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Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (ore 10,46).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto del 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 19 dicembre 2007.
(Intervento del Ministro della giustizia)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della giustizia, senatore Clemente Mastella.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, le considerazioni analitiche che avrei svolto in tutta la loro compiutezza le consegno alla sua attenzione e all'attenzione dei colleghi di quest'Aula. Tuttavia, alcune notizie, di quelle che tramano e sconvolgono la vita delle persone, notizie di poche ore fa, annunciate come al solito con battage pubblicitario dalla stampa e finanche da qualche pamphlet editoriale che, nelle ultime pagine di un brillante giornalista, aveva raccontato e profetizzato queste cose, mi fanno svolgere - ve ne chiedo scusa - un discorso certamente diverso da quello che avevo maturato per le mie convinzioni e per il tratto di funzionalità istituzionale che mi ha accompagnato in questa mia esperienza come Ministro Guardasigilli.
Vi parlo però, onorevoli colleghi, con il dolore nel cuore di chi sa che, a causa del suo impegno pubblico, delle sue profonde convinzioni e delle sue idealità si trova ad essere colpito negli affetti più profondi, incredulo ed impotente.Pag. 2
Ho provato, ho creduto, ho sperato che la frattura tra magistratura e politica potesse essere ricomposta attraverso la dialettica, il confronto, il dialogo e l'incontro, ma devo prendere atto che, nonostante abbia lavorato giorno e notte per dimostrare la mia credibilità e la mia buona fede di interlocutore affidabile per il mondo della giustizia, oggi mi accorgo che sono stato invece percepito da frange estremiste come un avversario da contrastare, se non addirittura come un nemico da abbattere.
Ho creduto, infatti, pur consapevole dell'estrema difficoltà di quella che alcuni reputano una mission impossibile, di dover rifiutare la pericolosa tentazione di chi vorrebbe indirizzare la giustizia italiana verso la palude della rassegnazione e dell'impotenza, suggerendo l'ineluttabilità di un conflitto perenne e di disfunzionamenti ormai cronici e, ahimé, irreversibili.
L'illusione di poterci riuscire mi ha fatto fare ogni sforzo, con un Parlamento mai così fragile ed incerto in tutta la mia trentennale esperienza di Assemblea.
Ho avuto l'illusione di poter riformare l'ordinamento giudiziario in accordo con la magistratura e nell'interesse del Paese; ho avuto l'illusione che le soluzioni trovate per migliorare l'efficienza, motivare il personale, ridurre i costi dell'esposizione debitoria, nonostante al mio arrivo a via Arenula non avessi trovato, non per responsabilità alcuna, ma perché così era, né la benzina per le macchine, né la carta per i fax ai magistrati, ho avuto l'illusione - lo ribadisco - che tutto ciò potesse essere prova della mia onestà intellettuale e dell'assenza di secondi fini.
Ho avuto l'illusione di poter affermare con convinzione e senza riserve il valore, fondamentale nel nostro assetto costituzionale, del principio dell'esclusiva soggezione del giudice alla legge, soltanto - lo sottolineo - alla legge, ma almeno alla legge. In mancanza di ciò credevo e credo che è la base stessa su cui poggia l'autonomia e l'indipendenza della magistratura ad essere messa a rischio e in discussione.
Queste mie convinzioni, purtroppo, queste mie illusioni oggi trovo frantumate contro un muro di brutalità, di indisponibilità, di chiusura e di egoismi di parte.
Ho dedicato - e non per questo me ne rammarico - tutte le mie energie nell'ultimo anno per affermare e dimostrare che ci si poteva riuscire e che, tra i poteri e le istituzioni, il dialogo avrebbe premiato, convinto come sono, per la mia coscienza ispirata dalla fede, che solo nell'incontro e nella relazione con l'altro si trova la soluzione. Oggi qui le mie certezze vacillano e con esse la mia storia di politico aperto al dialogo e all'altro si trova in una crisi profonda.
Non si illudano però coloro che confidano nello sconforto, coloro che credono che le ferite sul piano personale e sentimentale possano essere determinanti per farmi cambiare idea e percorso. Lo sapevamo, ce lo ha insegnato Aldo Moro, che non siamo chiamati a preservare un ordine semplicemente rassicurante. Sapevamo che, nello sfidare l'ordinaria grettezza, saremmo potuti rimanere impigliati nella palude degli egoismi, delle diffidenze e delle cattiverie. Mentre ero dedito a questo lavoro modesto - certo lo so -, ma pieno di granitica sincerità, è iniziato un tiro al bersaglio nei miei confronti, quasi un'ostinata caccia all'uomo, un'autentica persecuzione umana. Sono state utilizzate centrali di ascolto con corsie privilegiate, ogni qualvolta nei computer si accendeva la spia - mai parola fu più usata a proposito - che segnalava il mio nome o quello dei miei amici. Tutta la mia famiglia è stata in questo periodo intercettata.
In quel di Potenza, siamo così diventati, colleghi dell'UDEUR, un partito di tale rilevanza, quanto a intercettazioni subite, da poter superare, colleghi della maggioranza e dell'opposizione, agevolmente la soglia di sbarramento di qualsiasi percentuale elettorale. Eppure, ho resistito a tutto questo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
Ho resistito a tutto ciò, forte della mia passione politica, delle mie convinzioni, del modo con il quale si tenta di superare Pag. 3in sintesi anche i contrasti e gli antagonismi permanenti. Ma per delegittimarmi è bastato che un piccolo nucleo di magistrati, per alcuni dei quali l'integrità è contestata da altri magistrati dello stesso distretto (quelli che hanno operato in questa vicenda), innescasse un congegno violento, privo di obiettivi riscontri nella realtà, confondendo ciò che è tipico della politica, anche in maniera distorta - e lo riconosco - ma che rivendico alla politica, ai conflitti interni alla politica e ai riti della politica; è bastato tutto questo per puntare al cuore, con un pregiudizio che desse l'idea di un mio sistema di potere in Campania da combattere, travisando realtà e norme penali, per interrompere il mio lavoro. Avevo resistito nel fortino personale, saldo in questa certezza e nelle mie convinzioni, a tutte queste scorribande corsare contro di me, contro la mia vita personale e politica, con l'intento dichiarato di creare panico e terrore tra i miei sostenitori, i cui ideali di ispirazione cristiana forse ancora, chissà, creano motivo di preoccupazione politica.
Ora però, rispetto a componenti di un ordine che disinvoltamente hanno il vantaggio - perché non riconoscerlo - di poter fare e poter decidere i tuoi destini, prescindendo dalla tua volontà e dai tuoi comportamenti, rispetto all'imprevedibile apertura di varchi che toccano i miei affetti, la mia famiglia e mia moglie, getto la spugna. È la prima volta - lo confesso - che ho paura. Ho combattuto la mia battaglia fin quando il combattimento era alla pari e leale e non arrivavano colpi bassi ed imprevisti, perché dalla tua condotta politica nulla lo lasciava presagire, nonostante il mio temperamento, i miei eccessi un po' barocchi, il mio stile inconfondibile, forse eccessivo, lo riconosco. È bastato tutto ciò - e nulla lasciava presagire rispetto a questo un concertato volume di fuoco - per distruggere la tua persona, la tua dignità e i tuoi valori.
Oggi tocca a me, in precedenza è toccato ad altri, tocca ai cittadini italiani per questo potere straordinario, che un ordine, rispetto ad altri, ha stabilito per sé (Applausi), non fosse per il fatto, onorevoli colleghi, che, patior, ergo sum, soffro ontologicamente con me stesso. Rispetto a questo tutto mi appare e mi parrebbe irreale e innaturale, fuori da ogni logica, che si compone con la vita politica fatta anche di scontri, di rivalse, di umori, di indicazioni, di nomine.
Ma perché quelle che fanno i politici sono illecite e quelle che fanno i magistrati sono lecite (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)? Non è possibile che il potere di vita e di morte pubblica, di vita e di morte di un Governo possa appartenere oggi a questo pacchetto di mischia giudiziaria, in altre circostanze ad altri pacchetti di mischia, senza che tutto questo avvenga, senza, come in questo caso - nel caso della mia famiglia - essere ascoltati, senza una controprova, senza una richiesta di spiegazioni, in attesa di un giudizio che non si sa né come né quando arriverà.
Questo piano di valutazione ideologica non è il mio e appartiene, per fortuna, ad una componente minoritaria - lo riconosco - della magistratura. Si tratta di un giustizialismo che ho combattuto, ma che ha fatto capolino, negli ultimi tempi della storia giudiziaria italiana, nel nostro Paese e che è soltanto intento a decretare l'umiliazione umana, mediatica e politica di chi è contro di loro. E qualora questo pacchetto di mischia, come in questo caso, si fosse sbagliato, chi ripagherà un domani la mia famiglia e la mia famiglia politica di questa umiliazione subita e le tante famiglie italiane, centinaia di migliaia, che subiscono queste umiliazioni e queste ferite (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Partito Democratico-L'Ulivo, Socialisti e Radicali-RNP, Forza Italia e Lega Nord Padania)?
E se eventualmente salissero in quota responsabilità per un'opera di demolizione eterodiretta tesa a scardinare il presunto sistema di potere, chi ne risponderà? E a chi costoro risponderanno? Oggi a me, ma in questa giornata, confesso molto molto particolare, è dato solo prendere atto di Pag. 4questa scientifica trappola che mi è stata tesa, mediaticamente prima e giudiziariamente dopo, in modo vile ed ignobile.
Così come è altrettanto vile ed ignobile prendere in ostaggio mia moglie (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania), cui voglio un mondo di bene e a cui rinnovo il mio affetto, e che si esalta in una vita in comune e che sperimenta anche nella sofferenza il valore della famiglia. Per questo non posso consentirmi, proprio per questo ostaggio, né torsioni né movimenti scomposti che apparirebbero, lo so, come irregolari e non in linea con il rispetto che si ha di un giudizio di cui si è serenamente in attesa.
Nessuno si illuda, però: da altre postazioni continuerò e continueremo a combattere la nostra battaglia con un'esperienza e con delle ferite in più, consapevoli di essere arrivati al vero nodo della democrazia, lo scontro sotterraneo e violentissimo tra i poteri, avendo subito ora, da Ministro della giustizia, quello che dopo trent'anni di specchiata carriera politica non ho mai subito e non avrei mai immaginato. In questi pochi mesi ho avuto il triplo di avvisi di garanzia che mai ho avuto in trent'anni di vita parlamentare, politica ed umana. Continuerò, però, insieme a tutti coloro che vorranno crederci e che avranno la speranza in chi, come me, è cresciuto ed ha imparato ad essere certo del bene anche quando, colpito dall'ingiustizia e dalla violenza, lo si intravede molto molto in lontananza ed appare opaco.
Mi dimetto dunque, onorevoli colleghi, mi dimetto perché tra l'amore per la mia famiglia e il potere scelgo il primo. Io, questo onnipotente Mastella sceglie il primo (Vivi applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Partito Democratico-L'Ulivo, Forza Italia, Alleanza Nazionale, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Socialisti e Radicali-RNP, Comunisti Italiani e Verdi e del deputato Razzi).
Avrei potuto operare sottili distinguo giuridici, restando al mio posto. Mi dimetto per essere più libero umanamente e politicamente. Mi dimetto sapendo che un'ingiustizia enorme è la fonte inquinata di un provvedimento perseguito con ostinazione da un procuratore che l'ordinamento manda a casa per limiti di mandato e per questo me ne addebita la colpa. Colpa che invece non ravvisa nell'esercizio domestico delle sue funzioni per altre vicende che lambiscono suoi stretti parenti e delle quali è bene che finalmente il CSM se ne occupi per dignità (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Forza Italia e Lega Nord Padania).
Mi dimetto, riaprendo la questione delle intercettazioni, assai spesso manipolate, a volte estrapolate ad arte, assai spesso divulgate senza alcun riguardo per la riservatezza dei cittadini e per la libertà della persona umana (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Partito Democratico-L'Ulivo, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Socialisti e Radicali-RNP e Verdi - Applausi di deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani e del deputato Razzi).
Mi dimetto, perché ritengo, anche dopo la mia dolorosa esperienza, che vada recuperata la responsabilità per lo meno civile dei magistrati, sulla scorta della giurisprudenza della Corte di giustizia di Lussemburgo.
Riconosco che, nel corso di questa mia attività istituzionale intensa, ho trovato una stragrande maggioranza di magistrati seri ed imparziali, ma mi sono imbattuto anche in alcuni che fanno del pregiudizio, soprattutto contro la politica e i politici, la ragione di vita della loro attività professionale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania). Come ci si può difendere, però, da questi ultimi, il Pag. 5cui potere d'interdizione, di vita e di morte e di delegittimazione appare senza confini?
Mi dimetto per senso dello Stato e lo faccio senza tentennamenti. In fondo, avrei potuto restare al mio posto; un Ministro della giustizia che non è in grado di difendere neppure la moglie dall'assalto violento e ingiusto di accuse balorde e non riesce ad evitarne neppure l'arresto ai domiciliari non è certo in grado di inquinare le prove, perché è talmente risibile il proprio potere che lo si può lasciare tranquillamente al proprio posto.
Mi dimetto, dunque, per aprire una questione fondamentale di emergenza democratica tra la politica e la magistratura, anche perché, come ha scritto Fedro: «gli umili soffrono quando i potenti si combattono» (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e Forza Italia - Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Socialisti e Radicali-RNP e Verdi - Applausi di deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani e del deputato Razzi - Deputati si recano ai banchi del Governo per stringere la mano al Ministro Mastella).
PRESIDENTE. La Presidenza consente che la relazione del Ministro della giustizia sia consegnata alla Presidenza stessa, senza che ciò costituisca un precedente. Tale relazione sarà posta nella disponibilità dei colleghi deputati al più presto.
Ricordo che si era convenuto per le vie brevi, di dar luogo, dopo le comunicazioni del Ministro, ad una sospensione della seduta prima dell'intervento dei gruppi nella discussione. Considerata la situazione, darò la parola ad un deputato per gruppo che chieda di intervenire sull'ordine dei lavori.
DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, signor Ministro, devo innanzitutto dirle che abbiamo apprezzato il gesto limpido e anche la scelta di annunciare le sue dimissioni davanti al Parlamento, quindi, nel luogo proprio per affrontare un tema di questo tipo, nel rispetto - che molte volte dovrebbe esserci - dei luoghi e delle regole istituzionali.
Noi, come Partito Democratico, come gruppo parlamentare de l'Ulivo e del Partito Democratico, le esprimiamo tutta la solidarietà che è, innanzitutto, una solidarietà umana. I toni che lei ha mostrato nell'intervento di questa mattina, anche nel vigore e nella rabbia di alcune sue parole, sono autentici, come lei è autentico anche quando non si condividono alcune sue prese di posizione, e come sempre lo è stato nella sua attività politica. Ma le esprimiamo anche una solidarietà politica: noi rispettiamo anche questa volta, come abbiamo sempre fatto in passato, l'azione della magistratura; ne rispettiamo l'autonomia, anche quando i tempi e i modi di alcune azioni fanno pensare, riflettere e sorgere dei dubbi, sapendo però che la valutazione - che è giusto che vi sia - ed i commenti sono sempre sui commenti, sulle azioni dei singoli magistrati e non possono e non devono mai diventare un commento o una valutazione sull'operato di tutta la magistratura.
Noi crediamo che troppe volte in passato ci sia stato un incrocio tra la necessaria riservatezza delle indagini e i riflettori mediatici, che molte volte si accendono troppo in fretta e troppo presto. Credo, inoltre, che tutti noi in Aula, a turno, dovremmo riflettere sul fatto che troppe volte ci siamo prestati a commentare ciò che accadeva sui media rispetto a ciò che effettivamente accade nelle aule giudiziarie (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
Per questo motivo, signor Ministro, le esprimiamo la nostra solidarietà politica, anche perché abbiamo apprezzato e apprezziamo il lavoro che lei ha svolto come Ministro della giustizia in quasi due anni di Governo, a cominciare dalla riforma dell'ordinamento giudiziario e da tutti i Pag. 6provvedimenti che lei ha posto all'attenzione del Parlamento (dalla riforma del codice di procedura penale alla riforma del codice di procedura civile e alle misure urgenti per la loro applicazione), che dovranno essere affrontati celermente dal Parlamento.
Non vi è dubbio, infatti, che uno dei problemi da affrontare per risolvere le conseguenze negative è quello di rendere più veloce l'azione della giustizia e mai come nel caso di cui stiamo discutendo oggi si verificherà che è assolutamente indispensabile che la giustizia sia veloce nell'arrivare ad adottare le proprie determinazioni ed emettere le sentenze.
Naturalmente non sta a noi esprimere una valutazione sul suo atto di dimissioni, in quanto sono altre le cariche istituzionali che valuteranno nelle prossime ore il suo gesto. Da parte nostra, riteniamo che lei possa e debba proseguire nel suo lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bondi. Ne ha facoltà.
SANDRO BONDI. Signor Presidente, signor Ministro della giustizia, onorevoli colleghi, noi tutti avvertiamo oggi - anche dalle parole sofferte, autentiche, coraggiose e perfino drammatiche pronunciate in Aula dal Ministro senatore Mastella - che nel Paese è avvenuto un episodio gravissimo.
Signor Ministro, certamente sono consapevole che le parole in questi casi sono sempre impotenti ad esprimere fino in fondo il disorientamento, l'incredulità, la preoccupazione e lo sconcerto che credo noi tutti oggi proviamo di fronte alle dichiarazioni rese dal Ministro della giustizia.
Questa mattina avrei dovuto pronunciare, a nome del gruppo parlamentare di Forza Italia, un discorso sulla giustizia, sul rapporto tra l'ordine giudiziario e la sovranità del Parlamento, un discorso che lascerò agli atti, signor Ministro, e che è stato ed è confermato interamente da ciò che si sta verificando in queste ore e dalle sue stesse parole.
Onorevole Franceschini, non basta esprimere una sia pur lodevole solidarietà nei confronti del Ministro della giustizia e dire che il problema riguarda esclusivamente alcuni magistrati. Sappiamo, onorevole Franceschini, onorevoli colleghi, che la giustizia è divenuta un problema in Italia e che i suoi rapporti con la politica rappresentano il cuore della democrazia. Questo è un sentimento condiviso - ne sono sicuro - da tutti coloro che siedono in quest'Aula a qualunque schieramento politico appartengano.
Tutti comprendiamo ormai da tempo, infatti, che l'indipendenza della magistratura e la sovranità del Parlamento sono il fondamento della democrazia. Nel corso dei lavori dell'Assemblea costituente un grande giurista, uno dei Padri della nostra Costituzione, Piero Calamandrei, aveva colto lucidamente il problema, quando sosteneva che lo stato della democrazia di un Paese è intimamente legato alla condizione della giustizia. Ciò perché il ritmo e il respiro della democrazia sono identici al ritmo e al respiro della giustizia e perfino al ritmo e al respiro del processo. Entrambi si fondano, infatti, sull'urto delle forze, sulla dialettica, sul bilanciamento dei ruoli, secondo regole precise e armoniche, attraverso le quali si raggiunge la verità nel processo e il bene comune attraverso la democrazia. Questi credo siano i valori che oggi accomunano tutti noi e tutti i membri del Parlamento.
Consegnerò agli atti - lo ripeto - il discorso che avrei dovuto pronunciare; oggi, però, onorevoli colleghi, sarebbe ben minima cosa, di fronte a ciò che sta accadendo, affermare che avevamo avuto ragione e che, in questi anni, l'onorevole Berlusconi ha avuto ragione. Signor Ministro, sarebbe anche ben misera cosa, oggi, dire a lei o agli altri esponenti delle forze politiche che siedono in questo Parlamento che sarebbe stato certamente nobile e importante se le stesse realtà che oggi ha riconosciuto il Ministro della giustizia fossero state riconosciute anche quando acPag. 7cadevano nei confronti del leader dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Popolari-Udeur). La democrazia ne avrebbe guadagnato, perché le stesse sofferenze di cui ha parlato lei, signor Ministro, hanno riguardato il nostro leader, il nostro presidente, la sua famiglia, il suo partito e altri leader politici della prima e della seconda Repubblica che hanno sofferto ingiustamente per la deviazione di alcuni magistrati dalle leggi e della sovranità del Parlamento. Vogliamo ribadire qui solennemente, infatti, che continuiamo ad avere fiducia nella magistratura e nella giustizia e che sappiamo - voglio riconfermarlo con le mie parole, a nome del presidente Berlusconi - che la stragrande maggioranza della magistratura in Italia è indipendente, rispettosa delle leggi e della sovranità del Parlamento! Vogliamo ribadirlo, perché dobbiamo gratitudine a questa magistratura (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale), ma oggi il nostro stato d'animo - come affermavo - non è volto a trarre profitto politico...
PRESIDENTE. Onorevole Bondi, la prego di concludere. Lei sta intervenendo sull'ordine dei lavori: non stiamo ancora svolgendo il dibattito sulla relazione [Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
SANDRO BONDI. Signor Presidente, ritengo che il problema sia talmente importante da meritare qualche minuto in più, se lei me lo permette.
Il nostro stato d'animo, onorevoli colleghi, non è quello di trarre profitto da tali vicende (sarebbe squallido!), ma soltanto - e concludo - quello di lanciare un grido d'allarme, non solo sullo stato della giustizia in Italia, ma sullo stato del nostro Paese. Vi è un limite, onorevoli colleghi, oltre il quale la crisi di un Governo diventa la crisi di un Paese e oltre il quale la crisi di un Governo si trasforma nella crisi di una democrazia: noi abbiamo superato ormai da tempo questo limite (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI)!
Quanto è avvenuto sulla questione dei rifiuti e quanto è avvenuto ieri, che ci fa vergognare davanti al mondo, ossia che una libera università italiana, cioè, abbia impedito al Santo Padre di intervenire, gettano discredito su tutti noi e sull'intero Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Popolari-Udeur)! Oggi la notizia dell'arresto della moglie del Ministro della giustizia farà il giro del mondo e getterà discredito non su una sola forza politica o su questo Governo, ma sull'intero Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Popolari-Udeur)! Ce ne rendiamo conto o no?
VALENTINA APREA. Vergogna! Fidel Castro ha ricevuto il Papa a Cuba!
SANDRO BONDI. Siamo arrivati al punto - concludo - che tutti coloro che hanno a cuore il futuro del nostro Paese e che in esso hanno responsabilità devono fare qualcosa per impedirne l'agonia. Oggi la crisi del Governo, della società e del sistema politico lasciano il Paese in una crisi profondissima.
Se c'è ancora una classe politica in questo Paese degna di questo nome, è il momento che si assuma interamente le proprie responsabilità nei confronti del Paese, per aprire una fase politica nuova (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). In altri momenti, gli uomini e le forze politiche più responsabili avrebbero tratto le conseguenze da questa situazione.
Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Dobbiamo riflettere semplicemente se siamo tutti in grado, come classe Pag. 8politica e come Parlamento, di prendere in mano il futuro del Paese o se rassegnarci a essere in balia degli eventi e impotenti di fronte alla crisi dell'Italia. In tal caso, però, nessuno ci perdonerebbe queste gravi responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Popolari-Udeur - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Fini, vorrei precisare che è del tutto evidente che il dibattito sul merito della comunicazione del Ministro Mastella si svilupperà quando la Conferenza dei presidenti di gruppo deciderà di svolgerlo.
In questa fase, si sta intervenendo sull'ordine dei lavori per cinque minuti ciascuno, in merito alle dichiarazioni rese in questa occasione dal Ministro Mastella.
È evidente che la relazione del Ministro, di cui la Presidenza ha consentito la consegna, sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna, per consentire a tutti i colleghi di partecipare al dibattito quando verrà calendarizzato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fini. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO FINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, desidero anzitutto esprimere non soltanto a titolo personale, ma a nome del gruppo parlamentare che ho l'onore di rappresentare in questo momento, l'umana solidarietà all'uomo Mastella, che non implica automaticamente la solidarietà al Ministro o ex Ministro Mastella.
Inizio volutamente il mio breve ragionamento in questo modo perché credo che sia di tutta evidenza che quanto è accaduto (che con tono così sofferto ella ha voluto porre all'attenzione dell'Aula e dall'Aula alla pubblica opinione) altro non sia che un anello - ci auguriamo l'ultimo - di una catena che altri hanno conosciuto, che quest'Aula, in tante occasioni, ha avuto modo di dibattere e che riguarda certamente il rapporto tra la politica e la magistratura, ma, a ben vedere, anche qualcosa di più profondo.
Credo anche io, come ha affermato testé l'onorevole Bondi, che le vicende di queste ore debbano fare riflettere anzitutto coloro che hanno a cuore l'immagine dell'Italia nel mondo. Non è questa la sede per polemiche di altra natura, ma se è vero - non ho motivo per dubitarne - che il Ministro degli esteri, l'onorevole D'Alema, ieri ha giustamente affermato che diventa difficile rappresentare l'Italia nel mondo se il nostro è un Paese in cui si è sotto processo per l'incapacità di raccogliere i rifiuti e si sale agli onori delle cronache per l'impossibilità del Pontefice di parlare nelle università di Roma, credo che da domani sarà ancora più difficile rappresentare l'Italia nel mondo se ci si trova in un Paese in cui può accadere che la magistratura sottopone a un provvedimento restrittivo della libertà personale un esponente politico che è anche consorte del Ministro guardasigilli. È la crisi - è inutile negarlo - di un sistema; è un'immagine che l'Italia proietta nel mondo, che deve far riflettere tutti, al di là delle opinioni politiche.
Ciò premesso, perché la solidarietà è umana e non può essere politica? Perché abbiamo trovato nelle sue parole così accorate il tratto distintivo di un dolore sincero, di fronte al quale ci inchiniamo, e, come ho avuto modo di affermare prima di ascoltarla, apparteneva solo ed esclusivamente alla sua coscienza il diritto-dovere di trarre o meno delle conclusioni: le dimissioni annunciate, a fronte di ciò che è accaduto.
Al tempo stesso, però, signor Ministro, onorevoli colleghi, non abbiamo apprezzato, nel corso della sua accorata e sincera conversazione con l'Aula, un atteggiamento che ci è parso in qualche modo richiamare atteggiamenti che, anche in altre occasioni, almeno la mia parte politica, non aveva apprezzato.
Infatti, è indubbio che vi è una parte della magistratura iperpoliticizzata, che agisce per ragioni che nulla o poco hanno a che vedere con l'accertamento della verità, ma è altrettanto vero che non si può, partendo da questo dato di fatto, dare corso ad una denuncia che, in alcuni tratti Pag. 9del suo discorso, mi è sembrata richiamare, nei toni e anche nelle parole usate, quella tesi del complotto nei confronti della politica che, francamente, non soltanto non appartiene alla storia giudiziaria del Paese ma che, soprattutto, rende poco credibili le affermazioni di coloro che sostengono che la magistratura è un'istituzione che merita rispetto e che all'interno della magistratura vi sono alcuni che vanno sottoposti a critica.
È indubbiamente vero che la magistratura merita rispetto, è una banalità. È sacrosanto richiamare coloro che, con la toga, si sono sacrificati: voglio ricordare, in questo momento, che la magistratura italiana è anche Falcone e Borsellino (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
Ma è altrettanto vero che, nel momento in cui si afferma tutto ciò, non ci si può scagliare contro un presunto o vero complotto della magistratura soltanto perché si è colpiti. Infatti, non è la prima volta che accade e lo voglio dire chiaramente: in altre occasioni si è attuata una politica che era di giustificazione o di colpevolizzazione a seconda di chi era l'indagato e di chi era il bersaglio.
Non si può dare corso ad una politica dei due pesi e delle due misure. Soprattutto - e mi rivolgo in particolar modo ad alcuni colleghi dell'altra parte dell'emiciclo - vogliamo, per una volta, onestamente prendere atto di ciò che tutti sanno? Vi è una parte della magistratura che rivendica il diritto all'autonomia ed indipendenza - è un dogma della Costituzione -, ma non avverte il dovere dell'imparzialità. Vi è una parte della magistratura che agisce per ragioni di tipo esclusivamente politico o per protagonismo personale (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
Fino ad oggi, pochissimi si sono resi conto che anche per i magistrati deve valere il principio per cui chi sbaglia paga e forse lei non ha torto quando afferma che, proprio per la sua azione di Guardasigilli, si è determinato quello che è sotto gli occhi di tutti.
Ciò detto, però, non ci si può limitare a dichiarare che oggi dobbiamo difendere la politica dalla magistratura. Oggi credo che si debba dare corso ad un riequilibrio tra i poteri, che parte inevitabilmente da una consapevolezza: noi uomini politici abbiamo il dovere della trasparenza e di difenderci non dai processi, ma nei processi e lo dico a chi, da sinistra, lo ricordava ad altri esponenti politici, in particolar modo al presidente Berlusconi. A sinistra, però, si abbia l'onestà intellettuale di riconoscere che se si è arrivati a tanto è perché, per troppo tempo, vi è stato qualche magistrato che affermava di se stesso di essere democratico - dando quindi per scontato che altri suoi colleghi non lo fossero - ed erano quei magistrati che agivano nel nome di interessi politici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
Oggi è colpito lei, signor Ministro Mastella; in altri momenti sono stati colpiti altri, a dimostrazione che la crisi non è tra politica e magistratura, ma è il frutto avvelenato di una stagione di odio ideologico che, da sinistra, ha riguardato anche alcuni componenti della magistratura italiana [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, signor Ministro, anche da parte del gruppo della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea lei può avere la totale solidarietà umana, la nostra vicinanza e un grande apprezzamento per la sensibilità che ha espresso oggi con le parole che ha pronunciato. Ciò nonostante, lei ha posto questioni importanti e delicate.
Lei sa che, per quanto riguarda la storia del nostro partito e nei rapporti tra la politica e la magistratura, non ci siamo mai risparmiati critiche: siamo stati critici su sentenze, siamo stati critici su atti, anche o soprattutto quando determinate questioni non riguardavano direttamente Pag. 10noi o il nostro campo - la sinistra - ma riguardavano altri.
Tuttavia - lo devo affermare con grande franchezza -, non solo noi vi investiamo, ma pensiamo che l'autonomia della magistratura sia un tema fondamentale e, ancora oggi, vogliamo credere a tale autonomia, anche quando i momenti e i fatti presentano questioni così difficili.
Vogliamo investire perché gli ultimi decenni sono stati attraversati da una questione enorme che riguarda i rapporti tra la politica e la giustizia. Le questioni che lei stesso ha posto rispetto ai ruoli e ai poteri della politica e di questo Parlamento sono sotto attacco da diverse parti e - noi riteniamo - da diversi poteri forti. Per questa ragione non abbiamo ceduto, non cediamo e in particolare per quanto attiene alla questione della giustizia, di cui oggi dovremmo discutere anche per farne un bilancio, vi è da dire che non solo abbiamo la consapevolezza della necessità di riforme profonde, ma pensiamo che ci debba essere un investimento ancora più grande sul piano culturale che riguarda la capacità di garantire la sicurezza ai cittadini tenendo, allo stesso tempo, alte le garanzie di uno Stato di diritto. Non sempre tutto ciò è facile in momenti come questi e non lo è neanche in questo Parlamento. Si tratta di un grande impegno che abbiamo noi, all'interno del Parlamento, come forze della sinistra. Ritengo, quindi, che in particolare nei rapporti con la giustizia il tema sia molto aperto e che certamente non ci si possa arrendere.
Quando abbiamo cominciato questa impresa, anche con lei signor Ministro, con cui abbiamo lavorato in modo non solo leale ma anche assolutamente positivo, sapevamo che si trattava di un'impresa particolarmente complicata, che vi sono grandi riforme strutturali che aspettano e che vi è una grande distanza da parte dei cittadini non solo con la politica, ma anche con la giustizia e la magistratura. Ci siamo posti insieme l'obiettivo di colmare questi vuoti e noi vogliamo continuare in questa impresa. Riteniamo, quindi, che nessuno di noi si possa arrendere (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, voglio esprimere pochissime parole ma sentite e spero anche chiare. Siamo all'emergenza democratica (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania) e lo siamo per due fatti molto diversi che sono accaduti in queste ore. Ieri, in quest'Aula tutti insieme abbiamo stigmatizzato una minoranza faziosa che ha avuto la meglio, impedendo alla più alta autorità spirituale del nostro Paese e del mondo di parlare in una libera università. Oggi il Ministro della giustizia si dimette, con onestà personale e intellettuale, facendo alcune affermazioni. A quelle personali voglio rispondere dicendo a Clemente Mastella, che conosco da tanti anni, che in quest'Aula nessuno dubita dell'onestà personale sua e della sua famiglia (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania, Popolari-Udeur e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI). Per quanto riguarda la politica è stata fatta una denuncia ancora più importante. Si tratta della denuncia del fallimento della sua stessa politica, del suo stesso tentativo di rasserenare il clima tra politica e magistratura (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Ebbene, Clemente - ti chiamo così perché mi rivolgo a te così, personalmente - dobbiamo fare un passo in avanti. Dobbiamo riconoscere che l'idea, coltivata da parte della vostra maggioranza, che mettere in discussione la riforma dell'ordinamento giudiziario realizzata dal Governo Berlusconi e dal ministro Castelli sarebbe stato un contributo importante al rasserenamento Pag. 11del clima tra politica e magistratura si è dimostrata un'illusione effimera (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania, Popolari-Udeur e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI).
Io ho apprezzato la tua, la sua Ministro, onestà personale. Non avevo dubbi. Solidarizzo con lei, ma quello che non può essere messo tra parentesi in questa Aula, a quest'ora, è la più allarmante denuncia di impotenza politica che lei ha fatto come Ministro della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Possiamo chiudere gli occhi ancora davanti a questa realtà, denunciata dal Guardasigilli? Possiamo far finta che nulla sia accaduto e che tutto possa continuare come prima? Non è possibile.
Ho sentito con attenzione, come sempre, le parole, che in gran parte condivido, dell'onorevole Fini, ma qui oggi non vi è un complotto contro la politica, che qualcuno denuncia. Qui vi è l'impazzimento di un potere giudiziario, di magistrati che, messi sotto accusa al CSM, vanno alla televisione per fare degli show che nulla hanno a che fare con la serietà della funzione che amministrano (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Partito Democratico-L'Ulivo, Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania e Popolari-Udeur). Noi abbiamo un CSM che, nonostante gli sforzi del Presidente Mancino, si è ridotto da organo di autogoverno ad un organo di amministrazione corporativa degli interessi dei singoli magistrati (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Questo è inaccettabile perché stanno saltando i pesi e i contrappesi propri di ogni sistema democratico. Allora credo - cari colleghi, ho terminato - che questa mattina in questa Aula vi sia un evento che va oltre le vicende della famiglia Mastella, su cui ritengo che ciascuno abbia idee chiarissime. A me, che poi sono stato tra coloro che da lungo tempo e ancora oggi godono di un rapporto personale di amicizia con il predetto, non sfugge che questa giustizia amministrata ad orologeria è certamente frutto non di casualità ma di una concertazione. Allora, senatore Mastella, facciamo un passo avanti. Le sue dimissioni servono, a mio parere, oggi all'Italia se finalmente mettono sul piatto delle istituzioni una grande questione: il fatto che ci siamo illusi di aver superato Tangentopoli, e che qualcuno si è crogiolato nell'illusione che potesse riguardare solo una parte della politica italiana, ma che i fatti stanno dimostrando che riguarda le istituzioni nel suo complesso (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania, Popolari-Udeur e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maroni. Ne ha facoltà.
ROBERTO MARONI. Signor Ministro, le esprimo l'amicizia personale e la solidarietà personale e politica, mia e del gruppo. Lei ha fatto un atto di accusa durissimo, senza precedenti, un atto d'accusa che descrive un atteggiamento della magistratura, quello che lei ha definito «una trappola scientifica», che anche noi, in particolare della Lega, abbiamo sperimentato. Chi l'ha preceduta, il Ministro Castelli, ha subito addirittura di più di quello che lei ha subito [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)] e quando noi denunciavamo questi atteggiamenti della magistratura dalla sua parte politica venivano accuse, scherno e richiesta di dimissioni. Oggi la situazione si è ribaltata. Potremmo gioirne, potremmo accettare le sue dimissioni, potremmo anche chiedere le dimissioni del Governo, ma non lo facciamo. Noi abbiamo ascoltato Pag. 12con attenzione le sue parole, le cose che ha detto, gli impegni che ha preso e le iniziative che lei ritiene utili per combattere questa vera e propria emergenza democratica, come l'ha definita. Noi vogliamo raccogliere questa sfida. Rimanga, signor Ministro, ma non per fare la «foglia di fico» di una maggioranza che senza i voti del suo partito sarebbe costretta ad andare alle urne [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
Rimanga, ma con la dignità che lei ha voluto rivendicare a se stesso ed alla sua azione politica in questi trent'anni. Rimanga e faccia subito, domani, per decreto-legge, ciò che ha annunciato: il provvedimento sulle intercettazioni, la responsabilità civile dei magistrati, la separazione delle carriere. Ponga fine subito a questo scempio (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Socialisti e Radicali-RNP e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI)! Si unisca a noi per combattere la vera casta, quella che ha potere di vita e di morte sui cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Popolari-Udeur e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI)! Quella dei magistrati che si credono superiori a qualunque legge e che piegano ai loro scopi personali - di carriera e di potere - le regole della democrazia. Sostenga con i fatti concreti l'impegno che lei ha annunciato oggi in questa sede e noi la sosterremo pienamente in questa sacrosanta battaglia, che rappresenta - come lei stesso ha affermato in quest'Aula - una vera e propria emergenza democratica (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Socialisti e Radicali-RNP e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Signor Presidente, signor Ministro, il gruppo parlamentare della Sinistra Democratica per il Socialismo europeo le esprime la più forte solidarietà umana - non è difficile capire quanto grande sia il momento di sofferenza che lei e la sua famiglia state attraversando - e politica. Seppur discutendo tra noi (a volte è capitato), tengo a dire che il nostro gruppo ed il nostro movimento politico hanno apprezzato ed apprezzano il suo lavoro di Ministro, non solo per l'equilibrio con il quale lei sta svolgendo questa funzione, ma anche per l'impulso che dal Ministero da lei diretto sta venendo al Parlamento, a risolvere i tanti problemi della giustizia italiana (affermo ciò anche in qualità di componente della Commissione giustizia).
Per questo motivo, apprezziamo lo stile e le motivazioni che l'hanno portata di fronte al Parlamento ad annunciare l'atto di dimissioni. Tuttavia, affermiamo seriamente che preferiamo che lei rimanga al suo posto, per continuare con il Parlamento questo lavoro importante, perché con il suo impulso e con il lavoro dei colleghi parlamentari stiamo cercando di risolvere molti problemi della giustizia. Onorevole Bondi, non possiamo dire che aveva ragione Berlusconi, perché stiamo affrontando molti problemi relativi alla giustizia (Commenti)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di fare silenzio e consentire all'onorevole Leoni di proseguire.
CARLO LEONI. ...anche quelli che ci hanno lasciato in eredità coloro che hanno governato nella scorsa legislatura. Essi sono intervenuti in materia di giustizia, ma mai per alleviare le sofferenze dei tanti cittadini comuni che con la macchina giudiziaria hanno da fare i conti, bensì pensando sempre ad intervenire a tutela di ceti privilegiati.
Signor Ministro, lei ha riproposto un tema caldo e delicato - quello dei rapporti Pag. 13tra politica e magistratura - che merita un'ulteriore attenzione. Né il Governo né il Parlamento, ad esempio sul tema delle intercettazioni, sono stati con le mani in mano nel corso dell'anno che abbiamo alle spalle. Tuttavia, questo dei rapporti tra politica e magistratura è uno dei problemi. Ve ne sono tanti altri che i cittadini italiani avvertono molto di più nella propria vita quotidiana: i tempi dei processi, l'organizzazione giudiziaria, la necessità di un sostegno alle vittime dei reati, il dramma della condizione carceraria. È su queste ed altre questioni che stiamo lavorando insieme al Ministero di via Arenula, diretto dal Ministro Mastella.
In questo lavoro - e mi avvio alla conclusione - per fortuna, ma certo non per caso, ci sorregge e ci guida una Costituzione che ha ormai sessanta anni, ma che è straordinariamente attuale e che ci viene a sostegno anche in questo momento. In essa sono scritte cose importanti: che l'autonomia e l'indipendenza della magistratura da ogni altro potere vanno garantite, che i giudici sono soggetti soltanto alla legge, che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e che l'azione penale è obbligatoria. Grazie a questi principi costituzionali possiamo continuare il nostro lavoro ed anche affrontare i temi delicati che lei ci ha proposto questa mattina. Si tratta di principi ai quali l'azione di questo Governo si sta ispirando e a cui lei stesso, questa mattina, si è richiamato.
Anche per questa ragione, pur comprendendo il momento di particolare difficoltà e sofferenza, il nostro gruppo, insieme agli altri che già si sono pronunciati in questo senso, chiede al Ministro Mastella di rimanere al suo posto (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Comunisti Italiani e Verdi).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vedo che ci sono molti crocchi di colleghi. Vi inviterei ad uscire: coloro che non sono interessati ad ascoltare l'oratore di turno possono uscire, ma non disturbare chi sta parlando.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, a nome del gruppo Socialisti e Radicali-RNP, nonché a mio nome, desidero esprimere al senatore Clemente Mastella, Ministro della giustizia, la piena solidarietà umana e politica. Abbiamo apprezzato le dichiarazioni rese dal senatore Mastella, di cui condividiamo i sentimenti drammatici di dolore. Lei, signor Ministro, a mio parere, ha doverosamente annunciato le sue dimissioni. Ritengo che in molti casi, in quasi tutti i casi, di fronte all'atteggiamento della magistratura si debba compiere un passo, come lei ha fatto. Tuttavia, vi è un solo caso nel quale un Ministro della giustizia - colpito, come lei, negli affetti familiari - può effettivamente continuare la sua opera: ossia quando la stragrande maggioranza del Parlamento (non solo la maggioranza, ma anche l'opposizione) le dice di restare al suo posto. Pertanto, da parte del nostro gruppo, vi è un invito esplicito affinché lei resti Ministro della giustizia.
Tuttavia, cari colleghi - e mi rivolgo principalmente ai banchi della maggioranza - devo dire che, in questa occasione, bisogna dare atto all'opposizione di essersi comportata in una maniera assolutamente corretta e che la maggioranza del centrosinistra non si è comportata con lo stesso atteggiamento di correttezza quando sono stati colpiti esponenti dell'opposizione, a cominciare dal presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Socialisti e Radicali-RNP e di deputati del gruppo Forza Italia)! Abbiamo sempre detto che non si combatte politicamente l'opposizione attraverso la via giudiziaria, ma la si combatte solo attraverso la via politica! Come voi sapete e come l'opposizione ci potrà riconoscere, abbiamo sempre mantenuto questo atteggiamento di coerenza.
Detto ciò, guai se il Parlamento affrontasse il problema del rapporto con la magistratura in termini di polemica globale e di contrapposizione. Il terreno del Parlamento è quello delle leggi! Ed è sul Pag. 14terreno delle leggi che il Parlamento è mancato al suo dovere e al suo compito! Siamo l'unico Paese delle democrazie occidentali in cui non esiste una separazione tra il giudice neutrale e la pubblica accusa (Applausi dei deputati del gruppo Socialisti e Radicali-RNP)! Siamo il Paese in cui una classe dirigente guarda inerte la pubblicazione delle intercettazioni e la diffusione degli atti giudiziari coperti dal segreto, e non si muove! Non si muove il Parlamento, che ha lo strumento della legge, fondamentale per affrontare il problema della magistratura!
Guai a scegliere il terreno della polemica! Guai a scegliere il terreno dell'attacco all'autonomia e all'indipendenza della magistratura! Noi dobbiamo cambiare profondamente l'ordinamento giudiziario! Questo è il compito che ci spetta!
Ho ascoltato i diversi interventi che ci sono stati ed ho riscontrato sicuramente un sentimento comune e devo dire che, da questo punto di vista, il rigetto delle dimissioni del Ministro Mastella può essere un atto di svolta e anche di coraggio del Parlamento nei confronti del rapporto con una parte della magistratura che sicuramente non è imparziale e che sicuramente emana dei provvedimenti che sono sostanzialmente ad orologeria.
Vede, signor Ministro Mastella, si può aprire un'inchiesta giudiziaria, anche sulla moglie del guardasigilli o sul guardasigilli stesso, ma un conto è aprire un'inchiesta, un conto è adottare misure di restrizione della libertà personale che non hanno alcun fondamento...
PRESIDENTE. Onorevole Villetti, concluda.
ROBERTO VILLETTI... e ciò lo dobbiamo dire con molta chiarezza.
Siamo di fronte alla possibilità di una svolta; il Parlamento deve dedicare una sessione ai problemi della giustizia e sono convinto che se avremo tutti buona volontà - maggioranza e opposizione - faremo una riforma della giustizia, non per una legislatura, ma perché continui a permanere all'interno del nostro Paese per assicurare una vera giustizia «giusta».
Guardiamo ad una magistratura che ha degli esempi alti - sono stati ricordati Falcone e Borsellino - e dobbiamo far sì che tutta la magistratura guardi a quel modello.
Il Parlamento non deve essere un organismo fazioso, ma deve essere all'altezza del compito richiesto da una crisi profonda. Guardate - e concludo - che non siamo indifferenti a questa crisi; possiamo essere una parte della stessa che l'approfondisce e la rende più grave oppure possiamo essere coloro che contribuiscono a risolverla.
Venga dal Parlamento una forte volontà per affrontare insieme - maggioranza e opposizione - i problemi al fine di dare forza alle nostre istituzioni repubblicane (Applausi dei deputati del gruppo Socialisti e Radicali-RNP).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgobio. Ne ha facoltà.
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Signor Presidente, signor Ministro lei questa mattina ha dato all'Assemblea, al Parlamento ed al Paese l'esempio di come ci si deve comportare di fronte ad una realtà amara come quella che lei sta vivendo in questo momento.
Il fatto di rassegnare, in questa sede, le sue dimissioni e di farlo affrontando un Parlamento che, diciamoci la verità, oggi era preparato a linciarla, qui in Aula, sulla base della relazione che lei avrebbe illustrato e affermando che oggi sia più che mai necessario che la politica riacquisti la determinazione, l'autorevolezza per poter ripristinare quello che è l'equilibrio - previsto dalla Costituzione - dei poteri statali, fa sì che lei abbia dimostrato come un uomo, ma soprattutto un uomo di Stato, debba comportarsi in questa vicenda.
È stato detto che probabilmente le sue dimissioni sono anche il riconoscimento del fallimento della sua azione politica nell'amministrazione della giustizia. Mi chiedo in quanti, che si chiamassero Mastella o che appartenessero al Governo Prodi o a qualsiasi altro Governo, avrebbero Pag. 15potuto, in un anno e mezzo, risolvere i problemi atavici della nostra giustizia, risolvere guasti e guai che si sono prodotti all'interno del sistema giudiziario negli anni precedenti.
Non era un lavoro assolutamente facile, quello di cui è stato incaricato il Ministro Mastella, né era possibile pensare che tali problemi potessero essere risolti in così breve tempo.
Ha iniziato bene il Ministro Mastella. Abbiamo condiviso quasi tutti i suoi provvedimenti (direi anzi tutti). Abbiamo avanzato critiche laddove avevamo delle divergenze. Non abbiamo votato, per esempio, l'indulto, ma si trattava di un provvedimento che non rientrava nell'ambito dei suoi poteri o che, comunque, non era emanato dal Ministro della giustizia.
Si è lavorato in questo anno per ripristinare quanto meno la normalità. Tuttavia, il fatto grave che oggi interessa il Parlamento e il Paese è rappresentato dal problema che, all'interno del potere giudiziario e della magistratura, vi possano essere frange che rompono il suo equilibrio, che vanno al di là dei propri poteri e che in molti casi ne abusano. Tuttavia, ciò non significa che per tali ragioni si possa dare adito a qualcuno ad aprire un processo nei confronti della magistratura.
La magistratura è cosa ben diversa dai pochi magistrati che probabilmente non sono fedeli servitori dello Stato. Se questi ultimi hanno il potere di stravolgere in alcuni casi la vita del nostro Paese, diciamoci la verità, è perché la politica, il potere politico, ha perso la sua autorevolezza e non riesce ad essere il potere previsto dalla Costituzione italiana. Infatti, è la debolezza intrinseca del potere politico che amplia, che amplifica gli errori di questa piccola, estrema frangia della magistratura che di volta in volta può essere subordinata a ragioni politiche, ma tante e tante volte è anche subordinata ad un altro potere, quello economico.
L'invito che rivolgiamo, nell'esprimere tutta la nostra solidarietà al Ministro Mastella, è che la politica si riappropri della propria dignità e del proprio potere, che decida, che intervenga, che elimini i guasti, che superi le divisioni molte volte artificiose al suo interno che le hanno impedito di decidere e di far sì che si potesse effettivamente porre rimedio ai guasti che vi sono nel potere giudiziario, riconoscendo innanzitutto il valore dei magistrati onesti, che non sono solo Borsellino e Falcone. Ve ne sono tanti, tantissimi, di magistrati onesti che lavorano in silenzio, che non partecipano a manifestazioni televisive, che lottano tutti i giorni contro la criminalità per la legalità, contro il terrorismo, contro la criminalità organizzata e che pagano, giorno dopo giorno, il loro totale servizio allo Stato. Non facciamo, quindi, di ogni erba un fascio.
Esprimiamo grande solidarietà al Ministro Mastella e riconosciamo il lavoro pieno che ha svolto in questi anni, ma facciamo sì che tutto ciò non debba significare riaprire una pagina nera della storia d'Italia con un nuovo processo nei confronti della magistratura.
Ministro, le siamo grati per il lavoro che ha svolto e per il gesto che ha compiuto. Ha tutta la nostra solidarietà, veramente di cuore. Infatti, sappiamo cosa significa avere e vivere momenti come questo. Conosciamo quale sia il suo dolore e sappiamo soprattutto che molte volte il dolore maggiore non è quello che colpisce direttamente ma quello che colpisce e mette sotto il torchio gli affetti più vicini, le persone più care.
Esprimiamo, quindi, la nostra totale solidarietà al Ministro e formuliamo l'invito a tutta la politica di farsi sentire, di non «piangere» su se stessa, di non dequalificarsi ancora di più, ma di recuperare tutta la propria dignità (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, signor Ministro, vorrei esprimere innanzitutto la solidarietà vera e profonda del partito dell'Italia dei Valori e mia personale per questa vicenda che - ce ne rendiamo conto - la colpisce pesantemente, Pag. 16nella vita personale e negli affetti a lei più cari e privati.
Esprimo anche apprezzamento, ugualmente vero, profondo e sincero, per la decisione che lei ha annunciato in questa sede, oltretutto, in questi tempi, anche con una correttezza nei confronti del Parlamento a dir poco inusuale, di voler rassegnare le sue dimissioni da Ministro della giustizia. Si tratta di un atto di coscienza del quale vogliamo sottolineare il grande rilievo istituzionale e del quale le vogliamo rendere incondizionatamente atto e merito.
Anche per questa ragione esprimiamo l'auspicio, nei confronti della magistratura, che chiarezza venga fatta e che venga fatta nei tempi più rapidi possibili, nell'interesse di chi è coinvolto, nell'interesse del Paese e della giustizia stessa.
Ma, signor Ministro, devo anche rilevare che lei ha parlato dai banchi del Governo nella sua qualità di Ministro della giustizia. Per questo non possiamo assolutamente condividere che, in nome di una legittima e da noi riconosciuta rivendicazione della sua onestà e della sua dignità, lei da quello scranno parli di giustizia ad orologeria, di magistrati che fanno ostaggi, di magistrati che agiscono per abbattere nemici politici.
No, signor Ministro, noi abbiamo sempre contestato simili argomentazioni con forza e pesantemente, quando altri hanno invocato questi stessi argomenti e con uguale forza le contestiamo a lei oggi. Siamo convinti che dalle accuse infondate ci si difenda soltanto nelle aule di giustizia, non aggredendo la magistratura. È un principio di democrazia che riteniamo invalicabile sempre e tanto più quando queste affermazioni provengono da chi è Ministro in carica della giustizia.
Per questa ragione - e con questo voglio concludere il mio intervento - ribadiamo un grandissimo apprezzamento per il senso delle istituzioni che lei ha manifestato e la invitiamo a non farsi strumentalizzare da quella demagogia populista che anche oggi ha traboccato dai banchi dell'opposizione (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania) con l'eccezione, che mi preme sottolineare, delle parole importanti e condivisibili dell'onorevole Fini.
Per questa ragione concludo il mio intervento esprimendo, ancora una volta, a lei e alla sua famiglia la nostra piena solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, signor Ministro della giustizia, colleghi, ho sentito da più parti e specialmente da parte del centrodestra, ma adesso anche da un collega del centrosinistra, distinguere fra la solidarietà umana e la solidarietà politica. Io, senza polemizzare con nessuno, a nome mio personale e del gruppo dei Verdi vorrei esprimerle compiutamente sia la nostra solidarietà umana, sia anche la piena solidarietà politica (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e Popolari-Udeur).
Ovviamente, quando si svolgerà il dibattito sul merito delle questioni della giustizia la collega Paola Balducci esprimerà le posizioni del nostro gruppo. Il tema dei rapporti e dei contrasti tra giustizia e politica ha attraversato tutta la storia politica del dopoguerra. Il collega Bondi ha fatto bene a ricordare il nome di Piero Calamandrei perché anche nell'Assemblea Costituente, che lavorò in quest'aula nel 1947, il tema ebbe forti ripercussioni.
In un volume che è stato pubblicato dieci anni dopo il referendum istituzionale da Laterza intitolato: «Dieci anni dopo», oltre ad uno straordinario saggio di Piero Calamandrei, vi era quello di Battaglia proprio sui rapporti tra giustizia e politica. È un tema che ha attraversato tutta la storia repubblicana e che di volta in volta si ripropone, sia pure in contesti diversi. Noi non entriamo ovviamente nel merito della vicenda giudiziaria che lei ha richiamato e che riguarda sua moglie. Tale vicenda andrà affrontata nelle sedi giudiziarie Pag. 17proprie. Tuttavia, riteniamo giusto, a differenza di ciò che è stato detto poco fa, utilizzare l'espressione di «giustizia ad orologeria»: il giorno in cui il Ministro della giustizia deve rendere al Parlamento la relazione sullo stato della giustizia, sua moglie viene consegnata agli arresti domiciliari (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, Socialisti e Radicali-RNP e Popolari-Udeur). Se non è giustizia ad orologeria questa, credo che sia difficile immaginare qualcosa di diverso e, lo ripeto, a prescindere dal merito della vicenda giudiziaria su cui non possiamo e non dobbiamo pronunciarci. Se competesse a me e a noi del gruppo dei Verdi, Ministro Mastella, respingeremmo le sue dimissioni e ci auguriamo che ciò avvenga.
Poiché questa mattina ho visto in Aula anche l'onorevole Ciriaco De Mita, vorrei ricordare brevissimamente la vicenda che lo ha riguardato nella XI legislatura, all'epoca della sua presidenza della prima bicamerale con poteri referenti. Venne incriminato suo fratello e il presidente De Mita decise - anche lui come ha fatto lei oggi - di rassegnare le proprie dimissioni. A nome dei Verdi, che rappresentavo all'interno della bicamerale, fui uno dei pochi che votarono contro le dimissioni del presidente De Mita. Voglio ricordare che qualche tempo dopo suo fratello fu assolto per non aver commesso il fatto, ma le dimissioni dalla presidenza della bicamerale a quel punto non erano più ovviamente revocabili.
A differenza del presidente Fini, lo dico anche in questo caso con pacatezza, credo che lei poco fa abbia fatto bene, Ministro Mastella, a distinguere la stragrande maggioranza dei magistrati rispetto ad una piccola minoranza che fa un uso politico della propria funzione giudiziaria. Non condividiamo una reazione - questa sì castale e corporativa - che, in nome di una vicenda politica e giudiziaria gravissima, che lei ha fatto bene a denunziare, susciti in quest'Aula, come abbiamo visto in qualche momento, una reazione corporativa ed autoassolutoria nei confronti della classe politica che crediamo che non ci porti da nessuna parte.
Ogni cittadino risponde di fronte alla giustizia. Ciò riguarda i cittadini sconosciuti come gli esponenti politici, gli esponenti del potere economico e finanziario e anche del mondo dell'informazione. Tuttavia, di fronte alla contrapposizione ideologica che sempre si riproduce tra garantismo e giustizialismo - se dobbiamo scegliere, scegliamo il garantismo - crediamo che sia invece meglio e più giusto affrontare ed affermare la cultura delle garanzie e della legalità. Tuttavia, la cultura delle garanzie e della legalità non significa innocentismo a tutti costi rispetto a chiunque, ma significa rispetto dello Stato di diritto, della divisione dei poteri e della responsabilità. Quando la politica è debole debordano gli altri poteri, non solo quello giudiziario, ma anche quello economico, finanziario e dell'informazione. Quindi, non è necessaria tanto una reazione corporativa, ma una capacità da parte nostra di restituire dignità, forza e legittimità all'azione della politica (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, Partito Democratico-L'Ulivo e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fabris. Ne ha facoltà.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo orgogliosi di appartenere al partito di Clemente Mastella (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur), al partito di questo Ministro della giustizia che ha creduto e che ha avuto l'illusione di rasserenare il clima tra i poteri dello Stato, tra la magistratura e la politica e, soprattutto, di rendere la giustizia più giusta in questo Paese per tutti i cittadini.
Ma debbo dire che oggi siamo ancora più orgogliosi dopo il gesto limpido che il Ministro ha fatto in quest'Aula, perché ha qui rappresentato un uomo che ha il senso dello Stato, una persona con dei radicamenti profondi, che vengono da lontano e che hanno fatto la storia di questo Paese proprio con quel senso dello Stato che a troppi è mancato e continua a mancare.
Un uomo che ha il senso dello Stato, ma che, prima ancora, ha il senso proPag. 18fondo, radicato, del valore della famiglia e della dignità della persona umana che non consente a nessuno di poter essere violato.
Alla persona che oggi è stata colpita, che oggi è stata presa in ostaggio, come ha affermato il Ministro, a Sandra Mastella va l'affettuosa vicinanza e l'affettuosa testimonianza da parte di tutto il gruppo parlamentare dei Popolari-Udeur. La dignità oggi è stata oggi barbaramente violata da un potere che sembra non dover più rispondere a nessuno, tanto meno alla politica, ma nemmeno ai cittadini. Un potere che non accetta assolutamente di essere responsabile, di mantenere quella divisione, quell'autonomia e quel rispetto sancito dalla nostra Carta costituzionale.
Quel rapporto non casualmente è stato violato proprio in questa giornata - i modi e i tempi scelti credo dicano tutto - nel momento in cui è in corso un aspro dibattito nel Paese, non solo intorno alle questioni della giustizia, ma anche intorno al tema della riforma del sistema elettorale e complessivamente del sistema politico. Noi da sei mesi siamo sotto assalto mediatico, un assalto continuo che ha visto pretesti di ogni genere messi in campo per indebolire e colpire l'azione riformatrice del Ministro Mastella e il ruolo politico dei Popolari-Udeur.
Nessun complotto, onorevole Fini, noi eviteremo di parlare di complotti, ma lei eviti rigurgiti forcaioli che la videro protagonista nell'epopea di tangentopoli (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur). Noi non parleremo di complotto; quello di Mastella è stato un gesto politico che ha un suo valore alto, un valore che serve all'Italia e che noi ci auguriamo serva a questo Parlamento per discutere di quello che è capitato, di quello che sta capitando e di quello che continuerà a capitare a tutti i cittadini, se non si mette mano a questa riforma del sistema, a partire dalla riforma del sistema giudiziario in questo Paese.
Mastella è stato fermato più volte anche nelle aule del Parlamento. Questa Assemblea ha approvato all'unanimità la legge sulle intercettazioni che è ferma al Senato per colpevoli responsabilità di chi, anche in quest'Aula, oggi non ha applaudito il Ministro della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e Socialisti e Radicali-RNP). Vi sono delle responsabilità politiche che riguardano tutto il Parlamento e qualcuno in particolare anche dentro questa maggioranza. Mastella le ha provate tutte per rendere possibile questa nuova stagione, questo rapporto più corretto, questo rispetto sostanzialmente di quanto è scritto nella nostra Carta costituzionale.
A nome del gruppo parlamentare e quindi politicamente ringrazio coloro che hanno espresso gli apprezzamenti che ha ricevuto il Ministro, ma ringrazio anche chi nella maggioranza non ha né applaudito né ha espresso apprezzamenti per le parole del Ministro. Questo ci servirà, ci servirà molto per quella riflessione che credo, assieme al Ministro, noi faremo rispetto a quanto è accaduto e che faremo da oggi in avanti con il nostro segretario nazionale, per far sì che quella battaglia che lui ha cominciato, in altra sede ed in altro modo, possa essere portata a buon fine (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur e di deputati dei gruppi Forza Italia e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirino Pomicino. Ne ha facoltà.
PAOLO CIRINO POMICINO. Signor Presidente, anche il gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI vuole esprimere la solidarietà umana all'amico Clemente Mastella e alla signora Sandra, il cui impegno politico è antico e di cui conosciamo da vicino la cristallina trasparenza. Una solidarietà umana che passa anche per un ricordo personale, perché anche a me arrestarono due fratelli, puntualmente poi prosciolti per non aver commesso il fatto; così, come Boato ha ricordato, il fratello di Ciriaco De Mita: guarda caso tutti democratici cristiani.
Ma qui non è in discussione l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, valori costituzionali che la nostra storia politica e la storia di altre grandi formazioni politiche hanno introdotto nella Costituzione. Pag. 19Tuttavia, onorevoli colleghi, se l'autonomia e l'indipendenza non si accompagnano ad una responsabilità si trasformano inevitabilmente, in alcune parti minoritarie, in licenza di uccidere l'onore e la vita delle persone.
Una minoranza attiva che sta minando, essa stessa all'interno della magistratura, la credibilità di quell'autonomia e di quella indipendenza che, invece, gran parte della magistratura giudicante testimonia ogni giorno nelle aule giudiziarie.
È stato detto bene - mi pare dagli onorevoli Bondi e Casini - a proposito del ruolo pressoché inesistente del CSM. Al riguardo vorrei ricordare - mi rivolgo agli onorevoli Donadi e Gianfranco Fini - che alcuni anni fa inviai al presidente del CSM, quindi al Presidente della Repubblica, ai vicepresidenti e al Ministro della giustizia pro tempore, che era un uomo della sinistra, un'ordinanza di un collegio di un tribunale che affermava: «in nome del popolo italiano (...) è noto che la politica è l'arte del mentire». Ebbene, dinanzi a questo attacco alla politica tutta, non vi fu né una parola da parte del CSM, né un'iniziativa del Ministro dell'epoca.
Oggi, però, noi registriamo positivamente - lo vorrei evidenziare all'amico Mastella - il tono convinto e avvertito dell'Aula (non soltanto sotto il profilo umano) e la capacità di raccogliere l'allarme democratico che, giustamente, il Ministro ha lanciato dai banchi del Governo. È una cosa nuova negli ultimi quindici anni che voglio affermare con molta chiarezza: è una cosa nuova e positiva che non va assolutamente svilita con attacchi strumentali e di parte.
All'onorevole Gianfranco Fini e all'onorevole Donadi vorrei dire che è vero che ci si difende nei processi - nessuno lo sa meglio di me -, ma chi deve difendere i cittadini italiani dai processi ingiusti, se non il Parlamento della Repubblica con le sue leggi e con la capacità di introdurre meccanismi di responsabilizzazione all'interno della vita del mondo della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI e Forza Italia)? Questo è il motivo per il quale, onorevole Mastella, anche noi riteniamo che il ripristino di un equilibrio di potere, anche attraverso alcune innovazioni nella vita del mondo della giustizia, possa rappresentare l'elemento centrale di un ripristino di una democrazia viva e vitale.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLO CIRINO POMICINO. Anche noi, pur essendo all'opposizione parlamentare, siamo convinti che la prima migliore risposta che lei potrebbe dare, in prima battuta, a queste minoranze attive della magistratura, sarebbe quella di restare al suo posto, considerando anche la compostezza delle sue dichiarazioni e il fatto che, nella sua formazione politica, ha saputo sempre distinguere il privato dal dovere pubblico. Anche questa mattina, con la sua cristallina denuncia davanti al Parlamento della Repubblica, testimonia, ancora una volta, che è stato e che potrà continuare ad essere un ottimo Ministro della giustizia [Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, a Clemente Mastella, parlamentare e Ministro della Repubblica, ma ancor più integerrimo, serio e qualificato uomo politico di questo Paese, va per intero, sia sul piano umano, sia su quello politico - deve essere chiaro per tutti - la solidarietà del Movimento per l'Autonomia.
Non è una solidarietà inventata, rituale e frutto di queste circostanze, bensì una solidarietà preoccupata per la condizione di grave emergenza nella quale ormai si trova il Paese sul tema della giustizia, ed è politica perché a Mastella tutto si può dire tranne di non aver tentato, in tutti i modi possibili e immaginabili, di riannodare le fila di questa interruzione del rapporto tra la politica e la magistratura.Pag. 20
È vero, bisogna salvaguardare la distinzione dei ruoli e delle funzioni, ma occorre anche riconoscere che la politica ha un primato per cui non può essere posta sullo stesso livello di altri poteri!
Noi esercitiamo un ruolo che, a differenza di altri, ci è stato conferito dal popolo e abbiamo il diritto e il dovere di difenderlo. Quando rinunciamo a farlo abbiamo rinunciato ai tre quarti della nostra dignità nella funzione che ricopriamo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Popolari-Udeur).
Carissimi parlamentari, il ricorso alla restrizione della libertà personale prima del processo, se non in caso di flagranza del reato, appartiene al medioevo culturale ed etico del diritto, ci piaccia o no, dentro o fuori dall'Aula. Noi facciamo poco, anzi molto poco per cambiare tali aspetti. È vero, io sono tra coloro che dicono che il Parlamento non deve degradare se stesso, imbastendo in Aula un processo contro la magistratura.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIUSEPPE MARIA REINA. Concludo, signor Presidente. È anche vero, però, che il Parlamento deve muoversi in una condizione - come dicevo poc'anzi - di emergenza e deve lavorare ora per procedere seriamente ad un riordino del sistema giudiziario italiano. Ci dobbiamo rendere conto che ciò ormai è irrinunciabile ed irreversibile.
Il Ministro ritorni al suo posto! Se il Governo deve cadere per questo motivo sarebbe una beffa per tutti noi, per tutto il Parlamento e per l'intero Paese. Semmai, il Ministro se ne vada per altri motivi, ma lavoriamo tutti assieme perché, in tema di giustizie, si renda realmente giustizia al popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Popolari-Udeur)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, La Destra si augura che il corso delle indagini sia veloce, tempestivo e si basi sui fatti riscontrabili e non sul pregiudizio politico, o, ancora più grave, sul pregiudizio personale. Si augura, inoltre, che la famiglia Mastella possa tornare al più presto nella serenità.
Tuttavia, credo anche che se vi fossero stati dubbi sulla necessità delle dimissioni del Ministro Mastella, questi dubbi li ha fugati lo stesso Mastella con la sua relazione. Al Ministro va dato atto di ciò e lo ha fatto davanti alla Camera con dignità e coraggio.
Tuttavia, se il Ministro della giustizia afferma che vi è una magistratura che opera ad orologeria e che si muove anche per sovvertire le istituzioni, mi chiedo come sia possibile - come invece ha detto il collega Franceschini e vi è anche un comunicato del leader del Partito Democratico Veltroni - invitare Mastella a rimanere al suo posto.
Esprimo solidarietà e l'auspicio che lei possa tornare sereno nei suoi affetti più cari, ma se lei dovesse ritenere di inviare degli ispettori a Napoli per verificare l'accaduto e se vi erano prove documentali con riferimento al provvedimento emesso contro la moglie del Ministro, lo potrebbe fare oggi? Non lo potrebbe fare!
Quindi, il Ministro della giustizia - può piacere o può dispiacere - non può rimanere al suo posto, in quanto non ha più la libertà di rappresentare lo Stato nel momento in cui vi è un contrasto, al momento attuale, anche sulle funzioni della magistratura.
Si sono verificati, infatti, alcuni episodi inquietanti e mi riferisco a De Magistris e alla Forleo. Si è verificato anche un episodio marginale che ci tocca come partito, quando il Ministro della giustizia ha autorizzato l'inchiesta nei confronti del leader della Destra, il senatore Storace, il quale si era indignato sul fatto che al Senato è stata alterata la maggioranza uscita dalle urne. Ci eravamo rivolti al Ministro per avere più senso di equilibrio, ma il Ministro non lo ha avuto.
Quindi, onorevole Presidente, non credo che questo dibattito si possa interrompere senza sapere dove andare.Pag. 21
Questa mattina è accaduta una cosa grave: la Camera doveva discutere sulla riforma della giustizia. L'arresto della signora Mastella è avvenuto per fermare la riforma della giustizia? È una ragione in più per andare avanti, con un nuovo Ministro che rappresenti questo Governo: in questa fase delicata non possiamo fermare il Parlamento, perché questa è sovversione. Non ci stiamo! Concludo, signor Presidente: vogliamo l'accertamento della verità! Dal punto di vista umano e personale, è ovvio che siamo vicini alla sofferenza del Ministro Mastella, il quale, però, essendo una persona intelligente, quando ha preparato quella relazione sapeva bene che, al termine della stessa - qualunque cosa dicano l'onorevole Veltroni e l'onorevole Franceschini -, si sarebbe dovuto dimettere! La Camera non può permettere che i lavori siano fermati da un arresto!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, concluda.
TEODORO BUONTEMPO. Invito il Presidente a non sospendere i lavori della Camera. Se si vuole, si può svolgere subito il dibattito sulla relazione, che, signor Presidente, non è un documento a parte ...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, deve concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, sto intervenendo sull'ordine dei lavori, mentre altri colleghi non lo hanno fatto. Il Ministro, con coraggio, ha svolto una relazione alla Camera, che non «scompare»: sulla stessa si deve svolgere un dibattito, ma prima ancora vogliamo garantire che non si fermino né il dibattito medesimo né la discussione sulla riforma della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in alcuni interventi che si sono svolti in questi minuti abbiamo avuto l'impressione che il Parlamento non si sia reso conto fino in fondo di quanto è avvenuto con l'intervento e le affermazioni del Guardasigilli. Nel nostro Paese, attraversato da gravi elementi di crisi in ogni campo (dell'ordine pubblico, della sicurezza ambientale e così via), non ci viene risparmiato nulla: vi è anche una crisi per provvedimenti di ordine giudiziario che investono la famiglia del Guardasigilli.
Di fronte a un problema di questo genere, la domanda è quale sia la reazione del corpo politico. Diciamo immediatamente, con tutta la chiarezza e le implicazioni che ciò comporta, che consideriamo la decisione del Guardasigilli un atto che gli fa onore, personale e politico, e che ci porta ad esprimere a lui e al suo partito la nostra solidarietà personale e politica.
Tuttavia, signor Presidente, onorevoli colleghi, uno degli elementi di preoccupazione è il fatto che, dopo l'annuncio delle dimissioni del Ministro della giustizia e gli interventi di membri del Parlamento, risalti la solitudine del Ministro della giustizia. Dov'è il Presidente del Consiglio e del Governo di cui l'onorevole Mastella è Ministro della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori)? O egli siede accanto al suo Ministro - con ciò esprimendo la solidarietà che le forze politiche, in misura diversa, gli hanno espresso -, oppure lo abbandona a un dibattito parlamentare, ossia alle parole (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori, Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Dove sono i Vicepresidenti del Consiglio? Dove sono gli esponenti politici della maggioranza, dopo il freddo discorso dell'onorevole Franceschini e dopo i discorsi di commiato degli esponenti di Rifondazione Comunista (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori)?
Signor Presidente, chiediamo che la Conferenza dei presidenti di gruppo convochi il Presidente del Consiglio, affinché lo stesso ci dica se siamo di fronte a una Pag. 22crisi politica, che è evidente nelle condizioni e anche nelle parole del Ministro Mastella, che non si è limitato a chiedere e ad esprimere solidarietà alla sua famiglia.
Egli ha parlato di un complotto, ossia di una resistenza della magistratura alle riforme di cui è titolare il Parlamento della Repubblica! Egli ha parlato di un complotto ai danni della sua persona. Si tratta di materie su cui il Governo non può tacere e scomparire.
Pertanto, onorevoli colleghi, chiedo che venga convocato il Presidente del Consiglio ad horas, perché possa dare una risposta al Parlamento in un momento di gravissima crisi della Repubblica italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori e Forza Italia).
PRESIDENTE. Alla luce delle dichiarazioni del Ministro Mastella e del dibattito che ne è seguito, ritengo opportuno sospendere la seduta e valutare, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito da dare ai nostri lavori.
A tal fine, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata questo pomeriggio alle 15,30. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà al termine di tale riunione.
La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 17,40.