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Discussione della mozione D'Elia ed altri n. 1-00016 sulle iniziative per la moratoria universale delle esecuzioni capitali (ore 17,15).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione D'Elia ed altri n. 1-00016 sulle iniziative per la moratoria universale delle esecuzioni capitali (Vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al resoconto della seduta del 24 luglio 2006.
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali della mozione.
È iscritto a parlare il deputato D'Elia, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00016. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, illustro brevemente la mozione in esame, su cui invito tutta l'Assemblea a prestare un po' di attenzione.
L'obiettivo di questa mozione è di portare a compimento l'iniziativa italiana per la moratoria ONU delle esecuzioni capitali, promossa dodici anni fa dall'associazione Nessuno tocchi Caino, sulla quale si è registrata in questo Parlamento una convergenza straordinaria delle forze politiche di maggioranza e di opposizione.
Ricordo che la prima volta che l'Assemblea generale dell'ONU ha affrontato la questione della pena di morte fu nel 1994, grazie ad una risoluzione presentata dal Governo Berlusconi; tale risoluzione fu respinta per soli otto voti, ma fu come buttare un sasso in uno stagno. Per la prima volta si discuteva, a livello di Nazioni Unite, della situazione internazionale sulla pena di morte e di come fare per cercare di tradurre, in tempi politici, i tempi storici dell'abolizione. Grazie a quella «sconfitta», è potuto partire un processo che poi ha registrato un primo successo in ambito ONU nel 1997 quando, su iniziativa del Governo Prodi, la Commissione ONU per i diritti umani ha approvato, a maggioranza assoluta, una risoluzione con la quale si chiedeva una moratoria delle esecuzioni capitali in vista dell'abolizione della pena di morte. Per la prima volta, la questione della pena di morte è stata inserita nella sfera dei diritti umani e la sua abolizione considerata un rafforzamento della dignità umana e un progresso dei diritti umani fondamentali.
Da allora, ogni anno la risoluzione viene regolarmente approvata a Ginevra. E, grazie a quelle approvazioni, in questiPag. 80anni si è potuta determinare una situazione per la quale sono divenuti, dal 1993 ad oggi, 45 i paesi che hanno deciso di rinunciare alla pena di morte abolendola completamente, attuando delle moratorie, oppure diventando dei paesi abolizionisti nei fatti, cioè non praticandola per molto tempo. Sono ancora molti, però, i condannati a morte nel mondo. Nell'ultimo rapporto di Nessuno tocchi Caino, presentato alcuni giorni fa, abbiamo stimato oltre cinquemila esecuzioni, la stragrande maggioranza delle quali sono state eseguite in paesi totalitari e illiberali. I primi tre paesi della classifica mondiale delle esecuzioni capitali sono la Cina, l'Iran e l'Arabia Saudita.
È evidente, però, che soltanto un pronunciamento dell'Assemblea generale dell'ONU può determinare un ulteriore passo in avanti. Se le Nazioni Unite chiedessero una moratoria universale delle esecuzioni capitali aiuterebbero i paesi che sono indecisi se abolire o no la pena di morte a decidere, quanto meno, di attuare una moratoria, che è poi la via per giungere all'abolizione completa della pena di morte.
Questa è l'iniziativa in corso. L'impegno è rivolto al Governo italiano, affinché presenti alla prossima Assemblea generale dell'ONU una proposta di moratoria delle esecuzioni capitali. Noi vi abbiamo provato più volte nel corso di questi anni, l'ultima volta nel 2003, con una risoluzione approvata da questo ramo del Parlamento; l'iniziativa fu poi proposta all'Unione europea, ma quest'ultima decise di non farne nulla.
Nel dispositivo della mozione in esame si fa riferimento ad un'iniziativa che deve riguardare non solo l'Unione europea, che non ha l'esclusiva sull'abolizione della pena di morte, ma, oltre ai paesi membri della Comunità economica, anche quelli rappresentativi di tutte le aree geopolitiche. Quella della pena di morte non è una lotta, uno scontro fra civiltà. In tutti i continenti ci sono paesi che hanno abolito la pena di morte. Nell'America latina vi sono paesi che la pena di morte l'hanno abolita due secoli fa. Su questa iniziativa, a mio avviso, occorre l'apporto, il sostegno e la co-sponsorizzazione di paesi di tutti i continenti. Questo è il senso della nostra proposta.
L'Assemblea generale dell'ONU, com'è noto, non emana decreti-legge, però una risoluzione che proponga, a tutti paesi che ancora praticano l'esecuzione capitale, di fermare quanto meno le esecuzioni in vista dell'abolizione completa sarebbe un documento di indirizzo di valore politico enorme proprio nei confronti dei paesi che mantengono tale pena.
In attesa di una abolizione mondiale e totale, grazie alla moratoria ONU, migliaia di condannati a morte, come è successo in questi anni con le moratorie decise in molti paesi, verrebbero risparmiati. Verrebbero risparmiati non solo quei condannati di cui tutti sanno e si preoccupano (i detenuti nei cosiddetti bracci della morte negli USA), ma anche quelli, innominati e dimenticati, che sono giustiziati in paesi totalitari e illiberali, che muoiono nel silenzio e nell'indifferenza generale.
Invito davvero a sostenere questa iniziativa; non vi sono molte ragioni che tengono insieme e soprattutto danno credito all'immagine internazionale del nostro paese. Approvare una moratoria ONU sarebbe per il nostro paese un motivo di orgoglio e di onore, e dico «per il nostro paese» perché è una iniziativa non solo del Governo, ma del Parlamento, quindi della maggioranza e dell'opposizione, unite in questo frangente.
Vi invito a rimanere ancora in aula per votare la mozione in esame (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno, de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Avverto che i deputati D'Elpidio e Del Bue, iscritti a parlare, vi hanno rinunciato e si riservano di intervenire in sede di dichiarazione di voto.
Constato altresì l'assenza dei deputati Pisicchio e Gibelli, iscritti a parlare: si intende che vi abbiano rinunciato.
È iscritto a parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Sarò brevissimo, Presidente, e anticipio che questo breve intervento costituirà anche una dichiarazione di voto a favore della mozione.
Vorrei far presente che, oltre a quelle della collega Francescato e mia, in calce alla mozione a prima firma D'Elia, anche tutti gli altri colleghi del gruppo dei Verdi hanno aggiunto la loro firma.
Ovviamente, condividiamo il testo della mozione in esame, che è stata sottoscritta (basta leggere i nomi dei firmatari) da deputati appartenenti a tutti - credo nessuno escluso - i gruppi parlamentari di centrodestra e di centrosinistra presenti in quest'aula. Trovare una convergenza così ampia, che mi auguro unanime, su questa mozione onora il Parlamento, che, per altri aspetti, è spesso attraversato da contrasti politici, del resto del tutto legittimi.
Voglio solo ricordare, da ultimo, che in queste settimane la I Commissione affari costituzionali ha inserito nel calendario, per l'esame in sede referente, alcune proposte di legge costituzionale (una delle quali presentata da me ma ve ne sono anche alcune di colleghi di altri gruppi) volte alla definitiva abolizione della pena di morte anche nella nostra Costituzione, dove attualmente è, in astratto, ancora prevista al quarto comma dell'articolo 27, con riferimento alle leggi penali militari di guerra.
Il fatto che il Parlamento italiano approvi - come mi auguro -, a grande maggioranza, e forse all'unanimità, la mozione in esame e che, contestualmente, faccia la propria parte per abolire definitivamente qualunque ipotesi di pena di morte nella nostra Costituzione è, a mio avviso, un buon auspicio per la proiezione internazionale presso l'ONU dell'iniziativa per la moratoria universale della pena di morte, con la finalità - spero un giorno non troppo lontano - di arrivare non solo alla definitiva moratoria, ma anche all'abrogazione della pena di morte in tutti i paesi che fanno parte dell'ONU (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Rinuncio, Presidente, e chiedo di intervenire in sede di dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Sta bene.
È iscritto a parlare il deputato Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Vorrei dire ai colleghi che vanno di fretta che, avendo trascorso due giorni a discutere sull'indulto, si può dedicare qualche minuto di attenzione ad un documento importante, quale la mozione sulla moratoria universale delle esecuzioni capitali in esame, che personalmente ho firmato e che il mio gruppo intende votare.
Ricordo a tutti che è dal 1994, con il primo Governo Berlusconi, che l'Italia si fa promotrice presso l'ONU della richiesta di moratoria delle esecuzioni capitali. Paradossalmente, la votazione ONU del 1994, grazie forse anche all'effetto sorpresa, fu quella che ottenne i risultati migliori: la moratoria infatti non fu approvata - come è stato ricordato anche nella mozione - con uno scarto di soli otto voti.
Da allora, mentre i paesi che applicano la pena di morte sono andati diminuendo stabilmente, anno dopo anno, la diplomazia di alcuni grandi paesi ha ostacolato il procedere della moratoria.
Dopo gli attentati dell'11 settembre, questa strategia si è resa ancora più evidente. Nella lotta al terrorismo internazionale, alcuni ritengono che la pena di morte sia un elemento indispensabile o, quanto meno, che sarebbe un segnale di debolezza rinunciarvi proprio ora.
Conosciamo tutti la strategia statunitense di contrasto al terrorismo, ma anche Putin, rispetto al terrorismo ceceno, ha sempre preteso di avere mano libera. Lo stesso vuole la Cina, che sostiene di avere al suo interno un fronte terroristico di marca islamista. Lo stesso chiedono molti paesi arabi, anche alcuni che consideriamo moderati, di fronte all'avanzata del fondamentalismo islamico; ritengono di non potersi mostrare troppo occidentalizzati, rinunciando alla decapitazione o all'impiccagione in pubblico o alle lapidazioni.Pag. 82
Noi queste cose le conosciamo e le comprendiamo. Rispettiamo il diritto dei singoli Governi di attuare le strategie giudiziarie che più ritengono opportune, ma proprio perché teniamo a mente tutti questi elementi, vi proponiamo la moratoria. E più lo scenario internazionale è inasprito da sempre nuove tensioni o tensioni antiche, cui si aggiungono nuovi elementi di destabilizzazione, più crediamo che un voto delle Nazione Unite che invitasse i singoli paesi ad un uso minore della forza sul fronte interno potrebbe portare argomenti di riflessione agli stessi paesi sull'uso minore della forza anche su fronti esterni.
Vorrei richiamare un piccolo esempio. Prendo, come spunto, i dati che ci vengono dalle principali associazioni contro la pena di morte. All'interno degli Stati Uniti, due terzi degli Stati hanno la pena di morte, un terzo non la prevede. Fra gli Stati che hanno la pena di morte, vi è il Texas che, da solo, compie metà delle esecuzioni capitali. È lo Stato di cui fu governatore, tra l'altro, anche l'attuale Presidente Bush. È uno Stato che si fa vanto di non aver mai emesso un provvedimento di clemenza per i condannati a morte, nemmeno nei casi in cui i reati fossero stati commessi da minorenni o da minorati mentali. Ma il tasso di criminalità del Texas continua a crescere anno dopo anno, sia per i reati più lievi sia per gli omicidi.
C'è un altro Stato, quello di New York, dove la pena di morte è stata reintrodotta alcuni anni fa da un governatore repubblicano che aveva usato fortemente questo argomento in campagna elettorale. Ma, da allora, nella città di New York nessuna giuria popolare ha emesso condanna a morte e il tasso di criminalità di New York oggi è tra i più bassi delle aree metropolitane statunitensi.
Ecco, quindi, che nel momento in cui, da uomo di destra, sottoscrivo la moratoria, è proprio a questo tipo di situazioni che faccio riferimento. So - e i dati me lo confermano - che un eccesso di durezza della punizione spesso porta ad ottenere risultati negativi, semmai è la certezza della pena che porta a risultati positivi.
E, di nuovo, se un eccesso di linea dura, quella che chiamo «linea spietata», ottiene risultati negativi all'interno dei singoli Stati, credo che l'occasione della moratoria ci dia modo di allargare la riflessione alla politica internazionale, dove in troppi e da troppo tempo pongono una fiducia eccessiva nella sola fase repressiva, in una strategia antiterroristica affidata troppo esclusivamente alla forza militare.
L'invito a chi detiene la forza a farne un uso severo, ma ragionevole, mi vede in prima linea, sia oggi, che parliamo di risparmiare la vita, ma non la punizione, ad alcuni migliaia di criminali in giro per il mondo, sia domani, quando torneremo a parlare dei troppi odi nel mondo.
Consentitemi, in conclusione, di ringraziare il collega D'Elia che, da sempre, è stato interprete di queste istanze. Lo ringrazio per quello che ha fatto ed anche per essere stato promotore in quest'occasione di un'importante mozione (Applausi).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali della mozione.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Gianni Vernetti, che esprimerà altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.
GIANNI VERNETTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, vorrei svolgere alcune considerazioni. Il Governo condivide senza riserve l'obiettivo di una moratoria universale delle esecuzioni capitali. È un'adesione, questa, che trova le proprie radici nella cultura giuridica e nella storia politica del nostro paese. Non è un caso che sia stata oggetto di molte iniziative politiche ad altissimo livello, tanto dei passati Governi di centrodestra, quanto dei precedenti Governi di centrosinistra.
La moratoria universale è un elemento costitutivo - così riteniamo - dell'interaPag. 83politica europea: anche grazie alla convinta azione dell'Italia, il conseguimento di una moratoria universale in vista dell'abolizione della pena di morte è divenuto, ormai da tempo, parte integrante della politica della stessa Unione europea.
Specifiche linee guida sulla pena di morte, che contemplano anche l'obiettivo della moratoria universale, sono state approvate dal Consiglio UE nel giugno del 1998 e frequenti sono stati i passi congiunti dell'Unione europea nei confronti di paesi terzi in cui viene prospettata la necessità di una moratoria universale, in vista dell'abolizione totale della pena di morte.
Inoltre, una risoluzione per l'abolizione della pena di morte è stata regolarmente presentata dall'Unione europea a tutte le scorse sessioni della disciolta Commissione dei diritti umani. Recentemente, ho rappresentato il Governo italiano alla prima sessione del nuovo Consiglio dei diritti umani. In tale sede, ho posto la proposta di una moratoria, per giungere, in prospettiva, all'abolizione della pena di morte, al primo punto dell'azione italiana nel settore della promozione dei diritti umani nel mondo.
Credo, quindi, che le tematiche dei diritti umani, nel loro complesso, formino uno degli elementi fondanti della politica estera italiana ed anche della politica estera comune dell'Unione europea, al punto che è stato nominato un rappresentante personale di Solana incaricato esclusivamente di tale dimensione all'interno del sistema della PESC, del sistema di sicurezza e cooperazione.
Abbiamo anche alcuni segnali positivi. Ho partecipato all'incontro del Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, con la Presidente della Repubblica delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo, la quale ha annunciato che il Parlamento della Repubblica delle Filippine ha votato, all'unanimità, una risoluzione per aderire alla moratoria ed all'abolizione della pena di morte in quel paese, facendo sì che le Filippine siano oggi l'ottantanovesimo paese del mondo che ha adottato tale provvedimento. Debbo aggiungere che questo è stato un elemento saliente dell'incontro tra la Presidente della Repubblica delle Filippine e il Presidente della Repubblica italiana. Quindi, c'è convinzione e il tema è ritenuto una componente fondamentale della nostra politica estera.
Ciò detto, condividendo pienamente lo spirito ed il senso della mozione in esame e ribadendo il forte impegno italiano in tutte le sedi opportune, a cominciare dalle prossime sessioni del Consiglio dei diritti umani fino alle prossime sessioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, proporrei due riformulazioni del primo e del secondo capoverso della parte dispositiva.
Si tratta di due precisazioni volte ad enfatizzare l'attività di consultazione con i partner dell'Unione europea. Ritengo che siano maturi i tempi per giungere, in sede di Nazioni Unite, all'approvazione di una moratoria universale della pena di morte. Inoltre, penso che la mozione sia giusta e ne condivido anche la tempistica, poiché essa si colloca in prossimità dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Noi dobbiamo comunque tentare uno sforzo di coinvolgimento dei partner dell'Unione europea, uno sforzo di consultazione e di coinvolgimento che, naturalmente, non può diventare vincolante: non può essere un elemento di vincolo assoluto e di riduzione della nostra libera capacità di azione.
Pertanto, proporrei di inserire nel primo capoverso del dispositivo, dopo le parole: «Nazioni Unite», le parole: «in consultazione con i partner dell'Unione europea»; inoltre, proporrei di inserire nel secondo capoverso del dispositivo, dopo le parole: «la copromozione», le parole: «di paesi Stati membri dell'Unione europea». Vogliamo enfatizzare, anche tenuto conto della situazione favorevole, ma con questa modalità di consultazione e di coinvolgimento.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori della mozione se accettino la riformulazione proposta dal rappresentante del Governo.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, perPag. 84chiarezza, riguardo al tentativo di coinvolgimento dell'Unione europea, l'esito della consultazione non è vincolante rispetto alla decisione del Governo italiano di portare comunque in Assemblea generale ONU la proposta di risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali. Inoltre, bisogna cercare una coalizione più ampia, non soltanto europea, ma di tutti i paesi rappresentativi di varie aree geopolitiche.
Questo è il primo punto. Chiedo una conferma al riguardo perché da ciò dipende l'accettazione o meno della modifica proposta; mi pare, però, che lei sia stato abbastanza esplicito in questo senso.
Quanto alla seconda modifica, anche questo è un aspetto che andrebbe chiarito. Se siamo d'accordo su questo, allora per me va bene.
GIANNI VERNETTI. Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. A me pare di aver già chiarito che la consultazione nell'Unione europea è un elemento che arricchisce e può dare forza, ma non è certo un vincolo che possa impedire anche un'azione originale autonoma. Ritengo che, con le due riformulazioni proposte, si ottiene una tutela sul fronte del lavoro, con il coinvolgimento nella consultazione dei nostri partner dell'Unione europea, avendo al tempo stesso la capacità di muoverci liberamente per costruire un ampio consenso con i paesi di tutti continenti.
Il nostro obiettivo - e credo anche quello del Parlamento - è di ottenere la maggioranza in sede di Assemblea delle Nazioni Unite, e quindi di lavorare per allargare il consenso.
PRESIDENTE. È dunque accettata la riformulazione proposta dal Governo; la mozione s'intende pertanto integrata come specificato dal sottosegretario Vernetti.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Deputato D'Elpidio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Io sono tra i firmatari della mozione e avevo preparato un intervento. Purtuttavia, rendendomi conto della situazione, non sono così insensibile da pretendere di svolgere la mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Rinuncio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.
LEOLUCA ORLANDO. Vorrei solo confermare il voto favorevole dei parlamentari dell'Italia dei Valori, sottolineando come il chiarimento del rappresentante del Governo rende molto più facile votare questa mozione.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Gibelli, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Sarò breve, signor Presidente. Non rinuncerò però aPag. 85svolgere ora la mia dichiarazione di voto per onorare l'importanza di questo atto all'ordine del giorno.
Oggi, il Parlamento - ovviamente, a seconda delle valutazioni che ciascuno dà - si è trovato, in due occasioni, ad esprimere un voto di estrema rilevanza, al di là della posizione che si assume in relazione alle questioni affrontate: mi riferisco all'indulto e alla pena di morte che, in qualche modo, è certamente una questione che ha un determinato valore e spessore. È giusto, dunque, lasciare traccia, attraverso una dichiarazione di voto, della posizione favorevole del gruppo dell'Ulivo all'approvazione della mozione presentata, sulla quale il Governo ha proposto alcune riformulazioni.
Credo sia importante ricordare, anche con riferimento alla precedente legislatura, che questo è uno dei pochi temi sul quale il nostro paese ha trovato una convergenza straordinariamente larga. Concordo con il collega Raisi sul fatto che questo è potuto accadere grazie alle forze politiche che hanno saputo apprezzare questi argomenti, ma anche grazie al lavoro che è stato compiuto negli anni passati, quando probabilmente era meno conosciuta ed importante di adesso, dall'associazione Nessuno tocchi Caino. Essa ha avuto la forza e l'intelligenza, su un argomento così importante, di far convergere sensibilità anche diverse su un punto di mediazione che, a mio avviso, va sottolineato, e cioè quello della moratoria, che rappresenta lo strumento attraverso il quale si dà la possibilità a tanti paesi, che magari non vogliono o non sono ancora nelle condizioni politiche di decidere definitivamente di abolire la pena di morte, di interrompere sostanzialmente e materialmente quella che è una delle cose più brutali che possano accadere, cioè togliere la vita per punire qualcuno.
Concludo dicendo che questa è un'ulteriore pagina nobile del nostro Parlamento. Credo, inoltre, che la possibilità che, anche attraverso questa nostra iniziativa, diminuisca ulteriormente il numero dei paesi che praticano la pena di morte, così com'è successo negli ultimi anni, risiede anche in atti che possono apparire marginali in questo momento in cui siamo stanchi a seguito di una giornata di lavoro faticosa, ma che possono, invece, segnare un momento storico importante su un tema che sicuramente dovrà vedere ancora una grande iniziativa, una grande battaglia del Governo italiano, grazie anche alla forza che gli viene data dall'unanimità del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e de La Rosa nel Pugno).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, dispiace dover discutere di questo tema, che è uno dei capisaldi della politica estera italiana nelle relazioni bilaterali con molti paesi, in queste condizioni, ma forse l'andamento dei lavori di questa settimana giustifica questa situazione.
Vi sono molti paesi in cui reati che da noi sono puniti con pochi anni di carcere costano la vita a persone che nel nostro paese sarebbero persino rilasciate. Vi sono paesi in cui l'omosessualità è causa di pena di morte, a differenza del nostro paese, dove non è punita in alcun modo in quanto non costituisce reato e, anzi, è un arricchimento della nostra società. Vi sono undici cosiddette democrazie occidentali nelle quali si continua ad uccidere e vi sono decine e decine di paesi con i quali il nostro paese intrattiene brillanti ed allegre relazioni economiche, senza che mai veramente si ponga questo problema. Innanzitutto, la Cina dove ...
FEDERICO BRICOLO. Comunisti! Regime comunista!
RAMON MANTOVANI. ... cinque mila persone, ogni anno, vengono giustiziatePag. 86davanti ad un pubblico plaudente. Noi consideriamo ciò un segno di gravissima e profondissima inciviltà, e non c'è nessuno in quest'aula che ci possa dare lezioni su questo, perché noi siamo fieri di non usare mai due pesi e due misure, tanto meno su un tema come questo.
Al di là dei punti su cui vi è ampia convergenza in quest'aula, voglio sottolineare che mi sembra coerente e giusta la riformulazione condizionata che ha proposto il Governo riguardo al secondo capoverso del dispositivo, mentre mantengo dei dubbi sulla riformulazione, proposta sempre dal Governo, relativamente al primo capoverso; infatti, o essa è ridondante ed inutile, perché è facoltà del Governo consultare i propri partner su qualsiasi argomento sempre e comunque, oppure contiene un margine di ambiguità. Io, però, mi fido delle parole del sottosegretario Vernetti, delle cui intenzioni non dubito; ma conosco anche la Farnesina, e conosco gli ambasciatori presenti in molte sedi internazionali. Spero, quindi, che il Governo italiano non faccia nuovamente ciò che ha fatto tanti anni fa, cioè non subordini la presentazione di una mozione sulla moratoria ONU al conseguimento di un vasto consenso all'interno dei propri partner, segnatamente dell'Unione Europea. Infatti, se dovessimo parlare dell'asse privilegiato della politica estera italiana con gli Stati Uniti, certamente non presenteremmo mai alcuna mozione di moratoria sulla pena di morte.
In ogni caso, mi affido sia alle parole del sottosegretario Vernetti, sia alla decisione del primo firmatario di questa importantissima mozione, che colgo l'occasione per ringraziare per l'iniziativa e per la passione con la quale ha condotto in tutti questi anni la battaglia su questo tema (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Forlani. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, sarò telegrafico nell'annunciare il voto favorevole del gruppo dell'UDC su questa mozione, di cui sono cofirmatario.
Il voto su questa mozione cade proprio in questa giornata intensa, in cui abbiamo discusso e votato l'indulto. A proposito di indulto, si è parlato molto di reintegrazione, di reinserimento sociale e di rieducazione delle persone condannate o che abbiano commesso delitti. La pena di morte è proprio quel tipo di sanzione che non consente più alcuna possibilità di reintegrazione e recupero.
In tutto il mondo, ormai, è diffusa una tendenza, una consapevolezza della necessità di superare questa forma di barbarie, che costituisce un residuo del passato. Molti paesi hanno abolito la pena di morte negli ultimi anni o da diversi anni non la applicano più, perché non praticano più le esecuzioni.
Penso che una risoluzione approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel senso auspicato dalla mozione, possa costituire un incentivo tanto per le coscienze, per i popoli, per i movimenti e le forze politiche, quanto per i Governi e i paesi che non hanno ancora abolito la pena di morte, affinché maturi la convinzione della necessità di abbandonare questa forma così crudele di sanzione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari-Udeur e de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Mantini rinuncia a svolgere la sua dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ruggeri. Ne ha facoltà.
RUGGERO RUGGERI. Colleghi, chiedo solo di sottoscrivere la mozione e mi associo alle considerazioni svolte dal collega Mantovani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Presidente, non abuserò della sua cortesia e della pazienza dei colleghi, però credo sia importante che aPag. 87tutti i gruppi siano chiari l'intento di questa mozione e l'impegno che il Governo sta assumendo.
Oggettivamente, apprezzo lo sforzo politico e personale del sottosegretario Vernetti, fra l'impegno a cui viene chiamato dal Parlamento e le posizioni, forse più burocratiche, evidentemente espresse nella risposta ministeriale.
L'impegno è chiaro. Esso assume due posizioni: la prima è quella di considerare la fase intermedia di moratoria come un elemento utile per addivenire ad una soluzione conclusiva; la seconda ricorda il fatto che, nel 1999, il passaggio del testimone, così come viene definito, dall'Italia all'Unione europea per la promozione di questa battaglia non ha conseguito i risultati che si immaginava di raggiungere.
A questo punto, passati tanti anni, è giusto e legittimo che il Governo italiano assuma una posizione individuale, seppur nella consultazione necessaria e corretta dei partner europei; ma non si può rinunciare ad una battaglia definita.
Mi rendo conto che il Governo, per assumere una posizione di tal genere all'interno dell'Unione europea, ha anche la necessità di un impegno pesante e preciso da parte delle forze politiche, e a questo impegno anche Forza Italia richiama questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cioffi. Ne ha facoltà.
SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, non posso fare a meno di sottolineare che il nostro gruppo non solo ha sottoscritto questa mozione, ma ci crede fermamente. Infatti, riteniamo che il nostro paese, la cui Costituzione prevede che l'Italia è contro la pena di morte, deve essere in prima linea dal punto di vista internazionale affinché la pena di morte sia eliminata nei 54 paesi che ancora la prevedono.
Intendo ringraziare il deputato D'Elia, che da tanti anni si batte per questo, e mi auguro che tutto il Parlamento sia unito affinché questa moratoria riceva il voto favorevole da parte di tutti i colleghi.
PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Casini che ha rinunciato alla sua dichiarazione di voto, associandosi a quella svolta dall'onorevole Forlani.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazione)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione la mozione D'Elia n. 1-00016, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
(È approvata - Applausi).
MARCO BOATO. Presidente, dica che è stata approvata all'unanimità!
PRESIDENTE. Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 17,50, è ripresa alle 18,15.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa, dopo l'approvazione con voto unanime della mozione D'Elia ed altri n. 1-00016!