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DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIAN FRANCO SCHIETROMA SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1475
GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, colleghi, col provvedimento in questione si ripropone seriamente il tema del ruolo e della funzione del Parlamento. Infatti, l'ennesimo ricorso al voto di fiducia da parte del Governo mi costringe a riprendere alcune considerazioni che avevo già svolto in quest'aula in occasione della trattazione del provvedimento concernente il riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri. È giusto che il Governo debba essere messo in condizione di governare, ma l'esecutivo non deve mai dimenticare la funzione primaria del Parlamento. È un grave errore politico espropriare sistematicamente il Parlamento delle sue prerogative. D'altra parte, dopo aver criticato in passato il Governo di centro-destra per il ricorso esagerato alla fiducia, non possiamo di certo incorrere nello stesso errore. Ho apprezzato, comunque, le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, il quale ha avuto la sensibilità di scusarsi con il Parlamento per il reiterato ricorso alla fiducia. Però il problema rimane. Ed è ancor più grave se riguarda provvedimenti, come questo, senza dubbio di grande rilevanza. La combinazione «decreto-legge, fiducia al Senato, fiducia alla Camera» è già di per sé micidiale in assoluto perché comprime totalmente i diritti dei parlamentari. Diventa davvero intollerabile quando investe questioni di enorme rilievo non solo per l'importanza delle categorie professionali interessate (avvocati, notai, farmacisti, dottori commercialisti, ingegneri, architetti, eccetera), ma anche per la notevole ricaduta sulla vita dei cittadini. Sarebbe stato certamente più opportuno che, su materie delicate come quelle in esame, il Governo avesse presentato un disegno di legge, aprendo una grande discussione in Parlamento e nel paese, in ossequio al principio della concertazione, tanto caro alla cultura ed alle tradizioni del centro-sinistra. La fretta è cattiva consigliera e porta inevitabilmente anche ad errori, come ad esempio quello segnalato in aula dal presidente onorevole Violante. Ma al di là del merito, che pure è discutibile, è soprattutto il metodo a lasciare perplessi. Stimo molto il ministro Bersani, anche per il suo coraggio e per la sua determinazione. Ma era proprio necessario, con uno dei primi atti del nuovo Governo, dare la sensazione di voler colpire le categorie professionali interessate a questo decreto? Posso sbagliare, ma sono convinto che con un po' più di pazienza e di concertazione si sarebbe potuto raggiungere l'obiettivo di una riforma certamente più utile ai cittadini.
Il mio voto di astensione sul provvedimento in esame non va ad incidere sulla mia fiducia nel Governo, che riconfermo pienamente. Mi auguro però che per l'avvenire il Parlamento possa essere tenuto nella giusta considerazione, così come del resto è prescritto nella Carta costituzionale.