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Discussione congiunta del disegno di legge e del documento: Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2006 (A.C. 1042); Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Doc. LXXXVII, n. 1).
(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 1042 e Doc. LXXXVII, n. 1)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore sul disegno di legge n. 1042, onorevole Ottone.
ROSELLA OTTONE, Relatore sul disegno di legge n. 1042. Signor Presidente, rinunzio alla replica per lasciare spazio all'intervento del ministro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha facoltà di replicare il relatore sul Doc. LXXXVII, n. 1, onorevole Gozi.
SANDRO GOZI, Relatore sul Doc. LXXXVII, n. 1. Signor Presidente, anch'io rinunzio alla replica.
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PRESIDENTE. Sta bene.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
EMMA BONINO, Ministro delle politiche europee e del commercio internazionale. Signor Presidente, in effetti l'ora tarda e il freddo polare di quest'aula consiglierebbero di essere breve e mi impegnerò in tal senso. Resta il fatto che gli stimoli e gli interventi sono stati molti e che, in tutto il dibattito, si sono intercalati a mio avviso due livelli: un livello di intervento più tecnico, relativo alla legge comunitaria, al recepimento delle direttive, alle lacune da colmare; un livello di dibattito più politico, sul rapporto tra l'Italia e l'Europa, su cosa accade in Europa, sui trattati, sul coinvolgimento democratico dei Parlamenti.
Tutto questo mi porta innanzitutto a svolgere due osservazioni. In primo luogo, il fatto che, intanto, si può assumere un impegno complessivo volto allo svolgimento di un dibattito che riesca a coinvolgere in modo più adeguato i colleghi, l'aula parlamentare e l'opinione pubblica.
Come sempre accade nell'imminenza della pausa estiva, si tende sempre ad attuare un modo di legiferare non po' trafelato; tuttavia, ritengo sia importante assumere l'impegno di trovare, alla ripresa dei lavori o dopo la legge finanziaria, un momento per fare il punto, attraverso un dibattito più adeguato, su tutti i grandi temi che coinvolgono e che caratterizzano - o dovrebbero caratterizzare - il nostro stare in Europa.
Quindi, anch'io nella replica passerò da un livello all'altro, così come avvenuto durante gli interventi dei colleghi, cercando tuttavia di separarli.
Non ripeto - lo ha già fatto in modo eccellente la relatrice - la genesi di questa legge comunitaria e la scelta del Governo di aggiornare la legge comunitaria presentata dal Governo precedente. Mi auguro che il Parlamento approvi davvero la prossima settimana questa legge, affinché alla ripresa dei lavori la stessa possa essere esaminata dall'altro ramo del Parlamento.
In secondo luogo, abbiamo dovuto aggiornare la legge comunitaria non solo in termini di nuove direttive da trasporre, ma anche con riferimento ad alcuni elementi innovativi, tra i quali una revisione dei tempi delle deleghe e una migliore attenzione per quanto riguarda tutta la procedura delle infrazioni. A tal proposito, ricordo che all'interno del ministero stiamo definendo una vera e propria struttura di missione per quanto concerne il monitoraggio di tali infrazioni, cercando di intervenire quando le stesse sono ancora al livello di reclamo.
Come sottolineato dalla relatrice, ancora non ci siamo sui trattati internazionali. Tuttavia, credo che alcuni elementi di applicazione della legge Buttiglione - o, come l'ha chiamata il nostro collega, la legge Stucchi - stiano producendo alcuni risultati; per tale motivo, l'impianto rimarrà più o meno quello.
Ci sono alcune parti che tratteremo più dettagliatamente in sede di esame degli emendamenti, in quanto ritengo che lo spostamento di direttive dall'allegato A all'allegato B e il significato politico dello stesso sia stato già sottolineato.
Il ministero è più che disponibile a fornire in ogni momento dati di trasparenza in ordine alle infrazioni. Tuttavia, dobbiamo trovare insieme una formulazione di quel famoso emendamento che consenta al ministero di attuare ciò che il Parlamento gli chiede. Infatti, rispetto a tale formulazione, o ogni ministero riesce a recuperare una trentina di funzionari, oppure non saremo in grado di fare quanto l'emendamento ci chiede, ossia trasferire ogni atto relativo alle infrazioni, corredato di note e sintetizzato, svolgendo anche un monitoraggio degli enti locali coinvolti. Francamente, non siamo in grado di farlo. Lo dico semplicemente per onestà di rapporto. Quindi, dobbiamo trovare insieme una formula.
Allo stesso modo, dobbiamo porre rimedio ad un errore che credo sia stato commesso per quanto riguarda l'infrazione sull'assistenza a terra negli aeroporti, come avevo annunciato in Commissione. Parimenti, dovremo trovare unaPag. 134soluzione per quanto riguarda le fonti energetiche rinnovabili. Al riguardo, il collega Piro ha presentato alcuni emendamenti sui quali dobbiamo discutere. Vi è, infatti, un problema di certezza del diritto per quanto riguarda alcuni operatori, che hanno ottenuto dei fondi in base ad un'interpretazione precedente e che in questo momento certamente non possono essere penalizzati.
Infine, prima di replicare agli interventi che sono stati svolti, vorrei sottolineare che il Governo approfondirà tali temi anche in sede di esame degli emendamenti.
Per quanto riguardo la tematica relativa agli articoli 8, 8-bis e 8-ter, ossia quella relativa all'immigrazione, in questa fase vorrei darvi solo un'interpretazione, per così dire, tutta giuridica per quanto riguarda l'applicazione delle normative. Questo tema è di grandissimo interesse per il Governo. Tuttavia, si ritiene che i due emendamenti presentati siano difficilmente accettabili, in quanto davvero incompatibili rispetto alle normative comunitarie.
Non entro nel merito del dibattito politico che si è avviato in quest'aula, anch'esso molto importante. Però, vi sono dubbi in ordine al recepimento delle direttive comunitarie, sia per quanto riguarda i ricercatori sia per quanto riguarda il diritto di asilo. Sicché, ad oggi, il Governo davvero chiederà probabilmente di trasfondere il contenuto di tali emendamenti in appositi ordini del giorno, al fine di una valutazione più approfondita. Spero che, da qui a martedì, troveremo il modo di chiarire di cosa stiamo parlando in termini meramente tecnici - lo ripeto - e senza entrare nel dibattito politico, che attiene ad altra sfera e non alla legge comunitaria.
Infine, il collega Barani ha elencato una serie di questioni tecniche, e mi dispiace che non sia presente in aula. È mia profonda convinzione che tutti i rilievi tecnici abbiano una loro sede più precipua all'interno delle Commissioni, piuttosto che nel dibattito in Assemblea. Se fosse stato presente, volentieri gli avrei risposto sulla tracciabilità, sulla sicurezza, sulle implicazioni della riforma del Titolo V per quanto riguarda le norme comunitarie.
Per quanto concerne il CIDE, rispondo al collega Gianni Farina dicendo che il Governo ritiene di condividere quello strumento, così come riformato, anche per una posizione ormai assunta dalla Commissione europea. Ciò perché anche gli strumenti devono evolversi in base alla necessità e alla funzionalità. Riteniamo che il CIDE, nella sua configurazione attuale, vada rivisto e stiamo semplicemente aspettando le varie ipotesi che la Commissione europea sta immaginando per cercare di capire quale possa essere la formula più adatta per un centro come questo, per poi individuare lo strumento normativo da adottare, una legge ordinaria, una legge ad hoc, e trovare, anche da questo punto di vista, una soluzione.
Alla collega Castiello vorrei dire due cose: in primo luogo, per quanto concerne le infrazioni, credo che coinvolgere in modo pressante la Conferenza Stato-regioni sia indispensabile. Infatti, una grandissima parte delle infrazioni attengono, ad esempio, alla materia ambientale: è, quindi, evidente che dobbiamo trovare soluzioni con questi enti. Lei, onorevole Castiello, ha fatto un riferimento pressante alla necessità di capire meglio il ruolo dell'Italia in Europa, ma anche su cosa si intenda fare per tutta la strategia di Lisbona. Per questo, ritengo sia utile darsi un appuntamento per discutere in maniera più ampia e per cercare di capire, per quanto riguarda Lisbona, ma non solo. Anche altri colleghi si sono chiesti come sia possibile coinvolgere i Parlamenti nella fase ascendente. Noi cerchiamo di far funzionare quello che la legge Buttiglione offre, cioè il CIACE: cercheremo di metterlo in moto, ma è chiaro che si tratta di un comitato intergovernativo. Il problema è di capire come sia possibile, con la XIV Commissione come luogo di raccordo, ma anche con le Commissioni competenti per materia, coinvolgere anche il Parlamento nella fase di formazione delle linee politiche del Governo.Pag. 135
L'ultima considerazione mi porta all'intervento del collega Falomi. Ho già detto quale sia l'opinione del Governo sul diritto di asilo, anzi, non sul diritto di asilo ma, in particolare, sui due emendamenti indicati in precedenza. Al collega Falomi desidero indicare due questioni, riprese anche dal collega Russo, che ritengo di grandissimo interesse. Sostanzialmente, si tratta del coinvolgimento dei Parlamenti nazionali, a partire, ad esempio, dal Trattato o dalla revisione del Trattato.
È chiaro che ci troviamo in una impasse. Siamo 25 paesi, di cui 16 hanno ratificato il Trattato (forse 17, con la Finlandia) e due l'hanno respinto per referendum, mentre gli altri non hanno preso posizione. È chiaro che è difficile rivedere interamente il Trattato: come spiegherebbero alle opinioni pubbliche che si sono sbagliati i 16 paesi che l'hanno ratificato? Anche la ripresentazione del Trattato ad una nuova scadenza referendaria in due paesi sembra una strada poco percorribile.
È chiaro che, da questo punto di vista, la scadenza del cinquantenario, l'azione della Presidenza tedesca, la dichiarazione dei 25 ed il coinvolgimento dei Parlamenti almeno su questa data dovrebbero svolgere un ruolo molto dinamico, anche se non voglio nascondere a nessuno che è veramente difficile trovare un bandolo relativamente ai Trattati, proprio per la situazione che si è venuta a creare.
L'Italia insiste a tenere viva la situazione dei Trattati, che, però, non risolvevano, ad esempio, la questione del coinvolgimento dei Parlamenti nazionali e neanche assicuravano un grande rafforzamento del coinvolgimento del Parlamento europeo. Quindi, di fatto, siamo in una costruzione europea che, da questo punto di vista, è sicuramente non in dirittura d'arrivo e che poco ha a che vedere - che so? - con il progetto Spinelli, che veniva ricordato come esempio di coinvolgimento del Parlamento europeo.
Da questo punto di vista, in quello che molti chiamano - e che a mio avviso è - il gap democratico, la costruzione anomala delle istituzioni europee lascia ancora, per me, evidentemente federalista, grandissimi margini di ambiguità, con un rafforzamento, a volte non voluto, ma che si crea di fatto, degli esecutivi. Quindi, non soltanto c'è il mancato coinvolgimento dei Parlamenti ma, spesso, anche un indebolimento della Commissione rispetto agli esecutivi.
Concludo con un riferimento importante alla risoluzione sulla Relazione annuale, in cui colgo tre spunti fondamentali. Il primo riguarda l'impegno a non farne - come dire? - un rendiconto burocratico anno per anno, ma a fare in modo che si tratti di un rendiconto politico di quanto è successo e, soprattutto, di quanto ci si propone di fare per ovviare a tutta una serie di problemi. Evidentemente, rimangono fuori dalla competenza europea le politica estera di difesa (piaccia o non piaccia), la politica dell'immigrazione (ancora) e persino la politica energetica (nella situazioni che tutti abbiamo di fronte). Quindi, è un po' un'Europa che rischia di fermarsi; e, nel momento in cui il mondo corre, fermarsi vuol dire cadere. In bicicletta - come a volte dice, per spiegarsi, Delors - o si pedala o si cade: stare in piedi senza fare nulla è impossibile! Ed è un rischio obiettivo che l'Europa sta correndo.
Ciò anche se una tra le politiche più dinamiche - e anche tra le più positive - è stata certamente quella dell'allargamento e lei ha ricordato i futuri allargamenti a Romania e Bulgaria. Vorrei solo invitare a non dimenticare il processo, difficile - ma, secondo me, molto importante -, della Turchia. Non mi soffermo proprio in questi giorni a ribadire l'importanza di avere nell'Unione un paese laico, a religione musulmana, con istituzioni in miglioramento molto evidente, come un dato di attrazione e ciò - a mio avviso - deve essere un impegno che il nostro paese deve sentire più di altri.
Credo che la situazione di questi giorni e la stessa Conferenza che si svolgerà domani proprio a Roma diano il senso ed il segno di una debolezza europea istituzionale, tanto che si tratta di un'iniziativa lodevole assunta da un Governo, che haPag. 136coinvolto altri Governi, ma non è un'iniziativa che abbia assunto l'Europa in quanto tale, e credo che ciò debba far riflettere sia sulla capacità di iniziativa sia su quella risoluzione, perché quest'ultimo è l'altro problema che si pone con grande evidenza.
Per quanto riguarda la politica interna, condivido quanto scritto nella relazione, che penso sarà parte anche della risoluzione finale, che dà indicazioni molto precise. Penso soprattutto che tutto ciò che possiamo fare per il PICO (Piano per l'occupazione, la crescita e l'innovazione), per il rapporto del 15 ottobre, sia un «mettersi in ordine». Credo inoltre che dobbiamo inventare insieme una capacità sia del Parlamento sia del Governo di essere più propositivi e più presenti nelle politiche, da costruire, di politica europea.
Lei, onorevole Falomi, faceva riferimento all'immigrazione. L'immigrazione non è una politica europea, come lei sa, con tutti i problemi che ciò comporta. Quindi, credo che dobbiamo dare un impulso molto forte ad un prosieguo non dell'«Europa delle patrie» - esattamente il contrario; in questa sede è stata ricordata l'Europa dei popoli -, e credo sia questo il dato fondamentale senza il quale non si può costruire qualcosa di solido.
Svolgo un'ultima notazione, riservando la trattazione di altri punti specifici alla discussione degli emendamenti ed al voto finale, su ciò che sta succedendo. Per quanto riguarda Israele e Palestina, la formula è: due paesi, due Stati. Penso sia veramente ora di dire: due paesi, due Stati, due democrazie. Vi ringrazio.