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Informativa urgente del Governo sul gravissimo incidente sul lavoro occorso presso l'acciaieria ThyssenKrupp di Torino che ha causato la morte di quattro operai, oltre a diversi feriti (ore 15,12).
(Intervento del Ministro del lavoro e della previdenza sociale)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con riferimento a quanto accaduto presso le acciaierie ThyssenKrupp, desidero intanto esprimere tutto il mio cordoglio, anche a nome del Governo, alle famiglie degli operai coinvolti nell'incidente avvenuto presso le acciaierie torinesi.
Si tratta di una vera e propria strage del lavoro, una strage di persone innocenti. A Torino, venerdì scorso, il mio sgomento è dipeso dalla constatazione che l'incidente è avvenuto in una grande impresa, una multinazionale tedesca, una grande impresa sindacalizzata, con la presenza dei delegati responsabili della sicurezza, non in un'impresa invisibile del sottoscala o del lavoro nero. Ciò accresce il nostro allarme su questi episodi.
È evidente che in questa situazione forse ha giocato anche il fatto che ci siamo trovati di fronte ad una fabbrica che chiuderà i battenti, che è in dismissione, che può avere abbassato il livello di guardia sotto il profilo della tutela della sicurezza e dell'integrità fisica e psichica dei lavoratori. Naturalmente, come tutti sapete, dobbiamo premettere un doveroso riserbo su questi fatti, che è dovuto ogni qual volta siano in corso accertamenti di carattere penale, come nel caso di questo tremendo episodio.
Come sapete, tutte le indagini in corso sono affidate alla competente procura, che ha proceduto a nominare due consulenti tecnici con il compito di ricostruire l'effettiva dinamica dell'incidente. Allo stato attuale, le principali ipotesi ricostruttive dell'evento, descritto «come un'onda di fuoco che si è rovesciata sui lavoratori», riconducono la causa alla rottura di un flessibile, che ha causato la fuoriuscita di olio sotto pressione, un piccolo focolaio alimentatosi con l'acqua. AttualmentePag. 15sono in corso accertamenti su tutta l'impiantistica presente nello stabilimento, salvo la linea interessata dall'incendio che è posta sotto sequestro.
Noi siamo in attesa dell'esito delle indagini in corso da parte della magistratura e della competente ASL, e si è stabilito, in quell'azienda, il fermo produttivo dello stabilimento. Ogni possibile ripresa delle attività produttive è, dunque, subordinata agli esiti del negoziato sindacale delle parti. Anche questa era una precisa richiesta dei lavoratori, ossia di riprendere l'attività soltanto nel caso in cui fosse accertata la messa in sicurezza dell'intero stabilimento.
Come sapete, a Torino si è anche recata, guidata dal senatore Oreste Tofani, la Commissione parlamentare d'inchiesta sugli infortuni sul lavoro. Noi aspettiamo anche l'esito del verbale degli incontri promossi presso la prefettura di Torino. Anche in questa occasione, vogliamo stigmatizzare un fatto: a quel tavolo della prefettura l'azienda non si è presentata.
Tutti questi elementi ci portano a svolgere ancora una considerazione, quando siamo in presenza di simili eventi, che richiamano drammaticamente in causa la condizione dei lavoratori: il richiamo ad una discussione sul lavoro, alla sua perduta centralità, che ormai dura da decenni, che è seguita a poderosi processi di trasformazione dell'impresa e al suo rapporto con il mercato, che ha portato a livello globale, non solo in Italia, ad una logica nella quale le ragioni della competitività schiacciano inesorabilmente le ragioni del lavoro e della condizione umana. Tutto ciò ha portato - non possiamo non coglierlo nel Parlamento e nelle istituzioni - ad un'invisibilità del lavoro, ad una sua solitudine, soprattutto quando si tratta di lavoro operaio.
Questo richiama tutte le parti in causa e tutti noi al fatto che, quando consideriamo la qualità dello sviluppo di un Paese, non possiamo non riconoscere il fatto che la qualità dei prodotti è legata in modo stretto alla qualità della risorsa umana e che la qualità della sicurezza non deve essere vista come un costo che grava sulle imprese, ma come una chiave del successo della stessa impresa nella competitività globale. Se non compiremo tale passaggio culturale, che impegna tutti - le istituzioni, la politica, il mondo della cultura, il sistema delle imprese, il sindacato e i cittadini - non riusciremo a dominare questa situazione e a combattere la piaga delle morti e degli incidenti sul lavoro.
Voglio riportare alcuni dati statistici che ci fanno comprendere quale sia l'intensità di questo fenomeno, partendo da anni lontani: se pensiamo - mi riferisco ai dati storici dell'INAIL - al 1963 (eravamo nell'Italia del boom economico), notiamo che in quel periodo furono ben 4.644 i morti sul lavoro. Se ritorniamo ad anni più recenti il dato è sicuramente più ridimensionato, ma non per questo meno drammatico: ancora nel 2002 registravamo 1.481 morti sul lavoro, nel 2006 ben 1.302. Premesso il fatto che per noi anche un solo morto sul luogo di lavoro rappresenta un evento drammatico per quella comunità, per quelle famiglie e per l'intera cittadinanza, è evidente che, se vogliamo intervenire su tali argomenti e se vogliamo porre un freno a tale situazione, dobbiamo dimostrare concretamente, con l'azione politica e con l'azione sociale, la capacità di invertire la rotta.
Il Governo, come sapete, su tali temi ha provveduto ad elaborare un intervento organico, che ha coinvolto in primo luogo il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, il Ministero della salute, le regioni, le parti sociali e la stessa opposizione, per quanto riguarda la definizione di materie su cui insistono molte competenze e necessitano di una maggiore organicità.
Abbiamo cercato di riportare al centro della nostra azione una problematica non sempre affrontata con la dovuta decisione, sovvertendo anche quel senso di rassegnazione, talvolta di accettazione fatalistica, che si è spesso registrato in occasione delle cosiddette «morti bianche».
La sensibilità e la profonda attenzione del Presidente della Repubblica su tale tema costituiscono un conforto ed un impulso nella direzione nella quale tutti ci dobbiamo muovere. Capisco che nella sedePag. 16istituzionale in cui ci troviamo possa apparire perfino superfluo riconsiderare gli interventi normativi adottati, ma ritengo che sia opportuno richiamarli, anche per riportare ad azione e a concretezza le nostre iniziative.
Abbiamo cominciato ad agire su questi argomenti già nel 2006 con la legge n. 248 contenente misure urgenti per il contrasto del lavoro nero e per la promozione della sicurezza nei luoghi dei lavori. Perché contrasto al lavoro nero? Perché contrasto alla precarietà? Perché come tutti sanno, ed è statisticamente provato, vi è un nesso, un legame diretto fra presenza di lavoro nero e precarietà ed infortuni e morti sul lavoro. Vi è un nesso molto stretto che dimostra come questi infortuni gravino in particolare sui più giovani, sugli extracomunitari, su coloro che hanno meno cultura del lavoro accumulato. Per questo noi, in quanto Ministero del lavoro e della previdenza sociale, abbiamo cominciato ad agire per la nostra specifica ed esclusiva competenza sui cantieri dell'edilizia attraverso una norma che ha consentito, già nell'agosto del 2006, di varare un provvedimento di sospensione dei cantieri dell'edilizia in caso di impiego di personale non risultante dalla documentazione obbligatoria in misura pari al 20 per cento. Abbiamo adottato, inoltre, sempre nel settore dell'edilizia, una tessera di riconoscimento, che i lavoratori sono tenuti ad esporre, e l'obbligo della comunicazione antecedente a quella dell'instaurazione del rapporto di lavoro per i datori di lavoro dell'edilizia. Questa norma può apparire secondaria ma in realtà è una norma di forte civilizzazione. Dei circa 180 morti sul lavoro per quanto riguarda l'edilizia ben il 15 per cento, ci dicono le statistiche, risultava assunto nel giorno del decesso: erano assunzioni post mortem. Questa norma, quindi, ha consentito, almeno da questo punto di vista, di impedire un simile atteggiamento che francamente dobbiamo assolutamente combattere. Abbiamo previsto, altresì, anche l'inasprimento delle sanzioni per le omesse iscrizioni ai libri obbligatori dei lavoratori e la reintroduzione di una norma semplice come l'indennità di trasferta a favore del personale ispettivo, abrogata con la legge finanziaria del 2006.
Tutte queste norme, tengo a sottolinearlo, sono state il frutto di un confronto con le parti sociali, con il sindacato unitario dei lavoratori, con i sindacati che rappresentano le imprese, a partire dai sindacati delle imprese delle costruzioni che hanno voluto, insieme al sindacato dei lavoratori e al Governo, combattere il lavoro nero per ottenere un triplice risultato. Il primo risultato è stato quello di avere una trasparenza retributiva; il secondo di non comprimere i costi della sicurezza sui quali, quando vi è il lavoro nero, si cerca di risparmiare, con conseguenti danni che derivano ai lavoratori. Il terzo risultato è stato quello di combattere la concorrenza sleale tra le imprese perché, come tutti sanno, quando c'è lavoro nero c'è concorrenza sleale e il paradosso è che l'impresa sana e trasparente viene messa fuori mercato dall'impresa che non è né sana, né trasparente e utilizza il lavoro nero.
Di fronte ai provvedimenti la domanda che ci facciamo sempre tutti - e che io certamente mi faccio - è se si tratta di provvedimenti utili soltanto sulla carta o di provvedimenti efficaci che cambiano in qualche modo, anche se gradualmente la situazione. Posso portare, al riguardo, un consuntivo che a mio avviso è molto importante: in quattordici mesi dall'entrata in vigore di quel provvedimento, cioè dall'agosto del 2006 all'ottobre del 2007, possiamo dire che il personale ispettivo del Ministero del lavoro e della previdenza sociale ha effettuato sui cantieri più di 33 mila accessi e sono state trovate aziende irregolari per il 57 per cento dei casi. Tutto ciò dimostra la drammaticità della situazione con la quale dobbiamo fare i conti. In quattordici mesi abbiamo sospeso ben 2.829 aziende dell'edilizia che risultavano irregolari. Questo ha significato la revoca di questi provvedimenti per il 40 per cento di queste imprese e ha portato a un risultato occupazionale molto importante. In primo luogo, secondo i dati dell'INAIL nello stesso periodo, sono diventatiPag. 17noti all'istituto ben 189.806 lavoratori dell'edilizia, il 55 per cento dei quali stranieri, il 60 per cento degli stranieri rumeni, e la metà di questo totale è rappresentata da lavoratori che hanno meno di trent'anni.
Vi è stato un impulso positivo all'occupazione nel settore a seguito di queste regolarizzazioni. Sempre in questi quattordici mesi abbiamo un saldo positivo di lavoratori occupati nell'edilizia, pari a 138 mila unità, e un saldo contributivo di più 57 milioni di euro per quanto riguarda l'INPS, dovuto a contributi versati aggiuntivi rispetto al periodo precedente. Nello stesso senso abbiamo agito con la legge finanziaria per il 2007, ad esempio, con l'immissione di 300 unità di personale ispettivo risultato idoneo al concorso pubblico. Abbiamo esteso a tutti i settori produttivi il documento unico di regolarità contributiva, nato nel settore dell'edilizia dopo il terremoto dell'Umbria, che quindi - lo ripeto - è stato esteso a tutte le attività. Abbiamo quintuplicato le sanzioni amministrative già previste per la violazione di norme in materia di lavoro, legislazione sociale, previdenza e tutela della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Abbiamo introdotto gravose sanzioni in caso di omessa vidimazione e istituzione dei libri obbligatori. Abbiamo previsto misure di emersione dal lavoro nero e di stabilizzazione del lavoro precario per favorire la trasformazione in lavoro subordinato del lavoro a progetto, con un risultato di 22 mila stabilizzazioni soltanto nel settore dei call center. Come previsto infine dai commi 1175 e seguenti dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 è stato emanato, il 24 ottobre del 2007, il decreto del Ministero del lavoro e della previdenza sociale relativo alla modalità di rilascio e di contenuti del documento unico di regolarità contributiva. Inoltre, nel luglio del 2007 il Ministero ha provveduto a determinare l'importo destinato al Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro.
Infine, vorrei ricordare un atto legislativo molto importante. L'atto legislativo n. 123 del 2007, recante «Misure in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e delega al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia», è stato il frutto di un'azione molto rapida da parte di questo Governo, di confronto con le parti sociali e con l'opposizione. Ciò è dimostrato dal fatto che al momento del voto - rimarco tale circostanza sempre in modo positivo - si è registrata, oltre all'adesione di tutta la maggioranza, anche un'importante astensione dell'opposizione; ciò anche a segnalazione del fatto che quelli della salute, della sicurezza e dell'integrità psicofisica dei lavoratori non sono temi di parte ma devono riguardare l'insieme delle forze politiche e sicuramente la coscienza di un'intera nazione.
Questa legge, composta da dodici articoli, si divide in un primo articolo che prevede un successivo provvedimento d'attuazione della delega, ed altri undici articoli che sono già esecutivi. Su che cosa si eserciterà la delega? La delega si eserciterà intanto estendendo il campo di applicazione della normativa sulla salute e sicurezza sul lavoro, sia in senso oggettivo (riferendosi quindi a tutti i settori di attività) sia in senso soggettivo in virtù dell'estensione di tale legislazione a tutti i lavoratori e le lavoratrici, autonomi e subordinati - si tratta di un importante progresso - nonché ai soggetti ad essi equiparati, indipendentemente quindi dalla qualificazione del rapporto di lavoro (cioè ai lavoratori parasubordinati).
In secondo luogo, la delega prevede la semplificazione degli adempimenti formali in materia di salute e sicurezza, nel pieno rispetto dei livelli di tutela, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese, anche andando incontro a quelle richieste di semplificazione burocratica che debbono badare alla sostanza della tutela della sicurezza dei lavoratori. Vi è nella delega la riformulazione, in un'ottica di razionalizzazione, dell'apparato sanzionatorio amministrativo e penale, anche al fine di assicurare maggiore corrispondenza tra l'infrazione e la sanzione corrispondente, tenendo conto dei ruoli di ciascun soggetto obbligato nonché della natura della violazione.Pag. 18
Nella delega sono inoltre previste: la maggiore efficacia della attività di vigilanza da ottenere mediante la razionalizzazione e il coordinamento degli interventi ispettivi; la formazione, intesa come strumento di prevenzione, attraverso la promozione e la divulgazione della cultura della salute e della sicurezza sul lavoro nell'ambito dell'attività scolastica e universitaria; la revisione, infine, della normativa in materia di appalti, con la previsione di strumenti in grado di valutare l'idoneità delle aziende in relazione all'osservanza delle norme in materia di sicurezza sul lavoro, che diventa requisito indispensabile per accedere ad agevolazioni, finanziamenti e contributi pubblici.
Per quanto riguarda lo stato di attuazione degli altri punti che sono operativi, va anche qui rimarcato il fatto che, ad esempio, per la prima volta nell'articolo 3 è stata introdotta la previsione che il datore di lavoro committente, in caso di affidamento dei lavori a impresa appaltatrice o a lavoratori autonomi all'interno della propria azienda, promuove la cooperazione e il coordinamento per l'elaborazione di un unico documento di valutazione dei rischi, da allegarsi al contratto di appalto e d'opera. Si tratta di un fatto innovativo. Tale disposto facilita la realizzazione e il controllo delle misure di sicurezza proprie di ogni lavorazione, responsabilizzando tutti i soggetti coinvolti nel singolo appalto.
Nei contratti di somministrazione, di appalto e di subappalto devono, infine, essere indicati specificamente i costi della sicurezza. A tali dati possono accedere il rappresentante per la sicurezza e le organizzazioni sindacali dei lavoratori. Il datore di lavoro, quindi, è tenuto a consegnare al rappresentante per la sicurezza, su richiesta, copia del documento di valutazione dei rischi aziendali nonché del registro degli infortuni sul lavoro.
Il ruolo dei lavoratori nella elaborazione e gestione della sicurezza in azienda è rafforzato dalla possibilità per il rappresentante territoriale o di comparto dei lavoratori per la sicurezza, di esercitare le attribuzioni disposte dall'articolo 19 del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, su tutte le unità produttive del territorio o del comparto di rispettiva competenza. Anche tale previsione allarga ad una sfera di controllo le unità di più piccola dimensione e consente lo svolgimento di un controllo di carattere territoriale.
Nell'articolo quattro si prevede che dall'anno scolastico 2007-2008 siano avviati progetti sperimentali in ambito scolastico nei percorsi di formazione professionale volti a favorire la conoscenza delle tematiche sulla tutela della salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Si promuove in sostanza un'ampia fase di coinvolgimento culturale sulla sicurezza, rivolta soprattutto alle giovani generazioni.
L'articolo 5 estende a tutti i settori imprenditoriali le misure per contrastare il lavoro irregolare previste per il solo settore dell'edilizia a partire dall'agosto del 2006, nel caso in cui venga riscontrato l'impiego di personale al nero superiore al 20 per cento del totale dei lavoratori regolarmente occupati, ma anche nel caso di reiterate violazioni della disciplina in materia di superamento dei tempi di lavoro o di riposo giornaliero o settimanale.
Inoltre, viene prevista la possibilità di adottare il provvedimento interdittivo anche nel caso in cui vengano riscontrate gravi e reiterate violazioni della disciplina in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.
All'articolo 6 si estende la normativa della tessera di riconoscimento a tutti i lavoratori, di qualsiasi settore, compresi i lavoratori autonomi.
Inoltre, l'articolo 8 modifica l'articolo 86 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, prevedendo che, nell'aggiudicazione di un appalto pubblico, gli enti appaltanti valutino la congruità di un'offerta non solo sulla base del costo del lavoro ma anche di quello della sicurezza, che va indicato in maniera specifica. In sostanza, da una lato, lo scorporo del costo della sicurezza dal valore dell'appalto e, dall'altro, la questione della fissazione delle tabelle di retribuzione, disposta periodicamente dal Ministero delPag. 19lavoro sulla base degli accordi stipulati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, sono la risposta concreta al tentativo, nell'appalto al massimo ribasso, di ridurre e comprimere sia il costo del lavoro sia quello, della sicurezza.
Infine, nell'articolo 9 sono introdotte apposite sanzioni pecuniarie e interdittive per le persone giuridiche i cui dirigenti siano responsabili dei reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell'igiene e della salute sul lavoro.
Come si vede, tutte queste misure, già operative dal mese di agosto scorso, rappresentano un primo passo importante nella direzione del potenziamento delle misure per la salvaguardia e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
In conclusione, noi crediamo, come Governo, che non si tratti di promulgare nuove leggi emergenziali, ma che ci si trovi di fronte ad un complesso legislativo - come il decreto legislativo n. 626 del 1994 e la legge n. 123 dell'agosto 2007 - estremamente avanzato e qualificato, fra i più qualificati in Europa. Le leggi vi sono e vanno applicate.
Per quanto riguarda il Governo, nel corso del recente Consiglio dei ministri, si è comunque deciso di procedere ad una forte accelerazione dell'applicazione della delega e tale valutazione è concorde dell'intero Consiglio dei ministri. Riteniamo che entro il mese di gennaio si potrebbe completare la definizione delle deleghe. Si tratta di un iter che ha una sua complessità. Vorrei ricordare che sulla materia della sicurezza non solo vi è una competenza del Ministero del lavoro e della previdenza sociale e di quello della salute, ma vi è una competenza concorrente per quanto riguarda le regioni che esprimono, attraverso le ASL, la loro capacità di intervento e di controllo.
Il Governo ha già provveduto, nei giorni scorsi, ad inviare alle parti sociali un primo documento per la realizzazione di una prima parte della delega. Vi sarà un incontro già il 17 dicembre (lunedì prossimo) e, in base all'esito, siamo impegnati a portarne i risultati in sede di Consiglio dei ministri per un timing di realizzazione dell'intera delega. Allo stesso modo, porteremo al Consiglio dei ministri due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri.
Il primo provvedimento riguarda il tema del coordinamento delle attività che è, come sapete, di competenza delle regioni e, soltanto nel caso in cui vi sia non applicazione o negligenza, si prevede un intervento sostitutivo da parte del Ministero del lavoro e della previdenza sociale e di quello della salute.
Il secondo provvedimento ratifica l'accordo già intervenuto il 1o agosto fra il Governo e le regioni, al fine di aumentare le ispezioni a cura delle ASL dalle attuali settantamila all'anno alle previste duecentocinquantamila nel corso del 2008.
Analogamente, sarà nostra cura prevedere, sulla base della sollecitazione avvenuta nella discussione, la possibilità di inserire nell'ambito della delega l'esclusione dalle lavorazioni a rischio di quei lavoratori a termine, di lavoro temporaneo, che non devono essere esposti alla possibilità di incidenti, anche gravi, sui luoghi di lavoro. Questi sono i punti di riferimento ai quali guardiamo con molta attenzione.
Io ritengo - e concludo - che questa discussione e l'attenzione da parte delle istituzioni siano molto importanti. Ribadisco un punto essenziale: è necessario che nel nostro Paese prenda corpo concretamente e fattivamente non solo una forte collaborazione istituzionale, ma una forte capacità di riportare all'attenzione di questo Paese una vera e propria cultura della sicurezza. Ciò significa una nuova comunicazione, una nuova cultura, una nuova capacità di passare da una descrizione dell'irreale alla discrezione del reale, del quotidiano, della fatica di portare a termine la propria vita di lavoro, di arrivare a fine mese, della fatica della retribuzione, della fatica della prestazione, dei rischi e dei problemi di sicurezza che vi sono nei posti di lavoro. Ciò si può fare se sapremo anche rivalutare socialmente il lavoro - soprattutto quello operaio e manuale - ePag. 20se saremo in grado di affermare il principio che i costi della sicurezza non sono un onere che grava sull'impresa, ma una risorsa di investimento che qualifica il sistema produttivo, la vocazione sociale dell'impresa e la possibilità di tutelare adeguatamente l'integrità psicofisica di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Verdi).