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TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI JOHANN GEORG WIDMANN, GIORGIO CARTA E GIANNI PAGLIARINI SUL DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA
JOHANN GEORG WIDMANN. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, leggendo attentamente il DPEF posso constatare con compiacimento un nuovo tenore politico, un tenore che esprime la ferma volontà di cambiare spirito e contenuto della politica, una strategia che intende mettere al centro di tutte le aspirazioni del Governo gli interessi comuni della società e di rafforzarli, a scapito dell'egocentrismo della legislatura passata, che favoriva solo una minoranza a danno della stragrande maggioranza della popolazione e a danno della democrazia.
Questo Governo si trova davanti a compiti ed impegni assai ardui, dovendo inseguire i tre obiettivi più importanti, cioè la crescita economica - importante per poter raggiungere gli altri obiettivi - il risanamento dei conti pubblici e l'equità.
Il DPEF è il secondo importante passo della politica economica del Governo Prodi, dopo la manovra correttiva ed i provvedimenti per la promozione della concorrenza e la tutela dei consumatori. L'obiettivo è sbloccare l'economia italiana dopo che il paese ha accumulato un ritardo di crescita, che a sua volta ha prodotto instabilità macroeconomica e disagio sociale.
A queste difficoltà si aggiungono quelle dei conti pubblici italiani, una pesante eredità lasciata dal Governo Berlusconi. Il debito pubblico è tornato a crescere dopo gli sforzi di risanamento dei precedenti esecutivi, il deficit è ben lontano dal 3,8 per cento del PIL concordato con l'Unione europea per un rientro entro il 2007, l'avanzo primario è stato totalmente consumato, così da rendere l'aumento dei tassi di interesse molto gravoso.
È la crescita economia cui bisogna puntare, assieme al risanamento dei conti, se si vuole rispondere alle pressioni del mercato finanziario internazionale. Una specifica politica economica può creare condizioni favorevoli alla crescita; spetta però alle imprese, alle parti sociali, ai cittadini cogliere le opportunità che possono scaturire da mercati più aperti e concorrenziali, da regole più efficaci, da una fiscalità giusta e da una offerta più completa di beni pubblici.
È questa la strada che bisogna intraprendere per recuperare il divario che separa oggi l'Italia dall'Europa. L'Italia - rispetto all'Europa e agli altri paesi industrializzati - ha accumulato un significativo ritardo di crescita.
L'equità, infine, esige che si ponga fine ai diffusi fenomeni di evasione ed elusione fiscale che il Governo Berlusconi con le sue politiche di condono e di regalo ha alimentato.
Il DPEF elenca i vari provvedimenti che il Governo vuole intraprendere per raggiungere gli obiettivi prefissati. Voglio sottolineare l'importanza della riduzione del cuneo fiscale che dovrebbe essere selettiva e che dovrebbe andare a favore delle imprese che assumono a tempo indeterminato, che favoriscono la formazione professionale e l'innovazione e che valorizzano la sicurezza sul lavoro.
La legge «Biagi» deve essere riformata nel senso che devono essere evitati gli abusi che nel frattempo sono diventati molteplici e che non garantiscono un futuro ai giovani.
Lo Stato sociale non può essere toccato finché non è stata concordata una riforma organica e strutturale, che garantisca laPag. 141piena solidarietà solo ed esclusivamente a chi ha veramente bisogno e che escluda tutti coloro che evadono il fisco ed i contributi sociali.
Apprezzo il riferimento all'esigenza di una nuova politica a favore delle famiglie.
Sono convinto che il Governo Prodi ha la ferma intenzione di seguire il programma che si è dato e mi auguro che tutte le forze politiche aderenti garantiscano la fiducia. Quindi dichiaro il nostro voto favorevole alla risoluzione della maggioranza.
GIORGIO CARTA. Onorevole Presidente, signor ministro, trovo difficoltà ad esprimere un giudizio compiuto su un Documento che traccia linee di principio coerenti con i valori a cui la politica del Governo si ispira, negli obiettivi di risanamento e di sviluppo, ma non esplicita con sufficiente chiarezza gli strumenti di attuazione.
Positivo è il rilancio del metodo della concertazione in discontinuità con il precedente Governo, ed il richiamo all'etica della responsabilità nella gestione della spesa pubblica. Gli obiettivi per una equa redistribuzione del reddito, tenuto conto che vi è stato un impoverimento del paese specie a carico delle classi più deboli devono vedere indicate con più precisione le modalità di intervento e le opzioni di priorità. La selettività negli interventi per rilanciare la competitività delle imprese, soggette ad una feroce concorrenza internazionale, si deve conciliare con il riequilibrio delle varie aree del paese il cui sviluppo differenziato incide negativamente su un sistema occupativo da troppo tempo sempre più connotato dal precariato.
Le scelte indicate per questi obiettivi, condivisi postulano la conoscenza di cifre vere che consentano decisioni consapevoli evitando un ulteriore confusione sulle reali capacità di intervento sia sul versante del risanamento che su quello dello sviluppo e della innovazione. Maggiori particolari chiediamo al Governo sulle risorse e sulle priorità nelle reti delle grandi opere, come pure sugli interventi per contrastare un'evasione fiscale non più sopportabile, e sulla fiscalità di vantaggio specie per le aree del sud.
In attesa di poter vagliare puntualmente i provvedimenti più specifici quando verranno presentati, finanziaria e rispettivi collegati, pur condividendo gli obiettivi esposti nel DPEF, annuncio il voto di astensione del PSDI.
GIANNI PAGLIARINI. Abbiamo bisogno di un DPEF in grado di misurarsi con i problemi reali del paese, a partire dalle disuguaglianze e dalla necessità di un loro superamento. Mi riferisco al tema salariale, dell'iniqua distribuzione della ricchezza, della precarietà che sta privando una intera generazione della possibilità di programmare il futuro.
Il rilancio del nostro paese deve passare attraverso una strategia di sviluppo che non preveda tagli, in particolare a sanità, pubblico impiego, previdenza, ovvero ai pilastri del diritto di cittadinanza.
Alcune parole, come «tagli» andrebbero bandite dal vocabolario del centrosinistra, a dispetto delle esternazioni di qualche ministro. Anziché di riduzioni occorrerebbe parlare di aumenti, ad esempio della spesa sanitaria destinata ai cittadini, concentrandosi invece sull'aumento della spesa farmaceutica. E un analogo ragionamento vale per le risorse da destinare agli enti locali, colpiti in questi anni da pesanti decurtazioni dei trasferimenti.
Il rapido abbattimento nel 2007 del rapporto tra debito pubblico e PIL non è indiscutibile, così come evidenziato e suggerito da numerosi economisti.
In questo contesto va intensificata la lotta all'evasione fiscale, aumentando la tassazione delle rendite finanziarie e ripristinando la progressività delle imposte.
Occorre, quindi, una politica di sviluppo in grado di rilanciare l'economia attraverso un sostegno selettivo agli investimenti, una giusta politica di redistribuzione delle risorse mediante l'aumento del potere di acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, in un quadro di risanamento della finanza pubblica caratterizzata da qualità e riduzione di sprechi. È all'internoPag. 142di questa cornice che apprezzo quei segnali riformatori contenuti nel DPEF: mi riferisco al cuneo fiscale selettivo, volto sia alle imprese che ai lavoratori, per favorire il ricorso a forme di stabilizzazione del rapporto di lavoro, senza per questo dimenticare il «pacchetto sicurezza» che va letto all'interno dei primi importanti provvedimenti sul terreno della difesa dei diritti e della salute sui luoghi di lavoro.
In conclusione, la mia valutazione sul DPEF non trova fondamento nelle improvvide dichiarazioni di qualche esponente del Governo, ma si basa esclusivamente sul programma dell'Unione.
Per il futuro, occorre essere rigorosi: il metro di giudizio sulla manovra finanziaria di settembre misurerà quanto di quel programma troverà reale applicazione. Con questo spirito, dunque, oggi voterò «sì».