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TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO LUCIO BARANI IN SEDE DI DICHIARAZIONE DI VOTO SULLA QUESTIONE DI FIDUCIA SULL'EMENDAMENTO 23.1000 DEL GOVERNO (DISEGNO DI LEGGE N. 3256-A)
LUCIO BARANI. La vera finanziaria la stanno scrivendo in questi giorni gli italiani.
Giorni in cui il solo sciopero dei TIR, malamente gestito da questo Governo, farà sentire i suoi effetti in un Paese ormai esausto, con oltre 2 miliardi di euro bruciati, così come risulta dalle stime delle grandi associazioni di categoria.
La vera finanziaria e le condizioni economiche e sociali si toccano tutti i giorni tra la disperazione delle dilaganti povertà che attraversano il Paese.
L'epitaffio a questa finanziaria e a questo Governo è stato scritto dal quarantunesimo rapporto Censis: l'Italia è «una poltiglia di massa (...) un insieme inconcludente di elementi individuali e ritagli personali tenuti insieme da un sociale di bassa lega e senza alcuna funzione di coesione da parte delle istituzioni (...) inerte e rassegnata, più arrabbiata (...).
Una realtà sociale che inclina pericolosamente verso una progressiva esperienza del peggio ed in cui le offerte innovative possono venire solo dalle nuove minoranze attive».
Disillusa dalla politica e dalle istituzioni, la società italiana continua a perdere l'identità collettiva. Si frammenta sempre più e, mossa da pulsioni ed emozioni individuali, si ritrova ad essere una «poltiglia di massa», inconcludente e senza sguardo al futuro.
Diciamo la verità: hanno suscitato un certo scalpore quelle note così amare, riportate con dedizione da tutta la stampa nazionale, con cui si apre l'ultimo rapporto Censis su società, economia, industria e mercato italiano nel 2007.
Uno scenario a dir poco preoccupante per il mondo d'impresa, da una parte sfiancato da certe politiche asfittiche e conservatrici, assurde per una sinistra che vorrebbe dirsi riformista, dall'altra forse incapace di sorreggersi sulle sole forze trainanti di un vivace sottobosco di piccole e medie imprese innovative, giovani e motivate che sono vessate da tasse e gabelle varie, senza possibilità di investimenti significativi.
Eppure, quella attuale è ancora «un'Italia che cresce ma che non si sviluppa», come si legge nel rapporto.
Parole forti che difficilmente ci si sente di contraddire, e che trovano conferma non soltanto nelle peculiarità della nostra economia ma anche nei risvolti di mercato, riflettendosi in una domanda ancora immatura in troppi segmenti, penalizzati dall'arretratezza di certe politiche d'investimento che seminano ma non creano le condizioni per «raccogliere».
Pensiamo prima di tutto alla ricerca che, senza voler banalizzare un concetto universalmente condiviso, è chiaramente il volano di qualunque sviluppo sostenibile: tecnico, scientifico, economico e sociale.
Quali prospettive hanno oggi i giovani professionisti italiani? Quante opportunità hanno le nuove leve imprenditoriali? Quanto è concreto il Italia il concetto di «trasferimento tecnologico alle imprese»? Quanto pesa lo sbilanciamento fra fondi pubblici e capitale privato per lo sviluppo di start-up e aziende innovative?
Questa analisi del Paese descrive un'Italia a due velocità: da una parte, lo sviluppo economico che si conferma contraddittorio;Pag. 66dall'altra, una società che non rispecchia alcun trend positivo ma anzi se ne distacca.
Lo sviluppo economico si muove, infatti, su dinamiche di minoranza che non filtrano fra la gente, non si traducono in processo sociale.
È la «degenerazione antropologica» la modalità espressiva quotidiana degli italiani. Ne sono teatro gli stadi e le famiglie. In casa aumentano violenze e separazioni.
Un terzo del reddito degli italiani va per la casa e per l'energia. A questi scopi va il 31 per cento degli stipendi. Si è anche più attenti alla spesa per l'alimentazione; l'aumento dei prezzi dei generi alimentari sta preoccupando molto le famiglie.
Il 22 per cento della popolazione italiana, ossia circa 13 milioni di persone, vive in zone in cui è presente la criminalità organizzata, 350 mila studenti sono costretti ad andare in atenei lontani dalla propria città. La spesa media mensile per le loro famiglie ammonta a 1.100 euro.
Quando il 20 per cento dei cittadini si organizza, lo fa soprattutto per sicurezza nei confronti degli immigrati.
L'immigrazione dalla Romania in Italia è cresciuta del 260 per cento, dice l'ente di ricerca, rispetto alla media generale di quasi il 90 per cento registrata su tutti gli arrivi dall'estero. E i cittadini romeni, diventati la più grande comunità straniera in Italia, sono in testa alle «classifiche» delle persone denunciate per diversi reati.
Come afferma il Presidente del Censis, De Rita, «(...) mentre fino a pochi anni fa l'Italia aveva progredito proprio attraverso fattori di unione, quali i valori civici, le ideologie, la fede religiosa, la lotta al terrorismo, lo slancio creativo delle piccole e medie imprese». Sembra di assistere ad una crescente incapacità di fare tessuto sociale, a una società che anzi si frammenta in poltiglia, come mostrano anche i tentativi del PD di mettere insieme comunisti e cattolici, ipotesi che si raggrinzisce assieme all'immagine di questo Governo, ogni giorno sempre più ridotto ad una poltiglia politica.
«Nelle scuole superiori italiane solo il 27 per cento degli studenti si dichiara soddisfatto ed è brillante come risultati. Il resto sono studenti spesso apatici, che ci vanno perché lo vuole la famiglia, che non sono motivati e non si aspettano molto per il futuro»:
Un problema grave rimane quello dei «flussi del sapere» da sud verso nord, con impoverimento delle regioni meridionali che nel frattempo devono far fronte a una perdurante presenza mafiosa.
Si spende meno per i prodotti alimentari e di più per i servizi, aumenta il ricorso alle rate, si va a caccia di sconti e di offerte promozionali, ma sempre con un occhio alla qualità.
Il 74 per cento degli italiani si sente «povero» e dopo l'introduzione dell'euro che per il 90 per cento ha infiammato i prezzi, rivede in un'ottica strategica il proprio budget familiare e i consumi.
Dati alla mano, secondo gli italiani, i redditi reali sono cresciuti appena dello 0,5 per cento annuo e cioè ben al di sotto dell'inflazione, e nemmeno per gli anni a venire si aspettano consistenti aumenti.
Sette famiglie su cento in Italia rischiano di non pagare i debiti alla fine del mese. E un'ulteriore stretta potrebbe arrivare a fine anno.
Nel Belpaese cresce il distacco dalle istituzioni. E del «Palazzo» ci si fida sempre meno, a testimonianza che il recente exploit dell'antipolitica non è solo un fenomeno passeggero nella nostra società, ma si evidenzia che in politica non ci si può fidare di nessuno: la pensa così l'85,9 per cento degli intervistati, ovvero 8 italiani su 10. Sempre rimanendo nel «Palazzo», per il 76,1 per cento degli italiani «nessuno si preoccupa di ciò che accade agli altri», mentre il 56,4 per cento ritiene che si debba «pensare più ai propri interessi che agli altri».
Questo distacco dalle istituzioni crea una sorta di «legittimazione» delle scorciatoie, si evade il fisco e «la paura di tutto» diventa un «preciso sintomo patologico». «Intanto» - scrive il rapporto Censis - «la vita continua e bisogna arrangiarsi. Ci portiamo appresso la furbiziaPag. 67del piccolo borghese, sempre pronti al mezzuccio, alla piccola scorrettezza.
Chiediamo raccomandazioni, evadiamo il fisco perché ci sentiamo legittimati a farlo trovandolo esoso, confuso e ingiusto, perché sentiamo le istituzioni lontane». E anzi «la scorrettezza viene percepita quasi come una risposta fisiologica, sana: e allora in ogni settore, dall'economia ai media, dalla medicina all'università, è tutto un tessere di astuzie, piccole illegalità, connivenze. Salvo poi, con l'esercizio di una doppia morale, scandalizzarsi per furberie più altisonanti».
Quindi, a nome del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI, diciamo «no» a questo Governo e non diamo quindi la fiducia né a questo secondo maxiemendamento, né al terzo.
Come socialista riformista, che va da Turati all'attuale segretario, onorevole Stefano Caldoro, se non lo avessero ancora capito, questo Governo Prodi è minoranza nel paese e, il più delle volte, è l'opposizione della sua maggioranza.
Non era mai successo. È proprio vero che al peggio non c'è limite; ne sa qualcosa il povero Aldo Moro di cosa è capace Romano Prodi con il suo esoterismo da seduta spiritica.