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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame degli articoli - A.C. 3256-A)
PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione, il Governo ha depositato gli emendamenti 1.1000, con annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 1 del testo e soppressivo degli articoli da 2 a 22; 23.1000, con annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 23 del testo e soppressivo degli articoli da 24 a 134-bis e 135.1000, con annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 135 del testo e soppressivo degli articoli da 136 a 151 e delle annesse tabelle, (Vedi l'allegato A - A.C. 3256
sezione 3) preannunziando la volontà di porre la questione di fiducia sulla loro approvazione senza subemendamenti e articoli aggiuntivi.
Avverto che il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha trasmesso alla Presidenza una lettera contenente alcune correzioni di carattere tecnico al testo depositato. La Presidenza - conformemente ai precedenti - ha ritenuto di ammettere tali correzioni che, dunque, devono intendersi apportate ai testi depositati.
La Presidenza ha verificato la completezza del testo ed ha svolto il vaglio di ammissibilità su tali proposte emendative, verificando che le stesse riproducono in larga parte il testo elaborato dalla Commissione, salvo taluni adeguamenti del tenore di alcune disposizioni.
Analogamente ai criteri seguiti in occasione dell'esame della legge finanziaria per il 2007, la Presidenza ha ritenuto di ammettere la presentazione di maxiemendamenti soltanto nella misura in cui il testo si muovesse sostanzialmente entro i confini rappresentati dalle materie contenute nel testo all'esame dell'Assemblea e dagli emendamenti ritenuti ammissibili già presentati dal Governo e dalla Commissione, di cui il Comitato dei nove ha avuto modo di avere contezza, escludendo, viceversa, le disposizioni volte ad introdurre elementi di novità rispetto a tale quadro. Con ciò, la Presidenza - supplendo per quanto possibile al deficit di discussione parlamentare che la fiducia inevitabilmente ha determinato - ha inteso tutelare in qualche modo le prerogative del Parlamento, non ammettendo l'inserimento nei maxiemendamenti di quelle parti che non sono state oggetto diPag. 12previa valutazione in sede di Commissione. Ricordo che, in quella sede, per un'intesa tra i gruppi condivisa dal Governo, si era convenuto su una procedura che consentisse di delimitare il perimetro della materia da affrontare in Commissione, separandola da quelle rinviate alle fasi successive dell'iter.
Sulla base di tale criterio, la Presidenza, in sede di vaglio di ammissibilità, ha ritenuto di espungere dal testo le seguenti disposizioni: i commi 193, 194, 195, 196 e 197 dell'emendamento 23.1000, che recano disposizioni relative alla materia di investimenti e delle funzioni svolte dall'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di Impresa Spa; il comma 299 dell'emendamento 23.1000, che autorizza la spesa di 13 milioni di euro per l'anno 2008, per dare esecuzione alle intese raggiunte nel vertice intergovernativo italo-russo del 14 marzo 2007, con il quale è stata sancita la volontà di trasferire i diritti di proprietà del complesso della chiesa ortodossa di Bari al Governo della Federazione russa (anch'esso non è riconducibile a materie contenute nel testo o ad emendamenti giudicati ammissibili in Commissione); il comma 308 dell'emendamento 23.1000, limitatamente alla lettera 02 a), capoverso 3, penultimo periodo, dalle parole «L'Autorità» alle parole «in questione sul mercato» con riferimento alle eventuali deroghe al regime previsto al comma medesimo; il comma 561 dell'emendamento 23.1000, che autorizza la Presidenza del Consiglio ad avvalersi di un contingente di personale non dirigenziale, che riproduce parzialmente il contenuto dell'emendamento 146.29, giudicato inammissibile per estraneità di materia in Commissione.
Come preannunciato, i testi saranno trasmessi alla Commissione competente.
Per consentire un adeguato esame del testo, sospendo la seduta fino alle 18,15.
NICOLA BONO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, poco fa lei, entrando in Aula con quasi un'ora di ritardo rispetto all'orario fissato per l'inizio della seduta, ha simpaticamente fatto riferimento al Dalai Lama e all'insegnamento sulla pazienza, che ha rivolto a tutti noi qualche ora fa. Non vorrei che lei avesse confuso la pazienza con la rilassatezza, perché solo con questo termine si può giustificare la mancata apertura della seduta alle 16,15, come fissato, almeno per comunicare che vi era uno slittamento dell'inizio della seduta.
Ciò che non è accettabile e che credo debba essere stigmatizzato e, comunque, evitato in tutti i modi in futuro è fissare un orario di inizio della seduta dell'Assemblea e non fornire alcuna informazione né alcuna giustificazione del ritardo ai deputati presenti.
Inizialmente, abbiamo pensato che il ritardo dipendesse dal Governo, ma quest'ultimo, che per definizione è responsabile di tanti avvenimenti, aveva presentato i suoi emendamenti questa mattina e, quindi, una volta tanto, non era responsabile.
Dunque, un intervento del Presidente o dei quattro Vicepresidenti della Camera, per comunicare un ritardo nella valutazione di ammissibilità o una qualsiasi ragione di impedimento, sarebbe stato un fatto di rispetto per l'istituzione, oltre che, se mi consente, per i deputati, che lasciano i loro impegni per venire in Aula e aspettano correttamente l'inizio dei lavori per poter dare il loro contributo.
Dunque, intendevo esprimere questo disagio e, a maggior ragione, evidenziare il fatto che siamo qui da due giorni e abbiamo discusso di tutto, tranne che di legge finanziaria. Anche questo la dice lunga sulla funzionalità e sul ruolo di questo Parlamento «al servizio degli interessi del Paese». Peraltro, quest'ultima frase la devo per forza mettere tra virgolette (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. La ringrazio davvero per la cortesia con cui ha svolto le sue argomentazioni critiche, che hanno certamentePag. 13un fondamento. Solo a parziale scusante, le dico che l'ora era stata fissata al fine di consentire una valutazione approssimativa ai parlamentari, che ne avevano fatto richiesta. Ciò, peraltro, non mi esime dalla critica che lei mi ha rivolto e, pertanto, chiedo scusa a lei e, naturalmente, a tutti i parlamentari.
ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, dopo quest'ultima sua dichiarazione, con la quale si è scusato davanti all'Aula, credo il mio intervento sia superfluo, considerato che era analogo a quello del collega Bono.
L'inizio della seduta era fissato alle 16,15 e lei si è presentato con cinquantacinque minuti di ritardo. Credo che, se lei avesse iniziato la seduta con una doverosa dichiarazione, come quella che ha appena reso, forse avrebbe evitato il mio intervento e quello del collega Bono. Comunque, prendo atto delle sue scuse.
PRESIDENTE. La ringrazio.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, prendo atto di ciò che ha affermato e ora verificheremo in Commissione se dal testo sono state espunte tutte le materie che non sono state esaminate nel corso dei lavori in Commissione.
Questo è un piccolo raggio di sole, in un percorso che è stato assolutamente buio. Ritengo - e voglio affermarlo formalmente - che sia importante il lavoro svolto dalla Presidenza, soprattutto come messaggio inviato al Governo.
Noi siamo stati una settimana in Commissione e non siamo riusciti ad affrontare temi complessivamente rilevanti: abbiamo affrontato tanti piccoli temi.
L'opposizione si era posta l'obiettivo di affrontare temi rilevanti come il riordino degli enti locali, i costi della politica e della democrazia, i finanziamenti derivati, la pressione fiscale e gli interventi a favore delle classi disagiate: avevamo fissato un'agenda di temi che non abbiamo potuto affrontare.
Il Governo ha violentato la possibilità di dibattito in Assemblea ponendo la questione di fiducia. Il suo atteggiamento, signor Presidente, ha restituito un minimo di dignità ai lavori parlamentari. Mi auguro che il suo atteggiamento e un rinnovato orgoglio da parte dell'Assemblea possa portare il Governo, in futuro, a ritenere che la Camera dei deputati non costituisca un passaggio obbligato, dove bisogna per forza consegnare i provvedimenti, ma sia un passaggio durante il quale ognuno di noi, per quel poco di verità che gli elettori che ci affidano investendoci del loro mandato, porta il proprio contributo alla discussione, per cercare di migliorare i testi.
Le nostre proposte emendative al disegno di legge finanziaria - lo voglio sottolineare per il Ministro Chiti - non erano finalizzate a fare opposizione o a bloccare la discussione, ma a cercare di migliorare il testo.
Penso che il relatore Ventura possa dare atto del fatto che il comportamento dell'opposizione è stato serio e che non si è mai risolto in un tentativo di fermare i lavori: abbiamo anche sopportato - ce ne darà atto il presidente - ore e ore di attesa per poter esercitare il diritto che la Costituzione ci attribuisce, cioè quello di intervenire e di cercare di emendare i testi.
Lo abbiamo fatto senza polemiche esterne, come avete notato, ma cercando di far capire, con il nostro atteggiamento, che la nostra volontà è quella di lavorare in questa Assemblea.
Uno dei motivi del divario tra noi e il popolo è costituito dal fatto che la gente non capisce cosa facciamo.
Sono convinto che tutte le volte che il Governo pone la questione di fiducia, rendendo impossibile all'Assemblea discuterePag. 14in modo serio, vibra un colpo alla credibilità complessiva dell'intera istituzione. Il suo atteggiamento, signor Presidente, stavolta è stato importante, perché ha spiegato al Governo che noi ricopriamo un ruolo e vogliamo esercitarlo.
Mi auguro che sia l'ultima volta che dobbiamo discutere del voto di fiducia, perché sarebbe stato interessante - mi rivolgo ai deputati della maggioranza e dell'opposizione - poter esaminare anche solo 100, 50 o 20 di quei temi che volevamo portare avanti, non perché costituissero un nostro interesse personale o di partito, ma perché ci veniva chiesto dai cittadini e dal popolo.
Voi stessi sapete che la manovra finanziaria per il 2008 contiene alcune parti positive, ma infligge molte ferite al Paese. Voi stessi migliorerete - presumo - e cambierete alcune delle disposizioni contenute in essa, già attraverso il decreto-legge di fine anno: siete obbligati.
Tuttavia, mediante una discussione che avrebbe restituito dignità all'Assemblea e al lavoro di ognuno di noi, avremmo potuto farlo in questa sede, durante una discussione che non hanno temuto al Senato e non capisco per quale motivo bisognasse temerla alla Camera.
Nonostante ciò e nonostante il buio complessivo con cui approviamo la manovra finanziaria per il 2008, lei oggi, signor Presidente, con il suo atteggiamento e con un rinnovato orgoglio della Camera, come ripeto, ha rappresentato un raggio di luce (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Come ho già annunciato, per consentire l'adeguato esame del testo degli emendamenti, sospendo la seduta, che riprenderà alle 18,15.
La seduta, sospesa alle 17,20, è ripresa alle 18,30.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente,...
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Potrà intervenire successivamente.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, a nome del Governo...
ELIO VITO. Signor Presidente, è sull'ordine dei lavori della Commissione bilancio.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori della Commissione bilancio.
PRESIDENTE. Mi scusi, signor Ministro. Ha chiesto di parlare per primo il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, nel corso della riunione della Commissione bilancio abbiamo analizzato e cercato, per quanto possibile nei limiti di tempo, di comparare i due testi. Nella comparazione abbiamo dovuto prendere atto con rammarico che molti emendamenti sui quali era stata riscontrata l'unanimità sono scomparsi dal testo. Voglio sottolineare che non sto parlando di emendamenti dell'opposizione, ma mi riferisco a quelli del collega Di Gioia e ad altri ancora. Si tratta magari di emendamenti che non avevano obbligo di copertura o che non avevano problemi...
ELIO VITO. Quartiani, torna al tuo posto (Commenti dei deputati del gruppo del Partito Democratico-L'Ulivo)!
Pag. 15PRESIDENTE. Il Presidente sa come regolare queste cose e se ha una cosa da dire la dice. Andiamo avanti! Io sto ascoltando il deputato Crosetto.
ELIO VITO. Se fossi venuto io verso la Presidenza sarei stato fermato.
PRESIDENTE. Prego, deputato Crosetto può proseguire.
GUIDO CROSETTO. Tant'è che colleghi della maggioranza come il deputato Di Gioia hanno affermato che il comportamento del Governo è stato indecente e non corretto nei confronti della maggioranza. Ho voluto riprendere, signor Presidente, le parole che lei ha pronunciato precedentemente: al riguardo mi era parso di intendere dalle sue parole che lei avesse voluto difendere il lavoro e le prerogative non solo della maggioranza e dell'opposizione, ma del Parlamento. Mi era sembrato che lei avesse voluto difendere le prerogative della Commissione; ciò significa difendere le prerogative che ci attribuiscono la Costituzione ed i cittadini; prerogative che non ci attribuiamo noi stessi. Sto intervenendo prima dell'intervento del Ministro per chiedere che vengano difesi gli emendamenti non di Forza Italia, non dell'opposizione, ma della maggioranza. Stiamo parlando di emendamenti della maggioranza approvati anche dall'opposizione o passati all'unanimità, che sono scomparsi dal testo; oltre alle modifiche di cui lei parlava, ne sono state inserite altre.
Io ritengo, da deputato di opposizione, che noi, come Camera dei deputati, non possiamo tollerare che il Governo calpesti il lavoro svolto dal Parlamento e non importa che ciò sia stato fatto dalla maggioranza o dall'opposizione. Ma dal momento che è stato svolto all'unanimità in Commissione, il fatto che il Governo si permetta, senza che esistano problemi di copertura - perché non sussistono - di cancellare alcuni emendamenti, è una mancanza di rispetto da parte del Governo nei confronti dell'istituzione. Io mi rivolgo a lei, perché lei è il garante di questa istituzione e mi pare che le parole che ha pronunciato prima fossero rivolte a garantire il lavoro che questa istituzione nel suo complesso aveva svolto, ma non è stato così.
Signor Presidente, poiché so che lei è una persona seria, pur di differente parte politica, e penso che lei non abbia voluto prendere in giro l'Aula, probabilmente nell'informarla in ordine a questi maxiemendamenti le hanno trasmesso un'idea sbagliata. Prendo atto, quindi, che il Governo non ha informato la Presidenza della Camera circa le reali modifiche che il testo conteneva. Lei, inoltre, si ricorderà, signor Presidente, che lo scorso anno svolgemmo, a conclusione dell'iter di esame della legge finanziaria, una discussione nel corso della quale le sottoposi alcune questioni e lei si rese conto, a finanziaria terminata, che le cose che le erano state dette non corrispondevano al vero: le informo che quest'anno si è verificata la medesima cosa. È una cosa che non trovo rispettosa sia nei suoi confronti, che nei confronti dell'intero Parlamento, della maggioranza e dell'opposizione compresa. Pertanto, prima che intervenga il Ministro Chiti, avendone il Governo la possibilità, suggerirei di sospendere la seduta e suggerirei altresì al Governo di apportare alcune variazioni per riportare il testo all'origine, per poi riprendere la discussione. Non svolgo questo intervento per interrompere i lavori - non è mio interesse - ma per difendere alcuni emendamenti che non sono quelli dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
NICOLA BONO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Concederò la parola al collega Bono e successivamente al Governo, ma non ammetterò altri interventi, perché ormai è tutto chiaro. Prego, deputato Bono.
NICOLA BONO. Signor Presidente, quello che è accaduto oggi ci ha lasciati esterrefatti. Non appartiene alla prassiPag. 16costante di questa Camera, che io invoco in questo momento, essendo la prassi - com'è noto - l'elemento fondante (Commenti)...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore...
NICOLA BONO. Come dicevo, essendo notoriamente la prassi elemento fondante dei lavori di un Parlamento, quello che è accaduto oggi ha violato profondamente tale tradizione. È sempre accaduto, infatti, che in occasione del preannunzio della posizione della questione di fiducia su un testo di legge di qualunque tipo, dopo il lavoro svolto dalla Commissione, il Governo si facesse carico - all'interno del testo da proporre per la questione di fiducia - delle proposte che unanimemente vengono dalla Commissione stessa. Ciò è avvenuto regolarmente negli ultimi anni, essendo questo Governo abituato a chiedere voti di fiducia, ma è avvenuto anche negli anni precedenti. Non è mai accaduto, onorevoli colleghi, che nel testo predisposto dal Governo per la fiducia venissero omessi o - se preferite - non venissero inclusi emendamenti votati all'unanimità.
Non si tratta - come ha sottolineato poco fa il collega Crosetto - di un problema di emendamenti di maggioranza o di opposizione: è chiaro che il collega Crosetto, di cui condivido l'intervento, ha voluto pienamente esprimere questo aspetto come paradosso. Il problema non è della maggioranza o dell'opposizione, ma della prassi che consente alla Commissione, esprimendo un orientamento unanime, di fare una sintesi delle proposte da suggerire al Governo, perché esso se ne faccia carico acriticamente. Non vi è una valutazione del Governo, a parte il fatto, signor Presidente, che nel momento in cui la Commissione e il relatore di maggioranza definiscono delle proposte, non lo fanno mai senza il preventivo parere del Governo.
Sugli emendamenti proposti dal relatore di maggioranza, il Governo ha espresso il suo assenso, altrimenti non avrebbero potuto costituire materia di argomentazione e di proposta.
Per tali motivi, ci lasci dire che ci troviamo in una situazione mai vista in precedenza, che sconvolge profondamente il nostro modo ordinario di legiferare; una situazione incredibile che, tra l'altro, smentisce palesemente quanto lei poco fa aveva dichiarato. Noi avevamo salutato con grande interesse - anche se non abbiamo preso la parola per sottolinearlo, lo diciamo adesso - il fatto che lei, per la prima volta nel ruolo di Presidente della Camera, avesse espunto dal testo tutte le materie nuove introdotte successivamente al dibattito della Commissione. Tuttavia, aveva detto anche un'altra cosa: che nel testo erano inserite le proposte della Commissione. Ciò non è vero e non risponde a verità.
Nel breve passaggio in Commissione, deputati di maggioranza e di opposizione hanno sollevato questo problema. Il Governo, in maniera laconica, ha espresso un giudizio generico facendo riferimento alla necessità di procedere nel senso di non includere emendamenti che non avessero una copertura finanziaria. Signor Presidente, nessuno degli emendamenti approvati all'unanimità nella giornata di ieri e fatto proprio dal relatore a nome della Commissione era privo di copertura finanziaria, altrimenti il Governo avrebbe fatto presente la questione in quella sede! Pertanto, i ripensamenti successivi, quelli avvenuti in corso di nottata su quali emendamenti introdurre nel testo, sono stati il frutto di un giudizio politico.
Si tratta di un giudizio politico che il Governo ha assunto senza un confronto con il Parlamento, violando la regola sacra del rispetto della volontà parlamentare, mettendo in discussione una prassi ultradecennale e, soprattutto, vulnerando la finalità del lavoro che era stato compiuto, ossia quella di fare, in questo provvedimento (che ha migliaia di questioni da criticare), almeno, una sintesi ragionata su alcune precise questioni.
In conclusione, signor Presidente, credo che porre la questione di fiducia su un testo non concordato con la CommissionePag. 17sia un fatto grave, che lei non può far passare come se fosse una questione ammissibile e ordinaria.
Condivido e sottoscrivo la richiesta posta dal collega Crosetto. Ritengo, infatti, che il Governo debba svolgere una riflessione e recuperare tutti gli emendamenti che la Commissione gli ha proposto. Se per fare ciò, occorre un po' di tempo (dato che sono due giorni che il Governo prende tempo «gratis», senza neanche chiedere giustificazioni), concediamolo e diamo un'altra ora, un'ora e mezzo o due ore di tempo.
Tuttavia, che vi sia l'esigenza che il Governo riveda il testo, lo sottoponga nuovamente al vaglio di ammissibilità della Presidenza e si voti la questione di fiducia sul testo concordato, credo che appartenga alla logica delle cose e alla correttezza del rispetto della nostra istituzione e della nostra funzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Come avevo annunciato, adesso concederò la parola al rappresentante del Governo, con una sola precisazione. Prima il deputato Crosetto e adesso il deputato Bono hanno posto questioni che sono valutazioni di merito: esse attengono strettamente alla costruzione degli emendamenti e non al vaglio di ammissibilità.
Faccio notare - e il deputato Crosetto, cortesemente, prima, ne aveva dato atto - che la Presidenza si era attenuta ad un criterio assai rigoroso nella definizione di ciò che è ammissibile, ma naturalmente non può evitare che il Governo intervenga, secondo le sue prerogative, a definire altrimenti ciò che ritiene di non dover portare al voto del Parlamento attraverso il maxiemendamento. Concedo, quindi, la parola al rappresentante del Governo...
LELLO DI GIOIA. Avevo chiesto di parlare!
PRESIDENTE. Dopo, dopo. Anche altri avevano chiesto di parlare, ma ho detto che adesso ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo...
ELIO VITO. Il relatore, sugli emendamenti!
LELLO DI GIOIA. Non capisco perché non mi concede la parola!
PRESIDENTE. Perché quando ho concesso la parola al deputato Bono, ho detto che gliela avrei data dopo averla concessa al deputato Crosetto sulla base di un'indicazione diffusa e che, quindi, avrei concesso la parola al rappresentante del Governo. Ha chiesto di intervenire anche il presidente della Commissione, ma alla stessa stregua...
ELIO VITO. No, dopo, no!
PRESIDENTE. Perché grida così tanto? Guardi che la sento anche se non grida così tanto.
ELIO VITO. Sulla questione della Commissione, ora! Dopo è una presa in giro!
PRESIDENTE. No, come ho già detto, adesso concederò la parola al rappresentante del Governo.
(Posizione della questione di fiducia - A.C. 3256-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, a nome del Governo, a ciò espressamente autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, degli emendamenti 1.1000, con annesse tabelle, (interamente sostitutivo dell'articolo 1 del testo e soppressivo degli articoli da 2 a 22), 23.1000, con annesse tabelle, (interamente sostitutivo dell'articolo 23 del testo e soppressivo degliPag. 18articoli da 24 a 134-bis) e 135.1000, con annesse tabelle (interamente sostitutivo dell'articolo 135 del testo e soppressivo degli articoli da 136 a 151 e delle annesse tabelle) riferiti al disegno di legge finanziaria 2008, nei testi che la Presidenza ha dichiarato ammissibili.
GUIDO CROSETTO. Vergognati!
PRESIDENTE. Vedo che il deputato Di Gioia alza la mano. Su cosa chiede la parola?
ELIO VITO. Questo è ridicolo!
PRESIDENTE. No, non è né ridicolo, né offensivo. Ho semplicemente attuato ciò che avevo detto, senza contestazioni. Prego, su cosa chiede la parola il deputato Di Gioia?
LELLO DI GIOIA. Sull'ordine dei lavori, su cui avevo già chiesto precedentemente di intervenire. Non ho voluto replicare alle considerazioni che lei ha fatto per il semplice motivo...
ELIO VITO. Ora si parla sulla fiducia!
PRESIDENTE. Il deputato Di Gioia ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Prego, ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Pur essendo responsabile e rispettoso della sua persona, ritengo che lei avrebbe avuto il dovere di concedermi la parola prima (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania), per il semplice fatto che lo avevo chiesto subito dopo l'onorevole Crosetto.
Purtuttavia, signor Presidente, vorrei semplicemente informarla del comportamento che il Governo ha tenuto. Avevamo stabilito - e le do atto, anche in base alle sue considerazioni iniziali, di aver espunto totalmente gli emendamenti aggiuntivi da parte del Governo - che tutto ciò che è stato discusso e definito in Commissione bilancio nella scorsa settimana, sarebbe stato inserito all'interno del maxiemendamento.
Abbiamo verificato tale maxiemendamento e, guarda caso, vi sono delle questioni che, secondo il mio punto di vista, sono totalmente estranee. La prima questione è che, dopo la verifica di un emendamento e la sua approvazione da parte della Commissione, con il parere favorevole rispetto alla compatibilità finanziaria da parte del Governo, nel testo non è stato inserito quell'emendamento che garantiva a 400 unità la prosecuzione della cassa integrazione. Pertanto, 400 lavoratori si troveranno in mezzo alla strada, grazie a talune considerazioni svolte dal Governo, che ancora adesso non riusciamo a comprendere.
Vi è una seconda questione che credo sia importante. Come lei stesso ha affermato, sebbene il Governo sia libero di poter compiere le scelte che ritiene più opportune, tuttavia, alcune questioni dovrebbero essere poste. Vorrei che anche da parte sua vi fosse una valutazione, ovviamente non di merito, su quanto è accaduto.
È stato presentato un emendamento approvato dalla Commissione e dal Governo che riguarda l'agenzia alimentare di Foggia. Tale emendamento è stato approvato all'unanimità. All'interno di questo testo, troviamo un emendamento comunque presentato in Commissione e mai approvato. Credo che questa sia una questione veramente importante, che deve essere sottolineata, con fermezza e determinazione. Infatti, non è possibile che si possa definire una questione in Commissione mediante l'approvazione di un emendamento e poi, vi siano emendamenti non approvati e - al di là delle prerogative del Governo - si ponga all'interno del testo un emendamento non approvato in Commissione: si tratta di una cosa di cui mi vergognerei, come sicuramente si dovrebbero vergognare coloro i quali lo hanno inserito (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!Pag. 19
Credo che si tratti di una questione importante, perché non penso si possano creare simili condizioni, che ingenerano situazioni di grande difficoltà. Mi riferisco sia alla questione dei lavoratori che si troveranno, ovviamente, in grande difficoltà ma, soprattutto, al fatto che si possa inserire in un maxiemendamento il testo di un emendamento non approvato. Credo che il Governo debba prendere atto e verificare come poter rimediare ad un problema di tale portata (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Duilio. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, vorrei semplicemente dire che in sede di Commissione convocata ai sensi dell'articolo 86, comma 3, del Regolamento, come è prassi e consuetudine, ci siamo trovati a svolgere una prima valutazione del testo dei maxiemendamenti, ovviamente comparandolo con il lavoro svolto in Commissione.
Come prima considerazione di carattere generale, vorrei far presente che, complessivamente il testo, anche a seguito di quanto lei stesso ha affermato in Aula, non contiene materie nuove rispetto a quelle trattate in Commissione.
Come seconda considerazione, vorrei dire che complessivamente il testo del maxiemendamento contiene delle modifiche, ma assolutamente in numero molto limitato anche in riferimento alla giusta enfasi che è stata data, evidentemente, con riferimento a qualche modifica che pure è stata apportata. Inoltre, ribadisco che, complessivamente, il testo del maxiemendamento riflette completamente il lavoro svolto dalla Commissione.
Peraltro, devo aggiungere che, alla domanda rivolta al rappresentante del Governo circa la motivazione di queste differenze (che sono di carattere sottrattivo e non aggiuntivo), più volte, anche in precedenza, il rappresentante del Governo si era espresso in Commissione, sottolineando una riserva di verifica sotto il profilo di carattere contabile-finanziario; mi riferisco alle coperture che, evidentemente, scaturivano dal lavoro svolto in Commissione rispetto alle integrazioni rapportate al testo iniziale.
Ciò detto, con riferimento alle modifiche, evidentemente il Governo potrà chiarire qual è il tenore delle stesse ed anche la ragione, in modo che ci possa dare soddisfazione anche per valutare in che modo si possa eventualmente riparare (perché errare humanum est) a quanto possa essere accaduto.
Mi preme, tuttavia, sottolineare (anche perché mi pare che sia stata data una enfasi rilevante a queste differenze) che complessivamente - ripeto - il testo del maxiemendamento non è difforme da quello scaturito dal lavoro svolto in Commissione.
PRESIDENTE. Il deputato Elio Vito ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, vorrei innanzitutto rivolgere una domanda a lei e ai colleghi, ossia se la dignità del Parlamento valga sette minuti, perché gli interventi del presidente Duilio e del relatore Di Gioia sono durati sette minuti. Gli «scherani» della maggioranza che hanno assalito la Presidenza (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)...Gli «scherani» della maggioranza che hanno assalito la Presidenza e la Presidenza che deve tutelare le prerogative della Camera hanno evidentemente ritenuto che consentire al Governo di porre la questione di fiducia sette minuti prima, impedendogli di rispettare le ragioni della Commissione, valessero bene la dignità del Parlamento: ciascuno giudichi!
Per quanto attiene al merito, la settimana scorsa l'onorevole Pagliarini, presidente della Commissione XI (Lavoro), con un comportamento quanto mai dignitoso, ha rassegnato le sue dimissioni da presidente della Commissione stessa, perché il Governo, ponendo la questione di fiducia su un maxiemendamento al testo del disegno di legge sul welfare, sul quale la Commissione aveva intensamente lavorato, ha disatteso il lavoro di quest'ultima.Pag. 20
La dignità del presidente Pagliarini è stata da tutti noi riconosciuta ed egli, come era giusto e sacrosanto, è stato poi rieletto presidente della Commissione. La stessa dignità non mi pare l'abbia dimostrata, questa sera, il presidente Duilio, perché quanto denunciato dai colleghi e dallo stesso relatore di maggioranza sul disegno di legge finanziaria è molto più grave di quanto accaduto la settimana scorsa. Non solo non si è tenuto conto del lavoro svolto dalla Commissione, ma il Governo ha apertamente contrastato il lavoro della stessa, inserendo un emendamento non approvato dalla Commissione bilancio, anziché quello approvato da quest'ultima.
Lei si renderà conto, signor Presidente, che di questo passo sarà inutile riunire le Commissioni e che le Commissioni V (Bilancio), XI (Lavoro) ed altre lavorino fino alle due o alle tre di notte. Sarà inutile predisporre dei calendari per consentire alle Commissioni di riunirsi perché, consentire al Governo di venire in Aula a porre la questione di fiducia su un maxiemendamento, disattendendo il lavoro della Commissione, significa disattendere, praticamente, il lavoro del Parlamento. Questa, signor Presidente, è una modifica di rango costituzionale e parlamentare che ormai è diventata prassi in questa legislatura, per questo Governo e per i rapporti che si sono instaurati tra maggioranza e Governo.
Ho avuto la ventura di essere il rappresentante di gruppo di un partito di maggioranza e rappresentante di gruppo in Commissione. Non per vanto, ma per rapporti parlamentari, i colleghi sanno che non è mai accaduto (vi sono stati sicuramente anche dei torti che il Parlamento ha dovuto subire) non solo che la fiducia non sia stata posta sul testo della Commissione, ma neanche, Ministro Chiti, che non fossero accolti gli emendamenti sui quali era sufficiente il semplice parere favorevole del relatore, non che fossero votati! Si arrivava all'espressione dei pareri anche con l'intesa con l'opposizione e quegli emendamenti sui quali il relatore esprimeva, a nome della Commissione, parere favorevole, erano per il Governo sacrosanti! Non dico che nella scorsa legislatura non vi siano state forzature - sicuramente - però questa forma di rispetto per il lavoro della Commissione la avevamo pretesa ed ottenuta. Oggi non vale più niente! La maggioranza, mi pare che l'abbia accettato; qualche presidente si dimette, qualche altro no, ma non viene neanche consentito che quell'ora che è stata concessa alla Commissione bilancio possa servire per riferire all'Assemblea ed al Governo sulle difformità riscontrate (a cosa doveva servire, Presidente Bertinotti, se non a questo?). Se tutto ciò non viene consentito per non sottrarre sette minuti, allora anche il riguardo nei confronti della Commissione bilancio in ordine all'esame del maxiemendamento prima che il Governo ponga la questione di fiducia è inutile.
Questo dibattito ha senso se in Aula si riferisce che cosa ha visto la Commissione - lo deve riferire il relatore - e il Governo può valutare se mantenere o meno quel testo prima di porre la questione di fiducia. Tutta questa dignità non conta niente.
Ora il Governo ha posto la questione di fiducia su tre maxiemendamenti: dico semplicemente che è la terza fiducia consecutiva alla Camera su tre provvedimenti di seguito (il decreto fiscale, il welfare e il disegno di legge finanziaria) e che altre se ne annunciano.
Che questo ramo del Parlamento, ormai, non intervenga più sui principali provvedimenti legislativi rischia di passare sotto silenzio: è una conseguenza della debolezza del Governo e della situazione di stallo presente al Senato, ma la conseguenza paradossale non può essere la chiusura di questo ramo del Parlamento.
Credo, signor Presidente, che questa denuncia, che inoltriamo a lei, vada trasmessa al Presidente del Consiglio e al Presidente della Repubblica, perché - lo ripeto - la conseguenza di questa situazione di precarietà istituzionale e di debolezza politica non può, per intero, riversarsi sulle spalle della Camera dei deputati.Pag. 21
Inoltre, signor Presidente, rispetto al richiamo autorevole del Presidente della Repubblica (che è bene che nessuno cerchi di tirare per la giacca o di portare dalla propria parte), il fatto che, come accaduto in precedenti anche relativi ai nostri Governi, anziché un solo maxiemendamento ne siano stati presentati tre - diciamolo - rappresenta una clausola di stile o rappresenta anche una foglia di fico? Credo che la sostanza, signor Presidente, non cambi. Capisco che si può sostenere che c'è il precedente relativo alla presentazione di tre maxiemendamenti, ma, di fatto, la stortura, dal punto di vista della procedura parlamentare, è immutata. Il Presidente Napolitano aveva fatto quel richiamo non perché, anziché un maxiemendamento, ne voleva tre (perché sapeva bene che nella scorsa legislatura ne erano stati presentati tre), ma per superare la prassi dei maxiemendamenti. Credo, invece, che, in questo senso, quell'invito così autorevole, che pure a parole era stato accolto, sia stato clamorosamente smentito.
In conclusione, signor Presidente, ora, in una situazione così tesa, la responsabilità - a noi spiace - ricade solo e tutta sulle sue spalle, perché da questo momento in poi, ossia dalla posizione da parte del Governo della questione di fiducia sul disegno di legge finanziaria (che è la terza), non è più possibile che l'opposizione subisca torti. Non è più possibile che il calendario sia deciso da sola dalla maggioranza: c'è un Regolamento che prevede che, quando non c'è accordo, decide il Presidente, tenendo conto, ovviamente, delle ragioni di tutti. Noi non siamo più disposti a subire diktat dalla maggioranza.
Ricordo che il ritardo con cui si è votato il bilancio è direttamente imputabile alla Presidenza del Consiglio e mi assumo la responsabilità di quello che dico, perché il ricatto che è stato fatto da alcuni gruppi minoritari di non votare il bilancio o la finanziaria se non ci fosse stato un vertice sulla legge elettorale, rientra in una precisa strategia politica. Non può essere imputato all'opposizione il fatto che si sia persa mezza giornata per ricatti interni alla maggioranza o per volontà di qualcuno che non voleva che qualcun altro governasse la maggioranza e il Governo.
Questo ritardo non può essere imputato a noi. Il tempo che si è perso per presentare i maxiemendamenti non più ieri sera, ma oggi, ha già prodotto una limitazione del tempo necessario agli uffici della Camera, a garanzia e presidio di tutti, per l'esame di ammissibilità e di quello che era previsto per l'esame dei maxiemendamenti da parte della Commissione bilancio.
Stiamo già pagando, quindi, le conseguenze dei ritardi del Governo. Dico solo, signor Presidente, che avevamo previsto nel calendario di terminare l'esame del disegno di legge finanziaria martedì 18 dicembre; c'è un Regolamento, che è strada maestra, che assegna un certo numero di giorni per l'esame del disegno di legge finanziaria alla Camera, che intendiamo rispettare; ulteriori limitazioni non possono essere concesse; il tempo a disposizione dei gruppi, che tradizionalmente viene aumentato proprio per la complessità dell'esame della legge finanziaria (complessità dovuta ora anche al fatto che ci sono i maxiemendamenti), non ha nemmeno iniziato a decorrere.
In queste condizioni - mi permetterà, signor Presidente - pensare di poter già prevedere quando si concluderà l'esame del disegno della legge finanziaria, è davvero un'offesa al nostro riguardo. Credo che il Governo, per il fatto di porre la questione di fiducia, paghi la conseguenza dello slittamento di ventiquattr'ore della conclusione del provvedimento. È sempre stato così, quindi il termine dovrebbe slittare da martedì a mercoledì prossimi. Diciamo che non slitta a mercoledì, ma rispettiamo il termine di martedì! Ripeto, signor Presidente, che questa - per fortuna, almeno questa! - non è materia disponibile del Governo o della maggioranza.
Però, purtroppo, se non si trovasse un accordo, sarebbe materia rientrante nella sua disponibilità: lo dico perché non abbiamoPag. 22interesse né ad attaccare la Presidenza della Camera, né a metterla in difficoltà. Comprenderà anche, signor Presidente, che non ci sono praticamente precedenti di un esame della legge finanziaria che si conclude in trentasei ore, che non sarebbe, in questo caso, il solo tempo per votare la fiducia, ma sarebbe il tempo complessivo concesso alla Camera per effettuare voti di fiducia, ordini del giorno e dichiarazioni di voto finale. Quindi credo, signor Presidente, che ciascuno si debba fare carico delle proprie responsabilità, dei compiti che ricopre e della situazione complessiva che stiamo attraversando: infatti, mi pare che la settimana prossima si annunci un'altra questione di fiducia e che comunque dovremo continuare a lavorare insieme per il prosieguo della legislatura, che naturalmente nessuno sa quanto durerà. Però, credo che sia interesse di tutti contribuire ad assicurare che si possa lavorare almeno serenamente nel rispetto dei ruoli, così come purtroppo non sta accadendo in queste ore (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Vorrei solo fare notare che la dignità del Parlamento è un obiettivo al quale dobbiamo tendere tutti, da realizzare secondo le capacità che siamo in grado di esprimere, e credo che attenersi alle regole sia un modo per concorrere a salvaguardare questa dignità. Come lei sa, la convocazione della Commissione, dopo la presentazione dei maxiemendamenti, è finalizzata alla conoscenza dei medesimi; è il Governo, invece, che si assume la responsabilità del suo atto, politicamente e programmaticamente dal punto di vista contenutistico.
Anche le clausole di stile hanno a che fare con la dignità di un'organizzazione, di un organismo e, in questo caso, di un'istituzione; i precedenti sono elementi assai significativi nella definizione dei comportamenti e nella possibilità di verificare l'attendibilità e la coerenza dei comportamenti stessi.
Quando la Presidenza della Camera ha posto al Governo, per la complessità della legge finanziaria e della sua articolazione, la necessità di non potere accedere ad un'eventuale presentazione di un solo maxiemendamento, ma ha chiesto un'articolazione delle proposte su più emendamenti (almeno tre), ha teso a determinare una possibilità di maggiore controllo da parte del Parlamento sull'atto del Governo.
Il presidente della Commissione, come abbiamo sentito, ha ritenuto i maxiemendamenti presentati dal Governo sostanzialmente corrispondenti al lavoro della Commissione, ma questa è una valutazione politica che non riguarda la Presidenza, la quale invece può semplicemente, come ha fatto, attenersi allo svolgimento della sua prerogativa, ossia quella di verificare l'ammissibilità dei contenuti dei maxiemendamenti.
E questo la Presidenza ha fatto con un atteggiamento che, se non vogliamo definire restrittivo (che è definizione qualitativa), certamente - come è stato riconosciuto - è stato rigoroso, introducendo anche un elemento di riferimento ad una relazione politica fra la Commissione e il Governo, in grazia della quale si è stabilito che la stessa ammissibilità dovesse riferirsi necessariamente ad argomenti che avevano avuto conoscenza e discussione in Commissione. Come loro sanno, per questa ragione sono state dichiarate inammissibili parti significative e di peso significativo contenute nei maxiemendamenti.
Il Governo ha però la possibilità di modificare gli emendamenti e i risultati dei lavori della Commissione, assumendosi la responsabilità politica dell'atto che compie. Ciò evidentemente non ha a che fare con l'ammissibilità. L'eventuale messa in discussione di una parte esaminata in Commissione, ma non presentata, è infatti assolutamente incontestabile per ragioni evidenti. Essa non è sottoposta al vaglio di ammissibilità: non può esserlo in re, in quanto la contraddizione non lo consente.
Da questo punto di vista, dunque, la Presidenza è irresponsabile. L'orientamento, tuttavia, è quello di consentire comunque - attraverso le scelte fatte -Pag. 23alla Commissione stessa di avere conoscenza di un atto la cui responsabilità ricade sul Governo: e questo è stato fatto.
Così conclusa questa fase della discussione, avverto che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente nella biblioteca del Presidente per l'organizzazione del seguito del dibattito.
Sospendo la seduta, che riprenderà subito dopo la conclusione di tale riunione.
La seduta, sospesa alle 19,05, è ripresa alle 20,15.