamento eccessivo e i piccoli esercizi negli anni Settanta costavano al nostro Paese il tre per cento in più nel prezzo dei prodotti al consumo. L'attuale vicenda ripete esattamente quanto già avvenuto, ma tale situazione va affrontata senza subire ricatti. Poiché precedentemente ho ascoltato interventi di alcuni colleghi, ritengo che questa sia una posizione bipartisan e, a tal fine, ricordo le parole dell'ex sottosegretario del Ministero del lavoro, Sacconi, che sono state molto dure. Occorre creare un clima politico bipartisan per introdurre il concetto di tolleranza zero nei confronti di tutte le violazioni del diritto alla mobilità dei cittadini.
Inoltre, voglio ricordare al collega Uggè, precedentemente intervenuto e che ha ricoperto la carica di sottosegretario del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con delega alla logistica nel precedente Governo, che il risultato del suo lavoro è stato un piano nazionale della logistica, preparato da una certa Consulta nazionale dell'autotrasporto, di cui egli era presidente, composta da 41 persone (una serie di consulenti) con un costo, per il solo anno 2005, di due milioni di euro. Tale piano si è rivelato un documento privo di qualunque contenuto realmente significativo per affrontare il problema. Non so se alcune parti politiche utilizzeranno questa vicenda in modo cileno, ma credo che l'Italia sia un altro Paese, dove le istituzioni democratiche sono forti ed in grado di reagire alle ricordate azioni. Invito il Governo ad una grande fermezza. È possibile discutere, trattare, ma è evidente che non possiamo immaginare di mantenere in piedi 120 mila o 140 mila imprese, spesso costituite da un solo mezzo e da una sola persona, perché il costo a livello complessivo non è più accettabile. È necessario che le imprese crescano di dimensioni e credo che occorra modulare i benefici che il Governo riterrà di concedere a tale settore, costringendo così le piccole imprese a fondersi in entità di maggiori dimensioni, come avviene nel resto d'Europa. Senza interventi o azioni simili il settore non potrà raggiungere un livello di efficienza in grado, da un lato di contrastare e di concorrere con i competitori internazionali e, dall'altro di mantenere ad un livello accettabile i costi dei servizi di trasporto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, negli ultimi giorni e soprattutto in queste ore il nostro Paese è in ginocchio. L'economia è sotto scacco e tale situazione è determinata da una protesta (intervengo per tale motivo) che, al di là delle motivazioni, che possono anche avere un qualche grado di legittimità, intendiamo condannare senza mezzi termini e in maniera esplicita. I servizi del 118 e dei pronto soccorso sono al limite. Gli ospedali sono in difficoltà, così come le scuole. I servizi nel settore agroalimentare sopportano gravi danni, così come il settore produttivo del nostro Paese.
Ciò francamente è inaccettabile e - noi del gruppo dei Verdi, lo vogliamo dire senza alcun tipo di articolazione o di linguaggio politichese - lo condanniamo. Infatti, i cittadini italiani in questo momento sono sbigottiti. Il punto non è tantoPag. 62la questione della politica dei trasporti, perché debbo chiedere all'onorevole Tassone, ex Viceministro del Governo Berlusconi, intervenuto poc'anzi, cosa hanno fatto per evitare che ciò accadesse. Ciò che lascia veramente sbigottiti in questo momento è sentire in Parlamento autorevoli esponenti dell'opposizione, in particolar modo di Forza Italia - in questo caso, l'ex sottosegretario Uggè - ergersi a paladini di una protesta che ha messo sotto scacco e in ginocchio l'Italia e milioni di famiglie italiane, che in questo momento stanno subendo disagi notevoli su servizi essenziali alla persona, anche per quanto attiene l'apparato produttivo del nostro Paese. Penso che anche tali posizioni siano irresponsabili e che non tengano conto dell'interesse generale del Paese. Ciò ci dà anche la misura e il senso di dove siamo arrivati e di ciò che il Governo deve fare in termini di politica dei trasporti. È ovvio che il gruppo Verdi si augura che la trattativa si concluda al più presto e che il Paese torni alla normalità. Tuttavia, mi pare che, nonostante la disponibilità del Governo, non ci sia stata altrettanta disponibilità a togliere i blocchi da parte dei sindacati di categoria.
Infatti, un Paese non può essere bloccato e messo in ginocchio perché migliaia di TIR bloccano le autostrade. La procura interverrà, ma il punto - concludo - che dobbiamo assolutamente affrontare è che l'80 per cento del trasporto delle merci nel nostro Paese avviene su gomma. Fin quando non risolveremo questa problematica e non avvieremo un piano forte di ristrutturazione e di riconversione, coinvolgendo ovviamente coloro i quali oggi trasportano su gomma e facendo sì che il trasporto si riconverta sulla rotaia, saremo sempre sotto il ricatto di coloro i quali - attraverso il blocco dei propri camioncini, TIR ed altro - metteranno in ginocchio l'Italia. Non è più possibile continuare in questo modo. Un'Italia moderna, civile - quanto sta accadendo in queste ore, infatti, non è tale - non può assolutamente meritarsi tutto ciò. Non accade né in Francia, né in Germania, dove la riconversione ha portato a trasferire quote sempre più importanti del trasporto delle merci su rotaia. Ovviamente, ci sentiamo di sollecitare il Governo sul fatto che un piano forte di riconversione non può che contenere questa caratteristica: riportare parte consistente del trasporto delle merci sulla rotaia, al fine di evitare che gli italiani debbano subire nei prossimi anni quel che oggi stanno vedendo, uno spettacolo indecoroso, che non fa onore all'Italia e che sta facendo subire tanti danni e disagi agli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, Popolari-Udeur e Misto-Socialisti per la Costituente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rocco Pignataro. Ne ha facoltà.
ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, questo ho appreso sin da bambino: «Ricordati che i tuoi diritti e le tue libertà finiscono là dove iniziano quelle degli altri». Questa, a mio parere, dovrebbe essere la stella polare in un Paese democratico. Quindi, per quanto noi Popolari-Udeur siamo sensibili alle motivazioni alla base delle rivendicazioni delle associazioni degli autotrasportatori, tuttavia riteniamo fondamentale, in prima istanza, chiarire che, anche per noi, la situazione di disagio e paralisi di un intero Paese non solo è insostenibile, ma non è in alcun modo né giustificabile, né accettabile. Per carità, le richieste degli autotrasportatori sono legittime, ma ciò non può tradursi in una lesione dei diritti del cittadino. L'appello del gruppo Popolari-Udeur è ritrovare nel nostro Paese un senso di responsabilità. Ci si può avvalere di un diritto fondamentale e costituzionalmente garantito, quale il diritto allo sciopero. Tuttavia, non si può scadere nelle prevaricazioni e nell'abuso di tale diritto che, utilizzato come arma di ricatto, non risolve i problemi della categoria, ma semmai li acuisce, inasprendo il confronto che, seppur duro tra le parti sociali, non può e non deve in alcun modo divenire sleale o, peggio ancora, tradursi in comportamenti illegali.Pag. 63
Vorrei ricordare che è in vigore un codice di autoregolamentazione varato nel 2001 con cui si stabilisce che lo sciopero non può intralciare la circolazione, ma che di fatto in questi giorni viene sistematicamente violato. Vi è di più: una forma di protesta come quella che il Paese sta subendo, per quanto condivisibile nei suoi presupposti fondamentali, si trasforma non solo in un temporaneo disagio per i cittadini, ma anche in un vero e proprio pericolo per gli stessi e, quindi, impone a tutta la classe politica, e non solo al Governo, una risposta ferma e univoca; vale a dire l'assoluta non tolleranza di simili ricatti. Abusare di forme di protesta al punto da mettere in ginocchio l'economia di un Paese, costringendo le imprese a fermare il proprio ciclo di produzione e a ricorrere alla cassa integrazione per il mancato arrivo delle materie prime nelle fabbriche (ipotesi che si sta già prospettando alla FIAT che oggi, ad esempio, ha lasciato a casa 22 mila operai, o per la Bauli, nella quale circa 5 mila operai sono rimasti fermi), nonché abusare al punto di rischiare la paralisi dei servizi essenziali per il cittadino (come accade per il servizio sanitario a causa della mancanza di ambulanze), è inaccettabile! Un caso che oggi mi ha particolarmente colpito è quello dell'appello, dovuto al fermo di quattro ambulanze ormai sprovviste di carburante, lanciato dalla venerabile Arciconfraternita fiorentina affinché riceva un aiuto per trasferire i bambini nella nuova struttura Meyer, in modo da garantire l'assistenza sanitaria urgente.
Bloccare le strade fino al punto di ledere i diritti del cittadino - tale è, infatti, la libertà di circolazione - e fino al punto di provocare al settore agroalimentare, così importante per la mia Puglia, danni per 200 milioni di euro al giorno, è semplicemente da irresponsabili! Nessun diritto, inoltre, autorizza atti di intimidazione e vandalismo come quelli perpetrati nei confronti di alcuni trasportatori che hanno deciso di non aderire allo sciopero. Ciononostante, vogliamo comunque fare appello al senso di responsabilità degli autotrasportatori affinché le rivendicazioni che animano la loro protesta possano trovare una giusta soluzione ricorrendo al confronto e non allo scontro, al dialogo con il Governo e non ad un ricatto che, tenendo in ostaggio l'intero Paese, finisce con l'avere come unica vittima reale il cittadino.
In conclusione, vorrei anche ricordare quanto realizzato dal Governo per questo settore; penso, ad esempio, agli incentivi per 70 milioni di euro stanziati per il ricambio dei veicoli, ai 116 milioni di euro stanziati per la logistica, alle agevolazioni fiscali per gli autotrasportatori, all'aumento dei controlli sui mezzi pesanti che circolano sulle strade italiane e a quelli per il rispetto delle norme sulla concorrenza. Quindi, ancora una volta, rivolgo un appello a fare ricorso alla concertazione per risolvere le crisi dei trasporti; il Parlamento è qui e noi siamo qui per ascoltare gli autotrasportatori, però ricordiamoci che nessun diritto si afferma sulle macerie di altri diritti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e La Rosa nel Pugno)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche il gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI vuole dare il proprio contributo all'informativa resa dal sottosegretario che, ovviamente, non condividiamo, anche perché riteniamo che il Ministro Bianchi, in questi diciotto mesi, abbia «bucato» un po' in tutti i campi. Lo ha fatto con l'Alitalia, con la viabilità sulle strade e con le ferrovie. Credo, quindi, che emerga chiaramente che l'Italia di questa Unione non è modernizzata nelle sue infrastrutture; è sufficiente un blocco di TIR, anche se numerosi, per metterci in ginocchio in un momento abbastanza critico. Noi socialisti siamo per garantire il diritto allo sciopero, mentre ho ascoltato una pseudo-sinistra che ha soltanto protestato e contestato questi «padroncini»; non avevamo dubbi che ciò accadesse dal momento che non è stata la «triplice» a organizzare laPag. 64protesta e, quindi, bisognava dar loro contro! È certo che si tratta di un diritto costituzionalmente garantito e che gli autotrasportatori avevano bisogno di appellarsi ad esso e di sensibilizzare l'Italia e gli italiani ai loro problemi.
Non dimentichiamo che in Italia, in questi anni, non è stata posta in essere una politica energetica, bloccando la modernizzazione di tutte le infrastrutture. Non dimentichiamo ciò che è accaduto riguardo al ponte sullo stretto di Messina e all'alta velocità in Val di Susa. Non dimentichiamocene! Non dimentichiamo il Corridoio n. 5, perché altrimenti saremmo smemorati.
Consideriamo, ad esempio, ciò che avviene in Francia, dove vi è un Presidente del Consiglio forte con i forti e debole con i deboli e non come il nostro Governo, che, viceversa, è forte con i deboli e debole con i forti.
Dunque, a fronte dell'esercizio di un diritto, al quale bisognava rispondere con un tavolo aperto e con una trattativa volta a offrire garanzie, si è deciso di snobbare i manifestanti, perché considerati lavoratori di serie B. Ciò ha portato, quindi, alla degenerazione. Come socialisti, condanniamo la degenerazione che è emersa dai blocchi e dai giorni di mobilitazione, che non sono più fisiologici. Una manifestazione nata per sensibilizzare è degenerata, perché il Governo non è all'altezza.
Se vi fosse stato un Governo forte, avrebbe impedito sin dall'inizio che si degenerasse nell'esercizio di un diritto che è riconosciuto dalla Costituzione.
Dunque, sorge spontaneo affermare che, in questo momento, il Governo ha completato la sua opera: ha fatto finire sotto un TIR babbo natale, le festività natalizie e l'epifania, la familiare befana. Sono stati proprio spazzati via, perché è l'economia del Paese ad aver subito, in un momento così importante, un blocco che sta pesando notevolmente.
Bisogna che ciò ci faccia riflettere sulla mancata modernizzazione delle infrastrutture e sul fatto che l'80 per cento del nostro trasporto è su gomma, mancando l'alternativa, per quanto riguarda la mobilità, delle vie del mare o del trasporto su rotaie, e soprattutto una riserva energetica.
Per l'amor di Dio, non diciamo che le ambulanze sono a secco e che i nostri ospedali sono in difficoltà. Ci fa riflettere il fatto che dopo 48 ore gli ospedali non abbiano più autonomia. Se in Italia dovesse verificarsi una calamità naturale, saremmo tutti in ginocchio. Quindi, manca la prevenzione. Questo ci fa riflettere sulla mancanza di una politica che vada un po' più in là della punta del naso.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUCIO BARANI. Dunque, concludo, dicendo che, quando un Governo fa andare sotto un TIR babbo natale, ci toglie anche la gioia delle festività natalizie. Quindi, vi saranno un Natale e un anno nuovo molto tristi per l'Italia e gli italiani.
ANDREA ANNUNZIATA, Sottosegretario di Stato per i trasporti. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA ANNUNZIATA, Sottosegretario di Stato per i trasporti. Signor Presidente, credo sia utile perché...
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare!
ANDREA ANNUNZIATA, Sottosegretario di Stato per i trasporti. Intervengo solo per una comunicazione. Non intendo svolgere alcuna considerazione, anzi ringrazio...
PRESIDENTE. Il sottosegretario mi ha anticipato che si tratta solo di una comunicazione. È evidente che chi ha chiesto di parlare ne avrà facoltà.
ANDREA ANNUNZIATA, Sottosegretario di Stato per i trasporti. È giusto che voi sappiate subito che da pochi minuti ilPag. 65fermo è stato revocato (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Popolari-Udeur). Quindi...
PRESIDENTE. La prego di limitarsi alla comunicazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente la comunicazione del sottosegretario circa la revoca del fermo dell'autotrasporto è una notizia certamente positiva e attesa da questo Parlamento, nonché da tutti gli italiani a casa, perché i disagi erano ormai veramente rilevanti; ciò consente di proseguire il dibattito sull'informativa con una serenità maggiore di quella che vi sarebbe stata, pur non avendo notato toni accesi, sebbene gli argomenti siano stati trattati con determinazione. È un peccato che questo dibattito non sia stato trasmesso in diretta televisiva, perché il tema era ed è di massimo interesse per la comunità nazionale.
All'insediamento nella mia prima legislatura, nell'ormai lontano 1994, quando qualcuno mi chiese che impressione avessi ricavato della Camera dei deputati, risposi che mi sembrava la pancia della balena di Pinocchio: tutto bello, organizzato, funzionale, ti accoglie nel suo ventre, dove si sta bene, ti coccola, poi però ti accorgi che a volte ti fa perdere il contatto con la realtà.
Dalla Camera dei deputati, quando non si ha la capacità di proiettarsi in mezzo alla gente comune, si osserva tutto attraverso una lente che distorce la realtà.
Il dibattito di stasera, in alcuni momenti, è sembrato proprio il fulcro di questa distorsione ottica che, a volte, affligge a turno un po' tutti.
È chiaro che le modalità arrabbiate ed estreme della protesta degli autotrasportatori suscitano la critica e il dissenso da parte di tutti: non è possibile pensare di ricattare un intero Paese per ottenere il riconoscimento delle proprie ragioni.
D'altro canto, però, ci si deve chiedere se questo atteggiamento sia assolutamente ingiustificato, e quindi, per molti aspetti, illegale - nel qual caso bisogna intervenire con grande determinazione, perché con l'illegalità preordinata non si può trattare - oppure sia il frutto dell'esasperazione di chi, invano, ha cercato di far ascoltare le proprie ragioni, anche quando tali ragioni andavano poi mediate e contenute in un ragionevole compromesso, che consentisse quindi di giungere ad una soluzione del problema.
La verità è quella che è emersa - e concludo, signor Presidente - vale dire che, mancando una strategia della politica dei trasporti, si rimane ostaggio di un sistema che è anche antieconomico ed irrazionale, perché il trasporto su ferrovia viene penalizzato dalla riduzione degli stanziamenti e la capacità di creare le autostrade del mare viene penalizzata dalla scelta del Governo di azzerare l'intervento infrastrutturale nel Paese.
Dunque, prima di condannare chi magari protesta in modo sbagliato...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SEBASTIANO NERI. Concludo, signor Presidente, cerchiamo di comprendere che il Governo è ancora una volta inadempiente per quanto riguarda il principale dovere di saper ascoltare i problemi del Paese, per poi indicarne le soluzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione le parole del sottosegretario e di alcuni esponenti della maggioranza e dagli interventi si evince soltanto la volontà del Governo di criminalizzare quanto sta accadendo in questi giorni e la protesta.
Devo dire che la notizia appena comunicataci dal sottosegretario, relativa al fermo del blocco, fa capire ancora meglio come fosse il Governo il responsabile di quanto stava accadendo nel Paese: il Governo è responsabile del blocco dei camionisti.
Infatti, quando ci si siede ad un tavolo di confronto e si cerca di capire ciò che chiedono i lavoratori, poi il confronto porta anche ad una soluzione.Pag. 66
Le parole del sottosegretario mi fanno rimanere male, perché non ci si deve ricordare dei lavoratori quando muoiono e commemorarli, ma ci si dovrebbe ricordare di non mettere i lavoratori nella condizione di morire per lavorare: è ciò che state facendo proprio in questo settore.
Infatti, cosa ci chiedono, in fondo, i camionisti? Ci chiedono di lavorare semplicemente nel rispetto delle regole; ci chiedono di venire difesi da una concorrenza sleale degli stranieri, che sappiamo bene non essere soggetti alla regolamentazione della patente a punti; ci chiedono di poter rispettare le regole, di non essere costretti a non rispettare le prescritte ore di guida.
Pertanto, voglio semplicemente affermare che secondo La Destra vi è un'assoluta responsabilità del Governo e il Parlamento non dovrebbe ricordarsi dei lavoratori solo per commemorarne la morte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, credo che bisogna ricordare agli smemorati che la radice delle difficoltà che stiamo vivendo affonda in un processo di liberalizzazione delle tariffe che è stato condotto durante il Governo Berlusconi cui non seguirono e non corrisposero un minimo di garanzie per gli autotrasportatori. Nelle parole del sottosegretario Annunziata abbiamo appreso quello che il Governo sta cercando di fare e che ulteriormente farà per venire incontro a queste difficoltà. Ritengo, quindi, che da questo punto di vista siamo in grado di rispondere ai colleghi dell'opposizione che non è concretamente il caso di operare strumentalizzazioni.
Detto ciò e felicitatomi per la competenza e l'intelligenza dimostrata dal sottosegretario Annunziata vorrei, da parlamentare sperimentato, affermare qualcosa che si sarebbe potuto fare a fronte delle dimensioni che questo blocco rappresentava per un Paese che non sta crescendo economicamente. Se quest'Aula fosse stata onorata della presenza del Presidente del Consiglio o di un gruppo di Ministri si sarebbe forse dato plasticamente al Paese il senso di un rapporto istituzionale e quindi anche di Governo più solido, più forte e più autorevole. Per fortuna, comunque, durante il dibattito è arrivato l'annuncio felice che il blocco è stato tolto e che quindi verranno sollevate le condizioni dei cittadini italiani che soffrivano le conseguenze di una economia così colpita.
Credo, tuttavia, che una vicenda di questo genere ci debba portare intransigentemente a ribadire la verità sull'impegno di questo Governo ma anche a chiedergli di saperla comunicare meglio, assumendoci proprio in quest'Aula tutti insieme le proprie responsabilità.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 19,30.
La seduta, sospesa alle 19,20, è ripresa alle 19,40.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI