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Seguito delle comunicazioni del Governo sulla situazione politica generale.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito delle comunicazioni del Governo sulla situazione politica generale.
Ricordo che nella seduta di ieri il Presidente del Consiglio dei ministri ha reso comunicazioni sulla situazione politica generale e che, nella medesima seduta, sono state presentate la risoluzione Soro, Migliore, Di Salvo, Villetti, Sgobio, Donadi, Bonelli e Brugger n. 6-00029, nonché la risoluzione Fabris ed altri n. 6-00030
(vedi l'allegato A - Risoluzioni sezione 1).
Ricordo, inoltre, che il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione della risoluzione Soro, Migliore, Di Salvo, Villetti, Sgobio, Donadi, Bonelli e Brugger n. 6-00029.
Avverto che, secondo quanto convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata disposta la ripresa televisiva delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Spini, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio dei ministri, colleghi, l'intervento è breve, ma la passione che ci metto è tanta, perché la situazione è veramente grave e difficile.
L'apprezzamento dei cittadini verso la politica è sceso a percentuali molto preoccupanti. Il Governatore della Banca d'Italia ci ammonisce che l'Italia nel 2008 avrà un tasso di crescita che non supererà l'1 per cento. La stessa crisi è avvenuta all'indomani del crollo delle borse mondiali.
Sono situazioni che hanno bisogno di un Governo in grado di affrontarle e non possono essere certo rinviate di mesi e mesi. Per questo motivo, onorevole Prodi, rispondiamo positivamente alla sua richiesta di fiducia, ma nello stesso tempo le chiediamo nuovamente di agire per un nuovo Governo e un nuovo programma, in grado di dare risposte adeguate ai problemi istituzionali ed economici.Pag. 2
Ho la ventura di essere il primo che parla, in questa sede, dopo il discorso del Presidente della Repubblica, e credo di interpretare il pensiero di molti colleghi dicendo che le preoccupazioni e le attese che egli ha espresso corrispondono a quelle di gran parte questo Parlamento.
Esprimeremo, dunque, questo voto di fiducia, non in modo rituale, né burocratico, ma si tratta di un voto finalizzato alla capacità, al Presidente del Consiglio dei ministri e al suo tentativo di mettere in atto tutte quelle iniziative realmente adeguate a dare al nostro Paese una soluzione, rispetto alle scadenze politiche, istituzionali ed economiche che ci attendono, che sappia far recuperare interesse, fiducia e una certa dose di ottimismo ai cittadini, i quali si interrogano preoccupati su quanto sta avvenendo nel sistema politico italiano.
È stato triste celebrare il 60o anniversario della Costituzione all'insegna dell'instabilità e della precarietà...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
VALDO SPINI. Prendiamoci, tutti insieme, la responsabilità di una risposta adeguata (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti per la Costituente, Socialisti e Radicali-RNP e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rivolgo al signor Presidente del Consiglio dei ministri: nei circa due anni del suo Governo, vi sono stati scontri quasi quotidiani nella sua maggioranza, dalla politica estera all'economia, dall'ambiente alle questioni della giustizia.
Questa condizione impossibile era prevedibile ed evidente fin dalla campagna elettorale del 2006. Nonostante ciò, lei, onorevole Prodi, ha voluto formare il Governo, lo ha reso pletorico per accontentare tutti e, non potendo governare, ha «galleggiato». Ha cercato con pervicacia di tenere in piedi una finzione.
La conferma inequivocabile di questo giudizio, onorevole Prodi, viene dall'annuncio dell'onorevole Veltroni, il quale non intende confermare l'alleanza con i partiti che formano la coalizione che lei dirige e che preferisce, a questa coalizione, una corsa solitaria. Se questa non è una drammatica ammissione di un fallimento del suo Governo, che cos'altro potrebbe essere e in quale altro modo potrebbe essere interpretata?
Lei stesso afferma di aver dovuto mostrare, in questi due anni, grande pazienza.
Ma quanta pazienza devono avere gli italiani di fronte a un'economia che non cresce, a un potere d'acquisto delle famiglie che si riduce, eroso dalle tasse e dagli aumenti delle tariffe dei servizi pubblici, a liste di attesa terribili per la sanità, a una giustizia civile con tempi biblici, all'insicurezza dei cittadini e all'emergenza dei rifiuti in una regione che voi amministrate da oltre dieci anni?
PRESIDENTE. Deputato La Malfa, la prego di concludere.
GIORGIO LA MALFA. Le conseguenze di questo disastro le sta pagando l'Italia, un Paese triste e sfiduciato, come ha constatato un autorevole giornale straniero.
Una svolta è necessaria, indispensabile e urgente. Per il Partito repubblicano sarebbe opportuno uno sforzo comune delle forze politiche...
PRESIDENTE. Deputato La Malfa, deve concludere.
GIORGIO LA MALFA. ... ma se questo non fosse possibile ora, signor Presidente, riteniamo che le elezioni politiche anticipate possano aprire una diversa strada al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori e della deputata Ravetto).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà per 3 minuti.
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TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, credo sia imbarazzante intervenire in un dibattito sulla fiducia mentre si sta giocando una partita «truccata».
Pur condannando il Governo Prodi e le ultime vicende, avevo apprezzato il fatto che il Presidente Prodi portasse la crisi all'interno del Parlamento, come ho avuto modo di dichiarare. Non si tratta solo di una questione di stile o di rispetto costituzionale, ma dell'espressione della volontà del Presidente del Consiglio di verificare se la maggioranza è venuta meno: poiché la maggioranza deriva dalle urne e poiché l'uscita dell'Udeur ha contribuito ad eliminare il significato del premio di maggioranza, la crisi determinata da un voto contrario del Parlamento avrebbe messo fine all'infinita serie di «inciuci» che vorrebbe dare al Paese un «governicchio» per realizzare le cosiddette riforme.
Questa «porcata», questa brutta legge elettorale, che non prevede la possibilità di esprimere alcuna preferenza - ma nessun progetto tra quelli in campo la prevede ed è bene precisarlo -, ha però garantito la governabilità nonostante l'opposizione avesse conseguito 200 mila voti in più in una delle due Camere e la maggioranza soltanto 24 mila voti in più nell'altra Camera.
Dovremmo evitare di far circolare voci secondo le quali lei avrebbe intenzione di dimettersi oggi pomeriggio, perché ciò significherebbe riconsegnare la crisi nelle mani di coloro che vorrebbero imprigionare il Parlamento e governare il Paese senza l'onestà di presentarsi agli elettori.
Mi auguro che lei, Presidente Prodi, vada fino in fondo e si presenti al Senato, anche perché, se non dovesse farlo, mi spiega il motivo per cui dovremmo procedere con il dibattito?
Rivolgendomi al Presidente della Camera, nel caso in cui il percorso che ha avviato questo dibattito, ossia la richiesta avanzata dal Presidente del Consiglio per sapere se esiste una maggioranza a suo sostegno, rivelasse la volontà dei partiti della maggioranza di farlo presentare come dimissionario, chiedo che lei convochi la Conferenza dei presidenti di gruppo e il rappresentante del Governo.
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, concluda.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente. In quella sede si deciderà se proseguire o meno il dibattito. Almeno in occasione di queste tristi vicende cerchiamo di recuperare la dignità del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brugger. Ne ha facoltà.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo preso atto con sconcerto delle dichiarazioni di vari esponenti della maggioranza che si sono succedute negli ultimi giorni e della situazione politica che ne è seguita, culminata nella richiesta del Presidente Prodi di una verifica della fiducia della maggioranza di Governo.
Le minoranze linguistiche hanno stretto con il Presidente Prodi un patto di legislatura, con il quale garantivano al Governo un appoggio esterno che non è mai venuto meno e che non mettiamo in discussione neanche adesso.
Ciò nonostante il fatto che non siamo organici al Governo e che ci siamo sempre collocati al di fuori degli schemi politici nazionali: per noi è espressione di serietà politica rispettare gli impegni presi.
Perciò, in una situazione politica così difficile, mai avremmo immaginato che qualcuno si assumesse la responsabilità di far cadere un Governo il quale, nonostante oggettive difficoltà ed evidenti problemi di comunicazione verso l'esterno, aveva iniziato a risanare i conti pubblici e ha realizzato una legge finanziaria per il 2008 interessante dal punto di vista dell'alleggerimento fiscale, del sostegno alle famiglie e agli incapienti e dell'avvio di importanti politiche ambientali e che ha individuato le risorse e iniziato il percorso volto Pag. 4ad incrementare i salari dei lavoratori. Ci vuole, in effetti, un alto potenziale di autodistruzione per mettere in discussione tutto ciò.
Un aspetto è chiaro: se si apre la crisi, se si va a votare, l'anno 2008 sarà un anno perso per i cittadini, un anno di sola campagna elettorale e di immobilismo politico. Mi domando: cui bono, quanto meno all'interno della maggioranza? È vero, la maggioranza è stata contraddistinta fin dall'inizio da una forte litigiosità interna, che sempre è stata sotto gli occhi di tutti e che spesso ha congelato le scelte politiche, ma assumersi proprio ora la responsabilità di far cadere un Governo che sta cercando di sciogliere anche l'importante nodo della riforma elettorale, come ci ha chiesto il Presidente della Repubblica, non consentendogli di procedere oltre, è controproducente per il Paese. Infatti, un ritorno alle urne adesso, senza aver attuato le riforme necessarie, non risolve il problema della politica italiana, non determina maggiore stabilità parlamentare e non garantisce una cura risolutiva che permetta di governare per un'intera legislatura e di prendere le decisioni migliori per i cittadini.
In virtù di quanto detto, le Minoranze linguistiche rinnovano la fiducia al Presidente Prodi per portare a termine gli impegni presi con gli elettori anche nella legge finanziaria di quest'anno e soprattutto per varare una riforma elettorale calibrata al sistema politico italiano. Lei, Presidente, ha giustamente ricordato ieri quella responsabilità di tipo politico che ci siamo assunti nel momento in cui siamo stati eletti e che abbiamo il dovere di ricordare a noi stessi nel decidere oggi la sorte del Governo. Noi faremo la nostra parte (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze linguistiche e Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, la crisi che ha investito l'Esecutivo da ella presieduto non è di certo legata agli eventi ravvicinati degli ultimi giorni, ma affonda le proprie radici in un periodo lontano, nella fase iniziale del Governo e probabilmente della costituzione della coalizione che fin qui la ha sostenuta.
Noi del Movimento per l'Autonomia sin dall'inizio abbiamo cercato di farle intendere che non avremmo avuto nei confronti del Governo una posizione contraria precostituita, perché attendevamo (ma purtroppo ciò è risultato vano) risposte precise rispetto alle questioni che riguardano le difficoltà che attanagliano il nostro sud, che il suo Governo ha aggravato e non lenito rispetto a quanto, in danno, hanno fatto i Governi che l'hanno preceduta.
Tali risposte riguardavano il risanamento del territorio, il recupero delle aree distrutte ormai dagli impianti petrolchimici, i nuovi investimenti che possano essere veramente realizzati attraverso una fiscalità compensativa che aiuti le nuove giovani imprese, il grande tema della realizzazione del ponte sullo Stretto, che per noi è nodale perché la Sicilia è una piattaforma logistica integrata sull'intero scacchiere del Mediterraneo.
Riteniamo, infatti, che ciò sia strumentalmente legato non solo allo sviluppo del Meridione, ma dell'intero sistema Paese. Ci saremmo aspettati, quindi, un'attenzione diversa rispetto a tutto questo.
Cosa possiamo fare ora rispetto al confronto che lei ha richiesto davanti al Parlamento? Quale posizione ritiene che dovremmo assumere, noi che siamo rimasti inascoltati e all'angolo quando abbiamo gridato delle difficoltà, dei disagi, della impossibilità per le popolazioni del nostro territorio di mettersi al riparo rispetto alla gravità delle condizioni già pesanti nel resto del Paese, dove maggiore è la ricchezza e la condizione di vita è sicuramente migliore?
Ebbene, questa condizione complessiva ci lascia molto perplessi, ci impedisce di esprimere un voto anche di responsabilità rispetto alla gravità generale che il Paese attraversa in questo momento e non ci permette di poterle dire, con certezza e Pag. 5tranquillità, di continuare nella sua opera, perché in essa, sicuramente, non possiamo riconoscerci.
Auspichiamo, quindi, che si apra una fase nuova e diversa che permetta al Paese nel suo complesso di risolvere le condizioni di difficoltà che sono a tutti note e che permetta soprattutto al sud, che riteniamo di dovere rappresentare con la forza del nostro impegno in quest'Aula e fuori, di recuperare tutto ciò che è possibile.
Per questo, caro signor Presidente del Consiglio, non siamo oggi in grado di potere con serenità...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIUSEPPE MARIA REINA. ...pur capendo le difficoltà del momento, votare favorevolmente la questione di fiducia e quindi assumeremo una posizione contraria (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirino Pomicino. Ne ha facoltà.
PAOLO CIRINO POMICINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Presidente del Consiglio, la crisi della quale discutiamo non è soltanto una possibile crisi di Governo o, anzi, una crisi di Governo, ma qualcosa di più e di diverso. È la fine di una maggioranza determinata, sul piano formale, dalle decisioni dei colleghi dell'Udeur, ma che è stata decretata dalle dichiarazioni del leader del Partito Democratico che, alcune settimane fa, ha dichiarato, fuori da ogni ipotesi di campagna elettorale, che il Partito Democratico si sarebbe presentato da solo alle elezioni.
Tale dichiarazione, fuori da qualsiasi campagna elettorale, sul piano politico assume un solo significato: la denuncia di un'alleanza politica con la sinistra radicale - il che, naturalmente, non può che farci piacere - che ha decretato la fine di una maggioranza che si era presentata apparentemente coesa alle elezioni. Le decisioni dell'Udeur ne sono soltanto il detonatore, come ho già indicato.
Accanto alla crisi di quella maggioranza, vi è la crisi di un'idea stravagante della politica sottesa all'insieme dei partiti dell'Unione, secondo la quale le identità di ciascun partito possono (o potevano essere) sostituite da una sorta di «programmismo».
Onorevole Presidente del Consiglio, tralascio il contenuto delle singole azioni del Governo: ogni Governo, naturalmente, fa delle cose buone, ma è il saldo complessivo che deve essere sottoposto a giudizio. Tralascio simili aspetti perché la vera natura della crisi è politica. Vi è, infatti, una rilevante questione politica. Il suo Governo e la sua coalizione, infatti, si presentarono agli elettori con ben 300 pagine di programma, commettendo un errore di fondo nell'immaginare che il programma dei partiti si potesse identificare con quello del Governo. I partiti hanno, per loro natura, programmi diversi perché hanno identità diverse! Un Governo di coalizione, per sua natura, ha un programma di maggior compromesso (nel termine buono della parola), perché costituisce un punto di equilibrio tra entità diverse.
Questa confusione tra partiti e Governo e questa identificazione massiccia, signor Presidente del Consiglio, hanno trasferito nel Consiglio dei ministri la naturale dialettica tra i partiti, per cui lei è stato costretto sin dall'inizio ad interminabili e spesso incomprensibili mediazioni tra partiti, che dovevano essere fuori dal Governo. Abbiamo notato delle cose che non abbiamo mai visto non solo nei primi cinquant'anni di vita della Repubblica, ma neanche nelle altre grandi democrazie: ministri che si astenevano su alcuni provvedimenti o che addirittura votavano contro. Sin dall'inizio, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli ministri, abbiamo visto cortei di piazza guidati da uomini del Governo contro il Governo. Nessuno ha ricordato che nelle grandi democrazie i ministri governano, non sfilano: solo nei paesi mediorientali il Governo e la piazza si confondono nelle grandi manifestazioni! Pag. 6Nelle democrazie occidentali il Governo governa, e sono i partiti, all'occorrenza, a dover scendere in piazza per testimoniare le rispettive politiche!
Tale confusione ha determinato quello che è sotto gli occhi di tutti. Lei, non solo come Presidente del Consiglio, ma innanzitutto come leader politico della Margherita, avrebbe dovuto richiamare l'attenzione dell'insieme dei partiti a rifondare una politica, slacciandola e togliendola dal vincolo di un «programmismo» dettagliato e minuto e ritornando ad avere una capacità di governo, senza quelle inutili mediazioni alle quali ho fatto riferimento.
Debbo dire che questa idea stravagante della politica è aiutata, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, da un gruppo di opinionisti, che sui più grandi giornali da trent'anni a questa parte ci spiegano, puntualmente sbagliando, che il mondo va da un'altra parte, e puntualmente il mondo va nella direzione contraria. In questa loro tenace e persistente vocazione di errore hanno spiegato in questi quindici anni che il male da evocare e da sradicare dal Paese erano le grandi identità politiche e i partiti tradizionali, laddove la salvezza - insieme al genio distruttivo dei referendari - altro non era che un sistema maggioritario di stampo leaderistico, l'eliminazione del voto di preferenza e i premi di maggioranza, che tentavano di trasformare in partiti di massa chi partito di massa non era.
Pertanto, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli ministri, in quindici anni abbiamo avuto governi che erano maggioranza nel Parlamento, ma tutti - nessuno escluso - erano minoranza nel Paese. Questo non è più tollerabile, perché attiene al quadro di fondo di una stabilità politica di una grande democrazia. Ecco perché, con la crisi del suo Governo e di questa maggioranza, con la crisi di questa idea della politica, è tutto questo armamentario culturale che viene spazzato via.
Il Presidente del Consiglio sa meglio di me e più di ogni altro le difficoltà in cui si trova il Paese, sul piano economico e sul piano della coesione complessiva della società italiana, e i venti che soffiano sul piano internazionale, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista degli equilibri della pace, così faticosa in certe zone, anche limitrofe al nostro Paese.
Dinnanzi a questo esistono due sole soluzioni immediate: o la ripresa di una grande coalizione politica a termine per governare e far uscire il Paese dalle secche in cui si trova, o diversamente il ricorso immediato alle urne.
Per tali motivi, onorevole Presidente del Consiglio, il gruppo della Democrazia Cristiana e del Nuovo Partito Socialista non può che votare contro la fiducia al suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Satta. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi deputati, abbiamo già espresso apprezzamento al Presidente del Consiglio Prodi per il suo gesto di rispetto nei confronti del Parlamento, con il suo intervento alla Camera dopo la decisione assunta dai Popolari-Udeur di uscire dall'alleanza politica dell'Unione che si è presentata agli elettori nelle consultazioni del 2006 e di togliere conseguentemente la fiducia al Governo. Un fatto che sottolinea il ruolo centrale del Parlamento nel nostro sistema democratico ed istituzionale.
La decisione del nostro partito di uscire dalla maggioranza di Governo è fondata non su questioni personali o di gruppo, ma su un elemento oggettivo e politico.
Le regole della gogna mediatica e della slealtà partigiana impongono che si trascuri o si censuri, per opportunismo e propaganda faziosa, la motivazione delle azioni ritenute scomode. Eppure questa motivazione c'è, ed è stata fornita in tutta chiarezza e per iscritto al Presidente del Consiglio lunedì scorso, prima della conferenza stampa del nostro segretario. Chi punta, dunque, sui dettagli minori e non guarda la sostanza è come lo sciocco che non guarda la luna, ma il dito che la indica.Pag. 7
Non abbiamo nulla di personale contro il Presidente del Consiglio, al quale ci lega un solido rapporto umano, e non abbiamo nulla di personale contro il Governo di cui il nostro segretario ha avuto l'onore di far parte e dal quale si è dimesso senza indugi, per affrontare da uomo comune, senza tutele improprie, una bufera giudiziaria fondata sulla cartapesta, che ha lo scopo di distruggerlo politicamente, di negargli il diritto di parola e di azione in quanto eletto dal popolo e titolare quindi di un mandato sovrano.
Il senatore Clemente Mastella ha lavorato come Guardasigilli per la riconciliazione con l'istituzione giudiziaria, che rispettiamo e riteniamo uno dei pilastri della nostra Costituzione, promulgata giusto sessant'anni fa e oggi solennemente ricordata e celebrata in quest'Aula dal Presidente della Repubblica Napolitano. Mastella ha lavorato perché tornassimo ad essere una Repubblica delle regole valide per tutti e del giusto processo, un Paese in cui divengano impensabili sia l'abuso sia l'insabbiamento della giustizia penale a fini politici e di parte.
È più che evidente che il nostro segretario nazionale è stato messo sotto assedio da un pubblico ministero che il Consiglio superiore della magistratura ha poi giudicato gravemente inidoneo alle inchieste che conduceva. Il nostro Ministro della giustizia è persino stato svillaneggiato e sbeffeggiato nella televisione pubblica e gravemente diffamato, in omaggio alle esternazioni e alle insinuazioni di qualcuno che non aveva alcun titolo per giudicare il suo passato e il suo presente. Eppure questo nostro Ministro - caso davvero raro in questo nostro Paese - non ha avuto esitazione alcuna, da uomo politico estremamente corretto, sensibile e moralmente inattaccabile, a rassegnare le proprie dimissioni, confermandole anche dopo il pressante invito del Presidente Prodi a restare al proprio posto.
Signor Presidente, esprimiamo il nostro apprezzamento per il bilancio sostanzialmente positivo del lavoro svolto dal Governo, anche se a volte ciò, in una logica di coalizione, ha comportato una evidente, continua e defatigante mediazione tra posizioni politicamente diverse. Tale bilancio dell'azione di Governo non può pertanto considerarsi a nostro avviso del tutto positivo, perché in questa legislatura c'è stato un costante e continuo processo di logoramento dell'alleanza dell'Unione, fatto che si è riflesso nella capacità del Governo stesso di perseguire gli obiettivi indicati nel programma elettorale del 2006.
In particolare, sin dall'inizio della legislatura è mancato al proprio ruolo il partito di maggioranza relativa il quale, pensando egoisticamente al processo per la nascita di un nuovo soggetto politico, ha di fatto costituito un elemento di instabilità nella maggioranza di Governo, come è emerso in particolare in occasione della discussione sulla riforma della legge elettorale, più volte sollecitata al Parlamento da parte della Capo dello Stato, quando, nonostante la maggioranza parlamentare avesse trovato un'intesa sulla cosiddetta proposta del Ministro Chiti (povero Ministro delle riforme!) i gruppi parlamentari dell'Ulivo prima e del Partito Democratico dopo hanno sacrificato la coalizione di maggioranza nella vana ricerca di un'intesa con il maggior partito di opposizione.
L'azione del Governo ha patito spesso i ripetuti tentativi di radicalizzazione politica e programmatica da parte delle forze politiche della sinistra che hanno cercato - vedi l'occasione dell'approvazione del Protocollo sul welfare e la modifica del sistema previdenziale - una rivincita politica rispetto alla sconfitta subita nel referendum sul tema, promosso dalle organizzazioni sindacali.
Inoltre, l'azione e l'immagine del Governo sono state ulteriormente penalizzate dalle troppe occasioni in cui esponenti della maggioranza e anche del Governo hanno cercato di mortificare, se non di irridere, i valori della fede in cui la maggioranza degli italiani si riconosce, per continuare poi sui valori della famiglia, della tutela della vita in ogni suo aspetto, sin dal suo concepimento. Anche in questo clima, in cui il Governo non ha saputo reagire subito con sufficiente autorevolezza, si è reso possibile che l'Italia fosse Pag. 8l'unico Paese in cui si è impedito a Papa Benedetto XVI, uno dei più grandi teologi del XX secolo, di parlare all'Università La Sapienza, con un gesto oltraggioso di intolleranza e con una visione faziosa di laicità da parte di una piccola frangia di docenti e studenti, quando persino al presidente iraniano Ahmadinejad, ospite dell'ONU, è stato consentito di parlare nelle università statunitensi.
In questo quadro di continuo sfilacciamento politico della maggioranza è stata innescata una continua aggressione mediatico-giudiziaria al nostro partito per ottenere la sua marginalizzazione nell'ambito politico, volta, probabilmente, ad impedire che la maggioranza di Governo potesse essere ulteriormente condizionata dalla nostra posizione di moderazione e di equilibrio.
È un'aggressione che colpisce i singoli per ottenere un risultato politico, ma al contempo non si fa remora di delegittimare le istituzioni e minare la correttezza dei rapporti fra di esse nel rispetto dei ruoli e delle funzioni. Non è l'uomo Clemente Mastella ad essere stato aggredito, ma un Ministro della Repubblica che si voleva condizionare nello svolgimento equilibrato delle sue funzioni.
Signor Presidente, questa è la questione posta dal senatore Mastella. Lo vogliamo dire a quanti, in quest'Aula e fuori di essa, hanno voluto dare interpretazioni diverse, quasi che il senatore Mastella o l'Udeur avessero voluto delegittimare l'intera magistratura. Ai dubbiosi chiediamo di leggere quanto scritto nella relazione sullo stato della giustizia presentata dallo stesso Mastella.
Su taluni eccessi della magistratura denunciati dall'ex Ministro Mastella si è pronunciato lo stesso Consiglio superiore della magistratura, quando, la scorsa settimana, sulla nota vicenda De Magistris - ma di questo non se ne è accorto quasi nessuno - è arrivato ad esprimere una condanna del magistrato che va ben al di là della richiesta di trasferimento ad altra sede avanzata dal Ministero della giustizia.
Ecco perché riteniamo ingiusta ed intollerabile l'aggressione mediatico-giudiziaria cui da mesi siamo sottoposti. A tale aggressione giudiziaria ha fatto riscontro una grandissima ed inaspettata solidarietà popolare e politica, rappresentata dall'applauso, pressoché corale, che la Camera ha riservato al Ministro Mastella nella seduta di mercoledì 16 gennaio scorso, ed il sostegno personale e politico, che va apprezzato, del Presidente del Consiglio Prodi e di gran parte del Governo. A tali gesti di solidarietà si è contrapposta una perfida ed insistita azione volta a delegittimare i Popolari-Udeur, sostenuta da alcune componenti della stessa maggioranza.
Per tutte queste ragioni si è logorata ed infine spezzata l'alleanza politica in cui, dal 1998, l'Udeur si riconosceva, alleanza su cui si basava la proposta di patto di legislatura posta alla base del programma elettorale con cui l'Unione ha vinto le elezioni del 2006, grazie anche ai 500 mila voti dei Popolari-Udeur.
Signor Presidente, i Popolari-Udeur si ricollocano in modo ancora più convinto al centro, fortemente impegnati a rafforzarlo, per costruire, come ha dichiarato il nostro segretario nazionale, un futuro di grandi speranze con tutti coloro che saranno disponibili a dare a questo Paese un Governo stabile e coeso, supportato da una coalizione politica omogenea per valori e programmi. Questa è la nostra chiara collocazione politica, frutto di una scelta fatta in piena autonomia e libertà. Nessuno, pertanto, e nessun altro, per quanto autorevole, può - come pubblicano invece in questi giorni le agenzie di stampa - minimamente pensare di volere o poter decidere al nostro posto.
Per tutti questi motivi, signor Presidente del Consiglio, il gruppo dei Popolari-Udeur non parteciperà al voto sulla fiducia al Governo Prodi (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Presidente Prodi, i Verdi esprimono un forte apprezzamento Pag. 9per le comunicazioni da lei rese in Aula. I Verdi, in quest'Aula, hanno ripetutamente espresso le loro valutazioni...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Bonelli. Scusate, capisco l'esigenza di commentare, ma non quella di non consentire al deputato Bonelli di poter svolgere ordinatamente il suo intervento. Prego, onorevole Bonelli.
ANGELO BONELLI. ...ma la decisione dell'Udeur di abbandonare la maggioranza è stata incomprensibile e irragionevole, devo dire anche alla luce delle dichiarazioni di valutazione e di giudizio positivo del Governo rese poc'anzi dal deputato Satta...
PRESIDENTE. Per favore... per favore, invito tutti i deputati e le deputate a prendere posto, a sedersi e a consentire lo sviluppo ordinato dei lavori. Prego, deputato Bonelli.
ANGELO BONELLI. Dichiarazioni di cui cogliamo gli aspetti, come dicevo prima, propositivi per quanto riguarda il giudizio sul Governo Prodi.
Ma ribadiamo anche - e non possiamo non dirlo - che in uno Stato di diritto l'autonomia e l'indipendenza della magistratura vanno tutelate. Nel Paese c'è una grande questione morale che riguarda tutta la politica (voglio dirlo all'Udeur), anche se noi Verdi non abbiamo mai partecipato ad alcun livello a nessun tipo di lottizzazione, e che riguarda un malcostume politico che ha portato a una forte sfiducia dei cittadini verso la politica stessa. Ed è quel malcostume della politica che porta a lottizzare le aziende sanitarie locali per far nominare primario di un reparto questo o quel medico.
Non costruiamo, colleghi, un'Italia migliore, giusta, meritocratica se non contrastiamo questo sistema che ruba il futuro agli italiani, ai tanti studenti che hanno studiato con sacrificio e ai tanti giovani che partecipano ai concorsi e che si vedono scavalcare sulla base di indicazioni politiche. Si deve dire basta e riformare la pubblica amministrazione mettendo al centro gli interessi dei cittadini, e sta ai politici assumere comportamenti eticamente più responsabili.
Poi c'è il malcostume politico di chi, seppur condannato a cinque anni per favoreggiamento alla mafia e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, festeggia questa condanna distribuendo cannoli alla ricotta (Applausi dei deputati del gruppo Verdi) e non dimettendosi da presidente della regione Sicilia (parlo di Totò Cuffaro)! Questi sono comportamenti che non fanno onore alle istituzioni e contribuiscono ad aumentare un malcostume della politica.
Sono passati circa diciotto mesi dall'inizio del Governo, e lei, signor Presidente del Consiglio, nel suo intervento di ieri, ha fatto bene a ricordare i grandi obiettivi che questo Governo ha centrato, primo fra tutti il risanamento dei conti dello Stato, che ha evitato che il Paese cadesse nel baratro del dissesto finanziario in cui il Governo Berlusconi lo aveva portato.
È stata avviata una lotta radicale all'evasione fiscale, per far pagare le tasse a chi non le ha mai pagate. Per questo si attacca Prodi? Berlusconi, anche da capo di Governo, diceva: «è giusto non pagare le tasse», dimenticando che la maggioranza degli italiani le tasse le pagano sempre perché prelevate direttamente dalla busta paga. Abbiamo stabilizzato i precari della scuola, ridotto l'ICI per la prima casa e introdotto detrazioni fiscali per chi ha la casa in affitto, realizzato un piano straordinario per l'edilizia residenziale che si attuerà nel rispetto dell'efficienza energetica e dell'energia rinnovabile, stanziato risorse per contrastare la criminalità e supportare le forze dell'ordine, aumentato le pensioni basse. Noi Verdi al Governo abbiamo dimostrato che siamo il partito per il «sì» all'ambiente, alla salute e al lavoro. Abbiamo realizzato una svolta dopo la stagione dei condoni edilizi...
Però, signor Presidente Bertinotti, io sono responsabile, con tutta la calma...
PRESIDENTE. Io l'ho già fatto più volte. Scusate, così non si può proseguire.
GIUSEPPE CONSOLO. È quello che diciamo anche noi!
PRESIDENTE. È così vero che ci sono dei deputati che stanno schiamazzando malgrado l'invito. Ancora, per favore, ognuno si sieda al suo posto e consenta lo svolgimento dei lavori, prima che mi costringiate a richiamarvi anche nominativamente. Davvero, Bonelli ha parlato in condizioni difficilissime, e non vorrei che proseguisse così. Prego, deputato Bonelli.
ANGELO BONELLI. Grazie, signor Presidente. Abbiamo realizzato una svolta dopo la stagione dei condoni edilizi, che hanno massacrato il territorio e il paesaggio e smantellato i parchi per volere del Governo Berlusconi. Invece abbiamo istituito nuovi parchi e aree marine, il fondo per la mobilità sostenibile nelle città assediate dal traffico e dallo smog, quadruplicato in diciotto mesi l'installazione di impianti fotovoltaici, approvato la moratoria sulla privatizzazione dell'acqua, aperto seicento cantieri contro le frane e alluvioni, introdotto piani per la riforestazione delle aree urbane nelle nostre città, fondi per il recupero del paesaggio aggredito dal cemento, incentivi per le ristrutturazioni edilizie e per portare efficienza energetica, dato risorse al NOE dei Carabinieri, che ringraziamo per il prezioso lavoro che svolge. Abbiamo posto anche fine alla vergogna del CIP 6, ovvero a quella truffa che in dieci anni ha sottratto alle tasche degli italiani trenta miliardi di euro (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)! Gli italiani hanno finanziato imprenditori privati, attraverso l'aumento della bolletta elettrica del 7 per cento, per costruire impianti di incenerimento di rifiuti e di bitume: loro si arricchivano con i soldi degli italiani mentre le bollette elettriche aumentavano! Abbiamo sempre contrastato il malaffare, la camorra e la mafia, la malapolitica, come nella vicenda della scandaloso e truffaldino appalto della FIBE-Impregilo, che doveva gestire il ciclo dei rifiuti in Campania.
Vince l'appalto per la gestione dei rifiuti in Campania - questo i cittadini che stanno assistendo ai nostri lavori lo devono sapere - una società che aveva presentato un progetto bocciato tecnicamente con 4,2 punti su 10, a fronte di società che avevano un punteggio doppio: e questa società viene preferita dalla malapolitica in quella gara! Noi Verdi abbiamo denunciato questa situazione. La procura della Repubblica di Napoli ci ha dato ragione: ha aperto un processo e sequestrato tutti gli impianti poiché costruiti tutti fuori legge, con rischi per l'ambiente e la salute.
Ci attacca, onorevole Casini, chi vuole continuare a fare affari ai danni dell'ambiente e della salute dei cittadini e continuare a farlo impunemente e indisturbato (Applausi dei deputati del gruppo Verdi - Commenti dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania). Invece, laddove i Verdi hanno governato - da Venezia, passando per Reggio Emilia, arrivando a Portici e ad altre città del centro-nord - abbiamo quote elevate di raccolta differenziata, con punte del 60-65 per cento. Gli italiani non hanno dimenticato (Commenti dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Per favore, vi prego di non interrompere l'oratore.
ANGELO BONELLI. Gli italiani non hanno dimenticato cosa voi avete fatto al Governo con il Governo Berlusconi. Quello è stato il Governo delle leggi ad personam, della legge Cirami, della depenalizzazione del falso in bilancio, della legge ex-Cirielli sulla prescrizione dei reati (la cosiddetta «salva-Previti»), della norma per il rientro dei capitali illecitamente portati all'estero. Una norma, quest'ultima, che - con una tassa del 2,5 per cento - ha consentito una forma inedita di riciclaggio di Stato: si è Pag. 11consentito il lavaggio di capitali di dubbia provenienza. Grazie, Tremonti, grazie: il Paese le dice grazie!
È questo il momento, però, Presidente, di essere uniti: dobbiamo guardare avanti. Ma non vi è dubbio che chi ha le maggiori responsabilità doveva e dovrebbe oggi lavorare per la coesione e non per ribadire la propria autosufficienza di partito. Si è autosufficienti solo quando si prende il 50 per cento più uno dei voti degli italiani: questa è la democrazia. Questo atteggiamento non ha certamente aiutato il Governo e l'Unione. Signor Presidente, i Verdi voteranno «sì» sulla questione di fiducia: lei ha fatto un buon lavoro per il Paese e le confermiamo, come sempre, il nostro leale sostegno (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, Partito Democratico-L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, il gruppo dell'Italia dei Valori intende esprimerle una piena e convinta fiducia: a lei e al suo Governo, Governo del quale abbiamo sempre condiviso le scelte e le responsabilità. Lo abbiamo fatto fino in fondo e lo rifacciamo oggi (Commenti)...
PRESIDENTE. Per favore. Insisto, evitiamo interruzioni che non ci consentono di proseguire i lavori.
MASSIMO DONADI. ... e lo facciamo con orgoglio. Talora, abbiamo espresso - e anche questo lo rivendichiamo - posizioni critiche all'interno del Governo: ma spero che sia sempre stato chiaro a tutti (e spero che lo sia stato ai cittadini italiani) che lo abbiamo fatto sempre con lealtà, convinti che anche le situazioni più difficili, anche quelle che riguardano la maggioranza o una parte della maggioranza, debbano essere affrontate alla luce del sole, con chiarezza e con lealtà. Poiché crediamo che anche da questo derivi la credibilità e l'autorevolezza di un Governo.
Abbiamo sperato e speriamo ancora oggi che questo Governo abbia la possibilità di completare il ciclo della sua opera, poiché siamo convinti che sarà così possibile dimostrare ai cittadini italiani la bontà delle scelte che in questi 20 mesi sono state messe in campo. Sarebbe ora che la politica cominciasse ad utilizzare anche parole di verità nei confronti dei cittadini. È troppo facile, troppo comodo star sempre qui soltanto a delegittimarci reciprocamente. Diciamo la verità: i problemi che ha un Paese come l'Italia - un debito pubblico gigantesco, i vincoli che derivano dai trattati europei, una crisi che non solo riguarda il nostro Paese, ma in questo momento assume la forma di una recessione che riguarda il mondo intero - sono questioni che nessuno può risolvere con la bacchetta magica. La prima fase dell'esercizio di un Governo è sempre - e deve sempre essere, se il Governo è serio ed ha a cuore il destino degli italiani - la parte più difficile: quella in cui si creano le condizioni e si mettono in atto le politiche che poi liberano le risorse e le energie per rimettere in moto il Paese. Questo è quello che il suo Governo ha fatto fino ad oggi, signor Presidente del Consiglio.
Ed io ricordo anche all'opposizione che è facile oggi - è molto facile - dire che i salari degli italiani sono ancora bassi e che gli italiani non arrivano a fine mese. Lo avremmo potuto dire un anno e mezzo fa a voi e lo potremmo ridire tra un anno ancora a voi se avrete l'occasione di governare, perché nessuno è in grado, in un anno o un anno e mezzo, di risolvere questi problemi del Paese. Ma questo Governo ha fatto tanto, ha fatto tantissimo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Abbiamo rimesso in ordine in un solo anno e mezzo - questo è il vero risultato di cui essere orgogliosi - le finanze pubbliche di questo Paese: è di ieri il riconoscimento dell'Unione europea, secondo cui l'Italia è ormai praticamente uscita dall'emergenza finanziaria.
CARLA CASTELLANI. Avete massacrato gli italiani!
MASSIMO DONADI. Abbiamo avviato la più importante lotta all'evasione fiscale che sia stata mai fatta in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), ed io dico agli italiani di diffidare di chi vi racconta che è possibile chiudere gli occhi o ammiccare nei confronti dell'evasione e anche ridurre le tasse. Costui, infatti, non vi racconta la verità, perché non vi racconta dove va a prendere i soldi, forse indebitando ancora di più il Paese ed ipotecando il futuro dei nostri figli.
Abbiamo condotto una lotta seria all'evasione, e questa lotta sta già ora dando i suoi frutti. Già ora questo Governo ha cominciato ad investire in quelle opere infrastrutturali per le quali l'Italia sconta trent'anni di ritardo rispetto ai grandi Paesi europei, ed ha cominciato ad investire anche in redistribuzione. Allora, signor Presidente del Consiglio, noi ribadiamo questo sentito esprimerle la nostra fiducia e la speranza che il percorso di questo Governo si possa non interrompere, con chiarezza e alla luce del sole senza percorsi non trasparenti - che la gente capirebbe - ma cercando di tenere unita l'alleanza che è uscita dalle urne.
Ma lei comunque ha già fatto una cosa importante, per la quale noi l'abbiamo stimata e apprezzata: con coraggio e con lealtà, lei ha detto alla politica che i Governi nascono e muoiono nelle aule del Parlamento. Non può essere un'intervista televisiva, non può essere una conferenza stampa a decretare la fine di un Governo. È giusto che se qualcuno oggi ritiene di spezzare quel patto con gli elettori, di questo si assuma la responsabilità e lo dica con chiarezza davanti al Paese.
Ascoltando questa mattina le parole del Presidente Napolitano, alcuni passaggi mi hanno colpito particolarmente. Il Presidente Napolitano ha detto che questo Paese deve riscoprire con forza i valori morali che stanno alla base della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Ha detto che troppo spesso nel nostro Paese non c'è rispetto delle leggi e delle regole, bensì c'è scarso senso del limite nei rapporti tra le istituzioni ed un indebolimento dello spirito civico e, prima di tutto, dell'assunzione delle responsabilità di ciascuno. Lei oggi, signor Presidente, le sue responsabilità se le assume fino in fondo e noi siamo con lei (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Diliberto. Ne ha facoltà.
OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, colleghi, credo sia ormai definitivamente chiaro a tutti gli italiani da che parte provenissero le insidie verso il Governo: non era la sinistra della coalizione - che ha sempre lealmente sostenuto Prodi, anche con scelte difficili e pagando dei prezzi -, non era e non è la sinistra della coalizione, ma la parte più moderata, quando non apertamente conservatrice, del centrosinistra. Si tratta di poteri forti, che hanno terminali anche nella nostra maggioranza, lavorano contro il Governo: Confindustria con i suoi giornali per la politica economica, l'amministrazione americana per la nostra politica estera e le gerarchie vaticane le cui continue, immotivate e violentissime ingerenze (Applausi polemici dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Per favore, colleghi!
OLIVIERO DILIBERTO. ...minacciano come non mai il principio vitale della laicità dello Stato, suscitando sconcerto anche in larga parte del mondo cattolico e nella stessa curia. Ma vi è, rispetto al suo Governo, signor Presidente del Consiglio, un altro nemico, per certi versi più insidioso: si tratta della maggioranza del Partito Democratico.
Quando il partito più grande della coalizione dichiara che l'alleanza è finita, possono non esserci ripercussioni su un Governo del quale tutti facciamo parte? Quando il partito più grande della coalizione e il suo capo dichiarano che la Pag. 13prossima volta andranno da soli alle elezioni, piuttosto che allearsi con la sinistra - consegnando il Paese, con assoluta e matematica certezza, alla guida di Berlusconi -, possono non esserci contraccolpi sul Governo, del quale tutti facciamo parte?
Presidente Prodi, il capo della coalizione è lei. Lei ha vinto le elezioni primarie dell'Unione di centrosinistra. Faccia dunque valere le ragioni di tutta la coalizione, anche nella giornata di domani al Senato. Noi continueremo a sostenere questo Governo, che è l'unico legittimato a governare, perché è il frutto di una vittoria elettorale. Qualunque altra ipotesi sarebbe drasticamente in contraddizione con il mandato degli elettori. Se il Governo non dovesse farcela - e noi, ovviamente, lavoreremo affinché ce la faccia -, si vada, dunque, subito al voto, senza «pasticci» tra destra e sinistra e senza imbrogli agli elettori (Applausi di deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! Un Governo di larghe intese, tecnico, istituzionale o di altro tipo, infatti, costituirebbe un'ulteriore ferita alla credibilità della politica e, in particolare, alla credibilità della sinistra che dovesse eventualmente e malauguratamente accettare tale ipotesi. Noi Comunisti Italiani, in ogni caso, siamo e saremo indisponibili del tutto a questa ipotesi.
Presidente Prodi, provi, dunque, a proseguire nell'azione di Governo, ma con alcune accortezze. A noi è piaciuto il tono del discorso tenuto da lei, ieri, in questa Camera. Già molto tempo fa, però, occorreva il medesimo piglio deciso, così come occorreva maggiore coraggio quando a dicembre, anche altri colleghi, sempre appartenenti al versante moderato della nostra coalizione, avevano minacciato la crisi di fronte ad alcune correzioni al cosiddetto protocollo sul welfare sostenuto dalla sinistra. Non vogliamo, però, guardare al passato. Se il Governo, come ci auguriamo, passerà questo momento di difficoltà, si apra una fase nuova: occorre più coraggio nella redistribuzione sociale.
È vero, è stato effettuato un risanamento, ma i poveri sono più poveri e alcune categorie, che attendevano da questo Governo provvedimenti a loro favore, ancora li attendono e sono sfiduciate e deluse. Vi è delusione non soltanto tra i lavoratori più tartassati - cioè gli operai e i lavoratori manuali - ma anche tra quelli appartenenti al mondo intellettuale, ossia gli insegnanti, appartenenti al mondo della scuola, dell'università e della ricerca: tutti, infatti, si riempiono la bocca con certe parole, ma non abbiamo visto fatti. Il precariato, inoltre, va combattuto con determinazione: occorre restituire il futuro a quanti - sono milioni di persone -, avendo un lavoro precario, non sanno cosa succederà loro tra qualche mese o tra qualche anno e sono sottoposti al continuo ricatto dell'incertezza. Questo si aspettano, da un Governo di centrosinistra, le famiglie nelle quali i genitori hanno avuto o hanno contratti di lavoro a tempo indeterminato - ossia sicuro - e i figli sono alla mercé dell'incertezza perenne e della precarietà. Queste sono politiche vere a favore delle famiglie, su di cui tutti si riempiono la bocca! Occorre più coraggio riformatore, in tutti i sensi, non solo quando il Governo è a rischio.
Con altrettanta - anzi, con la massima - determinazione politica, signor Presidente del Consiglio, si approvi subito la legge sul conflitto di interessi e quella sul riordino del sistema televisivo (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani), perché spero che questo Governo non voglia passare alla storia come l'Esecutivo più autolesionista della storia, che, per la seconda volta dopo l'esperienza tra il 1996 e il 2001 - quando governò appunto il centrosinistra e non approvò la legge sul conflitto di interessi - compirebbe lo stesso errore. Noi Comunisti Italiani glielo ricorderemo tutti giorni, signor Presidente del Consiglio. Andiamo in Parlamento con tale provvedimento e vediamo chi lo approverà: se qualcuno nel centrosinistra non lo farà, se ne assumerà la responsabilità di fronte agli elettori. Occorre più coraggio e più determinazione: se lei imboccherà questa strada, signor Presidente del Consiglio, noi Comunisti Italiani saremo con lei. Se invece il problema è solo quello della sopravvivenza, allora forse è Pag. 14meglio non provarci nemmeno. La fragilità numerica del Governo può essere compensata solo dalla determinazione politica, nel tentativo di recuperare i consensi perduti attraverso politiche sociali coerenti.
È una sfida alta, non v'è dubbio, ed io non mi nascondo: a noi non sfuggono le difficoltà e i molti nemici, interni ed esterni. Ma vede, signor Presidente del Consiglio, è in questi momenti che si giudicano le leadership e i gruppi dirigenti. Converrà con noi che se, alla fine, il Governo avrà risanato i conti, facendo fare sacrifici alla sua gente, alla nostra gente, per regalare poi la guida del Paese a Berlusconi, allora il giudizio della storia sarebbe davvero impietoso. Noi non ci stiamo, noi comunisti non ci stiamo: abbiamo voglia di continuare a combattere una battaglia che si può vincere e vogliamo farlo insieme a lei e, ci auguriamo, insieme a tutta la coalizione, con tanta, tanta determinazione (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, di fronte ad un Paese diviso, ad un evidente e crescente divario tra i cittadini e la politica, ad un Governo ad un passo da una crisi formalizzata in sede parlamentare e ad una legislatura che potrebbe volgere rapidamente al termine, abbiamo ascoltato stamani un forte richiamo del Presidente Napolitano ai valori fondamentali della nostra Costituzione: sono questi i valori che ci uniscono e che ci devono unire anche in futuro.
Lei, signor Presidente del Consiglio, ha illustrato al Parlamento una relazione, in cui ha ripercorso l'opera del Governo. Sono stati raggiunti risultati importanti, con un'eredità che noi abbiamo considerato pesante - nonostante le giustificazioni che sentiamo ripetere qui in Aula dall'onorevole Tremonti - con conti pubblici fuori linea, un'economia in grave affanno e la mancanza assoluta di riforme indispensabili. La crescita ha avuto un andamento inizialmente positivo, anche se oggi assistiamo ad una congiuntura internazionale che non volge certo al meglio. La disoccupazione ha toccato il livello più basso negli ultimi quindici anni. È stata condotta un'opera efficace di contrasto dell'evasione, invertendo una politica fatta di condoni e di ammiccamenti verso chi ritiene che non pagare le tasse non solo sia giusto, ma sia perfino moralmente giustificabile.
Ricordo, infine - e non è un risultato di poco conto - il successo che il Governo ha registrato, grazie anche al Ministro degli affari esteri, D'Alema, nell'iniziativa riguardante la questione fondamentale della moratoria della pena di morte, in cui il collega Sergio D'Elia si è particolarmente impegnato. Certo, vi è molto da fare: è necessaria una spinta forte nei confronti delle riforme, dobbiamo invertire una tendenza. Tutti sappiamo che vi è stata una perdita forte del potere d'acquisto di salari e di stipendi, che è necessario investire in capitale umano - ce lo ricorda spesso il Ministro Tommaso Padoa Schioppa - in termini di istruzione, di ricerca e di scuola. Chi può assicurare ciò, se non un Governo formato da forze progressiste?
Noi, come socialisti e come radicali, riteniamo impossibile, per questo Paese, mantenere il passo con il resto dell'Europa e delle altre democrazie, se non si demarcherà con grande decisione e chiarezza il carattere laico del nostro Stato e delle nostre istituzioni, imponendo un chiaro altolà! alle continue invasioni di campo delle gerarchie ecclesiastiche, che si occupano, con una pervicacia mai vista, della sessualità e dei diritti civili.
A noi piace molto di più una Chiesa che, nella sua agenda, considera come priorità quelle della povertà, della guerra e della solidarietà nei confronti degli emarginati. Ci piace poco una Chiesa che vuole dettare l'agenda del Governo (Commenti della deputata Castellani).
La crisi che stiamo vivendo è stata aperta dall'ex Ministro Mastella che, sotto l'incalzare di una più che discutibile inchiestaPag. 15 giudiziaria, non ha considerato sufficiente la solidarietà espressa nei suoi confronti, nei riguardi della sua famiglia e del suo partito. Devo dire francamente, e l'ho già dichiarato in quest'Aula, che non era invece mai capitato che all'interno della Camera venisse espressa da quasi tutti i settori - anche se certamente vi sono state delle sfumature e delle diversità (penso ad Alleanza Nazionale e all'Italia dei Valori) - una solidarietà così forte nei confronti di un Ministro della Repubblica.
Non mi sento però di gettare la croce addosso a Mastella, come se fosse l'unico e il solo responsabile della crisi. Il gesto del Guardasigilli giunge, infatti, dopo un lungo e lento processo di logoramento della maggioranza, che ha coinciso con l'avvento di una sorta di diarchia tra lei, onorevole Prodi, in qualità di Presidente del Consiglio e il nuovo segretario del Partito Democratico. Tante volte si era detto che lei era un leader senza partito; il Partito Democratico doveva essere il partito che sosteneva con forza la sua azione di Governo: questo, francamente, non è avvenuto. Se dovessi individuare il fattore scatenante da cui si è originata la crisi, sicuramente lo individuerei nel referendum, che ha espresso un'urgenza che altrimenti non vi sarebbe stata; se tuttavia dovessi fissare il momento in cui si è aperta la crisi, non penserei a Roma e alle dichiarazioni rese qui alla Camera dall'ex Ministro Mastella, ma a Orvieto, dove Walter Veltroni ha praticamente sepolto la maggioranza che fino ad oggi ha sostenuto il suo Governo.
Dire infatti che il Partito Democratico correrà da solo alle elezioni, qualunque sia la legge elettorale, equivale non ad affermare una vocazione maggioritaria ma, al contrario, a ricercare una supremazia in uno schieramento di centrosinistra votato alla sconfitta. Quella che passa per una vocazione maggioritaria - colleghi del Partito Democratico - si rivela così l'esatto contrario: una vocazione minoritaria che lascia il campo libero al centrodestra e a Berlusconi.
Pensate che, in Francia, Segolene Royal ha raggiunto il 47 per cento dei voti, ma la sua non è stata definita una grande vittoria del Partito Socialista, bensì una sconfitta di tutte le forze progressiste francesi. Quindi, la vittoria non dipenderà dal livello di consenso che voi otterrete alle elezioni come Partito Democratico. Pensiamo non che l'attuale bipolarismo non funzioni come dovrebbe, ma che forzature in senso bipartitico, realizzate attraverso legge elettorali imposte a colpi di maggioranza, possano solo riportarci all'indietro, a soluzioni consociative che in passato hanno impedito a elettori ed elettrici di scegliere alleanze, programmi, Governi e Premier.
Noi siamo stati critici, signor Presidente del Consiglio, nei confronti di alcuni aspetti della sua azione di Governo. Vogliamo con forza una modernizzazione e liberalizzazione della nostra economia, basata su principi di efficienza e di equità. Siamo molto determinati nella difesa dello Stato laico e nell'ampliamento dei diritti civili. Non siamo però, signor Presidente, né sfascisti né crisaioli, non lo sono i socialisti e non lo sono i radicali. Non abbiamo mai amato i salti nel buio. Non pensiamo in alcun modo che in una situazione così delicata del nostro Paese e dell'economia europea e mondiale si possa scivolare nel vuoto politico. Occorre più che mai una forte azione di Governo. Noi le avevamo chiesto, signor Presidente del Consiglio, un chiarimento di fondo e lo avevamo chiesto prima che la situazione precipitasse. Il nostro scopo era e rimane costruttivo.
Noi speriamo che il passaggio parlamentare non ponga fine alla sua esperienza di Governo anche se sappiamo che probabilmente si tratterebbe di un miracolo. Tuttavia, anche se questo miracolo avvenisse, si sarebbe comunque concluso un ciclo politico e sarebbe necessario dare impulso a un forte rinnovamento. Non ci sembra, di fronte all'atteggiamento di Berlusconi, che vi sia uno spiraglio per varare un Governo istituzionale. Spetta a lei, signor Presidente del Consiglio, sulla base del mandato che attraverso le urne ha Pag. 16ricevuto dalle elettrici e dagli elettori, cercare una soluzione che sia coerente ed eviti l'interruzione della legislatura.
La nostra speranza - e così concludo - è ancora quella di non trovarci di fronte ad un brutto finale: sarebbero veramente un brutto finale, non le dimissioni del Governo, ma quelle dell'attuale maggioranza di centrosinistra di fronte ad un centrodestra che si sente già con la vittoria in tasca. No, cari colleghi del centrodestra, non avete ancora la vittoria in tasca e noi ci impegneremo perché, quando si andrà alle urne, il centrosinistra si possa affermare e lo faremo per il bene del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Socialisti e Radicali-RNP, Comunisti Italiani e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Titti Di Salvo. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Signor Presidente, Sinistra Democratica per il Socialismo europeo voterà «sì» sulla richiesta di fiducia. Lei, signor Presidente del Consiglio ha scelto di portare in Parlamento la discussione sulla situazione politica, dopo l'uscita dalla maggioranza del partito dell'Udeur. Non era l'unica scelta possibile, né l'unica legittima, ma era quella giusta per una discussione trasparente di fronte ai cittadini, soprattutto pensando alla crisi verticale di fiducia nei confronti delle istituzioni, della politica, della Chiesa. Una crisi che attraversa l'Italia in profondità; ce lo confermano, colleghi, gli istituti di statistica, ma è anche quanto ciascuno di noi sente addosso e di cui ciascuno di noi dovrebbe comprendere i rischi. Tutto ciò è vero anche in Europa, ma nel nostro Paese la caduta dell'autorevolezza della politica si è stratificata anno dopo anno, si è ingigantita perché è stata alimentata, colleghi, dall'uso sfacciato di molta politica a fini personali, nella certezza dell'assoluzione da parte di un senso comune mortificato e addomesticato. Non è così! La stessa inquietudine che attraversa l'Italia ci dice che così non è. I cittadini italiani lo sanno, che tutto ciò non si è creato negli ultimi venti mesi; tutt'altro! Ed è francamente grottesco assistere al dito puntato da parte dell'opposizione, di chi, vale a dire, ha la paternità di leggi varate a difesa dei propri interessi. Ciò nondimeno, nessuno può sentirsi al riparo dal giudizio severo dei cittadini, quel giudizio di cui oggi ci ha parlato il Presidente della Repubblica.
La riforma della politica, signor Presidente del Consiglio, il suo rinnovamento, la politica come servizio, devono rappresentare il profilo politico del suo, del nostro Governo. Andiamo avanti lungo la strada che abbiamo cominciato a percorrere riducendo i costi della politica, senza chiudere gli occhi nemmeno di fronte alle difficoltà di giunte che nel Meridione sono guidate dal centrosinistra.
Oggi, dopo le decisioni dell'Udeur, siamo chiamati a dare la fiducia. Pensiamo, colleghi dell'Udeur, che la solitudine che il vostro partito ha indicato come causa della sua scelta non sia vera. Ma il punto non è la cortesia o la scortesia istituzionale o il grado di solidarietà percepito e nemmeno il conflitto tra politica e magistratura. L'autonomia e l'indipendenza dalla magistratura, così come la separazione dei poteri, sono la condizione di esistenza della democrazia, come il senatore Mastella ha riconosciuto. Il punto, allora, è il rapporto tra la vostra percezione di isolamento e la scelta di mettere in crisi questo Governo e, con esso, questa maggioranza, la vostra maggioranza, quella nella quale siete stati eletti con il compito preciso di essere alternativi al centrodestra. Ma davvero oggi l'Italia frammentata, in crisi di fiducia, al fondo delle classifiche per i livelli dei salari, ha bisogno di un'ulteriore rottura? Davvero serve all'Italia, che chiede moralità e rigore, interrompere quella lotta all'evasione fiscale che giustamente lei, Presidente del Consiglio, ha rivendicato con orgoglio?
Davvero all'Italia, che chiede rinnovamento della politica, serve mettere una lapide sopra il conflitto di interessi o la riforma del sistema delle televisioni, su cui Pag. 17oggi vi è un impegno del Presente del Consiglio dei ministri? Davvero serve all'Italia, che chiede modernità e libertà, tornare indietro, lontani dal cattolicesimo democratico ed inseguire l'integralismo di chi vuol fare una crociata contro le donne, la loro libertà, i diritti civili e la laicità? Davvero all'Italia, malata di disuguaglianza, serve interrompere quel processo di redistribuzione della ricchezza, che in questi mesi è iniziato - lentamente, ma è iniziato - e che oggi tutto il Governo mette al primo posto della sua iniziativa, per salari più alti, pensioni più dignitose, più sicurezza, più dignità per il lavoro, più sviluppo, più ricerca e più innovazione? Davvero serve all'Italia del debito pubblico - vistosamente ereditato, colleghi dell'opposizione - interrompere un risanamento che avremmo voluto meno arcigno, signor Presidente del Consiglio dei ministri, ma che è, certo, indispensabile, soprattutto nel contesto internazionale?
Noi le daremo la fiducia, signor Presidente del Consiglio, perché pensiamo che all'Italia serva una politica al servizio del Paese, né cieca né sorda, capace di leggere le domande di etica pubblica, di moralità, di giustizia sociale e di qualità.
Siamo convinti che in questi venti mesi abbiamo fatto tutto quello che serviva al Paese? Certo che no, ma la strada è quella tracciata: riteniamo che si debba e si possa fare di più, con uno scatto di politica, non solo d'orgoglio, di discontinuità che gli italiani possano cogliere. Non è un Governo di centrodestra che può fare ciò, non ne ha le condizioni né le ambizioni: parla di esperienza, ma ricordiamo lo stato del Paese consegnato venti mesi fa.
Siamo altrettanto convinti - vorrei dire: appassionatamente convinti - che all'Italia serva la sinistra unita, larga, popolare, laica, nazionale e di Governo. Sento su di noi, compagni e colleghi, un'attesa forte e sentiamo una grande responsabilità qui ed ora, perché è qui ed ora, nella difficoltà, che si mette alla prova la nostra capacità di fare un passo avanti. Per questo motivo, avremmo voluto parlare con una voce sola oggi e questo noi avevamo chiesto.
Il rinnovamento della politica è un boomerang anche per noi se si ferma agli annunci e l'unità deve essere una risposta alla frammentazione. L'ambizione del centrosinistra di governare l'Italia perché sia moderna e solidale, non può essere messa da parte. Per rinnovare quell'ambizione non c'è bisogno di chiudere gli occhi di fronte alle difficoltà evidenti. Dobbiamo contribuire a rinnovare il centrosinistra: sarebbe necessario che anche il Partito Democratico ne fosse convinto e non cedesse alla tentazione di autosufficienza, che porta alla sconfitta di tutti (dei progressisti, per l'appunto).
In ogni caso, la sinistra unita può e deve farlo; anche per questo motivo, signor Presidente del Consiglio, Sinistra Democratica per il Socialismo europeo le dà la fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Socialisti e Radicali-RNP, Comunisti Italiani e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maroni. Ne ha facoltà.
ROBERTO MARONI. Signor Presidente, signor Presidente Prodi, quando lei ieri è venuto in quest'Aula per difendere l'indifendibile operato del suo Governo, ci siamo tutti chiesti da che mondo arrivasse. Sembrava un marziano, uno venuto da un'altra dimensione per raccontare, ancora una volta, la storiella che tutto va bene, che gli italiani sono felici e che i rifiuti di Napoli sono un'invenzione dell'opposizione.
Chi ci ascolta oggi sa bene che la realtà, purtroppo, è ben diversa: il suo Governo ha mal governato, ha creato le premesse di un progressivo degrado delle condizioni sociali ed economiche dei cittadini in tutto il Paese ed in Padania in particolare. È stato imbarazzante - davvero imbarazzante - sentirla parlare ieri di equità sociale, di tutela dell'ambiente e di sicurezza, dopo le tragiche iniziative che il suo Governo ha messo in campo su questi temi. Svolgerò solo qualche cenno, perché Pag. 18non si perda la memoria delle bugie che lei viene a raccontare in Parlamento. Quindici giorni fa, lei aveva annunciato al mondo che in ventiquattro ore avrebbe risolto l'emergenza rifiuti in Campania con soluzioni radicali.
Ebbene, dopo oltre due settimane di inutili polemiche, il supercommissario De Gennaro denuncia la sua impotenza di fronte alla più grande montagna di rifiuti di tutta la storia dell'umanità: un milione di tonnellate. Un milione di tonnellate di spazzatura che il suo Governo non sa dove mettere; oh, a proposito, Presidente, non si faccia venire strane idee, tipo trasportare i rifiuti nottetempo in qualche discarica padana (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
L'unico provvedimento immediato che siete riusciti ad adottare, sui rifiuti di Napoli, è stata la chiusura delle scuole, negando così persino il diritto allo studio a centinaia di migliaia di ragazzi del sud! Complimenti davvero al Governo della sinistra!
Sulla sicurezza avete fatto tutto il contrario di quello che serve: l'indulto, grande accoglienza agli immigrati clandestini, soldi pubblici alle moschee e sberle in faccia ai nostri sindaci, i quali - loro, sì - sono scesi in campo per garantire la sicurezza dei propri cittadini.
Sulle infrastrutture: blocco degli investimenti, annullamento delle gare già svolte, minaccia di chiusura di Malpensa con conseguente licenziamento di migliaia di lavoratori. Altro che lotta alla precarietà, cari compagni: la precarietà, la state diffondendo voi a piene mani!
Ma il capolavoro lo avete fatto sulle pensioni (roba da non crederci, ma purtroppo amara verità per tanti lavoratori anziani): avevate promesso l'abolizione del famigerato «scalone Maroni». Ebbene, non solo non lo avete abolito, ma lo avete addirittura peggiorato, con l'introduzione dell'odiosa misura delle finestre per le pensioni di vecchiaia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Così facendo, avete colpito duramente proprio quei lavoratori i cui diritti, voi, proclamate ogni giorno di difendere! Si tratta di lavoratori che saranno licenziati al compimento dei sessantacinque anni, ma dovranno aspettare fino a sei mesi per ricevere la pensione. Si troveranno senza pensione e senza stipendio, per sei mesi, dopo una dura vita di lavoro! È questa la sua idea di equità sociale, onorevole Prodi?
La sua maggioranza rissosa e intollerante è riuscita a fare tutto per il verso sbagliato. Ha diffuso nel mondo l'immagine di un Paese in agonia, invaso dai rifiuti, con un'università che mette il bavaglio a chi non la pensa come la casta dei docenti di sinistra, con una magistratura sguinzagliata alla caccia degli avversari politici per intimidirli e farli tacere.
Vede, Presidente Prodi, per fortuna l'Italia non è così, non è come voi: è fatta di tanta gente onesta, che ne ha le scatole piene delle vostre beghe e delle vostre bugie. Gente che vuole una cosa sola: dimissioni del Governo ed elezioni subito (I deputati del gruppo Lega Nord Padania scandiscono le parole: «Elezioni, elezioni» e mostrano copie del quotidiano la Padania recanti in prima pagina il titolo: «Elezioni!» - Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale - Commenti di deputati dei gruppi della maggioranza)!
PRESIDENTE. Per favore, ritirate i giornali, altrimenti devo invitare i commessi a farveli togliere. Per favore! Questa mattina abbiamo svolto una solenne cerimonia, cerchiamo di esserne all'altezza, prego.
ROBERTO MARONI. Concludo, signor Presidente. L'uscita dell'Udeur dalla maggioranza certifica la fine della maggioranza stessa e, conseguentemente, del suo Governo, onorevole Prodi.
In un sistema democratico, se un Governo perde la sua maggioranza e resta ostinatamente incollato alle poltrone, magari per fare quelle seicento nomine che si faranno a marzo, cessa di essere democratico e diventa dittatura, governa contro Pag. 19il popolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Commenti di deputati dei gruppi della maggioranza)!
Pretendere le dimissioni del suo Governo e le immediate elezioni politiche anticipate non è, per noi, solo un obiettivo politico, ma è soprattutto l'esercizio di un diritto civile. Questo diritto noi intendiamo esercitare sino in fondo, dentro e fuori il Parlamento, con tutti i mezzi che ci consente quella Costituzione che voi oggi calpestate, fingendo ipocritamente di celebrare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Casini. Ne ha facoltà (Deputati del gruppo Lega Nord Padania scandiscono reiteratamente: «Elezioni, elezioni»).
Per favore, dovete consentire al deputato Casini di parlare. Per favore, dovete consentire al deputato che ha la parola di prenderla, senza fare gazzarre. La prego, deputato Casini.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, non sono notoriamente tra coloro che fanno mitologia sui governi dei paesi. Non sono nemmeno tra coloro che fanno la mitologia dei cinque anni di Governo di centrodestra, di cui ho visto pregi e limiti. Sono disincantato, al punto di vedere, con qualche sorriso, l'evocazione del complotto dell'onorevole Diliberto che - sembrava una vicenda degli anni Cinquanta - ha richiamato il complotto della Confindustria, degli americani e della Chiesa. Ci mancava!
Ho sentito toni di grande trionfalismo. Da parte sua una rivendicazione di orgoglio dei risultati ottenuti, come da parte di alcuni gruppi e penso all'intervento dei colleghi del gruppo dei Verdi, su cui non ho intenzione di polemizzare perché ciò che penso in ordine alla loro leadership politica ho già avuto modo di affermarlo, in termini anche troppo coloriti, ieri sera in una trasmissione televisiva (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
Sono convinto, però, che tutti questi elogi, tutte queste rivendicazioni in ordine alla validità del suo Governo, i dati che vengono portati nelle trasmissioni televisive e mostrati nelle aule parlamentari siano tutti legittimi: cozzano solo - piccolo particolare - con la certificazione di fallimento del suo Governo che non è stata data dall'onorevole Berlusconi, dall'onorevole Fini o dal sottoscritto. La certificazione del fallimento del suo Governo è stata fornita, molto più autorevolmente di noi, dal segretario del Partito Democratico, Veltroni. Non si capirebbe, se non fosse proprio la constatazione di un fallimento, il suo rifiuto a confermare un'alleanza che evidentemente - questa è la realtà - ha condannato il Paese all'immobilismo e l'affermazione del Partito Democratico di andare da solo è la migliore smentita di tutti i trionfalismi. È inutile che noi dell'opposizione aggiungiamo una parola. Non vi è bisogno di aggiungerla (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale), perché non esiste una sola ragione al mondo per andare da soli, da parte del Partito Democratico, se anch'esso (il partito di maggioranza relativa) non partisse dal presupposto che ci si deve quasi vergognare di presentare il consuntivo di questo anno e mezzo di Governo.
Confermiamo il nostro voto contrario alla Camera ed al Senato. Per chi sta nell'UDC o per chi nell'UDC desidera ricandidarsi, non vi è spazio per ambiguità o furbizie (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale). Solo in una circostanza significativa abbiamo votato con il Governo. Siamo ancora fieri di quella circostanza, perché fu un voto positivo per sostenere i nostri militari in Afghanistan, che noi avevamo contribuito ad inviare (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Pag. 20Democratici di Centro) e di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
Avevamo pronosticato che non le manifestazioni di massa, non le spallate, non il riconteggio dei voti elettorali avrebbero determinato la fine di questo Esecutivo, ma che le contraddizioni nella vostra maggioranza, qualora fossero scoppiate, avrebbero comportato la fine del Governo. Le previsioni si sono avverate e sono state confermate dalla clamorosa dissociazione dell'Udeur. Peraltro (voglio nobilitare tale dissociazione) non si è trattato di un fatto personale, come la si intende derubricare, ma di una questione politico-istituzionale che da circa vent'anni avvelena la vita pubblica e che in privato tutti diciamo di riconoscere ma che in pubblico, per ipocrisia o per viltà, tutti disconosciamo.
Ebbene, oggi che si fa? Mi rivolgo anche agli italiani che ci ascoltano: elezioni, come molti vogliono, o Governo istituzionale, come una minoranza (che esiste nel Paese) vorrebbe, ritenendo che sia sbagliato terminare così questa legislatura?
Non è facile identificare soluzioni, ma una cosa è certa e va detta con chiarezza: ogni spazio per il prosieguo della legislatura o per un nuovo Governo sarà ostruita dalla sua ostinazione a non dimettersi prima del voto al Senato. Lei incasserà, probabilmente di qui a poco, la fiducia della Camera; non è possibile che si possa pensare ad un secondo tempo di questa legislatura se non si eviterà un inutile rito al Senato, frutto di un accanimento che in fondo è lo stesso, onorevole Prodi, che l'ha portata all'inizio della legislatura a far finta di non vedere che questa eterogeneità ed i numeri così limitati avrebbero portato il suo Governo alla paralisi, timbrata e certificata dal Partito Democratico.
È certo, tuttavia, che non è facile neanche pensare a soluzioni alternative alle elezioni. Dobbiamo parlarci chiaro davanti al Paese e non nei conciliaboli di noi politici: la legge elettorale tutti la vogliono, ma nessuno la piglia. Noi, da qualche anno, stiamo ostinatamente chiedendo la legge elettorale alla tedesca, altri (penso a Berlusconi e anche al leader del Partito Democratico Veltroni) hanno parlato di «Vassallum». Vi è una situazione kafkiana. È chiaro che un accordo, per cambiare la legge elettorale... (Commenti) scusate, non importa... un accordo anche per la legge elettorale, anche limitato nel tempo, non potrebbe prescindere da una chiarezza totale sul tipo di legge elettorale che si vuole realizzare.
Riemergono, pertanto, i contrasti, non solo tra le forze politiche. Non mi meraviglio che l'onorevole Fini, che è tra i promotori del referendum, sia referendario, perché è coerente con la sua storia e con quello che ha fatto; non mi meraviglio che il partito di Berlusconi voglia una legge elettorale più spagnola che tedesca; mi perdonerete, non meravigliatevi voi se noi vogliamo una legge elettorale alla tedesca che è il prosieguo di una legge che avevamo già impostato nella precedente legislatura.
Ebbene, con chi dobbiamo dialogare? Con chi nel Partito Democratico è per il sistema tedesco - riconosco a D'Alema e a Rutelli su questo punto, come a Fassino e ad altri, di avere una posizione coerente e limpida - o con chi vuole il «Vassallum»? O con chi ritiene, come Parisi, che sia meglio un referendum? È chiaro che per fare accordi bisogna avere una serietà di propositi, una omogeneità di intendimenti, una possibilità che essi si realizzino, altrimenti è una perdita di tempo e non si può chiedere ad un partito responsabile come il nostro di essere complici di una perdita di tempo.
Dunque, cari colleghi, credo che la situazione sia assai difficile. Per quanto ci riguarda, con qualsiasi legge elettorale, lavoreremo per un centro che per noi è alternativo e antagonista, competitivo e conflittuale con il Partito Democratico; che si presenti da solo o in bella compagnia è, comunque, il primo responsabile di questo fallimento politico, perché è la forza di maggioranza relativa (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Alleanza Nazionale e di deputati del gruppo Forza Italia).Pag. 21
Vorrei terminare con un consiglio sommesso e, se mi consentite, rispettoso. Penso che il Presidente Prodi abbia un'ottima opportunità: di cambiare strada, di dirottare l'autista da Palazzo Madama, al colle del Quirinale. Credo sarebbe meglio per lui e anche per il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giordano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, è stata giusta e abbiamo, dunque, apprezzato la scelta di aprire la discussione in Parlamento. È segno di rispetto per le istituzioni democratiche ed è in questo luogo che, in maniera trasparente, ciascuno definisce le proprie responsabilità.
In queste ore vi è tanto bisogno di segnali semplici e chiari, come da tempo andiamo sostenendo. Vi è un'inaffidabilità del centro moderato della nostra coalizione ed è in questo ventre molle che matura la rottura di un legame e di un mandato elettorale. Persino le modalità danno il segno di una giravolta, che parla di antiche forme di trasformismo. Nel giro di ventiquattr'ore si passa dal Governo all'appoggio esterno e dall'appoggio esterno all'opposizione. C'è una ragione di programma su cui si decide la rottura? Eppure, ci sarebbero tra di noi ragioni di confronto, di merito, visto che proprio da queste aree si è sempre teso a svuotare il programma concordato dall'Unione. Non è andata così su temi socialmente più sensibili o sui diritti civili?
Tuttavia, l'elemento di rottura avviene su un tema, quello della giustizia, grandemente delicato, ma in forme del tutto paradossali. Non entriamo nel merito di una vicenda personale su cui ci siamo già unitariamente espressi. Il paradosso è che viene depositata una relazione, frutto di un lavoro comune e condivisibile di mesi. In quel lavoro siamo entrati con il nostro bagaglio di cultura giuridica e garantista e, al contrario, contraddittoriamente si agitano giudizi sulla magistratura che alimentano conflitti istituzionali. Vogliamo ripeterlo qui solennemente ancora una volta: per noi il rispetto per l'autonomia e l'indipendenza della magistratura è un valore inviolabile (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
Contrastiamo la logica cavalcata dalle destre qui e fuori di qui, di autoassoluzione ex post di una classe dirigente già giudicata in maniera definitiva e su cui è già stato espresso un giudizio politico dalla società italiana. Fa parte di un degrado della politica inaccettabile. Ha dell'incredibile, signori della destra, che un presidente di regione, Salvatore Cuffaro, festeggi una condanna a cinque anni di reclusione e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per aver favorito mafiosi condannati a loro volta a quattordici anni di reclusione e che decide di continuare a svolgere quel ruolo, con una logica di impunità di ceto che dovrebbe fare indignare! Un bidello - mio padre e mia madre erano bidelli - con la stessa condanna perde il lavoro! Un imprenditore non potrebbe partecipare ad un appalto in Italia ed in Europa perché non gli consegnano il certificato antimafia. Non può continuare a governare un presidente di regione in queste condizioni (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani)!
Noi contrasteremo fino in fondo un'idea di giustizia che si vuole perseguire: debole, riverente e sottomessa con i potenti e forte, intransigente e spietata con i deboli, i disperati, gli ultimi. Dalle cronache politiche di questi giorni emerge una grande questione morale, che si impasta con la crisi sociale e alimenta disaffezione e distacco. La politica del Paese non può essere solo quella dei trasformismi di oggi, non può essere quella di Totò Cuffaro, c'è una passione di giovani lavoratrici e lavoratori che vogliono contare e cambiare. Su questa passione costruiremo la sinistra.Pag. 22
Proviamo a spiegare meglio questa crisi: in un passaggio economico dirimente c'è una parte del Paese, tanta parte di famiglie del Mezzogiorno, che vedono i propri figli diplomati e laureati tornare ad emigrare: giovani senza reddito, precari, tanta parte di lavoro dipendente che ha i salari più bassi d'Europa. Qualche giorno fa vi è stato un segnale positivo con lo sblocco del contratto dei metalmeccanici, un primo passo in direzione di chi sperava che finalmente era giunto il momento buono per loro. Era l'oggetto del nostro confronto, vero signor Presidente del Consiglio?
Ci sono ingenti risorse da redistribuire; qualcuno ha pensato bene di bloccare questa possibilità, perché ci sono appetiti di soggetti forti, che vogliano ipotecare a proprio vantaggio tali risorse. Così come è tornato puntuale il monito delle gerarchie ecclesiastiche sui diritti di civiltà, da quello dell'autodeterminazione delle donne, con la legge n. 194 del 1978 da rimettere in discussione, a quelli del riconoscimento giuridico per le coppie di fatto di qualsiasi orientamento sessuale, che già esistono in tutta Europa, tranne che in Italia.
Spieghiamola questa crisi! C'è un'emergenza democratica e istituzionale; ci sono riforme sospese che pesano come un macigno. Oggi qui il Presidente Napolitano ci ha parlato magistralmente, interpretando limpidamente e correttamente quei bisogni. C'è una legge elettorale fatta dalle destre, fatta da voi, che ha alimentato questa instabilità e ha determinato una grande frammentazione: ha dato un peso sconsiderato persino a partiti costituiti da singoli individui! E alle porte c'è un referendum che amplifica questa rissa e questa frammentazione. Si vuole negare per caso qui, da parte di qualcuno, l'urgenza di mettere mano rapidamente a questi temi?
C'è bisogno della ricostruzione di un profilo riformatore, di una idea alta di Governo democratico della società. Il ritrarsi di una politica alternativa della società ha determinato il prevalere di logiche di mercato competitive, logiche contrappositive; ha alimentato spaesamenti e solitudini, una perdita di socialità e di umanità, una sensazione di insicurezza alimentata dalla «fabbrica della paura», una crisi drammatica di senso della politica. Da queste vicende emerge la necessità di investire, qui ora, sulla sinistra unita e plurale, una sinistra che faccia dell'autonomia la sua forza per tenere aperto un profilo di alternativa, una cultura della trasformazione.
La vicenda italiana, in questi giorni convulsi di agitazione nei palazzi, non può esaurirsi nel pericoloso ed aggressivo populismo e liberismo delle destre, in opzioni centriste ed elitarie. Questo Paese merita una sinistra unita, forte, pulita, innovata ed in grado di rispondere a speranze e passioni, in grado di essere un punto di riferimento morale ed intellettuale del Paese. Con questo impegno votiamo questa fiducia e con questa bussola e determinazione lavoreremo nella società italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Comunisti Italiani e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Fini. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO FINI. Signor Presidente del Consiglio, certamente ieri ha fatto bene a dire che occorre il rispetto del Parlamento e che quindi le crisi non si possono aprire, come è accaduto tante volte, attraverso una dichiarazione rilasciata alle agenzie. Credo che oggi debba innanzitutto avere rispetto per gli italiani. Avere rispetto per gli italiani significa smetterla di farsi beffa della realtà, significa smetterla con affermazioni che - glielo dico con rispetto - la fanno irridere dalla stragrande maggioranza dei nostri connazionali. Credo che ciò sia accaduto soprattutto nella giornata di ieri quando ha avuto la «fantasia», per usare un'espressione garbata, di dire che il suo Governo si è reso protagonista di un autentico miracolo: il risanamento dei conti pubblici. Una serie di successi che non soltanto non corrispondono al vero, ma che Pag. 23dimostrano in modo inequivocabile - come ricordavano i colleghi Maroni e Casini - quanto sia lontano da quello che pensa esattamente la gente del suo operato.
Parlare di un Governo che ha difeso l'ambiente, parlarne con le immagini di Napoli trasmesse al mondo intero, significa per davvero essere al di là del bene e del male; significa certamente essere del tutto al di fuori dal contatto con gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati della Lega Nord Padania).
Signor Presidente del Consiglio, quanto al suo discorso di ieri, che si sia trattato di una serie di affermazioni non corrispondenti a quanto sta accadendo, lo dimostra non soltanto ciò che hanno scritto autorevoli quotidiani stranieri: «la peggiore classe dirigente d'Italia», così è stato scritto con riferimento all'attuale Governo... (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)... eh sì, onorevoli colleghi della sinistra...
PRESIDENTE. Per favore, lasciate proseguire il deputato Fini.
GIANFRANCO FINI. Capisco la vostra reazione, ma come citavate alcuni giornali stranieri polemici con l'Italia quando governavamo noi, adesso ascoltate le dichiarazioni, altrettanto polemiche con il Governo Prodi dei giornali a voi vicini [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
Ma, al di là di quello che ha scritto o non ha scritto un giornale straniero, al di là di quello che dice ogni sondaggio, le voglio rivolgere, signor Presidente del Consiglio, una domanda tutta politica: se lei avesse ben governato, come ha tentato di dire ieri, sfidando il ridicolo, è in grado di spiegare perché siamo al collasso della sua maggioranza?
La crisi che si sta aprendo, infatti, non deriva da un incidente di percorso: non è che un senatore non ha fatto in tempo a votare e, quindi, vi è mancato un voto. Il Governo è in crisi perché sono venuti meno alcuni esponenti politici della maggioranza medesima, e rispetto alla maggioranza che si era formata il 9 aprile 2006 siamo in presenza di un quadro politico mutato.
Rispetto al 9 aprile 2006 c'è stata una dissociazione minima a sinistra, la cosiddetta sinistra critica (coloro che da sinistra non se la sentono più di votare un Governo che, a loro modo di vedere, non è sufficientemente in sintonia con le istanze sociali), e c'è stata un'ancora più evidente dissociazione politica nell'ambito moderato, perché se oggi il suo Governo è politicamente in crisi, è perché qualcuno ha detto chiaramente che non le può rinnovare la fiducia.
Lo ha detto questa mattina il senatore Fisichella, memore, evidentemente, della sua storia; glielo aveva detto qualche giorno fa il presidente Dini, dicendo: «mani libere, perché non possiamo più dare fiducia a scatola chiusa ad un Governo incapace di dare risposte positive ai problemi degli italiani»; glielo ha detto l'Udeur, assumendosene la responsabilità, nello stesso momento in cui ha affermato chiaramente: «per noi si chiude una fase politica».
Signor Presidente del Consiglio, i nodi vengono al pettine, perché gli italiani oggi sono in presenza di un dato che già conoscevano, perché la storia si sta ripetendo, esattamente come nel 1998, e quando la storia si ripete diventa farsa. Nel 1998 il centrosinistra vinse, ma non riuscì a governare; avete vinto nel 2006, e dopo diciotto mesi gli italiani capiscono che non siete in grado di governare, perché riuscite a mettere insieme maggioranze estremamente variegate, a tal punto variegate - lo ricordava l'onorevole Casini - da indurre il segretario del Partito Democratico, Veltroni, a dire: me ne andrò da solo, perché con certi alleati non si governa.
Nello stesso momento in cui vincete e poi cercate di governare i nodi vengono al pettine, il tempo è galantuomo, perché è Pag. 24contro la natura della politica tentare di mettere insieme i trotzkisti con i nostalgici della monarchia sabauda, perché arriva un momento in cui il re è nudo, ed è accaduto (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
Diciotto mesi di compromessi, diciotto mesi di rinvii, diciotto mesi di non soluzioni, diciotto mesi in cui avete non governato, ma vivacchiato (in questo siete certamente in sintonia con la prima Repubblica: meglio tirare a campare che tirare le cuoia). In diciotto mesi avete tentato di affrontare i problemi che il Paese ha e vi siete trovati insieme soltanto nel dare vita a delle controriforme, perché gli italiani sanno che l'unico momento in cui riuscite a trovare un'unità non è quando cercate di proporre quello che avete scritto nel programma, ma quando smontate le riforme fatte dal centrodestra (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati del gruppo Lega Nord Padania): la controriforma delle pensioni, la controriforma dell'ordinamento giudiziario, la controriforma dell'università. Il tempo non vi darà la possibilità di fare la controriforma in materia di legge sull'immigrazione, o in altri settori.
È veramente il caso di chiedersi, signor Presidente del Consiglio, oggi che la maggioranza non c'è più, oggi che il collasso della medesima porta ad un cedimento strutturale della coalizione, che senso ha l'accanimento terapeutico. Che senso ha confidare nella roulette del Senato? Che senso ha confidare in una possibilità remota, magari dando corso anche ad un mercato poco nobile, perché se concussione è, secondo qualche magistrato di Santa Maria Capua Vetere, auspicare una nomina da parte di un politico, cosa sta accadendo, signor Presidente del Consiglio - mi guardi! - con l'ignobile mercato che ha aperto a Palazzo Chigi nella speranza di acquistare un senatore (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)?
Basta con l'accanimento! Stacchi la spina, perché anche - non credo che accadrà - se doveste per un voto riuscire ad avere una maggioranza, non si governa un Paese come l'Italia con un voto in più. Stacchi la spina, si dimetta e si apra una fase politica nuova, perché rischiamo che dal collasso della sua maggioranza, se continuate, si passi al collasso dell'Italia, perché quello che fino a qualche tempo fa era il «fattore C» - che come tutti gli italiani sanno non sta per «costanza» - rischia ora di diventare il «fattore I», che non sta per «intelligenza», ma per «incubo», perché un Governo Prodi rappresenterebbe un incubo, che gli italiani continuerebbero a vivere nello stesso momento in cui ci sono numerose questioni [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
Ne voglio ricordare qualcuna: la recessione americana e la stagnazione europea portano la necessità di superare la legge finanziaria, portano la necessità di ridurre la spesa pubblica, portano la necessità di fare una politica, onorevole Giordano, opposta rispetto a quella che lei auspica, perché il guaio italiano non è che c'è poca sinistra, il guaio italiano è che in questi diciotto mesi ce n'è stata troppa [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]! Il guaio italiano è che in questi diciotto mesi avete dato vita ad una politica che è contraria alle esigenze di sviluppo!
C'è una grande questione sicurezza che incombe, c'è una grande questione connessa all'impoverimento delle famiglie. Onorevole Prodi, ma come fa a dire che il suo è un Governo che ha fatto miracoli, quando due famiglie su tre hanno il drammatico problema di arrivare alla fine del mese? E la delusione di quelle famiglie è soprattutto nei confronti di quelle politiche di sinistra che avevano promesso il cambiamento e hanno determinato l'avverarsi di una profezia di Montanelli, che amava dire: la sinistra ama i poveri, li ama talmente tanto che quando governa ne Pag. 25aumenta il numero (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati del gruppo Lega Nord Padania), come è dimostrato chiaramente da quello che è accaduto negli ultimi diciotto mesi.
Di fronte a queste emergenze, di fronte ad un Paese in ginocchio, di fronte all'incombere della questione morale che torna perché la democrazia sta degenerando ancora in partitocrazia - e questo, lo dico senza alcuna iattanza, non riguarda questo o quel partito, riguarda tutti - dobbiamo essere consapevoli che gli italiani chiedono ai partiti di fare passi indietro, rispetto alle nomine nelle ASL, nei consorzi, nelle comunità montane. Vale per la sinistra, per il centro e per la destra, nei confronti di questa emergenza che torna, nei confronti di un Paese che è sostanzialmente privo di un avvenire, nei confronti di un Paese che, come ha detto l'Eurispes, è ridotto ad una poltiglia sociale, nei confronti di un Paese in cui si riaffaccia la questione della libertà, perché, Presidente Prodi, lo dico da laico, se, come è accaduto qualche giorno fa, il cardinal Bagnasco dice che il Papa non ha parlato all'università perché il Governo lo ha sconsigliato, gli italiani, compresi i laici, credono al cardinal Bagnasco, non credono a lei (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
Ogni qual volta tornano questioni come queste, credo che ci sia il dovere morale di staccare la spina: salga al Colle, rassegni le dimissioni, si apra una fase nuova. Come ha ricordato autorevolmente questa mattina il Capo dello Stato, non c'è modello istituzionale, e quindi certamente non c'è legge elettorale, che tenga quando non c'è la politica.
Il Capo dello Stato stamattina è stato molto chiaro. Ha detto: questo o quel modello può avere un significato se c'è una politica capace di dirimere i conflitti, se c'è una politica capace di risolvere i problemi, se c'è una politica che risponde a dei valori. L'Italia non ha un problema di legge elettorale, l'Italia non ha un problema di riforme istituzionali: l'Italia ha un drammatico problema di deficit politico.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIANFRANCO FINI. Si apra la crisi, torni la parola agli elettori, che in democrazia sono sovrani, e forse, per il futuro, avremo la possibilità di riprendere il cammino (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, sta per finire una stagione buia e difficile per gli italiani. La lunga crisi del Governo si conclude per una frattura insanabile su un tema delicatissimo, quello della giustizia. Da anni noi denunciamo il fatto che in Italia lo Stato di diritto, le libertà dei cittadini, il diritto alla privacy, la separazione dei poteri sono messi in pericolo da alcuni settori della magistratura. Sappiamo bene che la gran parte dei magistrati svolge il suo compito con correttezza e rispetto della legge. Alcuni, però, si sono costituiti in un vero e proprio partito, che pretende di dettare i tempi e i modi della vita politica: un partito politicamente colluso con alcuni settori della sinistra.
Fra le tante sue contraddizioni, la maggioranza non è sopravvissuta proprio al contrasto sulla giustizia, quella stessa giustizia che alcuni hanno spesso usato o fatto usare strumentalmente contro chi rappresenta invece la maggioranza degli italiani.
Il Ministro Mastella ha detto in quest'Aula parole corrette sulla giustizia, parole equilibrate, nonostante la comprensibile amarezza per la vicenda che ha colpito la sua famiglia; parole che non esitiamo a condividere, perché sono le stesse denunce che noi abbiamo avanzato per anni.Pag. 26
Ma questo Governo non poteva farle proprie: un Governo che ha messo insieme garantisti e giustizialisti, che ha tentato di far convivere cattolici e anticlericali, liberisti e statalisti, moderati ed estremisti, il partito del rigore e il partito della spesa. Questo Governo alla fine cede sotto il peso di queste insuperabili contraddizioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Lei, signor Presidente del Consiglio, nel suo discorso di ieri ha rivendicato i meriti del suo Governo. Ha descritto un'Italia risanata, in ripresa, sulla strada dello sviluppo, un'Italia che esiste soltanto nella sua fantasia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Avete perso completamente il contatto con la realtà. La realtà vera è quella di un Paese in crisi profonda, nel quale gli imprenditori e le famiglie sono vessati dalle tasse, i prezzi salgono e con i prezzi le difficoltà degli italiani: un Paese nel quale si impedisce al Papa di parlare e non si è capaci di affrontare il problema dei rifiuti, un problema che tutti i Paesi del mondo hanno saputo risolvere. La realtà che questo Governo ha determinato è quella di un Paese che ha sprecato due anni di congiuntura favorevole, che ha portato al record del 44 per cento la pressione fiscale, mentre la crescita del reddito si è nuovamente depressa. La realtà è quella di un Paese nel quale non si sono fatte riforme, anzi nel quale si sono fatte delle controriforme, di cui si dovrà pagare il prezzo negli anni a venire. Intanto, mentre le borse crollano, sale il costo della vita, e la gente comincia nutrire davvero paura per il proprio futuro.
Ci saremmo aspettati da parte sua, signor Presidente del Consiglio, l'ammissione dignitosa dell'insuccesso: l'insuccesso di chi ha voluto governare l'Italia senza mai averne avuto un vero e pieno mandato dalla maggioranza degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale); di chi ha preteso anzi di continuare a farlo contro il parere della maggioranza degli italiani. L'insuccesso era inevitabile, poiché in democrazia non si può governare contro il popolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Signor Presidente del Consiglio, anche se in quest'Aula lei otterrà un voto favorevole, la crisi politica non potrà considerarsi superata. È infatti venuto meno il sostegno di una forza politica che, anche se non è determinante in quest'Aula, lo è stata perché la sua coalizione conquistasse, grazie alla legge elettorale, il premio di maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Senza l'apporto di questo partito, che alle elezioni per la Camera ha preso oltre mezzo milione di voti, lei non ha più il diritto al premio di maggioranza, e quindi dovrebbe coerentemente dimettersi: questa è la regola principale della democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale e di deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)! Lei non può far finta che non sia così e continuare a far credere di poter proseguire senza il consenso di tutta la coalizione che l'ha sostenuta alle elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Lei è ancora in tempo per prendere atto di questa situazione, del fallimento del suo progetto politico ed elettorale, e per rassegnare le sue dimissioni nelle mani del Capo dello Stato.
Ora, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, è venuto davvero il momento di restituire al popolo la sua sovranità [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale e di deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. Dobbiamo voltare pagina in fretta, e per farlo è necessario restituire la parola agli elettori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Nessun espediente, nessuna formula parlamentare può sostituire o ritardare quello che è l'atto fondante della democrazia: l'esercizio della sovranità popolare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Nei momenti di crisi, sono i cittadini che devono poter scegliere una nuova strada.
Onorevoli colleghi, oggi dobbiamo aprire una stagione nuova per la politica italiana: una stagione difficile ed impegnativa,Pag. 27 nella quale vi sarà molto da lavorare per tutti, per ricostruire ciò che si è distrutto.
Noi siamo pronti. Lavoreremo, insieme ai nostri alleati, per l'Italia, con i nostri valori, con le nostre idee, con i nostri programmi. Gli italiani stanno dimostrando con il loro consenso nei nostri confronti di non aver perso la fiducia nella possibilità di risollevare il Paese dalla crisi in cui il Governo lo ha gettato, sprecando colpevolmente l'occasione di due anni di crescita economica.
Noi siamo pronti. Il centrodestra non soffre delle contraddizioni di cui ha sofferto e soffre la sinistra. Abbiamo già lavorato insieme per cinque anni, e se tra di noi qualche volta vi possono essere state differenze tattiche, vi è sempre stata una base forte di valori comuni e condivisi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
Dopo le elezioni si dovrà aprire una nuova stagione, una stagione in cui offrire al Paese quelle riforme sempre più indispensabili per rilanciare l'economia, sostenere lo sviluppo, allentare la morsa fiscale che sta strangolando famiglie e imprese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Con la fine di questo Governo, signor Presidente, si chiude una stagione negativa di conflitti e di declino: il Paese se lo merita, se lo aspetta, ne ha il diritto! Quella del 2008 deve essere una nuova primavera di libertà (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Soro. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, noi abbiamo apprezzato e condiviso la decisione di indicare nel Parlamento il luogo del confronto e dell'assunzione di responsabilità sulla vicenda politica presente. Sono trascorsi venti mesi dalla formazione del Governo e non abbiamo rimosso dalla nostra memoria e da quella collettiva i segni del declino del Paese ricevuto in eredità dal Governo guidato per cinque anni proprio dall'onorevole Berlusconi, che oggi sembra proporsi come straordinaria novità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Colleghi, per favore...
ANTONELLO SORO. Invece vorrei ricordare all'onorevole Berlusconi che è stato il principale (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)...
ANTONELLO IANNARILLI. Cinque anni senza cadere!
PRESIDENTE. Scusate, tutti sono potuti intervenire, secondo una facoltà che non può essere messa in discussione. Vi prego di consentire correttamente al deputato Soro di svolgere il suo intervento.
ANTONELLO SORO. Vorrei ricordare all'onorevole Berlusconi e a tutti noi che è stato il principale protagonista di un'esperienza politica e di Governo assolutamente fallimentare. Ci avete consegnato un Paese a crescita zero (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)...
PRESIDENTE. Per favore, chiedo a tutti di consentire lo svolgimento ordinato dei nostri lavori. Non è ammissibile il sabotaggio degli interventi.
ANTONELLO SORO. Ci avete consegnato un Paese a crescita bloccata con saldo zero, deficit fuori controllo lontano dai parametri europei, un bilancio pubblico privo di avanzo primario, esportazioni al minimo storico dal dopoguerra. Lo so, amici dell'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)...
ANTONELLO IANNARILLI. Parla di Prodi!
Pag. 28PRESIDENTE. Per favore, tutti hanno svolto il loro intervento. Mi scusi, deputato Soro...
ANTONELLO SORO. Sconti i minuti, signor Presidente.
PRESIDENTE. Naturalmente, però chiedo a tutti una manifestazione di responsabilità per consentire lo svolgimento ordinato dei nostri lavori. Prego, deputato Soro.
ANTONELLO SORO. So che all'opposizione non piace sentire queste cose e che preferisce il polverone della polemica gridata, ma oggi l'Italia si è rimessa in moto. Le agenzie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)...
PRESIDENTE. Scusate, fermiamoci un momento... noi stiamo svolgendo questi lavori... vi prego di mettervi seduti e di ascoltare, per favore!
Siamo in una giornata impegnativa. Ricordo nuovamente il modo in cui questa mattina, alla presenza del Presidente della Repubblica, si è svolta una solenne celebrazione della Costituzione. Oggi stiamo svolgendo un impegnativo dibattito sulla questione di fiducia, finora tenutosi in termini sostanzialmente composti. Vi prego di non degenerare nella fase finale. Deputato Soro, prosegua il suo intervento.
ANTONELLO SORO. Le agenzie internazionali di rating hanno usato il termine «straordinario» per apprezzare la virata impressa alla finanza pubblica e all'economia nazionale: si tratta di cifre, non di opinioni. La parola di Almunia, onorevole Fini, in questo campo vale più della sua (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo). Per la prima volta dopo molti anni è certificato: si è invertita la tendenza della spesa pubblica a crescere; sono aumentati in termini assoluti e in quote di mercato le nostre esportazioni; si è aperta una seria «feroce lotta all'evasione fiscale», come l'ha definita il Presidente Prodi. Essa ha fatto guadagnare al bilancio pubblico 20 miliardi di euro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Comunisti Italiani e Verdi), che noi vogliamo restituire alle famiglie al fine di aiutarle ad affrontare la crescita dei prezzi e ad aumentarne il potere d'acquisto.
È già partita una prima importante azione di redistribuzione della ricchezza nazionale e si è riaperta la politica di concertazione con le forze sociali. Questi e altri risultati - richiamati ieri dal Presidente Prodi - si rivelano tanto più importanti in quanto sono stati tenuti in un contesto strutturale di debolezza numerica della maggioranza al Senato, che ha favorito l'esaltazione patologica della rendita di posizione di singoli senatori e quella vergognosa «campagna acquisti», confermata, senza pudore, dello stesso protagonista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
Sappiamo che i risultati positivi - nettamente positivi - del Governo Prodi non sono stati adeguatamente percepiti dall'opinione pubblica (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Onorevoli colleghi, ciò accade, però, non solo in Italia, ma quando chi governa privilegia gli interessi degli italiani rispetto a un'effimera popolarità dei sondaggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo). Sappiamo, però - vogliamo affermarlo oggi in quest'Aula -, quanto sia rischioso interrompere il ciclo di Governo e aprire una lunga stagione di instabilità e di conflitto in una fase in cui il distacco dei cittadini dalla politica è cresciuto oltre ogni limite. Le vicende di questi giorni non riducono, ma allargano il solco. Nella giornata in cui i mercati finanziari hanno registrato la crisi più importante degli ultimi venticinque anni - e solo due giorni dopo la dichiarazione di appoggio esterno al Governo -, il senatore Mastella ha preso la decisione di passare dal disimpegno alla sfiducia. Abbiamo cercato di comprendere le ragioni vere di questo cambiamento e devo riconoscere che mi sembrano ancora oscure. Nei giorni scorsi, in Pag. 29quest'Aula, abbiamo espresso, senza incertezza, solidarietà personale e politica e abbiamo rinnovato un giudizio assolutamente positivo sui contenuti della politica di giustizia presenti nel documento annuale presentato dal Ministro Mastella alle Camere. Con la stessa chiarezza abbiamo confermato la nostra fiducia nella Costituzione, nella divisione dei poteri, nell'indipendenza e nell'imparzialità della magistratura, nel nostro ordinamento e nella capacità della nostra democrazia di offrire e di produrre anticorpi nei confronti di qualunque degenerazione e di qualunque abuso. Sta qui, per caso, la ragione dell'attuale distinzione e della nostra presunta freddezza? Non lo penso e non vogliamo pensarlo.
Signor Presidente, nei mesi scorsi è maturata, in questo Parlamento, nella maggioranza e nell'opposizione, una volontà di ricercare un grande accordo per le riforme, attraverso una nuova stagione di reciproco ascolto, di riconoscimento e di rispetto. Abbiamo sostenuto la necessità di un compromesso costituzionale alto e limpido, nell'accezione alta evocata con grande efficacia, questa mattina, dal Presidente Napolitano. Abbiamo affermato - ci sembrava un giudizio condiviso - che il sistema politico e istituzionale del Paese è vecchio e inefficiente, che la nostra democrazia ha un grave difetto di capacità decidente e che la frammentazione politica è ormai patologica e vincola in modo inaccettabile l'attività del Parlamento e del Governo.
Noi pensiamo che siano ancora validi quei giudizi e che, in assenza di riforme, le elezioni anticipate non potrebbero risolvere i problemi degli italiani, ma riprodurrebbero, forse anche a parti invertite, gli attuali problemi. L'opposizione ha cambiato idea? Tutta l'opposizione ha cambiato idea? Ho ascoltato, oggi, un invito ossessivo al voto, come una medicina per i mali del Paese. Questo invito mi è sembrato più generato da un desiderio di rivincita, da una pulsione incontenibile - anche un po' inelegante e affannata - verso il bottino, piuttosto che esser frutto di un nuovo e diverso progetto. Abbiamo sentito, in queste ore, molte parole pesanti, sopra le righe, fuori da ogni galateo costituzionale, che evocano la piazza contro il Parlamento e, nel caso del senatore Bossi, anche peggio (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Per favore...
ANTONELLO SORO. Credo che questi non siano i moderati dell'Italia.
IGNAZIO LA RUSSA. Non è così! Impari a leggere i giornali!
ANTONELLO SORO. Il Partito Democratico è nato con una missione precisa: rendere possibile l'innovazione che è necessaria all'Italia. Non abbiamo mai pensato che il sostegno al Governo fosse alternativo alla nostra proposta di innovazione e di riforme, e non abbiamo mai usato la nostra presenza nel Governo, i nostri numeri in Parlamento, per minacciare, lo voglio dire anche ai colleghi della maggioranza: non vi è una sola agenzia di stampa nella quale il Partito Democratico minaccia la crisi. Ne abbiamo lette molte altre e di ciò siamo ancora costernati (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
Noi siamo nati, come partito, per rendere possibile l'innovazione che serve all'Italia. Perciò, noi democratici vogliamo consegnare al Parlamento, insieme alla fiducia nel Governo guidato da Romano Prodi, un proposito limpido e forte, per proseguire con tenacia e senza ripensamenti ogni sforzo per le riforme della nostra democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori e Verdi - Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
CARLO CICCIOLI. A casa! A casa! A casa Prodi!
PRESIDENTE. Per favore!
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto a nome dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta.Pag. 30
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cannavò, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
CARLO CICCIOLI. Fallo parlare!
PRESIDENTE. Come vede, sta per parlare. Prego, deputato Cannavò.
SALVATORE CANNAVÒ. Signor Presidente, con le dimissioni di Mastella e il ritiro dell'Udeur dalla maggioranza di Governo, assistiamo ad un epilogo desolante dell'attuale Esecutivo. La crisi assume il volto, piuttosto repellente, della politica come convenienza personale o familiare: un triste epilogo, che sintetizza il fallimento consumato in due anni di politiche che hanno deluso le minime aspettative dei lavoratori e che, come dimostra Napoli, sono state disastrose per l'ambiente o, su un altro piano, costantemente complici della strategia militare degli Stati Uniti. Si tratta di politiche che promettono sempre un secondo tempo per la redistribuzione sociale, che non arriva mai, politiche fragili e incerte anche sul fronte della laicità, terreno sul quale, proprio ieri, la senatrice Levi Montalcini ha dimostrato più coraggio di tutti voi. In questo fallimento, occupa uno spazio particolare lo smacco subito dalla sinistra di Governo, che ha sempre avallato le scelte peggiori - si pensi al welfare - in cambio di niente e che oggi è costretta a continuare a dare la fiducia ad un Governo che non ha più niente da dire. Oggi va in scena una crisi che esalta il ruolo delle convenienze, anche quelle interne al Partito Democratico. Nel nostro piccolo, come sinistra critica, vogliamo restare ancorati alla politica della convinzione: abbiamo votato contro il cosiddetto pacchetto welfare, il disegno di legge finanziaria, le missioni militari, il decreto sicurezza ed è quindi naturale, per noi, continuare a votare «no».
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
SALVATORE CANNAVÒ. Per questo ci siamo tenuti fuori dal mercanteggiamento e dalle pressioni avvenute nelle ultime ventiquattro ore.
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
SALVATORE CANNAVÒ. Ho finito, è l'ultima frase. Se esiste un'etica della responsabilità, esiste anche un'etica delle convinzioni, ed è nella convinzione che il Governo ha fallito e che occorre un'opposizione di sinistra che, come sinistra critica, voteremo contro la fiducia, sia alla Camera sia al Senato (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Fatelo parlare!
PRESIDENTE. Faccio solo notare che il deputato Cannavò ha parlato il doppio del tempo previsto, quindi non vi è stata alcuna manifestazione di intolleranza nei suoi confronti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazione della questione di fiducia)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sulla risoluzione Soro, Migliore, Di Salvo, Villetti, Sgobio, Donadi, Bonelli e Brugger n. 6-00029, sulla cui approvazione il Governo ha posto la questione di fiducia, avvertendo che in caso di approvazione risulterà preclusa la risoluzione Fabris ed altri n. 6-00030. Avverto che la Presidenza, conformemente ai criteri definiti nella seduta della Giunta per il Regolamento del 13 marzo 2007, ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati, trasmesse dai presidenti dei gruppi, nonché ulteriori richieste avanzate da membri del Governo.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dal deputato La Malfa.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama - Al momento della chiama del deputato Prodi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania - Si grida: «A casa!» - Al momento della chiama del deputato Pecoraro Scanio, commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania - Segue la chiama).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sulla risoluzione Soro, Migliore, Di Salvo, Villetti, Sgobio, Donadi, Bonelli e Brugger n. 6-00029:
Presenti e votanti 601
Maggioranza 301
Hanno risposto sì 326
Hanno risposto no 275
La Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori, Verdi e Comunisti Italiani).
È così preclusa la risoluzione Fabris ed altri n. 6-00030.
Hanno risposto sì:
Acerbo Maurizio
Albonetti Gabriele
Allam Khaled Fouad
Amato Giuliano
Amendola Francesco
Amici Sesa
Antinucci Rapisardo
Astore Giuseppe
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Bafile Mariza
Balducci Paola
Bandoli Fulvia
Baratella Fabio
Barbi Mario
Belisario Felice
Bellanova Teresa
Bellillo Katia
Beltrandi Marco
Benvenuto Romolo
Benzoni Rosalba
Bersani Pier Luigi
Betta Mauro
Bianchi Dorina
Bianco Gerardo
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Boato Marco
Bocci Gianpiero
Boco Stefano
Boffa Costantino
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Boselli Enrico
Brandolini Sandro
Bressa Gianclaudio
Brugger Siegfried
Bucchino Gino
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Caldarola Giuseppe
Calgaro Marco
Cancrini Luigi
Capodicasa Angelo
Carbonella Giovanni
Cardano Anna Maria
Cardinale Salvatore
Carra Enzo
Carta Giorgio
Caruso Francesco Saverio
Cassola Arnold
Castagnetti Pierluigi
Ceccuzzi Franco
Cento Pier Paolo
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chianale Mauro
Chiaromonte FrancaPag. 32
Chicchi Giuseppe
Chiti Vannino
Cialente Massimo
Codurelli Lucia
Cogodi Luigi
Colasio Andrea
Cordoni Elena Emma
Cosentino Lionello
Costantini Carlo
Crapolicchio Silvio
Crema Giovanni
Crisci Nicola
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Ambrosio Giorgio
Damiano Cesare
D'Antoni Sergio Antonio
Dato Cinzia
De Angelis Giacomo
De Biasi Emilia Grazia
De Brasi Raffaello
De Castro Paolo
De Cristofaro Peppe
Deiana Elettra
Delbono Emilio
D'Elia Sergio
De Luca Vincenzo
De Mita Ciriaco
De Piccoli Cesare
De Simone Titti
De Zulueta Tana
Di Gioia Lello
Di Girolamo Leopoldo
Diliberto Oliviero
Dioguardi Daniela
Di Pietro Antonio
Di Salvo Titti
Donadi Massimo
Duilio Lino
D'Ulizia Luciano
Duranti Donatella
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Falomi Antonello
Farina Daniele
Farina Gianni
Farinone Enrico
Fasciani Giuseppina
Fassino Piero
Fedi Marco
Ferrara Francesco detto Ciccio
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Filippeschi Marco
Fincato Laura
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fistarol Maurizio
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Folena Pietro
Fontana Cinzia Maria
Forgione Francesco
Francescato Grazia
Franceschini Dario
Franci Claudio
Frias Mercedes Lourdes
Frigato Gabriele
Froner Laura
Fumagalli Marco
Fundarò Massimo Saverio Ennio
Galante Severino
Galeazzi Renato
Gambescia Paolo
Garofani Francesco Saverio
Gentili Sergio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giordano Francesco
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grassi Gero
Grillini Franco
Guadagno Vladimiro detto Vladimir Luxuria
Iacomino Salvatore
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Intrieri Marilina
Khalil Alì Raschid
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Latteri Ferdinando
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Leoni Carlo
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Licandro Orazio AntonioPag. 33
Lion Marco
Locatelli Ezio
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Lombardi Angela
Longhi Aleandro
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lumia Giuseppe
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Maderloni Claudio
Mancini Giacomo
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcenaro Pietro
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marino Mauro Maria
Marone Riccardo
Martella Andrea
Mascia Graziella
Mattarella Sergio
Melandri Giovanna
Mellano Bruno
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliore Gennaro
Milana Riccardo
Minniti Marco
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monaco Francesco
Morri Fabrizio
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Musi Adriano
Mussi Fabio
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Narducci Franco
Nicchi Marisa
Nicco Roberto Rolando
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri Sergio
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Pagliarini Gianni
Palomba Federico
Papini Andrea
Parisi Arturo Mario Luigi
Pecoraro Scanio Alfonso
Pedica Stefano
Pedrini Egidio Enrico
Pedulli Giuliano
Pegolo Gian Luigi
Pellegrino Tommaso
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pettinari Luciano
Piazza Angelo
Piazza Camillo
Pignataro Ferdinando Benito
Pinotti Roberta
Piro Francesco
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Poletti Roberto
Pollastrini Barbara
Poretti Donatella
Porfidia Americo
Prodi Romano
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Raiti Salvatore
Ranieri Umberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Ricci Andrea
Ricci Mario
Rigoni Andrea
Rocchi Augusto
Rossi Nicola
Rotondo Antonio
Ruggeri Ruggero
Rugghia Antonio
Rusconi Antonio
Russo Franco
Ruta Roberto
Rutelli Francesco
Samperi Marilena
Sanga GiovanniPag. 34
Sanna Emanuele
Santagata Giulio
Sasso Alba
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Scotto Arturo
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Siniscalchi Sabina
Sircana Silvio Emilio
Smeriglio Massimiliano
Soffritti Roberto
Soro Antonello
Sperandio Gino
Spini Valdo
Sposetti Ugo
Squeglia Pietro
Stramaccioni Alberto
Strizzolo Ivano
Suppa Rosa
Tenaglia Lanfranco
Tessitore Fulvio
Testa Federico
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Tomaselli Salvatore
Tranfaglia Nicola
Trepiccione Giuseppe
Trupia Lalla
Tuccillo Domenico
Turci Lanfranco
Turco Maurizio
Vacca Elias
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Venier Iacopo
Ventura Michele
Vichi Ermanno
Vico Ludovico
Villari Riccardo
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Violante Luciano
Visco Vincenzo
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zanotti Katia
Zeller Karl
Zipponi Maurizio
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo
Hanno risposto no:
Adolfo Vittorio
Airaghi Marco
Alemanno Giovanni
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Ciro
Allasia Stefano
Amoruso Francesco Maria
Angeli Giuseppe
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbieri Emerenzio
Bellotti Luca
Benedetti Valentini Domenico
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Bezzi Giacomo
Biancofiore Michaela
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bodega Lorenzo
Bonaiuti Paolo
Bondi Sandro
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bono Nicola
Boscetto Gabriele
Bosi Francesco
Brancher Aldo
Bricolo Federico
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Bruno Donato
Brusco Francesco
Buonfiglio Antonio
Buontempo Teodoro
Caligiuri Battista
Campa Cesare
Cannavò SalvatorePag. 35
Caparini Davide
Capezzone Daniele
Capitanio Santolini Luisa
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catone Giampiero
Ceccacci Rubino Fiorella
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesaro Luigi
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Ciocchetti Luciano
Cirielli Edmondo
Cirino Pomicino Paolo
Colucci Francesco
Compagnon Angelo
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Conti Giulio
Conti Riccardo
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Crosetto Guido
D'Agrò Luigi
D'Alia Gianpiero
De Corato Riccardo
De Laurentiis Rodolfo
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
De Luca Francesco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Centa Manuela
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Drago Giuseppe
Dussin Guido
Fabbri Luigi
Fallica Giuseppe
Fasolino Gaetano
Fava Giovanni
Fedele Luigi
Ferrigno Salvatore
Filippi Alberto
Filipponio Tatarella Angela
Fini Gianfranco
Fini Giuseppe
Fitto Raffaele
Floresta Ilario
Fontana Gregorio
Forlani Alessandro
Formisano Anna Teresa
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Garagnani Fabio
Garavaglia Massimo
Gardini Elisabetta
Garnero Santanchè Daniela
Gasparri Maurizio
Gelmini Mariastella
Germanà Basilio
Germontani Maria Ida
Giacomoni Sestino
Gibelli Andrea
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Giovanardi Carlo
Giro Francesco Maria
Giudice Gaspare
Goisis Paola
Greco Salvatore
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Holzmann Giorgio
Iannarilli Antonello
Jannone Giorgio
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
La Russa Ignazio
Laurini GiancarloPag. 36
Lazzari Luigi
Lenna Vanni
Leone Antonio
Licastro Scardino Simonetta
Lisi Ugo
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lucchese Francesco Paolo
Lupi Maurizio Enzo
Lussana Carolina
Mancuso Gianni
Marcazzan Pietro
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Maroni Roberto
Marras Giovanni
Martinelli Marco
Martinello Leonardo
Martino Antonio
Martusciello Antonio
Mazzaracchio Salvatore
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Erminia
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Minardo Riccardo
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Filippo
Moffa Silvano
Mondello Gabriella
Montani Enrico
Mormino Nino
Moroni Chiara
Murgia Bruno
Nan Enrico
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nardi Massimo
Neri Sebastiano
Nespoli Vincenzo
Nucara Francesco
Oliva Vincenzo
Oppi Giorgio
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paoletti Tangheroni Patrizia
Paroli Adriano
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedrizzi Riccardo
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario
Peretti Ettore
Perina Flavia
Pescante Mario
Pezzella Antonio
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pisacane Michele
Pizzolante Sergio
Ponzo Egidio Luigi
Porcu Carmelo
Pottino Marco
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rao Pietro
Ravetto Laura
Reina Giuseppe Maria
Ricevuto Giovanni
Rivolta Dario
Romagnoli Massimo
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Ronconi Maurizio
Rositani Guglielmo
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Salerno Roberto
Santelli Jole
Santori Angelo
Sanza Angelo Maria
Scajola Claudio
Scalia Giuseppe
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Stagno d'Alcontres Francesco
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Tabacci Bruno
Taglialatela Marcello
Tassone MarioPag. 37
Testoni Piero
Tondo Renzo
Tremaglia Mirko
Tremonti Giulio
Tucci Michele
Uggè Paolo
Ulivi Roberto
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Verdini Denis
Verro Antonio Giuseppe Maria
Vietti Michele Giuseppe
Vitali Luigi
Vito Alfredo
Vito Elio
Volontè Luca
Zanetta Valter
Zinzi Domenico
Zorzato Marino
Sono in missione:
Alfano Gioacchino
Azzolini Claudio
Del Mese Paolo
Fabris Mauro
Morrone Giuseppe
Zacchera Marco
PRESIDENTE. Sospendo la seduta avvertendo che la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata al piano aula.
La seduta, sospesa alle 18,15, è ripresa alle 19,35.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI