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Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Misure relative alla pratica delle macellazioni rituali delle carni - n. 2-00896)
PRESIDENTE. Il deputato Mellano ha facoltà di illustrare l'interpellanza Poretti n. 2-00896, concernente misure relative alla pratica delle macellazioni rituali delle carni (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5), di cui è cofirmatario.
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BRUNO MELLANO. Signor Presidente, l'interpellanza urgente si occupa della macellazione rituale, un problema di vasta importanza politica e anche culturale nel nostro Paese, per i cambiamenti sociali, per l'immigrazione che lo ha investito e per un cambiamento di sensibilità generale nell'opinione pubblica con un'attenzione più viva e sentita rispetto all'esigenza di impedire le inutili sofferenze degli animali. Si tratta di un'interpellanza che coglie un argomento vasto, ma che si concretizza con una richiesta su un caso specifico che abbiamo documentato e che andremo a breve ad illustrare.
La normativa italiana sulla macellazione rituale è rappresentata dal decreto legislativo n. 333 del 1998, che recepisce finalmente la direttiva europea n. 93/119/CE, con cui si regolamenta in modo preciso e puntuale come, in un Paese dell'Europa civile e moderno come il nostro, si debba ricorrere a tutti gli strumenti per impedire le inutili sofferenze e crudeltà, anche nella fase dell'abbattimento e della macellazione, di un animale. La normativa non solo indica in modo prescrittivo le modalità di macellazione, ma prevede anche i metodi con i quali si debba effettuare il necessario e obbligatorio stordimento dell'animale prima dell'abbattimento. Questa è la normativa generale all'interno della quale è disciplinata in particolare la macellazione rituale, tenendo conto che ci sono delle esigenze culturali, religiose e storiche, anche per il nostro Paese, per la macellazione delle carni con il metodo kashèr per gli ebrei e per la macellazione delle carni secondo il rituale musulmano detto halal.
Noi chiediamo al Governo, con un'interpellanza firmata in modo accorato e convinto da esponenti di molti gruppi sia di maggioranza che di opposizione, un chiarimento rispetto a quanto sta succedendo in questi specifici giorni in occasione della festività islamica del sacrificio.
In questi giorni una comunità importante, numerosa e crescente di cittadini, di residenti e di ospiti in Italia celebra una festività religiosa per loro importante, con la macellazione di migliaia e migliaia di ovini e caprini. Sappiamo che, in molti casi, le macellazioni avvengono fuori dalla norma in cortili, in scantinati, in luoghi non igienici e, soprattutto, non ammessi dalla legge. La legislazione prevede, anche per la macellazione rituale, che l'abbattimento degli animali avvenga all'interno di specifici macelli autorizzati e registrati, dove tutto deve essere svolto rispettando una normativa tassativa, sotto il controllo del sistema veterinario, in accordo con l'autorità religiosa competente.
Il caso che segnaliamo con questa interpellanza urgente è quello della provincia e del comune di Reggio Emilia. In particolare, segnaliamo una incredibile circolare del 2004 del comando della polizia municipale di Reggio Emilia. È opportuno leggerla testualmente, in modo che sia conosciuta l'indicazione del comandante al proprio Corpo e agli uffici competenti, a seguito delle denunce delle associazioni e dei cittadini, in riferimento all'attività di macellazione effettuata fuori dal contesto dei macelli.
La circolare prevede che: «L'attività svolta è da considerarsi lecita, ancorché non eseguita secondo i dettami di legge» - già in queste parole è racchiuso tutto il senso dell'interpellanza urgente - «in quanto è prevalente il riconoscimento della legittimità dei riti religiosi rispetto alle norme in materia di macellazione»; anche questo è veramente incredibile! Inoltre: «di conseguenza la centrale operativa, gli ispettori e quanti in servizio assumono la responsabilità di coordinamento operativo delle pattuglie impiegate sul territorio e non daranno corso ad alcun intervento, ma risponderanno ai possibili richiedenti che l'attività svolta è lecita».
Noi sappiamo - lo sa anche il Governo - che, soprattutto sul territorio di Reggio Emilia, associazioni nazionali importanti come l'ENPA (Ente nazionale protezione animali) e gli Amici della Terra (in particolare, per l'attività di Stella Borghi, che è una militante storica del movimento animalista e ambientalista nazionale) hanno presentato denunce, esposti e interrogazioni per il sindaco, ma nulla è Pag. 37stato fatto. Non è intervenuto il sindaco, non è intervenuta una revoca, né una correzione della circolare predetta che - lo ripeto - è aberrante dal punto di vista giuridico-amministrativo e istituzionale. Si è chiesto al prefetto di intervenire in questi giorni - non domani o nei prossimi mesi - perché questi sono i giorni del sacrificio (direi, in questo caso, il sacrificio della legalità nel nostro Paese) e perché proprio ora si poteva e si doveva intervenire. Il prefetto doveva intervenire per fornire un'interpretazione autentica, per far decadere una circolare abusiva e per dare alle legittime richieste delle associazioni animaliste, ambientaliste, ai cittadini e all'opinione pubblica, una certezza che la legge vale, vale per tutti, e che la legge, in uno Stato laico, è la suprema norma che non è condizionata da indicazioni religiose, da qualsiasi parte provengano.
Chiediamo, quindi, al Governo di attivarsi, di fornirci una risposta per capire se i dati e i fatti elencati nell'interpellanza, nonché negli esposti ufficiali alla magistratura, siano corretti; chiediamo, inoltre, di sapere se intenda intervenire o sia già intervenuto, soprattutto al fine di fornire un'interpretazione autentica di una norma che, partendo dal caso di Reggio Emilia, credo abbia la necessità di essere meglio conosciuta e condivisa.
Sappiamo che proprio in quella provincia, in questi anni, si è fatta molta attività di sensibilizzazione, di informazione e di costruzione di una cultura condivisa, a partire dalle norme generali dello Stato e da quelle recepite a livello europeo, con la consapevolezza che la civiltà di un Paese si misura anche (secondo qualcuno dei firmatari, soprattutto) dalle norme con cui uno Stato si raffronta con il mondo animale e la fauna del nostro Paese.
Vi è anche un interesse generale all'igiene e alla sicurezza dell'alimentazione, perché le carni macellate in quei posti e nelle forme non autorizzate, vengono poi consumate dai cittadini, dai residenti e da tutti gli individui che si trovano nel nostro Stato, perciò non possiamo permetterci di mantenere una situazione che è fuori dal controllo.
Nonostante le indicazioni generali contenute nella normativa, anche regionale, in Emilia Romagna non sono stati eseguiti i controlli; temiamo che questo sia un malcostume diffuso nel nostro Paese e che, quindi, vi sia una sorta di tolleranza (non meglio definita) nei confronti di costumi rilevanti, che fanno parte della storia, nonché di una cultura religiosa e popolare che, però, devono essere commisurati con le norme vigenti e con il quadro giuridico europeo e italiano.
Sappiamo che nella provincia di Reggio Emilia sono ben cinque i macelli autorizzati e registrati: due sono specifici per la macellazione rituale, quello di Rio Saliceto e di Correggio; altri tre sono a disposizione per lo stordimento elettrico. Vi sono, quindi, le possibilità, nei fatti, di rispettare la legge e le indicazioni previste.
Chiediamo, dunque, che si intervenga - e riteniamo che si possa intervenire - per fare rispettare una normativa che, a mio avviso, rende il nostro Paese più civile e più adeguato ad una sensibilità generale dell'opinione pubblica, rappresentata dall'attenzione contro la crudeltà non necessaria rispetto agli animali.
La Camera si è occupata più volte anche in passato di questo tema con il decreto legislativo n. 333 del 1998 che ha recepito la direttiva europea. In Commissione agricoltura si era ripromesso di riaffrontare il tema anche arrivando - come propongono alcuni colleghi, e vorrei citare la proposta di legge della collega Zanella - ad un divieto della macellazione rituale.
Credo, quindi, che il Parlamento debba riprendere in mano l'intera normativa, tenendo conto che purtroppo la normativa esistente, a mio avviso, è in gran parte disattesa.
Attendiamo, dunque, dal Governo una risposta e anche che gli organi dello Stato svolgano in queste ore il proprio dovere ed esercitino la propria responsabilità.
Il prefetto non può ignorare l'esposto della signora Stella Borghi, la quale a Pag. 38nome dell'ENPA e dell'associazione Amici della Terra denuncia questi fatti e chiede al Governo di intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Socialisti e Radicali-RNP e del deputato Alessandri).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il diritto di poter osservare le prescrizioni alimentari del proprio credo è diretta manifestazione del principio di libertà religiosa, consacrato all'articolo 19 della nostra Costituzione, al quale si richiamano le disposizioni relative alla macellazione degli animali.
La normativa richiamata dagli interroganti, contenuta nel decreto legislativo n. 333 del 1998, emanato in attuazione della direttiva europea 93/119/CE in materia di protezione degli animali durante la macellazione o l'abbattimento, prevede espressamente che l'autorità competente in materia di applicazione e controllo delle disposizioni particolari relative alla macellazione secondo i rispettivi riti religiosi, sia l'autorità religiosa per conto della quale sono effettuate le macellazioni stesse.
Tale normativa è linea con tutta una serie di principi ai quali da tempo si ispira l'Unione europea, affinché siano riconosciuti i diritti polietnici in una società nella quale la promozione e l'attuazione dell'uguaglianza si attui nel rispetto delle diverse identità culturali, etniche e religiose.
Si tenga, altresì, presente che la macellazione secondo il rito islamico è assai simile a quella prevista per il rito ebraico e nei confronti di entrambi lo Stato si è impegnato al rispetto della prescrizione religiosa con apposita legge pattizia (legge n. 101 del 1989).
In merito al fatto segnalato nell'interpellanza, preciso che una nota del comando della polizia municipale di Reggio Emilia, indirizzata solo ad uffici interni, risalente peraltro al 26 gennaio 2004, non può in nessun modo eludere il rispetto dell'attuale normativa in materia di macellazione.
L'amministrazione comunale da parte sua ha rappresentato che, fin dalla primavera scorsa, ha avviato contatti con le autorità religiose della città, unitamente al servizio veterinario dell'azienda USL e all'amministrazione provinciale, per coinvolgere pienamente la comunità di fede islamica al fine di garantire il rispetto delle regole e della vigente legislazione italiana in merito al rito religioso del mese di dicembre (la cosiddetta festa del sacrificio). Scopo dell'amministrazione comunale è di convogliare le macellazioni in impianti di macellazione autorizzati.
Preciso, inoltre, che nel 2006 in tutto il territorio della provincia di Reggio Emilia vi erano soltanto due macelli disponibili, mentre per le esigenze della festa del sacrificio di quest'anno è stata programmata l'attivazione di sei macelli.
Due di questi avranno l'autorizzazione alla macellazione religiosa secondo il rito islamico e quattro sono autorizzati alla macellazione, previo stordimento dell'animale con elettronarcosi.
Tale impostazione è stata pienamente condivisa nel corso di un'apposita riunione tenutasi il 14 dicembre scorso presso la locale amministrazione provinciale, alla quale hanno partecipato anche associazioni di immigrati di religione islamica.
Il successivo 15 dicembre, presso il comune di Reggio Emilia, si è tenuto un incontro con le associazioni di cittadini immigrati, nel quale sono state fornite informazioni sulle modalità corrette per la macellazione secondo il rito islamico.
Infine, in data 17 dicembre 2007, il dipartimento di sanità pubblica della locale azienda-USL ha emanato una nota relativa all'argomento, ribadendo che la macellazione rituale deve essere svolta negli impianti registrati soltanto da personale abilitato e in possesso di certificazione igienico-sanitaria e con la vigilanza dell'autorità religiosa, che opera sotto la responsabilità del veterinario ufficiale.
Il Ministero della salute, in previsione della festa islamica del sacrificio, al fine di Pag. 39prevenire il rischio di macellazioni clandestine - come nell'anno passato - ha sollecitato i servizi veterinari a rafforzare la vigilanza affinché sia rispettata la normativa vigente sulla protezione animale nella macellazione.
Il fenomeno della macellazione rituale è comunque oggetto di particolare attenzione da parte del comando dei carabinieri per la tutela della salute, che nell'anno in corso ha già eseguito numerosi controlli e ispezioni in materia.
In particolare, sono state effettuate 5.659 verifiche nel settore «carni ed allevamenti», che hanno portato all'individuazione di quattro casi di macellazione clandestina. Sono state controllate, inoltre, cinquantaquattro macellerie islamiche e riscontrate sessantanove violazioni amministrative e due di carattere penale.
In conclusione, ricordo che - come affermava l'interpellante all'inizio del suo intervento - stiamo trattando di una tematica particolarmente delicata e complessa, che riguarda l'attualità e anche il futuro delle relazioni tra popoli che hanno storie e origini diverse sul nostro territorio. A tale tema - così come a tutti gli altri che riguardano i rapporti interreligiosi, interculturali ed interetnici - il Ministero dell'interno rivolge da tempo una profonda attenzione: il tema, in passato, è stato oggetto di esame da parte della Consulta per l'islam italiano ed è stato nuovamente preso in considerazione dall'attuale Governo, attraverso l'elaborazione di una Carta dei valori, della cittadinanza e dell'immigrazione, che intende garantire la libertà di culto (di talché ciascuno possa adempiere alle prescrizioni religiose, purché esse non contrastino con le norme penali e con i diritti degli altri).
PRESIDENTE. Il deputato Alessandri, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, sottosegretario Lucidi, per l'ennesima volta, purtroppo, mi ritengo assolutamente insoddisfatto. Su sollecitazione di Stella Borghi - che poco fa il collega Mellano ha citato -, insieme alla collega Poretti e a molti altri colleghi firmatari dell'interpellanza (di destra e di sinistra, in maniera trasversale) abbiamo preso la palla al balzo dall'episodio che è emerso.
Ricordo che vige dal 2004 la citata circolare del comandante della polizia municipale di Reggio Emilia, un certo Russo (verrebbe da affermare che in determinate zone del Paese il cognome, forse, non è mai casuale!), che a Reggio Emilia non è solo capo della polizia municipale, ma anche un city manager e negli anni ha assunto una certa importanza e una certa forza: è considerato uno degli uomini forti della macchina istituzionale e politica di Reggio Emilia.
Non è, quindi, diciamo così, un Pinco Pallino che si inventa una circolare, al quale magari dobbiamo solo pensare di tirare le orecchie, ma è un personaggio che, nella città di Reggio Emilia, ha sempre avuto modo di esercitare un grande potere, soprattutto sull'ordine pubblico e sulla gestione della polizia locale.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 14,55)
ANGELO ALESSANDRI. Quando abbiamo colto la palla al balzo per la presentazione di questa interpellanza urgente, che è stata firmata in maniera «trasversale», ci si è posti un problema particolare. Partendo da quella città, le associazioni animaliste, alle quali in questi giorni si sono accodate anche altre, come la LAV, hanno organizzato manifestazioni e interventi.
Sono stati presentati anche altri atti di sindacato ispettivo, uno dal sottoscritto insieme al collega Mancuso in Commissione e un altro presentato dal collega Foti. Vi è stata un'attenzione totale su questo argomento, nonché una sollevazione popolare dei cittadini. A Reggio Emilia, il dibattito sui giornali - su quattro quotidiani - e in televisione è durato per una settimana o dieci giorni, ed è ancora in corso.Pag. 40
Signor sottosegretario, oggi ci aspettavamo una risposta alla domanda vera e non una risposta su cosa sia la macellazione rituale, su quali siano le normative, sul rispetto dell'articolo 19 della Costituzione o sulle prassi che dobbiamo seguire, ma su cosa dobbiamo fare. Infatti, è stato commesso un fatto molto grave da parte di un capo della polizia municipale, che ha emanato una circolare che afferma che le leggi esistono, ma che se questi macellano dove vogliono, senza rispettare leggi, va bene ugualmente.
Guardate che qualcosa non funziona. A inizio legislatura, ho presentato un progetto di legge sulla macellazione rituale, che prevedeva l'utilizzo della pistola a proiettile captivo come regola fondamentale, proprio per evitare, come accade con l'elettronarcosi e con gli altri sistemi, anche con il biossido di carbonio, che lo stordimento sia incerto e parziale e che l'animale, quando venga sgozzato, possa svegliarsi, andando contro la legge che tutela l'animale a garanzia del fatto che non subisca maltrattamenti.
Ho fatto ciò convinto che, una volta approvata una legge, qualcuno debba anche attuarla sul territorio e certo della presenza di uno Stato, un Governo o un Ministero dell'interno, che una volta approvata la legge, vigilino affinché venga rispettata.
Invece, approviamo le leggi, ma poi permettiamo a un personaggio con un'importanza politica e istituzionale pubblica di questo tipo, che è un dipendente dello Stato, pagato con i nostri soldi, di dire ai suoi sottoposti, a tutti i vigili urbani di Reggio Emilia, che se trovano qualcuno che sta macellando un animale in maniera non lecita, possono chiudere un occhio.
Credo che uno Stato o un Ministero dell'interno si rivolgerebbero al sindaco di Reggio Emilia per chiederne immediatamente la rimozione. Si potrebbe procedere attraverso il prefetto, che è stato informato via fax tutti i giorni di ciò che avveniva a Reggio Emilia. La cosa sconcertante è che, nonostante questa notizia sia apparsa su tutte le cronache dei giornali da dieci giorni, il sindaco di Reggio Emilia non abbia detto assolutamente niente, facendo il solito «pesce in barile», e non sia avvenuto nulla da parte dello Stato.
La risposta che giunge oggi, attesissima a Reggio Emilia (alcuni quotidiani stanno anche seguendo in diretta la risposta del Governo), non ci ha detto nulla. Infatti, signor sottosegretario, lei non è assolutamente entrata nel merito del comportamento che ha scatenato questa interpellanza. Il signor Russo ha commesso un fatto gravissimo, che pone un problema politico altrettanto grave, senza che vi fosse alcun tipo di pronunciamento da parte del Governo.
Credo che sia davvero squallido dal punto di vista del potere istituzionale, penoso dal punto di vista politico e piuttosto preoccupante dal punto di vista sociale che, quando qualcuno con una funzione pubblica compie un atto del genere, lo Stato se ne lavi le mani, pensando di non dover rispondere a un'interpellanza firmata, tra l'altro, da diversi colleghi. Non è il solito leghista che pone un problema.
Guardate, però, che la gente queste cose comincia a notarle. Si comincia a chiedere da che parte stia lo Stato e si dà una risposta semplice. Forse solo qui dentro non ve ne accorgete, ma fuori la gente comincia a darsi risposte molto chiare: lo Stato è sempre dall'altra parte, sempre lontano dai cittadini. La gente, inoltre, ci chiama meravigliata, perché ci sono anche altri usi e costumi che non riguardano solo i musulmani o gli ebrei. A Reggio Emilia abbiamo visto i sick girare con il coltello tradizionale appeso alla cintura lungo venti o trenta centimetri perché è loro consuetudine.
Credo che un cittadino italiano non possa girare con un coltello lungo venti o trenta centimetri oppure essere esentato dall'uso del casco in motorino perché porta il turbante. Dunque, si è esentati dal rispetto delle leggi per la tutela degli animali, dal rispetto dei controlli sanitari e della società.
Badate che questo è un Paese strano, nel quale spesso dobbiamo essere «iperlaici» nei confronti della Chiesa cattolica Pag. 41e ci troviamo poi ad essere «ipergarantisti» nei confronti delle altre religioni: è un Paese molto strano.
Ciò però crea un problema di fondo; a casa nostra - e ce lo hanno insegnato i nostri nonni, che sono emigrati - vi era una regola per emigrare (e noi dobbiamo pretenderne il rispetto nel modo più assoluto) per cui chi si reca in casa d'altri lo fa per lavorare. Vi sono regole scritte e non scritte e, se ci si reca in casa d'altri, si deve sapere che occorre rispettare queste regole.
Siamo così bravi e non siamo assolutamente razzisti che abbiamo stabilito che la pratica consuetudinaria di mangiare la carne col metodo halal, cioè dissanguata, a noi va benissimo: non si fa soffrire l'animale, lo si stordisce prima in maniera certa e lo si lascia poi dissanguare, in modo che almeno l'animale non soffra. È una regola di buon senso.
Perché costoro invece continuano a fare ciò che gli pare?
Dal 20 al 23 è la festa del sacrificio di Abramo, che ricorda quando Isacco fu tolto dall'ara per mettervi l'agnello: si tratta di una consuetudine che ha una pratica piuttosto particolare, ma che se viene effettuata come ci hanno testimoniato certi filmati girati l'anno scorso, contempla che questi poveri piccoli agnellini vengano messi, senza alcun controllo sanitario, in una cascina, a cinque o sei alla volta, con tutti i bambini intorno a festeggiare, e vengano sgozzati, impiegando parecchie ore a morire: credetemi, è uno spettacolo veramente indecente.
Mi piacerebbe che andaste ad assistervi anche voi, per una volta, perché magari vi allarmereste e vi si rivolterebbe lo stomaco e, forse, manifestereste più attenzione su queste tematiche. Per chi ha sensibilità animalista è un problema serio.
È anche un problema sanitario: chi effettua i controlli in queste zone?
E non venitemi a raccontare - lasciatemelo dire - che possiamo fidarci degli incontri avvenuti in provincia con le comunità islamiche a Reggio Emilia. Intanto, sono avvenuti dopo che è stato sollevato il problema, quindi molto tardi e in maniera molto ipocrita. Sono avvenuti, poi, con le presunte rappresentanze islamiche: penso che non sfugga a nessuno di voi che oggi l'Islam, in questo Paese, non sappiamo cos'è. Non sappiamo con chi dobbiamo parlare.
Vi sono alcune associazioni, che spesso rappresentano poco più che se stesse, che hanno autonominato imam, rappresentanti di categorie islamiche, rappresentanti di fede sciita, sunnita, wahabita, che però rappresentano solo se stesse. Gli imam italiani - non nascondiamoci dietro un dito - spesso e volentieri, purtroppo, sono persone che facevano gli elettricisti al mattino e si autonominano imam alla sera. Di cosa sono rappresentativi?
La Consulta e la Carta dei valori sono sottoscritte da queste associazioni, che spesso sono le poche che vogliono fare politica, non rappresentano il mondo dell'Islam italiano e all'interno di esse troviamo anche l'UCOII, che credo costituisca quanto di meno affidabile vi possa essere nel mondo e nel panorama musulmano e islamico in Italia.
Allora, non nascondiamoci dietro agli incontri informali: bisogna fare, invece, come ha fatto il sindaco di Verona. I sindaci che hanno più buonsenso - e non sono quelli di centrosinistra come Delrio a Reggio Emilia, che continuano a coprire gente come Russo, che già da parecchio tempo un sindaco di buonsenso avrebbe rimosso dalla sua carica - hanno attuato una strategia molto semplice: giro di vite, ordine ai vigili urbani di controllo serrato, multe severe, controllo e applicazione della legge sul maltrattamento degli animali, che prevede anche l'incarcerazione, in maniera rigida e la messa a disposizione di due macelli per la macellazione rituale. Tutti devono recarsi lì: altro che tavoli di confronto inutili!
Bisogna procedere ad un giro di vite: chi viene a casa nostra sa che vi sono regole e che devono essere rispettate. Se non vengono rispettate, spetta in primo luogo alle istituzioni salvaguardarne il rispetto.
A Reggio Emilia, purtroppo, sono sparite le regole, è sparita la legalità.Pag. 42
Il sacrificio della legalità, oggi, viene sancito da un Governo che con la rinuncia alla conversione in legge del «pacchetto sicurezza» ha perso davvero il lume di quale sia la sicurezza, la legalità, il territorio e la propria gente. Sarà indispensabile da parte nostra diffondere la conoscenza di queste situazioni, perché forse la gente ancora non le aveva capite, ma da oggi in poi le capirà.
(Interventi per la piena funzionalità delle scuole, con particolare riferimento all'assegnazione di risorse per incarichi di supplenza - n. 2-00874)
PRESIDENTE. La deputata Frassinetti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00874 concernente interventi per la piena funzionalità delle scuole, con particolare riferimento all'assegnazione di risorse per incarichi di supplenza (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6).
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente e onorevole rappresentante del Governo, la nostra interpellanza urgente viene presentata sulla base dell'emergenza relativa alle nomine dei supplenti. Una premessa che pare scontata va però, a mio avviso, effettuata.
Le nomine dei supplenti servono ad assicurare lo svolgimento regolare delle lezioni in caso di assenza dell'insegnante titolare e a garantire da parte dello Stato il diritto dell'alunno alla prestazione. Si tratta di una premessa importante, di sostanza e non solo di forma, in quanto nelle scuole italiane esiste un'emergenza. Tale emergenza si verifica soprattutto nelle scuole di Milano e della Lombardia come anche è stato riportato da alcuni articoli di stampa, in primis quello del Corriere della Sera del 19 novembre 2007, che si riferiva proprio alla lamentata insufficienza di fondi riguardanti le scuole di Milano e della Lombardia.
Le scuole maggiormente in crisi sono quelle materne ed elementari dove i supplenti vanno chiamati anche solo per pochissimi giorni di assenza del titolare. Le scuole sono purtroppo costrette a effettuare continue anticipazioni di cassa, non hanno più fondi per le attività relative ai progetti e vanificano, quindi, qualsiasi seria programmazione. In alcune scuole la situazione debitoria raggiunge persino importi di 100 mila euro.
Si è rivelato anche insufficiente il decreto legge n. 147 del 2007, adottato con il consenso dell'opposizione dopo un dibattito in Commissione cultura e istruzione, che trasferisce a carico del Ministero dell'economia e delle finanze la spesa per le supplenze per la maternità. Tale provvedimento lascia, infatti, ugualmente a carico delle scuole le altre tipologie di supplenze, altrettanto lunghe, come sono quelle, ad esempio, dei congedi parentali.
È evidente che le risorse assegnate dal Ministero della pubblica istruzione sono, allo stato, insufficienti e si basano su un trend della spesa media effettivamente sostenuta dalle scuole negli ultimi anni. Tali risorse sono costituite da una somma iniziale calcolata sui parametri del decreto ministeriale n. 21 del 2007 e sulle successive integrazioni che risultano comunque insufficienti per la copertura della spesa.
Le scuole, tra l'altro, non sono messe in condizione di verificare i conti in caso di discordanza tra il conteggio loro risultante e gli importi assegnati dal Ministero dal momento che i finanziamenti arrivano alle scuole senza più distinzioni di voce, afferendo ad un unico capitolo e sono comprensivi, oltre al pagamento dei supplenti, anche dei costi del contratto integrativo di scuola, delle funzioni strumentali dei docenti e delle funzioni aggiuntive del personale amministrativo, tecnico e ausiliario.
Si impone una riflessione. Il tanto reclamizzato accreditamento diretto dei finanziamenti alle scuole da parte del Ministero della pubblica istruzione, senza i passaggi intermedi degli uffici scolastici regionali o provinciali, ha comportato - sembra un paradosso ma purtroppo è una realtà - una ulteriore dilazione nei tempi di assegnazione. In conclusione, sottolineiamo che le scuole lamentano una Pag. 43scarsa attenzione al problema e si tratta sicuramente di un allarme che proviene da tutti i tipi di scuola.
Con questa interpellanza si chiede, in particolare, di conoscere quali interventi il Ministero dell'istruzione abbia adottato e, soprattutto, intenda adottare per garantire la piena funzionalità delle scuole perché noi sappiamo che questa è una vera e propria piaga aperta nel mondo dell'istruzione. Chiediamo di sapere, quindi, come il Ministero intenda risolvere una tale problematica.
PRESIDENTE. Il Viceministro della pubblica istruzione, Mariangela Bastico, ha facoltà di rispondere.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, confermo che anche al Ministero sono giunti gli elementi di preoccupazione e di allarme che gli onorevoli Frassinetti e La Russa segnalano nella loro interpellanza urgente. Vi è da dire che questa realtà è circoscritta in particolare ad alcune regioni come la Lombardia e l'Emilia Romagna e che non vi sono molte altre regioni che presentano questa situazione di allarme relativamente ai fondi per il funzionamento corrente. Per chiarire la situazione e soprattutto per evidenziare i problemi che abbiamo posto in essere, vorrei ricordare che questo allarme è presente fin dall'inizio della legislatura, quando è emersa una situazione di grave difficoltà finanziaria delle scuole.
Questa situazione ha le sue radici e le sue motivazioni nel periodo di riferimento 2002-2006. Infatti, a seguito di una serie di tagli, operati nel detto periodo di riferimento dal Governo di centrodestra, alle spese di funzionamento delle scuole - in particolare con la riduzione del 46,6 per cento delle risorse per supplenze (494,6 milioni di euro), con il taglio del 72,6 per cento delle risorse per gli esami di Stato (106,4 milioni di euro) e con il taglio del 53 per cento sulle spese di funzionamento amministrativo e didattico (159,8 milioni di euro) - queste ultime si sono trovate in una situazione di enorme difficoltà.
A seguito della ricognizione che abbiamo operato sono stati certificati deficit, maturati nelle scuole dal 2002 al 2006, pari a 1 miliardo 33 milioni di euro: una situazione davvero molto allarmante. Questa situazione aveva anche prodotto, per l'andamento dell'anno 2007, rischi di ulteriore deficit, e proprio per questo siamo intervenuti immediatamente con dei correttivi - che poi illustrerò con precisione - proprio per evitare che anche nel 2007 la gestione corrente delle scuole si chiudesse con il prodursi di debiti.
Questa condizione è stata vissuta dalle scuole con la seguente modalità. Le scuole hanno continuato a iscrivere in bilancio gli importi nelle varie voci di spesa, trattandosi sostanzialmente di spese obbligatorie - lo voglio sottolineare - ed hanno registrato il fabbisogno accertato oppure quanto era stato assegnato negli anni precedenti. Quindi, hanno prolungato la loro contabilità secondo una modalità legata al bisogno o al pregresso, con la conseguenza che nelle loro contabilità figurano dei residui attivi che sono però privi di un'idonea copertura nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione e del bilancio complessivo dello Stato.
È questo il quadro per il quale ancora oggi alcune scuole si trovano in una situazione di assoluta difficoltà. Questa condizione si è evidenziata con particolare gravità - come lei sottolinea - sulle supplenze, in modo specifico nella scuola dell'infanzia ed elementare dove non si può fare a meno della nomina del supplente anche per supplenze molto brevi e, inoltre, questa situazione si è aggravata per l'effetto, da un lato, dei tagli e, dall'altro, di un mutato quadro normativo relativo ai congedi per maternità.
Mi riferisco in particolare alla sentenza della Corte costituzionale n. 337 del 27 ottobre 2003, che ha riconosciuto il diritto al trattamento economico del personale supplente della scuola che abbia maturato il diritto alla nomina e non possa assumere il servizio in quanto in congedo per maternità. Di fatto si è riconosciuto il diritto alla maternità a tutti coloro che Pag. 44erano supplenti, anche per supplenze brevi, e, addirittura, il giorno stesso in cui venivano nominati.
Tutto ciò ovviamente ha incrementato le spese ed aggravato questo quadro complesso di carattere finanziario. Ho spiegato quanto accaduto nel passato e intendo altresì precisare quali sono i provvedimenti che abbiamo messo in atto.
Da subito abbiamo corretto l'andamento del 2007, al fine di evitare - come dicevo - che si producessero altri debiti. Ad esempio, per quanto riguarda gli esami di Stato, da 40 milioni di euro, previsti per il finanziamento ordinario nel 2005-2006, siamo passati a 183 milioni di euro, arrivando quindi a pareggiare la spesa per i costi delle commissioni degli esami di Stato. Successivamente, con il decreto-legge n. 81 del 2007, convertito nella legge n. 127 del 2007, sono state incrementate di 180 milioni di euro le risorse per le supplenze per maternità, e poi, con la legge di assestamento in bilancio, vi è stata un'ulteriore integrazione di 58 milioni per le spese di funzionamento.
Inoltre, con il decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, convertito nella legge 15 ottobre 2007, n. 176, sono state poste a carico dell'amministrazione centrale, cioè del Ministero della pubblica istruzione e del Ministero dell'economia e delle finanze, le spese per la sostituzione del personale assente per maternità, e le indennità correlate alla maternità del personale supplente. Lei è ben a conoscenza di questo provvedimento, perché lo abbiamo discusso e mi sembra sia largamente condiviso all'interno della VII Commissione della Camera.
Un altro provvedimento molto importante riguarda la tassa sui rifiuti solidi urbani. Una disposizione, già approvata in questo ramo del Parlamento e contenuta nel disegno di legge intitolato «Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione», ora all'esame del Senato, intende risolvere in via definitiva il problema del pagamento della tassa per i rifiuti solidi urbani. Si tratta anche in questo caso di una delle spese che grava pesantemente sui bilanci delle scuole: dal 2008 sarebbe interamente a carico dell'amministrazione centrale, ossia del Ministero della pubblica istruzione, che pagherebbe direttamente ai comuni le somme relative ad essa. Auspico che tale norma sia approvata molto, molto rapidamente, perché è davvero attesa.
Come vede, sono stati varati provvedimenti in via di assoluta urgenza. Tutto ciò si colloca all'interno della scelta, contenuta nella legge finanziaria per il 2007, di innovare le modalità di finanziamento delle scuole. Debbo confermare la positività e l'importanza di tale scelta. Devo ricordare all'onorevole Frassinetti che la situazione precedente - che attribuiva alle scuole risorse estremamente rigide e vincolate, suddivise in diverse decine di capitoli - aveva provocato una situazione nella quale veniva negata nei fatti l'autonomia di funzionamento delle nostre scuole. Si ledeva, quindi, un principio contenuto nella legge e nel testo costituzionale stesso secondo il quale le scuole possono governarsi con una certa autonomia. Inoltre, detta situazione rendeva molto rigida la gestione delle risorse finanziarie in modo tale che poteva accadere che alcuni capitoli venissero esauriti molto rapidamente e, invece, per altri, maturassero numerosi residui attivi.
La nuova modalità di erogazione delle risorse attraverso due grandi capitoli, che abbiamo chiamato il «capitolone», ha sicuramente messo in maggior allarme le scuole, perché è evidente che un'innovazione forte e importante le rende responsabili della gestione delle risorse. Quindi so che qualche preoccupazione, al riguardo, si è manifestata.
A mio avviso, si tratta certamente di un elemento fondamentale che via via, di anno in anno, si assesterà e sarà realmente apprezzato dalle scuole. L'ammontare del «capitolone», suddiviso nei due capitoli che lo determinano, è di 3 miliardi 114 milioni di euro, a cui si sono aggiunte le risorse che ho segnalato prima.
Oltre a tali finanziamenti, per l'anno 2007 abbiamo inoltre autorizzato l'incremento di altri 750 milioni di euro che provengono dagli uffici scolastici provinciali e che sono riferiti alla cosiddetta Pag. 45contabilità speciale, cioè a risorse giacenti e non spese. Quindi, le scuole hanno fruito sostanzialmente di quasi 4 miliardi di euro.
Le risorse sono state attribuite in modo assolutamente tempestivo, attraverso varie tranche (complessivamente sei) secondo i criteri prestabiliti, gli stessi già definiti nel passato, con piccoli correttivi per aiutare le scuole che hanno una maggiore popolazione scolastica e che si trovano in una situazione di leggero squilibrio rispetto alla situazione pregressa. Quindi, si è introdotto qualche correttivo, nell'ambito di criteri evidenziati in modo trasparente. Sottolineo che le tranche sono state attribuite in modo assolutamente tempestivo. È vero che si collocano in un quadro debitorio in cui praticamente la scuola fatica a distinguere il finanziamento di tipo corrente rispetto al ripianamento dei debiti pregressi, anche se la scuola è assolutamente tenuta a distinguere il pagamento dei debiti pregressi rispetto alle spese di funzionamento corrente.
Voglio anche sottolineare che i fondi del «capitolone» non sono esaustivi perché ad essi si devono aggiungere le risorse del Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa, vale a dire le risorse previste dalla legge n. 440 del 1997 (quelle cosiddette all'autonomia), che vengono assegnate - con un po' di ritardo, è vero - a fine anno, agli uffici scolastici regionali i quali, a loro volta, le ripartiscono alle varie scuole.
I finanziamenti previsti da tale Fondo, in effetti, sono stati attribuiti a novembre e, quindi, penso che stiano giungendo proprio in questi giorni alle scuole. Sottolineo, infine, che rispetto al funzionamento di attività aggiuntive che debbono essere svolte dalle scuole - in particolare, lei citava il problema del recupero dei debiti scolastici -, abbiamo previsto finanziamenti aggiuntivi, di cui una parte - 65 milioni di euro - sono già stati attribuiti e vengono finalizzati con vincolo di destinazione a incrementare le risorse del Fondo scolastico per i corsi di recupero.
Sempre dal fondo scolastico legato al contratto collettivo nazionale di lavoro sono stati destinati 160 milioni di euro per la stessa finalità. Pertanto, si tratta di 65 milioni di euro più 160 milioni di euro.
Vorrei, inoltre, aggiungere che al di fuori del cosiddetto «capitolone» si collocano: la formazione e l'aggiornamento del personale docente per il comparto della scuola e i dirigenti scolastici (somme a parte); la formazione dei docenti specializzati nell'attività di sostegno degli alunni diversamente abili; le spese per le attrezzature tecniche e per i sussidi didattici e i vari ausili sia per l'attività d'integrazione degli alunni diversamente abili sia per il funzionamento didattico; le spese in materia di sicurezza. Tutti i citati trasferimenti sono autonomi, forniti dal Ministero della pubblica istruzione agli uffici scolastici regionali.
Vorrei concludere, in particolare, con le preoccupazioni evidenziate per la Lombardia. Le assicuro che la Lombardia ha ricevuto le varie tranche di funzionamento, alla data dell'8 novembre vi erano infatti cinque accrediti diretti alle istituzioni scolastiche (per i mesi di aprile, maggio, giugno, agosto e novembre). Le segnalo che la sesta tranche è in via di attribuzione, perché copre la fine dell'anno scolastico.
Tutte le citate spese sono state erogate sulla base dei criteri che ho segnalato e che sono contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007. Inoltre, sono state attribuite tranche in aggiunta per le supplenze brevi: trecento istituzioni scolastiche nel Paese, in particolare nella regione Lombardia, hanno ricevuto, nel mese di luglio, una sorta di integrazione proprio per il pagamento delle supplenze brevi.
Spero di averle illustrato dettagliatamente questo quadro, proprio perché stiamo facendo tutto il possibile per mettere le scuole nella condizione di lavorare in una condizione finanziaria serena. Predisporremo un piano di riparto e una nuova rilevazione dei debiti pregressi; auspichiamo che con i 750 milioni di euro ne siano stati pagati una buona parte, in modo da poter realizzare, relativamente alla parte restante, un piano di risanamento complessivo, perché ritengo che la Pag. 46scuola debba essere liberata dal pesantissimo fardello dei debiti. Ritengo, altresì, che la scuola debba oggi garantire il funzionamento corrente, perché per tale funzionamento abbiamo garantito le risorse.
PRESIDENTE. La deputata Frassinetti ha facoltà di replicare.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro Bastico per i dati così puntualmente forniti, ma non mi ritengo soddisfatta, perché intravedo una grande confusione per quanto riguarda questi finanziamenti generalizzati. La ringrazio, signor Viceministro, anche per aver avuto l'onestà di ammettere che certe preoccupazioni contenute nella mia interpellanza urgente n. 2-00874 erano reali. Tuttavia, quanto ai finanziamenti cui lei faceva prima riferimento - i percorsi di recupero dei debiti formativi -, è evidente come vi sia una certa confusione. Infatti, i fondi previsti per contratto e i finanziamenti una tantum spesso sono spacciati, entrambi, come nuovi e permanenti.
Vorrei, altresì, fare riferimento ad una nota del Ministero della pubblica istruzione del 5 dicembre 2007, la n. 2.491, in cui vengono richiamate le diverse fonti di finanziamento con i relativi importi, in modo da rendere possibile un'idonea programmazione delle attività da parte delle istituzioni scolastiche. Su questo punto, a mio avviso, vi è ancora molta confusione.
Secondo la predetta nota, per esempio, la quota del fondo di istituto derivante da quello per gli interventi didattici educativi integrati sarebbe di 134 milioni di euro. Si tratta di una cifra che, utilizzando il parametro finanziario del contratto collettivo nazionale del 2003, consente un numero di docenti pari a 280 mila o 290 mila. A mio avviso, si tratta di un dato erroneo, in quanto da fonti del Ministero nell'organico di diritto, per l'anno scolastico 2007-2008, vi sarebbero 219.484 docenti. Quindi, nelle scuole non verrebbero distribuiti 134 milioni di euro, bensì poco più di 102 milioni di euro.
Senza «dare i numeri», vorrei svolgere una riflessione di tipo più politico. Per quanto riguarda le altre risorse citate nella nota, è da sottolineare che i 30 milioni di euro previsti nella legge finanziaria per il 2007 sono stati distribuiti alle scuole nei primissimi giorni di dicembre.
Inoltre i 107 milioni di euro, previsti per acquisto, comodato e prestito di libri, peraltro ancora da assegnare, non possono essere utilizzati per il recupero dei debiti formativi; il 70 per cento delle risorse residue, è una somma indeterminata, posto che non se ne conosce il 100 per cento; per i 5 milioni di euro finali da assegnare ad alcune scuole che ne facciano richiesta, non sono stati stabiliti i criteri di distribuzione.
In questa confusione, le richieste spesso di buonsenso dei dirigenti scolastici, a mio avviso, sono inascoltate. Queste ultime sono relative al raccordo della normativa sui debiti formativi con quella dell'obbligo d'istruzione, alla tempestiva certezza delle risorse necessarie, alla precisazione delle modalità di identificazione dei supplenti nei corsi estivi, alla revisione dello stato giuridico dei docenti che ne delinei con chiarezza i doveri rispetto alla necessità di sostegno e recupero.
Si sa che, in quest'ambito, le scuole chiedono informazioni certe sulle risorse che dovranno ricevere e sui tempi di assegnazione, per poter programmare l'attività di recupero. Pertanto ritengo che, anche se sono stato fatti importanti passi avanti - il provvedimento relativo alla TARSU, da lei citato e sul quale noi abbiamo votato a favore e all'unanimità, in Commissione, ne costituisce sicuramente un segnale -, tuttavia resta ancora tanto cammino da fare, soprattutto per dare chiarezza e conforto alle istituzioni scolastiche che, ogni giorno, si trovano a confrontarsi con una scuola che cambia, che ha bisogno di risorse e soprattutto, di un rifondazione del merito che, senza risorse, non può essere effettuata.
La nostra preoccupazione si basa su tali presupposti. Pertanto, continueremo a vigilare perché alle scuole sia garantita la possibilità di far sì che i dirigenti scolastici (che, troppo spesso sono soli e abbandonati), nel rispetto dell'autonomia scolastica,Pag. 47 possano far in modo che gli studenti abbiano anche, qualora ve ne sia la disponibilità e la necessità, supplenze che offrano un livello di insegnamento adeguato, per poter colmare alcune lacune della nostra educazione che, a mio avviso, forse, sono difficilmente superabili se non si impegnano le risorse necessarie in tale settore.
(Stato dei lavori di riqualificazione della strada statale n. 36 tra Monza e Cinisello Balsamo - n. 2-00875)
PRESIDENTE. L'onorevole Grimoldi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00875 concernente lo stato dei lavori di riqualificazione della strada statale n. 36 tra Monza e Cinisello Balsamo (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, la mia interpellanza urgente tratta l'annosa vicenda dell'interramento della strada statale n. 36, cosiddetto viale Lombardia che, più che una strada statale, è un'autostrada a tre corsie, situata in una zona molto limitrofa al centro di Monza.
In quanto parlamentare di Monza, l'interramento di questa strada è un po' la mia croce. Tuttavia, l'interpellanza urgente che sto illustrando è stata presentata con allegata una lettera firmata dai sindaci delle maggiori città della Brianza, di diverso colore politico (da Monza a Desio, Seregno, Lissone e addirittura, in provincia di Como, Mariano Comense) perché è una strada sulla quale transitano, ogni giorno, tra le cento e le centoventimila automobili, che «tocca» e passa nel cuore della neo istituita provincia di Monza e Brianza. Quest'ultima, da sola, paga allo stato centrale 9,5 miliardi di euro all'anno tra imposte dirette e indirette e da tredici anni attende il finanziamento dei lavori per l'interramento di viale Lombardia, la strada statale n. 36, che costa poco più di 200 milioni di euro circa.
Ho presentato questa interpellanza urgente, a seguito del ricorso proposto dalla società Impregilo Spa, visto che l'iniziale progetto dell'ANAS fatto a Roma non ha contemplato i cosiddetti sottoservizi: agli ottimi ingegneri dell'ANAS a Roma, nel progettare l'interramento di una strada a Monza, non è venuto in mente - questi sono i fatti - che scavando un buco, forse avrebbero potuto trovarvi dentro qualcosa e nel caso specifico, energia elettrica, acqua, gas, fognature e altro!
Impregilo Spa ha fatto ricorso e, questa estate, lo ha vinto attraverso la sentenza del Consiglio di Stato ed è stato garantito, da parte del Ministero delle infrastrutture e di ANAS, che entro il 31 dicembre 2007, sarebbe stata svolta una perizia di variante per la realizzazione dell'interramento, con un aumento del finanziamento di 71 milioni di euro per realizzare quest'opera. Si tratta di un'opera fondamentale, perché passa in un territorio, in una provincia che è la terza in termini di dinamicità economica di questo Paese, che collega la prima alla terza città della Lombardia e che passa attraverso città popolate e dinamiche come Cinisello Balsamo, Desio, Lissone e Seregno. Contribuendo in maniera così incisiva alla formazione del PIL sicuramente la realizzazione di questa opera sarebbe di giovamento per tutto il sistema Paese: invece di costruire opere che poi assumono la veste di cattedrali nel deserto e servono a poco o nulla, la realizzazione di tale opera farebbe risparmiare tanto tempo alle attività economiche della terza provincia più dinamica di questo Paese, oltre agli evidenti benefici di carattere ambientale e per la salute dei cittadini, considerato il passaggio quotidiano così frequente di mezzi.
Spero che nella risposta non ci si limiti, però, a riportare le dichiarazioni lanciate dalle agenzie di stampa da parte di Ciucci e di ANAS sul fatto che è stata svolta la perizia. Di ciò siamo contenti e vogliamo sicuramente sapere se è confermato, ma vogliamo anche capire qual è il cronoprogramma.
Non siamo, infatti, disponibili a continuare a perdere tempo per un'opera che aspetta di essere realizzata da tredici anni: in un Paese normale e civile non è possibile Pag. 48perdere tredici anni per realizzare un'infrastruttura vitale per un territorio così importante, nel cuore della Lombardia, tra la prima e la terza città della medesima regione.
PRESIDENTE. Il Viceministro della pubblica istruzione, onorevole Mariangela Bastico, ha facoltà di rispondere.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, con riferimento alla situazione dei lavori di riqualificazione della strada statale n. 36 che interessano viale Lombardia nel comune di Monza e Cinisello Balsamo, l'ANAS conferma l'impegno già assunto con i cittadini e gli enti locali, comunicando che i lavori, ripresi l'11 ottobre scorso, sono in corso. I lavori, concernenti l'adeguamento del sottovia della tangenziale nord, sono inseriti in una perizia di variante tecnica per un importo di circa 71,5 milioni di euro, che è stata approvata dal consiglio di amministrazione dell'ANAS lo scorso 18 dicembre.
La variante consente di sbloccare i lavori di realizzazione della galleria di viale Lombardia e degli altri interventi della connessione tra la strada statale n. 36 ed il sistema autostradale di Milano nei comuni di Monza e Cinisello Balsamo.
Gli interventi previsti dalla variante riguardano inoltre i seguenti interventi.
La sistemazione, l'adeguamento ed il recupero ambientale sui tratti in superficie necessari anche a risolvere i contenziosi e i ricorsi al TAR per l'acquisizione delle aree.
La sistemazione e l'adeguamento delle opere idrauliche con nuovi condotti fognari ed un nuovo tracciato per la deviazione del collettore Monza-Desio. La realizzazione di una nuova passerella ciclopedonale nel comune di Cinisello Balsamo.
Nella perizia di variante si prevede anche che l'appaltatore svolga le attività necessarie per garantire una continua, corretta e puntuale informazione all'utenza durante lo sviluppo dei cantieri.
Alla maggiore spesa l'ANAS farà fronte anche mediante l'utilizzo di parte dell'importo presente nelle opere infrastrutturali di nuova realizzazione inserite nel programma ANAS 2007-2011.
Il termine contrattuale previsto è di 1.340 giorni decorrente dalla consegna totale dei lavori.
Con l'approvazione della variante, gli impegni assunti da ANAS sono stati compiutamente soddisfatti.
PRESIDENTE. Il deputato Grimoldi ha facoltà di replicare.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario, anche perché non credo che questa materia sia di sua competenza. Signor sottosegretario, facendo riferimento alle dichiarazioni di ANAS e di Ciucci, mi sono permesso di fare una ricerca in agenzia dello storico dei comunicati stampa di ANAS.
I comunicati stampa di ANAS inerenti viale Lombardia degli ultimi tredici anni - potremmo parlare, in generale, delle opere in questo Paese, ma nello specifico mi riferisco all'interramento della strada statale n. 36 - sono carta straccia. Infatti, negli ultimi tredici anni non c'è un solo comunicato di ANAS sulla vicenda che sia risultato ad oggi vagamente attendibile. Per questo motivo lo scetticismo - come si può dire - è legittimato.
Relativamente alla situazione attuale, lei ha giustamente detto che sono iniziati dei lavori. È vero, sono iniziati dei lavori, ma non so se lei ha presente l'ubicazione e il luogo di cui stiamo parlando: si è iniziato, sostanzialmente, a reintonacare un ponte. Ma tra reintonacare un ponte e scavare una galleria di tre corsie per senso di marcia di quasi due chilometri c'è una differenza sostanziale!
I comitati della città di Monza - che sono apolitici - sono seriamente preoccupati per la realizzazione del tunnel, perché ben vengano le opere di contorno (l'intonaco, il marciapiede e quant'altro), però esse devono essere il coronamento di un progetto ben più ampio; ed è sul tunnel che vi è preoccupazione.
Per quanto riguarda il collettore, aggiungo e preciso che, tra l'altro, la stessa Pag. 49giunta della città di Monza ha già deliberato l'autorizzazione ad ANAS per il collettore cui lei faceva riferimento. Le sottolineo la nostra preoccupazione: vorremmo capire se la perizia di variante è una delibera unilaterale di ANAS o meno.
Impregilo è d'accordo con il nuovo progetto? Impregilo è d'accordo, avendo vinto il ricorso presso il Consiglio di Stato, sull'importo dei lavori stanziati nella perizia di variante? È questa la nostra prima preoccupazione! La seconda è sul cronoprogramma; infatti, la situazione è diventata assolutamente ingestibile, anche perché due mesi fa è stato aperto nel comune di Cinisello Balsamo, lungo la strada statale n. 36, il centro commerciale più grande d'Europa.
La presenza di questo centro commerciale rende ancora più impossibile la circolazione e la normale viabilità su tale strada. Di conseguenza, l'avvio dei lavori per la realizzazione di quest'opera è assolutamente necessario e non più prorogabile.
L'ultima osservazione concerne un aspetto che riteniamo essere assolutamente prioritario ed una valutazione di carattere più generale: non è possibile che, per trovare 200 milioni di euro per interrare questa strada, si sia aspettato così tanto tempo! Non è sicuramente un'osservazione critica nei confronti di questa maggioranza, ma relativa, in generale, al problema del nostro sistema Paese.
Le porto un esempio: l'altro giorno leggevo su Internet che la linea 1 della metropolitana di Milano è stata costruita negli anni Sessanta e finanziata dal solo comune di Milano, che allora si chiamava municipalità di Milano. Perché questo? Perché non era stata ancora fatta la riforma Visentin che centralizzava a Roma il fisco.
La linea gialla, che è stata realizzata negli anni Ottanta, ha visto invece la partecipazione di comune, provincia, regione, enti e Stato. Non bastavano mai i soldi: si è fatta a pezzetti, perché le risorse per la realizzazione di quest'opera non erano mai sufficienti, fino ad arrivare a tre mesi fa, quando è stato aperto il cantiere della linea 5 della metropolitana milanese che è in project financing (praticamente la pagano i privati, la costruiscono i privati e la gestiscono per trenta o quarant'anni gli stessi privati).
La domanda che sorge spontanea è: perché i milanesi pagano 6 miliardi e mezzo di tasse all'anno, se poi non hanno il minimo servizio che torni e si rifletta sul proprio territorio? Questo è un esempio relativo alle infrastrutture.
Attenzione: non sono contrario al fatto che la metropolitana venga costruita e gestita dai privati; mi permetto, però, di sottolineare che è tutto l'insieme del sistema ad essere in crisi, perché ai vigili del fuoco mancano i mezzi, perché alle associazioni dei portatori di handicap mancano le risorse, e i nostri enti locali non hanno i soldi per asfaltare i marciapiedi. Questa è la situazione del nostro territorio, che in un nord economicamente dinamico si sente ancora di più: in una città come Monza avere dei mezzi dei pompieri di età variabile tra i 25 e i 29 anni fa sinceramente ridere. Questa è la situazione in generale del sistema del nostro Paese, e che spiega la mancata realizzazione di tante opere fondamentali per la vivibilità, per la qualità della vita, per l'ambiente e per la competitività economica del nostro Paese.
Tornando nello specifico sulla Lombardia, le consegno questo messaggio volto a far presente che auspichiamo che la delibera sulla perizia di variante non sia unilaterale, bensì condivisa con Impregilo, e che quindi possano partire i lavori quanto prima in un territorio veramente così fondamentale; essa inevitabilmente porterà un guadagno in termini di competitività e di maggiori utili per le aziende - perché non sprecheranno denaro per lasciare i mezzi bloccati sulle strade per oltre un'ora al giorno - e per tutto il sistema Paese.
(Chiarimenti in merito all'eventuale commercializzazione in Italia della pillola abortiva RU486 - n. 2-00907)
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare la sua interpellanza Pag. 50n. 2-00907, concernente chiarimenti in merito all'eventuale commercializzazione in Italia della pillola abortiva RU486 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 8).
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intanto ringrazio il signor sottosegretario per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali per essere venuto personalmente, a testimonianza che questo argomento, al di là del tema che riguarda il Ministero della salute, è ritenuto di importante interesse anche per la Presidenza del Consiglio.
Nella nostra interpellanza le ricordiamo che nei prossimi giorni l'Agenzia italiana del farmaco valuterà, secondo la procedura di mutuo riconoscimento, la documentazione scientifica sul mifepristone o RU486, per autorizzare eventualmente la commercializzazione in Italia della pillola abortiva.
Nel bollettino dell'Aifa n. 4 del 2007 risulta che vi è una bibliografia non aggiornata sul numero delle morti collegate all'assunzione del farmaco: non sarebbero solo nove le donne morte, ma nel dossier che è stato pubblicato dal quotidiano Avvenire, che riprende dati pubblicati in altre sedi, ci viene rivelato che i decessi sono sicuramente sedici e forse addirittura diciassette.
Negli Stati Uniti d'America il Center for disease control and prevention, l'autorità sanitaria per il controllo e la prevenzione delle malattie, insieme alla FDA, Food and drug administration, l'ente di controllo dei farmaci, hanno avviato un'indagine internazionale rivolta ai vari provider dell'aborto, per identificare casi di infezioni severe o morti associate ad aborti indotti con mifepristone o misoprostol, ma nessun caso al di fuori degli USA è stato identificato. Il silenzio internazionale, cioè, non corrisponde all'assenza di decessi, e tanto meno di complicanze, ma è un silenzio politico.
Se l'interruzione della gravidanza fosse affidata esclusivamente alla RU486 le percentuali di efficacia del metodo chimico, come a tutti è noto, crollerebbero, non sarebbero considerate accettabili: l'associazione con la prostaglandina è, dunque, indispensabile. La Searle non ha, però, mai registrato il proprio prodotto per l'uso abortivo: le indicazioni ufficiali del Cytotec sono quelle per la prevenzione dell'ulcera gastrica. L'Aifa italiana, quindi, non ha mai registrato il Cytotec per il suo effetto uterotonico, perché l'azienda non ha mai chiesto che fosse commercializzato a questo scopo e non ha mai fornito la documentazione scientifica necessaria per farlo.
Se la RU486 sarà autorizzata, però, il protocollo richiederà che sia associata all'uso del Cytotec off label, cioè fuori dalle indicazioni previste per quel farmaco dalla stessa Aifa. La Searle non ha mai voluto autorizzare l'uso del farmaco per indurre l'aborto, ma ha anche ufficialmente messo in guardia dal farlo. Afferma ufficialmente la direzione scientifica di questa importante azienda: L'uso off label del Cytotec nelle donne in gravidanza ha prodotto seri eventi avversi tra cui la morte materna o fetale; e, quindi, la Searle non ha condotto ricerche sull'uso del Cytotec a scopo abortivo o per indurre il travaglio, e non intende condurle.
Le informazioni sulle morti da Ru486 sono di difficile acquisizione - ciò vale anche per l'indagine ancora in corso negli Stati Uniti - e lo stesso bollettino dell'Aifa prima citato non dimostra di possedere tutte le necessarie informazioni su questo tema. È evidente, per un principio naturale di uso della ragione, che soltanto avendo a disposizione tutti i dati e gli elementi si può decidere garantendo la tutela e in particolare, in questo caso, la tutela della salute delle donne e della salute pubblica.
Vengo dunque ai quesiti che poniamo con l'interpellanza urgente. Chiediamo di sapere cosa il Governo, attraverso la Presidenza del Consiglio e il Ministero della salute, intenda fare per acquisire i dati effettivi sulle morti in seguito ad IVG farmacologica; se esso intenda chiedere alle autorità sanitarie britanniche quante siano effettivamente le donne decedute in Inghilterra, e quale sia l'eziologia; se intenda Pag. 51chiedere alla FIAPAC (International Federation of Professional Abortion and Contraception Associates) la documentazione relativa al decesso comunicato al convegno internazionale svolto a Roma nel 2006, che ha visto la partecipazione ufficiale del Ministro Bonino in rappresentanza del Governo e della dottoressa Cossutta in rappresentanza del Ministero della salute; se intenda svolgere un'indagine internazionale per acquisire informazioni sui decessi e gli eventi avversi in seguito a IVG farmacologica dalle autorità sanitarie dei singoli Paesi in cui la Ru486 è legale; se sia prassi consolidata che l'Aifa autorizzi un farmaco adoperato in associazione con un altro, di cui non è stata chiesta la registrazione a scopo abortivo, e che la stessa ditta produttrice mette in guardia dall'usare a tale scopo; se sia prassi consolidata che l'Aifa autorizzi un protocollo in cui un farmaco venga utilizzato al di fuori delle indicazioni fornite per quel farmaco dallo stesso ente; cosa il Ministero intenda fare, nel caso un simile protocollo venga approvato, per conciliarlo con la normativa vigente, che vieta l'uso di farmaci off label se non all'interno di sperimentazioni cliniche, come confermato dal Ministro (per bocca del Sottosegretario Patta) in risposta a una precedente nostra interpellanza svolta qualche mese fa; cosa intenda fare per acquisire i dati sulle percentuali di donne che non seguono il follow up, e non si presentano alla visita finale di controllo, nei Paesi in cui la Ru486 è legale, con grave rischio per la loro salute; se, inoltre (e concludo), la documentazione scientifica fornita dalla Francia all'Aifa sia disponibile al pubblico, e se non lo è, se il Ministro intenda renderla tale, a garanzia di una totale trasparenza sui criteri adottati per respingere o autorizzare un farmaco tanto discusso.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, in risposta all'interpellanza proposta e qui illustrata dal presidente Volontè, l'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), competente ratione materiae, ha precisato preliminarmente che l'articolo pubblicato sul Bollettino di informazione sui farmaci dell'ottobre 2007, che viene citato nell'atto parlamentare in esame, è antecedente all'attivazione della procedura di registrazione di mutuo riconoscimento della pillola Ru486, la cui domanda è pervenuta alla predetta agenzia solo in data 9 settembre 2007.
L'Aifa sostiene pertanto che il suddetto articolo non può costituire la base tecnico-scientifica per la valutazione del dossier di beneficio-rischio della Ru486, rappresentando solo un mero contributo scientifico non idoneo ad essere correlato alla procedura europea di registrazione. Esso è stato infatti redatto sulla base di taluni dati emersi dalla pubblicazione di una revisione sistematica sulla pillola Ru486 da parte delle due maggiori agenzie di registrazione dei farmaci, e precisamente l'Agenzia europea dei medicinali (EMEA) e la statunitense Food and Drug Administration (FDA).
La base dati che viene utilizzata dall'EMEA e da tutte le agenzie europee per identificare il numero di reazioni avverse e di eventi fatali associati all'uso dei medicinali, e, nel caso specifico, alla Ru486, è costituita dalla Rete europea di farmacovigilanza e dalle informazioni condivise con altre agenzie regolatori e internazionali, le quali pertanto - chiarisce l'Aifa - costituiscono la fonte ufficialmente riconosciuta in tutti i Paesi per la sorveglianza dei rischi connessi all'utilizzo dei medicinali.
A tali informazioni si aggiungono le segnalazioni di reazioni avverse che, anche se non registrate dai normali sistemi di farmacovigilanza, vengono pubblicate sulla letteratura internazionale in forma di case reports.
Sulla base delle fonti ufficiali citate si riportano gli elementi forniti dall'Aifa, la quale ritiene possibile ricostruire il dato presentato sull'articolo de l'Avvenire e, Pag. 52conseguentemente, chiarire l'apparente contraddizione rispetto all'articolo del BIF: «In un caso l'evento è riportato in data 23 agosto 2007, e quindi in data successiva all'articolo del BIF e dell'ultimo aggiornamento da parte della FDA. In altri tre casi si fa riferimento ad una casistica registrata in Gran Bretagna, ma che la stessa fonte giornalistica cita come casi ancora da verificare e quindi non ancora ufficiali. In ultimo viene citato un caso registrato a Cuba di cui non vi sono verifiche ufficiali».
Si ritiene di condividere il rilievo formulato dalla medesima Agenzia, che ha ritenuto riprovevole il fatto che sia l'atto parlamentare sia il quotidiano Avvenire riportino i dati anagrafici delle donne e anche la loro collocazione geografica.
Per quanto riguarda l'impiego del misoprostolo, in associazione alla RU-486, per un'indicazione non autorizzata, si precisa che l'uso di un medicinale per indicazioni off label è disciplinato nel nostro Paese dal decreto-legge 21 ottobre 1996, n. 536, convertito dalla legge 23 dicembre 1996, n. 648, e dal decreto-legge 17 febbraio 1998, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 aprile 1998, n. 94. Pertanto, l'Aifa ha precisato che, per quanto riguarda tale impiego, in associazione al mifepristone, resta preclusa l'adozione di decisioni discrezionali e autonome da parte della stessa Agenzia.
L'Aifa ha confermato che tutte le segnalazioni, le informazioni e le valutazioni relative all'efficacia e alla tossicità della RU-486 (incluse le segnalazioni riportate nell'interpellanza) sono state verificate dalla stessa Agenzia ed inviate al Reference Member State in Francia, per la necessaria valutazione nell'ambito della procedura legislativa europea.
La procedura legislativa oggetto dell'atto parlamentare costituisce, da parte dell'Aifa, un atto amministrativo dovuto, in quanto correlato ad una procedura di mutuo riconoscimento.
Si ricorda, altresì, che già nel 2003 l'Organizzazione mondiale della sanità in una pubblicazione ha raccomandato l'aborto farmacologico per la interruzione volontaria della gravidanza, in alternativa all'aborto chirurgico.
Inoltre, l'associazione mifepristone/misoprostol è stata inserita nell'elenco dei farmaci essenziali per la salute riproduttiva, predisposto dall'Organizzazione mondiale della sanità nel marzo 2006.
Il Ministero della salute, pertanto, intende assicurare all'onorevole Volontè ed agli onorevoli interpellanti che, unitamente all'Aifa, effettuerà attente operazioni di monitoraggio per un accurato controllo di eventuali eventi avversi, susseguenti alla somministrazione del farmaco in questione.
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non posso proprio dichiararmi soddisfatto. Da un lato, certamente acquisirò con interesse anche il testo scritto di questa risposta, ma la soddisfazione sarebbe stata quella di una volontà politica, da parte del Ministero della salute, nell'intraprendere indagini simili a quelle intraprese da altri Stati, per verificare fino in fondo gli effetti mortiferi dell'uso della pillola RU-486.
Vi sono elementi positivi nella risposta, anche se tale volontà politica non emerge da parte del Ministero, se non nell'ultima affermazione, riportata con intelligenza dal sottosegretario Naccarato, che dà l'assicurazione che l'Aifa e il Ministero della salute valuteranno con grandissima attenzione anche i dati forniti attraverso la nostra interpellanza.
Torneremo certamente a valutare con attenzione, anche seguendole da vicino, le procedure sulle quali si stanno impegnando le Agenzie, soprattutto l'AIFA nel nostro Paese, perché gli atti e i dati che sono emersi nel dibattito internazionale anche, come viene detto nella risposta, in pubblicazioni che ne hanno parlato, dimostrano che non si tratta di eventi «avversi», termine usato nella risposta, ma di casi che frequentemente provocano gravi emorragie per le donne che usano questo farmaco e spesso, come abbiamo visto, sopravvengono perfino dei casi mortali.Pag. 53
Certo è vero, caro sottosegretario, che fino a qualche anno fa si è detto, e si continua a dire, non riconoscendo i dati delle morti avvenute nel frattempo, che la Ru486 è un'alternativa all'aborto chirurgico. Peccato che a fronte delle morti nel primo e nel secondo caso - mi riferisco alle madri evidentemente, visto che il neonato in entrambi i casi muore - ci sia un differenziale che si sta allargando sempre di più. È molto più pericoloso l'aborto chimico di quanto non sia quello chirurgico.
A fronte dei nuovi dati forse sarebbe utile, anche presso l'Agenzia europea, fare una riflessione, se vogliamo guardare i dati e non esclusivamente gli interessi dell'azienda produttrice. Ricordo che questo è uno dei pochi farmaci al mondo che ha un monopolio di produzione, il quale si è evidenziato per l'ennesima volta nel famoso convegno di cui abbiamo parlato prima, il convegno di Roma che aveva la casa produttrice Exelgyn come golden sponsor della manifestazione.
Se si vuole definire come «salute riproduttiva» - termine che io aborro - questa serie di morti, usino pure questo termine i tanti amici che ritengono di scambiare il significato delle parole, ma certamente non è questa la nostra volontà.
Con tutte queste perplessità, onorevole sottosegretario, il mio più che un apprezzamento, ma neanche una cocente delusione, è un invito a tornare a riflettere e a valutare con attenzione, come lei stesso nella risposta ci ha assicurato di voler fare, sui dati drammatici che sono emersi in questi ultimi mesi e, nello stesso tempo, a tornare a riflettere se non sia necessario - a nostro avviso è indispensabile - attivare tutti i mezzi, anche politici, per acquisire quei dati che potrebbero ancor più mettere nelle condizioni l'AIFA di valutare, a nostro avviso, negativamente l'introduzione di questo farmaco nel nostro Paese.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze all'ordine del giorno.